4.4.19

tentativi di dialogo sui fatti vergognosi di Torre Maura ( Roma ) con sovanisti e casapoundisti #primagliitaliani ed altre storie

(...)
gli occhi dischiuse il vecchio al giorno

non si guardò neppure intorno

ma versò il vino e spezzò il pane
per chi diceva "ho sete, ho fame"

                        (...) 


                    Il pescatore     di   De  Andrè  

di cosa stiano parlando 





Lo  so  che   è come discutere   con certe persone  è come   lavare la testa   all'asino  con il sapone   si perde  tempo e  denaro   oppure  dare  le perle  ai porci  . ma  è più  forte  di me  perchè sono convinto     che  il dialogo ed  il confronto    serve   e  ia  utile    ma  sprattutto   e  con esse  anziche   con l'odio  che  si risolvono  i problemi     .  Si  possono ottenere  risultati  efficenti  come  il caso   realmente  avvenuto  narrato  dal  film    Il ponte delle spie (Bridge of Spies) è un film del 2015 diretto da Steven Spielberg con protagonista Tom Hanksdell'arresto e del processo con conseguente condanna della spia sovietica Rudolf Abel, per poi narrare la trattativa e lo scambio di Abel con Francis Gary Powers, pilota di un aereo-spia Lockheed U-2, abbattuto, catturato e condannato dai sovietici. Lo scambio avvenne sul Ponte di Glienicke, per questo poi denominato "ponte delle spie".  


  dal mio  fb  


non so chi è più merda chi applaude o quelli di casa pound che lo hanno fatto . e poi dicono che non sono razzisti tali cose le facevano i nazisti principalmente

CORRIEREDISIENA.CORR.IT
Responsabile Lazio Antonini: misura è colma, Raggi: no all'odio
Commenti
  • Mario de Carlo Mi spiace,ti posso dare ragione anche su tutto,ma i rom x me sono merde ,e comprendo la paura della gente
  • Giuseppe Scano Mario de Carlo mettiamo che siano per il 98 % merde . Non si "combatte " la merda con altra merda o appoggiando come pappagalli /automi la merda . Ma un minimo " d'originalità " e di autonomia nel pensare con la propria testa . Altrimenti si finisce per essere merda a sua volta
    1

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* la  signorina  in questione    che      trovate  nei  coment precedenti   e    in   quet'altro commento  d  un altro mio  pot 

ILFATTOQUOTIDIANO.IT
“Dovevamo farlo saltare in aria prima questo centro. È meglio fare i delinquenti con questi”. Mentre la Procura di Roma indaga per minacce e danneggiamenti con l’aggravante dell’odio razziale, i primi due nuclei familiari sono usciti ieri nel tardo pomeriggio dal centro d’accoglienza di T...
Commenti
  • Diana Carla Cicognini Bruciare vivi no..ma via tutti dall Italiaaaaaa
  • Lorenza Urgeghe I rom autoctoni (discendenti di gruppi presenti in Italia sin dal medioevo) sarebbero circa 45.00
    1
  • Lorenza Urgeghe e di questi cosa ne vuole fare??????

mi ha    bloccato    nonostante   non   abbia    come potet leggere  dai   commenti  del post  sopra     riportato  e che  per  dmostrare  che   nulla   è  sta  rimosso e   nella  dificato  trovate  qui   (    https://bit.ly/2YPigjq )   sulla   mia  bacheca  di   facebook  

3.4.19

eppure dicono che Casa Pound non è fascista il caso di Roma, protesta a Torre Maura: calpestano i panini destinati ai rom accolti nel quartiere

Roma, protesta a Torre Maura: calpestano i panini destinati ai rom accolti nel quartiere


"Fate schifo, zozzoni. E gli portate pure da mangiare". Decine di cittadini hanno protestato a Torre Maura, periferia di Roma, contro un addetto ai lavori che stava consegnando pane a una settantina di persone di etnia rom ospitati da una struttura di accoglienza della zona. L'uomo, spintonato dai manifestanti, ha lasciato cadere a terra i panini che sono stati calpestati dai residenti per evitare che venissero poi consegnati ai destinatari. 
La protesta è stata organizzata nel giorno del trasferimento di alcune decine di rom in uno stabile del VI municipio, risultato vincitore di un bando europeo come struttura di accoglienza.

