26.6.23

Parla la prof assente 20 anni su 24 e destituita per “totale inettitudine”: “Il mio? Un caso surreale” ., “In 10 anni non ho fatto un solo giorno d’assenza. Maturità? Diamo 90 punti alla carriera e 10 all’esame”, INTERVISTA a Roberto Moroni


  
Parla la prof assente 20 anni su 24 e destituita per “totale inettitudine”: “Il mio? Un caso surreale”
La Cassazione destituisce l’insegnante di Chioggia: dava voti a caso. Lei: «Gli atti proveranno la verità»   
da https://www.lastampa.it/cronaca/   del 26\6\2023
                               LAURA BERLINGHIERI



CHIOGGIA (Venezia). Assente da scuola 20 anni sui 24 di insegnamento. E «impreparata, approssimativa e imparziale» – come denunciavano i suoi ex studenti – pure nella sola parentesi di quattro mesi trascorsa dietro la cattedra, al liceo Veronese di Chioggia (Venezia). Per questo era scattata l’ispezione ministeriale di tre giorni, chiesta dalla dirigente, conclusasi con la rimozione decisa dal Miur.
[...] 

    visto  che  la  sentenza  è passata  in   giudicato  cioè è definitiva    si  può   affermare     che   di  surreale  c'è  il fatto   che lei   sia potuta rimanere in servizio ( fin qua niente d'eccezionale ci sono prof capre che hanno insegnato o ancora insegnano da una vita ) avendo fatto solo 4 anni di servizio effettivo su 20 d'assenza .

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“In 10 anni non ho fatto un solo giorno d’assenza. Maturità? Diamo 90 punti alla carriera e 10 all’esame”, INTERVISTA a Roberto Moroni



Neppure un’assenza dal lavoro negli ultimi 10 anni. Una sola assenza più di 11 anni orsono. E bisogna risalire al decennio precedente per poterne contare una seconda. La prima avvenne nel 2012. Fu un giorno di permesso chiesto alla scuola per anticipare un volo verso l’America poco prima di Natale, per incontrare alcuni parenti La seconda assenza delle due fu nel 2006. Quella volta si trattò di una febbre, che lo costrinse a chiedere un giorno di malattia. Certo, ha una salute di ferro, Roberto Moroni, docente romagnolo di Economia aziendale, una salute legata al suo stile di vita: è uno sportivo, è reduce dalla vittoria di squadra al campionato nazionale di tennis da tavolo e non usa la macchina per andare al lavoro a scuola, preferendo affidare i propri kilometri quotidiani ai pedali di una bicicletta o alle scarpe da runner. Neppure gli anni del Covid sono riusciti a metterlo al tappeto. O meglio, il Covid lo ha preso, ma la scuola è stata preservata dalla sua assenza anche in quell’occasione: “Ho preso il Covid nel 2022 – ammette il prof – Ma ero appena andato in ferie…”. Sorride.
Sorride e torna serio, il professore romagnolo. C’è chi si assenta per 20 anni su 24 anni di servizio – è cronaca di questi giorni – e chi non si assenta (quasi) mai. Lui sa, in cuor proprio, che l’invidiabile stato di salute – “ma poi chissà? La salute può venir meno in qualsiasi momento, speriamo bene…” – è associata a una grande considerazione che lui ha per l’etica e per il rispetto delle regole e della funzione del lavoratore pubblico, visto che le assenze dal lavoro, certo non quelle da malattia o da altri impegni nobili e inderogabili cui chiunque nel corso dell’anno non riesce a sottrarsi, “rappresentano – sottolinea lui – una spesa per lo Stato, una perdita di risorse economiche oltre che un cattivo esempio verso i nostri studenti e anche un danno indotto dall’alternarsi di supplenti”. Lui stesso, in qualità di collaboratore del dirigente, ogni mattina provvede assieme a una collega, vicaria come lui, Silvia Paolizzi, alle sostituzioni di chi per un motivo o per l’altro non arriva in classe e a quel punto tocca cercare un supplente tra i colleghi presenti e a disposizione.
Roberto Moroni ha sessant’anni, ha una famiglia, due figli grandi. Insegna Economia aziendale presso l’Istituto Einaudi-Molari di Rimini. L’istituto, presieduto dalla Ds Daniela Massimiliani, è unico, ma ha due indirizzi: uno professionale, l’Einaudi, che ha sede a Viserba – dove è nato un grande polo scolastico nel quale convergono molti istituti riminesi. L’altro è un tecnico, il Molari, indirizzi amministrativo e grafico, con sede a Santarcangelo di Romagna, sulle colline, per un totale di 1300 alunni, compresi i 100 alunni del corso serale distribuito nei due plessi.

Professor Roberto Moroni, la sua storia stride decisamente con quella che campeggia da ieri sulle prime pagine dei giornali e che raccontano della sentenza con cui la Corte di Cassazione ha destituito dall’insegnamento un docente che in 24 anni era stato assente per un totale di 20 anni.

“Trovo corretta la sentenza della Corte di Cassazione, anche come forma di rispetto nei confronti degli insegnanti che lavorano con serietà e che, a mio parere, sono quasi la generalità della categoria”

L’ultima volta che lei si era assentato da scuola fu 11 anni orsono a ridosso delle vacanze di Natale. E’ così?

“Sì, è così. Mi ero assentato un solo giorno”

Come mai?

“Dovetti anticipare la partenza per l’America, dove poi andai in visita ad alcuni parenti”.

