20.11.21

Per capire la violenza bisognerebbe ascoltare le vittime e incoraggiarle a parlare.ecco perchè celebrò il 25 novembre anche se odio le giornate a tema

   segnalo  questa  interessante  iniziativa  


Quando sei vittima di violenza, domestica, non sei solo una donna che ha subito un trauma con cui dovrà convivere tutta la vita.
Spesso sei anche una madre che ha condiviso quella violenza con i suoi figli, che la condivide, che ha il dovere di esorcizzarla.
In un sforzo continuo e in divenire: perché il violento non si arrende mai. Non è mai una dinamica post traumatica, ma sempre in elaborazione. Così come il pericolo e la minaccia.La natura dell'orco è quella di continuare nel suo intento distruttivo, utilizzando i mezzi a propria disposizione (altre persone, ricorsi legali, minacce sui social, aggressioni, violenza economica, subalterni o sottoposti, nuove partners, denigrazioni costanti, sistemando magari testimoni in case e macchine più comode per le ritrattazioni in tribunale) e soprattutto accanendosi sui figli a cui viene fatta pagare la non sottomissione della madre alla violenza.
In tutto questo, le istituzioni vanno a rilento.
Peraltro la vittima di violenza non può nemmeno indicare come catarsi la causa del suo calvario. Il suo calvario, pur avendo un' identità precisa, un nome e cognome, non può essere nominato. Benché indagato, rinviato a giudizio, conosciuto dalle forze dell'ordine e anche dal resto del mondo, gode di una sorta di complicità mafiosa per la quale può continuare ad agire indisturbato, (peraltro facendo pure altre vittime) ma da innocente fino a terzo grado di giudizio, così come vuole il nostro stato di diritto.La vittima di violenza si trova così in una sorta di alienazione in cui non può nemmeno giovarsi della parola condivisa come alleggerimento. Vive come una malata senza però poter dire di cosa soffre, legge negli occhi dei suoi figli la richiesta disperata di soluzione, e vive con la rassegnazione di dover morire di un male che non ha cura.La cura, in realtà, esiste: solidarietà e riprovazione sociale della violenza.E invece accade il contrario: solidarietà al carnefice e riprovazione sociale della donna che parla e che non è stata zitta, mettendo tutti in imbarazzo.Ogni giorno le donne muoiono di morte fisica, sociale, psicologica, e con loro muoiono i loro figli, semplicemente perché è più comodo accettare un uomo violento che non una donna che dice la verità.E Patrizia Cadau una dei relatori ne sa qualcosa: è una sopravvissuta e continua a denunciare la violenza e i suoi merdosi complici finché avrà respiro e lucidità per farlo.

19.11.21

ci sono donne ed è il caso di Alessia Marcuzzi C’è solo una donna che, nel 2021, risponde a una domanda su di lei senza tabù o ipocrisie. A suo agio col proprio corpo. E soprattutto - tenetevi forte - libera.

  cazzeggiando un po' per  prendere  sonno    ho trovato questo intervento  di 

Quante sciocchezze, quanta ipocrisia, quanta cattiveria gratuita è piovuta addosso in queste ore su Alessia Marcuzzi. La sua “colpa”? Durante una diretta Instagram, a precisa domanda di un follower: “pro o contro i vibratori?”, ha risposto nel modo più naturale del mondo, mostrandone uno nell’armadio. Apriti cielo! “Ma non ti vergogni?” “Che schifo”. “Tienitele per te queste cose!” le hanno scritto. Vi svelo un segreto, cari bigotti sessuofobici, non c’è nessuna esibizione, ostentazione, nessuna perversione o mania di protagonismo né probabilmente alcuna “sfida” al patriarcato (anche se è un buon inizio).C’è solo una donna che, nel 2021, risponde a una domanda su di lei senza tabù o ipocrisie. A suo agio col proprio corpo. E soprattutto - tenetevi forte - libera. Se la cosa vi scandalizza, cambiate canale, pagina, epoca. Non è difficile.

Ora i commenti in assoluto migliori sono quelli dei moralisti finti disinteressati passivi aggressivi.
Quelli del genere: “Cosa ce ne frega a noi?”.
Infatti sulla pagina Instagram, le hanno fatto una DOMANDA, ha dato una RISPOSTA.
Il fatto che poi sia diventata una notizia dimostra solo una cosa: che parlare liberamente in pubblico di un vibratore in Italia, nel 2021, per una donna è ancora un tabù. Tranquilli, la sessuofobia è curabile. Ma, se non trattata adeguatamente, in certi casi ti fa diventare anche senatore... 😉



18.11.21

Laura Cosseddu: la sopravvissuta al Covid che mette ko Nunzia Schilirò facendo quello che dovrebbe fare un giornalista serio

 Questa donna si chiama Laura Cosseddu,


sopravvissuta al Covid, che le ha portato via il compagno dentro una camionetta senza un funerale, un saluto, nulla. Ieri sera ha avuto di fronte a Non è l’Arena la vicequestore No Pass Nunzia Schillirò.



