22.4.13

A 17 anni ferisce il padre per una ricarica telefonica Ghilarza. L’uomo ha negato 10 euro alla figlia, all’ennesimo rifiuto lei ha cercato di colpirlo con un coltello di cucina, ferendolo a una mano

lo so che   quello che riporto sotto  è un semplice fatto di cronaca , ma dimostra come le nuove tecnologie e la crisi sia anche sociale e non solo economica . Parlo per esperienza personale , anche se non sono mai arrivato a situazioni del genere , rubacchiavo in famiglia fino ai 22\3 anni . E quindi capisco io disagio dell'adolescente e l'impotenza della famiglia incapace di fare un grande gesto cioè quello di :spaccargli il telefono davanti agli occhi ! o quanto meno educarla ad il risparmio ed ad un uso critico e ragionato del mezzo di comunicazione ovvero il cellulare


 unione sarda  22\4\2013
di Elia Sanna
GHILARZA                                                                                                                         Il padre le avrebbe rifiutato i soldi per una ricarica del cellulare e lei ha tentato di accoltellarlo. L’uomo è rimasto ferito ad una mano mentre cercava di evitare i fendenti della figlia. La ragazza, una minorenne, di 17 anni, è stata trasferita in una casa protetta in attesa delle decisioni del giudice del tribunale per i minori di Cagliari. L’uomo è stato invece medicato e dimesso dall’ospedale Delogu, con una prognosi di pochi giorni di cure. Il grave episodio si è verificato sabato pomeriggio in una casa del centro storico. Secondo quanto è stato accertato dai carabinieri della Compagnia di Ghilarza, coordinati dal capitano Alfonso Musumeci, una telefonata al centralino della caserma, che annunciava un tentato omicidio, ha fatto scattare l’immediato intervento di una delle pattuglie in servizio.Quando i militari sono riusciti ad entrare nella abitazione hanno trovato l’uomo ferito e la ragazza con il coltello ancora tra le mani: entrambi erano sporchi di sangue, chiaro segno della colluttazione che, solo per la tempestiva reazione del genitore, non è finita in tragedia. L’uomo ferito dalla lama del coltello alla mano destra con la quale ha bloccato l’arma, è stato accompagnato al pronto soccorso dell’ospedale di Ghilarza. La ragazza è stata invece trasferita in caserma per gli accertamenti di legge.Le dichiarazioni rilasciate a verbale ai militari da parte del padre e della figlia hanno permesso successivamente di ricostruire il gravissimo episodio. La minorenne avrebbe sollecitato più volte il padre perchè pretendeva 10 euro per poter ricaricare il proprio cellulare. All’ennesimo rifiuto la ragazza ha reagito violentemente e dopo aver impugnato un coltello da cucina ha minacciato il genitore. Sono stati momenti concitati quando la ragazza – sempre secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri – avrebbe tentato più volte di colpirlo. Il padre per evitare la lama si è ferito più volte alla mano destra.Al termine degli accertamenti i carabinieri hanno denunciato la minorenne per lesioni e minacce aggravate ed è stata temporaneamente trasferita in una casa protetta.



 


20.4.13

MA LA RADIO E LA TV DELLA RAI ( NON ) È LA RADIO VATICANA



SE IL cristianesimo decide di rinunciare alle prescrizioni
morali per tornare a essere religione che custodisce il
mistero di Dio, può lasciare agli uomini il compito di
formulare una morale che possa valere per tutti.
(da “Cristianesimo” di Umberto Galimberti – Feltrinelli,
2012 – pagg. 107-108)



Lo  so  che   queste  cose  dovrebbero essere scontate  ed ovvie , da  tempo  , ma   visto  il conflitto  d'interessi  del giornalista  Giovanni preziosi di cui si parla  sotto ,   non lo sono per  niente    e  spesso   si fa  finta  di non sapere  io s'applica il  silenzio assenso  l'indifferenza  (   vedere  Gramsci  qui il testo   se il video preso da  youtube  dovesse  finire  cancellato \  rimosso dall'autore  )  . Ora , che  lo stato  Italiano   non fosse laico   ma clericale  era risaputo  da  tempo  , ma  mai   s'era  arrivati  , come  dice   Giovanni  Valentini su repubblica  d'oggi    :  << Si può credere o non credere, avere fede o no,
professare la religione cattolica o qualsiasi altra oppure nessuna; ma con l’avvento di Papa Francesco non si può tollerare oltre lo scandalo mediatico e civile di un direttore dei giornali   radio – di una radio pubblica di uno Stato laico – che siede in permanenza nel Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali di uno Stato straniero come il Vaticano. Non abbiamo alcun pregiudizio, né a livello personale né soprattutto a livello editoriale,nei confronti della Chiesa e più in generale del
fenomeno religioso  (...)  
Ma il caso di Antonio Preziosi, direttore dei Gr Rai e “consultore” pontificio, rappresenta una doppia anomalia, sia per lo Stato sia per la Chiesa. Si può anche capire che al Vaticano interessi annoverare il responsabile dell’informazione radiofonica pubblica nel Consiglio delle Comunicazioni, insieme ai direttori dell’Osservatore romano, dell’Avvenire e di Civiltà Cattolica. >> ha  ragione  Valentini  <<  È inaccettabile però che un’azienda di Stato tolleri un “doppio incarico” che, a prescindere da qualsiasi aspetto professionale o eventualmente economico, configura di fatto un conflitto  di interessi ai danni dei cittadini, ascoltatori e abbonati.

La radio della Rai non è la Radio Vaticana. Non è un’emittente confessionale che deve “evangelizzare” il pubblico. Tra le sue funzioni istituzionali, non
rientrano quelle di “predicare” o di “convertire” alla
religione cattolica. Deve fare informazione, assicurandone
la completezza e l’imparzialità: naturalmente,anche sugli eventi e sulle vicende che riguardano la Chiesa.
Al Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali,come si legge nel suo sito, sono affidati i compiti di “suscitare e sostenere adeguatamente l’azione della Chiesa e dei fedeli nelle molteplici forme della comunicazione seguendo i quotidiani cattolici,le pubblicazioni periodiche, le emittenti radiofoniche e televisive, perché realmente corrispondano alla propria indole e funzione, divulgando la dottrina della Chiesa”. Una missione più che legittima e rispettabile. Quella che non è legittima invece è la presenza in pianta stabile del direttore dei Gr Rai,un’azienda di Stato al cui vertice spetta sorvegliare sulle incompatibilità dei suoi dipendenti.È stata proprio la direzione generale di viale Mazzini a emanare recentemente una circolare, contro i “doppi incarichi” interni: come, per esempio,quello di Bianca Berlinguer, direttrice e conduttrice del Tg 3. Si può essere d’accordo o meno. Sta di fatto,però, che al suo confronto, il caso Preziosi appare ben più grave, perché intacca la laicità istituzionale del servizio pubblico. [...] >> 

