27.6.15

lo scudetto della dinamo banco d sardegna è come quello del cagliari calcio di 45 anni fa

Lo  so che  mi ripeto  ma  non trovo alte  colonne  sonore per  far  capire  in musica   come  tale scudetto è  , anche se momentaneo  ( ma le cose   più belle  e spesso quelle che  si ricordano di più , almeno per me , in questo mondo sempre  di fretta    sono  quelle  brevi  )  , un riscatto e  uno schiaffo morale   a chi per anni ( ed  ancora  è cosi in parte )   ci disprezza  .


Ora  dopo  questa premessa     veniamo al post    vero  e  proprio . Non nprima di   , come sempre  l,m lasciarvi   alcuni link per  chi volesse saperne  di più  


Ieri   vedendo  l'ultima partita  della  finale di campionato di Basket   Dinamo - Reggio Emilia  .Una  partita  emozionante 


   fra   due   squadre   destinate  a  diventare  professionisti    come  Olimpia milano  o la  virtus  Bologna  (   qui  l'elenco completo  . Inoltre   la  Dinamo oltre a rappresentare  la   sardegna   a livello  nazionale  dellas serie  A   è  stata  ,  almeno da  quel  io sappia  ,  la prima squadra  di basket  italiana  non creata   da  gruppi industriali Fondata il 23 aprile del 1960 da un gruppo di studenti locali, in maggioranza provenienti dal Liceo classico  e  chiamata   secondo  una leggenda locale   cosi  per  contrapporsi  ai gruppi  universitari della FUCI (  gruppi universitari  cattolici )      perchè  alcuni dei fondatori  erano vicini al Pci   sinistra  extra parlamentare     gli diedero il nome  dinamo  prendendo   a modello  un nome di molte  squadre    sportive     dell'allora  ex  blocco sovietico
Le  partite  di questi  play off  hanno  come lo scudetto del cagliari 69\70  unito  e  messo  da parte  i campanilismi  e provincialismi presenti  nella nostra isola  . Infatti  <<  In Sardegna c’è chi è pronto ad accoltellarsi a proposito dell’orizzonte a cui – nello stemma – devono guardare i Quattro mori. Anzi, c’è pure chi ha rotto alleanze e amicizie perché non era d’accordo nemmeno su quel simbolo ormai identitario, preferendo l’albero degli Arborea. >>
Non ci si mette d’accordo nemmeno sulla lingua: quella del Capo di sotto  [  Cagliari  e  tutto il sud   ] non va bene, figurarsi quella del Capo di sopra[  Sassari    e tutto il  nord    ] E cosa vorranno mai questi “nuoresi”   \  barbaricini  (categoria alla quale sono spesso ascritti, dai “cittadini”, tutti gli altri sardi ), con questa loro pretesa di imporre la lingua “colta” che fu di scrittori e poeti?  Ah. Naturalmente non va bene nemmeno il pseudo  o  sa limba comuna [ tentativo  insulso di creare un  sardo ibrido  \  un  sardo unificato  ) ] Chentu concas, chentu chimbanta berritas, diceva un vecchio saggio di Tresnuraghes, ricordando che i suoi compaesani sarebbero anche stati disposti a nascere senza testa pur di non dare soddisfazione a un loro vicino di casa, proprietario di una fabbrica di cappelli.
Eppure l’esempio che ci viene da Sassari >>  come  ha  scritto  ieri    sempre  l'unione sarda   <<   ci indica una via nuova, un metodo, un esempio, un Sistema. Stefano Sardara, quando ha ordito la lucida follia di portare la Dinamo Sassari sul tetto d’Italia non si è mica messo problemi a ottimizzare il meglio di quel che c’è in Sardegna. Che non è poco.
Ha rinsaldato il ventennale legame della sua società col Banco di Sardegna, ha responsabilizzato la compagnia di assicurazioni che lui stesso rappresenta, ha coinvolto le contestatissime Saras, Tirrenia e Meridiana (aziende che, spesso, hanno più preso che dato alla nostra Isola), ci ha aggiunto un altro centinaio di sponsor. È poi venuto a Cagliari a parlare con i vertici della prima televisione regionale, capendo che portare la Dinamo – ogni santa domenica di campionato e ogni santo mercoledì di coppa – nelle case di tutti i sardi avrebbe contribuito a rendere la squadra di Sassari quella di tutta la regione.
Sardara e i suoi ragazzi, compresi quelli del suo preziosissimo staff, hanno vinto sul campo ma anche nel messaggio politico, che dovrebbe essere preso da tutti noi come manifesto di una Sardegna nuova e possibile: uniti si vince, anche se siamo penalizzati dalla nostra insularità. Una stupenda nica di campionato e ogni santo mercoledì di coppa – nelle case di tutti i sardi avrebbe contribuito a rendere la squadra di Sassari quella di tutta la regione.>>  (  da  , eccetto  le  frasi tra parentesi   quadra  http://anthonymuroni.blog.unionesarda.it/2015/06/27/vivere-e-vincere-in-sardegna/  )
Ottime parole  se fossero coerenti  fra  ciò che si scrive  e  si fa  come fa notare  in un commento all'editoriale sulla pagina fb  del quotidiano  




Gianluca Brundu Ha scritto bene Direttore. "Vincere in Sardegna". In Sardegna come i vostri giornalisti. È semplicemente vergognoso che tra Videolina, Unione Sarda e Radiolina, non ci sia stato un minimo di seguito dell'evento. Non vedo una foto, un video, ieri Videolina ha fatto forse 5 minuti in tutto dopo la fine della partita senza immagini proprie. Ma avete mandato qualche giornalista? Forse si. Ma invece di lavorare preferiscono fare i tifosi a ingresso gratuito, e invece di lavorare e offrirci un servizio si fanno i selfie con i giocatori.
E noi poi dovremmo darvi anche l'euro e 20 per comprare la prima pagina???
Imparate da testate online molto più fresche e dinamiche come SardegnaSport che ha fatto una copertura totale pre-durante e soprattutto post....


 Mi sa   che   andrò ,visto che  eventi mi mettono   oltre    che allegria   un po'  di nostalgia   per  il tempo passato   e la  " vecchiaia  incipiente  "  ( compio   40  anni fra   8  mesi )  risvegliando in me ricordi ancestrali      credo che andò  a rivedermi per  i prossimi    questi film  sul mondo del basket
 
  Da  http://www.supergacinema.it/76-news/13374-ecco-tutti-i-film-sul-basket.html
Lolabunny
Una nuova lista arriva dall'Hollywood Reporter e questa volta si tratta dei migliori film sul basket.
The Fish ThatSAVED Pittsburgh (1979)
Al centro della commedia una squadra di basket di Pittsburgh sull'orlo del fallimento. I membri del team, su consiglio di un'astrologa, decidono di comporre una squadra con giocatori esclusivamente del segno zodiacale dei Pesci. Il film è diretto da Gilbert Moses.

