2.6.19

chi lo dice che i vecchi siano solo rottami ? la storia di " zio " Cusseddu 97 anni ancora in attività nel suo negozio di stoffe e tessuti

 Tziu * Cusseddu 97 anni e non sentirli: immerso in un mare di colori, continua   a lavorare  nel suo negozio di stoffe, a Tempio Pausania.
Secondo  alcuni   non li  dimostra  . infatti  

Valeria Clouds Che emozione per noi nipoti leggere questi commenti stupendi e pieni di affetto. Glieli leggeremo presto uno per uno. GRAZIE ❤️
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L'immagine può contenere: una o più persone
foto do  Mario Saragatto 

A tempio è una istituzione Lavora da quando aveva 16 anni. Ha versato 81 anni di contributi. Se non lo merita lui di diventare cavaliere del lavoro, chi lo dovrebbe meritare ? Infatti è talmente esperto che tu le dici cosa devi confezionare e lui automaticamente ti dice la stoffa giusta e anche quanta ne devi acquistare. Non hai bisogno di nessuna misura ci pensa lui😊. Ed ha ancora una mano ferma nel tagliarla e si ricorda di ogni stoffa e dove si trova. Un  uomo  di un garbo e  di una gentilezza    in un mondo ormai sempre  più  incattivito  e  selvaggio.   concordo  con  Mariuccia Confalonieri <<  Basta ciò che si vede per capire che bella persona è questo signore, tantissimi complimenti. >>.  

*  da   noi  in Sardegna   e credo  anche al sud      si definiscono zii\zie  o  se  si  è molto intimi  anche  nonni\e    persone   anziane con cui  non  sia   un parentela  









1.6.19

presentazione del nuovo cd di roberto Diana . La chitarra di Roberto Diana e il violino di Giulia Cartasegna , ispirati dalla voce di Marco Muntoni coro Gabriel tempio pausania

Oggi   dal vivo, all'interno della  sala  della  stazione    di tempio  pausania    cosiddetta  sala Biasi,in quando  contiene  delle  opere  di  giuseppe  Biasi  uno dei pittori  più  importanti  del  1900  sardo 
(  sotto  un dipinto  gli altroi  li  trovate  o visitando  la stazione    o  all'urlò della didascalia  )


dipinto grande
da  http://www.unsardoingiro.it/2019/01/alla-stazione-di-tempio-pausania-non-perdere-i-dipinti-di-giuseppe-biasi/

si è svolta la presentazione del cd, frutto della collaborazione di tre grandi artisti dell'arte musicale. La chitarra di Roberto Diana e il violino di Giulia Cartasegna , ispirati dalla voce di Marco Muntoni coro Gabriel di tempio Pausania . Essi si sono fatti interpreti delle sonorità della nostra tradizione, adattandone modernamente ( insomma mantenendola viva e ripetendola passivamente in modo folkloristico ) la loro essenza. Un percorso segnato dal repertorio portato avanti e continuamente tenuto attivo dal Coro Gabriel, che di sicuro ha contribuito , in questa forma a far germogliare questa produzione. Infatti << Spieriedi significa osservare con attenzione , guardare lontano ed esplorare con lo sguardo . Ispirendi come vagabondaggio ed esplorazione profonda , come percorrere le strade più antiche della Sardegna con un tappeto volante cogliendo tutte le sfumature del percorso . Dall'allegria dei balli al dolore dei drammi alla dolcezza dell'amore >> ( dall'introduzione del cd ). Infatti come ha detto bene Galluraoggi  : << “Ispiriendi” è il nome dell’album – scelto da una chiacchierata con il poeta tempiese Gianfranco Garrucciu – che ci invita a seguire l’attitudine del viaggio sonoro. “Quest’avventura nasce dalla voglia di cercare, di guardare oltre, rinnovando le nostre radici: ecco il senso di Ispiriendi”, racconta Roberto
Il percorso si snoda attraverso una selezione di brani della musica tradizionale sarda e gallurese, con testi sacri come il Miserere, i classici No potho reposare e Nanna Corsa, mescolata tra le atmosfere evocative di Roberto e Giulia.
“Noi raccontiamo la vita nei suoi vari momenti e da lì ripartiamo, il viaggio è solo un pretesto per ripartire ancora”, spiega Marco. Nel disco trova spazio la Gallura antica dei banditi con Balistreri,quella dei canti d’amore e della vita grazie a poeti come Petru Alluttu, Don Baignu Pes, Gianfranco Garrucciu. Dalla chitarra acustica al violino passando per la weissenborn e la voce di Marco, l’itinerario ha il pregio di procedere con una struttura sonora sempre ben equilibrata. [.. continua  qui   https://www.galluraoggi.it/tempio-pausania/ispiriendi-disco-marco-muntoni-roberto-diana-31-maggio-2019/ >>

Nessuna descrizione della foto disponibile.


  e  della  vitas  Come sta facendo Sebastiano Dessanay, compositore, contrabbassista e professore di musica nato in sardegna ma residente a Birmingham (Regno Unito) con il suo http://377project.com/il-progetto/ ne ho parlato  in alcuni post  .  O come  fanno Mario Bianchi fotografo    e   sua  moglie  pittrice  Cristina Maddalena



Un ottimo concerto  .  ecco alcune  delle mie  foto .







le  altre  le  trovate  qui  fra  le mie foto  di  facebook


  concludo  sempre  con l'introduzione  al cd
Nessuna descrizione della foto disponibile.



