17.2.13

Come diventare vecchi felici: «Non rinunciate ai vostri sogni»


 Credo che  questo  articolo  \ intervista    riportato sotto  ( una  delle poche  cose   che  si salvano  dellla  gran cassa sardas  berlusconiana  ch'è  l'unione  sarda  )  dell'ottimo Giorgio Pisano sul'unione  sarda  del  17\2\2013  mi sarà utile   per  affrontare la  vecchia    visto  che  a  fine mese  compio  37 anni  

Ma  prima  della lettura  di tale  articolo  consiglio per  chi volesse approfondire  questi argomenti   dei siti   che potrebbero essere  utili

http://www.geragogia.net/ e la  sua definizione

di GIORGIO PISANO  (  pisano@unionesarda.it  )

A 75 anni si può ragionevolmente sperare di viverne altri 17, a 90 ancora altri sette. Il futuro è delle mummie. Siamo sempre più un Paese di vecchi. Italia e Giappone hanno il maggior numero di anziani e la Sardegna, per non farsi mancare nulla, sarà prestissimo la regione più “vecchia” della Terra.
Madrid 2002, documento dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms): ... per far fronte agli effetti negativi dell'invecchiamento della popolazione è prioritario sviluppare programmi di buona vecchiaia che incidano concretamente nel limitare la disabilità . Detto in altre parole: potete morire pure tardi, basta che lo facciate da autosufficienti. La società non è più in grado di assistere lo sterminato esercito d'una terza età sgangherata, malaticcia e perfino depressa.
Da una costola della Geriatria è nata la Geragogia, disciplina che insegna ad arrivare all'appuntamento finale nel miglior modo possibile. Paolo Putzu, 62 anni, cagliaritano, due figli, se ne occupa da sempre. E manifesta da tempi non sospetti una grande passione per migliorare la qualità della vita in vecchiaia. Lo dimostra il fatto che, appena laureato, ha scelto di occuparsi subito di questo tema finendo per dirigere una divisione geriatrica ospedaliera quasi vent'anni. Oggi continua a portare la buona novella d'una terza età possibile e serena a convegni e manifestazioni scientifiche. I colleghi, quelli freschi di laurea, non gliel'hanno mandato a dire: Paolo, perché hai scelto di occuparti di catorci?
Ecco il termine giusto: catorci. Cos'altro è la scatarrante armata di anziani e anzianissimi? Questo, replica Putzu, è uno dei luoghi comuni e neppure tra quelli più divertenti sulla vecchiaia. Da medico è assolutamente convinto che la Geragogia può cambiare un atteggiamento, un modo di pensare, uno stile di vita sospeso tra depressione e rimpianto. Da cittadino fa presente che un vecchio male in arnese costa fra i 60 e i 70mila euro l'anno, iniquamente divisi tra Servizio sanitario nazionale, assistenza sociale e familiari del paziente. «Intervenire è una questione di emergenza, dunque».
La sostanza del discorso è chiara: siccome saremo sempre più una nazione over 80, è necessario correre ai ripari. Imparando a scoprire che la terza età può essere davvero una stagione felice della vita, sempre che la cattiva salute non ci abbia messo in anticipo lo zampino. Antidoti? Putzu, per esempio, nel tempo libero fa il prof di Beatlesmania nell'università di Aristan, nata dal cervello magmatico di Filippo Martinez per rilasciare un'autorevole laurea in Scienze della felicità.
In condizioni, diciamo così, normali, è possibile allungare il periodo di vita attiva, insomma posticipare il giorno del ritiro definitivo. Come fare? Qualche suggerimento intelligente c'è e non riguarda ovviamente patetici trucchetti per ingannare l'anagrafe. Gli eccessi - a cominciare dalla tardona ricostruita dalla chirurgia estetica - sono semmai sintomi di sofferenza interiore e non di serenità. Stesso discorso per certi travestimenti maschili da teenager, per improbabili tinture di capelli che - paradossalmente - esaltano gli anni anziché ridurli. L'ultima sfumatura di colore dell'ex premier (martora in amore a primavera, un'inedita via di mezzo tra il mogano e il rossiccio) sono il segnale di chi non accetta la propria età. E allora si trasforma in una maschera grottesca, occhi tirati all'insù come gli husky e guancette tonde come quelle di un pargolo.
Non è esattamente questa la buona vecchiaia di cui parla Paolo Putzu  (  foto sotto 



  e  qui una breve  "scheda"  su  di lui  ) Che ha molte cosa da dire sul tempo che inesorabilmente ci aspetta.



Cos'è la Geragogia?
«Semplificando un concetto complesso, consigli pratici per invecchiare bene».

Che differenza c'è con la Geriatria e la Gerontologia?

«La disciplina si sta allargando. La Geriatria è la diagnosi e la cura delle malattie dell'anziano, la Gerontologia è la ricerca delle cause dell'invecchiamento. La Geragogia ha una finalità preventiva, punta cioè a fare in modo che si vada incontro a una buona vecchiaia».

