10.8.13

Secondo voi ma a me cosa mi frega di assumermi la bega di star quassù a cantare o scrivere [ non tutti\e capiscono allegorie e i non sense 2 ]



Una  elucubrazione mentale  facebookiana   mi  vede ritornare   a parlare  di un argomento  già trattato   precedentemente  su questo blog  (  vedere  url  sopra  per  il post  in questione  ) . Eccovi la mia  digressione  di  qualche  giorno fa  (  modificata  con delle  aggiunte  )  lasciata  nel mare  magnum di facebook    : 

fb mi chiede a cosa stai pensando ? semplice se continuare ad usare  nella vita di tutti i giorni i  non sense  e  le allegorie   , oppure no  , visto che la gente non capisce le battute  i non sense \ allegorie  come suggerisce il ritornello  finale   della famosa  e sagace  canzone  ho visto un re  del povero e  recente  scomparso Enzo janacci . Infatti  Es oggi ho scrittori a degli amici\che che non sentivo da tempo e che non si facevano sentire questo sms :<< sei sei vivo batti un colpo >> . bene alcuni 12 su 23 lo hanno preso sul serio ( come non biasimarli che mi segue dal 2009 sa il perchè , scusate se non se ne parlo , ma ormai ho lasciato \ bittato via questa faccenda e voglio solo dimenticare ) e mi hanno anche chiamato per sapere cosa mi stava succedendo e se stavo bene . I messaggio più divertente  è stato quello  di un mio utente  ed  amico ( compagno di viaggio  )  nella vita  reale   XXXXX abituato ed uno dei miei " maestro " di non sense : << caz dici ? >> .Dopo  un po'   ricevendo altri messaggi divertenti   ed  ironici   che  avevano capito  il mi stato   , e soprattutto  il  testo, in particolare  questo  pezzo   : << Se mai qualcuno capirà \ sarà senz'altro un altro come me >>   di questa   famosa canzone  per  le persone di una certa generazione  o chi ascolta  come me  di tutto   di Rino Gaetano  .mi hanno  fatto ricredere  .  Buona notte  a    tutti\e   cari amici \  compagni di strada   vicini e lontani  ed  : (....)  e quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare: / ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto !   

 

                                                                                                          

                                                                                                            



7.8.13

altro che viagra chimico c'è un viagra naturale USSANA. Marcello Pitzalis e i segreti del suo orto di piante officinali raccolte nel Campidano «Basapeis, il Viagra dei sardi antichi»


USSANA
 Il tribulus comunis (in sardo, “su basapeis”) ha proprietà afrodisiache, tanto che qualcuno lo considera un valido alternativo al Viagra. È solo un esempio delle virtù di tante erbe e piante che, parola di esperto e appassionato, «crescono nella nostra campagna, nei terreni più poveri e che rappresentano una risorsa sia in termini scientifici e curativi, sia in termini economici: ma in pochi le conoscono e le sfruttano». Parola di Marcello Pitzalis, imprenditore del settore degli impianti idraulici per professione, esperto di piante officinali e curative («ma il termine più giusto è fitoterapiche», corregge con puntiglio empirico) per passione.
«Elicriso, hypericum, tribulus: sono solo alcune delle erbe endemiche del nostro territorio che hanno proprietà curative, riconosciute nella medicina tradizionale antica e nell'omeopatia moderna, ma riconosciute solo da pochi», commenta Marcello Pitzalis. Nella sua casa nel centro di Ussana custodisce una ricca collezione (oltre 300 varietà) di erbe e piante che, spesso, prendono la via di certe speciali mostre con lo scopo, rileva, «di far riscoprire le potenzialità, anche economiche, delle nostre campagne al di fuori dell'agricoltura tradizionale e far conoscere le cure, antiche e semplici, dei nostri nonni».
HABITAT Monte Assorgia, Is Serras, Sa Crocoriga: ecco alcuni degli habitat ideali delle erbe “magiche” di Marcello Pitzalis. «Si trovano in molte parti del territorio, specie quelli più poveri e incolti, dove crescono a stazioni», spiega il moderno alchimista di Ussana capace nella sua casa di dare vita a un piccolo laboratorio artigianale (riassunto in unvideo, cliccatissimo, su you-tube: Erbe sante-Sante erbe) dove ricava, macerando le sostanze o lasciandole semplicemente essiccare, oli e tisane dai poteri straordinari. Anche per la cura delle disfunzioni erettili, dell'impotenza.
AFRODISIACO Marcello Pitzalis, sposato con figli, non si tira indietro davanti all'argomento (spesso tabù) che, ne è consapevole, stuzzica l'interesse nascosto di molti uomini. «Iltribulus comunis , per esempio, oltre ad essere un tonico naturale, ha comprovate proprietà afrodisiache», dice Pitzalis. Ma in quanti, ai tempi del Viagra, sono disposti a puntare su un infuso di rami e i semi de su basapeis (quelli con certe micidiali spine di cui ogni ragazzino, in passato, ne ha conosciuto l'effetto sulla pianta dei piedi) per riprendere vigore sotto le lenzuola? Marcello Pitzalis, sul punto, è pronto a metterci la faccia. «La gente me lo chiede», dice serio, così come mi chiede «un infuso di malva, sa narbetta in sardo, lenitiva dell'apparato oculare e sette volte più potente della camomilla, o un oliolito di elicriso, s'alle 'e fogu, ottenuto mettendo a bagnomaria nell'olio le infiorescenze, ottimo antinfiammatorio e antisettico». L'elenco delle medicine naturali suggerito da Marcello Pitzalis potrebbe continuare all'infinito («l'hipericum, ancora, che noi conosciamo come erba di San Giovanni, è curativo, come olio, dell'herpes zoster, il fuoco di Sant'Antonio, e come tisana ottimo moderatore dell'umore e dell'ansia»), ed ha una sola controindicazione, «per chi è allergico a quei principi attivi».
Ignazio Pillosu

Come è diverso il verde se lo chiami «green»Si fa presto a dire verde.

per  approfondire

da l'unione sarda d'oggi

di daniela pinna

Si fa presto a dire verde. Lo chiamano «green», il campo da golf. E il pensiero corre alla lucentezza compatta e abbacinante dell'agrostis stolonifera, la regina delle graminacee, su cui incedono i Tiger Woods, ma anche i presidenti Usa in relax, i ricconi dei film e i pensionati di lusso. Il colore ci interessa perché Condotte immobiliare, colosso dell'edilizia (anche) turistica, vorrebbe portare mazze e palline sugli aspri pendii di Tentizzos, appena fuori Bosa. La società assicura che sarà (se sarà) un campo eco-sostenibile, con le essenze e i colori locali. Uno swing sull'avena tosata? All'ombra delle domus de janas? Chissà. Intanto, i bosani di terra e di mare son sulle barricate. Di certo, in Planargia il verde è di casa, in certi periodo dell'anno. D'autunno, ad esempio, quando le piogge e il sole tiepido danno nuovo coraggio alla terra. Ed è tutto un fiorire di steli vivaci e plebei, per la gioia delle pecore e delle lumache. Le une e le altre, sgradite sul green. Ma in questi giorni d'estate implacabile, se vi inerpicate verso Miniera, l'orizzonte ha un colore di paglia e di terra. Fra le rocce di trachite verdeggiano solo i lentischi. Scolora anche il cisto, bruciato dal sole, che in primavera ti abbaglia di bianco e di giallo. Incuranti della canicola, volano i grifoni, signori della costa. Alti su un mare di smeraldo. Si fa presto, a dire «verde». Ma davvero qualcuno vorrebbe scambiare tutto ciò con un «green»?