Voglia di Vincere - (Teen Wolf, 1985)
Molto prima di Twilight c'è stato Teen Wolf. Un giovane studente di liceo, interpretato da Michael J. Fox, scopre un giorno di essere un licantropo, caratteristica che il pubblico scopre durante una partita di basket. In breve tempo lui diventa un eroe per la sua squadra e il campione della scuola, ma la sua diversità gli causa diversi problemi soprattutto a causa del preside. Un successo fenomenale, tutte le ragazze degli anni '80 impazzirono per Michael J. Fox!
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Colpo vincente (Hoosiers, 1987)
Liberamente ispirato alla storia della Milan High School che nel 1954 vinse il campionato di pallacanestro dello Stato dell'Indiana. NormanDale (Gene Hackman), il nuovo allenatore di basket in una piccola cittadina dell'Indiana che pur ricevendo polemiche sulle sue decisioni,alla fine porta la sua squadra a un campionato statale. Nel film DennisHopper, che ha guadagnato una nomination agli Oscar per il suo ruolocome l'ubriaco città, Barbara Hershey e Sheb Wooley. Il film è stato citato da diversi critici come il miglior film mai realizzato sullo sport.
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Chi non salta bianco è (White Men Can't Jump - 1992)
Woody Harrelson è Billy Hoyle, un giocatore di basket che sogna di diventare un giocatare dell'NBA pur essendo un bianco. Sydney Dean(Wesley Snipes) è invece un campione di colore, la vera star a Venice Beach; quando Billy lo sfida battendolo in una gara di tiri a tre, Dean chiede a Billy di formare una partnership. Il loro scopo è quello di batteregli altri giocatori in modo da poter fare iSOLDI.

Above the Rim (1994)
Il film diretto da Jeff Pollack è tratto da una storia del regista e Benny Medina. Racconta il dramma di un talentuoso giocatore di basket del liceo (Duane Martin) che, in attesa di una risposta per la borsa di studio per l'università di Georgetown, deve decidere se giocare il torneo del quartiere e seguire il suo allenatore di basket o se invece scegliere una strada diversa con due delinquenti locali. Nel film anche  Tupac Shakur, Leon Robinson e Marlon Wayans.

Che aria tira lassù (The air up there - 1994)
Kevin Bacon è un allenatore di basket che si reca in Kenya per cercare campioni da importare negli Stati Uniti. In Africa si affeziona ad una tribù che lo ospita, lì trova un ragazzo prodigio Saleh (CharlesGitonga Maina), il figlio del capo. Soltanto una partita di basket ad Hollywood potrà risolvere le questioni territoriali.
The Air Up There a l

Basta vincere (Blue chips - 1994)
Nick Nolte è un allenatore del college, un uomo integro che crede nel rispetto delle regole che però violerà per il solo desiderio di vincere. Ottenuto il successo, si troverà ben presto nel mezzo di uno scandalo.Scritto da Ron Shelton (Chi non salta bianco è), è il primo film sulla pallacanestro che entra negli spogliatoi, investigando nel backstage. Descrive con forte fisicità la dimensione atletica e tattica del gioco, concentrandosi sul dilemma etico: quale è il limite tra l'ambizione e la corruzione? Molti campioni o ex campioni nel cast, tra cui Shaquille O'Neal e  M. Nover.

Hoop Dreams (1994)
Documentario che racconta la storia di due studenti delle scuole superiori a Chicago - William Gates e Arthur Agee - che sognano di diventare giocatori di basket professionisti. Il film ha vinto il premio del pubblico per il Miglior documentario al Sundance Film Festival del 1994, ha ricevuto una nomination agli Oscar e ottenuto ben 16 premi.

Ritorno dal Nulla (Basketball Diaries 1995)
Leonardo DiCaprio, Lorraine BraccoMark Wahlberg JamesMadio nel film adattamento del romanzo autobiografico Jim entra nel campo di basket (1978), tratto dai diari giovanili del poeta e musicistaJim Carroll. Il film racconta la vita di questo giovane artista e promettente giocatore di basket Jim, interpretato da Leonardo DiCaprio,e la sua discesa nella tossicodipendenza.
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Rapimento per sport (Celtic Pride - 1995)
Opera prima di Tom DeCerchio, il film è una commedia sul fanatismo sportivo e sui rischi che corrono gli stessi atleti per via di alcuni tifosi criminali.Ambientato durante la finale NBA tra Boston Celtics e Utah Jazz, di cui fa parte uno dei migliori giocatori del campionato, Larry Bird. Mike (Daniel Stern) e Jimmy (Dan Aykroyd) sono due tifosi del Celtics che vogliono a tutti i costi evitare una sconfitta della loro squadra in una partita così importante.

Space Jam (1996)
Film in live action con la leggenda dell'NBA Michael Jordan e i cartoni animati della Looney Tunes. Un gruppo di criminali alieniguidato da Mister Swackhammer (doppiato da Danny DeVito), ha intenzione di catturare i Looney Tunes per ridurli in schiavitù come attrazione del Luna Park in declino.Bugs Bunny ed i suoi amici sfideranno questi alieni in una partita di basket.  Tra le altre apparizioni anche quelle di Larry JohnsonMuggsy BoguesShawn Bradley,Charles Barkley e Patrick Ewing.
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Il sesto uomo (The sixt man - 1997)
Commedia soprannaturale con Kadeem Hardison e Marlon Wayans che interpretano rispettivamente Antoine e Kenny, due giocatori di basket. Quando il famoso giocatore Antoine muore, ritornatra mille inconvenienti per aiutare Kenny.

BASEketball (1998)
Dai creatori di South ParkTrey Parker e Matt Stone, il film diretto da David Zucker, racconta la storia di due disoccupati che inventano un nuovo gioco utilizzando le regole del baseball e del basket, diventando così le star di questo nuovo sport.

He Got Game (1998)
Dramma diretto da Spike Lee con Denzel Washington nei panni di un criminale condannato per avere accidentalmente ucciso la moglie.Fuori dal carcere suo figlio è considerato la più grande promessa del basket. Jake (Denzel Washington) deve decidere dove mandare a giocare il figlio (richiesto da tutti), fino a quando non riceverà una proposta dal governatore dello Stato di New York. 
He Got Game a l

Love & Basketball (2000)
Omar Epps Sanaa Lathan interpretano due amici che sono cresciutiinsieme nella squadra di basket di Los Angeles. Una volta cresciuti, leicapisce di essere innamorata di lui, ma continua a mettere avanti a tuttoil basket. Una storia d'amore nello sport.

