30.10.11

discussione sull'ergastolo


dal mio account  di facebook

 

che ne pensi ' mi farebbe piacere sentire il tuo parere a questo mioo post
http://cdv.splinder.com/post/25708078/lergastolo-e-una-vendetta
 ·  ·  ·  · Vedi dettagli amicizia · 23 ore fa · 
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    • Franca Bernardis ho letto tutto e penso alle loro vittime ..certo che potrebbero rimodernare le carceri per farli vivere un pò decentemente ..per il resto non e una vendetta...chi la detto non capisce niente..
      21 ore fa · 
    • Giuseppe Scano perchè non è vendtta il carcere a vita o ergastolo ?
      18 ore fa · 
    • *****
      no se hai ammazzato...
      3 ore fa · 
    • Giuseppe Scano secondo me . Lo è anche in quel caso perché oltre i 30 pena massima è vendetta e accanimento . xke non lo si rieduca ma lo si punisce solamente . Facendoli la stessa cosa che lui ha fatto alla vittima o forse peggio
      3 ore fa · 
    • Franca Bernardis dovrebbero dargli la medaglia?
      2 ore fa · 
    • Giuseppe Scano no bastano 30 anni senza permessi salvo gravi problemi familiari
      2 ore fa · 
    • Franca Bernardis quanti sono quelli usciti di galera che reiterano...la cronaca e piena..scarcerano quelli che hanno ammazzato Borsellino e la sua scorta ...ti sembra giusto? avevano l'ergastolo...quelli che uccidono per soldi,per cattiveria .. non cambiano...sono cattivi di animo e devono stare lontani dalla società...
      2 ore fa · 
    • Giuseppe Scano vuole dire che il sistema giudiziario e penale / carcerario va riformato . Così tali situazioni si riducano fino a scomparire . Invece con un sistema solo repressivo e solo punitivo aumentano e peggiorano .
      46 minuti fa · 
    • Franca Bernardis ok riformato ...ti rendi conto di quanti reati rimangono impuniti ...tu come pensi di condannare uno che uccide,uno che violenta,un pedofilo,un ladro che ti entra in casa...cosa faresti..
      39 minuti fa · 
    • Giuseppe Scano chiederei giustizia ma non vendetta e pena certa .
      32 minuti fa · 
    • Franca Bernardis certi reati richiedono l'ergastolo e mi sembra l'abbiano tolto...chiedi la vendetta quando fanno del male a chi vuoi bene...
      13 minuti fa · 
    • Giuseppe Scano la incanalri nella giustizia e nella legalità
      2 secondi fa · 


Le due   storie (  e  ce  ne  sono tantissime  di situazioni del  genere )  che  voglio raccontare   oggi   sono tratte  da    http://urladalsilenzio.wordpress.com/category/sullergastolo-ostativo/ 