30.5.19

storie che ti prendono quella di Erica Alfaro , delle tre sorelle di mezzojuso che lottano contro la mafia dei pascoli ,

in sottofondo Laura Pausini - Ascolta Il Tuo Cuore

Ci sono notizie chele ragioni più diverse smettono d'essere soltanto l'oggetto di un semplice racconto e finiscono per coinvolgere chi la racconta(o nel Mio caso la diffonde riprendendola o intervistandone i protagonisti) al punto da farlo diventare protagonista della storia

  da  repubblica.it

Erica Alfaro, la foto di laurea nel campo di fragole con i genitori immigrati diventa virale: "Credete nel futuro"

California: la donna, 29 anni e un figlio di 13 avuto da una relazione con un uomo violento, si è iscritta a una scuola serale e ha ottenuto una borsa di studio



Strawberry Fields Forever. Non saranno quelli cantati dai Beatles, ma Erica Alfaro, 29 anni e già un figlio di 13, ne è certa: non dimenticherà mai i campi di fragole infiniti della bassa California, dove i suoi genitori si sono spaccati la schiena per decenni a raccogliere frutta, pur di garantirle un futuro. E per questo ha chiesto a papà Claudio e mamma Teresa — 51 e 50 anni, emigrati da Oaxaca, Messico, nel 1990 — di posare per la sua foto di laurea proprio in uno di quegli orti dove hanno lavorato a lungo.
Eccoli dunque gli Alfaro, fra le fila ordinate di piante verdi punteggiate di frutti maturi, in quella foto che prima ancora di finire esposta sulla parete di una casa modesta, è diventata virale sui social, facendo il giro del mondo. Al centro c’è Erica, radiosa nella sua toga, il tocco in testa e la sciarpa, manco a dirlo, color fragola. A stringerla Claudio e Teresa, i genitori analfabeti e dalle mani callose, dritti e fieri nei loro abiti da lavoro. Sullo sfondo gli orti di Carlsbad, sobborgo di quella San Diego dove la giovane si è laureata in psicologia il 19 maggio. «Dedico la mia laurea ai sacrifici fatti dai miei genitori, venuti in questo paese per darci un futuro migliore» scrive Erica, sotto quell’immagine diffusa su Facebook e Instagram. E prosegue: «Se condivido questa foto è perché voglio incoraggiare gli studenti che non hanno i documenti in regola, le ragazze diventate madri troppo presto, le vittime di violenze domestiche a credere nel futuro e a battersi per finire gli studi. Come me, ce la potete fare».
Poche righe: il riassunto della sua giovane vita. Nata a Fresno, California, in una casa di due stanze condivisa con un’altra famiglia, dove alla notte dormivano 11 persone, Erica passa le giornate a raccogliere frutta nei campi fin da bambina: «Andavo dopo la scuola con i miei due fratelli. A seconda delle stagioni coglievamo fragole, ribes, lamponi, pomodori. Più raccoglievamo, più c’erano soldi per mangiare». A 15 anni prova a sottrarsi a quel presente odoroso di frutta e sudore fuggendo, già incinta, con un uomo di dieci anni più grande. Che prima la picchia, poi la mette alla porta col bambino. Costringendola a tornarsene dai suoi e alla raccolta frutta nei campi. «Mi lamentavo continuamente» racconta alla Cnn. «Il bambino non mi faceva dormire ed ero sempre molto stanca. Finché un giorno mia madre mi ha detto: “L’unico modo per sottrarti a questa vita è studiare. Solo facendoti una posizione uscirai da questo inferno”».
A Erica scatta qualcosa. A 17 anni e il bimbo da mantenere, s’iscrive a una scuola serale, si diploma. Riesce a prendere una borsa di studio all’Università della California. È molto determinata. Ma la vita non smette di ostacolarla. Nel 2012 il bambino è colpito da paralisi cerebrale. Esigenze e spese aumentano: i voti peggiorano. Non molla. «Ci ho messo sette anni. Ma ne è valsa la pena». E oggi, ritorna in quei campi di fragole: per dire che no, non sono per sempre.


 non siccede  solo   negli Usa    ma  anche in italia  infattti
http://www.ansa.it/canale_lifestyle/notizie/societa_diritti/2019/02/04/