Non è solo questione di buona sorte?
«La buona sorte vale nella metà dei casi, aver avuto la fortuna di scegliersi genitori e nonni con i geni giusti. Ambientalisti e genetisti stanno tuttavia modificando continuamente queste percentuali per via di un fattore importante: lo stile di vita».

Quanto conta?
«Parecchio. Conta se non hai fumato, se hai svolto attività fisica, se hai curato bene i tuoi pochi malanni. Allora hai molte probabilità di un buon invecchiamento. Un ruolo importante lo riveste anche il carattere, la capacità di adattamento, la visione della terza età come un periodo di estremo interesse e non solo di declino».

I latini però la chiamavano turpe vecchiaia.

«Non solo loro. Ancora oggi ci sono tantissime persone che vedono nella terza età la svolta fatale dopo una vita brillante. Non sanno probabilmente che il decadimento comincia dopo i 30 anni e che esistono concrete possibilità di rallentare il cammino verso la vecchiaia: basti pensare alla sfera affettiva o sociale. Si tratta di avere progettualità, non rinunciare ai sogni. Mai vivere alla giornata».

Tutto questo dipende anche dalla situazione economica.
«Ci sono vecchi di cinquant'anni e giovani di trenta che pensano e vivono come se ne avessero ottanta. È chiaro che la condizione economica pesa ma non è determinante ai fini dell'invecchiamento».

Poi ci sono quelli che non accettano il tempo che passa...
«È il rifiuto della vecchiaia, la cosa peggiore che si possa fare».

Capelli tinti, giubbino e moto, labbra e seni pressurizzati.
«La speranza di aggirare gli anni in questo modo suggerisce comportamenti patetici: il dongiovannismo, per esempio, o l'aria da ragazzina in una donna matura. È una situazione dolorosa».

Dolorosa, perché?

«Perché sai benissimo che le tue prestazioni stanno calando e non sarà certo una tintura di capelli a rilanciarla. Vivere in questo modo ti costringe fra l'altro a un confronto continuo con chi è molto più giovane di te. Giusto combattere il declino, sbagliato rifiutarlo tentando di mascherarlo».

Noi però viviamo in una società dove invecchiare è peccato.
«I messaggi che passano sono quelli di tipo strettamente estetico. Per questo chi rifiuta la vecchiaia assume modi di essere del passato ignorando il fattore-tempo. Nel nostro tipo di società l'anziano non ha quasi diritto di cittadinanza. È davvero un catorcio. E nessuno che si accorga dell'assurdità che c'è dietro».

In che senso?
«La ricerca scientifica ha lavorato decenni per allungare le aspettative di vita e poi ci ritroviamo in un mondo dove i vecchi sono diventati un peso. Cento anni fa erano meno numerosi ma considerati preziosi per via della esperienza accumulata con l'età. Oggi questo ruolo non esiste più. Il modello vincente è uno solo: bello, efficiente, veloce».

Ci sono contraccolpi psichici quando si supera una certa boa?

«Quale boa? Quando mi sono laureato io la boa era a 60 anni, poi è passata a 65, adesso vola verso i 75 e prestissimo saremo sugli ottanta. Quel che conta però non è l'età biologica ma la testa. Il contraccolpo psichico si chiama disturbo di adattamento del ruolo e riguarda figure precise».

Quali?

«Quelli che vanno in pensione perché ce li hanno mandati, il capufficio che all'improvviso si ritrova solo con se stesso. Di solito questo provoca un cambiamento del tono dell'umore e, pian piano, si scivola verso la depressione. La Geragogia può far molto».

Come?
«Bisogna aiutarli a riaprire tutti quei cassetti che tenevano chiusi perché avevano ben altro a cui pensare: amicizie, hobby, passioni. In pratica, bisogna riaccendere la vita che era stata rimossa per esigenze di lavoro».

C'è un momento in cui ci si arrende, si alza bandiera bianca?
«Succede. Ma riguarda i vecchi ancorati solo al passato, quelli che passano le giornate a lamentarsi e a piangersi addosso. Ce n'è una grossa fetta che rischia di diventare così per colpa della società».

Che c'entra la società in questi casi?
«Se all'involuzione fisica e alla mancanza del ruolo, aggiungi anche la perdita del 30 per cento del potere d'acquisto della pensione, ecco che vien fuori inevitabilmente un vecchio depresso. Ho visto anziani che, con molta dignità, frugavano nei cassonetti fuori dai mercati ortofrutticoli: beh, è ovvio che quella sia una vecchiaia di disperazione. Facendo attenzione a non confondere tra solitudine e abbandono».

Qual è la differenza?

«La solitudine si può anche scegliere ed è una scelta tua, l'abbandono è una scelta degli altri nei tuoi confronti. L'abbandono viene esercitato dai propri familiari o dalla società che, in questa stagione di crisi, non sa bene che farsene dei vecchi. Ho dati impressionanti».

Di che genere?