La  prima 
  è quella  di  Salvatore Liga raccontata con le parole di Carmelo Musumeci.detenuto nel carcere di Spoleto in Alta Sicurezza, 80 anni compiuti l’estate scorsa, vecchio malato e stanco. E destinato con certezza a  morire in carcere perché è stato condannato alla pena dell’ergastolo ostativo a qualsiasi beneficio,  se al suo posto non ci mette un altro. L’ultima volta che l’ho visto era questa estate e si muoveva a malapena nel cortile del carcere con due stampelle sotto le ascelle.Stava sotto il sole seduto in una panchina di cemento armato tutto l’orario del passeggio a prendersi l’ultimo sole della sua vita Poi un giorno non l’avevo più visto. In seguito avevo saputo che gli avevano trovato un tumore maligno allo stomaco e l’avevano trasferito d’urgenza in un centro clinico carcerario. Proprio l’altro giorno ho saputo che era ritornato, l’avevano operato,  ma che adesso non riusciva più a camminare e gli hanno dato una sedia a rotelle. Oggi, da un suo paesano, ho saputo che per Salvatore Liga le disgrazie non sono finite perché gli hanno applicato un residuo d’isolamento diurno. A che serve e a chi serve applicare ad un povero vecchio in fin di vita una misura così sadica e vessatoria?Molti forse non sanno che l’isolamento diurno è una pena che si dà normalmente quando si è condannati alla pena dell’ergastolo e che ti costringe a non fare vita comune con i tuoi compagni. Che altro aggiungere, se non che il carcere non dovrebbe essere uno strumento di tortura, mortificazione, un luogo di violenza istituzionale e una fabbrica di emarginazione. E se siete dei credenti, aggiungo solamente che Gesù nelle sue predicazioni non chiedeva giustizia ma perdono.Visto però i risultati, credo che Gesù abbia perso solo tempo a venire su questa terra.
La   seconda  
 di  Mario Trudu, un pastore sardo condannato all’ergastolo e in carcere dal 1979. Quella di Mario Trudu è una delle storie più emblematiche, più drammatiche, che, esclusi i 10 mesi di latitanza tra ’86 e l’87, vive in carcere da 32 anni. Senza nessuna prospettiva di non morire lì dentro. Mario Trudu è un uomo rassegnato, ma non abbastanza, forse è la rabbia a tenerlo ancora vivo. Eppure anche lui ha chiesto la morte al posto dell’ergastolo  ostativo e ha chiesto di essere fucilato in piazza a Spoleto (città dove sta attualmente scontando l’ergastolo) per dare soddisfazione a tutti coloro che i delinquenti li vogliono vedere morti, anche dopo 32 anni di carcere… Invece il Tribunale gli ha risposto che la pena di morte non è prevista dall’Ordinamento Penitenziario, nè dalla Costituzione. Bel Paese il nostro,  ci battiamo per abolire la pena di morte negli altri Stati ma nelle nostre prigioni ci si suicida e si muore come mosche e se sei ergastolano e non scegli di usare la giustizia per tirarti fuori, morirai di sicuro  in carcere. Ma  lo Stato non vuole la parte del boia: o lo fai da solo o muori ogni giorno in attesa della fine dei tuoi giorni. 
Vi lascio a questa drammatica testimonianza di Mario Trudu
A scrivere è Mario Trudu. Nato l’undici marzo del 1950 ad Arzana. Mi trovo in carcere dal maggio del 1979 con una condanna all’ergastolo. Scrivendo questo testo non lo faccio pensando di poter ottenere qualcosa, ma per informare, perché qualcuno in più venga a conoscenza della situazione in cui si trovano le persone che sono recluse, come me,  con una condanna all’ergastolo ostativo. Siamo coloro che ogni giorno affrontiamo la nostra tragedia, la nostra vita senza speranza, eppure, lottiamo e combattiamo per una vita migliore. Mi preme dire a coloro che si trovano nella mia medesima situazione, e verso coloro che eventualmente vi si troveranno in futuro, che bisogna fare qualcosa.
Troppo spesso si sente parlare di certezza della pena, ma occorrerebbe parlare di certezza della morte, perché in Italia chi è condannato alla pena dell’ergastolo ostativo può essere certo che la propria morte avverrà in carcere. Spesso si sente nei salotti televisivi qualche politico che batte i pugni sul tavolo inneggiando alla certezza della pena. A questi vorrei gridargli in faccia che la mia pena è talmente certa da giungere fino alla morte. Solo certe menti malate e distorte possono riuscire a superare l’insuperabile. Non si può introdurre come è stato fatto nel 1992 la norma dell’art. 4 bis O.P. (che nega i benefici penitenziari se non metti un altro in cella al posto tuo) e renderla retroattiva, applicarla cioè a reati commessi diversi lustri prima. Lo stesso vale per l’art. 58 ter O.P.(persone che collaborano con la giustizia),  uno scempio per uno stato che si definisce di diritto. Da quando nell’Ordinamento Penitenziario è stato introdotto questo articolo, se vuoi ottenere i benefici penitenziari, sei obbligato a “pentirti”, lasciando in questo modo che si dimentichi che rieducarsi (se errori ci sono stati in passato) non significa accusare altri, ma cambiare dentro di sé. Il pentimento che pretendono loro è l’umiliazione. Per loro collaborazione significa perdita di dignità, fuoriuscire dalla sfera umana. Come può collaborare chi ha è stato vittima di processi compiuti con la roncola nei cosiddetti periodi di “emergenza” in cui contava solo la parola dell’accusa e dove i testimoni della difesa venivano sistematicamente arrestati e processati anche loro? L’Italia, dagli anni ottanta ad oggi, pare essere un paese in emergenza perenne.