6.8.13

internet specchio in peggio della realtà ? Regno Unito, abusi verbali su internet Una ragazza di 14 anni si toglie la vita LA RAGAZZA SUICIDA A 14 ANNI






Una ragazza 14enne, Hannah Smith, si e’ uccisa dopo aver subito diversi abusi verbali da parte di altri utenti sul sito ask.fm, che permette di scambiarsi messaggi mantenendo l'anonimato. Ora suo padre, Dave Smith, chiede che questo social network venga chiuso.
"Quanti teenager si devono uccidere a causa degli abusi online prima che si faccia qualcosa?", si è chiesto il padre. Hannah, di Lutterworth, nel Leicestershire, Inghilterra centrale, era diventata oggetto dei peggiori insulti sul sito: qualcuno era arrivato a dire "se muori nessuno se ne accorgerà". E lei lo ha preso alla lettera, impiccandosi. La sua vicenda non è l'unica che in questi giorni ha scatenato un forte dibattito sull'uso di internet nel Regno. La deputata Stella Creasy sta continuando a ricevere minacce per aver sostenuto la campagna online per avere la scrittrice Jane Austen sulle banconote da 10 sterline. Un anonimo le ha addirittura inviato una immagine in cui viene ritratto con una maschera e un coltello, una chiara minaccia di omicidio.

Cagliari in spiaggia con il morto cadavere per due ore in spiaggia Ma la giornata di mare va avanti


da  l'unione sarda oinline consultato il  6\8\2013


IL CADAVERE COPERTO DAL LENZUOLO


A pochi metri dal lenzuolo bianco la giornata di mare è andata avanti tra l'indifferenza della gente: giovani con i racchettoni, signore in acqua e bambini con secchielli.
Un anziano è morto ieri davanti a centinaia di persone, al Poetto, all'altezza del Capolinea. Si tratta di Roberto Guido, 85 anni di Roma.
Alle 9, il primo giorno di mare, un infarto lo ha stroncato appena ha messo i piedi nell'acqua. Inutili i tentativi di rianimarlo: un bagnino e un militare dell'Esercito gli hanno praticato un massaggio cardiaco, durato mezz'ora. Poi l'arrivo dell'ambulanza: anche il defibrillatore non è servito.

Il corpo è rimasto sotto un lenzuolo per due ore, all'ombra di un ombrellone prestato da un bagnante. A pochi metri la giornata di mare è andata avanti come se nulla fosse, tra l'indifferenza della gente: giovani con i racchettoni, signore in acqua e bambini con palette e secchielli impegnati a costruire castelli di sabbia. Ogni tanto lo sguardo diretto verso il telo bianco.







L'indifferenza generale davanti alla morte

Gli attimi drammatici davanti al tentativo di salvare la vita di un uomo. Poi la normalità, come se non fosse accaduto nulla. L'indifferenza davanti a un cadavere in spiaggia, a pochi metri dalla battigia. Un lenzuolo bianco e un ombrellone proteggono il corpo senza vita di Roberto Guidi. Attorno i bambini scavano buche e giocano con palette e formine. I genitori li osservano. Non li fanno allontanare nemmeno quando i militari della capitaneria arrivano con gli uomini dell'agenzia funebre per sistemare il cadavere in una sacca blu e trasportarlo in strada dove ad attenderlo c'è il carro funebre.

Il tratto di mare del Poetto, all'altezza del Capolinea, di lunedì mattina è meno affollato del solito. Nel tratto di spiaggia libera, accanto allo stabilimento Golfo degli Angeli, ombrelloni e lettini sono accalcati a ridosso del bagnasciuga. Chi arriva dopo la tragedia difficilmente noterebbe il corpo senza vita di una persona a pochi metri dalla riva. Le urla dei bimbi, le risate dei giovani in mare, il vociare delle donne anziane, il rumore della pallina che rimbalza sui racchettoni. Niente fa pensare che un'ora prima una persona si sia accasciata per un malore. Nulla è rimasto dei drammatici tentativi di sconfiggere la morte, con un bagnino, corso dal vicino stabilimento, e un militare dell'Esercito, che si alternano nel massaggio cardiaco sul petto del turista romano.

Indifferenza? Oppure un modo per esorcizzare la morte? Forse entrambe. Quando una pallina rosa sfiora il telo bianco fortunatamente il figlio Luca è lontano. Piange a bordostrada consolato da una parente. (m. v.)

3.8.13

Mamadou in spiaggia per vendere i suoi libri Le tradizioni del Senegal invece che la solita mercanzia. Il suo sogno: «Un pulmino per la scuola dei bambini»














Email 




da  http://lanuovasardegna.gelocal.it/  consultato il 3\8\2013 

VALLEDORIA. E’ diventato quasi un celebrità tra i bagnanti delle spiagge sarde l’ambulante senegalese Mamadou Bamba Toure autore di due libri che raccontano della sua Africa. Infatti, dopo avere venduto per tanti anni l’ oggettistica della sua terra natia, come tanti altri suo connazionali, nel 2002 ha deciso di scrivere sia un libro di favole “Gainde Manosour Boye” (favole africane per bambini) e “Yoonwi” (ritorno alle radici, ristampato la scorsa settimana) per raccontare con la sua
penna le tradizioni del suo Senegal e sopperire così alle tante curiosità degli italiani che incontrava nel suo girovagare. Il suo sogno nel cassetto rimane quello di ritornare nella sua terra natia e riabbracciare sua moglie e i suoi quattro figli. Ma questo potrà avvenire solo dopo che Mamadou avrà accumulato un bel gruzzoletto per acquistare un pulmino da mettere a disposizione della sua comunità e aiutare i bambini del suo paese ad andare a scuola. «Una gran parte dei soldi che ricaviamo dalla vendita dei nostri prodotti – spiega lo scrittore Mamadou Bamba Toure – vengono spediti in Africa per aiutare le nostre famiglie e la nostra comunità. Per noi non esiste sprecare denaro – continua Mamadou – perché con un euro nei nostri villaggi possiamo mangiare per tre giorni di seguito. Io come tanti miei connazionali – continua Mamadou – desideriamo stare vicino alle nostre famiglie, per questo stare in Italia rappresenta un sacrificio. Nella vita occorre sempre fare fronte alle proprie scelte – conclude Mamadou sempre con il sorriso stampato sul viso che mette buonumore a chi lo ascolta– tutto richiede un prezzo, e nel nostro caso i grossi sacrifici coinvolgono anche chi ci è caro, mia moglie e miei quattro figli che vengono privati dell’educazione paterna». Ma secondo il moto africano che Mamadou recita a chi incontra nella sua strada: «quando raccogliere e facile, inchinarsi diventa difficile», è dal sacrificio che si ottengono i frutti migliori.

la notte faccio sogni strani di stanislao spezziga

da  https://www.facebook.com/stanislaospezziga
sto scrivendo una lettera, e nel farlo con le parole disegno un fiume.
il foglio è bianco. senza righe. inizio dal margine inferiore. da Valle (doria), e cerco di risalire fino a monte. controcorrente.
sai, a Valle c'è troppo caos. troppa confusione. l'acqua è piatta, stagna (per cui puzza), non ci son correnti. è facile stare lì. galleggiare. chi prova a risalire viene fermato, mille voci si rincorrono lungo gli argini, l'eco ti dice di tornare indietro, «lasciati trascinare». come i pesci morti.

come Ulisse tappati le orecchie, guarda le sirene ora: son solo quattro maiali con la cravatta presa da quel senegalese che vende roba contraffatta. ascolta il vero Eco (logico).
e risali. non puntare il dito a Valle. nuota fino a monte.

