16.6.15

ma che paese siamo dove gli immigrati ai confini vengono caricati e chi scrive( come xenofobo voxnews ) tali frasi razziste ed cariche d'odio e non gli fanno niente nonostante le leggi scelba -mancino .

  IL  problema non viene tanto dalle cose  che non conosciamo                                              ma  da quelle  che  crediamo vere  ma  che non lo sono                                                                                      (  Mark Twai 1835-1910 ) 

Lo  so  che mi s'accuserà non a  torto  di    ripetermi . Ma  io scrivo  (  e  riporto   storie , articoli e pensieri  d pensieri    )  non solo per  chi vuole leggermi  ma   anche por    quella  categoria  \  sovrastruttura mentale    di persone  che  come   Salvini  
foto di Becero populismo dei link di FB. :  

ovvero  : << L'incarnazione del becero, la quintessenza dell'ignoranza e della disinformazione. Slogan superficiali, cattivi ed irresponsabili, volti solamente ad alimentare una dannata guerra tra poveri e soprattutto a non risolvere il problema. Sciacallo[i] [ la  maggior parte  ] senza speranza  >> (  da   , eccetto  le partentesi  Becero populismo dei link di FB  del 13 giugno alle ore 17.06 ·

1)  si dicono non sono razzista  ma  ...  .,  2   dimenticano   che  ci stiamo comportando come   i carnefici   che   trattarono i nostri  immigrati    fra  1800  ed  il secondo  dopo guerra  . Lo  so     con questi post perderò amici\ che    o contatti  ma  chi se  ne frega  meglio pochi  che
da  topolino  n°3107    del 10\6\2015  






Soprattutto  perchè tali articolo vanno oltre le divergenze   , legittime  di una  nuova legge    sull'immigrazione  o  sull'impossibilità  di  accoglie   tutti  coloro   che  vengono  da noi 

  
Dopo   specialmente  dopo questa merda   schifezza  (  è a  dire poco  )    si uno  dei tanti  link  citati  in questo articolo

N.B
la  fogna  di  voxnews    inpedisce  il copia e  incolla  e  blogger  non accetta   la pagina salvata  neppure  se  rinomini  il fil  in  un supporto  compatibile  con quelli     che richiede  mi tocca linkarlo    http://voxnews.info/2015/06/16/ventimiglia-fanatici-portano-giocattoli-ai-profughi/


 Estengo    questo post  : <<    cara razzista ti scrivo di rivistastudio.com  (  N.B il post  integrale   è stato rimosso   dalla tizia   stessa   per   paura di denuncie o perchè si  è accorta  di aver scritto  una marea di  c.....  o per     rischio di denuncia  per odio ed  incitamento razziale   o perchèaveva pubblicato in allegato  la  foto di uno dei ragazzi   come  dice  il  post  di https://errecinque.wordpress.com del 14\6\2015 che lo riporta  integralmente con commento    nonostante   

Anzi, già che mi trovo faccio una premessa così sicuro la leggete, pure se non arrivate in fondo all'articolo.

È di questi giorni la diffusione di un post (qui prima c’era un link al profilo, ora non più ma tanto il pezzo non esiste più e la tizia minaccia di denunciarmi anche se le ho offerto spazio per una rettifica, e lei ha rifiutato) che ha portato alla ribalta una tizia, il cui nome rimuovo da questo articolo perché, nonostante io lo abbia ripreso da un quotidiano, lei ritiene sia una ragione per ritenermi responsabile di pericolo per la sua incolumità. Questa persona, con piglio da eroina nazionale, ha narrato sul suo profilo facebook di un apocalittico viaggio dal Cilento a Napoli, dove avrebbe assistito inorridita alla rappresentazione plastica delle degenerazioni del nostro paese.La notizia, lungi dall'essere il viaggio allucinante che la poverina ha dovuto fare (lo sappiamo tutti come sono i regionali di Trenitalia!) a quanto pare è che, mentre lei si godeva il suo viaggio, sarebbero saliti sullo stesso treno dei ragazzi di colore, vestiti come la brutta copia di 50 cent, brandendo i loro I phone e che non avrebbero fatto il biglietto.Tale è stata la diffusione di questo post che altro non è che una riproposizione trita e ritrita di moralismi razzisti e di affermazioni di dubbia umanità, che l’articolo in questione è stato ripreso dal Corriere del Mezzogiorno.(....  conti in errecinque.wordprees.com  cliccare  url  sopra  )  

 ai non  spno razzista  ma  .....  che non propongono alternative  o sono doppi  . E  per  giunta  credo che  Umberto Eco (    vedere post  precedenti  I  II )       da un lato


 non abbia  tutti i  torti    visto    che  


 <<  Si, davvero basta condividere articoli del cazzo. E a tutti quelli che lo fanno avendo letto solo il titolo: se continui oltre ai capelli ti cadranno anche le dita!!"Chiunque abbia un account su Twitter o Facebook è sommerso di slogan, insulti, veleni contro migranti, la casta, i politici e la somma di ogni male, l’Europa.
La presunzione dei siti che spacciano questi articoli è quella di “raccontare la verità”, anche se poi molto spesso dimenticano di dire la verità su loro stessi, nascondendo responsabili e gestori. Basta però qualche ricerca per scoprire che fanno capo ad attivisti di Forza Nuova, Lega Nord e Movimento Cinque Stelle. E sono un buon modo per fare soldi con il cosiddetto “clickbait”, tecnica con cui si attira un lettore con titoli sensazionalisti e spesso truffaldini." >>  dall'amico  massimo mele
  che riporta  un articolo   da me  già  citato in altri post



15.6.15

Leonardo Vitale (Palermo, 27 giugno 1941 – Palermo, 2 dicembre 1984) primo penmtito di mafia per motivi religiosi canonizzato Martire della fede ?