Si può negare ad un condannato all’ergastolo,  dopo che ha scontato già trent’anni di carcerazione, la possibilità di ottenere un permesso? Il due settembre del 2009 il Tribunale di Sorveglianza d Perugia, a una mia richiesta di tramutare la mia condanna all’ergastolo in pena di morte (da consumarsi con fucilazione in piazza Duomo a Spoleto) ha risposto così: “Poiché la pena di morte non è prevista dall’Ordinamento né ammessa dalla costituzione, si dichiara inammissibile l’istanza in oggetto”. All’ergastolano, viene dunque proibito anche di scegliere di morire perché si vuole che affronti la vendetta dello Stato fino all’ultimo dei suoi giorni.
Io ho sempre creduto che gli unici che avrebbero potuto pretendere vendetta nei miei confronti fossero la famiglia Gazzotti, l’uomo che ho sequestrato e che a causa di quella mia azione quel povero uomo morì. Solo loro credo che possano fare e dire tutto ciò che vogliono nei miei confronti, ne hanno tutti i diritti. Sicuramente trent’anni di carcere formano un altro uomo, perché oltre ai valori ed abitudini che già possiedi, ne assorbi altri e rielaborandoli ne ricavi una ricchezza. La pena dell’ergastolo per chi la vive come me, è crudele e più disumana della pena di morte, perchè quest’ultima dura un istante ed ha bisogno di un attimo di coraggio, mentre la pena dell’ergastolo ha bisogno di coraggio per tutta la durata dell’esistenza di un individuo, un’esistenza disumana che rende l’uomo “schiavo a vita”.
Occorre prendere coscienza che l’ergastolano ha una vita uguale al nulla e anche volendo spingere la fantasia verso previsioni future,  resta tutto più cupo del nulla. Si parla spesso del problema delle carceri, ma non cambia mai nulla (o forse qualcosa cambia in peggio e il problema del sovraffollamento delle carceri lo dimostra). I suicidi nelle carceri sono proporzionalmente in numero maggiore di diciassette volte rispetto a quelli che avvengono nel “mondo esterno”. I “signori” politici dovrebbero pensare veramente per un attimo al disgraziato detenuto che non può morire in carcere per vecchiaia. Parlo dei politici perché la responsabilità è loro, perché se la legge del 4 bis non viene cambiata siano consapevoli che noi ergastolani ostativi dal carcere non potremo uscire mai: che diano risposta a questa domanda questi “signori”!.
Sto sognando, lo so! Purtroppo un ergastolano può solo sognare.
Fino ad oggi la mia trentennale carcerazione è stata interrotta da soli dieci mesi di latitanza ( periodo che va da giugno del 1986 ad aprile del 1987). Venti anni fa entrai nei termini per poter usufruire dei benefici penitenziari e da allora ho iniziato a presentare diverse richieste per poterli ottenere, ma sono state respinte sistematicamente tutte fino a quando nel2004 mivenne concesso un permesso con l’art- 30 O.p. (otto ore libero, senza scorta) per partecipare alla presentazione di un CD-ROM sulle fontane di Spoleto,  realizzato in carcere da noi alunni del quarto anno dellIistituto d’arte. Trascorsi quelle ore di permesso a Spoleto insieme ai miei familiari venuti appositamente dalla Sardegna,  ed in compagnia di alcuni professori. Nel novembre del2005 mifu concesso un altro permesso, questa volta di sette ore, per la presentazione di una rivista sui vecchi palazzi di Spoleto,  che avevamo prodotto in carcere. Trascorsi quelle ore a Perugia sempre con i miei familiari. A questo punto mi ero convinto che il fattore di pericolosità sociale attribuitomi fosse oramai decaduto e di conseguenza mi illusi che, di tanto in tanto, mi sarebbe stato concesso qualche permesso utile a curare gli affetti familiari. Purtroppo non fu così, perché dopo quell’ultimo permesso tutte le mie richieste furono respinte. Inizia a questo punto a chiedere con insistenza un trasferimento in un carcere della mia regione di appartenenza, affinché i miei familiari potessero avere meno disagi ad ogni nostro incontro, ma nulla da fare: la prima richiesta fu rifiutata e le successive non ebbero mai risposta. Ho presentato a più riprese richieste di permesso necessità per poter andare a far visita a mia sorella Raffaella che non vedo dal 2004 e che non si trova in condizioni per poter affrontare lunghi viaggi, ma anche queste vengono negate motivando che lei non si trova in pericolo di vita. Sono contento che mia sorella non sia in pericolo di vita. Sono state tante le mie richieste per un avvicinamento a colloquio al carcere di Nuoro, dove mi sarebbe stato possibile incontrare mia sorella, l’ultima l’ho presentata il due maggio 2011. Ma non mi hanno ancora risposto.