18.4.13

“Non buttate quando si rompe” ecco la scuola aggiustatutto Dal computer all’elettrodomestico, quei club del ripara-da-te

 facendo la  raccolta differenziata della carta  ho trovato questo articolo di  giornale   più precisamente   di repubblica  del 9\4\2013   che in tempo di crisi  può essere  utilissimo  . Sia  a  chi pratica per  hobby  o per  principio (  a me  che  sono nato nella  generazione di mezzo  cioè  metà anni '70 hanno insegnato che non si buttano le  cose    senza prima provare   a ripararle \  aggiustarle     ) pratica  questa   scelta  di vita

  repubblica  del 9\4\2013


DAL NOSTRO INVIATO   ROSALBA CASTELLETTI
LONDRA

BOLLITORE rotto?  
Computer lento? Non 
c’è bisogno di precipitarsi 
in negozio per rimpiazzarlo 
con l’ultimo modello. In 
tempi di crisi economica ed 
ecologica, il motto è «riparalo,
non disperare». E «Repair,
don’t despair» è per l’appunto

lo slogan adottato da due 
trentenni.
UGO Vallauri e Janet  Gunter, questi i loro  nomi, l’anno scorso hanno dato vita al “Restart Project”. Sulle orme dei “Repair Café” di Amsterdam o dei “Fixers Collective” di Brooklyn, organizzano nella  capitale britannica dei “Restart Party”: workshop mensili itineranti dove si impara gratuitamente a  riparare il proprio gadget elettronico o elettrodomestico rotto.
C’è chi arriva lamentandosi  della lentezza del proprio portatile per poi scoprire che basta aumentarne la memoria o chi si presenta con un rasoio elettrico malfunzionante e, con l’aiuto dei volontari e di qualche tutorial pescato su Internet, riesce a farlo operare nuovamente. Con un po’ di pazienza e di fortuna,alla fine si trova una soluzione all’80 % dei problemi.
«L’idea — spiega  Vallauri, trapiantato a Londra da Bra — mi è venuta dopo la mia collaborazione in Africa con la organizzazione non governativa britannica Computer Aid. In  Kenya ho imparato approcci meno spreconi dei nostri. Lì non ci si sbarazza facilmente di  qualcosa che può essere riparato.
Si aggiusta tutto.  Mentre noi spesso compriamo oggetti non dettati dalla necessità, ma dalla pigrizia e dalla  mancanza delle conoscenze  necessarie  per la manutenzione di  quelli che abbiamo già. Il nostro  obiettivo non è offrire  delle riparazioni gratuite, ma  sconfiggere l’obsolescenza programmata e recuperare la  manualità in una società esasperata  dal consumismo ».
Il primo Restart Party si è tenuto lo scorso giugno ed è stato  subito un successo. «Sin  dall’inizio abbiamo raccolto  l’interesse — continua Vallauri  — non solo di chi spesso  è frustrato dalla macchinosa  e scoraggiante burocrazia delle garanzie previste dalle aziende produttrici, ma anche di chi vuole mettere la propria manualità e il proprio saper fare al servizio degli altri ». E il prossimo passo dell’organizzazione  sarà proprio creare sul sito therestartproject.com una rete che metta  in contatto chi cerca servizi  con chi li offre: appassionati  di riparazioni, sviluppatori di software, etc.
Complice la crisi economica,la cultura della riparazione sta soppiantando quella dell’usa e getta anche Oltremanica.
In Olanda gli antesignani Repair Cafe sono oramai una trentina e hanno persino ricevuto una sovvenzione  governativa di quasi mezzo  milione di euro.
Gli australiani imparano a recuperare i loro gioielli agli  incontri mensili organizzati  da “The Tresaury” a Melbourne o ad aggiustare e reinventare  i loro oggetti al Bower  Reuse and Repair Centre di  Sidney. Mentre a New York i  Fixers  collective si incontrano  una volta a mese. Anche in Italia, dove ogni  anno vengono prodotti un  milione e mezzo di tonnellate di rifiuti elettronici, non mancano iniziative simili. Come  la PcOfficina che organizza  incontri settimanali a Milano dove, sul modello della ciclofficina,
si riparano computer  tra una birra e una chiacchiera. O come l’Oratorio digitale  lanciato dall’associazione Ohibò che  insegna ai ragazzi sopra gli 11 anni ad allungare la vita del cellulare o del lettore mp3 che già possiedono invece di inseguire le pubblicità dell’ultimo modello. La riparazione insomma è diventata un vero e proprio movimento.
Perché fa bene all’ambiente e al portafoglio.

17.4.13

mia elucubrazione sul'attento di boston

Non ho scritto prima  su questo vile  attentato  , non perchè  sia un insensibile  o un indifferente  , ma perchè  a volte  scrivendo  a  caldo  si rischiano : 1)  banalità  , 2)  di fare  discorsi che parlano  solo alla pancia  , come  gli ultimi   scritti  ( I II  )  della fallaci contenuti in la  rabbia e l'orgoglio e  la  forza della ragione   ) , quando  in  determinati momenti 

accorrere  essere  lucidi ed  essere  mente&cuore   3)  di dire  imprecisioni d'essere  smentiti  dai  fatti  , quando  questi ancora  non sono chiari . Ora Chiunque   sia  stato  i fondamentalisti   interni  o  esterni   sono solo  delle bestie  perchè  non ti piace o condividi   lo stato in cui ti trovi  o i suoi servi  ok  , ma  che ....   c'è  bisogno di  distruggere  famiglie  , colpire nel mucchio  uccidere  gente  innocente  come questo bambino e la sua  mamma 


 va verso il suo papà..il piccolo Martin ,preso in pieno dall'ordigno esploso.Una piccola,giovane vita stroncata,la domanda sul perchè sia potuto accadere tutto questo e il dolore,lo sgomento di tutti noi e del mondo intero che ,dopo la tragedia,resta nei nostri cuori.