E bisogna risalire a quando per l’assenza precedente?

“Era stata un’assenza di un giorno, dovuta alla febbre. Risale al 2006”.

Quale materia insegna?

“Economia aziendale, una classe di concorso, la A045, che per diversi anni è stata il mio cruccio”.

Per quale motivo?

“Sono stato DOP per molti anni. Son passato di ruolo trent’anni orsono, con il concorso del 1990 e senza aver mai fatto un giorno di precariato, ma solo nel 2012 ho poi ottenuto l’assegnazione stabile nella mia scuola attuale. Ho cambiato diverse scuole. Alla fine sono arrivato nel mio Istituto professionale, l’Einaudi, qui a Rimini. Ho capito che in un professionale c’è bisogno di dare una mano come docente non solo sul piano didattico ma soprattutto come sostegno e supporto ai nostri tanti alunni. Molti ragazzini vivono grandi difficoltà. Le famiglie dei nostri studenti in genere non sono famiglie benestanti, inoltre ci sono tante problematiche sul piano sociale, sono ragazzi deboli, fragili, abbiamo molti con Dsa, e altri sono diversamente abili. Quindi, tu li vedi, li guardi e sembra siano lì lì per chiederti: mi dài una mano? Ecco, oltre che fare il mio mestiere di docente cerco di dare una mano a tutti. In questa scuola ho da tempo trovato la mia dimensione professionale”

Le famiglie sono riconoscenti?

“Sia io che l’altra collaboratrice del dirigente scolastico, Silvia Paolizzi, insegna matematica, un altro caposaldo della scuola, siamo molto informali, la nostra vicepresidenza è sempre aperta e disponibile con tutti, dagli alunni ai colleghi. Da noi c’è un clima molto collaborativo. Certo, ci sono dei casi complicati, tra gli alunni, ma sappiamo in che mondo viviamo. Sono tanti i ragazzini difficili soprattutto nei primi anni ma facciamo il nostro meglio”.

Siete stati colpiti anche voi dall’alluvione recente?

“No, fortunatamente siamo stati risparmiati”.

Torniamo alle assenze, anzi alle sue presenze. Una sola assenza per malattia e risale al 2006. Lei gode di ottima salute, non sarà perché usa solo la bicicletta per gli spostamenti lavorativi?

“Chi lo sa? Certo, faccio sei chilometri ogni giorno tra casa e scuola. Sono sportivo, ho praticato diversi sport e sono reduce dal campionato nazionale di tennis da tavolo. Con la mia squadra siamo stati promossi dalla serie D2 alla D1. Per la salute devo ringraziare qualcuno che finora mi ha fatto stare bene e mi ha consentito di fare una sola assenza. Si vede che a livello fisico non ho problemi, almeno per ora. Speriamo per il futuro”.


Nemmeno il Covid è riuscito a metterla al tappeto?

“Ci è riuscito, ci è riuscito. Ho preso pure io il Covid ma era luglio 2022, ed ero appena andato in ferie…”

Quale messaggio pensa che passerà o vorrebbe che passasse da questa intervista?

“All’interno della scuola e della pubblica Amministrazione c’è gente che lavora seriamente. All’interno della scuola la maggioranza dei lavoratori è dotata di professionalità elevatissima. E’ questo il messaggio che vorrei che passasse tra i tanti che non conoscono il mondo della scuola. E’ un mondo dove ci sono tanti professionisti coscienziosi e appassionati al proprio lavoro e che operano con grande entusiasmo. E’ un settore strategico fondamentale per lo Stato. Stiamo parlando di formazione, la scuola fa la differenza e non solo nel formare dei cervelloni ma soprattutto nel formare dei cittadini. E quando tu sei un cittadino che vuole bene al proprio Stato sei disposto a relazionarti e a discutere con gli altri e a portare avanti nuove proposte”.

Lei lo sa che ci saranno probabilmente dei colleghi insegnanti che sui social non apprezzeranno il suo non assentarsi mai da scuola? Qualcuno dirà che in questo modo lei mortifica coloro i quali si devono assentare magari per malattia. Spesso si commenta senza prima aver letto quel che ci si accinge a commentare…

“Chi si ammala ha tutti i diritti. Io, insisto, sono stato fortunato in questi vent’anni. Chi si ammala non c’entra nulla. C’è qualche mela marcia anche nelle scuole ma è un mondo compatto dove ci sono tanti insegnanti di ottimo livello”.

Ha conosciuto direttamente insegnanti assenteisti cronici?

“Purtroppo sì. Dovendo gestire ogni giorno le sostituzioni, questi casi li conosciamo, ma sono una minoranza”.

In questi giorni lei è impegnato negli esami di Stato. Su questo lei avanza una proposta. La vuole spiegare?

“Sono interno nella mia classe quinta. E’ un bene essere tornati agli esami di Stato con le prove e con i commissari esterni. Ma ho una mia idea un po’ diversa sul tema. I 100 punti ora sono distribuiti così: 40 punti sul triennio e 60 sull’esame. Io sarei per dare 90 punti alla carriera e solo 10 all’esame, un po’ come succede all’università. Novanta punti a partire però dal primo anno di scuola secondaria di secondo grado, oppure a partire dalla fine del biennio: questo responsabilizzerebbe gli alunni e le loro famiglie fin dal primo giorno di scuola e verrebbe così valorizzato l’intero percorso formativo”.