«La ludopatia, ovvero la dipendenza dalle macchinette rubasoldi o dai gratta & vinci, è cresciuta negli anziani del 17 per cento. Lo Stato, che avrebbe potuto limitare il numero delle macchinette e la diffusione delle varie lotterie, non ha fatto nulla. Quanti anziani ci si tuffano dentro sperando di integrare la pensione con un colpo di fortuna?»

A che età bisogna prepararsi a invecchiare?
«Comincerei da giovane. Devi pensare, proiettarti nel futuro, iniziare a prevedere cosa potrebbe accadere».

Cambia il rapporto con gli altri?
«Varia da persona a persona. Ogni anziano invecchia in maniera diversa. Generalizzando, gli altri dovrebbero capire (e non accade spesso) che un vecchio ha altri ritmi, ha bisogno di più tempo non solo fisicamente ma anche per ragionare. Il rischio, in questi casi, è non capirsi perché si viaggia a due velocità».

Invecchia con successo una persona su quattro.
«Questo dato può cambiare, lo dice l'Organizzazione mondiale della sanità. Gli anziani malati costano troppo, c'è necessità di arrivare al 50 per cento».

Che dire, poi, di divieti e limiti umilianti?

«Dipende dall'impostazione del rapporto. C'è un atteggiamento iperprotettivo che priva l'anziano di un sacco di cose. Avete presente la figlia super-attenta questo non si tocca-qui ti fai male-questo non si mangia? È un gran danno per chi vorrebbe invecchiare con successo».

Tra gli addii obbligatori c'è anche quello al sesso.

«Ho pazienti che a ottant'anni praticano una sessualità felice. L'importante è capire che a prevalere dev'essere la tenerezza e non la performance. I tempi diventano più lenti ma è sbagliato chiudere le porte e rinunciare».

Cosa fare per invecchiare bene?
«Primo: aspettate a fare le donazioni ai figli, c'è tempo. Non fate le prove generali della morte magari con la vendita della nuda proprietà che oggi è molto di moda. Secondo: mantenete la mente impegnata sapendo che abbiamo una minore efficienza fisica ma non una minore efficienza sentimentale e affettiva».

Il segreto è adattarsi alla vita che fugge?
«Adattarsi alla vita che passa. Cioè avendo coscienza che c'è ancora molto tempo davanti».

Quanto pesa la paura della morte?

«Tantissimo. Per l'anziano la morte è una compagna di tutte le mattine. Ci pensa ogni giorno. Perciò bisogna reagire, organizzare la propria vita seguendo la strada indicata dai nostri interessi. Per il resto, il discorso sulla morte si può accettare e superare prendendo atto che tanto non la si può sconfiggere».

Ma è davvero così importante vivere a tutti i costi più a lungo possibile?
«No. L'obiettivo difatti è un altro: vivere più a lungo possibile in autosufficienza, senza disabilità. Fare in modo, insomma, che l'inizio della disabilità sia più vicino possibile alla fine naturale della vita».

16.2.13

ma un sogno fatto due volte è un bisogno o qualcosa di recondito ?

oggi mi sono fatto  anch'io la stessa domanda

Ma mentre  cervcavo dentro di me  una risposta ecco arrivarla  dalla compagna di strada di facebook
Kar Karalis è di certo una verità svelata. un bisogno talmente forte che anche il sogno lo svela con le ombre. bisogna saper interpretare i sogni ripetuti . credo che siano un aiuto un'arma a nostro favore . peccato siano sfuggenti e scomodi

15.2.13

il mio carnevale 2013 reprise

lo so che mi contraddico  rispetto a quello che  dico prima  (  vedere  post precedente  ) ma  spesso anche i pochi secondi descrivono una bella emozione e possono dire di più che   di lunghi e noiosi  \ tediosi  documentari . Ecco i miei video  della mia  giornata  alla  Sartiglia del  10\2\2013 





 




il sud non è solo mafia ma anche coraggio per denunciarla il libro il porto senza Gioia di Aldo Libri – sabbiarossa EDitrice – collana TRACCE

Di solito  c'è  chi dice  che  fb  sia  solo spam , bimbiminkia  , ecc.invece  ricevo  dallo stesso autore    del libro  del titolo  l'invito pubblicitario   : <<  ma un "mni piace" sulla pagina del libro lo vogliamo mettere ? http://www.facebook.com/ilportosenzagioia?ref=ts&fref=ts >> lo  so  che odio  lo spam  , ma  un passa parola   \  un mettere in circolo le  informazioni  può essere  utile  e non costa  niente

il porto è mio

Da qualche tempo sono ritornato a parlare di Gioia Tauro. Non lo avevo fatto per lungo tempo per una prassi che ho sempre adottato. Gli ex si devono astrarre dalle discussioni sulle loro precedenti esperienze. Almeno per un po’. [...] Vi avverto tutti: non scherzate con il porto. Ve l’ho detto: quel porto è mio e non potete condannarlo a morte. E non potete condannare la Calabria alla cancellazione di qualsiasi speranza verso il futuro. Senza il porto, o con un porto fortemente ridimensionato, cosa diventerebbe quell’area? La risposta è semplice, perché è già data dai fatti.
il diorama di Caterina Luciano
il diorama di Caterina Luciano


È appassionato, Aldo Libri, quando parla del “suo” porto. Il porto di Gioia Tauro.
Appassionato ed incapace di fare sconti.
Arriva nelle ultime pagine del libro, la sua dichiarazione di amore e di guerra per quello che sarebbe potuto essere il più grande hub del Mediterraneo. Arriva dopo i nomi, i cognomi, i fatti e i misfatti che incalzano veloci il racconto di quel che è stato fatto e non fatto. Di ciò che si poteva e si doveva fare.
Attraverso la storia del porto, il libro racconta la storia di una sconfitta. Quella della Calabria.