CIAO PICCOLO ANGELO...
PROTEGGI LA TUA SORELLINA DA LASSU'
E DAI PACE AI TUOI CARI PER LA GRANDE PERDITA



BOSTON - Morire ad otto anni, mentre si corre una maratona, a causa di un ordigno che esplode ad opera di una mano sconosciuta. È la fine più triste, la vittima più pesante, Martin Richard, il bambino deceduto ieri a Boston, la cui storia ha commosso gli States e non solo. Figlio di un maratoneta, aveva espresso il desiderio di correre a Boston, con il papà William che lo stava aspettando al traguardo.
Sembra l'epilogo di una giornata felice, poi l'esplosione e le urla. La bomba travolge in pieno Martin e sua sorella, che secondo i media statunitensi avrebbe perso una gamba. Anche la mamma dei due bambini, Denise Williams, sarebbe rimasta ferita, ma in maniera meno grave.

le  unica  cosa  che riesci a dire  è questa  

dalla  mia bacheca di  facebook 

no agli inciuci si d una persona onesta . a capo dello stato si a rodotà

http://www.change.org/petitions/http-www-partitodemocratico-it-sosteniamo-rodot%C3%A0-a-presidente-della-repubblica?utm_campaign=friend_inviter_chat&utm_medium=facebook&utm_source=share_petition&utm_term=permissions_dialog_true

14.4.13

Firenze Fa arrestare il ladro, poi gli offre un lavoro


  dopo  la lettera  anonima  , e  significativa di   come si sente  un imprenditore  che licenzia i suoi dipendenti  scritta    a Napolitano  ( che  trovate  in questo mio post precedente  )  ecco da   la repubblica  10\4\2013  una  storia    ( fortunatamente  finita  bene ) tipica  insieme ai suicidi  in questo periodo di crisi   economica


Fa arrestare il ladro, poi gli offre un lavoro“Ho temuto che si potesse suicidare”Firenze, il gesto di un manager: “Non sono un santo, volevo dargli una possibilità”


LAURA MONTANARI 

FIRENZE  Ha fermato il ladro con un coltello, lottando e ferendolo appena al torace. Poi ha scoperto che era un disoccupato, uno che campa con 250 euro al mese e il giorno dopo gli ha offerto un lavoro.
«Che ladro può essere uno che viene a rubare con l’auto della moglie, uno che lavora tutta la notte per un bottino di 60 euro in fili di rame?»
 si è chiesto Paolo Pedrotti,62 anni(  foto  sotto   a  destra  ) veneziano, un vita spesa nelle gallerie d’arte contemporanea.
«Ho pensato a un’altra triste storia di crisi e disperazione,la mente è corsa ai suicidi di Civitanova arche». Pedrotti da pochi mesi vive a Cerreto Guidi, in provincia di Firenze: fa «temporaneamente » il manager in un residence appena ultimato dove gli  appartamenti sono tutti in vendita e disabitati. Tutti eccetto uno:quello in cui vive lui. Il ladro non lo sapeva, pensava di andare in un cantiere senza sorveglianza.
«Ho sentito dei rumori, lunedì prima dell’alba ho pensato fosse il vento, poi ho capito che doveva essere entrato qualcuno. Ho aperto la porta e c’erano le canaline elettriche sventrate e ho visto la
sagoma di un uomo che urlava: non ho fatto niente, niente. Era terrorizzato e gli ho gridato: chiamo
i carabinieri. Lui mi ha aggredito,ma io avevo il coltello. È scappato,è salito sull’auto e ha cercato
di venirmi addosso. A quel punto gli ho scagliato un sasso sul vetro e l’ho bloccato». I carabinieri,pochi minuti dopo, lo hanno arrestato.
Pedrotti ci ha riflettuto su qualche ora, quindi ha scritto una lettera al bracconiere del rame  facendola   
pubblicare ieri su “Il Tirreno”:«Caro ladro, nell'increscioso episodio che ci ha visti attori,con ruoli diversi. .. ho fatto una riflessione che ti pongo come proposta.Valutando che hai scardinato ben 32 cassette di derivazione  asportando ben 18 chili di rame che, venduto sul mercato a 3 euro ti avrebbe fruttato un bottino, al netto delle tasse, di 60 euro facendo comunque un danno di 6-7 mila... ti chiedo: ne valeva la pena?».
Quindi l’offerta, una seconda chance: «Ora, dopo qualche ora di detenzione e magari qualche
giorno agli arresti domiciliari, ti invito a passare dal cantiere. Porta con te un taglia erba e io ti prometto che ti farò tagliare il prato per 8 euro l’ora e se hai una compagna porta anche lei, ci sono 50
appartamenti da pulire. Penso sia il modo più consono per guadagnarti il denaro sufficiente a  un’esistenza quantomeno dignitosa. Ti offrirò un bicchiere di vino e cercherò di persuaderti a scegliere Ti aspetto, l’indirizzo tanto lo sai».
Non capita di frequente di andare a rubare qualcosa e trovare in cambio un lavoro: «Si ma non sono
un benefattore — tiene a dire il direttore vendite del residence — , non sono neanche un cattolico
praticante, piuttosto credo in quel che diceva Confucio: non dare un pesce a un uomo, ma insegnagli
a pescare».
La risposta del ladro non si è fatta attendere: Marcello Mucci, 54 anni,(  fotto sotto   con  la  moglie  a sinistra  ) 



 di Pistoia, ieri si è presentato al processo per direttissima (rinviato a metà aprile dopo che il giudice ha deciso di scarcerarlo  mponendogli soltanto l’obbligo di firma dai carabinieri). Quando ha saputo dell’offerta di un lavoro era incredulo e felice: «Siete sicuri?L’accetto a braccia aperte» ha detto.
«Rubavo rame per lavorarlo e creare portaoggetti e candelabri da vendere porta a porta» ha aggiunto
raccontando forse soltanto un pezzo di verità. Poi una storia di crisi e di disoccupazione, simile
a tante. Dal 2011 Mucci, ha perso il lavoro e adesso vive con 250 euro al mese, la pensione  d’invalidità della moglie: «Lavoravo come giardiniere e guadagnavo piuttosto bene. Sono stato licenziato in tronco perché dopo un  infortunio sul lavoro non ero più in grado di fare lavori pesanti».
Naturalmente con 250 euro non arriva a fine mese: «Abbiamo venduto l’oro che avevamo in casa,
adesso abbiamo messo in vendita i mobili su Internet. Sono quelli del salotto, di castagno, è un buon
legno... qualche cosa ci daranno no?”.

