segnalo questa interessante iniziativa
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
20.11.21
Per capire la violenza bisognerebbe ascoltare le vittime e incoraggiarle a parlare.ecco perchè celebrò il 25 novembre anche se odio le giornate a tema
19.11.21
ci sono donne ed è il caso di Alessia Marcuzzi C’è solo una donna che, nel 2021, risponde a una domanda su di lei senza tabù o ipocrisie. A suo agio col proprio corpo. E soprattutto - tenetevi forte - libera.
cazzeggiando un po' per prendere sonno ho trovato questo intervento di
18.11.21
Laura Cosseddu: la sopravvissuta al Covid che mette ko Nunzia Schilirò facendo quello che dovrebbe fare un giornalista serio
Questa donna si chiama Laura Cosseddu,
sopravvissuta al Covid, che le ha portato via il compagno dentro una camionetta senza un funerale, un saluto, nulla. Ieri sera ha avuto di fronte a Non è l’Arena la vicequestore No Pass Nunzia Schillirò.
E in poche parole, di un’intelligenza e una dignità straordinarie, le ha dato una di quelle lezioni di vita che raramente capita di sentire. “Non mi parli per favore di libertà. Perché la libertà che voi No Green Pass avete ce l’avete per noi 45 milioni di italiani che ci siamo vaccinati. Io non lo faccio per me. Io mi vaccino per il prossimo, mi vaccino per mia madre, mi vaccino per le persone che mi stanno accanto. Voi non avete idea di cosa sia il Covid e vi auguro di non saperlo mai. Lei capisce? No, lei non capisce. Io ho perso mio padre di cancro, ho perso tante persone care, ma questa morte è diversa. Quella persona sparisce e non la vedi più. Voi non avete idea di cosa state parlando. Non ci vuole il Green Pass, ci vuole il Super Green Pass, voi non vaccinati dovreste finire in lockdown, perché a voi non interessa niente del prossimo, vi interessa soltanto della vostra libertà come principio, ma della libertà non sapete nulla, la libertà è un fatto sociale non privato.” Grandiosa. Semplicemente grandiosa. Quello che nessun giornalista è riuscito a fare, lo ha fatto lei, smontando un pezzo dopo l’altro, in diretta tv, i deliri di questa apprendista virologa e mesi e mesi di vergognosa propaganda No pass.
cosa passa per la testa di un femminicida di ®© ❤ Madre Terra e amici di ❤ Roberta Broccia
sangue, circuiti con due ovetti kinder per riuscire ad entrare in casa, e contro un altra donna, sua suocera madre di lei e anche nonna ...
cosa è la felicità ?
dialogando con ***** su cosa è la felicità e i suoi limiti
mi viene da canticchiare una canzone della mia infanzia il cui ritornello è :
[..] Senti nell'aria c'è già
la nostra canzone d'amore che va
come un pensiero che sa di felicità.
Senti nell'aria c'è già
un raggio di sole più caldo che va
come un sorriso che sa di felicità.
su https://lyricstranslate.com il resto del testo
Mentre cercavo il testo della canzone citata , a voi indovinare o andare sull'url per sapere o ricordare , visto che sono famosi nonostante siano passati 40 anni dalla prima esecuzione , chi sono gli esecutori ho ricevuto la notifica di un account che seguo che riportava la storia che trovate sotto
Quindi credo che la risposta sia in storie come queste perchè ci sono persone che scelgono di Vivere la propria vita seguendo un percorso non lineare perchè << la retta è per chi ha fretta >> che sono felici di vivere in questo mondo ma non appartenerci. La speranza sono le Persone che ancora hanno voglia di non arrendersi e trovare anche nella malattia del partner la forza di vivere ed accettarla
Ed ecco la storia d'oggi
Lei è Alketa. Nasce a Kavaje, in Albania, nel 1993. Abita con la nonna e la mamma. Il suo papà è in Italia, ogni tanto manda una busta con i soldi, ma non bastano mai. Alketa non ha coperte per la notte, i suoi vestiti cadono a pezzi, i giocattoli non sa neanche cosa siano. Ha 4 anni. La porta di casa si apre. Il padre è tornato, le ha portato in regalo una bicicletta. Alketa piange di gioia. La bicicletta che Alketa ha ricevuto dal papà, era il primo gioco che avesse mai avuto, e anche la prima bici di tutto il villaggio.