E in poche parole, di un’intelligenza e una dignità straordinarie, le ha dato una di quelle lezioni di vita che raramente capita di sentire. “Non mi parli per favore di libertà. Perché la libertà che voi No Green Pass avete ce l’avete per noi 45 milioni di italiani che ci siamo vaccinati. Io non lo faccio per me. Io mi vaccino per il prossimo, mi vaccino per mia madre, mi vaccino per le persone che mi stanno accanto. Voi non avete idea di cosa sia il Covid e vi auguro di non saperlo mai. Lei capisce? No, lei non capisce. Io ho perso mio padre di cancro, ho perso tante persone care, ma questa morte è diversa. Quella persona sparisce e non la vedi più. Voi non avete idea di cosa state parlando. Non ci vuole il Green Pass, ci vuole il Super Green Pass, voi non vaccinati dovreste finire in lockdown, perché a voi non interessa niente del prossimo, vi interessa soltanto della vostra libertà come principio, ma della libertà non sapete nulla, la libertà è un fatto sociale non privato.” Grandiosa. Semplicemente grandiosa. Quello che nessun giornalista è riuscito a fare, lo ha fatto lei, smontando un pezzo dopo l’altro, in diretta tv, i deliri di questa apprendista virologa e mesi e mesi di vergognosa propaganda No pass.

cosa passa per la testa di un femminicida di ®© ❤ Madre Terra e amici di ❤ Roberta Broccia

Le  donne    in questo  caso    riesco  ad  esprimere   meglio    le loro  emozioni      davanti  a  simili fatti  .  Ecco quindi  che ammutolito  riporto   il post  ( eccetto il titolo     che  è  mio )     di  un mio utente    Facebook     


Era di origini sarde Elisa Mulas, la madre uccisa a Sassuolo assieme ai suoi due bambini e sua madre e null'altro sono riuscito a trovare su di lei nei maggiori mezzi di informazione.
Di lei si sa che si era separata una prima volta da un marito con cui aveva avuto una ragazzina oggi 11enne, un marito poi che era stato denunciato per violenza domestica.
Poi l'incontro col nuovo compagno di origini tunisine, da cui erano nati due figli, uno di 5 e l'altro di 3.
La domanda che ci facciamo tutti è cosa può spingere un uomo a commettere quattro delitti uno dietro l'altro, contro una donna che era anche mamma, contro due anime innocenti senza colpa, sangue del suo
sangue, circuiti con due ovetti kinder per riuscire ad entrare in casa, e contro un altra donna, sua suocera madre di lei e anche nonna ...
In molti oramai lo ripetono da troppo tempo, c'è questa visione malata da parte di molti uomini sul possesso di una donna, come se fosse un animale da batteria, un soggetto da utilizzare solo per i propri bisogni e soddisfacimenti, come se dentro quel corpo non battesse una intelligenza, un' anima, un cuore di mamma, pieno d'amore per i suoi figli.
Nonostante le denunce era rimasta sola, le istituzioni come sempre aspettano l'ineluttabile prima di muoversi, appunto quando i fatti criminali si compiono.
Era sarda, e ben pochi in Sardegna hanno detto qualcosa per lei, nemmeno a livello politico, nessuna preghiera per lei e i suoi angeli, che con un gesto eroico e improbabile ha cercato di sottrarre a quelle furia cieca e omicida...niente da aggiungere..
  

cosa è la felicità ?

  dialogando   con  *****  su   cosa   è  la  felicità  e   i suoi limiti 


 mi    viene  da  canticchiare  una canzone  della mia infanzia il cui  ritornello è  : 


[..] Senti nell'aria c'è già
la nostra canzone d'amore che va
come un pensiero che sa di felicità.
Senti nell'aria c'è già
un raggio di sole più caldo che va
come un sorriso che sa di felicità.

 su   https://lyricstranslate.com il resto del testo



Mentre cercavo il testo della canzone citata , a voi indovinare o andare sull'url per sapere o ricordare , visto che sono famosi nonostante siano passati 40 anni dalla prima esecuzione , chi sono gli esecutori ho ricevuto la notifica di un account che seguo che riportava la storia che trovate sotto
Quindi credo che la risposta sia in storie come queste perchè ci sono persone che scelgono di Vivere la propria vita seguendo un percorso non lineare perchè << la retta è per chi ha fretta >> che sono felici di vivere in questo mondo ma non appartenerci. La speranza sono le Persone che ancora hanno voglia di non arrendersi e trovare anche nella malattia del partner la forza di vivere ed accettarla

Ed  ecco la storia  d'oggi 


Lei è Alketa. Nasce a Kavaje, in Albania, nel 1993. Abita con la nonna e la mamma. Il suo papà è in Italia, ogni tanto manda una busta con i soldi, ma non bastano mai. Alketa non ha coperte per la notte, i suoi vestiti cadono a pezzi, i giocattoli non sa neanche cosa siano. Ha 4 anni. La porta di casa si apre. Il padre è tornato, le ha portato in regalo una bicicletta. Alketa piange di gioia. La bicicletta che Alketa ha ricevuto dal papà, era il primo gioco che avesse mai avuto, e anche la prima bici di tutto il villaggio.
Ma le sorprese non sono finite. Il papà dice che arrivato il momento di andare in Italia, tutti e tre

 


insieme. Alketa è felice, la famiglia è finalmente riunita, anche se la nuova realtà non è tutta rose e fiori. Condivide una casa con altre persone, le stanze sono sporche, si dorme ammassati, ci si lava in un catino. Quella vita dura un anno, poi cominciano traslochi e viaggi della speranza. Alketa rimpiange la sua casetta, la sua nonna, si sente una naufraga nel mare in tempesta. Dopo tanto girovagare, si stabiliscono a Monza. Mamma e papà lavorano tutto il giorno, Alketa cresce sola. Niente sport, uscite con gli amici, vestiti solo regalati. Ha 19 anni. Conosce un uomo. Si chiama Stefano, è un po’ più grande di lei, ma è buono, e affettuoso. Tra le sue braccia Alketa si sente al sicuro. Finalmente ha uno scoglio a cui aggrapparsi. Mette insieme i pezzi della sua vita, trova un lavoro, una casa, si gode un po’ di serenità. Dura due anni, poi Stefano non si sente bene.