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Avendo ricevuto la  richiesta  , poi accettata  di contatto su  fb   di Francesco Paolo Vitale  e  la sua  richiesta


.



Carissimo Giuseppe, grazie per avermi accolto fra i tuoi amici Ti chiedo, se ne condividi l'idea, di fare conoscere mio cugino Leonardo Vitale. Il primo, vero, pentito di mafia per ritrovata fede in Dio e per motivi di coscienza. Attingi sue notizie dal sito WWW.LEONARDOVITALE.IT. Fammi conoscere il tuo parere circa la richiesta che venga canonizzato Martire della fede. Ti ringrazio per la collaborazione che ti sarà possibile offrirmi. Auguri di pace e bene nel Signore Gesù e nella Sua e nostra madre la Beata Vergine Maria.





Sono ritornato indietro di qualche anno   a quando appresi  , "per poi  conservarla  "  archivio  "  a quando appresi  la  storia  di Leonardo  Vitale  (Palermo, 27 giugno 1941 – Palermo, 2 dicembre 1984) è stato un criminale italiano. Legato a Cosa Nostra, è considerato il primo collaboratore di giustizia dopo Melchiorre Allegra [  da  https://it.wikipedia.org/wiki/Leonardo_Vitale ] .primo  pentito di mafia per motivi religiosi    .  Ricordo  che  ciò avvenne  all'età  di  16\17 anni tramite  il settimanale   avvenimenti  (  ora  left  )  e  poi   su blu notte  di carlo lucarelli  ,. Inizialmente la  considerai una semplice storia  di mafia   e   di pentiti  , Poi  leggendo  ed  informarmi una   Storia diversa per gente normale  ( parafrasando una famosa  canzone di  de  andrè  ) per  chi non  crede   alle  verità ufficiali e  alle versioni di comodo  . E che   non fu creduto e le  sue  dichiarazioni  (  poi  risultante probanti e vere  come di mostrano i siti sopra   )   scambiate   per  vaneggiamenti   venne considerato pazzo  e quindi  come tutti i personaggi scomodi  (...) . Questo giovane, che ha vissuto in pieno, la presenza dello Spirito Santo nel suo cuore, ispirato da buoni sentimenti, ha avuto il coraggio di riferire ai giudici nel 1972 la strada sbagliata che aveva intrapreso, perché coinvolto dalle cosche di Cosa Nostra. Nelle lettere inviate dal carcere dove fu rinchiuso e ritenuto pazzo per le rivelazioni denunciate ai giudici, traspare una grande spiritualità di un uomo provato, ma con una grande fiducia in Dio (... )   da  http://www.leonardovitale.it/libro.asp?capitolo=1 >>Poi su  fb    vengo contatto da  suo cugino  di secondo grado     che  mi segnala   che  ,  come racconta nella sua  biografia   ,  che Leonardo   fu  il  primo   vero, pentito di mafia per ritrovata fede in Dio e per motivi di coscienza. Incuriosito    da : 1)   dai risultati   trovati in rete     in particolare   uno  scritto predisposto dal Comitato Bruno Contrada. Il  cui articolo, fra le altre cose, diceva : "... VITALE fu recluso nello stesso carcere dove soggiornavano coloro che denunciava; in sede di dibattimento processuale fu addirittura infilato come un capretto nella fossa dei leoni nella medesima gabbia dei suoi antagonisti. Gli toccò in sorte qualche manicomio giudiziario, dal Sud al Nord dell'Italia, qualche elettroshock unito a psicofarmaci, perché desistesse o "schiattasse". Rischiò persino la lobotomia, per http://www.leonardovitale.it/ )  3)   dal libro scritto da Parlagreco: "L'uomo di vetro" e del film che n'è stato ricavato per raccontare tutte le angherie che Leonardo  aveva subito (non ultimo che a causa del suo pentimento, per motivi di coscienza, era stato dichiarato pazzo). Ora    suo  cugino  in secondo  vuole intraprendere  la richiesta che venga canonizzato Martire della fede. Incuriosito prima di   dire  Si o No    e  di mettere in circolo il mio  amore  

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 ho  " intervistato  " \ posto qualche domanda  al diretto interessato
ridurlo a vegetale senza ricordi ne emozioni. Superò fisicamente quel "martirio di San Sebastiano", per  poi   dopo solo sei mesi di riacquistata libertà fu assassinato da chi gliel'aveva giurata . 2)  da quel  che  racconta  il  suo  parente  conosciuto su  fb  ( vedere l'intervista  sotto  e i siti del blog   )




in base   a quali   fatti  affermi che  il pentimento di tuo cugino si avvenuto per motivi religiosi  ?


esistono   come  prescrive il processo di canonizzazione    della  Chiesa cattolica,   dei  miracoli attribuiti all'intercessione della persona oggetto del processo  ?

hai perdonato  tutti quelli   che non hanno preso sul serio  tuo cuigino e  lo hanno rinchiuso i vari ospedali psichiatrici  ?

Rispondo in breve alle tue  domande.

Esistono   come  prescrive il processo di canonizzazione    della  Chiesa cattolica,   dei  miracoli attribuiti all'intercessione della persona oggetto del processo  ?                                                   Per i martiri non sono necessari i miracoli. Occorrono i suoi scritti, le testimonianze di chi l'ha conosciuto ed il parere dei cristiani.

Hai  perdonato  tutti quelli   che non hanno preso sul serio  tuo cugino e  lo hanno rinchiuso i vari ospedali psichiatrici  ?Si, io li ho perdonati perchè, grazie al loro assassinio, abbiamo un Martire che con il suo esempio e coraggio può aiutare tanti altri che si trovano nelle sue stesse condizione, a ritornare nelle braccia di Dio con il loro pentimento.