Video H24, immagini Fabio Falanga


questa  invece  è il resenìconto  di   https://corrieredisiena.corr.it/ 03.04.2019 - 14:30  che  riporta  questa  a genzia  di  (askanews)
 Hanno calpestato i panini portati al centro accoglienza e poi in serata è scattata la guerriglia urbana, con cassonetti e auto dati alle fiamme, per protestare contro il trasferimento di 75 rom nel centro accoglienza di Torre Maura, periferia Est della Capitale.
Il gesto di disprezzo e rabbia è ripreso da una diretta Facebook di Mauro Antonini, responsabile per il Lazio di CasaPound.
"Guardate la popolazione, è indignata, si sono rotti le p... , gli stanno già apparecchiando la tavola. Qui la gente non li vuole, la misura è colma, Torre Maura non è un quartiere razzista, è un quartiere che ha sempre tollerato"
Il trasferimento dei nomadi, fra cui 33 bambini, era iniziato ieri pomeriggio. Diversi residenti del quartiere hanno iniziato a manifestare in strada chiedendo alla Polizia municipale di sospendere le operazioni. Inizialmente una trentina, con il passare delle ore sono diventati circa 300, controllati dal Reparto mobile della polizia.
"Questa merda qua stasera deve uscire. Dove cazzo sta la Raggi?", dice una residente infuriata.
Nella notte un vertice nel Municipio VI ha deciso di sospendere il trasferimento dei rom e CasaPound ha subito gridato alla vittoria. La sindaca Raggi ha commentato così il giorno dopo:
"Non possiamo cedere all'odio razziale, non possiamo cedere contro chi continua a fomentare questo clima e continua a parlare alla pancia delle persone, e mi riferisco a CasaPound e Forza Nuova"

Appena  ho sentito    questa  news    mi chiedo  chi  è  più merda   gli abitanti  di tale  zona   o  casa  ound   che  gli istiga  e  li sostiene  ?  
Ma  ppoi   quesa  elucubrazione     svanisce     nel  vento   . 
Ora   Capisco  gli abitanti  del quartiere   e le  loro  paure   ( anche se  dettate  al  90  %  da  pregiudizi  e  stereotipi  )  , cosi  come   la   destra   extra  parlamentare   che  deve per   radicarsi  (  o  confermare  la loro posizione  ) sul territorio   anche  se  lo  fa   puntando   sulla  paura  e  su  gli istinti   più bassi  .  Ma     tali persone  , la  stessa  cosa  direi  se  a  farlo  fossero   quelli della mia  parte  politica   ,  sono proprio delle  merde    .  
Lo so  cher non   dovei  insultare  delle persone e quindi contribuire  alla  diffusione  dellodio  , rischiando  di  scadere   \ abbassarmi all  loro stesso  livello  , oltre  che    essere  incoerente  con quanto  dicevo nne  miei  precedenti  post  critici   verso   gli  ....  odiatori  ....  in particolare in questo : << 
Cari haters.... ops ... odiatori [....] >>
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2019/03/cari-haters-ops-odiatori-risposta-agli.html



Ma  davanti    a tale violenza   ,  cosa  bene  diversa da  un presidio  o  fash mob  ,    ed  odio  simile   non riesco a teacere   ed    andifnarmi ed  a  tirare  fuori  da  me  



se  proprio volevoano  fare    una protesta per fare situazione potevano  distruire  quel  pane   hai   bisognosi  , visto  che  sono  quelli che     gridano  #primagliitaliani   anzi che sprecarlo     e  rovinarlo  cosi    dimenticandosi    che  
  da    https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/calpestare-pane-calpestare-umanit