 I medici parlano di sclerosi multipla. Alketa boccheggia, ancora una volta è in balia delle onde. Stefano la guarda negli occhi. Amore, sei giovane, non sprecare tempo con me, vai, vivi la tua vita. Alketa è sfinita, ma questa volta punta i piedi. Ha trovato il suo posto, e lo difenderà con le unghie e con i denti.

Stringe Stefano a sé. Io non ti lascio neanche morta. Anzi sai cosa ti dico? Sposiamoci! Lui è spiazzato, piange, ride. In meno di un anno sono marito e moglie. Affrontano insieme la tempesta, compatti, coraggiosi. Poi un giorno, compare un raggio di sole. Si chiama Alice, ed è la bambina più bella del mondo. Alketa prende sua figlia tra le braccia, guarda suo marito, la loro casa. Ha impiegato 28 anni, ma alla fine l’ha trovata. Sì, quella è la sua felicità.

17.11.21

come prendere i fondelli i media e farti pubblicità a costo zero . Il caso di Fedez che finge di candidarsi e fondare un partito per pubblicizzare il suo ultimo disco

Il peggior analfabeta è il politicamente analfabeta. Non sente niente, non vede niente, non partecipa alla vita politica. Non sembra sapere che il costo della vita, il prezzo dei fagioli, della farina, dell’affitto, delle medicine, siano tutti basati su decisioni politiche. Si sente persino orgoglioso della sua amorfa politica, si gonfia il petto e dice che odia la politica. L’idiota non sa che dalla sua mancanza di partecipazione pubblica deriva l’esistenza di una prostituta, del bambino abbandonato, del ladro e, peggio di tutto, dei funzionari corrotti, dei lacchè delle multinazionali sfruttatrici […] >>

                                   Bertol Brecht    drammaturgo tedesco  (   1898 – 1956  ) 


 premetto che Fedez    non mi  è  mai piaciuto nè  musicalmente   nè  per  i  suoi atteggiamenti  da  radical chic  . Ma   qui  è stato  geniale   ed  sagace  ad  averli presi  per  il  .... sedere. Quello che mi spaventa  è  l'analfabetismo    funzionale  sempre  più  diffuso    non solo   tra la massa ma  anche  dai  giornalisti   e critici    vedi  il     caso  Checco Zalone    del suo   falso  promo   (  in realtà  era  una  canzone   e nel film  non risultava  niente  del   video  usato per  promuoverlo   ) 





  per  film   Tolo Tolo  . Adesso anche   fra  i  giornalisti ( salvo pochi  )    che non  s'accorgono    di  come     se  non   a posteri   di  come   gli  si    abbia presi per  il sedere  .  Fedez  si è tolto  una piccola soddisfazione    verso quelli     che  lo   "bollano "come lo stupidotto   solo   perchè  come  titolo di studio ha  la  terza media  .  Infatti  << Fedez ha frequentato il liceo artistico statale Umberto Boccioni di Milano con indirizzo beni culturali. Purtroppo però non si è diplomato, ha lasciato la scuola al quarto anno e si è concentrato sulla musica.>> 
<< Il suo è stato >> sempre secondo quanto ha riportato quest articolo   di  https://www.altranotizia.it/2021/08/19 << un percorso scolastico per certi versi complicato e molto impegnativo, fatto di ostacoli. Questo è un motivo per cui viene spesso attaccato dagli haters. Con il tempo ha dimostrato di essere ugualmente attento ai temi sociali e soprattutto di avere una grande cultura sviluppata da autodidatta.>>Quindi gli  stupidotti  sono quei giornalisti     che  invece  d'aspettare     o  farsi qualche  domanda   per una settimana   hanno abboccato   a  ciò    che   F  ci  ha   fatto credere (a chi voleva crederci, s'intende) che   voleva  candidarsi  . Per  poi   accorgersene  a posteri   come dimostra  questo editoriale        su il FQ  d'oggi  

  ma  solo  dopo  questo  video  in  cui  fa  la  parodia    del discorso con cui Silvio Berlusconi annunciò il proprio impegno in politica  è  stato chiaro     soprattutto  a chi    ha  preso abbagli   che  F  stesse  

  

pubblicizzando    \  promovendo    quasi  a costo  zero  cioè    senza  interviste  ( la  maggior parte  spiaggiate  )    o presenza  nei  salotti  tv  di MediasetRai  .   Ci  sono cascati tutti   compreso    il  Cazzaroverde  


l'unico   che   si  è  posto  dei  dubbi  , ma   poco  convincenti  è stato il  sito https://www.open.online/ in  quest  articolo  del    10 NOVEMBRE 2021 - 13:47




