16.1.22

E' morta Giuliana Naldi, la bambina salvata dal soldato Adler

 L'incontro, dopo 76 anni, era avvenuto ad agosto scorso a Bologna

BOLOGNA - Il 23 agosto scorso aveva abbracciato all'aeroporto di Bologna

il soldato che l'aveva salvata durante la guerra. Nella notte Giuliana Naldi è morta all'ospedale Sant'Orsola. Aveva 81 anni. Protagonista di una storia incredibile che aveva commosso e fatto il giro del mondo.

Giuliana nell'ottobre del 1944 era sbucata con il fratello Bruno e la sorella Mafalda da un cesta in un casolare a Monterenzio - la madre li aveva nascosti - e Martin Adler, ex militare statunitense dell'85esima brigata alleata, se li trovò davanti alla canna del mitra Thompson che aveva spianato entrando in quella casa a cavallo della Linea Gotica. Si fermò. Abbassò il fucile e scelse di immortalare quel momento, "l'unico di gioia nell'inferno della guerra", facendo uno scatto con la sua macchina fotografica.

Bruno, Giuliana e Mafalda Naldi con il soldato Adler, dopo il rocambolesco incontro a Monterenzio, nel 1944 (ansa)  

Da quella foto sono partire le ricerche, quando Adler riaprendo il cassetto dei ricordi nel Natale 2020 espresse il desiderio di rintracciare quei bambini. Per tramite della figlia Rachelle e dello scrittore reggiano Matteo Incerti, l'ex militare, che vive in Florida e ha 97 anni, lanciò un appello agli abitanti delle valli dell'Appennino tra Bologna e la Toscana. Un messaggio sui social diventato virale, un tam tam che ha funzionato. Bruno, Mafalda e Giuliana Naldi, i tre bambini di allora, 76 anni dopo si riconobbero nella foto. Infine l'incontro, avvenuto all'aeroporto Marconi a fine agosto quando Martin Adler è riuscito a venire a Bologna, dove poi è rimasto per alcuni giorni girando vari luoghi dell'Appennino.

Il ritorno del soldato Adler: a Bologna l'abbraccio con i tre 'bambini' che salvò nel 1944

A dare notizia della morte di Giuliana Naldi è, sulla sua pagina Facebook, il giornalista Matteo Incerti autore del libro 'I bambini del soldato Martin', in cui ha raccontato la storia del veterano statunitense e dei tre fratelli emiliani. "Un pezzo di una favola di pace in terra - scrive in un lungo post - è volato in cielo. Il tuo sorriso e i tuoi occhi vispi, di bambina nel buio della guerra come quelli d'anziana in tempo di pace al centro della più incredibile delle favole che diventano realtà, hanno fatto il giro del mondo e continueranno a farlo ancora. L’ultima volta che ci siamo visti, questa estate per il pranzo di saluto a Martin sull’Appennino bolognese, mi dicesti una cosa semplice che non dimenticherò mai: ‘Grazie di avermi fatto vivere una favola’. Il grazie, Giuliana è mio e di tutti noi per te. Ogni volta che saremo tristi, penseremo a te e ci ritornerà un sorriso. Ciao Giuliana, bambina per sempre".

I tre bambini del soldato Adler: "Sì, siamo noi quelli nella foto del 1944"

 

14.1.22

No vax e giocatori, metto tutti in riga. Intervista a Silvia Marziali, arbitra nel basket maschile., Brigantesse e dame: le patriote del nostro risorgimento ., Un tatami come salotto per la famiglia karate.,

   Sul Venerdì  direpubblica  del   14 gennaio 2021




Silvia Marziali in scafandro protettivo
durante l’emergenza Covid (fiba.com)