E  credo  dall'intervista  chiaccherata  che  ho fatto  sotto   che  in calabria  e  nel sud  esista ( vedere il caso   ne trovate  treacce  nell'archivio del blog  ,  del libro la società sparente  di emiliano  morrone  e una  nuova  generazione  che  lotta  contro la mafia  e   non si limita  a fare proclami  come i  Quaquaraquà, a volte scritto quacquaraquà  o meglio i professionisti dell'antimafia  ( per  usare dele espressioni di Sciascia  )  .  Ecco l'intervista  \ chiaccherata  avvenuta  proprio sulla  chat  di facebook


hai avuto difficvoltà( omerta silenzi , ecc ) nel raccogliere documenti e testimonianze ?
non ho raccolto documenti o testimonianze. io ero lì e racconto le cose che ho vissuto
.quindi un autobiografia della tua esperienza di sindacalista ?
 possiamo definirla così.è un viaggio sentimentale e politico  sentimentale per il mio amore per quella terra e per molte delle persone che cito. ma anche per un porto che poteva essere il crack positivo e non lo è ancora
perchè pubblicarlo sotto elezioni ? vuoi mandare qualche suggerimento ai politici ?
casualità ci lavortiamo da qualche mese con gli editori di sabbiarosse ed e prima o poi i libri devono uscireesce ora anche perchè l'allarme per il fututro del porto è reale
visto che nel libro : << i nomi, i cognomi, i fatti e i misfatti che incalzano veloci il racconto di quel che è stato fatto e non fatto. Di ciò che si poteva e si doveva fare.>>( da http://ilportosenzagioia.wordpress.com/2012/12/16/1/ ) hai ricevuto minacce , boicottaggi , ed accuse tipo quellwe fecero alla serie tv la piovra e agli autori ( emiliano Morrone e francesco saverio Alessio ) del libro la società sparente ?

 al momento no, per la verità. ma il libro è di 20 giorni addietro se ci fossero episodi negativi li denuncerei senza meno
Il motivo che ti ha spinto a mettere per iscritto la situazione della tua terra?
un atto d'amore e di rispetto ed anche un allarme per la situazione insostenibile.
 se fossi ministro dell'interno o della giustizia qual'è la cosa più urgente che fareste per tagliare i tentacoli della mafia anzi mafie ?
si avvicina una recrudescenza pericolosa della crisi del porto e la calabria si gioca molte speranze di sviluppo ed occupazione
io credo seriamente che ci sia da agire su due direzioni: una locale requisizione , confisca e affidamento dei beni che è una misura che lacera l'immagine di invincibilità e allenta il rapporto col territorio
la seconda è la trasparenza nei pacchetti azionari. quelli delle ipmrese per bene, per essere chiari
secondo te la forma più efficace per parlare di mafia anzi mafie è quella del saggio \ fiornalismo o quella letteraria? qualcosa d'aggiungere o da rettificare o approfondire ?
 poi ci può essere il saggio o il libro d'inchiesta o un diario come il mio possibilmente scritti da chi sa di che parla ecco evitare sensazionalismi ed approssimazioni sono questioni troppo serie la cosa fondamentale è parlarne seriamente
che ne pensi delle accuse lanciate da pdl a una recente fiction tv che parlava di mafia in calabria ? accusando che fa cattiva pubblicità e rovina l'immagine dela calabria ( le stesse accuse fatte a suo tempo alla piovra ) ?
l'immagine della calabria la rovinano la 'ndrangheta e la pessima classe dirigente (non solo politica, dunque). non fiction o opere più o meno "artistiche" che possono piacere o meno quando avremo sgominato la 'ndrangheta e la mala amministrazione potremo a vere il tempoe la voglia di prendercela anche con le fiction che non ci piacciono. prima mi sembrano manovre dilatorie

il mio carnevale 2013

Lo  so  che  questo  post   sarà considerato  da molti fuori luogo   , visto che  siamo in quaresima ed il carnevale   è finito  martedi scorso  , ma seguendo quelle che  erano   le  antiche usanze pagane e contadine  della  pentolaccia ( ormai   diventate  solo lucro    \ Business , dura  fino  a  questa  domenica  con lo svolgimento dela sfilata  rinviata  martedi 
Dopo  questa  premessa   ecco  il mio carnevale 

Giovedi Grasso
La mattina   ho lavorato  perchè abbiamo vacanza  solo il giovedì (  ed  il martedì  ) sera  . Ma la  sfilata  non  si  è fatta   ( vedere le    foto  delle  tribune   fatte  sabato mattina  )  per  la nevicata . 