Il sogno di Calvin (Like Mike - 2002)
Rimasto orfano a 14 anni. Calvin Cambridge (Bow Wow) trova un paio di vecchie scarpe da ginnastica con le iniziali "MJ" e pensa potrebbe essere appartenute Michael Jordan. Con quelle scarpe ai piedi Calvin diventa un giocatore straordinario nonostante la bassa statura, ma mentre gli avversari sono estasiati dalle cose che Calvin riesce a fare in campo, il tutore e capo dell' orfanotrofio gli ruba le scarpe. Calvin riesce a riprende grazie ai suoi amici e al suo migliore amico Tracey.

Coach Carter' (2005)
Il film è basato sulla storia vera della squadra di basket della RichmondHigh School e del suo allenatore Ken Carter (Samuel L. Jackson). La squadra è formata da ragazzi appartenenti a famiglie molto povere e in alcuni casi già sulla via della delinquenza; dopo le iniziali schermaglie i giocatori trovano in Carter un mentore e ispiratore per un futuro migliore anche a livello accademico. Nel film anche Channing Tatum,Ashanti e Rob Brown.
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Vincere cambia tutto (Glory Road - 2006)
Il film si basa sulla vera storia di Don Haskins, allenatore di una squadra femminile di basket a cui viene proposto di allenare i ragazzi del  Texas Western College, una squadra messa male sia a livello sportivo che economico. Haskins decide così diINVESTIRE i suoi soldi andando alla ricerca di giovani talenti sparsi per gli Stati Uniti, formando una squadra con cinque bianchi e sette afroamericani, che non saranno ben visti dalla mentalità razzista di quegli anni. Le vittorie ed il successo del Texas Western College daranno però ragione a Don Haskins.

Semi-Pro (2008)
Commedia sportiva in cui il canntante Jackie Moon, utilizza i suoi guadagni ottenuti con la hit "Love Me Sexy" per acquistare i Flint Michigan Tropics e diventarne proprietario, coach e giocatore.  Il film è stato numero 1 al botteghino e ha vinto il premio 2008 per il migliorESPY film sportivo.

 iniziando da , non compreso nell'elenco sopracitato dal bellissimo ( vedere locandina a sinistra ) scoprendo forrest di Gus Van Sant ed a ricercare in rete gli episodi delle tre serie di   << Time Out è il titolo con cui fu trasmessa in Italia la serie televisiva ( trasmessa  in italia  negli anni '80 )   The White Shadow (letteralmente "L'ombra bianca"), creata da Bruce Paltrow e trasmessa originariamente dalla rete statunitense CBS. Composta da 54 episodi divisi in tre stagioni, la serie era ambientata in una scuola superiore del ghetto di Los Angeles, dove un allenatore bianco si trova a guidare una squadra di pallacanestro composta per lo più da studenti neri e ispanici.Time Out fu la prima serie televisiva a proporre un ritratto credibile dello sport giocato, ed una delle prime a presentare in maniera realistica personaggi appartenenti alle minoranze etnico-religiose, affrontando nel corso degli episodi situazioni e probl












26.6.15

Islam: tra i nomadi Tuareg, dove le donne non portano il velo

dal blog del cdv http://identitaumana.blogspot.com
 che riprende  un articolo del corriere della sera  del 25\6\2015


Islam: tra i nomadi Tuareg, dove le donne non portano il velo
I Tuareg, gli uomini - e le donne - blu del Sahara sono una decisa minaccia per l’Isis e per l’estremismo islamico in quanto estremamente «progressisti». E questo nonostante siano, soprattutto nell’immaginario collettivo, tradizionalisti con abitudini millenarie. Di religione musulmana, proprio per le loro tradizioni nomadi, i tuareg ritengono che la donna sia proprietaria delle case e dei beni stanziali. È l’uomo, che viaggia, che deve coprirsi il volto - acquisendo così il colorito bluastro, traccia delle sciarpe indaco che lo proteggono - e non la donna. E questo anche perché gli uomini desiderano vederle in viso
le immagini qui

L'ovvio e la censura di © Daniela Tuscano

"Ama, la tua bandiera /è la più bella che ci sia/Ama, la tua bandiera/è la più cara che ci sia...". Questi i versi d'un antico brano di Edoardo Bennato che irrideva la retorica patriottarda e l'idolatria per i simboli. L'identità esasperata, l'"eccesso antropocentrico" per usare un termine caro a papa Francesco, demonizza il diverso da sé. Dopo la strage di Charleston si è ripresentato il problema dell'esposizione
della bandiera confederata, uno dei simboli più forti di tale identità esasperata, segregazionista, razzista. Oggi leggo un titolo su "Repubblica" firmato dall'illustre Vittorio Zucconi: "Se anche 'Via col Vento' è un simbolo razzista". Ho un moto di fastidio, anzi di rifiuto, al punto che sono tentata di fermarmi lì. Insomma, il virus di cui soffre la stragrande maggioranza degli internauti sta per contagiare anche me; ma lo vinco e m'inoltro nella lettura, rendendomi presto conto che del romanzo di Margaret Mitchell si accenna solo in uno scarno trafiletto. Questo: secondo il "New York Post" il "classico" della scrittrice georgiana (e premio Pulitzer) dovrebbe esser censurato "per la sua antica ma non troppo velata vena razzista".
La locandina del film "Via col vento", con Vivien Leigh e Clark Gable.