improvvisamente mi sveglio. mi affaccio alla finestra.
ciò che Vedo mi fa schifo. vorrei tornare a dormire e svegliarmi fra 10 anni.
ma la penna si muove da sola, prende vita, disegna piante, pietre, e bestie rare
e un paese che sta per annegare.
mi accendo il calumet, dal suo fumo prendono vita strane nuvole
e le nuvole lo sai, non si possono fermare..

capisco che in realtà sto ancora dormendo, ma non m'importa
tutto quello che vedrò sarà solo un racconto di fantasia.

teste di moro (bendate) si immergono nell'acqua gialla del mare
vedono solo ad un palmo dal loro naso, sbraitano. urlano.
«marea gialla»

troppo facile..
non sprecare fiato, nuota.
risali la corrente.

sai, è una quesitone di priorità. la foce del fiume è un'area sic di interesse comunitario (ITB 010004), il mare no.
quando le loro acque vengono a contatto correggi la tua miopia (culturale): non è l'acqua del fiume che inquina il mare ma la salinità del mare che provoca gravi danni all'ecosistema del fiume.
ecco perché la foce deve rimanere chiusa. «ma tanto si aprirebbe lo stesso da sola!».
si lo so, l'ho sentito dire. ma una cosa stupida anche se la dicono in 100 rimane pur sempre stupida.

questi sono i motivi.

erosione del sistema di spiaggia posta alle foci del Coghinas strettamente legato alla drastica
riduzione degli apporti solidi verso l’area marina/costiera, direttamente connessa alla riduzione del deflusso fluviale alle foci conseguente alla costruzione degli invasi artificiali lungo il corso del Coghinas;
crescente pressione esercitata:
dalla fruizione turistico ricreativa non regolamentata;
dalla presenza di insediamenti turistico ricettivi in ambiti dunali di elevata sensibilità
ambientale
elementi questi che favoriscono l’erosione e comunque la degradazione dei sistemi di spiaggia e delle dune.
progressiva alterazione dell’equilibrio tra acque dolci – continentali e salate‐marine delle falde costiere con il conseguente pericolo di intrusione salina. Questo fenomeno comporta notevoli ripercussioni di carattere ambientale non solo per quanto riguarda il degrado della risorsa idrica sotterranea ma anche per la degenerazione dei suoli fertili e produttivi della piana del Coghinas;
problemi legati al controllo dell’inquinamento delle acque e delle falde superficiali derivante dalle pratiche agricole, maggiormente rilevanti quando vanno ad interferire con ecosistemi naturali;
problemi legati alla difesa del suolo, alla sistemazione idraulica, alla prevenzione e mitigazione del rischio;
eccessiva urbanizzazione per uso turistico con notevoli criticità dal punto di vista idraulico e della sicurezza degli insediamenti poiché alcuni di questi insediamenti si trovano in aree perimetrale PAI;
problemi legati alla gestione della zona delle foci;
pericolo di erosione idrica ed eolica laddove manca la copertura vegetazionale conseguentemente a
disboscamento o al fenomeno degli incendi;
presenza di attività estrattive immediatamente a ridosso della fascia costiera pone dei problemi in
materia di recupero delle stesse sia in termini di sicurezza che di riduzione del notevole impatto,
soprattutto visivo;
necessità di maggiore integrazione con i territori dell'interno migliorando l'accessibilità;
carente dotazione nei nuclei urbani, rurali e turistici di servizi rivolti sia alla popolazione fluttuante
che a quella residente;
necessità di favorire le condizioni per la residenzialità stabile ed il miglioramento della qualità della
vita nei nuclei esistenti;
moltiplicarsi di insediamenti ed infrastrutture che di fatto sottraggono risorsa suolo;
carente salvaguardia del patrimonio rurale degli stazzi.

dimentica tutto il resto, questa è scienza.
coscienza. conoscenza.
non puntare il dito, non serve.

lo so a volte è difficile, ci son dei paladini delle regole che da soli si son costruiti un piedistallo
non curarti di loro. sono scalzi. a piedi. e la loro vita è da sempre in stallo.

credi davvero che le regole valgan solo per paletta e secchiello?
c'è un regolamento, chiaro e preciso, della zona umida (foce del coghinas):
dice che nessuno può passarci (figuriamoci in barca), nuotare, pescare, fare kitesurf o sport acquatici.
una fascia di rispetto (300 m) per qualsiasi attività (figuriamoci produttiva).
non ti sei mai chiesto come mai queste rarissime specie di uccelli di cui tanto parli nidifichino solo lungo il corso e non nella laguna? a parte qualche folaga..
forse perché tu con la tua attività sei motivo di inquinamento. e con la tua voce non fai che peggiorare le cose.
parli di regole, critichi e urli. ma saresti il primo che dovrebbe far le valige.

il fumo si dirada, è tutto meno chiaro. mi vuole dir qualcosa.
forse che non c'è una ragione. perché le regole non voglion dire niente.
son fatte dagli uomini. e quindi imperfette.
e a volte son cinte così strette che l'anima non è libera di respirare. ne rimane soffocata..

ma una cosa la so. facciamo più silenzio tutti..
ascoltiamo.
non facciamo gesti scellerati. lasciamo perdere gli individualismi, le dichiarazioni al tg, i verbali.
tutti la fuori vorrebbero mangiare un boccone. ma il nostro è avvelenato. abbian solo da perderci.

tutti.

continua a nuotare, presta attenzione ai tuoi movimenti.
perché quando nuoti in mezzo ad acqua putrida devi far attenzione a quanto bevi.

l'inchiostro sta finendo. è meno blu. man mano che risale verso monte..

un bambino cade dalla bici per colpa di una buca, per strada, e va a sbattere sullo spigolo della fioriera.
il bambino muore. una testa di moro bendata punta il dito sulla buca. e sul colore della pseudo-aiuola.

una nuvola lo prende con se: alzati bambino, le ginocchia guariranno.
vieni con me..
risaliamo la corrente insieme. è molte forte in questo punto del fiume.

guarda laggiù: l'appalto viene dato con affidamento diretto, vedi, la stessa persona che lo da poi deve controllare i centimetri di sottofondo e di asfalto. le loro resistenze specifiche son note dal '900 eppure come mai ancora si rompono? è matematica. è legge. non ci son altre sfumature. la nuvola avvolge il bambino..
a volte sai, vengono a mancare questi centimetri, perché l'impresa per poter lavorare deve dare delle tangenti.
dall'ente appaltatore fino al più inutile dei controllori.

ma il bambino è morto. ormai non conta più.

diranno che non aveva il casco (in bici?!). vedrai, multeranno i genitori. e li condanneranno.
tutti riusciranno a tutelarsi. pagando qualche soldo, nemmeno più di tanto.
corrompendo tutti, perfino il direttore della banca lì di fronte che ha assistito impotente.

nessuno andrà a cercarsi la norma che vieta nella maniera più assoluta la presenza di spigoli vivi lungo la carreggiata. o credi che le cordonate dei marciapiedi siano così (con gli angoli arrotondati) verso il fronte strada per estetica?
nessuno andrà inoltre a veder l'importo in X0.000 € di parcella che è costato (alla gente) questo studio di aiuole e verde così grossolano.

scoprirai poi che l'idea originale era un'altra. ma le cose cambiano, e si evolvono. col cambiare delle mode, e sempre a volte, col cambiare di umore di alcuni commercianti. che oggi vogliono il marciapiede largo, domani il parcheggio.
ma non è una scusa. vedi, ognuno dovrebbe aver una spina dorsale.
dritta. altrimenti rischia di esser una bandiera.

la penna si blocca sull'estetica delle cose. son cose troppo soggettive, non le può interpretare.
ma a me piace questo fumo. non appanna. mostra..