13.4.13

topoalbano reprise ( topolino 2994 ) NO SPOILER

Una  storia   bellissima  dove, una delle poche  , in cui   emerge  un topolino diverso dal classico   cioè perfettino , saccente  , ecc.  o quanto meno  si  cerca  ( ed  Francesco Artibani c'è riuscito  benissimo  )  con ottimi risultati   a trovare  un  equilibrio  tra le sue caratteristiche  sopra  elencate  e  qualcuno che ( anche se  non ci riesce )  s'incavola  con lui  per questi suoi difetti  .
Disegnata  dall'ottimo ,come sempre  , e magistrale Cavezano  .
dalla, come il video  sopra  riportato  ,  pagina  ufficiale  di facebook del settimanale  topolino   
Erano anni che non leggevo una storia  cosi piena di suspense  e di pathos  . 
Un capolavoro di sceneggiatura e disegno. è imperdibile. Artibani+Cavazzano+Andolfo= CAPOLAVORO
Vigata, Montalbano e tutti gli altri personaggi sono riprodotti fedelmente (l'alter ego di Catarella fa morire) e ovviamente se si conosce la serie tv, si possono cogliere tantissimi riferimenti. Infatti 
Per un accanito lettore del Montalbano letterario, trovare una trasposizione su topolino, così ben realizzata è qualcosa di unico. Tra l'altro il genere poliziesco, Camilleri e Topolino, sono tre mie grandi passioni unite in un colpo solo, e con una qualità altissima, tanto che non si può fare altro che leggere la storia dei mitici Artibani e Cavazzano (con l’ausilio degli azzeccatissimi colori della Andolfo) con un grosso sorriso che va da un orecchio all’altro >> ( come dice questo commento sul forum del papersera.net . La trama è eccezionale, una storia gialla avvincente e ben costruita, arricchita da riferimenti alla malavita organizzata e da un contesto (quello siciliano) sfruttato alla perfezione in tutte le sue sfaccettature. Topolino è splendido per come è scritto da Artibani, gettato all’improvviso in un mondo a lui completamente estraneo come l’aspra e meravigliosa sicilia, dove si dovrà confrontare con i suoi testimoni recalcitranti e il microcosmo di Vigatta, nella quale riuscirà a poco a poco ad integrarsi alla grande come da sempre fa nelle sue migliori avventure, che lo vedono "crescere" durante lo svolgimento della narrazione (molto bello, tra l’altro, il modo in cui è stato trattato il problema della lingua, con la scelta di far intendere che i personaggi si esprimono in italiano, Topolino compreso, e lo splendido uso dei termini del dizionario Camilleresco, compreso il famigerato “macari”. Non si può fare a meno di lodare la scrittura di Artibani capace di rendere così vivo il commissario Topalbano e tutti i suoi collaboratori: lui sanguigno  e con il caratteraccio che contraddistingue la sua controparte letteraria, ma sempre onesto fino al midollo e tenace nel conseguire i suoi obiettivi, tanto che anche nel fumetto viene reso molto bene il rapporto complicato del commissario con i superiori (può tenere all’oscuro i suoi capi a proposito di un’importante lettera, ma lo fa sempre e solo per il bene dell’indagine, anche se questo lo costringe ad usare talvolta mezzi non ufficiali – il che naturalmente è anche un grande classico del poliziesco  ;) )  E la riproposizione mai forzata delle trovate comiche e dei tormentoni, quelli di Montalbano stesso ma anche di catarella o la mania di fazio di annotarsi di tutto e di più sulle sue quintalate di pizzini Sorridente Come dice Cammilleri nell'nterviosta  che  trovate  sul settimanale  ancora   in edicola , la contrapposizione, anzi, l’unione  di due personaggi dal carattere così forte è eccezionale e fa la fortuna della storia, che rimane veramente memorabile. I disegni e colori superlativi, con vignette di una bellezza formale incredibile, dove ogni minimo oggetto è sistemato al posto giusto nella composizione generale degli ambienti perfettamente evocativi, fanno davvero rivivere mentalmente gli appostamenti notturni nel paesaggio siciliano, o le mangiate silenziose al ristorante, narrate nei libri di Camilleri. Una grande storia che soprattutto, a mio modo di vedere, ha e avrà il merito di riuscire a entusiasmare anche chi non ha letto i romanzi e, anzi, credo proprio che l’interesse e la passione con cui è stata creata potrà portare anche nuovi lettori a Camilleri, ma quel che conta è che fa la sua splendida figura qui su Topolino
Lo terrò conservato per lasciarlo ai nipotini. confermo quanto già detto precedentemente

a volte I disordinati pensano e fanno meglio degli ordinati


Se siete dei disordinati patologici e tutti vi trattano come se aveste una malattia incurabile, non perdete la speranza e la pazienza. Siete dei geni incompresi, proprio come Einstein




Siete dei disordinati cronici? E siete di quelli che sono convinti che “ok sono circondato dal caos ma IO NEL MIO DISORDINE HO UN MIO ORDINE”, oppure siete soliti ripetere “in questo disordine io mi ricordo perfettamente dove ho messo le cose e so come trovarle”. Beh sì, sono proprio io!
E tra l’altro, non so voi, ma la mia vita è stata resa difficile dal fatto che ogni singolo membro della mia famiglia è un perfettino e ordinato patologico…e  io invece additata come la “pecora” nera e la “diversa” della famiglia.
E quante volte ho dovuto assistere alla scena di mia mamma che dopo essere entrata in camera mia ne usciva quasi piangendo come se ci avesse trovato della droga?! Calma mamma, non è un malattia e non è contagiosa, ma convincitene non si può curare!!!
La ricerca scientifica mi viene di nuovo in aiuto perchè alcuni ricercatori dell’università tedesca di Groningen hanno dimostrato che i disordinati patologici pensano meglio, in maniera più chiara e lineare e di conseguenza fanno e agiscono al meglio. In situazioni di estrema pressione o panico sanno prendere più facilmente una decisone, sanno essere più lucidi nel valutare le situazioni in cui si trovano. I disordinati sono inoltre più produttivi oltre che più creativi. E quale sarebbe  la ragione di tutto questo? Semplicissimo: il fatto di essere disordinati e di essere circondati dal caos fa sì che il cervello tenda a impegnarsi, sforzarsi di più e a focalizzarsi su ciò che stiamo facendo o dobbiamo fare.Per citare i risultati di questa ricerca: “Di fronte alla confusione, il cervello tende a semplificare, eliminando le ridondanze e concentrandosi soltanto su ciò che conta”Parole sante!
L’equazione ordine = mente ordinata va a farsi benidere! Evviva il caos interno ed esterno e i disordinati…è tutta creatività!!!

non perdo la speranza


È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare.
Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore.
Semplicemente non posso fondare le mie speranze sulla confusione, sulla miseria e sulla morte. Vedo il mondo che si trasforma gradualmente in una terra inospitale; sento avvicinarsi il tuono che distruggerà anche noi; posso percepire le sofferenze di milioni di persone; ma, se guardo il cielo lassù, penso che tutto tornerà al suo posto, che anche questa crudeltà avrà fine e che ritorneranno la pace e la tranquillità.