E quindi  se  è solo usciti nei locali , ma io  causa  i"invecchiamento  " ( faccio  37 anni a fine mese  ) , pochi €  , e problemi di salute e noia ( i miei amici   lavorano fuori   o sono sposati o non gli interessa  più  il carnevale  o altri   lo fanno  solo per  ubriacarsi   )    stessa musica  , divieti  di fumo nei locali  aggirati  , e problemi  di congiuntiviti e cefalee  )   non sono uscito nè  a fare  foto  per il corso  nè   come facevo  fino  a  al'inizio dei 30 anni  a farmi la  6  giorni  ne  a ballare  almeno  un giorno  

venerdi   mattina  e sera lavoro 

Sabato
cattivo tempo  e  turno all'associazione  di volontariato ( la bottega   de il commercio equo e solidale ) quindi causa   forte  grandinata  , mista  a neve  i mimi  e  giocolieri  ,  le bande musicali e  hanno fatto  la  loro breve esibizione  non lungo il corso  , come  tutti gli anni  ma sotto i portici 
domenica 
Mentre qui si  è fatta la  sfilata  di carri allegorici ,. Quest'anno ho  deciuso di unirmi a mio fratello  e  di raggiungere degli amici alla  sfilata  della Sartiglia d'Oristano . Ma      " causa   "   di  mio fratello che   è  andato  nonostante i suoi  quasi  40 anni  a ballare , anche  senza  a differenza degli altri annoi mascherarsi   ed è tornato alle  4 del mattino .,  la paura   di trovare  ghiaccio   e  di rimanere  bloccati non avendo ne  catene  nè  gomme  da neve     ( poi mio padre  ci ha dato  il suo  p cap  )    paura   di  rimanere  bloccati a  campedas  ( passo  della  sardegna  centrale  )  siamo partiti  verso le  11.30\ 12  . Tropo tardi per   arrivare  presto   ( è  a  2  ore da tempio )  ad Oristano  .

Origine del nome

Sartiglia 02.jpg
Il vocabolo Sartiglia o Sartilla (come si diceva un tempo a Oristano) deriverebbe dal castigliano Sortija, che a sua volta ha origine dal latino sorticola, anello, diminutivo di sors, fortuna. Nel significato si coglie il senso della gara che è sì una corsa all'anello, alla stella, ma anche una festa legata alla sorte. Un evento nel quale è facile rintracciare reminiscenze di antichi riti agrari attraverso i quali i popoli chiedevano agli Dei la fertilità della terra e l'abbondanza del raccolto.

Origine della Giostra

Le radici della giostra sono sicuramente molto antiche e vanno fatte risalire ai giochi militari utilizzati per l'addestramento delle milizie. La loro introduzione in Europa è avvenuta probabilmente grazie ai Crociati intorno all'XI secolo, i quali a loro volta ne avevano appreso la pratica dai loro nemici Saraceni. In Sardegna, le gare cavalleresche di stampo orientale furono importate dalla Spagna, dove già le praticavano i Mori. La Sartiglia è presente ad Oristano dalla metà del XIII secolo[senza fonte]. È probabile che molti giudici e donzelli del Giudicato di Arborea, educati alla Corte Aragonese (dove era praticato l'esercizio all'anello) una volta saliti al trono giudicale abbiano introdotto in città la Sortija o Sartilla spagnola[senza fonte]. La gara subì molte evoluzioni e fu conservata con alcune varianti. Col passare del tempo e con l'introduzione della polvere da sparo, la lancia cadde in disuso e le giostre equestri vennero usate solo come esercizio per le reclute della cavalleria. Nel corso dei secoli la pratica della Sartiglia si mantenne viva dapprima come manifestazione delle classi nobiliari, poi borghesi coinvolgendo infine strati sociali prima esclusi, diventando in tal modo un'espressione di vita, di costumi e di cultura popolari.
La tradizione vuole che, approfittando della confusione carnascialesca, la popolazione e i cavalieri locali dessero sfogo al profondo odio che provavano per i dominatori aragonesi e che, proprio per porre un argine alle risse sempre più frequenti e sanguinose, il canonico oristanese Giovanni Dessì istituisse nel 1543 legati a favore del Gremio dei Contadini e del Gremio dei Falegnami, per il mantenimento della Sartiglia (dove il corpo a corpo era vietato) e per sostenere le spese per il ricco pranzo da offrire ai cavalieri che partecipavano alla Giostra. La tradizione trova conferma nel fatto che il Gremio gode ancora oggi del lascito (su cungiau de sa Sartiglia) per il mantenimento della Giostra. Il registro delle deliberazioni del medesimo Gremio riporta inoltre la notizia della permuta di un chiuso "detto canonico Dessì posto in territorio di Oristano". Al 1543 si fa quindi comunemente risalire il passaggio della giostra da gioco riservato ai militari d'alto rango da ripetersi, probabilmente, più volte l'anno a manifestazione carnevalesca. La numerazione ufficiale parte comunque dal 1465 per cui l'edizione 2012 è stata la 547a.  ) [...]  continua qui   http://it.wikipedia.org/wiki/Sartiglia