ad Amsterdam gli Mvrdv Architecture progettarono dei vasi fuoriscala in un edificio pubblico. e una mela.
ma siamo ad Amsterdam, a monte del pensiero e della conoscenza, senza il piano di tutela paesaggistica e gli Mvrdv hanno una targhetta sul portone grande quanto un palmo. mentre qui siamo a Valle, e i geometri hanno insegne luminose di alcuni metri nell'epicentro del centro storico del paese (l'unico "stazzo" ancora rimasto). dovranno sicuramente compensare la mancanza di centimetri (preziosi)..

la penna ricomincia il suo viaggio verso monte..
spinta dall'onda emotiva di un funerale imminente.

una marea di folla si riversa nella piazza della chiesa. è gialla, torbida. perché poteva fare tanto per evitarlo, ma non lo ha fatto.
tutti erano impegnati a puntare il dito dietro. nell'ex campetto in cui son cresciuto.
a quel verde lasciato a se stesso.

chi credi che debba pulirlo? dal fumo si mostrano le comunità cattoliche. chiuse in se stesse, sembran più una setta, escono mal volentieri o mai accolgono il nuovo. non han capito che devono uscire. il Papa ha detto che nel vangelo un pastore ritorna e su 100 pecore si accorge che ne manca una, e va a cercarla. loro ne hanno una, gliene mancano 99. però passano tutto il tempo a pettinarsi l'unica, farla bella. invece di uscire..

un testa di moro punta il dito sul Comune. la benda sta cadendo. inizia a vedere..
ma come sempre rimane a Valle del problema, una volta tagliata l'erba la indossa di nuovo.
è come un sub che prende fiato ma non trova il coraggio di immergersi.
di andare a fondo..

underground.

eppure son soldi nostri. come son stati gestiti tutti gli appalti del verde pubblico fino ad oggi?
e oggi, che non si han più a disposizione XX0.000 €?
si è tornati come prima..

intanto molti maiali sono ingrassati.
ma ora per me son macchiati. e marchiati. come chi ha la peste (suina).
il loro grugnito non mi arriva.

sento solo il rumore di una moto che scala, rallenta. e mentre attraversa la rotonda cade.
l'acqua al posto di innaffiare, annega.
una testa di moro punta il dito sull'asfalto bagnato..
già..

ma è troppo tardi, ancora una volta.
vedi ti sei preoccupato solo della tua coppa dell'olio, della tua macchinetta nuova, dei tuoi specchietti.
e lo specchio parla chiaro: solo di te stesso e dei tuoi interessi.
invece di guardare fuori dal tuo giardino: vedere che in Europa tutti son rivolti ad un futuro verde (ecco cos'era quell'Eco che sentivo), che tutti vanno a lavorare in bicicletta e tengono pulite le piste ciclabili come fosse il pavimento di casa. mentre qui ti parcheggi sopra perché è troppo faticoso far 5 metri a piedi e usi la macchina anche solo per andare a prender il pane.

ti prego..
non lo chiamare più Corso Europa.
è un'offesa all'intelligenza di tutte quelle persone che la fuori si sbattono per risalire la corrente.

cambio strada. entro in una viuzza. e raggiungo una vecchia piazzetta circolare.
han messo una nuova pavimentazione. prima non c'era. ma non mi dispiace.
vedo altri bambini che giocano.

mi ricordo di quando qui ci vivevo io.
è strano, sto sognando ad occhi aperti in un sogno.

c'eran quelli più bravi con la palla, poi un altro che aveva una mira impressionante con i sassi, uno che smontava e rimontava pezzi di bici ogni ora e un altro ancora che picchiava davvero duro quando si arrabbiava.
ora solo uno di quei ragazzi ha fatto un po' di strada nel calcio, quello meno bravo, ma il padre era nella dirigenza della squadra locale e non è stato difficile inserirlo. in una squadra se hai 10 forti e uno scarso vinci uguale. ma il risultato lo dividi ugualmente in 11. gli altri son al bar ora, che parlano di infortuni troppo precoci, di litigate con il Presidente, di talento sprecato e dei tornei di calcetto estivi. quello con la buona mira ora va solamente a caccia perché non c'è stato nessuno che lo abbia mai portato ad un poligono ad allenarsi o ad un centro di tiro con l'arco. il piccolo meccanico invece ha una vecchia Uno turbo del nonno e va ogni tanto in qualche paese a correre nelle gincane, nessuno lo ha mai portato in pista o messo in una squadra di ciclisti. l'altro che picchiava duro ormai è solo un rissaiolo, e tutti lo rispettano di fronte, ma appena si volta vorrebbero vederlo andare giù al più presto. è uno sbandato, i denti a pezzi e una vita da schifo. nessuno gli ha mai insegnato la nobile arte. il pugilato.

capita così che dal fumo esci solamente se sai giocare a calcio, gli altri son solo sfigati. non esiste che siano fenomeni in altro.
ogni anno vengono dati XX0.000€ alla squadra locale. e 0 a tutto il resto.
dove sono i campi da tennis per i ragazzi? le piscine? forse nella fascia di rispetto. ma non quella della zona umida no, quella del campeggio. ti diran che son mancati i soldi. che «son stati dirottati altrove».
cosa?! forse è per questo che gli operai son senza stipendio da 4 mesi? all' impresa vien sempre rinfacciato questo patto di stabilità, devo dirti altro? sai cosa vuol dire anche solo un mese senza stipendio? senza poter pagare l'affitto, senza poterti permettere una pizza con la tua donna, senza dormire?!? è vita?
i mercenari come avvoltoi si fiondano a Valle, uccidono le altre specie. perché l'importante è il prestigio della categoria. Poi poco importa se di locali ce ne sian ben pochi, e manchi totalmente un progetto sui giovani.

la penna si blocca, salta da una all'altra riva.
ma pur sempre di locali si parla.

doppioni di attività, poca inventiva. ho sentito io stesso teste di moro dire ciò.
ci credo.
tu prenderesti i tuoi risparmi e apriresti una libreria? qui? dove alla presenza di Daria (proprio alla foce) c'eran si e no 60 persone di cui 45 tedeschi?!
è logico che punti sulla sicurezza: un bel bar, birra fresca e campari. gli unici centri di educazione ambientale in appalto son stati trasformati in chioschi con campo di bocce annesso (e dismesso).
poi se proprio vuoi fare l'alternativo un bel centro scommesse, oppure una sala slot. questa si che è inventiva e creatività.
ehi, ma forse non era meglio il bar?! rovini meno gente e almeno crei un punto di aggregazione in più.
non si sa mai che qualcuno si perda per strada. sai, potrebbe finir tra le grinfia di qualche spacciatore.

ma non ti rendi conto che tutti son strafatti di cocaina, dal più spavaldo dei coglioncelli che pippa nei bagni del bar alle stesse persone che ci amministrano?
perché non porti un tampone domani a Valle e glielo poggi sulla fronte? lo portiamo a far analizzare. scommetti che troviamo più nitrati che nell'acqua della foce?

son tutti d'accordo, non lo capisci? non ce n'è uno che abbia un'idea, dico uno. è lì perché deve stare lì. messo da qualche famiglia importante a far la marionetta. altrimenti mi spieghi il senso di andar per le case a cercare voti? che significa?
cioè mi spieghi in poche parole cosa voglia dire andar da alcune famiglie a "parlare". e tutti gli altri? non contano un caxxo?

la penna è agitata salta ancora sponda.
il fumo scorre veloce e mostra interessi futuri.
vuole risalire la corrente, è quasi a monte.
ora le teste di moro bendate a Valle sembrano così distanti..

speculazione.
un paese sovraccarico.