[....] quel pane. Il gesto del calpestare il pane, come fosse immondizia: «Così non mangerete». A Roma, Italia. Un Paese in cui molti hanno ancora la memoria del pane come cosa sacra, che, se avanza, non si butta, mai: si riutilizza, e magari le briciole vanno ai passeri, sui davanzali, ma non nei rifiuti.
Il pane non si butta: quasi tutti abbiamo ancora il ricordo di nonni e madri che bruscamente proibivano, nello sparecchiare la tavola, che si sprecasse il pane. Come se ci fosse in quello spreco un disprezzo del lavoro degli uomini, e una irrisione della fame; e quasi una tacita bestemmia. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, recita il Padre Nostro, e pure in una troppo ampia dimenticanza della fede cristiana rimane fra noi ancora, almeno negli adulti, e in non pochissimi giovani, la consapevolezza che il pane non è un cibo come gli altri, che il pane è cosa da trattare con religioso rispetto.
Per questo le immagini da Roma colpiscono come un pugno. Minacce aggravate da odio razziale, è l’ipotesi su cui indaga la Procura, mentre il ministro dell’Interno condanna l’accaduto, misurando come raramente accade le parole, senza eccessiva indignazione, e intanto promette per la fine del suo mandato «zero campi rom» – giacché ogni occasione è buona per questa continua, sfinente campagna elettorale. Ma al di là delle parole di giudici o ministri è la faccia segnata di quella madre rom accerchiata a restarci in mente, è quel pane che dei poveri hanno calpestato, l’altra sera a Torre Maura, perché non andasse a dei più poveri di loro. Un segno di imbarbarimento in questa Capitale sporca e trasandata.
Splendida in ogni pietra del passato, e così degradata nelle periferie dell’oggi: quasi che si fosse perso il senso del vivere insieme. Su questo malessere ormai di vecchia data soffia ora un vento che gonfia la rabbia e l’intolleranza. L’humus perfetto per promettere «ordine». Non avendo a cuore né gli inquilini degli scalcinati palazzi di Torre Maura, né tantomeno quei settanta scacciati, ma solo un proprio disegno di potere. E quanti, attorno, che applaudono. Il pane calpestato come l’icona, allora, di uno smarrimento di vita, di una smemoratezza di radici e speranze comuni.
cosi facendo dunque  perdono quel bricciolo   di ragione  e comprensione  .

2.4.19

Salvini condivide una bufala islamofobica che si basa su una traduzione fake se questo è un minstro ?

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Salvini bufala Imam Milano 1)


