9.4.09

Una settimana triste


94270915.2NuWjwCV.Lomo1CRW_4742Cristo_al_lago (1)94270912.yteRa9rh.LomoCRW_4033Editfreddo di Gesù1CRW_4715


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Queste immigini sono di mio nipote Alessandro Bassi, fatte a Civita di Bagnoregio, "Processione del Venerdì Santo del 2008", che vengo a postare per questa settimana di grande dolore, non dimentichiamoci. Cari amici, sono giorni che desideravo scrivere un nuovo post, non  ci sono riuscita prima, ma solo oggi torno da voi. Mi sembra, di aver vissuto un grande incubo,  mi sono destata da un bruttissimo sogno e sono ancora incredula dell'accaduto. Il terremoto che ha colpito i nostri fratelli abruzzesi, mi  aveva bloccato, vedo ancora scorrere le immagini nella mia mente della bellissima zona, oggi terremotata racchiusa nel suo dolore. Mi rivedo arrampicata sul Gran Sasso, alla ricerca del  volo degli uccelli, seduta su una pietra mentre aspettavo all'orizzonte il sole che  indorava il massiccio, china e spensierata a raccogliere gli orapi o quando ammiravo la bellezza della  genziana, che timida  spuntava come un piccolo calice azzurro da dietro una pietra. Mi rivedo  ancora a spasso per il corso dell' Aquila. Conosco molto bene la zona colpita,  da quando ho comprato una piccola casa nel centro storico di Assergi, situata a pochi chilometri dall'epicentro.Quante volte ho camminato per il centro dell'Aquila quando a piedi lo percorrevo in ogni senso, il bar all'angolo, dove mi fermavo per ore, osservavo capannelli di giovani felici, adesso tutto si frammenta, si confonde.... in poco spazio, tanta emozione, tanto dolore. Ancora spezzoni di ricordi, il  teatro, le bellissime chiese, ecco! ancora un ricordo: la vecchietta vestita di nero, con una nuvola di capelli bianchi, tanto era piccola che  sembrava una  bambina, se ne stava  accovacciata su uno scalino di pietra consumato, ogni volta che mi fermavo a salutarla, mi parlava e mi sorrideva, lasciando scorrere il suo rosario di legno nero tra le dita, e nella mia mente mi chiedevo: "quante fanciulle, quante donne, quanti anziani si fossero seduti negli anni su quel gradino, fino a consumare la pietra"? Mi piaceva camminare in quei vicoli antichi, silenziosi, riuscivo a sentire la voce degli anziani che non c'erano più, ma loro avevano lasciato le loro radici nei raccconti, anche quando per necessità emigranti in paesi lontani, quante storie ho ascoltato. L'abruzzese è un popolo fiero, tenace, come la grande statua del "Guerriero di Capestrano". Ero contenta quando il sabato, solo in un'ora,mi ritrovavo da Roma nella piazza grande dell'Aquila, gironzolavo tra le bancarelle  per comprare le spezie e i prodotti locali. Ho sempre amato andare per i vicoli, nei mercati, ci trovo nei volti e nei dialetti la vera la vita. Adesso rivedo nella mia mente  quel brulicare e quel vocio gioioso e mi sembra che sia solo un brutto sogno, sapere che in pochi secondi si è cancellato tutto, ma sono sicura che il grande dolore, la morte, le macerie, il popolo abruzzese,  risorgerà dalle sue  rovine, anche se non cancellerà  mai dalla sua memoria il ricordo triste di questi  giorni. Il ricordo delle vite perdute, i giovani, i bambini, gli anziani, che non ci sono più, rivivranno per sempre nella memoria dei sopravvissuti, nel nostro ricordo e gli anziani racconteranno  per le strade degli antichi borghi, i racconti  di questi giorni tanto tristi. Franca Bassi

8.4.09

volare o non volare questo è il mio dilemma




Non è forte chi non cade, ma chi cadendo ha la forza di rialzarsi
Tutti vogliono volare ma quanti sono disposti a rischiare di farsi male, cadere, ricominciare? Tanti si accontentano solo di camminare, ma tarpando le ali al cuore che cosa si vive. Tutti vogliono volare ma quanti sono disposti a rischiare di farsi male, cadere, ricominciare? Tanti si accontentano solo di camminare,ma tarpando le ali al cuoreche cosa si vive a fare?
 
ringrazio la mia  amica  di Fb valentina  bianco   per  avermi suggerito tale  gruppo  di facenbook   http://www.facebook.com/group.php?gid=70472012593

urlare non serve

essere  scorbutici  e  urlare  \  gridare   non serve   a  difenderti  dalle  accuse  che   ti vengono  giustamente  o ingiustamente   rivolte  . Idem   per  le critiche   che el faccia  o che te le  facciano  .   essere duri  certo    ma  senza perdere al tenerezza  .  pòroprio come  fece  questa persona




Nessuno lasciato...