Migranti: Mattarella ad inaugurazione struttura per rifugiati © ANSA

Avvocato, ingegnere meccanico o una giovane donna laureata in Economia. L'onda del Mediterraneo infranta sulle coste italiane lascia tra i detriti dei barconi anche una parte del futuro del nostro Paese, che viene dall'Africa o dal deserto asiatico. E tra i rifugiati che scappano dalla guerra ci sono delle eccellenze di cui l'Italia è orgogliosa. "Il progetto che sto portando avanti grazie a tante persone mi fa credere che potrò essere utile", dice commosso Sohrab, afghano di 25 anni mentre si rivolge al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale ha partecipato all'inaugurazione a Roma del nuovo 'Centro Matteo Ricci' per l'accoglienza e l'integrazione dei richiedenti asilo e rifugiati. Sohrab ha lasciato la madre quando aveva 14 anni, attraversando molti paesi da solo, con i trafficanti e con altri bambini conosciuti in cammino. E' arrivato in Europa con un gommone carico di persone partito dalla Turchia e arrivato in Grecia, dove è finito per la prima volta in carcere. Lui, che sognava l'Europa, ha provato a scappare tante volte: dentro o sotto un camion, sopra la cabina del guidatore. "Venivo sempre fermato e rimandato indietro - racconta -. E dopo tanti tentativi falliti ho deciso di provare a uscire dalla Grecia via terra: Macedonia, Serbia, Ungheria e tante prigioni diverse. E poi ancora dall'Ungheria all'Austria, la Germania e infine l'Italia. Sempre a piedi. "Ho imparato ad orientarmi con il sole e una mappa di carta, poiché allora non era facile avere un gps. Durante il mio viaggio avevo imparato a comunicare in inglese - dice sorridendo - . In Italia ho chiesto asilo politico, mi hanno accolto in un centro per i rifugiati e in sei mesi ho imparato l'italiano". In tre anni Sohrab ha studiato per riuscire a frequentare l'università e ora, da poco più di un mese, è un ingegnere meccanico, laureato a La Sapienza.Storie simili sono quelle di Charity, una giovane camerunense di 25 anni, rifugiata in Italia da due anni, che dopo essersi laureata in Economia nel suo Paese ha lasciato la famiglia per cominciare la sua nuova vita, impegnandosi per il riconoscimento dei suoi studi anche qui in Italia. "E' l'unico modo che ho per ringraziare i miei genitori di avermi insegnato che lo studio e la cultura possono cambiare il mondo", spiega. Soumaila, invece, in Italia ha cominciato a lavorando nei campi, dopo essere partito dal Mali, passando per l'Algeria, fino a sbarcare in Sicilia quattro anni fa con un barcone dalla Libia. Oggi, a 31 anni, quando dice che presto diventerà avvocato, i suoi amici lo prendono sul serio. "Mi sono laureato nel mio Paese e mi sto specializzando in diritto dell'immigrazione all'ateneo di Roma Uno - racconta - . Ma è stata dura, ricordo che un giorno mentre ero in metro volevo cedere il posto a qualcuno che poi mi disse: 'non mi metto al posto di un negro'". Ora Soumaila gira nelle scuole per insegnare ai ragazzi il nonsense di quelle frasi. "Ma prima ho lavorato nei campi, poi all'Ikea come operaio". E presto diventerà avvocato. "Voglio restare in Italia - dice - dove continuerò a credere che, in metro così come nella vita, c'è sempre posto".
  

Mezzojuso: tre sorelle contro la mafia dei pascoli


Esistono luoghi dove la mentalità mafiosa è dura da scardinare, luoghi in cui si segue il “gregge di pecore” piuttosto che sostenere chi subisce intimidazioni e danni da parte della mafia. Uno di questi luoghi è Mezzojuso, rievoca giocoforza, il perenne condizionamento mafioso perpetrato per anni da parte di Bernardo Provenzano e dai Corleonesi. Proprio a Mezzojuso tre sorelle, titolari di una azienda agricola, si sono messe di traverso contro la mafia dei pascoli che, per anni, ha distrutto i loro macchinari e i loro raccolti facendo pascolare le mucche con la conseguente distruzione dei loro raccolti.Mucche selvatiche, secondo il sindaco di Mezzojuso intervenuto poche settimane fa nella trasmissione Non è l’Arena su La7 condotta da Giletti. Peccato che, le tre sorelle Napoli, abbiano dimostrato che le mucche erano marcate e quindi sono risalite ai proprietari degli animali. Tre donne, tre fimmine sole e quindi facile bersaglio della criminalità. Ma loro non ci stanno, si sono ribellate recandosi dai carabinieri, ottenendo in cambio dai loro concittadini oltre l’indifferenza e l’omerta’ anche il disprezzo per essersi rivolte agli sbirri per risolvere la questione. Già perché in certi paesi ancora funziona così: se si vogliono risolvere i problemi non si va dalle forze dell’ordine ma dal boss locale.Irene, Ina e Anna Napoli hanno deciso di sfidare i boss; la loro vita è un ostacolo continuo da 12 anni, da quando il padre è deceduto e loro hanno deciso di proseguire l’attività di famiglia. Una attività produttiva fino al 2006, con 9 mila balle di fieno prodotte e il raccolto del grano. Purtroppo, con l’intrusione della mafia, la produzione è inevitabilmente calata fino ad arrivare a 330 balle di fieno che non riesco nemmeno a vendere poiché nessuno vuole comprarle.Tutti sottostanno agli ordini della mafia che, quando vuole ottenere qualcosa, può contare sull’appoggio omertoso al fine di portare sul lastrico una azienda per acquistarla ad un prezzo stracciato. Non vedo, non sento, non parlo, persino il Sindaco intervento a ‘Non è l’Arena’ affermando che non era a conoscenza di ciò che succedeva alle sorelle Napoli, in paese nessuno sapeva, come sempre… Visti i continui rifiuti delle sorelle Napoli di vendere i loro terreni che comprendono anche una cava, una sorgente e parte di una riserva naturale, la mafia ha iniziato a prenderle di mira con continui danneggiamenti, incursioni degli animali, distruzione delle attrezzature agricole e persino l’uccisione dei due cani.Le sorelle Napoli non cedono, anzi riescono a filmare e fotografare le mucche che devastano i loro terreni e non sono certo mucche selvatiche. Appartengno ai confinanti delle sorelle Napoli: Simone e Giuseppe La Barbera, rispettivamente figlio e nipote di Nicola il “porta-pizzini” di Bernardo Provenzano. Nonostante le denunce, i due sono stati assolti dal Giudice di Pace di Corleone. Una beffa ulteriore per le tre sorelle Napoli.E le istituzioni? il Sindaco si è mosso dopo che Giletti gli ha dato una bella “sveglia” davanti a tanti spettatori rimasti sconcertati dalle parole di assoluta omertà da parte del primo cittadino di Mezzojuso, caduto dalle nuvole davanti ad una vicenda che dura da 12 anni. Intanto, quelle tre fimmine che la mafia pensava di poter facilmente spaventare, vanno avanti nella loro battaglia quotidiana dichiarando che: “la loro famiglia sono i carabinieri”.