                                           (Anna Frank)

        


Ormai sono arrivato ad un punto in cui tirarsi indietro ormai e tardi non conviene . vado avanti qualunque cosa succeda . come va va . Almeno non mi sono arreso ed  ho combattuto .Infatti  



 le  altre  colonne sonore  sono   specialmente la  2   :
Omar Sosa & Paolo Fresu - A Moment
Paolo Fresu & Uri Caine - Si dolce è il tormento

la lettera anonima di un impresario sardo al Capo di Stato: "Le scrivo per passarle un'emozione che non ha mai provato"

Se addirittura   un imprenditore  scrive  una lettera  di tale portata  vuol  dire  che la situazione  è sempre  più  grave  .  Lo so ,  che tanto i  nostri politicanti se  ne fregano   e pensano solo  a ..... loro  ( lo so   che  sarà qualunquista   il discorso  , ma  qualcuno \ a  di voi  mi dica in che altro modo  lo dovrei dire  ) ma    se noi tutti la diffondiamo  nei siti e nelle bacheche   dei social network dei  nostri comici  e politicanti  che  abbiamo  eletto  minacciandoli  di  non votarli più   forse qualcosa  cambierà
 Ma  ora  basta parlare   lasciamo  parlare  i fatti


Un n imprenditore scrive a Napolitano: "Presidente, le racconto cosa si prova a licenziare"

Ecco la lettera anonima di un impresario sardo al Capo di Stato: "Le scrivo per passarle un'emozione che non ha mai provato"
redazione cagliaripad,


Un imprenditore sardo scrive al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per raccontare il dramma della crisi, che ogni giorno costringe tanti imprenditori a licenziare i dipendenti: "Presidente, le scrivo per passarle un'emozione che non ha mai provato. Considerato il grave momento di difficoltà che il mondo delle imprese sta vivendo, pubblichiamo integralmente la lettera, anche se anonima. Contattato dalla redazione l'autore anonimo della della missiva ha spiegato: " La mia scelta di restare anonimo non è casuale, il mio è un dramma reale e sono talmente vicino alle persone che soffrono con me, e le rispetto talmente tanto, che non mi permetterei mai di mettermi in prima linea come protagonista-eroe della mia lettera. Alla gente piace leggere, partecipare e condividere queste cose, ma per me resta soltanto uno sfogo intimo e profondamente doloroso. Chiedo scusa se qualche lettore potrebbe vederci del marcio, ma sono convinto che la maggior parte delle persone capirà "

Presidente, mi scuso per l’assenza di caro, o gentile, o esimio, ma davvero non ne sento il bisogno. Le scrivo per passarle un’emozione che forse non ha mai provato e che probabilmente potrà trovare, se volesse accertarsene, anche tra le famiglie che portano i loro figli nello stesso asilo di suo nipote. “Avere una pietra in gola e non sapere come far uscire la voce. La consapevolezza che dopo le tue parole un mondo intero crollerà sulle spalle di un’altra persona e che da quel momento in poi sarà solo il destino a decidere per lei. Si deve fare è quello che pensi per convincerti che sia la cosa giusta pur sapendo che di giusto non c’è proprio niente. Dover eseguire una task che il tuo cuore, la tua testa, tutto te stesso non accettano nemmeno in minima parte. La consapevolezza di essere un mostro che rovina la vita di un’altra persona”. Ecco. Questo significa, caro Presidente, dover licenziare qualcuno.Un ragazzo che pochi mesi prima hai assunto a tempo indeterminato. Una giovane che nel mese di dicembre ti ha regalato un mazzo di fiori perché le avevi rinnovato il contratto.Persone con vite sulla schiena che non faranno più parte della tua quotidianità e che hai apprezzato davvero. Giovani che la crisi non risparmia fregandosene del merito e della serietà. Ieri non ho dormito. E nemmeno avantieri. E nemmeno tutto il mese scorso. Ho pensato di lasciare tutto perché la responsabilità pesa quanto la voglia di andare in un nondove per un nonquando e non tornare mai più in mezzo a tutto questo fango.Ho licenziato delle persone. Persone che mi riterranno responsabile della loro rovina. E avranno ragione. Anche se non sanno che la loro rovina è la mia, il mio fallimento più grande. E anche se lo sapessero, giustamente, se la metterebbero nel culo la mia tristezza e i miei sensi di colpa, perché io, comunque vada, avrò il mio mese pagato.E non c’è un CHI che valga più di un altro. C’è solo una fottuta logica burocratica che impone di scegliere inesorabilmente l’ultimo della lista. L’ultimo assunto, a scalare dal basso. E’ un calendario maledetto. Una lista nera che col tempo va ad accorciarsi. Col sangue. Quello sputato da un collega che aveva programmato di sposarsi a fine anno e che ha una bimba in arrivo. Quello che una madre dovrà far succhiare dalle sue vene ai suoi figli per mantenerli. Scelte non scelte. Drammi di tutti i giorni che devi vivere come un usuraio anche se la sera quando arrivi a casa vomiti dal disgusto. Questa è la crisi caro il mio Presidente, non quell’empasse identitaria nella quale ora Lei e i suoi amici di merende vi trovate ad affrontare con l’unico obiettivo di non perderci la faccia. Io la faccia ormai l’ho persa. L’ho dovuta vendere al mercato per riuscire a pagare gli affitti e le spese della mia azienda e per mantenerci dentro quei quattro cristi che la fanno andare avanti. Mangio veleno tutti i giorni e ingoio il disprezzo delle persone che ho messo in mezzo alla strada. Io me lo prendo il mio destino e non posso farci nulla. Ma volevo raccontarglielo per farle capire cose che sulla sua pelle non dovrà vivere mai.E se la forza di una preghiera m’è rimasta, sappia, non la sprecherò per augurare a lei il dolore che porto con me tutti i giorni, ma per implorare almeno uno straccio di perdono a quei disgraziati che ho mandato a morire.
Un imprenditore sardo. Poco imprenditore, molto sardo e molto disperato.

8.4.13

quando i fumetti incontrano la letteratura " topo albano " ( Topolino n° 2994 -6 al n 3000 )



Ultimamente il settimanale topolino , forse perchè nella botte vecchia c'è il vino buono , dimostra che quando c'è talento anche una storia "commissionata" può diventare un capolavoro, perché di questo si tratta: "Topino e la promessa del gatto" di Artibani e Cavazzano è ( anche se io preferisco aspettare e leggerla prima di dare un giudizio globale ) << un gioiello come da anni non se ne leggevano. Letteratura e televisione al servizio del fumetto, Francesco coadiuvato dal' Autore Camilleri confeziona una storia che passerà alla storia per trama, azione e elementi di attualità per niente edulcorati. >>secondo l'anteprima di http://www.papersera.net/papersera/edicola.php . Dalle foto prese dalla bacheca di facebook di Francesco Artibani . Il giallo è di quelli con la G maiuscola; durante una vacanza in Sicilia il nostro eroe avrà a che fare con la malavita locale (sì, avete capito bene, si parla di mafia su Topolino, in modo neanche troppo celato) e con il commissario Topalbano farà conoscere al lettore questa realtà, senza edulcorare niente, ci saranno strozzini, rapitori e pentiti, insomma la mafia . La forza della trama, oltre alla solidità, è, sempre secondo il paper sera , la scelta vincente di utilizzare proprio Topalbano e non farlo impersonificare a Topolino; quest'ultimo partecipa alle indagini, non le conduce; caratterizzato alla perfezione riesce nel suo scopo senza oscurare neppure per un attimo un Topalbano delizioso, con un carattere burbero, ma dolce e acuto. I personaggi secondari appena accennati sono perfetti, non c'è una vignetta fuori posto o un dialogo forzato, anche l'utilizzo dell'incomprensibile dialetto siciliano è inserito in modo divertente e piacevole. Se non bastasse tutto questo a invogliare la lettura va aggiunto che alle matite c'è un ispiratissimo Cavazzano ( uno dei più , a mio giudizio disegnatori della disney  come testimoniano i disegni sotto riportati   presi   dalla stesa  fonte   ) 





