da Supplemento n° 03 GIUGNO 2015
all’Editoriale Digitale Gallurese “La Beltula”
I
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
Lorenza Brugo Questa è una bella storia...sconosciuta ai più ma che merita recuperare alla memoria...Grazie!
Caporale infermiere Margherita Orlando (Roma, 16 maggio 1897 – Trieste, 1º dicembre 1918). Medaglia di Bronzo al Valore Militare. |
Trama[modifica | modifica wikitesto]
Mario, un italiano ventenne, dal 1914, dopo l'Attentato di Sarajevo, inizia a preoccuparsi con il suo migliore amico e la fidanzata al destino dell' Italia nel conflitto. Circa un anno dopo, il Re Vittorio Emanuele III, decide che l' Italia entrerà in guerra e mentre il padre e Mario passeggiano, il genitore legge il giornale e lo getta a terra indignato, perchè c' era scritto che l'Impero austro-ungarico era rimasto deluso dall'Italia. Dal giornale cade la cartolina che il ragazzo non avrebbe mai voluto ricevere: il richiamo alle armi. Parte e
combatte sul fronte italiano fino al 1918, quando durante una battaglia, ordina ai suoi uomini di uscire dalla trincea per avanzare e viene preso da un cecchino austriaco poco fuori dalla trincea. Rimane lì per un pò di tempo (qualche ora), fino a quando due soldati italiani, che cercavano di ristabilire con i fili, la linea telefonica, si accorgono che tra tutti quei morti ce n'è ancora uno che si muove: è Mario, ma muove solo le dita e per lui non c'è più niente da fare. Il soldato che va a vedere se è vivo gli ruba l'orologio, l' unico ricordo della fidanzata e l' unica possibilità di essere identificato, perchè aveva perso la medaglietta identificativa. Verrà ritrovato qualche giorno dopo e messo con i corpi "non identificati". E proprio come la vicenda storica nel 1920 , è questa è storia , a Maria Bergamas è affidato l'incarico di scegliere fra undici salme di soldati italiani quella da tumulare nell'Altare della Patria a Roma come Milite Ignoto: la donna sceglie quella di Mario. Inizia così il suo ultimo lungo viaggio di tre giorni da Aquileia a Roma, dove la sua fidanzata Agnese e il suo migliore amico Emilio, sperando che dentro quella bara ci sia il loro Mario, gli danno un ultimo saluto.
<< Ma nel giro di due ore, l’abilità tecnica e i virtuosismi di Sorrentino hanno , almeno per chio dovesse vedere per la prima volta uno dei suoi film , da sole la pretesa di riempire il vuoto. l’abilità tecnica e i virtuosismi di Sorrentino hanno da sole la pretesa di riempire il vuoto. I suoi cortocircuiti stranianti, con un registro che è abile nel tenersi per buona parte sulla superficie delle cose, per poi focalizzarsi su durezze improvvise, è ormai maniera. Quello che era peculiare distinzione in “La grande bellezza” e ne “Il divo” diviene replica vacua, riproposizione neanche troppo ispirata di stilemi logori. Sequenze come il finto videoclip della popstar o il sogno acquatico iniziale a Venezia, sono decisamente orrende e in un profluvio di discorsetti tra il bacio Perugina e un Woody Allen inacidito e stanco, spiace che alcuni passaggi, belli e strazianti (il discorso di Lena al padre durante la cura dei fanghi, il gioco al massacro tra Caine e la Fonda, la visita di Fred alla moglie toccata dal “sacro segno dei mostri”) anneghino nel mare magnum della vacuità a buon mercato, terreno fertile della clap silenziosa, già pronta con un carpiato a difendere il proprio eroe >>
Krusco_03 29 maggio 2015 alle 11:10 da http://www.huffingtonpost.it/
Possono , sempre che non vogliano allargare i loro orizzonti , a meno di leggere il post d'oggi
Mi sembra un discorso fazioso,buonista;ne ho sentiti molti di discorsi di questo tipo fatti dalla benpensante 'borghesia progressista';da tanti 'pennivendoli'animati da buone intenzioni solo sulla carta!Non significa essere razzisti avercela con i Rom;qualsiasi altra etnia che viene nel nostro paese è ben accetta,ma non loro.Non sto certo a spiegare i gravi difetti che si portano dietro da sempre,che sono endemici nella loro cultura,perchè sarebbe troppo ovvio,e chi li nega(questi difetti)è senza dubbio in malafede.Io sono sempre stato contro figure razziste alla Salvini,ma nel caso dei Rom,ha perfettamente ragione;sono brutte persone a prescindere e da come parlano,basta il suono della loro voce a rendere l'idea!!Il che fare è un altro discorso,e non è facile da risolvere,ma una cosa è certa,che in un momento come questo,gli conviene stare molto attenti a come si muovono.
medidate gente meditate .
Si fa 130 km al giorno per perseguitare la ex: pastore sardo a processo
Venerdì 29 Maggio alle 16:57
Per perseguitarla non esitava a farsi ogni giorno 130 chilometri in auto.
L'aspettava davanti al portone, la minacciava, la seguiva sul posto di lavoro.
Ora dovrà rispondere davanti al giudice dell'accusa di stalking.Ad essere rinviato a giudizio, Sebastiano Boe, pastore sardo di 58 anni, originario di Onanì (Nuoro) ma trasferitosi nel Maceratese.Lo riferisce la stampa locale marchigiana.La vittima, invece, è la sua ex compagna, residente a Senigallia (Ancona).Secondo quanto accertato dalle indagini, l'uomo, non rassegnandosi alla fine della loro relazione e geloso del nuovo compagno della donna, aveva deciso di trasformare la vita di entrambi in un incubo, fatto di pedinamenti, messaggi minatori e, nei confronti della malcapitata, anche di telefonate con "disgustose allusioni sessuali".Finché la donna, esasperata, si è rivolta alle autorità, sporgendo denuncia.E ora, dopo le indagini di rito condotte dalla polizia, il magistrato ha deciso di portare alla sbarra il 58 enne
( ... ) Matteo Salvini, novello generale Cadorna, domani disloscherà le truppe padane sul Piave al grido di “Non passa lo straniero!”. La Lega, quindi, stabilisce un parallelismo tra l’ingresso del nostro Paese nella Grande Guerra e l’invasione della penisola da parte degli immigrati. Ora, anche gli alunni delle scuole elementari sanno che il 24 maggio 1915 i fanti italiani, circa mezzo milione, si preparavano non a difendere i nostri confini orientali, ma a sferrare un attacco contro l’esercito asburgico lungo un perimetro che andava dal Trentino all’Isonzo. Inoltre, anche gli alunni delle scuole medie (forse) sanno che “La canzone del Piave” fu composta nel giugno 1918 da E. A. Mario (pseudonimo di Ermete Giovanni Gaeta). L’inno doveva contribuire a risollevare il morale dei nostri soldati dopo la disfatta di Caporetto. Questo spiega la forzatura contenuta nella prima strofa, dove la marcia dell’esercito regio viene presentata come una marcia a difesa delle frontiere nazionali. Al diavolo la verità storica, potrebbe obiettare Salvini. Cosa conta, se si prende un voto in più? (...)
E' vero che dovrei non parlarne più e parlare d'altro magari di cose più importanti perchè come ho detto precedentement...