Fedez registra il dominio fedezelezioni2023.it. Candidatura in vista o trovata pubblicitaria? 
Il cantante non ha mai fatto segreto della sua passione per la cosa pubblica, prendendo posizione su diversi temi sociali, dalla legalizzazione delle droghe leggere ai diritti lgbtqi+
10 NOVEMBRE 2021 - 13:47
                                           di Felice Florio



Che ci sia Federico Leonardo Lucia dietro la registrazione del dominio www.fedezelezioni2023.it è indubbio: come riferisce il Corriere della Sera, a comprare l’indirizzo del sito web è stata la Zdf, società che fa capo all’artista. «Dalla Zdf mi è arrivata via mail una richiesta di attivare questo dominio in data odierna, 10 novembre», ha confermato il responsabile dell’area informatica della società all’Adnkronos. Resta da capire se l’iniziativa di Fedez è una vera discesa nel campo della politica o semplicemente un’operazione commerciale. Il riferimento dello Uniform Resource Locator alle elezioni del 2023 è trasparente: si tratta della tornata elettorale per il rinnovo di Camera e Senato, al termine della XVIII legislatura. Ed è altrettanto evidente la passione che Fedez, negli ultimi mesi, ha riversato nell’agone politico: primo tra i sostenitori del ddl Zan, si è speso per la causa dei diritti della comunità lgbtqi+ senza evitare scontri frontali con deputati e senatori. Ormai sono quasi dieci anni che il cantante si schiera pubblicamente sui temi sociali che gli stanno più a cuore, partecipando a talk televisivi – celebre la lite con l’ex senatore Carlo Giovanardi – e criticando dai palchi dei suoi concerti parte della classe dirigente attuale. Tuttavia, va sottolineato che un anno e mezzo di tempo per prepararsi a una candidatura alle politiche è poco, specialmente se si corre senza un partito strutturato alle spalle. Certo, Fedez non partirebbe da zero per la campagna elettorale: il pacchetto di follower, suo e della consorte Chiara Ferragni, sono un bacino che fa gola a tanti politici di mestiere. Ma nel segreto dell’urna, la trasformazione dei seguaci in voti non è automatica.


Ora  come   fa  notare     questo  mio contatto  commentando   questo  mio post  su  fb    (  qui  il resto  del  commenti   )  





Roberto Cocco

Il problema è ancora più grave se l’analfabetismo funzionale lo si unisce con l’analfabetismo informatico. Entrambi sono abbastanza comuni anche nelle generazioni più giovani, soprattutto l’analfabetismo informatico relativo (che è un tipo di analfabetismo informatico). E attenzione, tutto ciò non è per forza legato al grado di istruzione scolastico.

  con questo  è  tutot  . meditate  gente   meditate  












16.11.21

a 91 anni Nives Nives Fozzer, ha stabilito il primo record europeo indoor di categoria nel lancio del peso ., l'amore che non ti aspetti

da un mio altro    punto di raccolta     di storie  ai margini  o  tappabuchi   dei  media  mainstream







Lei è Nives. Nasce a Trieste nel 1930. È una bambina vivace, gattona per casa, sgambetta da una parte e dall’altra, poi comincia a correre ed è impossibile starle dietro. I genitori la piazzano su un campo di atletica. Vai, sfogati. Nives schizza via, veloce come un fulmine. Ha 6 anni. Partecipa alla sua prima gara, e sbaraglia tutti. Vince trofei e medaglie, tra una corsa e l’altra trova pure il tempo di dedicarsi al pattinaggio, al tennis, e al ciclismo. Si cimenta nella pallavolo, riesce bene anche nella pallacanestro. Sono gli anni Quaranta, c’è la guerra. Nives corre per lasciarsi la paura alle spalle. Un giorno sente un gran fischio e un rumore assordante. Centinaia di bombe piovono dal cielo. Nives si affretta verso casa, la trova sventrata. Non hanno nulla di meglio, continuano a vivere sotto quelle mura, senza tetto, tra le macerie. Nives percorre la città in lungo e in largo, procura cibo, acqua, è instancabile. Torna la pace, Nives si dedica alla scherma, al golf e al tiro con l’arco, e già che c’è strappa anche un bel record. È il
1959. Nives corre i quattrocento metri in meno di un minuto. Festeggia l’importante traguardo facendo il giro dell’isolato. Sui campi di atletica conosce Bruno, scoppia l’amore. È tempo di fermarsi e mettere
su famiglia? Macché. Anche lui è uno sportivo. Gareggiano insieme, sono la coppia d’assi delle competizioni. È il 2006. Nives ha 76 anni. È in pista, ma le sue ginocchia fanno le bizze. I medici sono chiari. Usura delle cartilagini. Signora, non ha più l’età, si rassegni. Nives se la ride. Niente corsa? Bene, si dà al lancio del martello, del disco e pure del giavellotto. È il 2013. Nives ha 83 anni. Dopo una vita insieme, dice addio al marito, con una promessa. Lo sport ci ha uniti, continuerò a praticarlo finché avrò fiato. Oggi ha 91 anni, si alza alle nove, fa colazione con lo zabaione, mangia molta carne, poco pesce, poi esce ad allenarsi. Di fiato ne ha ancora tanto. La sua ultima fatica? Il campionato di Pentathlon dei lanci. Non poteva tirarsi indietro, cadeva proprio il giorno della scomparsa del suo amato Bruno. 