I ragazzi capirebbero?

“Secondo me i ragazzi quel che vogliono capire lo capiscono molto bene”.

Dal suo osservatorio “turistico” di Rimini può confermare le difficoltà denunciate da albergatori e imprese del settore nel trovare personale tra i giovani diplomati?

“Sì, confermo. E non succede solo nel settore turistico ma anche nel settore metalmeccanico e industriale in generale. A scuola ci arrivano messaggi di aziende che cercano personale e noi difficilmente riusciamo a soddisfare le richieste. Una volta il lavoro dovevi andarlo a cercare, ora ti arriva in casa e non ti trova. Naturalmente le imprese cercano ragazzi con un certo livello di preparazione e dunque si tratta di coloro che o hanno già trovato una collocazione lavorativa oppure hanno scelto di proseguire gli studi all’università. Comunque sta diventando un problema trovare i ragazzi”.

Magari non si trovano lavoratori perché le retribuzioni non sono ritenute adeguate e dignitose. Almeno questo si denuncia sempre più spesso da più parti.

“La verità sta come sempre nel mezzo. Spesso se offrono un lavoro ben retribuito le imprese i lavoratori li trovano, ma non è sempre così. Quelli bravi sono tutti impegnati. Poi, certo, ci sono aziende che offrono stipendi minimi e lì diventa tutto più complicato”.

Torniamo a scuola e al rapporto alunni e insegnanti. Che cosa pensa del 9 in condotta dato da un consiglio di classe agli alunni che avevano ferito con una pistola a pallini di gomma la loro professoressa?

“Sicuramente vista da fuori è una decisione discutibile, ma occorre vedere come sono andate davvero le cose durate l’anno scolastico, io non mi permetto di dare giudizi. Bisogna affidarsi solo a ciò che ha fatto la scuola, che in genere si ispira a correttezza. A livello generale il messaggio che deve passare è che la scuola deve lavorare e collaborare con il sistema nel suo complesso, cioè assieme alle famiglie, al tessuto economico, allo Stato. Non posso permettermi di esprimermi basandomi su dei pregiudizi. Siamo degli educatori, non siamo un carcere minorile. Dobbiamo prevedere delle sanzioni ma anche e soprattutto dei percorsi di recupero. Non siamo l’istituto che cura i sani, dobbiamo anzi avere una particolare attenzione ai malati”

E’ una frase di Don Milani

“Ed è un detto che abbiamo cercato di adottare anche all’interno del nostro istituto”.

Biglietto da Londra per l’Isola troppo caro: Lallo torna in bici (e traghetto) la storia di Carlo Pisanu, emigrato di Siliqua

 

Quando  ho  condiviso  sul mio  sociale  questa  storia  discontinuità territoriale  tra la  sardegna    e   la penisola  e  il  continete  europeo  ,  alcui       hanno  risposto  con  una  faccina  sorridente  . Io  non ci vedo nient e da  ridere     forse  perchè sarà stato  educato ed  ho  ricevuto i valori  d'arrangiarsi    e d'usare mezzi alternativi .
 Essa   ha  per protagonista un giovane, Carlo Pisanu, 32 anni di Siliqua, emigrato a Londra per lavoro. Ha deciso di tornare in Sardegna dai suoi affetti, ma non in aereo: ad impedirglielo è stato il prezzo dei voli, aumentato vertiginosamente in tutta Europa. 

Lallo Pisanu a Parigi con la sua inseparabile bici

  da  l'unione  sarda    del 24\6\2023

Eppure Carlo Pisanu (Lallo per gli amici) non si scoraggia e – come segnala sui social Roby Collu –  il 7 giugno 2023 pubblica un post su Facebook: «Visto l'aumento dei prezzi dei voli aerei ed il bisogno di migliorare la mia abbronzatura, quest’anno ho deciso di tornare a casa (da Londra a Siliqua) in bicicletta». Poi aggiungeva: «Partirò da Londra venerdì 9 giugno al mattino e arriverò a Siliqua il 28 giugno. Pubblicherò foto e video del viaggio così vi terrò aggiornati».Detto, fatto. Il 9 giugno alle 11 inizia il suo lungo viaggio dall’Inghilterra verso la Sardegna. Obiettivo e previsioni: 20 giorni di tempo, 105 ore in bici. Ha così raggiunto il porto inglese di Newhaven, per imbarcarsi sul traghetto che collega la Gran Bretagna con la Francia, destinazione il porto di Dieppe. Tra il 17 e 18 giugno lo porta molto vicino a Lione, dopo esser passato per lo Chateau de la Roche. E il 23 giugno Carlo è arrivato nel porto marittimo di Tolone dove si è imbarcato per Porto Torres. Stamattina l’arrivo, accolto dalla banda musicale e dai fan raccolti tra una tappa e l’altra sui social.