Bella emozionante ( come potete vedere dalle poche foto  sotto   , i video lasciamo perdere ne pubblico un pezzo  di uno  con cattura schermata ,




Mi  baso  su uno professionale (  che trovate  a   sinistra  )   preso  dal canale di youtube SartigliaTv Oristano   che  ho scaricato   da  mozzilla  firex fox ) , ma come tutte le cose emozionanti ha degli inconvenienti . Infatti o ti compri un biglietto , ma devi prenotarlo massimo 2 settimane prima   se  vuoi vedertelo in tribuna  . Se  volete  prenotare  biglietti o altro  eccovi i siti ufficiali     della sartiglia  
sei vuoi vederlo in buona posizione specie la presa della stella dalle transenne,devi essere li massimo dalla mattina presto per una cosa che inizia ale 3 del pomeriggio .
Pero' ci siamo divertiti a girare fra le bancarelle alimentari e vedere i gruppi estemporanei o persone singole di maschere non tradizionali e non ed anbbiamo grazie ad amici d'oristano che ci hanno fatto da guida siamno riusciti a vedere foto sotto da dove partono i cavalli sia delle pariglie che della gara per la stella .

Lunedi lavoro
Martedi una pessima idea degli organizzatori   ( altri anni l'ultimo giorno di carnevale s'era fatto anche con il diluvio e la neve ) niente sfilata , per previsioni sbagliate .
Mentre nei paesi del circondario si è sfilata e sono andati anche carri e grupppi da tempio ( salvo pochi coraggiosi foto sotto ) o quattro gatti

mercoledi
lavoro mattina e sera roba burocratica in banbca e cazzeggio . 
concludo  con questa  Famosissima canzone del gruppo Sardo Tazenda intitolata Carrasecare (carnevale). qui  un video con le  immagini  dei carnevali tipici  ( queli dell'interno   dell'isola  )  e  qui il testo   tradotto   di  cui riporto la frase  centrale   
Balla che adesso viene il carnevale
A scuoterci la vita
Allora potrai anche dimenticare
Le grandi preoccupazioni della settimana
E il cuore no, non si stupisce
E la morte no, non c’entra
E la notte sarà invasa dal vento della primavera
Sei contento
con questyo  è tutto al prossimo carnevale   

13.2.13

morto Tommy, il cane che aspettava la padrona in Chiesa

da il messaggero.it


Apprendo  da  il gruppo di  Facebook  in volo  (  https://www.facebook.com/groups/103441243926 )  l'unico  commento che mi  sento di fare   è  questo  : Riposa in pace caro amico”. da da voi amici a quattro zampe cè solo da imparare!  e 
La notizia  mi ha  lasciato  sgomento  credevo  fosse una  bufala ( con rispetto   del gruppo  e  dei suoi curatori fra  cui  una nostra utente  )  sono andato a fare delle ricerche  in rete  è ho trovato questo   articolo  preso  da http://www.ilmessaggero.it/societa/ del 13\2\2012


ROMA - E’ morto Tommy, il cane meticcio di 13 anni divenuto una celebrità per la sua fedeltà alla padrona che lo ha condotto a varcare quotidianamente l'ingresso della chiesa di Santa Maria degli Angeli, a San Donaci (Brindisi), dove due mesi fa è stato celebrato il funerale della donna, scomparsa a 57 anni. 
da facebook  non ricordo il gruppo  
Ne ha dato notizia Sebastian Mapelli che amministra ora la pagina Facebook della madre, Maria Lochi, la donna che si è occupata del meticcio di 13 anni e di molti altri randagi. «Purtroppo devo dare a tutti una triste notizia... Tommy non è più con noi! Si è spento nel sonno alle ore 15:45 a causa di un arresto cardiaco. Riposa in pace caro amico».
Da domenica scorsa, quando si era diffusa la notizia che Tommy era in fin di vita, ricoverato in una clinica, proprio su Facebook erano stati pubblicati numerosi messaggi di incoraggiamento al cane e al padrone che se ne stava occupando. A pubblicarli erano persone da tutta Italia che si erano lasciate commuovere dalla storia del meticcio che andava abitualmente in chiesa e stazionava vicino all'altare accolto da sacerdoti e da fedeli.