Nel  quale   Quest’anno ad Ancona, Nives ha stabilito il primo record europeo indoor di categoria nel lancio del peso. La settimana dopo a Roma si è superata e ha lanciato ancora più lontano. Due record in due settimane.




la seconda storia  

Lei è Melissa. Vive a Palermo. Ha 11 anni. La sua mamma e il suo papà dicono che le vorranno ancora più bene, ma che non staranno più tutti insieme sotto lo stesso tetto. Melissa ora è figlia di genitori separati. Passa molto tempo a casa della nonna, si annoia, scende in oratorio, dove ci sono tante facce nuove. Una è proprio bella, sorridente. Il suo nuovo amico si chiama Danilo, ha più o meno la sua età. Anche i suoi genitori gli vogliono tanto bene. Sarà per questa sorte comune, sarà perché Danilo la capisce e la protegge, fatto sta che diventano migliori amici. Gli anni passano, Melissa e Danilo vivono i loro primi amori, ma quando hanno bisogno, si cercano e si trovano. Melissa ha 17 anni. Conosce un ragazzo, perde la testa, nel senso che si abbandona e si lascia trasportare nella terra di nessuno Lui è geloso, la vuole tutta per sé, esige e ottiene l’esclusiva degli affetti. Melissa commette il più grande
errore della sua vita, allontana le persone care, specie quelle di sesso maschile. Danilo viene sacrificato sull’altare di una relazione di coppia scaduta. Accusa il colpo e si fa da parte. Melissa è libera di


sopravvivere a uso e consumo del suo fidanzato. Passano nove anni. Un bel giorno si sveglia e si guarda allo specchio. Non si riconosce, si sente svuotata, infelice. Deve fare qualcosa, prima che sia troppo tardi. Insieme a te non ci sto più, guardo le nuvole lassù, cercavo in te, le tenerezze che non ho, quella persona non sei tu, finisce qua. Melissa torna a respirare, rialza la testa, si guarda attorno. Dove sono finiti tutti? È una donna di 28 anni stravaccata sul divano davanti a un film che ha visto cento volte, ancora con le lacrime agli occhi, come la prima. Lo aveva visto con Danilo, il suo vecchio amico del cuore. Chissà in quale parte del mondo stanno brillando i suoi occhi. Prende il telefono, ci mette un po’ a realizzare che gli ha scritto un messaggio. Sono passati tre anni. Melissa e Danilo ora sono marito e moglie, e hanno avuto una bambina. L’amore della sua vita era accanto a lei, ci ha messo tanto per capirlo.

La storia della maestra che lotta contro il cancro restando con i suoi alunni che ha “commosso” Mattarella

 Alcuni li chiameranno  incoscienti  ed  imprudenti e  si comportano  ( nessuno escluso  a volte  ci  casco pure  io  )   come   quelli del meme  a     sinistra  .  Ma    per  me  e  per    altri  come  la  mia   utente  fb 

Gisella Rossi Rossa
indubbiamente una grande Donna, e sono certa che la forza che le veniva dai suoi ragazzi sia stata una grande terapia, oltre che un grosso esempio per i suoi ragazzi
Ora qualcuno\a  dirà   che   se ne trovano  a migliaia  di storie  del  genere  . 
Certo Di belle e brave persone ce ne sono tante, sono la maggioranza ed
è giusto metterle in evidenza e prenderle ad esempio ,ma purtroppo rimangono nell'ombra e nel silenzio . Inoltre Storie come questa sono linfa vitale per continuare a svolgere il nostro lavoro con passione e serenità. Ovviamente, la cosa più importante è che la collega vinca la sua battaglia contro il cancro e guarisca. Auguri !!!


La storia della maestra che lotta contro il cancro restando con i suoi alunni che ha “commosso” Mattarella

Annamaria Valzasina, maestra 59enne di Bollate, sarà premiata il prossimo 29 novembre dal Presidente della Repubblica: la sua storia, raccontata da una sua alunna, è un esempio di umanità e forza d’animo

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annamaria valzasina maestra bollate cancro studenti onorificenza mattarella

Il prossimo 29 novembre Annamaria Valzasina, 59 anni, maestra alla scuola elementare Antonio Rosmini di Bollate (Milano), verrà insignita dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana da Sergio Mattarella. Il Presidente della Repubblica è venuto a conoscenza della storia della donna da una lettera scrittagli da una sua giovane alunna, che ha voluto raccontargli quanto fosse speciale la sua insegnante. Annamaria, infatti, è malata di cancro, ma pur di non trascurare la sua classe a conclusione del ciclo delle elementari, ha nascosto la malattia agli studenti e organizzato le terapie chemioterapiche e radio nei momenti di pausa dal lavoro.“Faccio ancora fatica a crederci”, ha raccontato a Adnkronos. “Quando ieri è squillato il telefono ed ho avuto l’annuncio dal Quirinale – ha spiegato – pensavo fosse uno scherzo. Non sapevo nulla della lettera. Io ho fatto il mio dovere, quello che sentivo giusto fare e che fanno quasi tutti gli insegnanti. Questo premio va a loro, dalla scuola dell’infanzia all’università. Non sono l’unica a meritarmelo. Siamo tutti così. Mattarella ha premiato tutti noi”. Suo marito e i suoi figli, preoccupati per le sue condizioni di salute, erano contrari alla sua decisione di concludere il percorso con la classe di cui era l’unica insegnante. “E poi – aggiunge – il lavoro per me è stata una terapia, una medicina. Andavo a scuola, non pensavo e mi stupivo… come quando tolta la parrucca mi sono presentata in classe con i capelli grigi in ricrescita ed uno di loro mi ha detto: sembri una di New York”.
In merito alla lettera, la maestra ha riferito le parole del segretario di Mattarella, che le ha confessato come il Presidente della Repubblica si sia commosso leggendola. “Io non l’ho ancora letta e solo oggi ho saputo chi l’ha scritta. Credo che la bambina, forse guidata dai genitori, abbia compreso il valore dell’impegno. Le ore di lavoro la domenica pomeriggio a preparare le lezioni, correggere i compiti, tentare di comprendere come lavorare in dad… Per questo ci tengo a dire che Mattarella ha premiato tutti noi insegnanti, il nostro lavoro sommerso”.