22.6.23

malattie social . medici e prescrizioni a sbafo . Ozempic challenge la gara a dimagrire che crea problema ai diabetici

   sfide  sempre   più idiote   per  avere  visibilità  sui  social  ma  anche   no Ozempic challenge: la gara a dimagrire che beffa i diabetici Dopo il polverone sulla tragica challenge degli youtuber di Casal Palocco,  di cui  si  è  occupato  anche il nostro blog   in diversi  post,   se interessati  li trovati in archivio ,  si è iniziato a parlare di challenge scommessa \ sfida  chiamiamo  le  cose  con il loro   nome evitiamo  inutili  anglicismi quando  si  può trovare   il  corrispettivo  italiano  non imbastardiamo  ed  impoveriamo ulteriormente inultimente  la  nostra  lingua   e spesso a sproposito, come  fa notare   la  famosa  blogger   <<  se le sfide virali lanciate sui social fossero la causa di ogni male. dA FQ  del  20\6\2023vedere il Jepg   al  lato  dell'articolo in questione       >> Ovviamente non è così – ce ne sono di divertenti e innocue  che    fanno  ridere   o  creano   sconforto  per  dire  che  matti  che  sono      a  cosa su  arriva  pur  d'avere  un like  , ecc  . Qui si tratta  diu  una  sfida  e  di  una  moda   lanciata   da  vip  e  pseudo  vip  ( i  cosi detti  influenzer ) .  che    crea   problemi   chi  uysa  quel  farmaco   per  necessità 


  con questo è tutto  


PUBBLICITÀ REGRESSO di patrizia cadau

Quando diciamo ai bambini che un genitore va amato a prescindere dal suo comportamento, che va amato incondizionatamente in quanto genitore, che anzi, loro, i bambini, devono lottare per conquistarne l'amore, che anzi spetta a loro assecondarli per addolcirli, che devono adeguarsi modificando la loro natura per essere accettati dal genitore, non stiamo insegnando loro l'amore per la
famiglia, ma li stiamo abituando a legami di sottomissione e svatulazione, dove non c'è spazio per la propria autostima: stiamo tracciando per loro una rete futura di relazioni tossiche, dove sarà considerato normale non essere mai abbastanza e autocolpevolizzarsi per quanto non si riesce a costruire in una relazioneLi stiamo crescendo adeguandoli all'umiliazione, ai sensi di colpa, allo svilimento, al considerare normale essere trattati senza alcuna considerazione dei propri bisogni.
Insomma, stiamo insegnando ai bambini ad essere adulti, quasi sempre donne adulte, certamente abusate, intrappolate in ricatti psicologici, e succubi della violenza.I bambini non nascono per guarire le ferite di chi li ha messi al mondo.Se avete ferite, datevi al giardinaggio, o fatevi vedere da uno bravo, ma non pretendete che la terapia sia caricata sull'innocenza di un bambino, premendo sul pedale del ricatto affettivo. Bestie.

21.6.23

NAUFRAGI DI SERIE A E DI SERIE B

 

Con il massimo rispetto per ogni vita umana. Se un decimo della spasmodica bulimia mediatica e un centesimo dei soccorsi messi in campo per i cinque ultra-milionari che scendono nell’Oceano per cazzeggio gioco lo avessimo dedicato alle decine di migliaia di migranti senza nome che fuggono da guerre e miseria e muoiono in quel cimitero senza croci che è il Mediterraneo, sempre che riescano ad arrivarci visto che chissà quanto ne muoiono diurante il tragitto , non dico che sarebbe un mondo migliore, ma almeno un posto più decente, più dignitoso. Auguro davvero che le ricerche vadano a buon fine, aspettando invano il giorno in cui il valore della vita umana non si misuri con un pezzo di carta o un conto in banca. Tutto qui.
Infattti concordo con questo post trovato sul'home di facebook


Il mondo è strano.
Fai un biglietto da 250mila euro per imbarcarti in un moderno sottomarino, scendere negli abissi per vedere il relitto del Titanic ma qualcosa va storto: c'è apprensione mondiale e tutti si precipitano a salvarti.Scappi da una guerra, dalla dittatura o dalla carestia, paghi tutto ciò che hai per salire su una barca malandata, attraversare i mari in tempesta e qualcosa va storto: naufraghi nel silenzio generale e qualche carogna dice pure che te la sei cercata.


storie d'amore e d'amicizia . La sindaca e il suo vice si sposano e lui si dimette ., Furono scambiate in culla: una delle due ragazze mazaresi si sposa, ad accompagnarla all’altare i due papà

 

  da  REPUBBLICA    del  20\6\2023 


La sindaca sposa il suo vice, e lui si dimette. E' un matrimonio benedetto dalla politica quello avvenuto a Pietravairano, piccolo comune dell'Alto-Casertano, tra la prima cittadina Marianna Di Robbio (in carica dal 2019) e il suo vice, nonché assessore della sua giunta Aldo Zarone, celebrato qualche giorno fa, che ha provocato tanto entusiasmo nella comunità, e nessuna polemica. Anche perché Zarone, con un post su facebook, ha subito annunciato la rinuncia "all'incarico di vice sindaco e assessore".



"Tale decisione - ha spiegato - la ritengo non solo doverosa (in ragione delle prescrizioni di legge) ma anche opportuna sotto il profilo politico e personale dopo essere convolato a nozze con Marianna Di Robbio. Nel mio ruolo di consigliere di maggioranza conserverò le deleghe e continuerò a lavorare con impegno e dedizione assieme agli amici amministratori, nell'esclusivo interesse del nostro splendido territorio, del nostro amato paese. Con il cuore ancora colmo di gioia ed emozionato come il primo

giorno, vi ringrazio per avermi voluto in modo forte in Consiglio Comunale e per averlo praticamente dimostrato nel farmi essere il vicesindaco più giovane e votato del nostro paese. Vi saluto con affetto".Una bella storia d'amore, celebrata anche sui social, con la coppia che già nel giugno dello scorso anno fece parlare di sé con l'annuncio della nascita del primo figlio, con tanto di ecografia mostrata in foto e la scritta, dedicata da Zarone alla Di Robbio. "A te, a noi, alla mamma che sarai! Ti sceglierei altre milioni di volte".Una bella storia d'amore, celebrata anche sui social, con la coppia che già nel giugno dello scorso fece parlare di sé con l'annuncio della nascita del primo figlio, con tanto di ecografia mostrata in foto e la scritta, dedicata da Zarone alla Di Robbio. "A te, a noi, alla mamma che sarai! Ti sceglierei altre milioni di volte".