28.5.19

La riconciliazione di Karin: “Adottata da un ebreo ritrovo mio padre nazista”


 La pace interiore  , soprattutto quando  si hanno   vissuto    fatti   cosi duri   come  quelli  delle storia   che  riporto  sotto  ,    si  può trovare  anche  in vita   .  

  da  repubblica  del  27\5\2019 

Il viaggio a 76 anni da Firenze a Montecassino in sella a un cavallo per rendere omaggio alla tomba del genitore morto in battaglia








Suo padre lasciò la casa di Potsdam indossando la divisa della Wehrmacht e portando con sé due cavalli: avrebbe combattuto in Francia, in Russia e a Montecassino. Quasi ottant'anni dopo Karin, che quel papà non l'ha mai conosciuto, ha attraversato mezza Italia stando in sella e ora entra con due cavalli nel cimitero militare tedesco di Caira (Frosinone). Lì, a pochi chilometri dall'abbazia benedettina che fu teatro di una delle più violente battaglie della Seconda guerra mondiale (trentamila soldati morti, di cui la metà tedeschi) riposa il 28enne capitano Otto Lauke, sepolto nell'ottobre 1943.


                                           Otto Lauke


Sulla sua tomba Karin Duechler  sente di aver finalmente fatto pace con i fantasmi del passato. Perché ha vissuto divisa tra un padre naturale che ha combattuto ed è morto per Hitler e un genitore adottivo, ironia della sorte della storia, ebreo tedesco scampato all'Olocausto. "Non è stato facile trovare un equilibrio tra due figure paterne tanto distanti: da bambina cercavo di idealizzare il papà naturale, ma è stato quello adottivo a salvarmi. Questo viaggio ha rimesso le cose a posto".



Walter Gernsheim

Quando Karin ha due anni i russi stanno per entrare a Potsdam. La nonna e la mamma fuggono verso Hannover portando con sé la bambina. "Mia madre", racconta, "era molto arrabbiata con papà. È come se lo considerasse colpevole di averla abbandonata a dover fronteggiare da sola e con una neonata una situazione terribile come quella. Così, finita la guerra decise che avrebbe vissuto la giovinezza che le era stata negata: mi mise in collegio e riprese gli studi di storia dell'arte".
La studentessa tedesca si ritrova a Firenze, agli Uffizi. Ed è lì che conosce Walter Gernsheim, fotografo e storico dell'arte, ideatore del Corpus photographicum of Drawings, un archivio fotografico di 189mila disegni conservati nei principali musei europei, una banca dati che per oltre 
tomba di  Otto Lauke al cimitero
militare tedesco di Caira (Frosinone).
mezzo secolo, fino all'avvento dell'era digitale, si rivelerà fondamentale per gli studiosi. Gernsheim e sua moglie, scappati appena in tempo dalla Germania nazista, hanno vissuto a Londra prima di stabilirsi in Toscana. "Mia madre e Walter si innamorarono", dice Karin. "E fu lui a chiederle di liberarmi dal collegio. L'ho sempre chiamato zio, ma mi ha cresciuta come un padre e mi ha fatto girare il mondo". Karin viaggia tra Colonia, New York, Roma Ginevra, poi anche lei decide di Fermarsi a Firenze e con la mamma continua a gestire il Corpus dopo la morte di Gernsheim.
E del giovane militare della Wehrmacht cosa le è rimasto? "Qualche foto di lui a cavallo e un giocattolo che portò dalla Russia prima di ripartire per il fronte italiano: un carretto trainato da un cavallino di legno. Mi piace pensare che la mia passione per questi animali sia un legame con il papà che non ho mai conosciuto".
Ecco perché, per rendere omaggio a quel giovane cavaliere morto dalla parte sbagliata della storia, ha deciso a 76 anni di viaggiare in sella a Nobel, un possente haflinger, dalla sua amata Firenze fino a Montecassino. Ha coinvolto nell'impresa un gruppo di amici e un guida esperta, Giulio Costi, compagno di tante avventure equestri in Toscana. "Senza il suo impegno non sarei qui", dice mentre si avvicina alla tomba del capitano Otto Lauke. Una selva di croci in marmo disposte in cerchi concentrici, il cimitero tedesco di Caira, come i tanti in questa zona di guerra, è un monumento all'assurdità della guerra. "Mio padre era un ragazzo, ma qui ce ne sono sepolti di più giovani, anche di 17 anni", osserva Karin. "Furono convinti a dare la vita per la Germania dalla propaganda di Hitler, menzogne ben preparate. Oggi le chiameremmo fake news".
"Come molti di noi tedeschi anche Karin ha vissuto per anni un conflitto emotivo per ciò che il nostro popolo ha fatto a quello ebraico" spiega Sandra Schene, amica e compagna di viaggio. "In più lei sapeva che il padre naturale aveva combattuto quella guerra, mentre il padre adottivo aveva vissuto lo stesso dramma dalla parte delle vittime. Una volta ci disse: il mio più grande desiderio è partire con il mio cavallo dalla Toscana e arrivare al cimitero per onorare la memoria di mio padre come fossi un cavaliere. Oggi finalmente ce l'ha fatta".

in Italia si sta bene anziché no

ha  ragione  l'amico   Cristian A. Porcino Ferrara



«Ormai viviamo in un momento storico post ideologico in cui rinneghiamo la nostra umanità per dare voce agli istinti più barbari e meschini che si nascondono dentro di noi. Ci vantiamo di navigare a testa alta ma in verità annaspiamo in un mare di menzogne. Una menzogna pienamente legittimata dal potere.