Per chi  non avesse seguito al vicenda  c'è l'url del messaggero  e\o  in sintesi  questo video   del corriere della sera 

11.2.13

San Pietro e il bar

Alcuni anni fa accompagnai i miei studenti a Roma e in Vaticano, per la consueta gita scolastica. Mi capitò di soffermarmi a osservare, da una delle enormi finestre, il panorama sottostante. La città si stendeva mite e sensuale come un'immensa dama, ma con qualcosa di terribile, simile alla Natura leopardiana prima dell'incontro con l'Islandese. Fu un attimo di cui rammento il silenzio perfetto, vitreo, confitto nei millenni. Ero a contatto diretto con Dio - o con la sua totale assenza. Perché, davvero, non percepivo nessuno.
Udii la mia voce commentare: impossibile.
La città, la metropoli, l'urbe, diveniva il mondo. Infiniti, moltiplicati mondi. Un labirinto di occhi, di fiati, di drammi, da contare uno per uno, cui dare risposte definitive. Ma come avrei potuto farlo, in nome di Dio ?
Per me, il problema non si sarebbe mai posto, in quanto donna. La fabbrica di Cristo, che aveva scalzato Gesù, mi aveva esclusa dal controllo totale dell'anima del mondo, ma in quegli istanti provai una sincera commiserazione per il gravame di quell'uomo anziano, solo, sulla cattedra di Pietro. Cattedra. Di Pietro, che era stato un pescatore illetterato.
Il Papa se ne va. Dopo molti secoli, un Pontefice abdica. Per stanchezza fisica e morale, per fede, dice qualcuno. Per umiltà .
Ratzinger è stato umano, consapevole, drammatico. Dietro la mitezza, l'assoluto rigore dell'animo germanico. Non sono sconvolgenti le sue dimissioni. Avrebbero dovuto essere normali. Ma il suo, è stato un atto di fede? Non so.
I fondamentalisti attraversano ore drammatiche. Un Papa che si dimette non era nelle loro previsioni. Men che meno questo Papa. Erano convinti d'aver riconquistato la "cristianità". Si ritrovano di fronte un uomo normale, forse smarrito (benissimo!), forse sconfitto. Ma sono disorientate anche tante persone comuni, prive d'un punto di riferimento, orfane, anch'esse, di quella diversità che ai loro occhi Giovanni Paolo II incarnava così bene. Il Papa polacco era una statua controriformista, un santo dalla spada sguainata, intrepido sull'abisso. Non seguivano le sue indicazioni, ma quella sorta di roccia umana scaldava in qualche modo il loro cuore.
Adulti. Ora, improvvisamente, costretti a uscire dal guscio. Come quel giorno a Roma, quella Roma divenuta liquida come il mare, ondeggiante, frastagliata e perigliosa, essi adesso cercano una voce, una morale dentro di sé. E stentano a trovarla.
Un Papa dimissionario è un Papa umano. Ma non si possono dimenticare le azioni di quel Papa.
Ratzinger fu il Pontefice della lotta al "relativismo", del perdono senza pentimento ai lefebvriani, del discorso di Ratisbona, degli attacchi agli omosessuali come "minaccia per la pace", della banalizzazione dei delitti dei Conquistadores. Visse, probabilmente senza mai riprendersi del tutto, lo scandalo della pedofilia. La Chiesa da lui diretta intervenne pesantemente in politica appoggiando governi non di rado irrispettosi dei più elementari diritti umani; e del tutto anticristiani.
Non alzò mai la voce, ma il pensiero che mi sale dal cuore, in questi momenti, è rivolto a chi, in questi e negli anni precedenti, è stato emarginato, umiliato, scacciato dalla dura morale ecclesiastica, dalle feste della famiglia dalle quali era del tutto escluso, e che anzi venivano organizzate contro di lui.
Oggi era la giornata mondiale del malato, istituita proprio da quel predecessore di Ratzinger dai fatui trionfi secenteschi. Di quei malati m'importa. I dolori dell'anima a volte illuminano, altre volte deturpano.
A stare troppo in alto, l'atmosfera tende a rarefarsi. E ci sentiamo soffocare. La vita è orizzontale. E' in quelle case galleggianti, in quella città-donna spianata, in quelle miriadi di occhi che dormono da lontano. Di cui la Chiesa è obbligata a riappropriarsi. Senza sperare di governarli dall'alto. E da sola.
Una Chiesa femminile non soltanto di nome. Una Chiesa senza monarchi assoluti da divinizzare. Una Chiesa che, avendo voluto cancellare il Concilio Vaticano II, ha mortificato lo Spirito, e che ora deve pentirsi e riprendere la strada smarrita.
Da alcune parti, ingenuamente si auspica il "Papa nero", come se la provenienza geografica fosse la risoluzione alla marginalità del cristianesimo. Certo, che il cristianesimo non sia solo europeo, e addirittura torni alle sue radici, lo auspichiamo tutti. Ma non sarà un Papa africano a cambiare le cose. La maggior parte dei vescovi del Continente nero è nettamente conservatrice, quando non reazionaria. Un Papa, da qualunque parte venga, dev'essere nuovo. Dentro.
Lo potrà soltanto se scenderà dallo scranno. Se accetterà di farsi orizzontale e corale. Se diventerà uomo e donna. Non da solo. Con tutti e con tutte.
Non deve "abbandonare". Se ritiene persa la partita in Europa, non c'è in lui fede. C'è ateismo.
Ecco perché la cattedra di Pietro necessita di tornare barca, come in origine era. E forse, per usare un'immagine più moderna, le gioverebbe bussare a qualche porta, entrare in qualche luogo pubblico, banale, dimenticato. Dozzinale. Chiedendo aiuto, perché no? Come il prete di Nanni Moretti (quello de La Messa è finita, non del pretenzioso e sbalestrato Habemus Papam), magari si guarderebbe intorno, con curiosità puerile ed esitante, per poi esclamare, discreto, agli avventori: "Vi amo, voi tutti che siete in questo bar".