Ma le sorprese non sono finite. Il papà dice che arrivato il momento di andare in Italia, tutti e tre
insieme. Alketa è felice, la famiglia è finalmente riunita, anche se la nuova realtà non è tutta rose e fiori. Condivide una casa con altre persone, le stanze sono sporche, si dorme ammassati, ci si lava in un catino. Quella vita dura un anno, poi cominciano traslochi e viaggi della speranza. Alketa rimpiange la sua casetta, la sua nonna, si sente una naufraga nel mare in tempesta. Dopo tanto girovagare, si stabiliscono a Monza. Mamma e papà lavorano tutto il giorno, Alketa cresce sola. Niente sport, uscite con gli amici, vestiti solo regalati. Ha 19 anni. Conosce un uomo. Si chiama Stefano, è un po’ più grande di lei, ma è buono, e affettuoso. Tra le sue braccia Alketa si sente al sicuro. Finalmente ha uno scoglio a cui aggrapparsi. Mette insieme i pezzi della sua vita, trova un lavoro, una casa, si gode un po’ di serenità. Dura due anni, poi Stefano non si sente bene.
I medici parlano di sclerosi multipla. Alketa boccheggia, ancora una volta è in balia delle onde. Stefano la guarda negli occhi. Amore, sei giovane, non sprecare tempo con me, vai, vivi la tua vita. Alketa è sfinita, ma questa volta punta i piedi. Ha trovato il suo posto, e lo difenderà con le unghie e con i denti.Stringe Stefano a sé. Io non ti lascio neanche morta. Anzi sai cosa ti dico? Sposiamoci! Lui è spiazzato, piange, ride. In meno di un anno sono marito e moglie. Affrontano insieme la tempesta, compatti, coraggiosi. Poi un giorno, compare un raggio di sole. Si chiama Alice, ed è la bambina più bella del mondo. Alketa prende sua figlia tra le braccia, guarda suo marito, la loro casa. Ha impiegato 28 anni, ma alla fine l’ha trovata. Sì, quella è la sua felicità.
17.11.21
come prendere i fondelli i media e farti pubblicità a costo zero . Il caso di Fedez che finge di candidarsi e fondare un partito per pubblicizzare il suo ultimo disco
Il peggior analfabeta è il politicamente analfabeta. Non sente niente, non vede niente, non partecipa alla vita politica. Non sembra sapere che il costo della vita, il prezzo dei fagioli, della farina, dell’affitto, delle medicine, siano tutti basati su decisioni politiche. Si sente persino orgoglioso della sua amorfa politica, si gonfia il petto e dice che odia la politica. L’idiota non sa che dalla sua mancanza di partecipazione pubblica deriva l’esistenza di una prostituta, del bambino abbandonato, del ladro e, peggio di tutto, dei funzionari corrotti, dei lacchè delle multinazionali sfruttatrici […] >>
Bertol Brecht drammaturgo tedesco ( 1898 – 1956 )
ma solo dopo questo video in cui fa la parodia del discorso con cui Silvio Berlusconi annunciò il proprio impegno in politica è stato chiaro soprattutto a chi ha preso abbagli che F stesse
Fedez registra il dominio fedezelezioni2023.it. Candidatura in vista o trovata pubblicitaria?
Il cantante non ha mai fatto segreto della sua passione per la cosa pubblica, prendendo posizione su diversi temi sociali, dalla legalizzazione delle droghe leggere ai diritti lgbtqi+
10 NOVEMBRE 2021 - 13:47
di Felice Florio
Ora come fa notare questo mio contatto commentando questo mio post su fb ( qui il resto del commenti )
Roberto Cocco
Il problema è ancora più grave se l’analfabetismo funzionale lo si unisce con l’analfabetismo informatico. Entrambi sono abbastanza comuni anche nelle generazioni più giovani, soprattutto l’analfabetismo informatico relativo (che è un tipo di analfabetismo informatico). E attenzione, tutto ciò non è per forza legato al grado di istruzione scolastico.