Silvia lo sa, un arbitro e un medico in fondo devono fare la stessa cosa: prendere la decisione giusta nel minor tempo possibile. Per riuscirci servono preparazione e autocontrollo. Silvia Marziali è stata la prima donna italiana ad arbitrare una partita internazionale di basket. Da quest'anno è anche la seconda a fischiare in Serie A maschile: la prima di sempre, Antonella Frabetti, ci arrivò nel 1989, quando Silvia aveva un anno. Fuori dal campo, è un medico dell'Aeronautica, con un master in medicina estetica e l'ambizione di diventare cardiologa dello sport. È sempre in prima linea: nel 118, nell'emergenza Covid-19, ora nella campagna di vaccinazione. Silvia ha 33 anni, è nata a Edolo, nel Bresciano, ma è marchigiana. Cresciuta a Porto San Giorgio, sabbia e canestri, dove i playground sulla spiaggia spezzano le file di ombrelloni. Papà Francesco, fermano, era una promessa della Scavolini, lasciò i parquet quando entrò a Medicina. Mamma Rita, origini calabresi, insegna Agraria. Due fratelli, Francesca e Andrea, lei nutrizionista, lui dentista. "Io ho seguito in tutto le orme di papà, ho giocato nell'Adria fino in A2 femminile, ruolo guardia, brava in difesa mi dicevano. Poi, a 19 anni, lo stesso bivio: sono entrata alla Cattolica a Roma, ho rinunciato a giocare. Solo che senza pallacanestro non potevo vivere. Allora ho iniziato a fare l'arbitro nelle giovanili. In quegli anni ero assorbita dai libri, il basket è stato la mia medicina. Un momento di libertà per la mia testa".
 14 euro di rimborso
Silvia se li ricorda, i primi tempi. Quattordici euro di rimborso per andarsi a prendere insulti irripetibili in una palestra di periferia dopo aver attraversato la città. Nello sport giovanile in Italia funziona (male) così: mamme e papà esagitati e istruttori poco istruttivi devono sfogare su qualcuno le proprie frustrazioni. "E che insulti, poi. Ognuno di loro pensa di conoscere le regole meglio di te, ogni genitore pensa di aver messo al mondo LeBron James o il Mamba. A quei livelli, l'arbitro è solo un ragazzo, ed è profondamente solo. All'inizio mio padre mi seguiva in tribuna, stava male quando cominciavano a beccarmi. Dagli spalti mi dicevano di tutto. Prima che non ero capace. Poi mi insultavano sul piano personale. Il colore dei capelli, la pancia, il sedere, le orecchie a sventola. Dopo un po' neanche li senti più. Ma non puoi sempre tacere". A giugno, nella finale di A2 Derthona-Torino, Silvia ha ricevuto insulti sessisti da un dirigente di Tortona, squalificato per sei mesi. "Non era giusto ignorarli, l'ho fatto per le ragazze che ogni fine settimana vanno sui campi: certe cose possono farti male. Un arbitro non ha sesso: nel calcio Stephanie Frappart, che ha diretto anche una finale di Supercoppa europea, dice che l'unica cosa che conta è che la decisione sia giusta. Molte ragazze mi prendono come esempio, è vero, ma la cosa che mi gratifica davvero è che giovani arbitri, senza distinzione di genere, mi chiedano consigli tecnici".
Dentro la bolla

Marziali si allena almeno quattro volte a settimana, è seguita da un personal trainer della Fiba, la federazione internazionale di basket, e alla preparazione atletica abbina quella teorica. Passa ore al video a studiare le squadre che dovrà dirigere, come se avesse due avversari da affrontare. Racconta che prova a capire in anticipo il gioco, le tattiche, i duelli in campo. "Poi ho un rito tutto mio: indossata la divisa, completate le procedure, devo isolarmi per quindici minuti in una bolla in cui ci siamo solo io e la partita, con tutti i suoi interpreti. L'arbitraggio è uno sport interiore. Allena la mente, forma il carattere. Ti mette di fronte a situazioni di difficoltà che devi risolvere in pochi secondi". Appunto. Succede anche quando indossa il camice. Silvia tiene separate le sue due vite, ma talvolta i percorsi s'intrecciano. Il giorno in cui ha debuttato in campo internazionale, aveva già un altro piccolissimo impegno: discutere la tesi di laurea. Ha dovuto anticipare la seduta per partire.
Quando è esplosa l'emergenza Covid, è stata inviata al porto di Civitavecchia per gestire i focolai scoppiati sulle navi da crociera. "Ma l'esperienza che più mi ha segnato è stata con l'Aeronautica all'ospedale civile di Campobasso, in terapia subintensiva, con sessanta pazienti. Entrare nel reparto è come andare sott'acqua, tu sudi e soffochi dentro il tuo scafandro, indossando doppie protezioni. Ti immergi in un'altra realtà, il rumore dell'ossigeno ti entra nella testa. Sembriamo astronauti scesi sulla Luna, si vedono solo i nostri occhi, i pazienti non hanno rapporti con l'esterno e si affidano completamente a te. E tu con poche armi che hai a disposizione cerchi la soluzione giusta. Spesso non ce l'hai. Ho visto persone smettere di respirare all'improvviso, e altre riprendersi quando sembravano senza speranza. Sentendo parlare i No Vax prima mi arrabbiavo, adesso resto solo delusa. Quando qualcuno esordisce sull'argomento con "secondo me..." lo fermo subito: non esiste "secondo me". Esistono la scienza, i dati, e persone che ne sanno più di te".
E poi c'è l'ukulele