In base   a quali   fatti  affermi che  il pentimento di tuo cugino si avvenuto per motivi religiosi  ?
 La sua conversione lo ha aiutato a presentarsi spontaneamente in Questura autoaccusandosi del male fatto.
Se leggi la breve biografia troverai le risposte a tutte le domande. Ti suggerisco di vedere il film "L'UOMO DI VETRO" in cui si parla di lui.

Dopo  aver letto :  la biografia  e,alcuni articoli   del sito   i link sopra  riportati    da Laico credente   dico Si  . 

Polizia di Stato. Si è suicidata l’assistente capo Rosaria D’Agata.

Non mi sono mai  piaciute le istituzioni , ma  non riesco ad essere indifferente  davanti a  tale  dramma sociale    che  avviene  nel silenzio     dei nostri politicanti  , specialmente quelli   che li difendono    quando  (  ovviamente senza   generalizzare  )    sono  protagonisti di crimini ed abusi 

Polizia di Stato. Si è suicidata l’assistente capo Rosaria D’Agata.

E’ una strage continua e silenziosa quella degli uomini e delle donne delle forze dell’ordine che giorno dopo giorno perdono la salute e/o la vita per mano altrui o propria. Anche, oggi, apprendiamo dell’ennesimo caso di suicidio.Il COISP.IT informa che “ieri, 13 giugno 2013, si è suicidato con il solito sistema, negli uffici della questura di Bergamo dove prestava servizio, l’assistente Capo Rosaria D’Agata di 45 anni.”

La testata giornalistica DonneManager♔diNapoli.com esprime le proprie condoglianze alla famiglia.
Il silenzio della classe politica e/o dei massimi vertici delle Istituzioni circa il dramma dei suicidi tra gli uomini e le donne delle Forze dell’ordine è una vergogna. Eppure sono “tutti” servitori dello Stato. Di giorno in giorno il numero dei suicidi tra gli uomini e le donne dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato, della Polizia Penitenziaria, della Guardia di finanzaaumenta quasi nel silenzio più totale. L’opinione pubblica è poco informata. In prima serata, nei talk show preferiscono parlare di altro ma non di questo. Perché?Perché i politici non ne parlano? Perché i vertici delle Istituzioni tacciono? Perché la gente volta lo sguardo dall’altra parchè? Quanto vale per i nostri politici, per le Istituzioni, per il popolo la vita di un uomo e/o di una donna delle forze dell’ordine?Affinchè il dramma dei suicidi venga affrontato e risolto chiediamo che venga istituita una commissione parlamentare che tratti l’argomento e renda pubblici i lavori, i risultati, le iniziative, le cause, i numeri e gli eventuali responsabili.

Storia di Piero Pintus, delle sue nipoti e di un pupazzo chiamato Piero Miao

 

 da  www.unionesARDA.IT  DEL  15\6\2015



pieromiao
                                        IL Pupazzo  PieroMiao
Una storia che ha molto colpito i nostri lettori e che domenica, giorno di pubblicazione sul nostro giornale, ha fatto il giro dei social network. Una vicenda che vi riproponiamo con il piacere della condivisione di un buon esempio.Piazza Olanda. Qui Piero Pintus (classe 1938, impiegato delle Poste, tecnico del Coni) ha vissuto buona parte della sua vita dopo aver lasciato Nurallao. Qui a Genneruxi è stato consigliere di circoscrizione. È stato padre (quattro figlie e un figlio), marito e nonno di quattro nipoti, tutte femmine. Ecco, quest’ultima passeggiata (ci rivedremo a settembre) riguarda un nonno e le nipotine.Piero se n’è andato a maggio dello scorso anno. La chiesa non ha contenuto tutti quelli che hanno voluto dargli l’ultimo saluto. E quando siamo tornati a casa abbiamo portato un pezzo di lui nel cuore: ricordi cementificati nella vita insieme. Tutti tranne le due nipotine più piccole che avrebbero meritato un cammino più lungo con lui, ricordi più vividi, anni di giochi e risate. Ma così non è andata.Per colmare questo vuoto, la signora Maria Bonaria (complice nonna Angela) ha avuto un’idea strabiliante. Cosa ha fatto? Ha preso forbici, gomma piuma, macchina da cucire, perline e pizzi. Poi ha sfilato una camicia a quadri dall’armadio di Piero e... magia. Ecco qua due pupazzi soffici, due gatti nati dalla camicia di quel nonno volato via troppo presto. Il giorno della consegna, elettrizzate, le bambine hanno acciuffato i gatti. E quando è stato chiesto loro: «Allora, che nome gli diamo?». Una ha risposto: «Be’... Piero Miao!». E fu così che Piero Miao si mise a guardia dei loro lettini.

13.6.15

la 194 va potenziata non riformata o abolita la storia di Michela Napolitano che sceglie di non abortire e di tenersi il 4 figlio




MICHELA NAPOLITANO
AVREI DOVUTO ABORTIRE,
MA NON ME LO SAREI MAI PERDONATA

Di Alina Rizzi

La notte che scoprii di essere incinta del mio quarto figlio, tutti i sogni e i progetti che avevo mi caddero addosso. Erano le due del mattino quando lanciai un grido che svegliò non solo i miei bambini, ma anche qualche villeggiante attorno alla nostra casa. Mi sentii precipitare in un abisso senza uscita. Non ce l’avrei mai fatta a portare avanti un’altra gravidanza, dopo aver avuto Edoardo, il maschietto, e poi le gemelline Silvia e Alessandra, in soli quattro anni.
Mi sentii sopraffatta al pensiero dei problemi economici che avrebbe comportato quella nascita, ma
soprattutto sapevo che sarebbe stato molto rischioso per la mia salute. Ricordavo bene quanto era stato faticoso portare avanti le gravidanze precedenti, il vomito continuo, i malesseri, il deperimento fisico. Per mio marito fu subito evidente che non potevo avere un altro bambino. Si prospettò l’idea di un’interruzione di gravidanza, che mi lasciò incredula e abbattuta.
Il giorno dopo, il mio ginecologo, volle farmi una prima ecografia. Lo vidi scuotere la testa, davanti alla probabilità di due embrioni.
“ Hai tre bambini piccoli, sei reduce da gravidanze difficili e parti cesarei, come credi di potercela fare?” mi domandò in tono serio.
“ Il tuo corpo è debole, non può reggere il trauma fisico che si prospetta.”
Mio marito era d’accordo. La decisione più saggia sembrava già presa. Eppure non riuscivo a darmi pace.