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Venticinque anni dopo lo scambio, genitori e figli, rimasti uniti in unica grande famiglia, hanno accompagnato all'altare Caterina Alagna. Presente anche l’altra ragazza, Melissa Foderà
una delle due ragazze mazaresi si sposa, ad accompagnarla all’altare i due papà





Venticinque anni dopo lo scambio, genitori e figli, rimasti uniti in unica grande famiglia, hanno accompagnato all'altare Caterina Alagna. Presente anche l’altra ragazza, Melissa Foderà

MAZARA DEL VALLO 
 Due papà, due mamme e quattro sorelle per una sposa all'altare. Si è sposata ieri nella basilica Cattedrale di Mazara del Vallo Caterina Alagna, una delle due bambine mazaresi scambiate in culla la notte tra il 31 dicembre del 1997, quando sono nate a quindici minuti di distanza l'una dall'altra, tra le 23 e le 23,15, all'ospedale cittadino "Abele Ajello".
Venticinque anni dopo lo scambio in culla genitori e figli, rimasti uniti in unica grande famiglia, hanno accompagnato all'altare Caterina. A precedere l'entrata della sposa sono state tutte le sorelle in veste di damigelle: Perla e Lea, le sorelle di sangue della sposa, e Melissa Foderà, l'altra bambina scambiata in culla, insieme alla sorella Sofia. A seguire Caterina, sottobraccio ai due papà, che si chiamano entrambi Francesco, le due mamme Marinella e Gisella.
Quella delle due bambine è una storia delicata che ha reso, dopo tanto dolore, le due bambine inseparabili e le due famiglie in simbiosi. Una storia che ha ispirato anche un film, "Sorelle per sempre". Per tre anni, dopo che le due famiglie tornarono a casa dall'ospedale con una bambina non loro, le piccole sono cresciute con le famiglie invertite. È all'asilo che si manifesta l'impensabile: una delle maestre solleva i sospetti dettati dalle somiglianze.
A una delle mamme venne consegnata una bambina: "Questa non è mia figlia". "Ma le somiglia come una goccia d'acqua", replicò la maestra. La donna guardando la piccola venne assalita dai sospetti. Da qui l'esame del sangue che conferma che la piccola non è sua figlia. Viene, così, informata l'altra famiglia e viene eseguito un secondo esame con il riscontro choc: anche il gruppo sanguigno dell'altra bambina non è compatibile con quello della famiglia con cui sta crescendo.
"Nessun dubbio, c'è stato un errore", disse il primario Antonino Adamo "è stata colpa dell'involontario scambio delle tutine. Il giorno di Capodanno di tre anni fa c'era una certa confusione nel reparto". Complice dell'errore anche l'assenza dei braccialetti per identificare i neonati, sostituiti con un cartoncino appeso alla culla perché terminati. Il primario venne reputato responsabile dello scambio e venne condannato a otto mesi.
Per le due famiglie, che casualmente abitano nello stesso quartiere e da qui la scelta dello stesso asilo, l'incubo si trasforma in "mutuo soccorso". Iniziano a frequentarsi, a familiarizzare a sostenersi nel dolore, in attesa che il Tribunale dei minori si pronunci per accertare la verità, con l'esame del Dna, che poi porterà a stabilire il ritorno delle piccole nelle famiglie naturali.
Le due bambine, ognuna delle due somiglia ai genitori veri, iniziano a legarsi e con loro i quattro genitori. Una sorta di strategia, consigliata dai medici e dagli psicologi, per rendere il meno traumatico possibile il nuovo e definitivo scambio.


20.6.23

Gestazione per altri Non utero in affitto Debora e Michele: "Noi, eterosessuali e cattolici, discriminati da questo governo"


"Vorrei un figlio perché la vita è fatta per essere proseguita e non per morire con noi". Le parole di Debora Lucani, consulente fiscale di 37 anni, quasi commuovono il marito, Michele

Belloli, consulente bancario di 48 anni. Sposati in chiesa da ormai 12 anni, sono originari di Parma ma vivono a Marina di Carrara. "Dopo il matrimonio mi è stata diagnosticata un'endometriosi al quarto stadio", spiega Debora, "e mi è stata fortemente sconsigliata una gravidanza". Di qui l'idea di provare con l'adozione che fra burocrazia e gli intoppi dovuti alla pandemia si è rivelata un percorso a ostacoli.





"Abbiamo cominciato a informarci negli Stati Uniti e Canada sulla gestazione per altri solidale,", dice Michele, "in cui deve esserci la massima volontà della gestante a donare il proprio utero a una coppia, senza alcuna commercializzazione". Le uniche spese ammesse all'interno di questa pratica sarebbero quelle per eventuali costi sanitari sulla gestante ed eventuali rimborsi per mancati introiti lavorativi. "Ecco perché ci rifiutiamo di parlare di utero in affitto e troviamo che vietare senza normare una cosa che farebbe il bene di tante coppie sia un atto populistico".