La donna che vive due volte è molte altre cose ancora. "Io mi vedo senza divisa, in verità. Ho provato negli anni a capire se sono più un dottore o un arbitro, ora dico che la medicina e la pallacanestro mi hanno reso quella che sono: una persona che ha delle passioni, degli obiettivi, e che lavora sodo per migliorarsi".
Per esempio la musica, il pianoforte, e un ukulele, "anche se non ho molto orecchio". I dolci. Camminare, esplorare. "Prendo un libro e mi metto in cammino cercando un posto dove fermarmi a leggere: lo faccio quando voglio mettere a posto i pezzi del puzzle nella mia mente". Racconta Silvia che il basket ti costringe ad alzare la testa, a guardare verso il cielo. "In certi tiri perfetti non vedete anche voi un po' di poesia?".
                         

 da  gedi 

Brigantesse e dame: Torino riscopre le patriote Anita Garibaldi compie 200 anni. 


Il Museo del Risorgimento approfitta per proporre un viaggio tra le donne che hanno fatto l’Italia. Anche combattendo in prima linea

di Alessandra Del Zotto





Un tatami come salotto per la famiglia karate


Vito ha 81 anni, è stato allenatore della nazionale. Sua moglie Agnese è pioniera italiana del dojo: la loro vita è ancora in palestra. Insieme ai 4 figli plurimedagliati

di Gianvito Rutigliano







12.1.22

credevo che la trap fosse dei giovani .Ma Robeerta d'angelo ex insegnante di musica scopre la trap: "Mi ritrovo al pianoforte e su YouTube"

 Classe 1955, cantautrice ed insegnante di musica in pensione. Roberta D'Angelo comincia molto giovane a scrivere canzoni, ne compone oltre 30 e registra tre LP, stando a contatto con tutti i più grandi

artisti della Roma degli anni '80, da Venditti a De Gregori. Poi il sogno che si scontra con la realtà, la musica che non riesce a darle una vera stabilità economica e quindi il concorso a cattedra per insegnare a scuola, alle medie.Diplomata in pianoforte al conservatorio, insegnerà ai suoi alunni a suonare e cantare, con una forza d'animo e una gioia travolgente che la contraddistingue ancora oggi.

 


 Una volta arrivata la pensione, Roberta ha potuto dedicarsi di nuovo e totalmente alla sua passione: fare musica. "Ci dicono tanto che dobbiamo ritrovarci", scherza, "c'è chi lo fa andando in Portogallo e chi come me si rimette al pianoforte. Nelle mie canzoni parlo di vecchiaia, una parola che di solito è un tabù, ma questo è un dono che la vita ci ha dato e noi dobbiamo approfittarne".


Inizialmente    quando  ho letto  l'articolo    citato sopra    credevo che  la  signora   in questione fosse   come la protagonista  dell'esempio citato  da Luigi Pirandello   nel saggio sull'umorismo  del  1908   

[...]                                                                                                                                           signora che si agghinda come una giovinetta, suscita la risata perché la vecchia è il contrario di ciò che vuole apparire (questo è l'avvertimento del contrario). Successivamente interviene la ragione, che scopre il perché dello strano abbigliamento e del pesante trucco: la vecchia signora voleva essere ancora attraente per il giovane marito (questo è il cimento del contrario). Alla precedente comicità subentra il dramma della donna.

da   https://www.skuola.net/appunti-italiano/luigi-pirandello/umorismo-pirandello-esempio.html 


      poi  riascoltando  meglio il  video  e leggendo    questo suo intervento sul suo   facebook   mi  sono accorto   stavo  prendendo  un  abbaglio\  una   cantonata 