In totale sono 33 le onorificenze al Merito della Repubblica Italiana che il Presidente della Repubblica conferirà il prossimo 29 novembre a cittadini che hanno rappresentato “casi significativi di impegno civile, di dedizione al bene comune e di testimonianza dei valori repubblicani”.

15.11.21

No vax e Covid, il medico Amedeo Giorgetti : "Vi curo, ma poi cambiate ambulatorio"

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Si è sentito dire di tutto. “Non mi fido”. “Non è vero niente”. “Chissà cosa ci mettete dentro...”Alla fine Amedeo Giorgetti, 65 anni, medico di famiglia di Recanati, ha detto basta. Ha affisso fuori dalla porta dello studio un cartello che recita:
“Caro paziente, il Covid ha devastato la vita umana e professionale. Fino a oggi, il vaccino è l’unica arma per non ammalarsi. Se ha qualche dubbio o timore, sono a disposizione. Se invece crede che il vaccino sia una pericolosa arma in mano alle multinazionali del farmaco con la connivenza di noi medici di famiglia, è pregato di cambiare ambulatorio perché non tollero queste accuse stupide e offensive.”
Li curerà, perché questo è quel che prevede il giuramento di Ippocrate e la deontologia professionale. Ma, una volta superata la malattia, li ricuserà. Il gesto forte contro no vax è stato annunciato dal dottor Amedeo Giorgetti che ha il suo ambulatorio nel centro di Recanati, la città natale di Giacomo Leopardi. E fuori dal suo studio ha già affisso un messaggio evocativo che serve da monito a tutti i suoi pazienti che ancora non si sono vaccinati. Dopodiché, una volta guarito, Giorgetti andrà direttamente alla Asl e ricuserà il paziente no-vax. Lo ha già fatto. Il messaggio è chiarissimo.

Infatti ecco cosa scrive https://www.open.online/ del 15 NOVEMBRE 2021 - 07:28

Il medico di famiglia stufo dei pazienti No vax: «Basta farmi prendere a pesci in faccia: li guarisco e li mollo»
                                di Giovanni Ruggiero




Nella chat con oltre mille esperti tra medici e giuristi anti Covid, il medico di Recanati ha già raccolto grande sostegno: dopo il cartello affisso alla porta del suo ambulatorio, non ha più intenzione di tollerare pazienti che rifiutano il vaccino
La rivolta dei medici di famiglia contro i No vax parte dalla piccola Recanati, con il dottor Amedeo Giorgetti fermamente convinto a rinunciare ai suoi pazienti se continuano a rifiutare con ostinazione il vaccino anti Covid. Intervistato dal Corriere della Sera, il medico racconta di aver già raccolto grande sostegno tra i colleghi che animano la chat «Renaissance team vs Covid», un gruppo di oltre mille
professionisti che vanno da Matteo Bassetti al presidente di Gimbe Nino Cartabellotta, passando per componenti del Cts e dell’Iss, ma che aderiscono al gruppo a titolo personale per un confronto continuo sulla lotta alla pandemia. Quello spinto dal dottor. Giorgetti è un ribaltamento di fronte nel completato e spesso esasperante rapporto con chi di farsi curare non ha alcuna intenzione. Tutto sarebbe partito quando il medico ha affisso fuori dalla sua porta un cartello che è tutto un programma: «Caro paziente, il Covid ha devastato la vita umana e professionale. Fino a oggi, il vaccino è l’unica arma per non ammalarsi. Se ha qualche dubbio o timore, sono a disposizione. Se invece crede che il vaccino sia una pericolosa arma in mano alle multinazionali del farmaco con la connivenza di noi medici di famiglia, è pregato di cambiare ambulatorio perché non tollero queste accuse stupide e offensive».
«Chissà cosa ci mettete dentro»
L’intenzione di Giorgetti è di andare direttamente alla propria Asl e ricusare il paziente No vax, ovviamente: «Solo dopo averlo guarito». E un caso c’è già stato: «Un mio paziente 55enne – spiega il medico – obeso, iperteso e diabetico, col quale da sei mesi sto discutendo per cercare di convincerlo a fare il vaccino e lui: “No, per carità, chissà che mi mettete dentro”. È risultato positivo al tampone». L’equipe medica Usca, spedita da Giorgetti, lo ha seguito per le cure domiciliari, è guarito e a quel punto le strade tra i due si sono separate: «Gli ho detto che una volta guarito avrebbe dovuto cambiare medico. Così ha fatto, per fortuna sua e mia». Il messaggio che Giorgetti vuole lanciare è chiaro: «Basta avere a che fare con gente mi tratta a pesci in faccia e quando prende il Covid non solo pretende di ricevere immediatamente assistenza, ma usa arroganza. Voglio dare un segnale forte ai No vax: se continuate così, il vostro medico vi lascia».