L'inizio dell'iter per riconoscere la gpa come reato universale alla Camera fa riflettere la coppia. "Il nostro desiderio di un figlio resta inalterato ma vedremo come fare", dice Debora, che rincara: "Questa pratica è svolta per lo più da coppie eterosessuali ma qui la si affianca agli omosessuali per colpirli ancora di più. Non mi spiego come sia possibile. Con questa legge se facessimo nostro figlio all'estero rischieremmo due anni di carcere. Vogliono proteggere i bambini ma alla fine gli complicano la vita".

                                             Di Andrea Lattanzi

caccia alle streghe dopo i fatti di Il caso degli youtuber di Casal Palocco

CANZONI CONSIGLIATE
 Bocca di Rosa/Social - dadocomics

Giro di vite - Modena city ramblers



Era inevitabile, che sarebbe successo l'attacco ai giovani , un’occasione succosa, quasi un riflesso condizionato , Il caso degli youtuber di Casal Palocco sta diventando, come fa notare Lorenzo Tosa , giorno dopo giorno, la leva perfetta per sparare a zero contro “i giovani” nel loro complesso, come se esistesse una categoria giovani, come se cinque pseudo-influencer “educati” a baciare Ferrari sul cofano e a fare soldi sul vuoto pneumatico sociale (più che social) potessero incarnare e rappresentare una generazione intera che, nella stragrande maggioranza dei casi si fa un mazzo così, dividendosi tra studio, lavoretti pagati una miseria, sacrifici enormi per permettersi un bilocale a 1000 euro. Infatti

 

E' vero che ci ci sono - e ne conosco tanti - anche della generazione di padri e nonni che hanno allevato i propri “figli” a un rapporto tossico col denaro, alla performance e a fare soldi come unico criterio per affermare chi sei, alla concezione della donna e del lusso come estensione del proprio status e potere. Tutto questo negli anni 80 \90 aveva un nome: si chiamava edonismo e “berlusconismo”. Oggi è semplicemente divntato ( salvo eccezioni o mosche bianche ) la normalità, a cui i social hanno fatto da megafono e trampolino: non sono i social il problema, e nemmeno la causa, semmai una conseguenza del'uso acritico e scriteriato che se ne fa .Ogni volta che puntiamo il dito genericamente contro i giovani e i social stiamo praticando puro auto-erotismo etico paternalistico e moraleggiante, una forma di auto-assoluzione, la più comoda. La più ipocrita che esista.Il problema è che c'è gente che segue questi individui incoraggiandoli e motivandoli. Infatti il problema è che c'è gente che segue questi individui incoraggiandoli e motivandoli. Infatti come concordo con la prima parte di questro cmmenti trovato sulla bacheca di Lorenzo tosa

[...] io li chiamerei "complici" i followers hanno la responsabilità morale di avere contribuito a fare sì che la tragedia avvenisse. Se ne avessero avuti pochi... forse chissà avrebbero cambiato idea. 

Ma  non   ne  condivido la    seconda  parter    in quanto   è proprio   la  dittatura   dei  follwer   e  dei  like  (    vedere  l'articolo  : << ribelliamoci al  domiino dei like  >>   di  vanessa  ruggeri      riportato in un precedente  post  )  che   crea  simili fenomeni e   simili  incoscienze  .  Più ne  ne  proponi  più ne  vuole  è   come    la  merda  il trash 





19.6.23

un vecchio e un giovane in una banca tra passato e presente di Roberta Brocciacia

 dal  gruppo  fb  Madre Terra e amici di ❤  di  Roberta Broccia

 


Ho passato un'ora in banca con mio padre, perché ha dovuto
trasferire dei soldi.
Non ho resistito a me stessa
e ho chiesto...
- Papà, perché non attiviamo il tuo
internet banking?
- Perché dovrei farlo? Ha chiesto...
- Beh, allora non dovrai passare
un'ora qui per cose come
il trasferimento.
Puoi anche fare la spesa online.
Sarà tutto così facile! ′
Ero così entusiasta di farlo entrare
nel mondo del Net Banking.
Mi ha chiesto: se lo faccio, non dovrò
uscire di casa...?
- Sì, sì ho detto. Gli ho detto come
anche gli alimentari possono essere
consegnati a porta ora e come
Amazon consegna tutto!
La sua risposta mi ha lasciato
la lingua legata.
Mi ha detto:
“da quando sono entrato in questa
banca oggi, ho incontrato quattro
miei amici, ho chiacchierato un po'
con lo staff che ormai mi conosce
molto bene.
Sai che sono solo...
questa è l'azienda di cui ho bisogno.
Mi piace prepararmi e venire in banca.
Ho abbastanza tempo,
è il tocco fisico che desidero."
"Due anni fa mi sono ammalato,
il proprietario del negozio da cui
compro frutti, è venuto a trovarmi
e si è seduto vicino al mio capezzale
e ha pianto.
Quando tua madre è caduta giù
qualche giorno fa mentre faceva
la passeggiata mattutina,
il nostro fruttivendolo locale
l'ha vista e ha subito preso la sua
macchina per portarla a casa
di corsa, perché lui sa dove vivo."
- Avrei quel tocco ′′umano′′
se tutto diventasse online?
Perché dovrei volere che tutto
mi venga consegnato e che mi
costringa a interagire solo
con il mio computer?
Mi piace conoscere la persona
con cui ho a che fare e non solo
il venditore.
Crea legami di relazioni.
Anche Amazon consegna tutto questo?"
La tecnologia non è vita...
Trascorri del tempo con le persone.l
Non con i dispositivi.