Quanto lavoro c'è dietro una produzione musicale o una produzione artistico/creativo/informativa, di qualunque genere essa sia, postata sui vari social ""gratuitamente"" ????
E quanto i social dovrebbero accogliere, con maggiore disponibilità, chi è fuori dal mainstream ufficiale e che, quindi, arricchisce di opere uniche, non sponsorizzate, spesso poco omologate e fortemente interessanti e dirompenti, la cultura contemporanea, nei suoi molteplici aspetti ???
C'è un popolo di creativi, di cui anch'io oggi faccio parte che, senza dubbio, contraccambia "con molta generosità" l'opportunità di ""visibilità"" che tutti i social offrono gratuitamente, appunto: e per rimpinguare questa "opportunità di visibilità" di nuove proposte si innesca una notevole mole di lavoro che ciascuno affronta, senza neanche rendersene conto; ognuno ci si trova in mezzo, trascinato dall'onda della propria creatività, ed essendo un lavoro collegato al piacere di dare forma al proprio estro, qualunque esso sia, c'è il rischio che venga sottovalutato e non tenuto in considerazione ! Questo è un aspetto molto interessante della "rete" su cui, piano piano, chi condivide l'esperienza creativa del Web, comincia a riflettere.
Intanto rinnovo gli
auguri
x le imminenti festività natalizie e ringrazio i miei "amici virtuali e non" per gli ascolti della mia Piuma e, in generale, delle mie nuove canzoni .
Vivere è sempre fantastico, soprattutto in un'età impegnativa come la mia.

 

a tu per tu con daniele bergese L'uomo che restituisce la voce ai vecchi sax

 Incuriosito dalla passione    è dall'attività di  Daniele Bergese,  e  dalla sua storia     racconta      nel  video  di gedi   da me  riportato   post  precedente ho  deciso d'intervistarlo   .  Per  chi   non  ha     voglia  o  tempo    nè  di fare  ricerche  in rete  nè  di  andare   sull'url del mio precedente  post    trovate  oprima dell'inmtervista    alcuni suoi  cenni    biografici


Egli secondo  la  sua  biografia  pubblicata  sul  suo ex   sito  https://sites.google.com/site/danielebergesesax/ sostituito ed  integrato da quello  nuovo   https://danielebergese.com/

 suona i sassofoni baritono, tenore e contralto. Diplomato in sassofono jazz presso il Royal Conservatoire dell’Aia e in jazz a indirizzo compositivo con il massimo dei voti presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, si è specializzato seguendo corsi e masterclass con David Liebman, Joe Lovano, Gerry Bergonzi, Harry Sokal, Barry Harris, Kurt Rosenwinkel, John Ruocco, Furio di Castri, Emanuele Cisi. Nel 2003 ha conseguito la Laurea in Storia alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Torino con la tesi dal titolo: "Rivoluzionario o decadente? I comunisti italiani e il jazz, 1945 - 1968".