 Come sosteneva Pier Vittorio Tondelli: “Basta una sola menzogna perché il dubbio travolga tutta una vita”. Ma la menzogna è il liquido amniotico in cui si sviluppano i germi dell’odio e del disprezzo verso l’altro. L’odio nei confronti degli altri nasce sempre dal disprezzo verso se stessi. Questo progressivo imbarbarimento della specie ci conduce sempre più verso l’inumanità.» 

                                    Cristian A. Porcino Ferrara #ilfilosofoimpertinente

Infatti    concordo      con    questo mio account   istangram  







mi sa che dovremo aggiungere alla lista di chi ha detto "Dio è con noi"









Anche Salvini l'ultimo che lo aveva detto era stato George W. Bush ma prima di lui erano arrivati, tra gli altri, Hitler e Bin Laden.



27.5.19

Ideologia cosa è ? esiste ancora o è crollata nel secolo scorso ?

Cari Utenti vecchi e nuovi IL post d'oggi prendete spunto da un commento idiota ed ignorante lasciato.,  vedere  sotto  ,  sulla bacheca della nostra appendice facebook .

Una persona che :  preferisce  ascoltare  coloro  che   : <<  urlano teorie\ rincorrono morali\la propaganda vince\con frasi sempre uguali >> * e  quindi  ha   : <<  ha rinunciato \ad avere un'opinione\mio fratello ha rinunciato\in cambio di un padrone  che sceglie al suo posto\ e che non può sbagliare\perché ormai nessuno  lo riesce a giudicare >>* .,  oppure  non riesce  a  guardare all'oggi ma    guarda  o  si basa    solo  sul passato    in cui prevalevano le  vecchie ideologie  ( fascismo  e  comunismo)   cioè al secolo scorso   ed  ignora     che  proprio   nell'ultimo periodo  d'esso     con la  fine della  guerra  fredda   e il crollo     di  uno    dei  suoi protagonisti ne  ha  segnato la  fine   di quel  tipo  d'ideologie  .  
Ora   come un fenomeno  carsico  è riemersa  quella domanda  del  titolo    che  mi posi  all'epoca   della mia  adolescenza  , prima di definirla ,   come  una  sovrastruttura mentale    concezione  dovuta  : all'ascolto  di  questa  famosa  canzone  di Gaber



 in particolare   il  ritornello
[...] L'ideologia, l'ideologia
Malgrado tutto credo ancora che ci sia
È la passione, l'ossessione
Della tua diversità
Che al momento dove è andata non si sa
Dove non si sa, dove non si sa. [...] 



  alla  lettura  \ studio  per  un esame  di storia  dela  filosofia  all'università  del libro l'unico e  la sua proprietà di  Max Stiner  ( pseudonimo di Johann Caspar Schmidt 1806 – 1856 ) ., alla  lettura del blog filosofico La Botte di Diogene – blog filosofico  di riflessione, critica e discussione filosofica    a cura   del compagno di strada  facebookiano   Mario Domina . Poi  il post  prima  citato   mi  ha  portato     a  chiedermi  , come da  titolo  , ma  cosa  è  l'ideologia    e d  è ancora   attuale  ?
Dopo  un  accesa  discussione  con  il  compagno  di  strada  (  l'ho intervistato per  il nostro blog  nel lontano  2017  raccontando  la  sua storia  di mugnaio  -  filosofo  )    Daniele  Carbini  


 IO  cosa è per te l'ideologia ? ed oggi esiste ancora ? o è solo un retaggio del passato ?
LUI




IO
veramente io ti ho chiesto per te , non la definizione dell'enciclopedia . cmq grazie lo stesso
LUI
Veramente le parole hanno un significato preciso Non è che pioggia ha un significato diverso per ognuno.
  IO  ok va bene
anche se un po' strano per un filosofo . mi ricordano le lezioni del mio povero prof  di filosofia     delle superiori   che quando  gli chiedevi    se poteva  rispiegartelo meglio  che non avevi  capito  quel pensiero di un autore    anziché usare parole diverse te lo ripeteva uguale
LUI
Mi hai fatto una domanda a cui ho risposto. L’ideologia ha un significato chiaro e definito. Non esiste un significato per me o per te. Se non ti piace è un problema tuo. È già tanto che a domanda stupida (per un laureto in filosofia) ho risposto in modo cortese e puntuale.
IO  ok 🙄😥
Continuo    a  considerarla  tale .                                                                                            Infatti da   http://www.treccani.it/vocabolario/sovrastruttura/
[...] 
Ogni elemento o complesso di elementi che si aggiungono e si sovrappongono alla struttura originaria (anche in senso astratto) senza essere o diventare parte integrante di questa: l’organizzazione della mostra risente di troppe sovrastrutture. In partic., qualsiasi atteggiamento o manifestazione dell’individuo, del pensiero, dell’arte, ecc., che non nasca da un’esigenza interiore ma si sovrapponga a ciò che è intimo e reale senza affondare in questo le sue radici: un uomo schietto, senza s. mentali; un romanzo, un dramma appesantito da s. ideologiche. b. Nel pensiero marxiano, il complesso delle istituzioni giuridiche e politiche, delle leggi, delle forme religiose, artistiche, filosofiche, generalmente. considerate come forme sociali di coscienza che corrispondono, dipendendone, alla struttura economica della società