Senza titolo 1439

  L'AVETE VISTO IL FILM SBALLATO GASATO COMPLETAMENTE FUSO ?  :-)


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7.4.09

Fiorile sommerso

In bizze e zelo di cieli
la bellezza fiorisce al sole fresca,
alle rosacee di luce si svela,
raccese in nuvoli un volo di voci.


Non solo in tramestio di ombre procedo,
ora che insorgono al gelo sorgenti
e giostre di gemme dai sonni emergono
a rischiarare inabissate voci.


Ma ecco che sillabo un ballo tra i fiori
mentre mi stringo già muto al dolore.


© francesco ballero - 7 aprile 2009


ai fratelli dell'abruzzo

Effimero

Hopper Edward 2j1pg

Effimera è la carne


ferita dal tempo, impietoso


intrisa di profumo, labile


nel suo sostare veloce.


Rilascia la sua scia


di trasparenti particelle colorata


in lenta dissolvenza in fini polveri


da cui si ricreano in esile forma


che in letale rosso scarlatto cammina


in morbido letto di piume, trascorso.


Effimero è il sentire


in grandi cerchi racchiuso


fuggevole la cerimonia conclude il battito


e in breve esalato respiro si chiude.


sorprese dela vita della vita che la fanno degna d'essere vissuta

Mentre  elucubravo e cercavo  d'applicarle  allle mie cadute  soprattutot quelle  amorose   questo scritto  : <<  (...) inquadrare l’origine di tutti i miei problemi e il modo in cui si trascinano nel tempo, con basi sempre uguali e modalità sempre diverse.(....) >>  di  Giancluica Morozzi  (  qui l'intero scritto  )  ho prima che il sonno  mi prendesse e mi portasse  per  altre strade   ho  bloccato  il fluido del miei pensieri e  li ho ntrascritti   su  un block  notes  che tengo per  ogni evenienza  . e ne  uscito  fuori il post  d'oggi  . Buona lettura  .


 A volte la  vita   ci riserva    , o meglio   delle  sorprese   belle   (  come in questo mio   caso )  o  brutte  (  come   una disgrazia prevedibile  com
e  quella del terromoto   in Abruzzo  )   , a  volte innaspettate  ,
Sono proprio esse , soprattutto  lòe prime  , ma  anche  le seconde  non sono da  trascurare perchè  anche   nel brutto può esserci  il
  bello    che  ci fanno   o  dovrebbero   farci rimanere attaccati alla  vita   e lottare  per  ricostruire  per poi  ripartire  e  creare  ancora   nel caso di quelle  brutte  e  terribili  .
Infatti mentre   rivedevo    le mie  foto scattate il  5\4\2009   in partico
lare  questa  qui a  destra   scattata    quando   stavo rientrando  da Obia                  sulla strada  olbia-tempio  il  5\4\2009  17.35


 qui nel  mio  album    fotogrtafico   di   facebook  ne potete   trovarne  altre (  www.facebook.com/photo.php?pid=30257121&l=1684be1bad&id=1531382630    )  e  da  questa  foto  poetica ed  onirica  del mio amcio di Fb Lorenzo Arcamone


mi riportano alla mente    : 1)  questo scritto  letto qualche giorno fa  di   Lorenzo cherubini \  jovanotti    letto qualche tempo  fa   su Semoranda  2009 intitolato     PENSIERO AMAZZONICO . (.... ) :


<<

                               