UNA SCELTA DEVASTANTE
Avvolta in un abito di cotone scuro sgualcito, sorretta dal braccio confortevole di mio marito, varcai l’atrio dell’ospedale, dove mi attendeva una seconda diagnosi clinica embrionale.
Dopo una breve attesa, fu il mio turno di salire sul lettino appena lasciato libero da una mamma più fortunata di me, che si allontanava raggiante di gioia e autostima.
Una grande tristezza mi invadeva mentre scoprivo l’addome per l’ecografia. Subito avvertii il cuore del piccolo che portavo in grembo e ricordai quando quell'evento aveva rappresentato uno dei momenti più belli della mia vita. Strinsi gli occhi che bruciavano di lacrime.
Il medico sorrideva, sembrava ignorare i motivi reali della mia visita.
“ Signora, è davvero precoce questo bambino, guardi come la sta salutando”, disse, mostrandomi la manina sinistra che si muoveva come un’onda, forse per salutarmi davvero.
Mi sentii scoppiare il cuore e dentro di me sussurrai: “Quanto sei bello, amore mio”.
Seppi che non si trattava di una gravidanza gemellare e per un attimo immaginai di portarla avanti: per quanto rischioso era ciò che desideravo davvero.
Nessuno però mi sostenne in questo mio irrazionale desiderio. Mia madre e i miei fratelli, preoccupatissimi, volevano convincermi che non dovevo dubitare, che era la scelta migliore per tutti. Al consultorio incontrai molte altre donne che stavano prendendo quella stessa strada, eppure, io mi sentivo quasi estranea tra di loro. Perché?
Una mattina si fece avanti una donna dall'aspetto spartano, proponendoci dei colloqui individuali. Persi la pazienza e scattai in piedi colma di rancore.
“ No, voglio parlare davanti a tutte loro,-“ dissi con voce dura.
“ Non ho nulla da nascondere, niente di cui vergognarmi!”
L’operatrice annuì e iniziò a parlarci delle emozioni che provavamo, del senso di colpa, del dilemma morale, ma anche dell’importanza dell’evento che stava accadendo nel nostro corpo.A quel punto sbottai come una furia. Detestavo la sua verità assoluta. Chi credeva di essere? Una santa? Una missionaria? Aveva idea del dolore che stavo provando?
Urlai davanti al suo sguardo incredulo e poi la tensione mi fece scoppiare in lacrime. Altre donne piansero insieme a me. Allora l’operatrice si avvicinò e ci legò tutte in un unico abbraccio. Per la prima volta dall’inizio di quella vicenda provai una sensazione di autentico conforto e condivisione, e mi sentii un po’ più forte. Purtroppo mi bastò tornare a casa, da mio marito e i bambini, per rendermi conto che non potevo farmi trascinare dalle emozioni, dovevo pensare al bene di tutta la famiglia e fare il mio dovere. 
HA DECISO IL CUORE
Era il giorno dell’intervento. Mi trovavo in ospedale, dopo venti giorni di sofferenza fisica e morale. La nausea era già fortissima e a volte vomitavo sangue. Non mangiavo più. Non riuscivo a dormire. Mi ero rinchiusa in duro bozzolo di dolore. Ero intenzionata a fare la cosa più giusta, ma mi sentivo come una condannata a morte. Sapevo che non avrei mai superato l’aborto.
Prima di entrare in sala operatoria mio marito si chinò sulla barella per baciarmi e inaspettatamente sussurrò: “Michela, ricorda che fino all’ultimo momento puoi decidere quello che vuoi”.
Era un uomo meraviglioso, prostrato dalla sofferenza, ma ancora capace di sostenermi fino alla fine.
Mi portarono via e chiusi gli occhi. Singhiozzavo senza neppure accorgermene, mentre gli infermieri trafficavano attorno a me.
D’un tratto sentii una mano che mi accarezzava il braccio sinistro e aprii gli occhi. Era il medico dagli occhi chiari che avevo visto poco prima.
“ Perché lei piange tanto? “ mi chiese dolcemente.
Le parole mi strariparono dalle labbra come un torrente in piena.
“ Piango perché credo che sto facendo la cosa più brutta della mia vita,” gli dissi.
“Perché signora, non è convinta?” insistette.
“Oh no! Io non sono mai stata convinta di lasciare qui una parte di me. Ma temo sia troppo tardi!” esclamai.
Calò un profondo silenzio e non sapevo proprio cosa aspettarmi. Il medico mi strinse più forte il braccio poi si voltò verso gli infermieri dicendo:
“ Ragazzi, fermate tutto, la signora va via.”
Grandi lacrime di sollievo mi rigarono le guance, mentre intorno avvertivo sospiri, complimenti sussurrati, parole di conforto.
Il medico afferrò la barella e mi portò fuori di persona, senza nascondere l’orgoglio che provava.
Le altre donne in attesa dell’intervento mi guardarono incredule e commosse. Mio marito mi abbracciò tremando, non aveva bisogno di spiegazioni.
“Va bene così, tesoro,” sussurrò.
Non posso descrivere la gioia con cui tornai a casa, impaziente di dare la bella notizia a tutti.
E non importa se ho avuto la gravidanza difficile che mi avevano prospettato, un altro cesareo e un successivo intervento. Mia figlia Elvira è nata in perfetta salute, splendida, e con i suoi tre fratelli è il sole della mia vita.