"Non troppo velata"? Non so se Zucconi ami le litoti o la reverenza per quel "classico" lo obblighi a simili felpate definizioni, ma che "Via col Vento" sia razzista, e non troppo velatamente, ma in modo conclamato, ripetuto, persino rivendicato, non dovrebbe essere un mistero. A parte i dialoghi dei "negri" coi verbi costantemente all'infinito - che poteva pure essere un tratto realistico di quegli anni - come giudicare altrimenti brani di questo tipo: "[Durante un tentativo di rapina, o di stupro] il negro le era addosso, quasi che ne sentiva il fetore, fu pervasa da un ribrezzo inimmaginabile..."; "la preghiera con i padroni bianchi era uno degli avvenimenti della giornata. Le immagini orientali scandite dalle litanie di Elena [forse il personaggio più bieco, madre della protagonista Rossella] non avevano significato per loro, ma la dolce voce della padrona gli infondeva una incomprensibile commozione..." (se ne desume che la Mitchell ignorasse del tutto l'esistenza dei gospel e della loro spiritualità liberatoria, segno che i "negri" quelle immagini le capivano benissimo e certo di più di chi strumentalizzava la religione come arma di potere); "era troppo complicato spiegare a quel bestione [nero] in lacrime cosa fosse un convento"; "zio Pietro piangeva, e lei ne provava pena. Come se qualcuno fosse stato brutale con un bimbo"; "- Ho visto negri scappar via con donne bianche. Il risultato è che avremo dei bambini gialli, e non credo che la razza migliorerà -"; "Melania [la buona e dolce Melly del romanzo, l'odiata rivale di Rossella] esclamò: - Mio figlio non andrà mai in una scuola frequentata da piccoli negri! -"; e la peggiore, forse la più odiosa: " - No... miss Rossella, non piacere questa libertà. Al Nord mi chiamavano mist' O'Hara ma mi trattare male, non come voi che sapere i miei bisogni. Io non volere questa libertà! -"? Mi si perdonerà qualche imprecisione, avendo citato a memoria, ma con molta fedeltà.
E ho volutamente tralasciato le scombiccherate "analisi" socio-politico-culturali (non mancava una frecciata maligna e invidiosissima a "La capanna dello zio Tom") peraltro non richieste a una scrittrice rosa che farebbe meglio a occuparsi di cuori infranti e sospiri vagabondi. Per giunta noiosissime, penso non le ricordi nessuno, e tutte a supporto d'un'unica tesi: meglio lo schiavismo, dato che i "negri", quando andava bene, erano per natura schiavi, bimbi semideficienti incapaci di risolvere i loro "bisogni", e meno male che i padroni bianchi li accudivano premurosi, come secoli di storia "seria" hanno ampiamente dimostrato. Non manca un'ampia giustificazione dell'allora nascente fenomeno del Ku Klux Klan, cui aderisce convinto anche l'eroe "positivo" Ashley e che tutti approvano, compresa la tenera Melly, fervente "confederata". Persino la meretrice Bella Watling è di buon cuore, nel senso che dona tutto alla causa, e la causa sarebbero i sudisti, of course.
"Non troppo velata" vena razzista? Vena? Alla faccia! Che cosa doveva scrivere ancora?

Se poi vogliamo spingerci più in là e analizzare la figura femminile, cascano le braccia. L'eroina Rossella, splendidamente interpretata nel celebre kolossal da Vivien Leigh (che infatti vinse l'Oscar), 
Hattie McDaniel mostra orgogliosa il suo Oscar.

è un'arrivista cinica e amorale, priva di solidarietà, di religione e anche d'amor patrio. Ama la sua terra, questo sì, ama Tara, d'un amore viscerale, esclusivo, sospettoso e geloso, animalesco ed egoista. Per Tara è disposta a tutto, fino a prostituirsi, sia pure secondo le regole: cambiando cioè una serie ininterrotta di mariti, i quali invero fanno un po' pena, irresoluti e ingenui come sono (tranne l'unico vero maschio, Rhett-Gable, lei se ne accorge solo alla fine, ma si sa, domani è un altro giorno). Dei figli non le importa nulla. Al tempo stesso condivide tutte le civetterie e le frivolezze delle femmine peggiori, non è solidale con le congeneri, ha un appetito sessuale non indifferente.

Tutto da buttare, anzi da censurare, quindi? Ma no. "Via col vento" è un romanzone ben scritto, dalla trama avvincente, ricco di colpi di scena, che ha fatto sognare milioni di lettori e soprattutto di lettrici. Persino mia madre, notoriamente poco incline al sentimentalismo, si era immedesimata in Rossella, distante da lei anni luce. Questa donna aggressiva e petulante qualche carica sovversiva la trasmetteva; lavorava, irrideva la tronfia sicumera maschile cui opponeva una spregiudicata praticità; e, alla fine del romanzo, giungeva a elaborare una sia pur primitiva complicità fra donne, proprio con quella Melania da sempre detestata. E poi, chi non s'è persa dietro il sogno irraggiungibile del principe azzurro? Quel lato infantile, anche capriccioso, di Rossella, non era forse il desiderio di prolungare un po' il nostro tempo migliore, il tempo del gioco, che presto, troppo presto, alle donne viene negato? 
Non è certo una femminista Rossella, non so cosa fosse Margaret Mitchell, ma questo dialogo fra i tanti è illuminante (e anche qui mi scuso in anticipo, se mi faglia la memoria):
"Rhett disse: - Il lutto imposto alle vedove mi sembra ancora peggiore del sutti indiano. -Il sutti? - In India, quando il marito muore, la vedova sale sulla sua pira e brucia con lui. - Che cosa orribile! E il governo non lo vieta? - No davvero. Mia cara, qui siete costrette a fare le morte viventi, a negarvi ogni gioia e divertimento per non perdere la reputazione, e allora il sutti mi sembra un metodo molto più misericordioso dell'ipocrisia cui vi obbligano da queste parti -". E segue una tirata sugli abiti severi cui deve attenersi la vedova perbene, la quale non può sorridere se non mestamente, e sempre ricordando il caro estinto, piangere perdutamente, languire. Naturalmente Rossella si ribella a tutto ciò, creando enorme scandalo nell'ipocrita e perbenista società del tempo, tranne in Melania che le sta sempre vicina. Se vi par poco...
Non fosse che per queste contraddizioni patenti (e irrisolte) fra emancipazione e tradizione, il romanzo meriterebbe la lettura. Per tacer delle vicende rocambolesche seguite alla realizzazione del film: dalla tragica scomparsa in guerra di Ashley-Leslie Howard al premio Oscar assegnato per la prima volta a un'attrice di colore (primo paradosso), l'indimenticata Mamy-Hattie McDaniel che però venne fatta sedere a parte durante la cerimonia (secondo paradosso), e a cui non si volle negare il riconoscimento pur essendo non solo "negra" ma anche omosessuale (terzo paradosso). 
E l'innegabile razzismo? Un tempo, fin dalle elementari, ci insegnavano a storicizzare e a contestualizzare un'opera. A individuarne gli aspetti di modernità e quelli ormai inaccettabili o incomprensibili. A distinguere tra valori eterni e altri tramontati. Non è censurando un libro, a maggior ragione un romanzo, che si prevengono guai peggiori. Non è mai un libro a esser "galeotto", ma solo l'impreparazione culturale e intellettuale di chi lo affronta; è di questi giorni la notizia della censura, ben più grave di quella della Mitchell, delle "Metamorfosi" di Ovidio alla Columbia University. Secondo l'illuminato parere dei turiferari del politicamente corretto, il volume sconvolgerebbe le menti delle povere studentesse a causa delle immagini di stupro (ma non ci risulta la fiorentissima industria della pornografia e, ahinoi, della pedofilia sia mai stata colpita da provvedimenti tanto severi). Di questo passo, non mi sorprenderebbe la scure su Dante - che qualcuno in verità ha già proposto - per la condanna dei sodomiti o del profeta Maometto, la repressione del Decameron o degli stessi testi sacri (Bibbia, Corano...). E invero è questo il fine ultimo dell'imperante nichilismo: non il rispetto delle singole identità ma la scarnificazione dell'umanità profonda, il vuoto dell'eterna immanenza. Individui senza baricentro né relazioni, chiusi nell'incomunicabilità: tali ci vogliono. Si è veramente persone se si sviluppa la capacità d'empatia, la comprensione che è anche compassione: patire-con, entrare nell'altro, pur quando non ci piace; solo conoscendo le sue dinamiche psicologiche si evita la coazione a ripeterle. Un libro non è mai pericoloso, argomentava Pasolini; ma noi aggiungiamo che può esserlo molto, per la sua capacità di scardinare il castello di carta delle labili certezze. Insomma, la morbida Inquisizione delle società liquide giunge a essere molto più spietata di quelle, evidenti, dei regimi totalitari. 
E non occorrerebbero litoti. La verità tornerebbe a esser proclamata sui tetti. "Via col vento" è razzista? Sì, lo è! Ma noi non lo temiamo, noi lo studiamo. Possiamo detestarlo, non ignorarlo; nell'Eden non si rientra; la realtà va affrontata, non fuggita; è il solo mezzo per superarla e trascenderla.