                              Mario Trudu



con  queste  due storie   spero  di promuovere ( sperando  che non degeneri in scazzi e discorsi forcali  che poi  come spesso  accade  allontanino  dall'argomento in questione )un dibattito riflessione  sulla  condizione  carceraria che a causa   dell'inerzia ( paura  d'impopolarità   perdita  di voti  da  familiari  dell  vittime  ) pr  non dire peggio   di nostri  governanti  legislatori  porta  a quei processi  di  disumanizzazione, disperazione   e di suicidi.
Concludo  , rispondendo  in anticipo alle  eventuali  repliche prevedibili  quanto scontate  d'eventuali forcaioli ,  che qui  non voglio  tutti liberi  o  tutti assolti ,  perchè  chi  è colpevole  è  giusto che paghi   sconti la  sua pena , ma  che  tale  condanna    non sia  vendicativa  e solo punitiva , ma serva  al rieducamento e alla reintegrare  il condannato nella  società  Infatti s'è davvero questo (  anzi mglio dovrebb ma  in realtà non lo  è  ) è lo scopo della reclusione, oltre alla pena di morte andrebbe abolito anche il carcere a vita,perché non è vita quella che trascorre in celle dove in pochi metri quadrati sono ammassate troppe persone che trascorrono le loro giornate nell’inedia, con conseguente degrado delle proprie capacità intellettuali, emotive e sentimentali, dimenticate non solo da Dio e dagli uomini, ma anche dalla speranza di poter uscire un giorno da quelle mura  potersi rifar  una vita  . 
<>, sostiene  il discusso Umberto  Garimberti ,<< dopo la condanna di reclusione, dei carcerati più nessuno si occupa, e alle loro richieste, anche modeste, dettate dall’assenza di speranza e quindi dalla disperazione, si risponde  con un linguaggio burocratico, dietro il quale si fatica a pensare che ci sia un uomo che abbia ancora qualche tratto di umanità? >>
Ovviamente non tutte le prigioni versano in questa situazione. In alcune i carcerati possono studiare e anche laurearsi, in altre apprendono un lavoro che un domani possono esercitare, ma troppi sono ancora i luoghi di reclusione in cui tutto questo non accade, e i giorni trascorrono nell’inedia, nel degrado, nella disperazione che, quando si fa troppo acuta, conduce al gesto estremo come a una liberazione. Non ho alcuna difficoltà a chiamare questi suicidi “delitti”, determinati non dalla ferocia della legge, ma dall’ignavia, dall’inerzia dei legislatori, la cui indifferenza per queste situazioni, più crudele della ferocia,non li esonera dalla colpa di creare condizioni di vita tali da rendere la vita stessa impossibile. 
 Ma  ora  basta  altrimenti finisce  tutto io  . Adesso  tocca  a voi 

Questo nostro amore


Questo nostro amore
è fatto di deserti
di case insanguinate
di filtri di persiane
di chicchi di caffè.

Questo nostro amore
fiorisce sorpassato
nel cuore di città
spossate, informi,
in spenti meriggi
d’un rosa futurista.

Questo nostro amore
si pasce di silenzi,
d’albe ricreate,
di carezze di lino.

Delicato, suadente
nella lieve fralezza,
un fremito commosso
nel buio del mondo.

28.10.11

un politico sardo , miracolo rinuncia a 3884 euro d'indennità Altolà degli uffici contabil della regione i: "Non si può"


mario bruno, vice presidente del consiglio Regionale
18.10   |  CRONACHE DALLA SARDEGNA - Rinunciare all'indennità di carica, anche per chi ne fa richiesta, non sembra possibile almeno nel Consiglio regionale della Sardegna, dove da settembre scorso è stato avviato il percorso per dimezzare le indennità con una proposta che sembra essere rimasta nei cassetti e dove il Governatore Ugo Cappellacci, con una delibera, ha azzerato la propria di indennità. 