Eco ignora o fa finta d'ignorare che anche grazie ai social a loro la Rete è un luogo più democratico anche se arrischio di populismo

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Puntualmente    arriva  (  trovate  l'articolo  sotto  )   la  bellissima  ,  io non avrei saputo   scrivere  di meglio  ,   ad  Umberto  Eco    da  http://www.ilfattoquotidiano.it/  del  13\6\2015    il che dimostra  come   internet  ed  i social siano  

Giulia Cecconi democratico ma stupido. perchè mentre molti intelligenti ci spendono il giusto,molti cretini passano giornate a scrivere cretinate. internet non ha filtro, è una fucina di cazzate e chiunque ci faccia un giro se ne rende conto.


Un arma a doppio taglio  





In principio era Indymedia. Nella sua declinazione digitale, per molto tempo l’attivismo mediatico è stato connesso principalmente a quell'esperienza; alla cui epoca, va detto, Internet era ancora primordiale nel suo funzionamento e soprattutto periferico nel circuito dei media.
Le proteste alla riunione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio a Seattle nel 1999 offrirono però una decisiva opportunità di riconoscimento reciproco per attivisti e professionisti provenienti da realtà nazionali spesso lontane, connotate da agende politiche e sociali apparentemente molto diverse. E negli anni successivi si formò poi una vera e propria rete internazionale di giornalisti indipendenti, di freelance, di programmatori e di hacker. Un network mondiale dunque, ma legato al movimento “no global” e dunque per questo anche elitario, con tutti i limiti che ciò comportava: poiché composto, in fin dei conti, da realtà che partivano dalla condivisione di una base ben confinata di valori e obiettivi e quindi non potevano che esprimere un mondo polarizzato, schierato, non pienamente inclusivo.
Nel primo quinquennio del 2000 è da qui, da questo modello di attivismo mediatico così connotato ideologicamente che è arrivato l’unico tentativo di una narrazione alternativa a quella dei mass-media tradizionali. E per anni, è dai media attivisti della rete Indymedia che governi e brand hanno dovuto guardarsi. Poi è arrivato il web 2.0, con i suoi assai “controversi”social network, e tutto è cambiato di nuovo. Radicalmente.
Oggi per essere un media attivista non servono specifiche competenze giornalistiche, informatiche, né di altro tipo. E’ sufficiente un indirizzo mail, da cui aprire un account Twitter o Facebook. Ne sa qualcosa, ad esempio, Nestlè, accusata recentemente in California di sfruttare illegalmente le risorse naturali, e messa sotto pressione non da un articolo ma da una valanga di post con gli hashtag #deforestation e#saveourwater.
Stessa esperienza la sperimenta da tempo la catena mondiale di fast food Burger King: dei primi 10 hashtag delle conversazioni social in cui è citata, tre sono negativi, poiché connessi allo spinoso tema dell’uso dell’olio di palma (#deforestation, #climate, #palmoil). Si tratta di due casi di studio citati nel “Food and Beverage Report 2015”, diffuso dall’azienda di social intelligence Brandwatch. Indirizzato principalmente ai brand in quanto potenziali clienti, fin dalle sue premesse il rapporto riconosce nei contenuti dei social media altrettanti messaggi e giudizi di rilievo, che le multinazionali hanno il dovere di monitorare, ascoltare, capire, e a cui talvolta può essere necessario anche rispondere, pena un calo di reputazione.
Secondo Brandwatch, per il settore della ristorazione i social media possono sì rappresentare un terreno di criticità – il volume di contenuto è altissimo, nel Regno Unito ad esempio una conversazione social su tre riguarda cibo e bevande – ma allo stesso tempo anche grandi opportunità in termini di fidelizzazione, grazie alla possibilità di incentivare la creatività degli utenti e le interazioni. E sui social, sostiene l’azienda di social listening, anche l’esito di una crisi è fortemente influenzato dalla reazione del brand alla stessa.
D’altra parte sappiamo bene che le multinazionali hanno spesso dalla loro parte gli influencer della rete, appositamente ingaggiati per sostenere il marchio con specifiche campagne di promozione. Come anche sappiamo che, altrettanto spesso, gli ‘attacchi’ di utenti sui social non sono affatto spontanei ma vengono organizzati preventivamente con la condivisione preliminare degli hashtag, dei link da far circolare, degli account da menzionare e coinvolgere, dei tweet da pubblicare. Dunque le stesse sfide dialettiche via web sono da tempo caratterizzate da metodi e da tecniche già predeterminate di vero e proprio guerrilla marketing, che di genuino possono talvolta avere ben poco.
Tuttavia, checché se ne dica, una cosa è certa. Dalla loro comparsa, i social media hanno senz’altro reso la rete un luogo molto più democratico, dialogico e paritario di com’era prima. Uno spazio in cui non esistono più rendite di posizione e dove – una volta vagliate la validità delle idee espresse, la capacità di argomentare e di comunicare e l’oggettività dei dati esposti – il giudizio finale è affidato all’intelligenza di ciascuno. Con buona pace di chi pensa di possedere la verità rivelata, chiunque egli sia.