Oggi mi è chiaro che tutto è dato come un libro da leggere-
come specchio dove guardarsi.
Se è vero che tutto il mondo si specchia in una goccia di pioggia la goccia cade troppo veloce
per permetterci di leggere i dettagli del mondo-
e i dettagli sono pura scossa-
i collegamenti tra le cose-
il botta e risposta-
l’origine e la causa della musica-
la musica è dettaglio e rapporto-
è foresta-sistema.
Non sapevo di avere una foresta dentro di me
un’amazzonia intera che non potrò esplorare mai fino in fondo.
Mi fermo e avverto occhi che mi guardano e io non li posso vedere-
ma loro vedono me-
non posso nascondermi né come umano né come foglia come frutto o come insetto-
non posso nascondermi-
nemmeno come talpa o come ragno o come nuvola o come sasso o come batterio
non posso nascondermi-
non posso nascondermi.
Non posso nascondermi e farò gola a qualcuno che affiderà la sua sopravvivenza alla possibilità di farmi fuori.
Anche da morto servirò a qualcosa.
A mantenere in vita questa macchina che mi contiene
ma che oggi io posso avvertire intera-
indivisibile-nel mio cuore.



>> 
di Lorenzo cherubini \  jovanotti    letto qualche tempo  fa   su Semoranda  2009  .
2)   questi due  film    visti il fine settimana scorso  . Grace is  gone 
e feast of  love

Quindi  concludo   che  la  vita  è  per  me 





Il discorso di Freccia a Radio Raptus.. tratto dal film radiofreccia    grazie per  averlo reso embed a it.youtube.com/user/MASSYVERCETTI

a   voi adesso    dare una definizione  di vita 
 


Terremoto.



Scusate ma non sono riuscito a starmene zitto e stamattina ho dato vita a questa piccola  riflessione che chiamarla vignetta è semplicemente riduttivo (e anche sciocco, se vogliamo).
Un piccolo spunto nato di getto all'alba e che ho finito di disegnare pochi minuti fa. Un disegno che offro in segno di "vicinanza" a tutta la popolazione d'Abruzzo colpita da questa sciagura che ha dell'incredibile.
Certe scene viste alla TV, certi volti e certi scempi saranno impossibili da dimenticare.

6.4.09

Cani coraggiosi

Oggi non posso non ricordare i nostri cani della protezione civile di tutta Italia che con la loro opera collaborano attivamente alla ricerca dei dispersi durante i terremoti e tutte le calamità naturali.


Un grazie grandissimo da parte di tutti noi!


Io & Kira


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la scelta

non avere scelta, è ancora peggio che averla, e fare quella sbagliata.

Gli scolaretti di Cesare

Con la sua lettera ai vescovi della Chiesa Cattolica riguardo alla remissione della scomunica dei ai lefebvriani datata 12 marzo 2009, il papa ha voluto dare una strigliata a quelli che nei toni e probabilmente nelle sue più intime convinzioni dovrebbero essere degli scolaretti ubbidienti senza la possibilità di dibattito proficuo. Pare evidente, piuttosto, che la revoca della scomunica avvenuta qualche giorno prima dell'anniversario del Concilio Vaticano II e qualche giorno prima della Giornata della Memoria sia materia di colpa grave, giacché ne sussistono tutte e tre le condizioni: materia grave, piena consapevolezza, deliberato consenso. Che il papa non fosse a conoscenza delle posizioni notoriamente negazioniste e anticonciliari del lefevbriani è una storiella cui nessuno crede. Don Pierpaolo Petrucci, Priore del Priorato di Rimini della Fraternità di San Pio X così affermava nel Messaggero del 29 gennaio scorso: «La scomunica ci è stata tolta senza che a noi fosse stata posta alcuna condizione, si è trattato di un atto unilaterale del Papa», e ancora: «Il fatto che prima eravamo considerati scismatici e successivamente questo scisma è stato revocato senza che ci fosse chiesta alcuna condizione - afferma il sacerdote della Fraternità - costituisce un riconoscimento implicito» delle nostre idee dopo «che siamo stati messi all'indice ingiustamente».