che ha riversato in questi anni una quantità di cemento pari al grande cretto di Burri, annullandone l'identità, le tipologie edilizie (stazzi), i caratteri dell'estetica. per non parlare degli effetti che avuto sul mercato immobiliare, sul sistema dei servizi, su quelle opere di urbanizzazione primaria garantite dalla Costituzione (art.42), sulla nostra salute.

una testa di moro muove le guardie contro società di controllo. ma i soldi per far ciò non ci sono. il pubblico non riesce più a bilanciare tutta la tua speculazione privata non capisci?
forse dovresti darti una calmata..

chi nuota controcorrente sa di cosa parlo.

mentre le teste di moro son con le braccia tese al cielo, come selvaggi primitivi, aspettando la cometa o un segno di Dio e intonando canti (juve aleee juve aleeee): arriverà il giorno in cui approveranno il Puc.

svegliati! non è questo il futuro.
in Lombardia dal 2005 hanno il Pgt.
siamo nel 2013, stai aspettando una cosa che gli altri avevano 50 anni fa.
come pensi che possa cambiare qualcosa (in meglio)?

i progetti son fermi, è tutto fermo. da anni ormai.
si dice spesso che non si sia fatto niente in questi decenni.
col caxxo. si è fatto tanto, male, e in silenzio. e alcune "grandi" società lo sventolavano ogni giorno davanti agli occhi di tutti (quale miglior modo di nascondere una cosa?)
questo perché gli organi preposti al controllo si son venduti.
tutti, dagli incapaci ai professionisti.
oltre a volte a non aver nemmeno le competenze per fare quello a cui son preposti si son immischiati in tutto quel giro di mafia che ho cercato di farti intuire in queste righe.
io li chiamo dinosauri, quelli più vecchi e furbi, come nel film "la meglio gioventù".
quelli che in poche parole ogni 4 anni decidono le sorti del paese e fan finta di farsi la guerra l'un contro l'altro armati per dar l'impressione di una democrazia possibile.
gli altri semplicemente sceriffi, alla fine loro son solo pedine.

la penna si ferma.
il fumo svanisce.

a monte c'è un tempio.
blindato. protetto.
dagli stessi corpi e organi che dovrebbero proteggere il fiume, l'acqua limpida, e gli spiriti liberi portatori di parole nuove.

questo santuario d'oro in altri luoghi lo chiamano Mafia.

ora bisogna decidere cosa fare:
entrare. oppure tener gli occhi aperti, la schiena dritta e il cuore acceso.
e andar via.

il mondo è sempre più grande, e il tempo sempre meno.

mi sveglio.
il foglio è ancora bianco, ho solo sognato tutto.
d'altronde son solo racconti di fantasia..

2.8.13

eccessi di politicamente corretto Cuoca licenziata perché dà prosciutto a bimbo musulmano

NO  COMMENT  ho  già detto tutto  ne  titolo  .  spero solo  che  non sia  vero   come dice il mio amioco  fb  
Fausto Podda  : << Ma non saranno tutte cazzate queste notizie? Messe ad arte per farci girare le palle? Non ci credo che i Britannici siano così stronzi, fosse successo in Italia ci avrei creduto di più.>>


  da http://www.tempi.it/ tramite  oknews  di virgilio consultato  2\8\2013






Agosto 1, 2013 Elisabetta Longo
Per errore, la signora Waldock ha dato a un alunno una fetta di prosciutto. Dopo le lamentele dei genitori, viene cacciata






Undici anni di servizio non sono serviti a Alison Waldock per evitare essere licenziata in tronco. La signora, 51 anni, responsabile della mensa scolastica della scuola elementare di Edith-Cambridge, ha per errore servito carne di maiale a uno studente musulmano. La svista le è costato il posto di lavoro.
CARNE SBAGLIATA. La signora Waldock, infatti, ha messo nel piatto di un bambino di sette anni una fetta di prosciutto arrosto affumicato, dopo che il piccolo l’aveva indicato e scelto dal carrello delle pietanze. La preside della scuola, in mensa per le consuete operazioni di controllo degli studenti, ha casualmente visto che nel piatto del bambino c’era un alimento vietato dalla sua religione, ed è intervenuta. Quindi di fatto il bambino non ha contravvenuto a nessuna regola, semplicemente la signora Waldock ha avuto una svista. Notare questo, però, non è bastato alla preside, che ha preso urgenti provvedimenti nei confronti della donna.
TANTE ESIGENZE. «Ero assolutamente in buona fede, sono solo stata distratta. È stato un semplice errore, e sono ancora arrabbiata per averlo fatto. Hanno sempre apprezzato il mio lavoro, quindi sono rimasta stupita della severità con cui le dirigenze hanno agito», ha spiegato la donna al Daily Mail.
La scuola elementare in cui è successo il fatto ha una percentuale di alunni appartenenti a minoranze etniche al di sopra della media. Di questi, una quarantina ha esigenze alimentari, di intolleranze, religiose o di tipo allergico, quindi si può intuire che sia molto facile, per il personale addetto, sbagliare nella somministrazione del cibo.
REAZIONE TROPPO DURA. I genitori dello studente si sono lamentati con la scuola per l’atteggiamento della signora Waldock, che ha provveduto alla sua rimozione. L’associazione Muslims4UK ha cercato di difendere la donna, spiegando che la maggior parte dei genitori musulmani si dimostrerebbe, invece, comprensivo nei confronti dell’addetta della mensa.



1.8.13

GLI ANTICHI MESTIERI Palleddu Calaresu, il signore delle lame L’artigiano che nella sua fucina di Pozzomaggiore crea “resolzas” di pregio, seguendo i dettami della tradizione


la  news  sulla  nuova  d'ieri





la mostra
La resolza di Pattada Se lavorare il ferro diventa arte raffinata Presentata la biennale del coltello Tra le iniziative collaterali S'Iscola de su trabagliu in programma da domani a domenica

di Fabio Canessa 
ALGHERO Presentare una mostra di coltelli in un aeroporto, luogo dove giustamente è massima l’attenzione alla sicurezza, può apparire strano. Ma quei coltelli non sono semplici utensili e possibili armi, sono opere d’arte. Gioielli che hanno reso un piccolo paese della Sardegna - Pattada - famoso nel mondo. 



Così lo scalo di Alghero, una delle porte dell’isola, diventa la prima vetrina per sa resolza, il coltello a serramanico che da strumento indispensabile della vita quotidiana del mondo agro-pastorale è diventato un oggetto simbolo dell’abilità dei fabbri (frailalzos) nella lavorazione delle lame e nella finitura sui manici. Ieri, nell’ufficio turistico dell’area arrivi dell'aeroporto di Alghero, è stata presentata la X edizione della biennale "Frailalzos patadesos" che vede protagonista il rinnovato Museo del coltello e del ferro battuto di Pattada, visitabile fino al 22 settembre.La manifestazione sul coltello, «diventato oggetto di culto, gioiello realizzato da artigiani baciati dagli dei che racchiude la forza di una comunità» come ha sottolineato il sindaco Mario Deiosso, si allarga all'arte del ferro battuto.
  In contemporanea sono infatti in corso altre tre esposizioni dal sapore etnografico che permettono ai visitatori di comprendere meglio la vita quotidiana del passato: “Su fraile e frades Ogana”, antica bottega tipica di fabbri e maniscalchi pattadesi dove, come cristallizzate nel tempo, possono essere osservate le antiche lavorazioni manuali relative al ferro, rendendo appieno l'attività e la figura del fabbro ferraio; “Triulende cascias”,preziosi costumi tradizionali, tutti rigorosamente d'epoca, fatti riemerge rovistando nelle antiche cassapanche delle case del paese; “Ruinzu e puppuine”, esposizione etnografica che fa rivivere un'antica dimora raccontando la vita e il lavoro del mondo agro-pastorale di tanti anni fa. «Offriamo uno spaccato autentico - ha evidenziato l'assessore di Pattada Filippo Corveddu - Non turismo di plastica con cose artificiali, ma ciò che noi siamo». Numerose e varie le iniziative le manifestazioni correlate tra cui spicca dall’1 al 4 agosto, la seconda edizione de S'Iscola de su trabagliu (La scuola del lavoro, illustrata durante la conferenza ad Alghero da Maria Antonietta Mongiu, presidente dall'associazione culturale Lamas. Quest'anno i tema portante sarà il lavoro delle donne.