La nuorese Pierpaola Porqueddu si rimette in gioco per il pubblico a 47 anni Venti anni fa lo stop alla carriera. Oggi conquista la copertina di “Amadeus”

queesta  vicenda    conferma   come già  dicevo nell'introduzione del precedente post  : <<  Cagliari, aveva chiamato i carabinieri per interrompere il violinista: ora lo invita a suonare all’inaugurazione del negozio .... >>  l'importanza  e   la base  musicale   critica  o  acritica  che  sia     è  contenuta  nella  vita  di tutti  i  giorni 


da  lanuova  sardegna  del  19\6\2023

Ha un tono di voce che il suo racconto sembra un preludio in sol minore. Le parole, le vibrano. Modulate, leggere, decise. L’accordatura è perfetta, la stessa frequenza di un diapason. Dita lunghe e affusolate, pronte a danzare, a carezzare e picchiare, a esultare lungo i tasti bianchi e neri. Sorride, soprattutto. Ha un sorriso grande così, vero, profondo. È un sorriso felice. «Sì, ora sono pronta» gioisce Pierpaola Porqueddu. «Ci sono voluti venti anni, ma adesso non vedo l’ora di tornare sul palcoscenico» dice la pianista nuorese. È così che rinasce una musicista: a 47 da compiere domani, ha vinto e metabolizzato l’emozione di suonare in pubblico che l’ha bloccata quando di anni ne aveva appena 27. Allora aveva davanti a sé una carriera luminosa e promettente. Vantava già un curriculum brillante e un’infinità di teatri e auditorium che la volevano al centro del palcoscenico. «La mia grande emotività, le mie paure e la mia mania di perfezionismo sono stati ostacoli insormontabili» racconta. Ecco perché si era ritirata dalle scene. Anche se la musica è rimasta sempre e comunque la sua linfa. «Mi sono dedicata all’insegnamento, dai bambini agli anziani» va avanti Porqueddu. Docente al Conservatorio “Gesualdo Da Venosa” di Potenza, è diventata una vera e propria star digitale. Nel frattempo ha avuto tre figli: Leonardo, 21 anni; Alessandro, 17; e Naima, 7 anni. «Sono loro che mi hanno fatto capire la vita, con tutte le sue difficoltà» spiega. Loro: la famiglia che ha messo su, a Imola, dove la pianista barbaricina ha trovato l’amore e la nuova casa. È in questa casa che ha vinto la sfida con sé stessa, che ha visto rinascere la primavera, con tutte le sue emozioni ora sotto controllo, governate da una forza interiore che soltanto una mamma può avere. «Finalmente ho ritrovato il piacere di suonare per gli altri dal vivo». Pierpaola, Pierpaola Porqueddu: semplicemente . La prima pagina Notissima agli internauti, solo su Spotify conta 40mila ascoltatori al mese, la nuova vita dell’artista nuorese comincia subito con il botto: la pianista ha conquistato la copertina di Amadeus [  foto   a  sinistra   in alto  ] , il mensile di riferimento della grande musica, la rivista pilastro della classica. A firmare l’ampio servizio su Pierpaola Porqueddu è Filippo Michelangeli in persona, editore e direttore del magazine. Le fotografie sono di Stefania Varca. 