                                               © Daniela Tuscano

25.6.15

Non sempre le idee maggioritarie sono dominanti

A mente  fredda  , dopo il  family day   dico la mia  . 
lo so che  la  fonte da me  riportata  informare per resistere   è diventata  ( infatti    sto  pensando di rimuovermi  ) visto   che


Ma  come   come    da  titolo   Non sempre le idee maggioritarie sono dominanti, nel calderone   del family day  ci   sono diverse   entità  infatti 

(....) 
Un altro problema che è sorto negli ultimi mesi è quello del nuovo modo di affrontare coloro che non condividono l’inserimento nella società di determinate idee, in pieno stile “pensiero dominante”. Basta essere sufficientemente pratici di social-network per notare come sia stato trattato il Family Day e chi vi ha partecipato. I manifestanti sono stati definiti come omofobi, fascisti, catto-fascisti, bigotti, medievali – come se il Medioevo non avesse partorito Dante, Petrarca, Boccaccio, Giotto, la bussola, i grandi poemi epico-cavallereschi e non sia stato il seme del mondo moderno – e retrogradi. Insomma, un vero calderone di offese da stadio che non fa altro che incendiare la polemica in modo infruttuoso e, anzi, distruttivo; come se non bastassero le strumentalizzazioni dei diversi mezzi di informazione, come i già citati Ansa e Fatto Quotidiano, ma anche Repubblica che parla di “Spettro Gender” – come per far passare i manifestanti come circa un milione di Don Chisciotte. Non sono mancate uscite poco felici, come quella di Scalfarotto che ha parlato di “manifestazione inaccettabile”. La domanda dunque sorge spontanea: anche Agapo (Associazione Genitori e Amici di Persone Omosessuali) e diversi omosessuali hanno partecipato, sono omofobi anche loro?

da  http://www.informarexresistere.fr/2015/06/23/non-sempre-le-idee-maggioritarie-sono-dominanti/

E  poi vera  o farlocca  che sia  questa  testimonianza sempre  di informare per resistere  del /2015/06/22


                                       - di Cristoforo Libero –

Cristoforo Libero è lo pseudonimo che ho scelto per scrivere in rete, in omaggio a S.Cristoforo protettore dei bambini e libero come augurio affinchè abbia sempre la libertà di seguire la Verità.
Ho 27 anni e sono giovane uomo con attrazioni omosessuali. Uso questa perifrasi non perché abbia paura dell’omosessualità, ma perché credo che la mia identità sia radicata innanzitutto nell’essere figlio di Dio, e poi in un corpo di carne sessuato, non in un desiderio astratto.
Negli ultimi anni è cresciuto a livello internazionale e nazionale il dibattito circa il matrimonio tra persone dello stesso sesso, le unioni civili, leggi contro l’omofobia, cambiamento di sesso agevolato e facilitato, adozioni per tutti, legalizzazione dell’utero in affitto, ecc … tutte scelte presentate come necessarie per il benessere delle persone con orientamento sessuale non eterosessuale e come possibilità di estendere a tutti i diritti civili.
Il caso o la Provvidenza (non la sfiga altrimenti sarei anche interista) ha voluto che mi trovassi a vivere questi tempi nella condizione di omosessuale e di figlio della Chiesa Cattolica.
“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.” queste parole del Vangelo di Giovanni per me non sono lettera, ma sono volti di persone che per me han dato la vita: penso al modo con cui mio padre e mia madre si consumano per me ancora oggi, i tanti sacerdoti che ho incontrato sul mio cammino, i miei amici che si sposano ancora oggi nel 2015, e gli altri che sono sposati da 10, 20, 30 anni, ragazzi e ragazze impegnati nel servizio di volontariato e di educazione verso i più piccoli …  Nel tempo mi è parso sempre più chiaro che l’amore vero non ha a che fare con il benessere, ma con il dono totale di sé … una vera e propria porta spalancata sull’ Infinito!
La chiamata a donarsi è inscritta nel mio corpo, che non è un mio oggetto, ma SONO IO! Il mio essere uomo, maschio mi rimanda sempre ad un’alterità, alla donna, una differenza che non potrò mai essere … e mi viene da ridere perché in un’era in cui tutti si riempiono la bocca di rispetto delle diversità, la madre di tutte le differenze, quella sessuale, viene quotidianamente denigrata e calpestata …
Ho sperimentato che l’omosessualità è una pulsione simile ad una promessa non compiuta perché non è in grado di accogliere la differenza tra i sessi ed in contraddizione con il corpo sessuato, quindi con me stesso, … inoltre non sono uno psicologo, ma l’esperienza mi ha mostrato che non sempre, ma spesso dietro l’omosessualità ci sono una serie di altre questioni (rapporto con il padre, rapporti con i pari durante l’infanzia e l’adolescenza, ecc.) che meritano di essere affrontate …
Ho trovato invece che il dono di me stesso in ciò che faccio tutti giorni e la costruzione di amicizie strette e profonde, in particolar modo con altri uomini e ragazzi siano una strada per la felicità; per non parlare del desiderio di paternità che può trovare strade per compiersi che nemmeno ci immaginiamo.
Conosco poi  alcuni ragazzi e alcune ragazze omosessuali che attraverso un percorso di profonda conoscenza e accettazione di sé e delle ferite della propria storia hanno incominciato a provare attrazioni per l’altro sesso.
In nome di ciò che ho vissuto ieri sono sceso in piazza a Roma per affermare che le unioni civili sono in primis una presa in giro per le persone con attrazioni omosessuali, ingannati perché gli si fa credere una coppia dello stesso sesso sia uguale a una coppia di sesso diverso, offesi nella loro dignità di persone umane o perché ridotti ad angeli asessuati o ridotti ad istinto e strumentalizzati nella nostra ferite e sofferenze utilizzate per sovvertire un ordine sociale e renderci tutti più deboli.
Ho manifestato per dire al mondo che la differenza sessuale è bella, è un patrimonio di tutti e dobbiamo lavorare un sacco per valorizzarla e promuoverla. La maschilità e la femminilità hanno un volto bello che merita di essere mostrato.
Le famiglie sono ad oggi il pilastro del nostro welfare, mi domando in questo tempo di crisi chi si sarebbe preso cura di anziani, bambini e malati? E invece le famiglie si trovano tartassate dal fisco, e scoraggiate nel portare avanti scelte responsabile e durature, che messaggio vuol dare chi ci governa se impiego meno tempo a divorziare che a recidere un contratto telefonico?
Una famiglia stabile, capace di affetto e di portare avanti scelte durature è il meglio che si possa offrire ai piccoli di oggi, che magari avranno più la probabilità di essere adulti sereni domani. E a me interessa vivere in una società con persone serene in grado di affrontare la vita. I bambini hanno il diritto di vivere in una famiglia con il padre e le madre che si amino, perché due madri splendide non potranno mai sostituire un padre. E ieri è stato bellissimo vedere in piazza famiglie che vivono così!!!
Sul palcoscenico molte voci, diversi toni e accenti, alcuni che ho condiviso e altri di meno. Bella la presenza di confessioni diverse soprattutto perché è bello vedere l’unità costruita non sui compromessi, ma sulla verità. Vedere tutti gli uomini di buona volontà uniti riempie il cuore.
Infine a Roma più di tutto è stata una festa. Ho guardato negli occhi molti persone e ci siamo voluti bene, perché quando si ha a cuore la stessa vita ci si abbraccia come abbracci il migliore amico del liceo che rivedi dopo anni, anche se ci si conosce da poco. Quanto sono belle queste amicizie che mi rimandano sempre al mistero dell’Incarnazione, segno vivente che le cose grandi della vita passano attraverso di noi che siamo dei poveretti.
Il mio desiderio più grande è che questo abbraccio, questo volersi bene arrivi anche a chi ci contesta. Vorrei dire a loro che non li odio per niente, è che quello il mio cuore non è diverso dal loro. Solo essere amati per quello che siamo, nei nostri limiti e pregi, porta alla pace. E solo una vita donata è in grado di saziare il nostro desiderio di felicità.
Ripartiamo da questa proposta di vita alta. Ripartiamo da questo abbraccio.che riporto integralmente
 dimostra   che    di queste persone   dovremo tenerne conto quando andremo a  raccogliere  firme  o  a votare  per  un referendum