16.11.21
a 91 anni Nives Nives Fozzer, ha stabilito il primo record europeo indoor di categoria nel lancio del peso ., l'amore che non ti aspetti
Lei è Nives. Nasce a Trieste nel 1930. È una bambina vivace, gattona per casa, sgambetta da una parte e dall’altra, poi comincia a correre ed è impossibile starle dietro. I genitori la piazzano su un campo di atletica. Vai, sfogati. Nives schizza via, veloce come un fulmine. Ha 6 anni. Partecipa alla sua prima gara, e sbaraglia tutti. Vince trofei e medaglie, tra una corsa e l’altra trova pure il tempo di dedicarsi al pattinaggio, al tennis, e al ciclismo. Si cimenta nella pallavolo, riesce bene anche nella pallacanestro. Sono gli anni Quaranta, c’è la guerra. Nives corre per lasciarsi la paura alle spalle. Un giorno sente un gran fischio e un rumore assordante. Centinaia di bombe piovono dal cielo. Nives si affretta verso casa, la trova sventrata. Non hanno nulla di meglio, continuano a vivere sotto quelle mura, senza tetto, tra le macerie. Nives percorre la città in lungo e in largo, procura cibo, acqua, è instancabile. Torna la pace, Nives si dedica alla scherma, al golf e al tiro con l’arco, e già che c’è strappa anche un bel record. È il 1959. Nives corre i quattrocento metri in meno di un minuto. Festeggia l’importante traguardo facendo il giro dell’isolato. Sui campi di atletica conosce Bruno, scoppia l’amore. È tempo di fermarsi e mettere
su famiglia? Macché. Anche lui è uno sportivo. Gareggiano insieme, sono la coppia d’assi delle competizioni. È il 2006. Nives ha 76 anni. È in pista, ma le sue ginocchia fanno le bizze. I medici sono chiari. Usura delle cartilagini. Signora, non ha più l’età, si rassegni. Nives se la ride. Niente corsa? Bene, si dà al lancio del martello, del disco e pure del giavellotto. È il 2013. Nives ha 83 anni. Dopo una vita insieme, dice addio al marito, con una promessa. Lo sport ci ha uniti, continuerò a praticarlo finché avrò fiato. Oggi ha 91 anni, si alza alle nove, fa colazione con lo zabaione, mangia molta carne, poco pesce, poi esce ad allenarsi. Di fiato ne ha ancora tanto. La sua ultima fatica? Il campionato di Pentathlon dei lanci. Non poteva tirarsi indietro, cadeva proprio il giorno della scomparsa del suo amato Bruno.
la seconda storia
Lei è Melissa. Vive a Palermo. Ha 11 anni. La sua mamma e il suo papà dicono che le vorranno ancora più bene, ma che non staranno più tutti insieme sotto lo stesso tetto. Melissa ora è figlia di genitori separati. Passa molto tempo a casa della nonna, si annoia, scende in oratorio, dove ci sono tante facce nuove. Una è proprio bella, sorridente. Il suo nuovo amico si chiama Danilo, ha più o meno la sua età. Anche i suoi genitori gli vogliono tanto bene. Sarà per questa sorte comune, sarà perché Danilo la capisce e la protegge, fatto sta che diventano migliori amici. Gli anni passano, Melissa e Danilo vivono i loro primi amori, ma quando hanno bisogno, si cercano e si trovano. Melissa ha 17 anni. Conosce un ragazzo, perde la testa, nel senso che si abbandona e si lascia trasportare nella terra di nessuno Lui è geloso, la vuole tutta per sé, esige e ottiene l’esclusiva degli affetti. Melissa commette il più grande
errore della sua vita, allontana le persone care, specie quelle di sesso maschile. Danilo viene sacrificato sull’altare di una relazione di coppia scaduta. Accusa il colpo e si fa da parte. Melissa è libera di
sopravvivere a uso e consumo del suo fidanzato. Passano nove anni. Un bel giorno si sveglia e si guarda allo specchio. Non si riconosce, si sente svuotata, infelice. Deve fare qualcosa, prima che sia troppo tardi. Insieme a te non ci sto più, guardo le nuvole lassù, cercavo in te, le tenerezze che non ho, quella persona non sei tu, finisce qua. Melissa torna a respirare, rialza la testa, si guarda attorno. Dove sono finiti tutti? È una donna di 28 anni stravaccata sul divano davanti a un film che ha visto cento volte, ancora con le lacrime agli occhi, come la prima. Lo aveva visto con Danilo, il suo vecchio amico del cuore. Chissà in quale parte del mondo stanno brillando i suoi occhi. Prende il telefono, ci mette un po’ a realizzare che gli ha scritto un messaggio. Sono passati tre anni. Melissa e Danilo ora sono marito e moglie, e hanno avuto una bambina. L’amore della sua vita era accanto a lei, ci ha messo tanto per capirlo.