e  qui  uno colorato



 che riesce ad unire le vignette come i fotogrammi di un film, così da rendere la storia animata e sembra quasi di sentire le voci che danno vita ai dialoghi e il profumo della pasta con le sarde quando Topolino e Topalbano sono al ristorante. Credo , conoscendo Francesco , che chi ha letto i libri o visto i telefilm apprezzerà tantissimo, ma il miracolo sarà per chi non si era mai avvicinato al http://snipurl.com/26q0kmd .
Commissario Montalbano, lo invaderà e sarà quella che porterà a leggersi tutti i suoi libri. Io , come ho già  detto nella   discussione  sotto  non vedo l'ora . di leggerla , in quanto le sue storie su topolino vanno oltre il classico stereotipo topolino = perfezione assoluta  vedere qui
La   cattiva  notizia   ( ma  pazienza   le  cose  brevi  e  non ripetute  molte  volte   sono    quelle   che    ti  rimangono di più  dentro    , come    plasir  d'amour  vecchia  romanza  francese  imparata    alle superiori    e  che   canticchio  mentre  scrivo    è  come  potete  leggere sotto    dalla  discussione  avuta   sula  bacheca  di facebook  di  Artibani  una discussione avuta  su facebook  con lo stesso  Artibani 


Giuseppe Scano non vedo l'ora . di leggerla , in quanto le sue storie su topolino vanno oltre il classico stereotipo topolino=perfezione assoluto vedere qui http://snipurl.com/26q0kmd . da questo vignetta sembra promettere bene . speriamo che sia anticipatrice di un ritorno di topo Albano
3 aprile alle ore 21.19 · Mi piace · Rimuovi anteprima


                                                                                                                                              
Non penso che il commissario Topalbano tornerà
3 aprile alle ore 22.10 · Mi piace
Noooo... pensavo fosse perfetto per una "saga" topolinesca alla Tops Stories, per capirci, che si prende una pausa di diversi mesi, come fa lo stesso Montalbano, e poi torna in pompa magna...
3 aprile alle ore 22.20 · Modificato · Mi piace


Giuseppe Scano @Roberto Fabbricatore secondo me da quelle vignette lo è . il fatto è che francesco pur essendo bravissimo non mi sembra per storie seriali .
3 aprile alle ore 22.22 · Modificato · Mi piace



Francesco Artibani  La questione di Topalbano per conto mio è questa: Andrea Camilleri ha collaborato all'iniziativa senza chiedere un centesimo e per questa ragione non è pensabile di utilizzare il personaggio ispirato al suo commissario per una produzione seriale. La Disney potrebbe certamente trovare un accordo economico in questo senso ma lo spirito di questa operazione è diverso. Questa storia deve restare un episodio unico; ci sarebbero le premesse per un'eventuale seconda avventura ma preferirei che la parola "fine" a pagina 40 venisse presa sul serio. Per me è stata un'esperienza straordinaria e replicarla vanificherebbe un po' tutto…
3 aprile alle ore 22.50 · Mi piace · 4


Roberto Fabbricatore Capito, comprensibilissimo...
3 aprile alle ore 22.51 · Mi piace · 1


3.4.13

Legge 194: se l’obiezione di coscienza diventa omissione di coscienza

Prima del post d'oggi devo fare un premessa in modo d'anticipare chi sicuramente mi scriverà che sono un abortista , che non ho rispetto per chi pratica l'obiezione di coscienza contro l'aborto , e menate varie . 
1) Aborto io non sono nè pro né a favore dell'aborto ho già parlato qui e qui e non mi dilungo oltre rimandandovi a tali post 
2) io rispetto chi è obiettore di coscienza contro l'aborto . Ma tale obbiezione dev'essere convinta e coerente . Non è che sei obbiettore in pubblico o abortista in privato . O quando essa viene usata in maniera strumentale o di comodo vedere articolo sotto violando questo canone : << (..) di prestare assistenza d'urgenza a chi ne ha bisogno .... >> del giuramento di Ipocrate \ quello che fanno i medici  quandi  si laureano e\o si specilizzano  .
Ma  ora bado alle  ciancie  e  veniamo  al post  vero e proprio .
Leggo  sul  il fattoquotidiano del 3 aprile 2013 di Nadia Somma e Mario De Maglie  questop articolo  interessante   che  dimostra  come si stia  rischiando   di tornare  indietro di circa  40  anni    quando si moriva  per  aborto 

E’ notte e nel reparto di ostetricia e ginecologia di un ospedale della provincia di Pordenone una donna sta molto male dopo l’intervento per l’interruzione volontaria di gravidanza. L’ostetrica teme un’emorragia e chiede inutilmente
 l’intervento della dottoressa in turno. La donna però si appella all’obiezione di coscienza da cui si sente tutelata. Alla fine deve intervenire il primario del reparto che presta soccorso alla paziente.Il 2 aprile la sesta corte penale della Cassazione ha condannato a un anno di reclusione e all’interdizione dall’esercizio della professione medica la dottoressa che quella notte rifiutò di dare le cure mediche alla paziente ricoverata. La Suprema corte ha infatti ritenuto che l’obiezione di coscienza riguardi solo la fase dell’intervento chirurgico fino all’espulsione del feto e dellaplacenta, non i momenti precedenti o successivi l’interruzione di gravidanza.
Fino a questa sentenza, l’estensiva interpretazione dell’articolo 9 della 194 che prevede l’obiezione, ha lasciato molte donne prive di assistenza medica negli ospedali italiani prima o dopo aver abortito, fino al verificarsi di situazioni assurde come l’obiezione dei portantini e di quegli infermieri che nemmeno intervengono nell’iter dell’Ivg.
Nel libro “Abortire tra obiettori” (di Laura Fiore, Tempesta editore) sono raccontate situazioni in cui viene leso il diritto delle donne, umano prima che legale, di ricevere assistenza medica e insieme a esso viene tolta ogni dignità e rispetto. Nell’ottundimento delle coscienze, sta avvenendo in Italia una sorta di moderna inquisizione contro le “streghe” che abortiscono.
L’obiezione di coscienza ormai riguarda l’80 per cento dei ginecologi nel sud Italia e il 70 per cento nel nord. Se non ci saranno risposte politiche adeguate, nelle strutture pubbliche italiane tra meno di cinque anni non sarà più possibile ricorrere all’aborto legale. Se così fosse si riaprirebbe lo scenario ipocrita e discriminatorio degli anni che hanno preceduto la legge 194: le donne con possibilità economiche potranno abortire all’estero o in strutture private, quelle meno abbienti dovranno ricorrere all’aborto clandestino, esporsi a rischi di salute e di vita. Le precarie, le immigrate, le meno abbienti torneranno a morire di aborto (e ci sono già casi tra le immigrate).
Riguardo questo problema non c’è stata nessuna risposta politica. Nonostante i rischi per la salute delle donne, le uniche iniziative istituzionali hanno riguardato i compromessi fatti sulla pelle delle donne con i movimenti contro l’aborto legale (diamogli finalmente l’esatta denominazione) che chiedono di entrare nelle strutture pubbliche dove si pratica l’Ivg.
Sono seguiti attacchi ai consultori - come sta avvenendo da anni nel Lazio – o protocolli per migliorare l’iter dell’Ivg che non affrontano il problema dell’obiezione di coscienza quando più che il diritto di una scelta individuale, diventa ostacolo all’applicazione della 194 e al diritto di scelta delle donne. Le difficoltà sono soprattutto per l’aborto terapeutico per le malformazioni del feto. Le donne sono costrette a recarsi da una struttura sanitaria all’altra, mentre le liste e i tempi di attesa si allungano, e il tempo è poco, e i ginecologi che applicano la 194 sono lasciati soli con un enorme carico di lavoro. Sui problema della mancanza di regolamentazione del numero di medici obiettori, sono impegnati da anni i ginecologi della Laiga che hanno affiancato l’Ippf nel ricorso al Comitato europeo per i diritti sociali (Consiglio d’Europa). In attesa che l’Europa si pronunci (ci vorranno circa 18 mesi),  questa sentenza della Cassazione ha fatto almeno luce su quanto avvenuto quella notte a Pordenone quando l’obiezione di coscienza è divenuta un’omissione di coscienza.