Kepurp, arriva la variante napoletana del kebab: il polpo diventa street food made in Napoli

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Questa news dimostra di come l'identità pura o chiusa sia impossibile in culo ai cultori dell'identità' chiusa . L'unica strada come ho già detto nel post precedente ( vedere l'url sopra ) ed un antidoto al razzismo ed xenofobia e nazionalismi easperati dall'identità chiusa . Ma anche al buonismo d'accatto che annulla   \  cancella le  differenze e le diversità creando omologazione o pensiero unico  .  Infatti Napoli ( ma  potrebbe   essere  anche qualunque  altra  parte della nostra penisola  visto    l'altro grado   di  contaminazione  etnica  e  culturale   che   avuto la nostra  storia )     conserva sempre l'identità culturale per questo resta buon esempio di interazione multiculturale. Nello scambio le radici, nella memoria le tradizioni...



da  http://www.vesuviolive.it/ del 22 giugno 2015


Kepurp

Ciro Salatiello, cuoco ufficiale del Napoli Calcio, nel suo ultimo libro di ricette, dal titolo “In cucina con Ciro Salatiello, dalla prima colazione al dessert”, per Edizioni Pironti, presenta un piatto del tutto innovativo, il Kepurp. Si tratta di un kebab di polipo, da cui appunto il nome, visto che in dialetto napoletano viene chiamato “purp”.Una ricetta molto semplice e diffusa in quanto non è altro che insalata di polpo pressata ed in forma cilindrica ma molto originale, soprattutto nel nome!Salatiello, durante la presentazione del libro ha deliziato i propri invitati con il kepurp, ideale come antipasto o per un aperitivo di mare, riscontrando, ovviamente, un notevole successo!



Cercando ulteriori news su tale cosa ho trovato questo articolo de il fatto quotidiano del 25\6\20015

Non più il solito Kebab turco. Da oggi si potrà degustare il kepurp, ovvero un rotolo di polpo (Foto). La ricetta è di Ciro Salatiello, il cuoco ufficiale del Napoli Calcio. Lo street food diventa simbolo di contaminazione tra culture gastronomiche diverse e si arricchisce di questa ‘variante di mare’.
La ricetta del Kepurp si può trovare nel libro dello chef partenopeo “In cucina con Ciro Salatiello, dalla prima colazione al dessert”. Ma come si prepara la pietanza? Basta fare la classica insalata di polpo condita con insalata e limone, per poi servirla nella forma cilindrica tipica del Kebab.

21.6.15

20-28 giugno giornata mondiale del profugo e del rifugiato . e manifestazione a tempio pausania il 20\6\2015





Mentre mi preparavo  e  documentavo   per  la settimana internazionale del profugo  e  del rifugiato  oltre   a leggere  i siti che trovate  sopra  ho preso  spunto  da

Ieri ho fatto l'errore di leggere i commenti all'articolo sui migranti a Ventimiglia. E ho capito che cosa intendeva Eco quando parlava del fatto che internet ha dato diritto di parola a "legioni di imbecilli".




Per fortuna,  sempre  dalla bacheca   dell'amica   ,  ci sono anche legioni di umani che si danno anima e corpo in nome della dignità. Fra questi, c'è anche Gino Strada.


tra, il “bisognerebbe fare…” questo o quello. Ci troviamo, io come tutti i cittadini della “civilissima Europa”, di fronte a una situazione chiara: c’è una massa enorme di persone povere, disperate (oh certo tra loro ci sarà anche qualche delinquente! Ma tra noi non ce ne sono?) che scappa dalla guerra e dalla povertà, dai regimi che riducono i popoli alla fame. E’ così difficile capire che sono queste le spinte principali alla migrazione di parti di popolazioni di Paesi diversi? Possiamo darci spiegazioni, ciascuno la sua, del perché questo succeda. Ma alla fine un solo fatto è certo, una sola verità è inconfutabile: ci troviamo di fronte a centinaia di migliaia di persone disperate che chiedono aiuto.
E bisogna fare una scelta, da esseri umani di fronte ad altri esseri umani. Qual è la risposta più “umana”? Ce lo ha insegnato qualcuno dal nome sconosciuto, forse un migrante, che ha esposto un cartello di protesta alla frontiera (a proposito, non erano state abolite in Europa?) di Ventimiglia “Noi vogliamo solo passare per raggiungere un posto dove ci sia umanità". Al posto loro credo e spero che noi avremmo fatto la stessa richiesta, e avremmo sperato di incontrare tanti disposti ad aiutarci nella ricerca di una vita più ricca di umanità, magari preparandoci “il mangiare per il viaggio”, come si è sempre usato da noi, tra le persone per bene.