Matteo Salvini ha condiviso una fake news islamofobica sulla propria bacheca Facebook  . Si tratta di un articolo de Il Giornale su "l'imam che insegna a picchiare le donne" ospite a Milano .
Una bufala. Infatti il filmato originale racconta esattamente l'opposto . I punti di vista personali sono legittimi, ma quando si condividono notizie artefatte con il solo fine di portare avanti la propria propaganda xenofoba e islamofobicainizia a diventare un grave problema che un ministro della Repubblica non può permettersi di sottovalutare. Matteo Salvini nei giorni scorsi ha condiviso un video in cui il giornalista Mario Giordano presentava al suo pubblico di Rete4 una news de Il Giornale dal titolo: «A Milano l’imam che spiegava come picchiare le donne». Una notizia che fa sobbalzare – giustamente – dalla sedia, ma la realtà dimostra tutt’altro. Ma il leader della Lega non lo sa, o forse non glielo hanno spiegato.
La notizia parte da in assunto che non è contestabile: il 20 e il 21 aprile a Milano ci sarà un evento chiamato Fiera della Speranza, organizzato dalla Ong Islamic Relief. Tra gli invitati ci sarà anche l’imam Yassem Al Mutawa che, secondo il Giornale e l’estensore dell’articolo Alberto Giannoni, in passato realizzò un video – diventato virale su Youtube – nel quale insegnava ai musulmani come picchiare le donne. Cosa che non è assolutamente vera dato che nella versione originale del filmato la traduzione mostra un intento completamente diverso da quello che Il Giornale e Matteo Salvini hanno voluto far credere, scatenando l’odio sui social.
La bufala dell’imam che insegnava come picchiare le donne .
Come spiega nel dettaglio il portale Bufale.net, il video di cui si parla risale al 2002 ed è stato riproposto nel 2013 ed è è presente su Memri TV sia in versione sottotitolata che in versione trascritta in lingua inglese. Di seguito potrete vedere il video integrale della versione in inglese del filmato contestato che ha dato il via all’articolo de Il Giornale (ma anche de La Verità) e alla condivisione indignata di Matteo Salvini.
Ciò che emerge dal filmato preso in considerazione dal Giornale e da La Verità è che nella parte introduttiva Al-Mutawa fa una doverosa premessa a quanto verrà detto nel corso dell’intervento – spiega il debunker Luca Mastinu su Bufale.net -. Il professore, infatti, mostra i tre bastoni e li descrive come oggetti da usare contro i disobbedienti, ma specifica che la ‘disciplina familiare’ è spesso fraintesa e porta alla distruzione di case e famiglie. In conclusione alla premessa, Al Mutawa afferma: «Dobbiamo affrontare i nostri problemi attraverso il dialogo e la comprensione reciproca».
La realtà è che in quel video l’imam Yassem Al Mutawa parla di alcuni comportamenti violenti e di punizione nei confronti dei disobbedienti, presenti e indicati nel Corano. Ma non li esalta. Anzi, li critica aspramente e soprattutto nel dialogo con  il professor Mahmoud Al-Hajj, docente di Fede Islamica dell’Università di Giordania, come spiegato nel prosieguo del filmato: «Il marito dovrebbe picchiare sua moglie con un fazzoletto. È concepibile che un uomo picchi la moglie con un bastone, come abbiamo visto all’inizio della trasmissione? No. Deve batterla con un fazzoletto».Adesso si andrà avanti per vie legali. La ONG Islamic Relief ha infatti deciso di denunciare Il Giornale per il suo articolo ritenuto diffamatorio. «Comunichiamo di aver dato mandato ai nostri legali – si legge in una nota ufficiale – al fine di agire in ogni sede nei confronti de ‘Il Giornale” e di A****** G*******’, in quanto le affermazioni contenute in detto articolo sono radicalmente false e gravemente diffamatorie. Non solo il Dr. Al Mutawa non ha mai invogliato né giustificato la violenza sulle donne, ma al contrario, come si può agevolmente apprendere dal video pubblicato su YouTube, sul quale sono ispirate le illazioni pubblicate, il Dr. Al Mutawa mette bene in guardia da queste pratiche che condanna in modo chiaro e univoco».Salvini, il giornalista professionista che diffonde fake news .Ecco, un ministro che condivide una notizia simile dovrebbe assumersi le proprie responsabilità e invece, dopo oltre 24 ore – la bufala è ancora presente sulla sua pagina Facebook e ha scatenato l’odio vomitato dai sui sostenitori nei confronti dell’imam. E Salvini è anche giornalista professionista, quindi dovrebbe conoscere bene i doveri di chi dovrebbe verificare le fonti prima di pubblicare una notizia. Che poi è palesemente falsa e artefatta per un mero gioco elettorale.