finalmente arriva l'autunno


 in sottofondo  L'Autunno  de Le quattro stagioni di Vivaldi.
Yuk a tutti blogghisti e bloggarole !
 Ci siamo  ormai , il tempo  ha smesso  ( almeno  cosi  sembra ) di  fare  il pazzerello  , e arriva   l’autunno stagione  a meta  strada  fra  il  letargo invernale  e la  laboriosità  dell’estate non fa ne troppo caldo ne troppo freddo!!
                                         da una  tag fi un utente  del  forum di http://www.papersera.net/
.Qui da me  , siamo a  800 metri  sopra il livello del mare  e a piedi del  3 monte  della Sardegna   soffia un vento pazzesco e la mattina  presto  fa  freddissimo  ieri alle  7.00  c’erano  8\9 gradi  ! Le  giornate  inizia  ad  accorciarsi  e  Le prime foglie iniziano a cadere dagli alberi danzando leggere e gli alberi   ad essere  sfogli 

        

 Il  gelso    che  abbiamo   nel  giardino  del nuovo negozio


e io non so resiste e  spesso al lavoro o camminando  per  le  vie  del paese mi distraggo ad osservare gli alberi  sfogli   o  in via  d’esserlo  . E quando  non ho  fretta se ne vedo un mucchietto in mezzo alla strada mi ci lancio sopra e le sparpaglio qua e là! L'autunno è arrivato e sono contento... vi sembrerà strano ma, è proprio così: è bello vedere gli alberi che cambiano colore, passare le prime serate in casa a ad  arrostir  e sgranocchiare le castagne o  se  non fa  troppo freddo   dai caldarrostai  dei  banchetti  delle  classi   per le  feste  patronali  dell’anno  prossimo .Oggi mi sento particolarmente goloso (visto  che   in autunno  ed  inverno  ci  sono  i miei  frutti e verdure preferiti ) e allegro  perché  riesco ad essere mno  solo   in quanto  la mia  greffa  \  comitiva  ha meno impegni  : per me l'autunno è questo e per voi? Che cosa amate di questa stagione di passaggio e che cosa invece proprio non sopportate? Raccontatemi!  Vi lascio  con questa poesia  di  Giovanni pascoli



La nebbia agli irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
va l'aspro odor dei vini
l'anime a rallegrar.

Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l'uscio a rimirar

tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.


27.10.11

La fine d'un mondo

Era proprio Finisterre. Un suono, prima d’un luogo. La brughiera di Liguria, là dove si congiungeva, tra rigagnoli cinerei e mari in tempesta, con la parte alta della Toscana, luogo misterioso e battuto dai venti, selvaggio, impenetrabile. Luogo di frontiera, dalla lingua sconosciuta. Lo splendore delle Cinqueterre. Ma anche, per me che l’attraversavo di rado, una terra incognita, in cui la ruvidezza spartana dei liguri si confondeva con la grazia scapigliata degl’ignoti, leggeri toscani del Nord.

Zona di passaggio, d’immigrazione. La mia bisnonna vi era salita dalla Lunigiana, anche questo un nome rarefatto, quasi spettrale. Dietro code di bauli, schiene, carri. E s’era poi insediata nel rigoglioso Ponente, concluso un matrimonio borghese, vissuta - poco tempo - felice.
Luogo di pietra e di storia. Da pochi giorni cancellato, travolto, assorbito da una colata di fanghiglia e liquame. Una storia sgretolata, assieme con le code di bauli, i frantoi, la grazia mediterranea, le poesie di Montale, l’ansia scalpitante di vita. Un mondo intero è stato distrutto e sepolto, per l’oblio d’un paese di montagna convinto d’essere un paese di pianura (Ascanio Paolini). Per la sciatta dimenticanza della nostra storia impervia e onerosa.

E la chiesa settecentesca di Monterosso rimembrava quella, inerpicata e inagibile, di Bussana vecchia: anch’essa distrutta, da un terremoto, centocinquant’anni fa. In una disgrazia, però, telluricamente “normale”. Qui no, qui la natura sembra essere impazzita, disfatta e ribelle di fronte allo scialo di cemento, oggetti, bitume, grattacieli ammassati per avidità, incuria, e - anche in tal caso - oblio.

Lo strazio si è ripetuto a Pompei. Ancora una volta. La città campana sembra essersi sciolta nel pianto. Il suo è un lungo, straziato “basta”. Anneghi il rosso pompeiano, le Ville dei Misteri, quella nostra antichità pagana e orientale che ci ricapitolava come uno scrigno prezioso. Crolla qui l‘Italia: nell’asettica indifferenza d’un popolo smemorato, infisso nell’indifferente pianura dell’oggi, e che si ritroverà un giorno del tutto scalzato, e demotivato, e nullo, senza capir perché.