Il coordinatore federale di "Padania Cristiana" nello stesso articolo affermava: «Il fine di tutto ciò [la strumentalizzazione delle parole di don Floriano Abrahamowicz sulle camere a gas], oltre a quello di screditare la Chiesa cattolica e la fraternità - prosegue Castagna - è quello di non parlare della questione fondamentale: l'assoluta necessità di giungere a una vera restaurazione della Fede nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana, abrogando il nefasto Concilio Vaticano II». Il "nefasto Concilio Vaticano II"... A quest'indirizzo http://www.tradizione.biz/forum/viewtopic.php?t=12053&sid=f0a76a24cbd8ccf8cee5c97d2fa9a4b5 si può leggere chiaramente il pensiero di Castagna su chi è di religione ebraica: "... crescente sviluppo di una pericolosa cultura islamica favorita dai comportamenti ambigui, tanto per essere buoni, del card. Tettamanzi rovescio della stessa moneta che ha sul fronte il viso di quelli che definiscono i giudei fratelli maggiori...". I "giudei fratelli maggiori": non era stato Giovanni Paolo II a definire così chi è di religione ebraica (pare che calpestare i papi precedenti sia una moda)? "Tradizione, Cattolicesimo e Politica": così recita il titolo del sito di Castagna.

Del resto, il 31 marzo scorso l'Osservatore Romano non aveva forse scritto che il PDL rappresenta il partito “maggiormente in grado di esprimere i valori comuni italiani, tra i quali quelli cattolici sono una parte non secondaria”? Si sa che è tradizione vaticana dire e non dire. Ma sappiano bene cosa ha voluto dire. L'alleanza potere-chiesa è sempre stata il preludio dei regimi totalitari.

"Date a Cesare quello che è di Cesare, a dio quello che è di Dio": Dio si deve essere nascosto tra le pieghe del mantello papale damascato d'oro.
Cordialmente

Andrea F

P.S.: Nella lettera, il papa dice che "La prima priorità per il Successore di Pietro è stata fissata dal Signore nel Cenacolo in modo inequivocabile: "Tu … conferma i tuoi fratelli" (Lc 22, 32)"; peccato che abbia tralasciato ciò che sta al posto dei puntini di sospensione: "... una volta ravveduto...".

5.4.09

Senza titolo 1438

  VE LA RICORDATE LA NSU PRINZ SPORT ?  :-)


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Un ramoscello di ulivo

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                              Immagine di franca bassi la bellezza degli alberi nell'antica terra dei Messapi


Il folletto Buzzichino, girovagando per le terre conosciute alla ricerca degli alberi,  nella terra rossa degli antichi Messapi, ammira la sua bellezza e solo vicino a questi giganti, il piccolo folletto si sente protetto. Le loro storie, i tronchi contorti, il fruscio delle foglie  il folletto riesce a sentire il respiro e il battito del loro cuore. Per giorni, per mesi, per anni il piccolo Folletto, va avanti alla ricerca delle sue radici. Continua a camminare, per terre nuove, ogni volta viene rapito dal profumo della terra e dalla bellezza dei fiori, la natura gli regala ogni giorno la vita, anche se è solo, sente tanta serenita; quando la sera il buio lo avvolge, solo vicino ai suoi amici alberi, e nel silenzio della notte prima di addormentarsi torna a comporre il mosaico delle sue origini. Franca Bassi            



                             





Canneto

Immagini di franca bassi antico albero di ulivo conosciuto in Europa, oltre 2000 anni si trova a Canneto località situata nell'antica terra dei Sabini.





Senza titolo 1437

  L'AVETE LETTA LA FIABA LA BISCIA ?  :-)


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Il 5 aprile anche Retescuole sarà in Piazza Scala



Per noi che facciamo scuola è più facile. La storia e la memoria ci sono compagne; sono arnesi del mestiere.


Conosciamo le persone che l'hanno fatta questa nostra Repubblica, gli uomini e le donne che ce l'hanno lasciata come un´eredità preziosa, sacrificando molto della propria vita negli anni belli della loro gioventù, perché allora quel che contava era fare in modo che l'incubo del fascismo e del nazismo, del razzismo e della violenza contro i deboli non pesasse sul futuro di chi sarebbe venuto dopo.



Per noi e più facile perché il nostro mestiere è educare alla cittadinanza nella scuola della Repubblica e sappiamo che la libertà di pensiero sancita dalla Costituzione trova il suo fermo limite quando sconfina nella proposta di violenza, nel vilipendio e nell'offesa contro altri esseri umani.