mi ha  riportato  alla mente  questa storia  non ricordo la fonte se la nuova o l'unione  di fine luglio  

Gli uomini e le idee di paolo pillonca


POZZOMAGGIORE Reduce acclamato della rassegna regionale dei coltelli di luglio a Dorgali, promossa da un altro grande, Tonino Spanu, in memoria di suo figlio Gianfranco e appena smessi i panni dell'organizzatore della mostra delle "resolzas" nel suo paese, Paolo Calaresu noto Palleddu –
poche parole, a voce bassa – accetta di rispondere alle domande più attuali sull’arte dei coltellinai e dice la sua sulle polemiche che accendono la categoria a proposito di concorrenze sleali. Lui è al di sopra delle invidie non solo per l'età -classe 1942- ma per virtù riconosciuta anche dall’interno. «Di fronte a lui, io sono un apprendista – dice ad esempio Antonio Zara, valoroso creatore di resolzas a Thiesi –. Il mio maestro è Paolo Calaresu». Palleddu aveva 13 anni la prima volta che si è avvicinato al ferro. «Terminata la prima avviamento, sa veridade la scuola non mi piaceva e mio padre mi ha portato qui, a su fraile – inizia a raccontare –. Facevo pìtìghes, pinze per il fuoco, attrezzi per il caminetto, tutte quelle cosettine. D'inverno mio padre era impegnato in altri lavori e ai coltelli si dedicava soltanto d'estate». A quindici anni, nel 1957, Palleddu realizza il suo primo coltello. «Quando ho iniziato, non ero sicuro di portarlo a termine. Nelle difficoltà chiedevo a mio padre: e-i como, e adesso cosa faccio? Lui mi rispondeva: ammenta su chi t'apo nadu, ricordati di quello che ti ho detto. Così, pensa e ripensa ci sono riuscito. Quando l'ho finito ero proprio contento perché avevo gustato in pieno il piacere del fare». Quanto tempo puoi avere impiegato?

Lo ricordi? «Tre-quattro giorni. Intendiamoci, non di seguito: a intervalli. Altri lavori invece a quell'età li facevo bene quanto i fabbri adulti». Per esempio? «La ferratura dei buoi. Con mio padre ci mettevamo insieme sullo stesso animale, lui per gli zoccoli anteriori, io per i posteriori. Ferravo anche i cavalli». La tua prima ferratura, invece? «Ho iniziato con l'asino, prima gli ho costruito i ferri adatti ai suoi zoccoli e poi l'ho calzato. Nelle ferrature ci vuole attenzione, con il martello soprattutto. Il martello del maniscalco all'estremità anteriore ha il ferro, in quella posteriore il legno. Il chiodo deve essere introdotto con colpi dell'estremità lignea: tramite il legno capisci se il chiodo sta entrando nello zoccolo nella maniera giusta». Se picchi con il ferro non riesci a capire? «No, il legno ti dà la situazione esatta del percorso del chiodo». Quando hai fatto il primo tuo coltello, com'era il mercato delle resolzas? «In quel periodo, i coltelli non erano rifiniti come oggi, sa resolza doveva tagliare e basta. Ai pastori che mi chiedevano lumi (si mi nde faghes una ite cheres, cosa vuoi per un coltello?), rispondevo: un'anzone mi das, mi darai un agnello". Uno scambio alla pari? «Sì, con i pastori di pecore un agnello, con i porcari un maialetto. Quanti coltelli ho fatto! Guadagnavo qualcosa per conto mio, la pedagogia del lavoro nella fucina di babbo era questa: si nde cheres ti nde trabaglias, se ne vuoi te ne lavori». Di quale tempo parliamo? «Del periodo tra gli anni Cinquanta e i primi Sessanta». Veniamo alla manualità nella creazione delle resolzas. Superata la prova del fuoco della prima, cosa ti è successo? «Man mano che andavo avanti, i coltelli venivano fuori sempre meglio. Nella crescita, non per vantarmi, ha contato molto la mia tenacia. Quando ho un intento lo perseguo fino a raggiungerlo». In fretta, possibilmente? «No. La fretta non è mai una buona consigliera». Non si vive di soli coltelli: nell'apprendistato quali altri sentieri hai percorso? «Facevamo ringhiere, cancelli, zappe e altri attrezzi di campagna. Il ferro battuto l'ho lavorato soprattutto per richieste esterne». Testiere di letto? «L'ultima l'ho fatta per mia figlia e ora mia moglie ne reclama una per lei». Torniamo ai coltelli. Nei tuoi primi anni quale importanza avevano nel bilancio della fucina? «Minima, quasi trascurabile». Quando è nata la richiesta del coltello su larga scala? «"Negli anni Ottanta ho iniziato a vedere qualche soldo». Questa è la storia di uno di noi, nato in tempo di guerra.


Anche i poeti dialettali cantano la sua arte
Una grande manualità riconosciutagli persino dall’artista del ferro Roberto Ziranu di Orani







POZZOMAGGIORE «La prima volta che ho esposto nella penisola ho avuto una targa come migliore espositore. Dopo quella mostra sono iniziate le richieste. Anche adesso, nonostante l
a crisi, qualcosa la faccio sempre. Sono stato invitato all'estero, perfino negli Stati Uniti, ma non ci sono andato», narra il “faber'”Paolo Calaresu. Per lui non vale il detto secondo cui nessuno è profeta in patria. Il più noto tra i poeti di Pozzomaggiore – Antonio Maria Pinna – già nel 2004 l'aveva sistemato stabilmente sul podio dei suoi personaggi prediletti con due ottave inframmezzate da distici a rima baciata. La prima strofa è una celebrazione in piena regola: "A Palleddu li riet sa fadiga/ cand'intendet s'incùdine tinninde/: che fiza in manos si l''idet naschinde/ sa resolza chi leat ata e liga./ Istat oras e oras pista e friga/ finas chi l''essit che sole lughinde./ S'ispijat in sa lama e un'isteddu/ rilughet in sos ojos de Palleddu" (A Palleddu la fatica sorride/ quando sente l'incudine squillare:/ la vede nascere tra le sue mani come una figlia,/ sa resolza che prende filo e lega./ Sta per ore e ore a pestare e sfregare/ fino a quando non la vede brillare come il sole./ Si specchia nella lama e una stella/ brilla negli occhi di Palleddu). «Adesso esistono le levigatrici, il bello era nel passato anche recente: prima di tutto dovevi forgiare con il martello per limare il meno possibile nella rifinitura terminale – racconta ancora Calaresu –. Ma c'è chi, proprio grazie alle nuove tecnologie, prende tutte le scorciatoie possibili e senza aver mai visto una fucina di fabbro si avventura a produrre coltelli». Osserva Paolo Calaresu: «Forgiare una lama non è facile, occorre un tirocinio lungo nella fucina di un fabbro. Proprio di un faber ferrarius, che tratta il ferro, come diceva Plauto, il famoso commediografo latino di oltre duemila anni fa. Per risparmiare tempo, alcuni pezzi in ferro si possono acquistare già finiti. Io li faccio da me, tutti. Non ne ho mai comprato uno. Ho fatto un tripode per il caminetto, pezzo per pezzo, anche quelli facilmente reperibili sul mercato». Ma oggi per fare un coltello, di quanto tempo ha bisogno? «Facendo tutto a mano come faccio io non è vero che ci si riesce in un giorno. Io impiego dalle 16 alle 20 ore. Certo, se si comprano le lame già pronte ci si può riuscire in una giornata, altrimenti ci vuole il tempo che ti ho detto». A volte neppure essere fabbri è sufficiente.