non soi che altro  dire  se  non  mala tempora  currunt   

2.4.13

Scuola cattolica USA gestita da Gesuiti ammette una coppia gay al ballo scolastico

Scritto da: Roberto Russo - venerdì 29 marzo 2013

Partendo dalle parole di papa Francesco che invitano alla speranza, una scuola cattolica dello stato di New York ha accolto senza problemi una coppia gay al ballo scolastico. Diversi genitori si sono risentiti per tale scelta, ma il preside li ha bacchettati.


A una coppia di ragazzi gay che frequenta la McQuaid Jesuit High School di Brighton, NY, è stato dato il benvenuto per prendere parte al ballo scolastico. La scuola, come ben si comprende dal nome, è di matrice cattolica, e il preside, il gesuita padre Edward F. Salmon, non ha fatto alcun problema ad accogliere la coppia come una delle tante che prenderanno parte a quelle feste scolastiche che negli USA sono molto sentite. Alle spalle di tale decisione c’è anche una petizione firmata dalla maggior parte degli studenti che perorava la causa dei due giovani gay.
Però a molti genitori non è andata giù la scelta della scuola e il preside ha inviato a tutti loro una lettera, stigmatizzando la disinformazione che serpeggia nel mondo della scuola e non solo. Ha scritto il preside:
Durante l’omelia per la messa di inizio del ministero petrino, il nostro nuovo papa Francesco ha detto: “Anche oggi davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare noi stessi la speranza. Custodire il creato, ogni uomo ed ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, è aprire l’orizzonte della speranza, è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza!” Cielo grigio che vediamo anche qui alla McQuaid per via della disinformazione, della paura, dell’incomprensione e anche della rabbia.
Padre Salmon, dopo aver illustrato che si tratta di un semplice ballo scolastico in cui tutti sono benvenuti, ha continuato:Nel buio della disinformazione, della paura, della incomprensione e della rabbia, vi invito a essere uomini e donne che portano la speranza gli uni agli altri. Vi invito a essere uomini e donne che si guardano vicendevolmente con tenerezza e amore. Vi invito e vi incoraggio a aprire orizzonti di speranza, per far sì che un raggio di luce squarci le pesanti, grigie nuvole.

1.4.13

Amina internata in manicomio



nn capiscdo perchè i media s'ostinino a parlare di primavera araba e quindi di un cambiamento se ancora succedono fatti del genere



da    http://www.articolo21.org/  del 1\4\2013 

Amina internata in manicomio      di Pino Scaccia  



Ricordate la storia di Amina Tyler, la studentessa tunisina vittima di una fatwa per essersi arruolata nel movimento delle “Femen”? I predicatori musulmani avevano invocato la lapidazione per blasfemia dopo che si era mostrata a seno nudo rivendicando la proprietà del proprio corpo. Per giorni di lei non si è saputo nulla. Ora sappiamo dov’è grazie alle informazioni che ci sono giunte confidenzialmente da Tunisi. Questo è il messaggio: “Amina internata nell’ospedale psichiatrico Razi Mannouba della capitale. Non c’è più il pericolo della lapidazione, ma è stata dichiarata pazza per il gesto inconsulto fatto in Paese islamico. Da paura il metodo che ad oggi adottano: elettro shock. Molti entrano per nulla ed escono folli per la vita. Un medico mio amico sta tentando di saperne di più ma è molto difficile. Peccato davvero. Se ci sono novità, ti faccio sapere”.
Sembra che sia stata la stessa famiglia della ragazza, che ha solo diciannove anni, a consegnarla alla polizia. Scongiurato il rischio della morte, l’attende ora un destino forse ancora peggiore: diventare pazza. E’ la legge scellerata di tutti i regimi. Gli oppositori o comunque i nemici si uccidono oppure si dichiarano folli perché secondo la perversa tesi dell’estremismo da sana non avrebbe mai potuto commettere un atto simile. Sicuramente, più che per la foto, la condanna è arrivata per quello che ha postato su Facebook: “Il mio corpo mi appartiene e non è di nessuno” scritto in arabo sul suo corpo nudo.
Del resto gli Imam salafiti al termine di un processo religioso che in un Paese dove vige la sharia ha tutti i connotati anche legali avevano chiesto nell’ordine: la quarantena (trattandosi a loro dire di una malattia che potrebbe divenire epidemia e quindi potenzialmente coinvolgere altre ragazze), la fustigazione (dieci frustate alla schiena, magari in pubblico, per dare l’esempio) e infine la lapidazione: “finchè morte non sopraggiunga”. Già, una malattia. Il morbo della libertà: pericolosissimo.


forse perchè se prima avvenivano da parte di governi fantoccio messi da noi occidentali \ Usa mentre ora invece avvengono da governi slegati da loro ?