Tesi che collima  con le      ricerche  fattew(   di cui  trovate   sotto  gli url  per  chi volesse  approfondire   l'argomento  )  sopratutto   dopo  il  ritornello    di questa  canzone  del comico  dado 

  


Ma sopratutto , e qui rispondo alla domanda esiste ancora ? 
Certo che esiste ancora oggi anche se in diverse forme di quelle dei secoli XIX e XX secolo infatti possiamo parlare da dopo 11\9\01 ** d'ideologia del terrore \ dell'odio . Ecco quindi che andando al di là del significato del termine vedi discussione con daniele e gli  url sotto ed  i collegamenti ipertestuali  delk linl    mi viene in mente una bella frase di Jean Paul Sartre: “Le ideologie sono libertà mentre si fanno, oppressione quando sono fatte” ed una riflessione bellissima, trovata mentre cercavo una definizione del termine , di Eugène Ionesco (  1909 – 1994 ) : “In nome della religione, si tortura, si perseguita, si costruiscono pire. Sotto il manto delle ideologie, si massacra, si tortura e si uccide. In nome della giustizia si punisce. In nome dell'amore per il proprio Paese o per la propria razza si odiano altri Paesi, li si disprezza, li si massacra. In nome dell'uguaglianza e della fratellanza si sopprime e si tortura. Fini e mezzi non hanno nulla in comune, i mezzi vanno ben oltre i fini. Ideologie e religione sono gli alibi dei malvagi”.>>  Concludo con questa frase venutami ora  in mente  una bella frase di Jean Paul Sartre  (  1905 -1980 )   “Le ideologie sono libertà mentre si fanno, oppressione quando sono fatte”.


26.5.19

Alla vigilia delle europeee non solo l’odio online si riversa sulle donne specialmente quelle che sono in politica


di cosa stiamo parlando 

Oltre ad essere lasciate sole nei momenti di fragilità ( vedere url sopra ) c'è in questi ultimi tempi un clima d'odio verso le donne che decidono di fare politica attiva cioè quella istituzionale e parlamentare . Ma meno male che esse non si lasciano mettere piedi in tersta e lottano per farsi rispettare e non subire passivamente questi schizzi di ... fango . Infatti è quello che riporta ( eccetto i corsivi che sono mie libere aggiunte ed interpretazioni ) questo articolo 

                             Anna Toro


Risultati immagini per laura boldrini«Stiamo assistendo ad attacchi sistematici contro figure politiche femminili e giornaliste da parte dei gruppi di estrema destra, ma non solo , in vari paesi europei, tra cui Spagna, Francia, Italia e Germania». Ad affermarlo, l’Institute for Strategic Dialogue (ISD), gruppo di ricerca internazionale indipendente, che nell'ambito delle imminenti elezioni europee sta portando avanti un progetto di monitoraggio sullo sviluppo dell’estremismo e sulle campagne di odio veicolate dai principali social network come Twitter e Facebook.
Tramite l’uso di specifici software e la ricerca per parole chiave (come stupro, “zitta” e sinonimi volgari di prostituta  e non solo purtroppo ), il gruppo ha estrapolato post e tweet da aprile ad oggi, realizzando come  da un paio  d'anni    soprattutto  in  clima pre-elezioni sia stato avvelenato dai discorsi di odio online che continuano a imperversare su timeline e bacheche, soprattutto in Italia. Per quanto riguarda il focus italiano, infatti, l’analisi dei dati ha portato a due risultati fondamentali: il primo è ulteriore conferma che la donna politica più colpita, in assoluto resta ancora oggi Laura Boldrini; il secondo è che, soprattutto per quanto riguarda Twitter, i contenuti misogini in questi ultimi mesi hanno lasciato il posto a tweet di odio che ritraggono Boldrini come «parte della casta dei socialisti anti-italiani» che promuovono «la migrazione e la teoria del gender».E’ dunque il linguaggio razzista – più che quello misogino – ad emergere negli attacchi di questi ultimi mesi, modello che si riscontra anche nei confronti di Emma Bonino, che condivide con Boldrini diverse narrazioni ispirate ai valori umanitari. Tra i casi di studio presi in esame, anche quello di Pina Picierno: dopo il suo annuncio di voler finanziare la sua campagna elettorale incontrando gli elettori per cene o caffè, gli insulti sessisti non hanno tardato ad arrivare.“Stai zitta” è stata per lei l’espressione chiave ricorrente rilevata dall’ISD. «Le vessazioni nei confronti delle donne sono portate avanti da una combinazione di troll, media populisti, influencer estremisti e partiti politici. Molestie di natura opportunistica progettate per rovinarne la reputazione» spiega il think tank. Ma il clima di odio non risparmia anche altri stati dell’Unione.In Spagna, è il caso della leader del partito di Ciudadanos, Inés Arrimadas, regolarmente vittima di intimidazioni durante le sue apparizioni pubbliche. Insieme a lei, anche la sindaca di Barcellona Ada Colau viene identificata come bersaglio abituale di insulti e abusi online, soprattutto da account legati alla galassia dell’estrema destra e al partito Vox. In Germania, invece, i due dei target più frequenti per i troll di estrema destra sono le politiche Sawsan Chebli (SPD), di origini palestinesi, e Katharina Schulz, leader del Partito dei Verdi nel Parlamento bavarese.Il report si chiude con una nota positiva che sembra faccia ben sperare . «La nutrita presenza di donne tra le fila dei candidati alle elezioni europee, anche per il sistema delle quote, ha fatto sì che, almeno da parte dei politici di tutti gli schieramenti, i toni si siano ( speriamo ) leggermente calmati rispetto agli anni scorsi – commenta Giulia Sirigu, analista politica di ISD – un altro motivo sono senza dubbio le azioni le legali intraprese di recente da personalità pubbliche come Laura Boldrini, che hanno denunciato gli autori di minacce e dichiarazioni diffamatorie online».