Per questo non comprendiamo come il Comune di Milano potrà consentire l´incontro previsto il 5 Aprile nella nostra città di formazioni neonaziste, negazioniste, xenofobe, omofobe e razziste provenienti da tutta l´Europa.



Non sappiamo a cosa stesse pensando il nostro sindaco quel 25aprile del 2006 mentre spingeva la carrozzella del "papà partigiano", ma vorremmo che almeno per mandato istituzionale, se la coerenza le difetta, si facesse oggi interprete, non certo del desiderio di una "parte", ma dei principi fondanti del nostro paese.


In ogni caso domenica 5 aprile saremo davanti a palazzo Marino. Ci saremo per senso di responsabilità , ci saremo pacificamente perché siamo cittadini e cittadine di un comune medaglia d'oro della Resistenza, perché come diceva Primo Levi «Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo».


E invitiamo tutti e tutte voi a fare altrettanto.




Quelli e quelle di Retescuole

Le due sorelle

Una Pasqua terrena, una festa illusoria, una glorificazione fittizia. Così potremmo definire la Domenica delle Palme e degli ulivi, simbolo d'una pace non trovata, scoppiettante tripudio dietro il quale incombe un minaccioso futuro. Il potere, religioso e laico, aveva già deciso che la misura era colma, e il falegname di Nazareth avrebbe messo a repentaglio un intero popolo se avesse continuato a predicare il suo falso verbo. Fatica a parte, gli usurpatori stranieri erano forse i più sollevati alla prospettiva di eliminare l'ennesimo visionario sorto tra gente riottosa e ribelle. Quanto a Gesù, ignoriamo cosa pensasse; se umanamente si sia rallegrato dell'accoglienza tributatagli, mescolando al sorriso il turbamento dell'incomprensione. Se invece "si aspettasse tutto", come c'insegnavano un tempo a catechismo. Ma la morte, quella sì, l'aspettava, pur se arriva sempre sola, e sempre, e comunque, inattesa e unica, irripetuta e sfidante, irrompendo come livida luce nell'esistenza sua, e di ognuno. Gesù l'aspettava perché conscio del valore della vita, e sapeva assaporare il gusto ineffabile del presente.




L'orto del Getsemani a Gerusalemme: quello raffigurato è l'ulivo più antico (600 anni ca.).






Scrive Alfonso de' Liguori in un'opera di sorprendente attualità: "Il tempo è un tesoro, che solamente in vita si trova; non si trova nell'altra, né nell'inferno, né in cielo [...]. Nel cielo [...] non si piange, ma se potessero piangere i beati, questo sarebbe il loro solo pianto, l'aver perduto il tempo in questa vita, in cui poteano acquistarsi maggior gloria, e che questo tempo non possono più averlo. Una Religiosa Benedettina defunta comparve gloriosa ad una persona e le disse ch'ella stava appieno contenta; ma se avesse potuto mai desiderare qualche cosa, era solo di ritornare in vita e di patire per meritare più gloria; e disse che si sarebbe contentata di soffrire la sua dolorosa infermità, che avea patita in morte, sino al giorno del giudizio, per acquistare la gloria che corrisponde al merito d'una sola 'Ave Maria'". E quindi solo il presente, il tempo che non è l'attimo fuggente, ma l'attimo che scolpisce una forma, ha valore d'eternità, non è diluizione né innaturale prolungamento, prepara, e rende in qualche misura meno spaurante la visita della silenziosa ospite.

La morte non è sarabanda di suoni. Se oggi la si spettacolarizza, accade perché non le si vuol più credere; e con ciò, si nega cittadinenza e pienezza alla sua radiosa e inscindibile sorella, quella che chiamiamo vita. O frugata, o storpiata, o falsamente elevata a vuoto ideale (la Vita), essa ha smesso di permeare le nostre ore e il presente è stato spodestato dalla contingenza, dilatato in ripetitività meccanica, reso prevedibile, quasi fotocopiato, in una moltiplicazione di destini eguali e monocordi. Morte e vita procedono assieme, e non possono venir sprecate né banalizzate. Morte e vita, talora silenziate, talora esaltate oltre misura, originariamente, erano invece la ricapitolazione del singolo, l'abbraccio di Dio - doloroso, sia pure - al nostro inimitabile presente, e quella solitudine spaventosa finiva per diventare, nello spegnersi dei sordidi clamori, il richiamo personale, il secondo dopo l'infanzia, il nuovo "effatà", apriti. Finalmente, e totalmente, restituiti a noi stessi.