 Ed  ecco   la  mia  intervista   .
com'è nata questa tua passione  poi diventata un lavoro ?
Ho iniziato a smontare sassofoni nel 2004. Vivevo in Olanda con un trombettista americano e un  laureando in musica elettronica di Budapest. Frequentavo come loro il Conservatorio Reale dell’Aia e
studiavo sassofono jazz. Come spesso capita agli studenti, avevo un sacco di tempo ed energie da  spendere, ma ero piuttosto squattrinato. Il mio sax aveva assoluto bisogno di manutenzione. L’intervento
era oneroso da sostenere, quindi ho pensato di fare da solo. La manualità è una cosa che ho appreso da  mio padre fin da bambino e sassofoni ne avevo visti smontare in alcune occasioni. Quindi mi sono fatto  coraggio, ho disassemblato lo strumento, oliato le meccaniche, sostituito alcuni sugheri e registrato le  meccaniche.
Il mio insegnante di tecnica in conservatorio non brillava certo in simpatia, ma gli devo l’idea di questo
mestiere. Sorpreso del mio coraggio dopo aver provato il sax, mi chiese quanto volessi per fare lo stesso
lavoro sul suo... certo scherzava, ma io avevo capito. Così da riparatore improvvisato ho iniziato a interessarmi con moltissima serietà a questo lavoro.  Marco Pezzutti, un eccellente artigiano di Torino, è stato per diversi anni il mio maestro e mi ha insegnato  tantissime cose preziose. In Olanda ho seguito molti bravi artigiani, li ho visti lavorare e ho appreso molte  cose interessanti. Poi orafi, odontotecnici, officine meccaniche e ottici. Devo tantissimo a Giorgio  Pettenuzzo, grande musicista e abile progettista meccanico. Da lui ho fatto scuola di tornio, fresa e  meccanica di precisione.
Poi ho iniziato a crearmi il laboratorio... il necessario per riparare, progettare e realizzare cercando
soluzioni nuove.  Avevo imboccato la mia strada.  Il mio sogno era di avere la strumentazione adatta a risolvere tutti i problemi che avessi incontrato e che mi permettesse di realizzare le idee che andavo pensando.
Sono anni ormai che compero aggiorno e miglioro la mia strumentazione senza sosta e con gran
divertimento.  La verità è che adoro i sassofoni, mi piace suonarli e mi piace renderli sempre più efficienti e performanti, soprattutto quelli d’epoca che sono per suono e per fascino indubbiamente superiori.
ha influenzato la tua passione  per la musica visto il tuo video   su facebook ?
Il lavoro di restauro dei sassofoni è stato il giusto contrappunto alla mia passione per la musica. Da sola la musica stentava a farmi vivere sereno e l’amore per lo strumento musicale come oggetto è sempre stato presente.Sono due aspetti della stessa cosa...Innanzitutto è impensabile ottenere un set up raffinato su uno strumento se non si è in grado di collaudarlo con la perizia necessaria. Allo stesso modo la possibilità di esprimersi musicalmente con uno strumento in perfetto ordine è molto appagante.
Provare ad offrire questa sensazione ai miei clienti mi ha aiutato molto. Non di rado passo ore a collaudare uno strumento o a studiarne i difetti e i pregi o le specifiche tecniche che mi sono state sottoposte. Uso la musica per affinare il sassofono e il sassofono per fare musica.
ti senti più  artigiano o musicista  ?
Mi sento sia artigiano che musicista. Non riesco a separare le due attività anche se con la riparazione dei

sax sto percorrendo più strada.
il tuo lavoro  più difficile e quello più  facile
Il lavoro più difficile è quello sul proprio strumento. Quando l’idea di avere il sassofono perfetto per fare
la tua musica non sembra un’illusione, sei veramente nei guai. Nella ricerca del meglio nel meglio per me finisco sempre per accartocciarmi nelle mie aspettative. Essere distaccati e professionali con se stessi e le proprie esigenze è complicato.
Il lavoro più facile è coltivare l’orto fra un sassofono e l’altro. I pomodori non mi vengono sempre bene,
ma in generale non me la cavo male.
per  i profani che differenza c'è tra i sax d'epoca e quelli d'oggi  ?
I sax d’epoca sono affascinanti, molto diversi fra loro in caratteristiche timbriche, meccaniche e
progettuali. Hanno un suono caldo, ricco e profondo. Alcuni sono preziosamente incisi, placcati oro,
decorati con eleganti inserti in madreperla, altri stupiscono per l’emissione sonora, altri per l’ingegnosità
delle meccaniche. Risalgono tutti al periodo in cui il sax era uno strumento giovane e ogni casa
produttrice cercava soluzioni e strade diverse creando diversi rami evolutivi. Ora tutti cercano di fare la
stessa cosa affinando le stesse soluzioni meccaniche e facendo copie più o meno riuscite dei Selmer
d’epoca, che di fatto sono i capostipiti di tutti i sax moderni.
I sassofoni moderni sono più comodi ed ergonomici, più facili da intonare, ma spesso con un timbro
sterile e noioso. Dal mio punto di vista, sono meno divertenti e meno affascinanti dei sax vintage. Ma
ovviamente il mio è un discutibile punto di vista.
Non sono pochi i sassofonisti che soffrono nel decidere fra la poesia dei vecchi strumenti e la comodità di  quelli moderni. Ho iniziato a riparare e affinare i sax vintage proprio perché ne adoravo le caratteristiche timbriche e livolevo più ergonomici. La meccanica degli strumenti d’epoca è spesso scomoda e nel risolvere questaproblematica si concentra la parte più importante del mio lavoro sul vintage.
restauri / ridai vita  ai vecchi sax o anche a quelli recenti ? 
 