In allegato, al numero ora in edicola, un album esclusivo e inedito di Porqueddu dedicato alle Sonate di Franz Joseph Haydn (1732-1809). «Sono di una bellezza assoluta, persino superiore a molte pagine di Mozart» sottolinea la musicista. A Emiliano Buggio, invece, il compito di accompagnare i lettori di Amadeus nell’analisi delle quattro Sonate eseguite da Pierpaola Porqueddu su un pianoforte Steinway D 274. Un cd “fisico” che segna un punto di ripartenza, dunque. Dopo tanto successo conquistato nel web, comunque, attraverso lo streaming on demand, sugli store digitali. «Suona con una intensità e un senso del legato sorprendenti» dice di lei Michelangeli. Lei ricorda perfettamente l’ultima volta che si era esibita all’Accademia di Santa Cecilia di Roma, all’esame finale. Era il 2003. Esattamente venti aanni fa. «Ero già emotivamente molto vulnerabile – ricorda oggi –. Sono arrivata all’esame finale svuotata». Nata a Nuoro nel 1976, Pierpaola Porqueddu era arrivata al Santa Cecilia con il diploma in pianoforte conseguito, appena ventenne, con il massimo dei voti, al Conservatorio di Cagliari. La ragazza aveva talento, e non temeva neppure le partiture più impervie. Stava persino cominciando a trionfare nei concorsi internazionali. Nel 2000 ha vinto lo “Speranza” di Taranto. Ormai, la giovane pianista aveva lasciato la Sardegna, per formarsi e affrontare il mondo. A Nuoro, i primi a tifare per lei, erano e sono la
madre e il padre: Pasquina Ledda, prima maestra alle elementari, poi insegnante nel carcere di Badu ’e Carros; Graziano Porqueddu, chitarrista autodidatta di grande talento e passione sconfinata. Pierpaola ha pensato bene a perfezionarsi con i mostri sacri della tastiera: con Paul Badura-Skoda alla Chigiana di Siena; con Paolo Bordoni all’Accademia di Pescara; con Sergio Perticaroli al Mozarteum di Salisburgo. Poi, l’Accademia nazionale di Santa Cecilia di Roma, appunto. La gloria e lo stop improvviso. Stop, si fa per dire, visto che Porqueddu ha comunque continuato a suonare e a registrare. In Emilia Romagna ha concentrato le sue forze sulla famiglia, ha persino rinunciato a un tour in Giappone. «Prima di tutto viene la famiglia e i tre figli. Avrei dovuto assentarmi da casa» racconta. Qualche rarissima esibizione. Tante esecuzioni, invece, destinate al web. Nel 2017 è uscito “Piano recital”, con musiche di Mozart, Haydn, Chopin, Schumann, Debussy. Nel 2020 ha registrato per la fluente Records l’album “Russian music for children” dedicato a musiche didattiche di Prokofiev e Kabalevsky. Oggi incide per Halidon music e ha pubblicato, tra gli altri, i 24 Preludi op. 28 di Chopin («il primo amore») e un cd dedicato a Mozart. Nella sua discografia , Pierpaola Porqueddu lo riserva a un grande didatta italiano, Remo
Vinciguerra (scomparso il 6 luglio del 2022). «Attraverso le sue composizioni – dice la musicista nuorese ad Amadeus – ho trovato la felicità nei bambini a cui insegnavo il pianoforte». «L’insegnamento è stata la mia attività preferita – aggiunge – perché amo stare con i ragazzi. Credo che in ciò non sia irrilevante la passione, oltreché per la musica, per la psicologia, la filosofia, la pedagogia». «Grazie a Vinciguerra ho trovato il modo di far sorridere i miei allievi. E il loro sorriso mi ha contagiato». «Prima di avere avuto i figli ero una insegnante severa, poi mi sono ammorbidita – sorride –, gli allievi mi sembrano tutti miei figli. Pero sono precisa e li aiuto a esprimere il massimo delle loro potenzialità». La famiglia, l’insegnamento. Nel frattempo è cresciuta anche la popolarità sul web, le play list si sono allungate, i download moltiplicati. «Un’emozione bellissima sapere che mi ascoltano persone che non mi conoscono» sorride la pianista. «Non riuscivo a credere che in tutto il mondo, dagli StatiUniti alle Filippine, all’Indonesia, potessero ascoltarmi». L’hanno ascoltata anche in Svizzera, è piaciuta molto la sua esecuzione della Sonata in Mi minore di Haydn. Così è successo che un giorno l’hanno chiamata dalla radio Swiss Classic che l’ha subito inserita nel palinsesto. Un inno alla vita, alla gioia della vita, all’equilibrio ritrovato. «Devo ringraziare Luca Rasca, un pianista meraviglioso, che mi ha aiutato a colmare alcune lacune che avevo nel mio modo di studiare, mi ha dato un metodo che non avevo. Ma adesso mi manca il pubblico. Molto»

I MOSTRI INSOSPETTABILI ! di Alessandra Hropich

 


Tutta la vita mi sono imbattuta in Mostri apparentemente umani, molti, in giacca e cravatta quasi sempre educati ed estremamente disponibili ad ascoltare il prossimo.
Ad un importante Convegno con i più importanti Psicologi, mi trovai ad ascoltare i tratti caratteristici dei manipolatori, perché va detto che ogni mostro tende a manipolare il prossimo ed individua la vittima studiandola preventivamente. Le personalità dispotiche, quelle che spesso non trovano terreno fertile in settori strategici, possono scatenarsi su persone ritenute più deboli. Quanti non riescono ad imporsi sul lavoro e nella società, possono cercare di distruggere la vita di qualcuno che ritengono migliore. Ci sono i Mostri anche nei rapporti di coppia ove lui assume un ruolo prevaricatore nei confronti della sua donna e viceversa.
Ci sono donne capaci di tutto ma con una maschera che indossano sempre per mostrarsi diverse da quello che sono, certi mariti, ingenuamente, pensano ad un cambiamento ma non sanno che certe donne si rivelano e soltanto quando lo ritengono opportuno.
I segni che lascia un Mostro, qualsiasi Mostro, sul corpo o nella mente sono indelebili,
Quanti Mostri si mostrano umani e disponibili
all' ascolto per poi, quando hanno carpito i segreti e le confessioni altrui, salire (simbolicamente?) sul corpo della vittima schiacciando su di lei il peso della loro crudeltà.
È pieno di persone che procurano sofferenze agli altri con il loro narcisismo, che violano l' altrui sensibilità, tanti sono gli abusatori nelle relazioni affettive che corrodono le vittime come un acido corrosivo a danno dei più deboli ed ingenui.
L' egoismo, l’avidità, l’invidia, la crudeltà penetrano in tutti i rapporti umani, dall' amore, all ’amicizia, alla famiglia, al vicinato, ai rapporti con i colleghi.
I nostri occhi dovrebbero vedere con maggiore profondità, per difendersi dall’assalto della violenza.
Il libro "Mostri!" Può essere letto come una medaglia dalle due facce: quella dei personaggi narcisisti e spietati e quella opposta delle vittime che in genere, sono persone sensibili e perbene. Succede anche che le vittime sensibili e umiliate, siano tentate talvolta di fare peggio dei loro aggressori, ed anche qui, sono dolori, per tutti.