Concludo le mie riflessioni con qualche stralcio di lettera redatta dalla comunità del Barrio (Brasile) durante l'agonia di E. E.:



"Da noi non si aspetta diciassette anni di coma a morire. E' roba da ricchi [...]. Da noi si muore per mancanza di farmaci di base persino in pochi giorni. In Africa è anche peggio, molto peggio. E questo, ci dicono, è causa di precise scelte sul piano economico delle società del Primo Mondo. Quando i nostri muoiono, non c'è neanche da abbandonarsi troppo alla disperazione, come piace fare ad alcuni vostri esponenti politici e a molti movimentisti della vita dell'ultima ora. Non c'è tempo, perché la vita incalza, e la povertà anche, e c'è sempre troppo di cui occuparsi.




E poi, qui, ancora, si crede in Dio, e nella morte come incontro con Lui, come riposo in Lui: 'descansou', ha riposato, si dice sempre. Diffidiamo del Dio della tecnica, che alcuni, persino nelle Chiese, vorrebbero onnipotente, al posto di quello vero, a prolungarci di un anno, di una settimana, di un'ora il soggiorno quaggiù. Chissà, un giorno l'ibernazione sarà forse l'ottavo sacramento per gente che non crede più in Dio e nella sua vita senza fine".



Daniela Tuscano






Senza titolo 1436

  L'AVETE VISTO IL FILM NO GRAZIE IL CAFFE' MI RENDE NERVOSO ?  :-)


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Il 5 aprile anche Retescuole sarà in Piazza Scala

Per noi che facciamo scuola è più facile. La storia e la memoria ci sono compagne; sono arnesi del mestiere.Conosciamo le persone che l'hanno fatta questa nostra Repubblica, gli uomini e le donne che ce l'hanno lasciata come un´eredità preziosa, sacrificando molto della propria vita negli anni belli della loro gioventù, perché allora quel che contava era fare in modo che l'incubo del fascismo e del nazismo, del razzismo e della violenza contro i deboli non pesasse sul futuro di chi sarebbe venuto dopo.
Per noi e più facile perché il nostro mestiere è educare alla cittadinanza nella scuola della Repubblica e sappiamo che la libertà di pensiero sancita dalla Costituzione trova il suo fermo limite quando sconfina nella proposta di violenza, nel vilipendio e nell'offesa contro altri esseri umani.
Per questo non comprendiamo come il Comune di Milano potrà consentire l´incontro previsto il 5 Aprile nella nostra città di formazioni neonaziste, negazioniste, xenofobe, omofobe e razziste provenienti da tutta l´Europa.
Non sappiamo a cosa stesse pensando il nostro sindaco quel 25aprile del 2006 mentre spingeva la carrozzella del "papà partigiano", ma vorremmo che almeno per mandato istituzionale, se la coerenza le difetta, si facesse oggi interprete, non certo del desiderio di una "parte", ma dei principi fondanti del nostro paese.In ogni caso domenica 5 aprile saremo davanti a palazzo Marino. Ci saremo per senso di responsabilità , ci saremo pacificamente perché siamo cittadini e cittadine di un comune medaglia d'oro della Resistenza, perché come diceva Primo Levi «Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo».E invitiamo tutti e tutte voi a fare altrettanto.


Quelli e quelle di Retescuole

Le due sorelle

Una Pasqua terrena, una festa illusoria, una glorificazione fittizia. Così potremmo definire la Domenica delle Palme e degli ulivi, simbolo d'una pace non trovata, scoppiettante tripudio dietro il quale incombe un minaccioso futuro. Il potere, religioso e laico, aveva già deciso che la misura era colma, e il falegname di Nazareth avrebbe messo a repentaglio un intero popolo se avesse continuato a predicare il suo falso verbo. Fatica a parte, gli usurpatori stranieri erano forse i più sollevati alla prospettiva di eliminare l'ennesimo visionario sorto tra gente riottosa e ribelle. Quanto a Gesù, ignoriamo cosa pensasse; se umanamente si sia rallegrato dell'accoglienza tributatagli, mescolando al sorriso il turbamento dell'incomprensione. Se invece "si aspettasse tutto", come c'insegnavano un tempo a catechismo. Ma la morte, quella sì, l'aspettava, pur se arriva sempre sola, e sempre, e comunque, inattesa e unica, irripetuta e sfidante, irrompendo come livida luce nell'esistenza sua, e di ognuno. Gesù l'aspettava perché conscio del valore della vita, e sapeva assaporare il gusto ineffabile del presente.