CARI COMPAGNI\E DI STRADA

Cari /e amici vicini e lontani e seguaci Mi trovo in una situazione difficilissima quindi chiedo il vostro aiuto Mi servirebbero circa 6 mila € . Cioè 1\2 euro a testa  da vi tutti\e . Chi può aiutarmi ? Con quello che avanza offro a tutti una cena o un pranzo a base di pesce . BUON 1  APRILE  

reprise il caso aldovrandi Aldro, la beffa del Viminale a Patrizia

lo che dovrei rispettare  le persone e  lei stituzioni  ma perchè ci sia il rispetto  devìessere reciproco  idem  fra cittadino  ed  istituzioni (  cosi rispondo  a chi mi diràvedendo  la  foto sopra  e  quella  del comunicato di anonymous   che non ho rispetto per le  istituzioni  e  via  dicendo ) 

Tratto da: 



- Checchino Antonini -
I quattro agenti che uccisero Federico rientreranno in servizio nel 2014. La decisione sarebbe già stata presa

Una mano stringe quelle di Lino e Patrizia, magari dà un buffetto a Stefano. E l’altra firma il rientro in qualche questura dei quattro delle volanti di Via Ippodromo.Gli agenti condannati a 3 anni e 6 mesi per l’uccisione di Federico Aldrovandi potrebbero rientrare in servizio ad inizio 2014. 
Lo dicono alle agenzie fonti sindacali non meglio specificate. Il procedimento aperto nei loro confronti dalla Commissione disciplinare del Dipartimento della Pubblica Sicurezza si sarebbe chiuso a fine gennaio con una provvedimento di sospensione di 6 mesi dal servizio. I quattro agenti, non appena avranno scontato lo scampolo di 6 mesi di condanna (tre anni sono coperti dall’indulto), e dunque a giugno, verrebbero sospesi dal servizio per 6 mesi. Sospensione che consentirebbe loro di rientrare nell’amministrazione ad inizio 2014. In base al regolamento di polizia, quando le condanne riguardano reati colposi (gli agenti accusati della morte di Aldrovandi sono stati condannati in via definitiva per eccesso colposo nell’omicidio colposo del giovane) per i poliziotti è prevista la sospensione dal servizio e non la radiazione.
Le motivazioni delle condanne e il contegno dei quattro raccontano una storia diversa. I giudici hanno ravvisato elementi di sconsideratezza nel “controllo” di polizia e non hanno trovato nemmeno un appiglio di «meritevolezza» o di «ravvedimento» per la concessione di pene alternative o delle attenuanti generiche, i giudici – anzi – hanno messo nero su bianco l’esistenza di piani di depistaggio che hanno coinvolto altri pezzi della questura di Ferrara e di una zona d’ombra inquietante nei fatti di quel 25 settembre 2005 all’Ippodromo di Ferrara.Diventa amarissimo il sapore delle dichiarazioni ufficiali dei piani alti del Viminale, della prefettura e della questura ferrarese. Diventa farsesco lo sproloquio delle sigle sindacali che hanno preso le distanze dai colleghi che hanno voluto manifestare sotto le finestre di Patrizia. Diventa grottesco il “pellegrinaggio” di pezzi di politica e la loro corsa per farsi fotografare accanto a una famiglia di Ferrara che, con un po’ di «maledetti bastardelli» (parole del leader del Coisp), hanno aperto una breccia nel muro di gomma che di solito si alza sui casi di malapolizia.E’ una forza ormai inarrestabile nella società, la manifestazione di ieri ci racconta questo. Ma se i quattro tornassero a scorazzare sulle volanti di qualche periferia a caccia di un altro Federico avrebbero vinto il Coisp e Giovanardi, avrebbero vinto le mele marce.




31.3.13

BOLOTANA. Il software Sicurpas conquista la fiducia degli utenti I cacciatori di hacker Mariano e Pierluigi Ortu maghi del web

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da  l'unione sarda  Edizione di domenica 31 marzo 2013 - Nuoro e Marghine 

Un'avventura iniziata due anni fa in un garage. Il software inventato nel Marghine è un autentico scudo contro la pirateria informatica.



Un successo planetario per i maghi del web di Bolotana che, nel giro di due anni, con i loro programmi hanno conquistato centinaia di migliaia di utenti in tutto il mondo. Con la cassaforte inattaccabile Sicurpas hanno raggiunto il mercato di 78 nazioni, con ben 20 premi Award conferiti al programma progettato e realizzato a Bolotana dai migliori siti che si occupano della sicurezza su internet. Il software Sicurpas, messo a punto da Mariano e Pierluigi Ortu, rispettivamente 53 e 29 anni,(  foto sotto  presa  dal loro  sito . vedi l'url sopra  ) 

va oltre le più rosee previsioni. Dopo soli cinque mesi dall'esordio in rete della versione professional, Sicurpas ha totalizzato 7 mila download nel sito ufficiale, oltre 15 mila nei vari siti accreditati e complessivamente 200 mila sparsi in tutto il mondo. Tutti i numeri di un programma in difesa dei dati personali, contro i furti di identità e le truffe su Internet.
PASSIONE E ORGOGLIO Un successo certificato, appunto, da ben 20 premi Award. «Un successo che ci riempie di orgoglio - dice Mariano Ortu - che porta il nostro paese sul tetto del mondo». Un'avventura iniziata due anni fa, in un garage alla periferia del paese, con Mariano Ortu e il nipote Pierluigi che hanno studiato un sistema per rendere inattaccabili le password, creando così uno dei software tra i più sicuri al mondo.
LE RECENSIONI Il software sviluppato a Bolotana è stato recensito sui siti cinesi, giapponesi, canadesi, bulgari, spagnoli, tedeschi e australiani, tutti concordi nel certificare che Sicurpas Freeware è uno dei software tra i più sicuri al mondo. È unanime il plauso della critica specializzata che ha conferito a Sicurpas Freeware lo status di cassaforte inattaccabile e programma sicuro contro ogni intrusione e attacco degli hacker. «Il nostro prodotto è recensito nei migliori siti italiani e stranieri che si occupano di sicurezza dei dati - aggiunge Mariano Ortu -. Il programma realizzato a Bolotana è diventato una splendida realtà dell'universo freeware, dimostrando di poter offuscare gli attacchi di tutti i programmi spia attualmente conosciuti e ridurre all'impotenza i più pericolosi keylogger».
IL SINDACO Per spiegare meglio, un keylogger è in grado di captare tutto ciò che un utente digita sulla tastiera del computer. È quindi in grado di rubare informazioni personali come password e numero di carta di credito. «Si conferma ancora una volta che - dice il sindaco Francesco Manconi - ci sono professionalità che vanno valorizzate e che spesso non trovano sbocchi per via della grave crisi che colpisce l'industria».

Francesco Oggianu

Il vero amore non è “tossico“: "Mai giustificare la violenza" La psicologa Lucia Beltramini: "Una coppia su dieci ha atteggiamenti sbagliati"

   non ricordo la  fonte     in quanto     come    mio  solito a  volte   salvo  e faccio cute  past  in fretta e i dimentico   di riportare...