 La conferma viene da un'eccellenza assoluta e riconosciuta come Roberto Ziranu, ex-enfant prodige di Orani con officina a Nuoro, figlio, nipote e pronipote di fabbri straordinari. autore di vere e proprie creazioni artistiche in materia di ringhiere, cancelli e letti e capace di dar vita a foglie e vele di navi ferree entrambe, mani virtuose: «Per fare coltelli ci vuole arte: non basta la manualità, occorre anche l'anima – premette Roberto –. Io non ne faccio, l'ho sempre detto: se ne facessi mi sentirei uno che di punto in bianco si avventura in campi sconosciuti. Non ho la specializzazione e resto fuori dalla mischia. Occorrerebbe tornare a una concorrenza sana, finalmente», auspica Roberto Ziranu. La concorrenza sleale secondo Palleddu «è destinata a non durare». Come sarebbe giusto.

non tutti\e capiscono le allegorie \ i non sense

l'altra  volta  ,  forse  perchè incazzato   dal  forte  rumore delle  cicale  e  dal cicalio  della  mia parte politica \  culturale


non ricordo la  fonte precisa  ricordo solo che l'ha presa da uno dei miei contatti su Facebook  
  è della  gente   che  fa   parla  parla  ( a volte  anche il sottoscritto )  ma  non conclude  niente  .
Ho scritto questo post sulla mia bacheca di facebook

Giuseppe Scano19 ore fa tramite cellulare

Qualcuno /a mi può spiegare la funzione e il ruolo delle cicale ?



Ora ( qui l'intera discussione )   questo mio intervento  ha creato   " scompiglio "alcuni\e mi hanno preso sul serio dicendo mi ricorda  l'estate  , ecc  per poi capire   più o meno a cosa mi riferivo cliccando sul mi piace a questa mia replica ai loro post seriosi 

Giuseppe Scano a me oltre l'estate mi ricorda la campagna http://www.youtube.com/watch?v=gxL4_k_Am0M . ma anche specialmente questa canzone soprattutto il finale http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=TkUAtwbCEzE
altri  ed  ed in particolare il secondo  mi  hanno preso  alla  lettera  

Tamoil Tempio http://www.naturamediterraneo.com/cicala/La cicalawww.naturamediterraneo.com18 ore fa tramite cellulare · Non mi piace più · 1  


Danilo Atzori ... e anda e colcaticci... e no rumpì lu culu cun chisti dummandi strumpiti a chist'ora!!!16 ore fa · Mi piace


Questa  , lo  so che molti  diranno  è come dare le perle  ai porci , ma  la  gente  va  istruita  ed allenata  ad  usare  l'allegoria e  il non sense ( 1  2 )    .  Ecco  la  mia risposta

 E' vero quello che dite   . Ma però a volte anche nelle domande stupide c'è un po' serietà . Infatti , dovreste  saperlo che i miei discorsi e domande spesso possono sembrare non sense \ astrusi e ridicoli ,ma in realtà nascondono dei significati velati . Vi  faccio l'esempio due grandi cantautori italiani . 1) Rino gaetano ( Crotone, 29 ottobre 1950 – Roma, 2 giugno 1981) morto in circostanze poco chiare forse fatto uccidere dalla massoneria deviata  vedere mia intervista   a  Bruno Martone autore di " Rino Gaetano la tragica scomparsa di un eroe " ) . prendi esempio questa canzone 





 dove dietro l'allegoria si nasconde   come  ne accenna anche l'autore nell'introduzione live ( lecce  1977  )  della canzone
 la critica al compromesso storico Dc\ Pci anni '70 ( l'inciucio più noto della 1 repubblica ) dove  : <<  Berta è Moro (Rino :"Ha fatto le scarpe a tutta Italia").Il Santo sul rogo è Berlinguer (molti non accettavano le sue posizioni),l'amianto che lo protegge è la trama di accordi che Moro, abile tessitore, aveva saputo creare.
Mario,Pino,Gino con cui Berta filava sono i Segretari dei partiti dell'arco costituzionale(Psi,Psdi,Pri,Pl­i);
con i quali Moro aveva stretto alleanze (Governo delle astensioni).Il bambino che nasce, figlio di Berta (Moro-Dc)e del Santo (Berlinguer-Pci) è il "compromesso storico"  >>  dalll'introduzione  \ sionossi al  , vedere  url  ,  video  prima citato 
  2) la seconda è la domenica delle palme 

 



 ecco perchè ho citato le cicale , di de andrè  in quanto  : <<   (  ... ) "mentre il cuore d'Italia/da Palermo ad Aosta\si gonfiava in un coro\di vibrante protesta" . 
Riimase solo cicaleccio.Chiasso e confusione di molti che mai si trasformò in coro.E la sinistra italiana non fu mai più unita infatti.Troppi galli a cantà, non se fa mai giorno! Ognuno si fa il suo piccole entorage e canta per conto suo senza armonia con glia altri così da risultare come le cicale del sottofondo finale: inutili, chiassose se non litigiose.fantastica la versione live in cui dice 'di vibrante protesta' in un genovese sprezzante!  >>

 interpretazione che condivido  qui  il resto   http://amicofaber.blogspot.it/2010/01/la-domenica-della-salme.html


30.7.13

la sardegna solo vecchi ? Giovane demografa legge il futuro dell’isola dei vecchi Luisa Salaris, di Terralba: «Meno abitanti, età media più alta Ma la politica non se ne occupa». Sassari supererà Cagliari

Sempre musando per i clienti giornali vecchi ho trovato quest'altro articolo interessante 



Giovane demografa legge il futuro dell’isola dei vecchi
Luisa Salaris, di Terralba: «Meno abitanti, età media più alta Ma la politica non se ne occupa». Sassari supererà Cagliari Dopo il «master» nei Paesi Bassi il «back» a Cagliari con Pippo Puggioni Il mio primo impegno: lo studio delle traiettorie di mortalità a Villagrande