14enne picchiata e minacciata perché si rifiuta di indossare il velo: denuncia madre e fratello maggiore


CRONACA ITALIA 15 NOVEMBRE 2021, 14:43
14enne picchiata e minacciata perché si rifiuta di indossare il velo: denuncia madre e fratello maggiore


                    BARBARA BUFFA 

Un'adolescente ha denunciato madre e fratello che per mesi l'hanno picchiata e minacciata per via della sua scelta di non indossare il velo islamico. Aperte le indagini sul suo caso.



Una 14enne è stata maltrattata per mesi dai familiari nella sua casa di Ostia.
Un’adolescente di religione islamica è stata maltratta e picchiata per mesi dalla madre e dal fratello, per via della sua scelta di non indossare il velo. La giovane ha sofferto a lungo in silenzio prima di decidere di rivolgersi ai carabinieri della stazione di Ostia, denunciando quanto vissuto fra le mura domestiche. Sul suo corpo sono state individuate ferite dovute alle aggressioni. Picchiata e minacciata da madre e fratello perché non vuole indossare il velo islamico


La madre 39enne e il fratello di 17 anni, spiega Il Corriere, l’avrebbero picchiata perché non seguiva gli obblighi della religione islamica e si rifiutava di indossare il velo per strada. I due l’avrebbero anche minacciata di portarla in Bangladesh, loro Paese d’origine, se non avesse accettato di obbedire agli ordini imposti.
14enne denuncia madre e fratello per maltrattamenti
Secondo quanto riferito da OstiaTv.it, la giovane avrebbe deciso di parlare con una sua insegnante delle continue aggressioni subite.
Quest’ultima avrebbe ascoltato il suo racconto, accompagnandola poi presso la stazione dei Carabinieri di via dei Fabbri Navali di Ostia. Qui ha potuto rendere noto alle autorità il resoconto dei maltrattamenti subiti, denunciando madre e fratello. Dopo averla ascoltata, i carabinieri l’hanno accompagnata all’ospedale Grassi per farla medicare. In seguito a un’aggressione subita da parte del fratello infatti, la giovane riportava graffi e ferite alla testa e alle braccia. I medici hanno decretato per lei alcuni giorni di prognosi. Ora la 14enne si trova in una struttura protetta ed è stata affidata ai servizi sociali.
Attualmente è inoltre seguita da alcuni psicologi.
L’ultimo maltrattamento subito dall’adolescente risalirebbe alla fine della scorsa settimana. Le forze dell’ordine hanno aperto le indagini sul suo caso. Gli investigatori hanno intenzione di comprendere se vi siano altri familiari coinvolti nella vicenda.
1522: il numero per denunciare la violenza
Il caso della giovane aggredita dai familiari a Ostia contribuisce a tracciare il triste disegno delle molte facce della violenza sulle donne. Solo nel secondo trimestre del 2021 il numero di richieste d’aiuto con chiamate al numero di pubblica utilità contro la violenza sulle donne è aumentato del 6,7%.
Dati Istat mostrano chiaramente che i mesi caratterizzati dal periodo di lockdown sono corrisposti con un netto aumento della violenza fra le mura domestiche.
Il numero 1522 nasce per prestare soccorso e supporto a tutte le donne che scelgono di chiamare e denunciare le violenze subite. Si tratta di un numero gratuito e disponibile 24 ore su 24, gestito da operatrici disponibili ad ascoltare le segnalazioni di chi chiama. L’accoglienza è disponibile in italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo.
La maggior parte delle donne che si mettono in contatto con il 1522 denuncia la violenza fisica come violenza principale.
Di tutte le forme di violenza subite però, quella psicologica risulta essere la più frequente.

Johnny, clochard italiano in riva alla Darsena di Milano: «Vivo grazie all’aiuto di rider e venditori di rose



dopo   quella  raccontata     qui   su  queste  pagine ecco  Ancora   un altra storia  ai margini 

 corriere della sera 10 novembre 2021 | 07:46


Johnny, clochard italiano in riva alla Darsena di Milano: «Vivo grazie all’aiuto di rider e venditori di rose» La gara di solidarietà dei lettori
Johnny, 31 anni, senzatetto dopo la morte dei genitori, ha perso il lavoro interinale e non riesce a pagare l’affitto: «Conciato così non mi prendono neanche per fare il lavapiatti». Vive accanto al distributore di sigarette in piazza XXIV Maggio per chiedere le monetine del resto: «Mi negano anche i centesimi». E per una doccia dai frati c’è la lista d’attesa di un mese


                             di Andrea Galli






Vita e sopravvivenza di Johnny, italiano 31enne, senza più famiglia, casa e lavoro, stanziale dalle 20 all’alba davanti al distributore di sigarette in corso di Porta Ticinese, prima della Darsena, di fronte al McDonald’s.
Questa la sua storia, questa la sua Milano.