La storia della maestra che lotta contro il cancro restando con i suoi alunni che ha “commosso” Mattarella
Alcuni li chiameranno incoscienti ed imprudenti e si comportano ( nessuno escluso a volte ci casco pure io ) come quelli del meme a sinistra . Ma per me e per altri come la mia utente fb
Gisella Rossi RossaOra qualcuno\a dirà che se ne trovano a migliaia di storie del genere .
indubbiamente una grande Donna, e sono certa che la forza che le veniva dai suoi ragazzi sia stata una grande terapia, oltre che un grosso esempio per i suoi ragazzi
Certo Di belle e brave persone ce ne sono tante, sono la maggioranza ed
è giusto metterle in evidenza e prenderle ad esempio ,ma purtroppo rimangono nell'ombra e nel silenzio . Inoltre Storie come questa sono linfa vitale per continuare a svolgere il nostro lavoro con passione e serenità. Ovviamente, la cosa più importante è che la collega vinca la sua battaglia contro il cancro e guarisca. Auguri !!!
La storia della maestra che lotta contro il cancro restando con i suoi alunni che ha “commosso” Mattarella
Annamaria Valzasina, maestra 59enne di Bollate, sarà premiata il prossimo 29 novembre dal Presidente della Repubblica: la sua storia, raccontata da una sua alunna, è un esempio di umanità e forza d’animo
Il prossimo 29 novembre Annamaria Valzasina, 59 anni, maestra alla scuola elementare Antonio Rosmini di Bollate (Milano), verrà insignita dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana da Sergio Mattarella. Il Presidente della Repubblica è venuto a conoscenza della storia della donna da una lettera scrittagli da una sua giovane alunna, che ha voluto raccontargli quanto fosse speciale la sua insegnante. Annamaria, infatti, è malata di cancro, ma pur di non trascurare la sua classe a conclusione del ciclo delle elementari, ha nascosto la malattia agli studenti e organizzato le terapie chemioterapiche e radio nei momenti di pausa dal lavoro.“Faccio ancora fatica a crederci”, ha raccontato a Adnkronos. “Quando ieri è squillato il telefono ed ho avuto l’annuncio dal Quirinale – ha spiegato – pensavo fosse uno scherzo. Non sapevo nulla della lettera. Io ho fatto il mio dovere, quello che sentivo giusto fare e che fanno quasi tutti gli insegnanti. Questo premio va a loro, dalla scuola dell’infanzia all’università. Non sono l’unica a meritarmelo. Siamo tutti così. Mattarella ha premiato tutti noi”. Suo marito e i suoi figli, preoccupati per le sue condizioni di salute, erano contrari alla sua decisione di concludere il percorso con la classe di cui era l’unica insegnante. “E poi – aggiunge – il lavoro per me è stata una terapia, una medicina. Andavo a scuola, non pensavo e mi stupivo… come quando tolta la parrucca mi sono presentata in classe con i capelli grigi in ricrescita ed uno di loro mi ha detto: sembri una di New York”.