Da lontano


La Giornata Mondiale del Malato, istituita ventun anni fa da Giovanni Paolo II, non è mai stata una ricorrenza popolare.
Si tende anzi a dimenticarla. Molti ne ignorano addirittura l'esistenza.
Il malato non fa rumore. E non solo quando langue in ospedale. Il malato tende a rinchiudersi per quella sorta di strano pudore, che lo affligge e lo umilia davanti agli altri. Si sente inadeguato. La sua prima malattia è la solitudine.
Il tempo del malato procede al rallentatore. Se dovessi personificare questa giornata, le darei le fattezze di don Bruno, prete dalla tonaca lisa, impercettibile anche nella fisicità plastica e rotonda; eppure sempre lì, tra ospedali e condomini, villette e sperdute casupole. Nelle sue visite, e alla comunità, non manca mai di ricordare una vecchina, un bambino, una persona adulta o un giovane (sì, soffrono pure i giovani, spesso più di noi) che lui conosce ad uno ad uno, e che resta accartocciato dietro persiane mute, a osservare lo scorrere delle ore. E da quelle ore, magari, spera emerga un sorriso.Don Bruno ce li ricorda come un popolo in festa. Mancasse lui, si creerebbe una voragine enorme.Il malato è l'imperfetto perché umanità nuda e indifesa. Vogliamo rimuoverlo.Ma malati siamo tutti; e infelici quelli che nemmeno s'accorgono del proprio dolore.
Malati ci ricordano che il dovere di ogni uomo, e di ogni donna, è l'accompagnamento. Don Bruno è sempre in movimento, ma la sua figura si staglia su albe placide e paesaggi familiari. Riporta nelle case sofferenti un dolce sole.
Basterebbe, come lui, essere presenti qualche minuto, qualche ora, dare a tutti i dimenticati un nome. Siano benedetti i malati, il silenzioso coro comunionale che si leva dal pietrame delle nostre città.


9.2.13

Mettiamo fine alla violenza contro le donne si o no ?


da  www.avaaz.org  del Pubblicato il: 7 Febbraio 2013  leggo questa  interessante  proposta    che secondo me ( io  ho già fatto la mia donazione perchè  credo che  funzionerà  insomma potrebbe funzionare  \  avere successo  )  è perhè  da  uomo m'indigna  che   che  le  donne  (  chiamatemi pure femminista  )  subiscano  delle  cposde  cosi  abberranti      . Ed in base  a  questo  propongo  questo sondaggio 

secondo voi  la  tesi qui riportata
  
pollcode.com free polls 




 
Ora puntiamo a un obiettivo ancora più alto in modo da sommergere i politici misogini, buttandoli fuori dalle istituzioni : fai ora una promessa di donazione per aiutarci a raggiungere il nostro nuovo obiettivo di 30.000. Addebiteremo l'importo della tua promessa di donazione solo se raggiungeremo il nuovo obiettivo.
La storia si ripete uguale in tutto il mondo: a uomini violenti e maschilisti viene affidata la responsabilità di introdurre le leggi che dovrebbero tutelare le donne. E usano il loro potere per evitare le complicazioni che potrebbero avere a causa delle vittime o degli elettori: ma abbiamo la possibilità di cambiare questa situazione. Quando su un autobus a Delhi una studentessa 23enne ha subito un brutale stupro di gruppo, le proteste dei cittadini hanno infiammato l'intero paese e il mondo intero ha urlato la sua indignazione. L'India ha quindi avviato una inchiesta ufficiale ma questa settimana il governo ha sfacciatamente dichiarato che ignorerà la raccomandazione venuta da quell'inchiesta, cioè far dimettere i politici accusati di stupro o simili violenze contro le donne. I 260 politici accusati di questi reati stanno lottando con le unghie e con i denti e per ora stanno vincendo! L'unico modo per far cambiare la situazione è uno sforzo collettivo, coordinato e dal basso per isolare questi politici e buttarli fuori dalle istituzioni. Se assieme riusciremo a raccogliere 25.000 promesse di donazione, Avaaz sarà in grado di affrontare i peggiori politici. Dipendono dalla loro reputazione, e li metteremo a nudo sui media e sulle reti sociali, utilizzando anche spazi a pagamento e sondaggi. Cominceremo in India: la più grande democrazia del mondo che sta andando verso le elezioni nazionali e poi saremo pronti a fare lo stesso ovunque avremo l'opportunità di cambiare la politica e mettere fine alla guerra contro le donne!