Naturalmente mi occupo con la stessa attenzione e professionalità sia dei sax moderni che di quelli
vintage. Ho materiali, ricambi e strumentazione adatti ad ogni tipo di sax. Quello che manca lo costruisco
(per molte parti, non esistendo più i ricambi, è l’unica soluzione) Vero è che la soddisfazione nel restaurare un King, un Conn o un Buescher degli anni 40 non è paragonabile.

peccato la  lontananza  altrimenti   starei anch'io    come  hanno scritto     sulla  sua  bacheca  facebook   : << Potrei stare ore a sentirlo parlare del suo mestiere o a guardarlo sistemare con attenzione sovrumana un dettaglio. >>


 di vista musicale ma anche da quello tecnico e strutturale, svolge l'attività di riparatore con particolare riguardo al restauro dei sassofoni vintage.


11.1.22

a quando un altro caso come quello di david sassoli ? se i no vax hanno ancora un po' di pudore perchè non prendono le distanze da gli sciacali che ce ci sono al loro interno .



Appena ho appreso la notizia che David Sassoli Il presidente del Parlamento europeo, ricoverato dal 26 dicembre per una grave forma di disfunzione del sistema immunitario se n'è andato a 65 anni e oltre ai classici e consueti messaggi di cordoglio dal mondo della politica, da Sergio Mattarella e Mario Draghi a Enrico Letta fino a Matteo Salvini anche sui social, oltre ai ricordi e alle cordoglianze, si sono scatenati anche gli utenti No Vax. con messaggi del tipo "Avrà esagerato con il booster", è il pessimo commento di Anna su Twitter. "Allora più vaccini, così il sistema immunitario se ne va a p...", scrive SissiMaria, innescando, come gli altri, le piccate risposte della gran parte del popolo della Rete . Inizialmente   di getto , per non alimentare ulteriormente il clima di scontro che da quasi due anni caratterizza e divide il paese dopo lo sciacallaggio e la vile \ vergognosa speculazione sulla morte di David Sassoli  volevo limitarmi a questa

Cari no vax
la vostra speculazione \ strumentalizzazione non si ferma neppure davanti alla morte di una persona . Ma soprattutto quello. che m' indigna di voi in questo caso parlate ed scrivete senza sapere se è morto per covid o per aggravamento dovuto al covid di qualche suo problema di salute oppure per effetti collaterali dei vaccini .

semplice   lettera   d'indignata .


Ma poi  ho letto  questa  💩🙈🙉🙊🤬👿🗑  di  fake news     bufala

open  11 GENNAIO 2022 - 11:07
di Alessandro D’Amato

La bufala di Paolo Becchi su David Sassoli: «È stato ucciso dal vaccino anti Covid?»

Il professor Paolo Becchi, tra i 150 firmatari dell’appello dei docenti universitari contro il Green pass, stamattina ha pubblicato un tweet sulla morte di David Sassoli, sostenendo che il presidente dell’Europarlamento sia deceduto a causa del vaccino contro Covid-19. «Rispetto per la morte di #DavidSassoli. Ma è morto in seguito alla terza dose? Non c’è nessuna correlazione? Non rendete pubblica neppure l’autopsia? O non la fate neppure? Costringete la gente a vaccinarsi e a morire. State costruendo una tirannia sanitaria mai esistita prima», ha scritto il docente di filosofia del diritto a Genova.




Il docente di filosofia del diritto su Twitter se la prende con la «tirannia sanitaria» e getta ombre sulla scomparsa del presidente dell’Europarlamento. 
Panzana   smontata      dallo stesso open   