L'orto del Getsemani a Gerusalemme: quello raffigurato è l'ulivo più antico (600 anni ca.).
Scrive Alfonso de' Liguori in pagine di sorprendente attualità: "Il tempo è un tesoro, che solamente in vita si trova; non si trova nell'altra, né nell'inferno, né in cielo [...]. Nel cielo [...] non si piange, ma se potessero piangere i beati, questo sarebbe il loro solo pianto, l'aver perduto il tempo in questa vita, in cui poteano acquistarsi maggior gloria, e che questo tempo non possono più averlo. Una Religiosa Benedettina defunta comparve gloriosa ad una persona e le disse ch'ella stava appieno contenta; ma se avesse potuto mai desiderare qualche cosa, era solo di ritornare in vita e di patire per meritare più gloria; e disse che si sarebbe contentata di soffrire la sua dolorosa infermità, che avea patita in morte, sino al giorno del giudizio, per acquistare la gloria che corrisponde al merito d'una sola 'Ave Maria'". E quindi solo il presente, il tempo che non è l'attimo fuggente, ma l'attimo che scolpisce una forma, ha valore d'eternità, non è diluizione né innaturale prolungamento, prepara, e rende in qualche misura meno spaurante la visita della silenziosa ospite.

La morte non è sarabanda di suoni. Se oggi la si spettacolarizza, accade perché non le si vuol più credere; e con ciò, si nega cittadinenza e pienezza alla sua radiosa e inscindibile sorella, quella che chiamiamo vita. O frugata, o storpiata, o falsamente elevata a vuoto ideale (la Vita), essa ha smesso di permeare le nostre ore e il presente è stato spodestato dalla contingenza, dilatato in ripetitività meccanica, reso prevedibile, quasi fotocopiato, in una moltiplicazione di destini eguali e monocordi. Morte e vita procedono assieme, e non possono venir sprecate né banalizzate. Morte e vita, talora silenziate, talora esaltate oltre misura, originariamente, erano invece la ricapitolazione del singolo, l'abbraccio di Dio - doloroso, sia pure - al nostro inimitabile presente, e quella solitudine spaventosa finiva per diventare, nello spegnersi dei sordidi clamori, il richiamo personale, il secondo dopo l'infanzia, il nuovo "effatà", apriti. Finalmente, e totalmente, restituiti a noi stessi.
Concludo le mie riflessioni con qualche stralcio di lettera redatta dalla comunità del Barrio (Brasile) durante l'agonia di E. E.:
"Da noi non si aspetta diciassette anni di coma a morire. E' roba da ricchi [...]. Da noi si muore per mancanza di farmaci di base persino in pochi giorni. In Africa è anche peggio, molto peggio. E questo, ci dicono, è causa di precise scelte sul piano economico delle società del Primo Mondo. Quando i nostri muoiono, non c'è neanche da abbandonarsi troppo alla disperazione, come piace fare ad alcuni vostri esponenti politici e a molti movimentisti della vita dell'ultima ora. Non c'è tempo, perché la vita incalza, e la povertà anche, e c'è sempre troppo di cui occuparsi.

E poi, qui, ancora, si crede in Dio, e nella morte come incontro con Lui, come riposo in Lui: 'descansou', ha riposato, si dice sempre. Diffidiamo del Dio della tecnica, che alcuni, persino nelle Chiese, vorrebbero onnipotente, al posto di quello vero, a prolungarci di un anno, di una settimana, di un'ora il soggiorno quaggiù. Chissà, un giorno l'ibernazione sarà forse l'ottavo sacramento per gente che non crede più in Dio e nella sua vita senza fine".





Un'israeliana per interpretare Maria di Nazareth: furia dei pro-Pal contro il film “Mary” su netflix

  Pochi giorni fa   Netflix  ha pubblicato il trailer del film   “Mary” , un’epopea biblica di formazione che racconta la figura di   Maria ...