12.6.15

Eco e gli imbecilli del web

di , 11 Giugno 2015 20:40
Umberto Eco ha ricevuto la laurea honoris causa in “Comunicazione e cultura dei media” dall'università di Torino, la stessa dove, nel 1954, si era laureato in filosofia. Ne aveva proprio bisogno. Oggi una laurea honoris causa non si nega a nessuno, ce l’hanno cani e porci.E visto che è esperto di “Comunicazione e cultura dei media” può, a buon diritto, esprimere il suo autorevole parere sul
web. Ed ecco cosa dice: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un premio  Nobel. E’ l’invasione degli imbecilli.”.  Il nostro illustre semiologo forse dimentica che il fatto che tutti abbiano diritto di parola, compresi gli imbecilli, non è un’invenzione dei social media, è un principio cardine della democrazia, garantito dalla nostra Costituzione. Ed Eco è uno di quelli che, da buon intellettuale di sinistra, dovrebbe difendere con tutte le forze ed a costo della vita, Voltaire insegna, il diritto alla libertà di pensiero e di espressione a tutti: imbecilli compresi. Ma evidentemente il nostro intellettuale, ormai ultra ottantenne, deve aver avuto una qualche piccola crisi d’identità, o forse teme che se tutti hanno diritto di esprimersi possa risultare sminuita la sua autorevolezza. E non se la sente più di accettare il fatto che tutti abbiano diritto di parola (e magari di voto) e che, sui social media,  il suo pensiero  sia sullo stesso piano di quello dello scemo del villaggio.Insomma, la democrazia sarà una gran bella cosa, la Costituzione pure, ma non è accettabile essere sullo stesso piano di qualunque imbecille perché (come diceva il marchese del Grillo ai popolani): “Io so’ io e voi non siete un cazzo.”. Peccato che il nostro filosofo e semiologo di grido abbia aspettato 83 anni per rendersi conto di questo piccolo inconveniente. Meglio tardi che mai. Eh sì, caro Eco, chi concede il diritto di parola a tutti, idioti compresi, non è internet, è la democrazia. L’ha capito un po’ tardi. Ma non è il solo ad avere i riflessi lenti. C’è una folta schiera di illustri pensatori, specie di area sinistra, che solo in età avanzata scoprono l’acqua calda e si rendono conto delle stronzate che hanno sempre spacciato per ideologia e verità assoluta e per una vita hanno scassato gli zebedei a chi non era d’accordo con loro. Così Umberto Eco oggi scopre che non gli va bene quello strano principio dell’uguaglianza dei cittadini, la libertà di espressione e che  il suo eccelso pensiero sia sullo stesso piano di quello dello scemo del villaggio.Quindi, caro Eco, visto che l’uguaglianza sancita dalla democrazia le va stretta e ritiene ingiusto il diritto di parola a tutti, cominci a riflettere sui principi fondanti di quella democrazia che si dà sempre per scontata, come miglior sistema possibile, quel sistema così perfetto che lo  si vuole esportare ed imporre, anche con la forza e le bombe, in paesi esotici dove la gente segue ancora i califfi, porta in testa il turbante o un canovaccio da cucina tenuto con una specie di giarrettiera e sembra ferma a Le mille e una notte, è allergica  ai diritti umani come noi li concepiamo ed ha  una congenita idiosincrasia nei confronti dei principi di uguaglianza e democrazia. Ecco, caro professore, faccia un accurato studio sulle contraddizioni della democrazia e cerchi, se le riesce, di trovare la soluzione al problema della quadratura del cerchio “democratico”: come conciliare la libertà di parola a tutti e la necessità di distinguere il pensiero dell’imbecille da quello del premio   Nobel. [.....] continua qui sul blog torredibabele.blog.tiscali.it  )  .Ora   anch'io come  il mio utente  fb  



Marini Antonello Io penso che Eco si riferisce ad una questione in particolare, non tanto ai social in generale, ma alla possibilità che abbiamo tutti di registrarci e commentare anche gli articoli di giornale, privilegio questo che sino all'avvento di internet era esclusivo dei cosiddetti titolati opinionisti ( spesso pagati lautamente ), oggi ognuno può dare il suo parere, giusto o sbagliato che sia e questo è positivo, d'altronde la cultura collettiva altro non è che l'insieme generale universale del pensiero umano composto da cose intelligenti e da stupidità ma è l'umano pensiero e se mancasse anche una sola stupidita o una intelligenza non sarebbe questo che stiamo vivendo e costruendo insieme, inoltre se così non fosse, non avremo bisogno della capacità di discernimento per determinare ciò che è gusto o sbagliato, il vero problema e l'assenza di veri grandi intellettuali capaci di correggere il pensiero laddove sia errante e capaci di farlo corrente universale come i grandi del passato Foscolo e Carducci il cosiddetto " pessimismo cosmico", o la lunga strada "dell'illuminismo" da Democrito a Locke. Come definire la corrente degli Ecchiani se non " del dogmatismo intellettuale " o nuova Aristocrazia mediatica ove solo i "migliori hanno diritto " e nessuno può più distinguere i cazzari da chi dice cose giuste e se al bar qualcuno dice < < ci tolgono il pane di bocca >> è una cosa semplice, una cosa vera e per il principio di Ockham di due verità la più vera " è " sempre la più semplice possiamo affermare che anche nei bar o nelle fabbriche o nei vari luoghi di lavoro ove risieda la gente c'è molta intellettualità forse anche più profonda di quella dei titolati ai quali manca l'elemento principale per comprendere qualcosa d'altro la propria ragione cioè l'umiltà.
Ma    allo  stesso     tempo  come   L'altro mio  utente   