Dopo  questo doverosa  introduzione  ecco  il mio diario   fotografico   della manifestazione organizzata da  noi della bottega del commercio equo e  solidale - Associazione  Nord\ Sud  (  ci trovate  a tempio pausania  in via Piave n 3 .
Mi mi scuso per la  qualità delle  foto  , ma   ero dentro  il corteo  e  non all'esterno  . Ma   Soprattutto  perchè  abbiamo  per rappresentare la difficoltà di attraversare i confini - il corteo si è   mosso  all'interno di uno spazio delimitato da strisce bianco/rosse   ed  cartelli ed  palloncini   con  : articoli sulla dichiarazione dei diritti dell'uomo , frasi del Giovanni paolo II e  Francesco I , Tiziano Terzani  , Aldo  Capitini , ecc  chi voleva unirsi per strada sarebbe  ( cosa  che   non è  avvenuta sic  )  dovuto   entrare   a sua volta entrare nello spazio segnalato. Avevamo  , ma poi l'abbiamo indossata  solo noi manifestanti proposto a tutti\e   d' indossare una maglietta bianca, a cui abbiamo  attaccato  dietro il nome di un potenziale rifugiato morto in mare. Secondo  l'articolo  di Giuseppe Pulina   della nuova  sardegna  edizione Olbia-Gallura del 19\6\2015  è stato   << Un piccolo evento per una grande causa. Così grande da pretendere scelte immediate, generose e di cuore >>   anche   se la  gente  ci  guardava  ridendo ( ed alcuni  secondo  me   anche  con indifferenza  perchè   sono di quelle  persone  non sono razzista  ma ....  o se  ne stiano a casa loro    o peggio a loro tutto gratis e noi paghiamo   o se ne stiano a casa loro  , ecc ) perchè  con il vento  il cartelli  ed  i palloncini  su cui erano scritti  frasi  e  pensieri su tali argomenti  s'attorcigliavano . Poi  c'erano    i soliti  cretini   un piccolo gruppo di cretini \  idioti    che  gridavano   soliti buh  e  slogan     fascisti  e simili  : <<  italia gambon >>    solo perchè   c'erano   delle persone  pere  lo più bambini  \  ragazzi  alcuni anche    concittadini perchè figli di coppie  miste  o  adottati   residenti in pese da  tempo   di colore e  mulatti  
foto  classica     .  quando  va bene   . spesso  sono  a piedi  
Nasce con questo spirito l’adesione della Bottega del Mondo- Nord/Sud alla Giornata Mondiale del Rifugiato che, sabato 20 giugno, oltre che in migliaia di piazze del pianeta, avrà luogo quindi anche a Tempio.
Ad organizzarla è una delle sigle dell’associazionismo sardo più sensibili e attente ai grandi temi dell’attualità che chiamano in causa la coscienza di tutti. >>.
Infatti durante le  varie frasi  sono state fatte   delle  letture  dal bellissimo  libro




TitoloBilal.VIAGGIARE, lavorare, morire da clandestini
AutoreGatti Fabrizio
Prezzo
Promozione -25%
€ 7,50
(Prezzo di copertina € 10,00)
Dati2008, 492 p., brossura
EditoreBUR Biblioteca Univ. Rizzoli  (collana 24/7)
  
 Disponibile in eBook € 7,99

Nella promozione Bur Bompiani tasc Vintage fino al 22 giugno

 ecco le  foto  .
N.B ove  non è citata la  fonte  sono mie

Partenza

di Loredana Xenia
idem 





tappa  1



tappa 2



tappa 3


 di Antonello Sanna

  la Arranedda (raganella costruita in legno  o in canne    come in questo caso  ) usata    per  segnalare la partenza     e  l'inizio delle letture  .

la matrtacca  o  Matraqula ( in dialetto   locale  )  qui  maggiori informazioni 
 finale    liberazione  dei palloncini  .




E' stato insomma     <<   Un viaggio, insomma, per raccontarne un altro, provando ad immaginare la tragedia di interi popoli che premono sulle rive del Mediterraneo. Un viaggio simbolico che dovrà anche aiutare a riflettere sulle scelte che i Paesi e i cittadini europei sono chiamati urgentemente a fare. E questo perché dai gesti simbolici e dalle parole di circostanza si passi alla concretezza degli atti. >>

Un astronauta non fa la celebrità di professione

anche nei tormentoni e rotture  di palle televisive ( vedi talk-show in particolare   ) c'è un po' d'umiltà e mania di prime donne è il caso di Samantha Cristoforetti

 Infatti   concordo  pienamente  con  http://l-isola-di-lolla.blogautore.repubblica.it/ 19.6.2015
anche se  è un po' cerchiobbottista  





“Un astronauta non fa la celebrità di professione”, questa è una delle frasi rilasciate da Samantha Cristoforetti durante la conferenza stampa al ritorno dai duecento lunghi giorni sulla navicella spaziale. Tutti si chiedono infatti se ora che è tornata alla normalità, in presenza di gravità e senza tuta spaziale, Samantha abbia ancora voglia di scambiarsi commenti con i 900 mila utenti fra Twitter e Facebook che la seguono fedelmente. Mi fa pensare all’infelice uscita della Lucarelli



 Al di là del fatto che parlare dell’ingiustizia di chi si spacca la schiena nell’ombra è un atteggiamento qualunquista che non mi sarei aspettata dalla Lucarelli che abbiamo conosciuto tramite i suoi pezzi cinici e disincantati, mi fa piacere notare quanto la Cristoforetti sia disinteressata a tutto il circo mediatico che involontariamente si è creata intorno. Forse proprio quello di cui si nutre la Lucarelli e per il quale ha lanciato l’ennesima frecciata via Internet. Indubbiamente il dito non è stato puntato contro l’astronauta ma verso chi, pur di riempire un trafiletto sul quotidiano, ha parlato anche degli aspetti più frivoli dell’avventura della Cristoforetti (come dimenticare i post sui suoi capelli a gravità zero?) ma questo non rende meno sgradevole l’uscita della blogger. Durante la conferenza stampa Samantha ha detto a proposito dei social: “Continuerò ovviamente la mia attività di comunicazione nei limiti di quello che si può fare. Quando sei nello spazio d’altronde hai un’avventura incredibile da raccontare, sulla terra meno. Anche perché un astronauta non fa la celebrità di professione”. Una bella stoccata involontaria, direi. In questi mesi Samantha si è distinta non solo per il suo impeccabile lavoro durante la missione, ma anche come ottima divulgatrice, rendendo semplice ciò che per i più è difficilissimo, facendo appassionare all’astronautica e alla scienza centinaia di migliaia di persone, mostrandoci immagini che diversamente non avremmo mai potuto vedere, offrendoci un emozionante diario di bordo. Di chi altro dovrebbero parlare i giornali fino a diventare “spaccacoglioni”?