«A volte le cose vanno veloci. Con me, sono andate velocissime. Figlio unico, papà morto di infarto a 57 anni, mamma morta di tumore nel giugno 2020. Avevano una piccola impresa nel tessile: crisi del settore, chiusura, debiti che si sono mangiati i risparmi, casa in affitto che è rimasta una casa in affitto. Non mi piaceva studiare ma non mi sono adagiato a fare il bamboccione: sono stato muratore, ho fatto lunga esperienza nei calzaturifici, ho fatto facchinaggio, traslochi, e via elencando. Nella fase finale della malattia di mia madre sono restato a spasso: c’era la pandemia ma già cominciavano a non rinnovare i contratti prima. Con le agenzie interinali funziona così, hai il periodo di prova, il primo step, il secondo, il terzo, fin quando ti tocca il tempo indeterminato e ti salutano. Avanti il prossimo sfigato, nuovo giro dell’oca. L’affitto costava 600 euro più le spese; l’ultimo mio stipendio era di 800 euro. Ho tirato e tirato, ma alla lunga mi hanno mandato via. Parenti? Qualcuno, in lontane zone d’Italia, ma per orgoglio, per dignità, preferisco non chiedere aiuto. Non voglio farmi vedere conciato così e infatti ok la foto, ma tengo giù il cappuccio... Abitavo nell’hinterland, ma se devo stare per strada tanto vale farlo qui sui Navigli. I locali, i soldi. Ho scelto di fermarmi vicino al distributore, chiedo le monete di resto. Chi abita qui, dopo un po’ sbuffa: «Se mollo un euro di elemosina ogni giorno, fumare mi costa un capitale». Ma non generalizziamo: il titolare del ristorante pugliese mi regala da mangiare. Il signore del negozio di scarpe è cortese. Questi di fianco, invece, piuttosto il cibo che avanza lo buttano nel cesso. I ristoranti asiatici lasciamo perdere, nemmeno una sigaretta danno... Per fortuna ho l’amico del Bangladesh. Vende cappelli di Inter e Milan, le statuette del Duomo, quelle cose lì. Il mattino prende una brioche per me. Cascasse il pianeta. I venditori di rose, se avanzano dei centesimi li allungano. Quelli del McDonald’s mi fanno andare in bagno. Mi pulisco al lavandino. Del resto ho la doccia il 27».
In che senso? «Nel senso che, tanti siamo e tante sono le procedure per il Covid, che la lista d’attesa alle docce pubbliche è infinita. Ho addosso le stesse mutande da una settimana. Le scarpe non le tolgo da un mese. Tra le scarpe sformate e i piedi conciati dal freddo, il rischio è che se le levo poi non mi entrano
più. E comunque te le rubano. Motivo per cui nei dormitori non ci vado. Ti portano via tutto, pure gli occhi se non stai attento. Gente che delira, chi schiatta, quello che ti salta addosso… Chiaro, dormo all’aperto, ma lo faccio dalle sette in avanti, quando fa meno freddo. Di notte, meglio stare in piedi».
Tre rider sostano, chiacchierano, ridono tra loro. «Con ’sti cristiani sono in debito. Quando hanno un ordine che torna indietro, perché magari la pizza del fighetto di turno non era bollente e quello non la vuole più, la dividono tra di noi. Dico “noi”: siamo una marea. Hai visto in Darsena? Una marea invisibile. A me non mi vedi dormire. Mi imbosco. Più che altro imbosco la roba: l’altra volta stavo sul tram e mi hanno fregato le salviette umidificate, quelle dei bambini. Sono essenziali, riesci a lavarti un minimo. Anche se adesso arriviamo al vero problema».
Quale? «Ti giuro amico, i locali della zona li ho girati tutti. Per come sono messo, pulirei anche i cessi con le mani. Ma puzzo come una carogna, si capisce che non c’ho una casa, passo per uno non affidabile, e manco a fare il lavapiatti riesco… Mi basterebbe davvero poco, con venti euro ci campo pure quattro, cinque giorni. Però non è il punto. Il punto è che servirebbe un mestiere un attimo stabile, così da avere uno stipendio per un posto letto. Sincerità per sincerità, ho delle denunce per delle risse, robe di strada, di disperazione, ma non ho mai fatto male a nessuno. Non nascondo che quando mi risveglio, circondato dal casino, dalle occasioni — e certo, amico, le occasioni — mi dico, Dio santo, Dio santissimo, ora punto quella passante, le rubo qualsiasi cosa... Invece no, mi calmo, cammino... Ci sono servizi per i poveri ma certi servizi devi prenotarli al telefono e non ce l’ho un cellulare... Ci aiutiamo, tra di noi. Lì in Darsena un altro ragazzo di strada mi ha regalato la cintura. Mi cascavano i pantaloni. Li avevo chiesti in parrocchia, ero disperato, mi avevano dato quelli che avevano. Larghissimi. Pochi giorni fa mi scappava, stavo in una zona di ressa, non c’erano angoli, in un locale non mi facevano entrare manco pregando, non avevo gli spicci per un caffè… Vicino ai palazzi, se gli abitanti mi vedevano chiamavano la polizia… Insomma, mi sono pisciato addosso. Io quella doccia del 27 la sogno più del pane. Pulito, magari qualcuno mi concederà una possibilità. Fidati: me la saprei giocare con chiunque».

"Io, Babbo Natale dei bambini meno fortunati"

da  Quotidiano.Net  tramite  msn.it  Guido Pacelli è un Babbo Natale davvero speciale. Conosciuto come l’aggiustagiocattoli, lavora tutto l’...