Giorgio Pintus Eco ha fatto una battuta a margine di una manifestazione, neanche tanto originale perchè già sentita tante volte, forse anche da chi oggi lo critica pesantemente. Non ha evocato l'inquisizione e tanto meno la censura, ha semplicemente detto che nei social ci sono legioni di imbecilli. Come dargli torto?
Mi pongo  tale domanda  . In   cui  la  disinformazione  e  le  bufale   di siti  spazzatuira  o presunti tali visto che  in mezzo alla spazzatura  posso nascondersi delle perle   pagina Catena Umana? Ecco, è una pagina fb, con relativo sito web (http://www.donotlink.com/dbjr, nel quale, nella sezione "Chi siamo", vi è un video tributo a Giorgio Almirante), che altro non fa che diffondere ignoranza che spaccia per controinformazione.Numerose sono le bufale, come quella di immigrati che hanno crocifisso un gatto in nome dell'Islam, del moribondo a cui Renzi ha tagliato i fondi o quella delle volontarie italiane che facevano sesso con i guerriglieri islamisti, partite da loro e prontamente SBUGIARDATE da siti come BUTAC (Bufale Un Tanto Al Chilo) e Bufale.net, ma quando ormai erano diventate virali  ( condivise addirittura da quel geniaccio di Gasparri) fomentando l'odio dei fessi  ma  anche   di chi è  in buona fede   che non controllano le fonti o  non fanno in tempo  e abboccano a qualunque cosa leggano se accompagnata da un "NESSUNO TE LO DIRA' MAI!" O   NON  TE LO DICONO, ecc  . Grazziearcazzo, è   nel 90 %  dei casi  'na stronzata  o  meglio  per  usare espressione  ormai tipica  entrata  nella nostra cultura  nazional popolare  

Molti miei contatti ci , sic, cadono spesso  ed oltre ad avvisarli altro non posso fare. Loro invece altro non fanno che diffondere odio producendo BUFALE a ripetizione, una più grande dell'altra, spesso arrivando a condividere spacciando per veri degli articoli di LERCIO (come quello del gatto gonfiato come un palloncino in un campo rom e usato per giocare, ai limiti della fantascienza). Poco importa se a causa loro gli idioti inneggiano a Hitler e la destra trova ignoranza su cui mangiare. Poco importa, ci sono i clic.
 Ora l'unica controinformazione, è l'informazione corretta. Non le bufale  o al limite  se   succede  fare  autocritica  e pubblicarne  la smentita  . Anche se purtroppo  , esperienza  personale vedi   la notevole  posizione   del  post ( è   tra  i  primi 10 post  più letti  del  nostro blog  ) 
  scritto 3  anni or sono  sul  kebab la sua tossicità nonostante  abbia  pubblicato un anno dopo un post  che aggiornava  \  rettificava   smentendolo    .Dello stesso identico "spessore intellettuale", a  linlk  prima  citati   sono le pagine (e i rispettivi siti) Piovegovernoladro e Dimissioni e tutti a casa (che di condivisibile  hanno solo il titolo )  e il  sito  da  cui  ho preso l'articolo  d'apertura  del post  il  torre  di babele  

Bruxelles voleva celebrare l'anniversario della battaglia di Waterloo con una moneta con corso legale da 2 euro, ma Parigi ha posto il veto che è stato poi aggirato con un sotterfugio

da  http://www.repubblica.it/economia/  del  11\6\22015/


Bruxelles voleva celebrare l'anniversario della battaglia con una moneta con corso legale da 2 euro, ma Parigi ha posto il veto che è stato poi aggirato con un sotterfugio Invia per email Stampa 11 giugno 2015 Articoli Correlati Il Belgio celebra la vittoria di Waterloo con l'euro, la Francia protesta Il Belgio celebra la vittoria di Waterloo con l'euro, 2 LinkedIn 0 Pinterest MILANO - La Francia ha vinto una battaglia, ma la guerra, alla fine l'ha vinta il Belgio che nonostante le resistenze di Parigi ha presentato la moneta celebrativa della vittoria di Waterloo da 2,5 euro.


 Insomma a 200 anni di distanza la sconfitta di Napoleone fatica ancora a essere digerita oltralpe. E così per difendere l'orgoglio nazionale la Francia ha posto il veto alla richiesta di Bruxelles di coniare una moneta con corso legale da 2 euro. I belgi, però, non si sono persi di animo e con un sotterfugio sono riusciti ad aggirare il veto. La moneta, che vede raffigurata la celebre collina sormontata dal Leone d'Orange e gli schieramenti militari, ha valore nominale di 2,5 euro ma sarà venduta al prezzo di 6 euro. Inoltre, è stata poi coniata un'altra moneta commemorativa da 10 euro, venduta al prezzo di 42 euro, dove è raffigurato il profilo di Bonaparte e due scene della battaglia, con il Duca di Wellington che riceve la notizia dell'arrivo dell'esercito prussiano in aiuto e Guglielmo d'Orange ferito alla spalla. Il Belgio celebra la vittoria di Waterloo con l'euro, la Francia protesta 1 di 10 Immagine Precedente Immagine Successiva Slideshow {} Condividi Un colpo basso per i francesi che, in una lettera inviata dal governo all'Ecofin, avevano sottolineato l'inopportunità di una moneta da due euro di uso corrente in quanto la battaglia Waterloo, in cui morirono 55mila persone, resta un "simbolo negativo", rischiando di suscitare "reazioni avverse" tra i transalpini, per altro in un momento in cui i governi europei stanno facendo sforzi per "rafforzare l'unità" dell'Eurozona. "Abbiamo avuto un piccolo problema con i nostri vicini francesi, per cui la battaglia sembra ancora essere un tema molto delicato oggi", ha ironizzato il ministro delle finanze belga Johan Van Overtveldt nel presentare ufficialmente il pezzo da 2,5 euro, "e abbiamo ritenuto non valesse la pena avere un incidente diplomatico". Dal 18 giugno, a Waterloo, sono previsti quattro giorni di manifestazioni e commemorazioni ufficiali per l'evento storico. Saranno presenti le famiglie reali di Belgio, Olanda, Gran Bretagna e Lussemburgo, mentre la Francia ha fatto sapere che invierà un "alto rappresentante".