24.10.11

Pellegrini per passione


fghUna francese sta concludendo in queste ore il cammino di Santu Jacu, a piedi da Sant’Antioco, nel Sulcis, a Orosei. Ha percorso trenta chilometri al giorno in media, un sacco in spalla, due   bastoni. Viaggia di giorno, la notte dorme, dove capita, anche all’aperto. Tiene un diario. Giovedì era nelle campagne di Pattada, è sorpresa dagli spari dei cacciatori, incredula sugli uccelli («sono colombe?» si interroga nel blog) ai quali sparano. Ieri era a Ittireddu, prenderà la strada per Lula, finirà a Orosei. Campionessa di marcia, vincitrice nel 1993 della Parigi-Colmar (Strasburgo, 334 chilometri in 42 ore e 59 minuti), Isabelle Duchene ha dato ascolto a un amico italiano e si è avventurata in Sardegna Le chemin de Santu Jacu, estensione, imitazione, di quello franco-iberico, sembra un’invenzione, anche se pellegrini europei e forse nordafricani hanno attraversato la Sardegna nel Medioevo per raggiungere la tomba (ipotetica) di San Giacomo Maggiore nel nord della Spagna.

Ci lavorano da anni alcuni sindaci, e l’idea è di Umberto Oppus, sindaco (Udc) di Mandas: mettere insieme i paesi che hanno la parrocchia intitolata all’apostolo così venerato, e tracciare un sentiero. E provare a stare in questa corrente di moda, nel crescente business del turismo religioso, con il seguito di illusioni che esso crea, di scimmiottamenti. Il modello, le aree marginali dei Paesi Baschi rianimate da questa strana economia dell’attraversamento. E’ una declinazione del turismo lento, chenonnasce oggi. L’andare dei romantici, viaggiatori alla Lawrence, a piedi, a cavallo, con imezzi pubblici. Incrocia le pratiche popolari dei sardi, su quegli stessi sentieri: il pellegrinaggio verso i novenari di paese, o quelli più lunghi, e le transumanze, truvèras e tràmudas, l’andare dei carbonai, dei minatori, ladri di bestiame.... «La suggestione c’è», dice Luigi Crisponi.

«E’ un prodotto turistico». Giovedì mattina a Cagliari l’assessore regionale ha presieduto una riunione dei sindaci dei paesi attraversati da questo cammino, e lo ha benedetto, facendo felice Oppus e altri ai quali promette un riconoscimento ufficiale e risorse, risorse, anche europee..... «Per fare che cosa?», chiede uno. «Ma per esempio i cippi lungo il sentiero». Ce n’è un’infinità, di sentieri turistici. Le strade dei vini, le ippovie, le vie del gusto, dalle miniere al mare, pezzi di sentieri delle transumanze. In ciascuno, cippi diversi, cartellonistica autonoma. Una Babele. Ormai ricoperti di frasche, interrotti da filo spinato, riconquistati da pastori e fatti mandra, angolo per la mungitura. Restano le mappe, le cartine, opuscoletti.

Un opuscolo dell’Opera romana pellegrinaggi, vera grande madre del business, la sola ad averci guadagnato sinora, senza fatica, in questo inizio sardo, conterrà sei pagine di quest’ultimo cammino. E’ costato 200mila euro. E non si sa cosa ci finirà dentro, salvo qualche mappa. Non c’è nulla, di reale, quasi nemmeno il sentiero, esperimenta la Duchene. La sola pratica del genere è fra Suelli e l’Ogliastra, lungo il cammino di San Giorgio vescovo. Ci vanno camminatori veri, anti-consumisti. «Matutto ha un inizio, il fenomeno Santiago ha inizio nel 1989, con i finanziamenti europei», dice Oppus.

quando la satira non è satira ma ci cinismo nonenciclopedia su Marco Simoncelli


stavolta non difendo il  sito in questione come  ho  fatto contro  vasco rossi , quella  era   , seppur  vicino  alla diffamazione    satNonciclopedia,il siira  .Questa   che  il  sitosatirico,sta facendo satira sulla morte di Marco Simoncelli in modo molto orrendo  e  cinico  ..E' una vergogna!La satira nasce dal teatro..e come tale è un'arte ma nelle loro notizie pubblicate,sin da ieri,di artistico non c'è nulla..c'è solo tanta disumanità.Neanche la morte riesce a dare sensibilità e rispetto ad un ragazzo di 24 anni che ha perso la vita per lo sport e la passione che ha sempre avuto.Si Vergognassero!