In merito alla lettera, la maestra ha riferito le parole del segretario di Mattarella, che le ha confessato come il Presidente della Repubblica si sia commosso leggendola. “Io non l’ho ancora letta e solo oggi ho saputo chi l’ha scritta. Credo che la bambina, forse guidata dai genitori, abbia compreso il valore dell’impegno. Le ore di lavoro la domenica pomeriggio a preparare le lezioni, correggere i compiti, tentare di comprendere come lavorare in dad… Per questo ci tengo a dire che Mattarella ha premiato tutti noi insegnanti, il nostro lavoro sommerso”.
In totale sono 33 le onorificenze al Merito della Repubblica Italiana che il Presidente della Repubblica conferirà il prossimo 29 novembre a cittadini che hanno rappresentato “casi significativi di impegno civile, di dedizione al bene comune e di testimonianza dei valori repubblicani”.
15.11.21
No vax e Covid, il medico Amedeo Giorgetti : "Vi curo, ma poi cambiate ambulatorio"
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“Caro paziente, il Covid ha devastato la vita umana e professionale. Fino a oggi, il vaccino è l’unica arma per non ammalarsi. Se ha qualche dubbio o timore, sono a disposizione. Se invece crede che il vaccino sia una pericolosa arma in mano alle multinazionali del farmaco con la connivenza di noi medici di famiglia, è pregato di cambiare ambulatorio perché non tollero queste accuse stupide e offensive.”
14enne picchiata e minacciata perché si rifiuta di indossare il velo: denuncia madre e fratello maggiore
Johnny, clochard italiano in riva alla Darsena di Milano: «Vivo grazie all’aiuto di rider e venditori di rose
Johnny, clochard italiano in riva alla Darsena di Milano: «Vivo grazie all’aiuto di rider e venditori di rose» La gara di solidarietà dei lettori
Johnny, 31 anni, senzatetto dopo la morte dei genitori, ha perso il lavoro interinale e non riesce a pagare l’affitto: «Conciato così non mi prendono neanche per fare il lavapiatti». Vive accanto al distributore di sigarette in piazza XXIV Maggio per chiedere le monetine del resto: «Mi negano anche i centesimi». E per una doccia dai frati c’è la lista d’attesa di un mese
di Andrea Galli
Vita e sopravvivenza di Johnny, italiano 31enne, senza più famiglia, casa e lavoro, stanziale dalle 20 all’alba davanti al distributore di sigarette in corso di Porta Ticinese, prima della Darsena, di fronte al McDonald’s.
Questa la sua storia, questa la sua Milano.
«A volte le cose vanno veloci. Con me, sono andate velocissime. Figlio unico, papà morto di infarto a 57 anni, mamma morta di tumore nel giugno 2020. Avevano una piccola impresa nel tessile: crisi del settore, chiusura, debiti che si sono mangiati i risparmi, casa in affitto che è rimasta una casa in affitto. Non mi piaceva studiare ma non mi sono adagiato a fare il bamboccione: sono stato muratore, ho fatto lunga esperienza nei calzaturifici, ho fatto facchinaggio, traslochi, e via elencando. Nella fase finale della malattia di mia madre sono restato a spasso: c’era la pandemia ma già cominciavano a non rinnovare i contratti prima. Con le agenzie interinali funziona così, hai il periodo di prova, il primo step, il secondo, il terzo, fin quando ti tocca il tempo indeterminato e ti salutano. Avanti il prossimo sfigato, nuovo giro dell’oca. L’affitto costava 600 euro più le spese; l’ultimo mio stipendio era di 800 euro. Ho tirato e tirato, ma alla lunga mi hanno mandato via. Parenti? Qualcuno, in lontane zone d’Italia, ma per orgoglio, per dignità, preferisco non chiedere aiuto. Non voglio farmi vedere conciato così e infatti ok la foto, ma tengo giù il cappuccio... Abitavo nell’hinterland, ma se devo stare per strada tanto vale farlo qui sui Navigli. I locali, i soldi. Ho scelto di fermarmi vicino al distributore, chiedo le monete di resto. Chi abita qui, dopo un po’ sbuffa: «Se mollo un euro di elemosina ogni giorno, fumare mi costa un capitale». Ma non generalizziamo: il titolare del ristorante pugliese mi regala da mangiare. Il signore del negozio di scarpe è cortese. Questi di fianco, invece, piuttosto il cibo che avanza lo buttano nel cesso. I ristoranti asiatici lasciamo perdere, nemmeno una sigaretta danno... Per fortuna ho l’amico del Bangladesh. Vende cappelli di Inter e Milan, le statuette del Duomo, quelle cose lì. Il mattino prende una brioche per me. Cascasse il pianeta. I venditori di rose, se avanzano dei centesimi li allungano. Quelli del McDonald’s mi fanno andare in bagno. Mi pulisco al lavandino. Del resto ho la doccia il 27».