19.6.15

quando il femminicidio uccide anche la vita che porti dentro . OLTRE IL FEMMINICIDIO: MIA FIGLIA E IL MIO NIPOTINO UCCISI INSIEME Di Alina Rizzi

in sottofondo\  colonna  sonora Del   mondo  - Csi

N.b
I  fatti riportati  sono veri . Ma  per  rispetto  dei parenti   delle  vittime (   anche se  legalmente   il bambino non nato , ma  a  meno una \  due settimane    dalla  nascita   viene  chiamato  feto  ,  per  i mie valori etici  è già vita )  sono stati cambiati i nomi  ed  usati nomi di fantasia  cosi  come sono  state  tolte  le  date 

Non     commento perchè  questo  articolo scritto magistralmente  dice  già  tutto  . Ma  ora  basta  parlare    lasciamo  che  a parlare  sia  l'articolo  in questione



OLTRE IL FEMMINICIDIO:
MIA FIGLIA E IL MIO NIPOTINO UCCISI INSIEME
Di Alina Rizzi



Sarebbe stato il mio primo nipotino, il figlio della mia Barbara. Quando l’ho avuto tra le braccia, paffuto e dolce come un angelo,  ho subito deciso che lo avrei vestito con gli abiti e la cuffietta bianca che io e sua mamma da mesi avevamo comperato per lui.
Era bellissimo, pareva dormire, con gli occhi chiusi e la boccuccia imbronciata. Per questo ho deciso di fotografarlo e di mandare il suo ritratto a chi conosceva e amava Barbara..
Doveva essere ben chiaro che quel porco di suo padre non aveva ucciso solo mia figlia, ma anche il bambino che portava in grembo.

ADESSO STARANNO SEMPRE INSIEME
A me non importa se per la legge dello stato italiano mio nipote, non essendo mai nato, perché morto nella pancia di sua madre al nono mese di gravidanza, debba essere definito “feto”. E’ un cavillo legale indegno. Basta guardarlo questo bambino, che il medico ha prelevato dalla pancia della mia Barbara durante l’autopsia, per rendersi conto che di lì a pochi giorni sarebbe nato come previsto.  Invece lui me li hanno portati via entrambi quella notte maledetta e nel modo più cruento e immondo.
Gennaro non voleva che mia figlia tenesse quel bambino, di cui era il padre, perché era già sposato. Aveva cercato di convincere Barbara nei primi mesi, ma non ci era riuscito. Mia figlia, nonostante avesse solo 20 anni, era caparbia e determinata: voleva il suo bambino e con l’aiuto mio e di mio marito ce l’avrebbe fatta.
Barbara infatti stava bene, era serena, non  le facevo mancare nulla.
Andavamo insieme alle visite ecografiche di controllo, e poi a comprare i mobili per arredare la sua cameretta, la carrozzina, l’ovetto da mettere in auto. Avevamo preso tanti vestitini, che Barbara aveva già lavato e stirato, e messi nel cassetto ben divisi per taglie: sarebbero bastati per almeno due anni.
Ma Barbara e suo figlio sono morti prima di potersi godere quel nido d’amore che avevamo preparato insieme. Quell’uomo, che non chiamo bestia per non offendere gli animali, me l’ha massacrata.
Le ha dato un appuntamento dopo che non si faceva più sentire da mesi. Voleva parlarle, aveva detto al telefono, ma non in casa mia. E Barbara gli ha creduto. Sperava sempre di poter sistemare per il meglio ogni cosa.
Esco solo un’oretta, mamma, stai tranquilla, – mi aveva detto quella sera.
Ed era andata serenamente.
Le aveva dato appuntamento al campo sportivo e questo non mi piaceva proprio, ma non potevo oppormi. Barbara è uscita di casa con un giubbettino strizzato sul suo pancione di nove mesi e non ha più fatto ritorno.
Il padre del suo bambino la stava aspettando e l’ha portata a prendere un gelato in centro.
Avranno chiacchierato, immagino io, lei avrà sperato in un suo ripensamento, forse. Certo non poteva immaginare che presto avrebbe fermato l’auto dietro un benzinaio, per litigare in un luogo appartato. Sono scesi dall’auto. Mi hanno detto che Barbara è scappata nei campi, ma lui l’ha raggiunta subito. 
NON HA POTUTO DIFENDERSI
L’ha trascinata nel terreno dove erano state scavate delle buche per piantare le magnolie, e ce l’ha spinta dentro. L’ha picchiata. Lei era distesa supina, hanno spiegato gli investigatori. Quindi l’uomo ha preso a calci il suo pancione e quando Barbara si è girata per proteggersi le ha spinto la testa nel fango per soffocarla. Ma non gli bastava. Le è saltato sulla schiena con i suoi 90 kg di peso, per spezzarla nel corpo come nell’anima. Barbara è rimasta immobile, mentre lui le buttava sopra foglie e rami per nasconderla. Con la schiena rotta non ha più potuto alzarsi o muoversi. Ha dovuto ingoiare l’acqua melmosa e il fango, mentre sicuramente ha sentito la morte arrivare. Non ha potuto difendersi né proteggere il suo bimbo. Quale dolore più grande può esserci per una mamma?
Ho disteso il mio nipotino tra le braccia della mia Barbara, nella bara bianca che li ha accolti. Ora staranno per sempre insieme. E non voglio più sentire quelle accuse assurde: hanno detto che io ho voluto spettacolarizzare la morte del piccolo vestendolo come un neonato, ma non è vero! Lui era un bambino a tutti gli effetti e sarebbe nato sano e bellissimo se non fosse stato massacrato di colpi da suo padre. Quel porco meritava di essere condannato per duplice omicidio ma mio nipote non é stato considerato un essere umano, perché non ancora nato. E allora gli hanno dato 30 anni, che non sono niente in cambio delle nostre vite distrutte.