Naturalmente si tratta di una bufala. Sassoli era malato da tempo. Dieci anni fa, come racconta oggi Il Foglio, e lui  stesso in questo video  
aveva subito un intervento di trapianto di midollo per un mieloma. L’operazione lo aveva costretto a restare lontano dalle aule di Bruxelles e Strasburgo per diversi mesi. Poi, a novembre, era stato ricoverato per una polmonite da legionella. E nell’occasione, con un video su Twitter,
aveva spiegato il suo stato di salute smentendo così implicitamente il legame tra la sua malattia e il Coronavirus.  A Natale la ricaduta con il ricovero per «problemi al sistema immunitario», quelli descritti ieri dal suo portavoce Roberto Cuillo nella dichiarazione di ieri. Già all’epoca del primo ricovero il suo staff aveva dovuto smentire che Sassoli fosse affetto da Covid-19, circostanza ricordata dai suoi collaboratori nel post di saluto di oggi. Non c’è quindi nessuna evidenza che Sassoli sia morto per la vaccinazione anti-Covid. E soprattutto questo causerebbe un corto circuito logico piuttosto evidente nella narrazione No vax: da tempo tra gli ostili ai vaccini si afferma che i politici non ricevano alcun vaccino perché non vogliono morire a causa dei (presunti) effetti avversi. Ma se un politico come Sassoli non ha ricevuto il vaccino, come fa a essere morto per il vaccino?

 



su Instagram interviene il giornalista Enrico Mentana che posta lo screenshot di un post inappropriato di un'altra No Vax lasciato su Twitter. 

E ancora. Con un altro post  sempre  il direttore del Tg di La7 denuncia: "Non ho mai visto tanta cattiveria ferina e ribalda. Gioiscono per la morte delle persone con lo stesso entusiasmo dei tifosi per un gol e quale sia la causa del decesso lo addebitano al vaccino,, ribaltando il suo accertato ruolo salvifico".

Agli attacchi degli scettici e anti-vaccinisti ha risposto lo staff di Sassoli. Una parte di un lungo post di cordoglio su Facebook riporta: "Anche quando, recentemente, di fronte ai suoi gravi problemi di salute, si erano diffuse in rete deliranti malevolenze su Covid e affini, persino in quel momento la scelta di non replicare, di non inasprire i toni, gli era sembrata l'unica possibile". Proprio a rimarcare quel lato gentile di Sassoli che amici e colleghi invece ricordano tutti. Ma  a  far tacere tali voci e insinuazioni è giunto via Twitter ( vedere sotto   ) David Carretta, corrispondente da Bruxelles ed amico di Sassoli, che ha smentito ogni ipotesi no-vax non nascondendo la sua indignazione per i commenti letti. 



L’uso della morte di Sassoli al fine di perorare la causa no-vax ha ovviamente e giustamente sconvolto chi, al contrario, conoscendolo personalmente, ben sapeva quale fosse la situazione clinica di Sassoli, che 10 anni fa aveva combattuto contro un mielina multiplo. Una brutta malattia  che  non si  augura  a nessuno     . Infatti Il mieloma multiplo è un tipo di cancro piuttosto difficile da individuare e riconoscere (spesso viene diagnosticato solo in fase avanzata) ad alta probabilità di recidiva e che è caratterizzato da una malformazione delle plasmacellule. Le plasmacellule sono le cellule del sistema immunitario, derivanti dai linfociti B e si occupano della produzione di anticorpi. Più il tumore si sviluppa, più si impoverisce il sistema immunitario, con scarsa produzione di piastrine, globuli bianchi e globuli rossi. ,La natura della patologia fa facilmente intuire come essa possa aver lasciato strascichi e conseguenze a livello fisico in Sassoli, e che dunque la disfunzione del sistema immunitario di cui si è immediatamente parlato in merito alla sua morte, sia derivante da essa. 



Hanno fatto bene come riporta sempre open ( https://www.open.online/2022/01/11/covid-19-morte-sassoli-denunciato-franzoni-no-vax/ ) visti i suoi precedenti 

 [...] Franzoni ha collezionato già una serie di denunce in questi anni, alcune delle quali per vilipendio e apologia di fascismo. A gennaio del 2021, come riporta la Nazione, era stato fermato al casello di Carrara con felpe e altro materiale che aveva delle scritte contro il premier Draghi. Prima ancora, cioè a giugno 2020, era stato denunciato dopo una manifestazione a Roma del Fronte di Liberazione Popolare, una delle sigle a cui è ricondotto. E ha partecipato in questi mesi a numerosi cortei, anche nella Capitale, contro i provvedimenti governativi per il contenimento della pandemia.

concludo condividendo     questo   dubbio che attanaglia  anche me  . 

Che genere di vuoto cosmico e degenere deve avere uno dentro di sé per gioire della sofferenza e della morte di una persona....
E non aver ancora capito che saremo tutti concime per i fiori un giorno