Il ministro belga delle Finanze, Johan Van Overtveldt, presenta la moneta commemorativa da 2,5 euro per celebrare la vittoria di Waterloo nel 1815. Bruxelles voleva una moneta con corso legale da 2 euro, ma ha incassato il veto francese (afp)




  ma se  l'orgoglio nazionale lo usassero per  cose  più serie   Anziché per  minchiate
 Allora    noi italiani  non dovremmo ascoltare  i concerti di capodanno  principalmente  questo



perchè  ci ricorda il generale     

Josef Radetzky, il cui nome completo è Johann Josef Wenzel Anton Franz Karl Graf
Radetzky von Radetz in tedesco Jan Josef Václav hrabě Radecký z Radče in ceco.     Sedlčany2 novembre 1766 – Milano5 gennaio 1858), è stato un feldmaresciallo austriaco. Nobile boemo, fu a lungo governatore del Lombardo-Veneto. Con un servizio nell'esercito austriaco durato oltre settant'anni, per le sue vittorie militari contro Napoleone e, soprattutto, contro Carlo Alberto e i patrioti italiani, è ricordato in Austria come eroe nazionale, in Italia come il simbolo stesso dell'occupazione austriaca.(....)  da   https://it.wikipedia.org/wiki/Josef_Radetzky

e quindi  la  dominazione  austriaca   .
Quando tali ridicoli , mica tanto , residui  di nazionalismo  esasperato  finiranno  il  secolo scorso  e le sue  brutture  (  dittature , olocausti\  genocidi  guerra fredda  ) potranno dirsi superati  e potremmo  guardare  oltre  e  riuscire  a realizzare  la  cosiddetta   utopia   della memoria  collettiva  oltre  a  ricordare  la  propria  storia   nella  sua interezza    senza   obli  e  strumentalizzazioni  o  ricordi a piacimento .

10.6.15

il politicamente corretto \ buonismo d'accatto è inutile meglio il sincretismo \ contaminazione culturale. il caso di Reggio Emilia, il prete esclude dal campo estivo un bambino musulmano


#ReggioEmilia, il prete della parrocchia di Sant’Anselmo, a Buco del Signore, esclude dal campo estivo un bambino musulmano. La mamma denuncia il fatto e lui si giustifica: "Non ci sono più posti". La donna spiega: "Mi ha detto che se il bambino non prega per lui non c’è posto"  il  resto della storia     qui   su  http://gazzettadireggio.gelocal.it/reggio/cronaca  del 9\6\2015 

ad i buonisti a senso critico o d'accatto dedico questo film  del   2004  





Integrazione razziale per un film d'amore profondamente umano di Ken Loach

Giancarlo Zappoli


Casim, figlio di pakistani ma nato a Glasgow lavora come dJ in un club. La sua famiglia ha già programmato per lui il matrimonio con una cugina. Ma Casim si innamora di Roisin, l'insegnante irlandese di musica della sorella minore. Da qui nascono i problemi, aggravati dal fatto che Roisin è separata e l'Istituto cattolico in cui insegna pretende da lei una condotta moralisticamente irreprensibile. L'amore dei due giovani rischia di essere minato sin dall'inizio ma i due proveranno a resistere.

Loach non è più l' arrabbiato di una volta o, meglio, lo è ancora quando deve difendere i più giovani e più deboli come in Sweet Sixteen. Quando invece si tratta di integrazione razziale la sua rivolta morale resta ad alto livello ma cerca (spera?) in una soluzione positiva. Questo fa bene al suo cinema in cui cerca sempre più di proporre le diverse posizioni non rinunciando a denunciare ma cercando anche di comprendere. Così se il padre pakistano è chiuso al nuovo anche il sacerdote cattolico è incapace di comprendere e sa solo giudicare e punire. Ma in entrambi i campi (la sorella minore da una parte e il direttore della scuola dall'altra) c'è chi, senza rinunciare alla propria appartenenza, sa guardare 'oltre'. Quell'oltre che per Loach è sempre stato rappresentato dall'essere umano con i suoi slanci, con le sue debolezze, con i suoi doveri ma anche con i suoi diritti.



Ulteriori particolari in questo post ( https://goo.gl/1OrJGh ) della mia bacheca di fb e bei rispettivi commenti

L'imprenditore dell'anno? E' un beduino siriano che fino a 10 anni è stato analfabeta

  dalle  stalle  alle stelle   



Si chiama Mohed Altrad il migliore imprenditore del 2015, premiato durante una cerimonia a Montecarlo.


 Altrad ha scritto anche un libro, in parte autobiografico, dal titolo "Badawi"Altrad,  Altrad   beduino siriano con data di nascita incerta (forse 1948 o 1951), è a capo di un'azienda leader nel settore delle costruzioni, che ha la sua sede in Francia.
Il riconoscimento del "World entrepreneur of the Year" è arrivato dopo aver superato la concorrenza di molti alti imprenditori e personaggi famosi (per l'Italia Oscar Farinetti, patron di Eataly) provenienti da 53 nazioni.
Il vincitore è nato nel deserto siriano, in una tribù di beduini: orfano di madre, è stato cresciuto dalla nonna, che gli aveva vietato di andare a scuola.
Solo all'età di 10 anni, notato da un maestro mentre da un buco nella parete della scuola spiava i suoi amici, ha potuto cominciare a studiare.
Dopo il diploma, ha vinto una borsa di studio ed è andato in Francia, dove ha conseguito un dottorato in scienze informatiche.
Il suo successo è iniziato nel 1985 quando, insieme a un socio britannico, ha rilevato una compagnia di impalcature edilizia in odor di fallimento.
L'azienda è poi diventata un'impresa internazionale, che oggi impiega 7mila persone e ha un fatturato annuo di un miliardo e 130 milioni di dollari.
Forbes ha inserito Altrad tra i più ricchi del mondo.
"Questo premio ha il valore di un messaggio: ognuno di noi può cambiare il proprio destino e il mondo", ha detto l'imprenditore al termine della lussuosa cerimonia di Montecarlo