in sottofondo
Waltz of the Rain - Chopin

24.5.19

Deborah, Pamela , la ragazza madre di Rogoredo, la ragazza etiope violentata a roma : donne , lasciate sole ,usate , strumentalizzate , sotto silenzio

Risultati immagini per pamela mastropietroPur  non  essendo femminista e d essendo  moto  critico  verso  tali atteggiamenti   (  vedere  url  sotto  )     condivido  mote  delle loro battaglie  . Infatti    Pur condividendo istanze e lotte ho sempre pensato – e ancora in parte  penso – che appartengano a un territorio di rivendicazione esclusivo, che richieda al maschio riconoscimento e impegno, ma gli suggerisca anche di non mettervi il il suo piede invadente e storicamente inopportuno. Insomma almeno nella rivendicazione dei diritti, si riconosca alla donna la prerogativa di fare a meno di noi, che di quei diritti siamo spesso nemici. A noi il compito di ascoltare e provvedere, per quanto ci compete.
Questa volta – però come   fa  anche Mario Alberto Marchi Giornalista, consulente di comunicazione su il fatto quotidiano in questi  giorni  – un poco femminista voglio esserlo, perché le cronache recenti offrono uno spunto di riflessione importante, al quale – da maschio – non voglio sfuggire .
Quello che più mi ha colpito in questo senso è in realtà il caso di cronaca meno considerato forse  perchè  difficilmente  usabile  e   strumentalizzabile  a  scopi    elettorali  e   di  governo  . Una ragazza eroinomane ha partorito suo figlio in un rudere, nel mezzo del tristemente famoso boschetto dalla droga di Rogoredo, alle porte di Milano. Dagli speciali  di alcuni  giornali    in tempi non sospetti  , cioè prima  che avvenisse  il fatto  , E’ una specie di discarica umana, di terreno di smaltimento di quel rifiuto rubano che è il mondo della droga almeno quella dei poveri   che non trova collocazione in nessun sistema di riciclo. Non ci si va per drogarsi, poi dipende  da  caso a caso  da  storia  a storia  , ma per viverci, finché dura.
Le relazioni sono tra spacciatori, in genere appartenenti alla feccia della categoria commerciale   richiesta anche dalla classe  alta  e consumatori, in genere relitti umani che non si drogano più  per qualcosa: si drogano e basta. Qualsiasi relazione gira intorno a questo e ne condivide una sorta di lenta, inguaribile disperazione.In questo teatro lei era rimasta incinta, aveva trascorso nove mesi di gravidanza e alla fine ha partorito.
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Nessuna differenza rispetto a nove mesi prima: la droga, il trip, la sporcizia, la fame, il vomito, i soldi probabilmente le marchette con chi le poteva dare la roba o con chi  trovava interessante  far sesso in auto con una donna incinta. Nessuno che le abbia mai detto “ferma, ci penso io”. Nessuno che le abbia mai chiesto “di quanti mesi sei?”. Nessuno che le abbia mai chiesto , almeno da quello che  ne  sappiamo   “come lo chiamerai”. Insomma quelle quattro stupide cose che si dicono a una donna incinta per esprimerle il più banale senso di partecipazione.Nulla. La droga, il trip e tutto il resto. Punto.
Ecco, dall'inizio alla fine è stata sola. Questo dovrebbe colpire, la solitudine dal primo all'ultimo momento di quello che c’è di più esclusivamente femminile, col suo carico di responsabilità e sofferenze, anche se annegate nel torbido della dose, dell’ago in vena.
Sola si è ritrovata anche la protagonista di un’altra storia, assurta alle cronache negli stessi giorni, Deborah, la ragazza che per difendere sé e la madre ha dovuto uccidere il padre. Lei – poi – è stata perfino lasciata solo ad assumersi la responsabilità di perseguire un uomo violento, intervenire durante l’ennesimo massacro a suon di botte, riconoscere la sua colpa e comminare la pena, diventata in quel momento inevitabile. Deborah è stata perfino lasciata solo a sostituirsi alla polizia, al magistrato, al giudice, al carcere. Solo che Deborah non è lo Stato, ma una persona, che non verrà giudicata assassina, ma in qualche momento della sua vita futura potrebbe sentire di esserlo stata. E sarà sola anche allora.
Condannata alla solitudine ma   a  differenza  delle  altre  due  il suo caso  fu  usato  come mero strumento   di politica  politica   propagandistica  per  giustificare   la politica   xenofoba  e   anti democratica   in ambito   dell'immigrazione   era stata anche – a suo tempo – Pamela Mastropietro. Certo, sola anche lei a districarsi nel groviglio di legami famigliari difficili, frequentazioni pericolose, droga. Poi sola col mostro – chiunque fosse e quante facce abbia avuto, non importa – che l’avrebbe uccisa e fatta a pezzi. La solitudine della gioventù vissuta ai margini? No, perché prima di trascorrere le ultime ore con i carnefici, Pamela visse anche la oscena e schifosa solitudine nella quale l’aveva costretta l’uomo che le aveva dato un passaggio e poi umiliata approfittando di lei per pochi euro.
Un corollario drammatico di momenti di solitudine, sopratutto i primi due   nei quali sono state lasciate tre giovani donne, proprio in quanto donne e davanti ai quali io – in quanto uomo – mi sento di dire che non è nemmeno una questione di femminismo, perché non si tratta di diritti civili da codificare, ma di concetto della persona.
La ragazza del boschetto di Rogoredo non aveva alcun diritto civile da rivendicare, ma l’aspettativa naturale di sentirsi diventare madre e non un tossica incinta, quella sì. Deborah avrebbe potuto rivendicare tutto, dall'intervento di un assistente sociale all'arresto del padre mostro, ma soprattutto il non dover ricorrere – per sopravvivere – allo strumento più classico proprio del maschio violento: la forza. Pamela, poi – che ha attraversato tutte le stazioni della via crucis umana che una ragazza possa percorrere – si è trovata talmente sola ed  usata  politicamente  con la sua condizione femminile da subirla come strumento di abuso perfino da chi avrebbe potuto soccorrerla.In questo spazio, di solito, mi occupo di diritti  e  di storie   Ecco questa volta voglio occuparmi del mio diritto a non entrare nel territorio delle sensibilità femminili, ma di denunciare che l’alternativa non può essere quella di voltargli le spalle e lasciare che diventi un deserto di solitudine  o peggio come  il caso di pamela     sfrutta  per  scopi ideologici Lasciate sole ed usate nel momento di maggiore fragilità. Questa è in sintesi la loro storia. Non dimentichiamole e non consideriamole solo un numero del lungo elenco delle vittime della nostra vigliaccheria e misoginia.
Concludo    con questo post ,trovato    tramite l'APP    per   cellulari   newsrepublic ,  di   https://www.nextquotidiano.it/