In che senso? «Nel senso che, tanti siamo e tante sono le procedure per il Covid, che la lista d’attesa alle docce pubbliche è infinita. Ho addosso le stesse mutande da una settimana. Le scarpe non le tolgo da un mese. Tra le scarpe sformate e i piedi conciati dal freddo, il rischio è che se le levo poi non mi entrano più. E comunque te le rubano. Motivo per cui nei dormitori non ci vado. Ti portano via tutto, pure gli occhi se non stai attento. Gente che delira, chi schiatta, quello che ti salta addosso… Chiaro, dormo all’aperto, ma lo faccio dalle sette in avanti, quando fa meno freddo. Di notte, meglio stare in piedi».
Tre rider sostano, chiacchierano, ridono tra loro. «Con ’sti cristiani sono in debito. Quando hanno un ordine che torna indietro, perché magari la pizza del fighetto di turno non era bollente e quello non la vuole più, la dividono tra di noi. Dico “noi”: siamo una marea. Hai visto in Darsena? Una marea invisibile. A me non mi vedi dormire. Mi imbosco. Più che altro imbosco la roba: l’altra volta stavo sul tram e mi hanno fregato le salviette umidificate, quelle dei bambini. Sono essenziali, riesci a lavarti un minimo. Anche se adesso arriviamo al vero problema».
Quale? «Ti giuro amico, i locali della zona li ho girati tutti. Per come sono messo, pulirei anche i cessi con le mani. Ma puzzo come una carogna, si capisce che non c’ho una casa, passo per uno non affidabile, e manco a fare il lavapiatti riesco… Mi basterebbe davvero poco, con venti euro ci campo pure quattro, cinque giorni. Però non è il punto. Il punto è che servirebbe un mestiere un attimo stabile, così da avere uno stipendio per un posto letto. Sincerità per sincerità, ho delle denunce per delle risse, robe di strada, di disperazione, ma non ho mai fatto male a nessuno. Non nascondo che quando mi risveglio, circondato dal casino, dalle occasioni — e certo, amico, le occasioni — mi dico, Dio santo, Dio santissimo, ora punto quella passante, le rubo qualsiasi cosa... Invece no, mi calmo, cammino... Ci sono servizi per i poveri ma certi servizi devi prenotarli al telefono e non ce l’ho un cellulare... Ci aiutiamo, tra di noi. Lì in Darsena un altro ragazzo di strada mi ha regalato la cintura. Mi cascavano i pantaloni. Li avevo chiesti in parrocchia, ero disperato, mi avevano dato quelli che avevano. Larghissimi. Pochi giorni fa mi scappava, stavo in una zona di ressa, non c’erano angoli, in un locale non mi facevano entrare manco pregando, non avevo gli spicci per un caffè… Vicino ai palazzi, se gli abitanti mi vedevano chiamavano la polizia… Insomma, mi sono pisciato addosso. Io quella doccia del 27 la sogno più del pane. Pulito, magari qualcuno mi concederà una possibilità. Fidati: me la saprei giocare con chiunque».
"Io, Babbo Natale dei bambini meno fortunati"
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