CAGLIARI Ci sono due scenari. Il più ottimista ipotizza una Sardegna che nel 2030 perderà 50mila abitanti e che saliranno a 114mila nel 2040. C'è anche un'altra proiezione, “catastrofica” ma non del tutto avventata, firmata dai demografi delle università di Cagliari e Sassari e dagli studiosi dell'Istat: nell'isola sono previsti 131mila abitanti in meno nel 2030 e 252mila nel 2040. Nell'interno molti i paesi che avranno sempre meno abitanti (il Comune più piccolo - nell'Oristanese - è Baradili con 92 residenti). Ma la tendenza coinvolge anche i capoluoghi, a partire da Cagliari: nel 2035 la capitale sarda – oggi con 156.951 all'anagrafe – si ritroverà con 31mila abitanti in meno di oggi, Nuoro sarà
con una quota negativa di 2.594 e Oristano si attesterà a meno 1.600. Eccezione. Unica eccezione Sassari che, fra quasi vent'anni, dovrebbe ritrovarsi con 2.200 cittadini in più di quelli censiti al 31 dicembre scorso (128.096) e diventerebbe così il centro più popolato della Sardegna. Sassari batte Cagliari, chi vivrà vedrà. E chissà quale florilegio di battute in vernacolo campidanese e turritano. Dinamiche. Lo spopolamento dell'Isola, ma soprattutto l'invecchiamento della popolazione, sono uno dei temi di studio di Luisa Salaris  ( foto a destra  )  , assegnista di ricerca a Scienze politiche di Cagliari e autrice di un saggio (editrice Forum) a più mani proprio sulle “dinamiche demografiche in Sardegna”. Oltre ai tassi di incremento migratorio dei vari centri dell'isola, ai tassi standardizzati di fecondità e mortalità (a Cagliari la fecondità era 94,4 tra il 1962 e il 1971 ed oggi è calata 82,6 mentre a Sassari era di 98,5 trent'anni fa per salire al 103,4 tra il 2002 e il 2006), la studiosa analizza in particolare le politiche sociali che sono del tutto assenti nel campo della demografia. «In altri Paesi – penso alla Svezia o alla Francia – lo spopolamento dei piccoli centri è un fatto reale ma si attuano politiche a sostegno della famiglia che hanno determinato un incremento del livello di fecondità. Ci sono disposizioni per i congedi, per gli assegni familiari, per i nidi. In Italia no. L'unico nido sicuro è la casa dei nonni che suppliscono quasi in toto alle deficienze delle strutture statali. Per non parlare dell'invecchiamento della popolazione: oggi è affidato quasi esclusivamente alle famiglie, alle sempre più numerose badanti straniere che si occupano degli anziani e che ovviamente pesano sui bilanci di una casa. Perché? Perché manca l'intervento, direi l'attenzione pubblica a questo nuovo fenomeno che non può non essere preso in considerazione». Ancora la Salaris: «Nell'agenda sociale della Sardegna, nei progetti di programmazione, non si fa alcun accenno a questi due fenomeni. È evidente che con un numero sempre maggiore di anziani, talora non autosufficienti, i problemi dell'assistenza alla persona vanno rimodulati del tutto. Invece ci si accontenta di regalare una medaglia o una targa ai centenari e poi su di loro scende la notte. Idem per lo spopolamento: è da accettare una Sardegna del tutto deserta nel suo interno? Non hanno valore sociale, antropologico, storico i piccoli centri, la rete dei paesi? I due temi di cui stiamo parlando oggi costituiscono autentiche priorità. Che vanno analizzate in modo organico per proporre nuovi modelli di vita e di assistenza sociale che non pesino solo sull'impegno delle famiglie. Il Nord Europa ci può dare lezioni ma possono essere messe in campo anche strategie nuove, vicine alle esigenze dei più fragili anagraficamente». Cicerone. La demografia è una passione che giunge da lontano e che in questi giorni vede Luisa Salaris fare da Cicerone a ricercatori che giungono da tutto il mondo (Indiana University, Corea, Olanda, California, Giappone) e che puntano soprattutto verso la regione in assoluto dei centenari, l'Ogliastra, con i casi esemplari di Villagrande (i maschi vivono più a lungo delle donne), Talana Baunei, Perdasdefogu (qui abita la famiglia più longeva del mondo secondo il Guinness World Records), Arzana. Nata a Terralba, diploma di perito aziendale e corrispondente di Lingue estere al Mossa di Oristano, seconda di quattro figlie (Silvia agronoma a Bologna si occupa di certificazione di prodotti alimentari, Simona commercialista, Sara frequenta il primo anno di ingegneria biomedica), Luisa frequenta con Intercultura il quarto anno delle superiori in Russia, a Klimovsk (48 chilometri da Mosca), fa la ragazza alla pari a Leeds nel Regno Unito, si laurea in Scienze politiche a Cagliari con una tesi sul turismo con Maria Luisa Gentileschi (109 il voto) e poi vola in Olanda, a Groningen per un master di studi sulla popolazione. «È stato un anno e mezzo ricco di stimoli e di conoscenze, con l'analisi demografica estesa a tutto il mondo. Il direttore, Frank Willekens, è uno dei più autorevoli nel suo settore, i docenti erano estremamente qualificati e motivati. Sapevano dei centenari sardi e mi sommergevano di domande. A molti colleghi e professori interessavano soprattutto le geografie, i luoghi, gli ambienti fisici, li aveva colpiti il fatto che i centenari risiedessero quasi tutti in paesi di montagna quasi mai molto popolati, quasi mai un centenario in centri sul mare. E mi rendo conto che su questi temi l'interesse era maggiore fuori dalla Sardegna che da noi. E quasi tutti i ricercatori di Groningen hanno voluto fare esperienze sul campo trascorrendo diversi periodi, non brevi, in Sardegna. Anche nel massimo anonimato, per registrare comportamenti sociali, stili di vita, rapporti interpersonali, abitudini comunitarie civili e religiose». Dottorato. Dopo il master nei Paesi Bassi arriva un dottorato di ricerca proposto da un demografo belga (Michel Poulain) e lo conclude nel febbraio 2009. E poi il back come assegnista di ricerca a Scienze politiche di Cagliari sotto la guida di Pippo Puggioni. «In Sardegna il primo impegno organico è stato lo studio delle traiettorie di mortalità infantile, adulta e in età avanzata a Villagrande Strisaili. È una comunità coesa, dove i vincoli familiari sono forti, dove la sacralità della casa è vissuta quasi in forma religiosa, dove ci si rende conto che c'è qualcosa di più importante dei fattori genetici veri e propri. Colpisce molto l'affiatamento familiare, la dimensione della solidarietà, il sostegno comunitario. Più che altrove, un uomo o una donna anziana non sono mai soli, sembra che ogni cittadino sia figlio di tutte le case del paese. E ciò, naturalmente, non può non avere ripercussioni positive sulla qualità della vita e sull'allungamento della vita stessa». Desertificazione. E lo spopolamento? Il fatto che più deve preoccupare la classe dirigente è questo: dai piccoli centri vanno via i giovani, le loro braccia ma soprattutto le loro menti. E in assenza di forze positive e propositive è evidente che un villaggio tende alla desertificazione umana. L'assenza di giovani colpisce a Tadasuni, Bidonì, Modolo, Soddì, Setzu, Semestene, Cossoine, Pozzomaggiore. Nel testo curato da Marco Breschi si legge: «Le province più vecchie sono quelle di Oristano, Carbonia-Iglesias e Medio Campidano dove il peso della componente anziana supera quello dei minori di 14 anni per valori compresi fra il 75 e il 91 per cento, raddoppiandone quasi la consistenza. A distinguersi invece per una struttura più giovane rispetto alla media sarda è la provincia di Olbia-Tempio che appare tra le province demograficamente più in salute e in crescita e che beneficia degli effetti positivi di un maggior dinamismo economico. Secondo i dati più recenti delle tavole di mortalità l'aspettativa di vita alla nascita della popolazione italiana è di 78,8 per gli uomini e di 84,1 per le donne mentre quello della popolazione sarda è, rispettivamente, di 78,5 e di 84,2. Nell'isola si registra un guadagno medio di 6-7 anni per entrambi i sessi rispetto al 1980 quando l'aspettativa di vita alla nascita era di 71,9 per gli uomini e di 78 per le donne». Età media. Negli ultimi trent'anni l'età media del maschio sardo è salita di quasi sette anni e per le donne di 6,2. Le cose potrebbero cambiare? Sì, se aumenterà l'afflusso di immigrati, il più delle volte giovani. E per concludere? «Il tema deve essere al centro dell'analisi politica e delle decisioni conseguenti, tutto è da collegare alla sostenibilità economica di una popolazione sempre più anziana. E pone domande sulla qualità della vita e sull'assistenza. Temi esclusi dall'interesse della politica».