Una ragazza di 21 anni ha denunciato di essere stata stuprata da tre persone nella notte tra sabato e domenica nel piazzale antistante al Factory, una delle più note discoteche romane. La ragazza, che è stata soccorsa dal titolare della discoteca e dal fratello, ha raccontato di essere stata violentata da un ragazzo conosciuto all’interno del locale e da altri due amici. Dopo averla stuprata i tre si sono dati alla fuga. Curiosamente però il Ministro dell’Interno Matteo Salvini – che come sappiamo riceve ogni mattina il rapporto dei crimini commessi e delle operazioni di polizia – non ha detto nulla.

Per questa volta Salvini non parla di castrazione chimica per i colpevoli

Forse il titolare del Viminale si è distratto, oggi è a Palermo per la giornata del ricordo della strage di Capaci, però il dubbio che il motivo sia un altro viene. La ragazza violentata infatti è di origine etiope. Ed è questo particolare che forse ha bloccato la mano di molti sovranisti famosi che ogni volta che un negro stupra una donna bianca sono sempre in prima linea a chiedere la castrazione chimica o altre pene medievali. Questa volta invece nulla. Della nazionalità dei presunti violentatori non si sa nulla, potrebbero essere italiani, potrebbero essere stranieri. Ma non è rilevante. O almeno non dovrebbe esserlo.
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Inutile ricordare che tutte le volte che il violentatore è straniero, meglio se africano, Salvini non si fa problemi a parlarne o a farne il nome. Lo fa dicendo che non può farlo altrimenti lo accusano di razzismo. Ma quando si è trattato di parlare dello stupro per il quale erano stati denunciati un consigliere e un attivista di CasaPound Salvini si è guardato bene dal dire di quale stupro parlava.
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Per la ragazza etiope violentata – sul suo corpo in ospedale sono stati trovate tracce compatibili con una violenza sessuale – Salvini non ha trovato il tempo per fare un piccolo post, un tweet, nulla. Ma non è l’unico a stare zitto.

Giorgia Meloni è occupata a passeggiare sul Tevere

Tace Giorgia Meloni, impegnata invece in un tour del “degrado” romano a base di frigoriferi abbandonati sulle sponde del Tevere nelle baraccopoli dove vivono i poveri cristi. Eppure forse è più grave il fatto che una donna venga violentata della presenza di rifiuti ammassati a Roma. Questione di priorità, in quelle zone vivono barboni e stranieri senza permesso di soggiorno, in discoteca le cose cambiano.
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E non c’è nemmeno bisogno di dire che il problema non è la discoteca. Il problema è che questo stupro non può essere usato per fare campagna elettorale. Almeno finché i bravi politici e i patridioti di Twitter sempre pronti a denunciare i crimini degli immigrati, saranno certi della nazionalità degli stupratori. Perché il silenzio sullo stupro di Roma, che se a commetterlo fossero stati i neri o gli zingari avremmo già la gente con le fiaccole per strada, le ruspe nei campi Rom e un paio di decreti di espulsione pronti (inutili, perché prima si va a processo), al momento non esiste. E non esiste perché la vittima non è abbastanza italiana anche se vive in Italia da 15 anni. Uno stupro è uno stupro ed è un crimine orribile, a prescindere che a commetterlo siano “bianchi o neri, giovani o anziani”. Eppure Salvini di questo stupro non parla. Come mai?


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