forse perchè il nuoto è uno sport di nicchia e non di massa come il calci Eduard, 16 anni, nato a Cuneo ma senza cittadinanza: “Vinco ma non basta per rappresentare l’Italia agli europei” Di Lara Tomasetta 02 Apr. 2019 81 Immagine di copertina Credit: LC ZONE Fotografia & Comunicazione Eduard Cristian Timbretti Gugiu, di Cuneo, ha imparato prima a nuotare che a parlare. A 5 anni ha messo piede in piscina, da allora non ha più abbandonato la sua grande passione: il nuoto e i tuffi. Oggi ha 16 anni e un grande sogno: quello di poter partecipare alle competizioni internazionali. Il suo talento lo ha dimostrato molte volte, ma per poter accedere a quelle gare c’è bisogno di un pezzo di carta che dica che Eduart è italiano. Già, perché Eduard, nato e cresciuto in Italia, italiano non è. Figlio di due romeni, da ben due anni attende la cittadinanza. “La richiesta è stata fatta a dicembre 2016, tutto doveva chiudersi entro il termine massimo di dicembre 2018, ma con il decreto sicurezza i tempi si sono allungati. Speriamo arrivi per i campionati europei”, spiega a TPI il padre di Eduard, Sandro Timbretti Gugiu. Leggi anche: Come si ottiene la cittadinanza italiana “Siamo in Italia dal 1993, mio figlio è nato a Cuneo, è cresciuto qui, è totalmente italiano”, racconta il padre. “Abbiamo sperato nello ius soli, non è arrivato. A quel punto, dato che si tende a minimizzare i meriti sportivi nelle discipline considerate di nicchia come i tuffi, abbiamo deciso di procedere da soli”. La richiesta per la cittadinanza è una procedura che ha un costo, che in alcuni casi e per famiglie con un reddito modesto, può incidere notevolmente. Oltre il contributo unificato di 200 euro, ci sono poi i costi della documentazione da presentare in ambasciata. “Abbiamo fatto quello che era possibile fare per minimizzare i costi. Speravo nello ius soli, non per me, perché tanto la politica non mi interessa, mi interessa solo la famiglia. Anzi, la politica ha influito un po’ troppo nella nostra vita. Ma mio figlio queste cose qua le ha sofferte un pochino. Ho cercato ovunque un sussidio, un aiuto: in Comune, in Regione, e non dipende dal colore politico, tutti mi hanno chiuso le porte in faccia”. Come spiega Timbretti a TPI le cose non hanno preso la piega sperata, alle promesse non sono seguiti i fatti. “A nessuno interessa lo sport, almeno lo sport di nicchia come i tuffi. Se non fosse stato per la società (la Federazione Italiana Nuoto – C.R.Piemonte e Valle d’Aosta), che ci ha dato una mano anche economica, non ce l’avremmo fatta”. È un peccato perché in comune sono state fatte tante promesse, ma poi non hanno più risposto. Non è facile”, commenta amareggiato papà Timbretti. La stessa amarezza è condivisa da Eduard, che a TPI confessa: “Sono deluso, ci vuole molto più tempo di quanto pensassi e sono passati più di due anni. Vorrei che la cittadinanza arrivasse il prima possibile. Ci avevano dato come tempo massimo dicembre, nemmeno quello. Speravo di poter fare qualcosa quest’anno come le gare internazionali, per le quali ho fatto anche un buon punteggio, solo che non è arrivaa. Ho perso l’opportunità di gareggiare”. Eduard vorrebbe rappresentare l’Italia ai campionati europei ma questa cittadinanza sembra non arrivare più. A 10 anni Eduard è già campione di categoria dai due trampolini: uno e tre metri. Colleziona medaglie su medaglie e prosegue gli intensi allenamenti senza mai abbandonare la scuola e gli studi. Al mattino la scuola, il panino al volo e poi di corsa a prendere il treno per gli allenamenti. Infine di corsa a casa per studiare fino a tarda notte. La media dei voti infatti non tradisce il suo impegno. Un ragazzo come tanti con una grande passione e sogni per ora siglillati in un cassetto: la voglia di gareggiare è tanta, nonostante Eduard abbia sempre preso con sportività tutti gli episodi in cui abbia dovuto condividere il podio con chi è arrivato secondo, ma guadagnava posti perché lui da non italiano, era come “un fantasmino”. “Quando ero più piccolo non la vedevo come una cosa brutta, ho iniziato ad accorgermente 3 anni fa quando c’erano le gare importanti e non potevo gareggiare. Prima quando arrivavo sul podio e vedevo che con me saliva un altro ragazzo, il secondo classificato, mi sembrava una cosa quasi buffa. Poi però ho capito che per me non era una cosa molto conveniente: facendo salire tutti gli altri di un posto, facevo anche guadagnare punti alle altre società”, spiega Eduard. “Mi sento italiano a tutti gli effetti, se non fosse per lo sport nemmeno ci penserei, i miei amici, le mie compagnie, mi sento italiano al 100 per cento”.

non volete lo ius soli o  non  avete  il coraggio  di portarlo  a  discussione   in aula  per non perdere  i  voti dei malpancisti  e   degli xenofobici  e  nazionalisti   . ecco le conseguenze non lamentatevi se poi dovesse essere un atleta valente , da medaglia , ma non lo si è potuto far partecipare e gareggiare . fScomettiamo   che  se    anzichè  il nuoto  avese scelto cme   sport il calcio      si sarebbe  mossi ani  e monti er  darglierla  ?  .


 da  https://www.tpi.it/


Eduard, 16 anni, nato a Cuneo ma senza cittadinanza: “Vinco ma non basta per rappresentare l’Italia agli europei”
                      Di Lara Tomasetta  02 Apr. 2019


Eduard Cristian Timbretti Gugiu, di Cuneo, ha imparato prima a nuotare che a parlare. A 5 anni ha messo piede in piscina, da allora non ha più abbandonato la sua grande passione: il nuoto e i tuffi.

Immagine di copertina
Credit: LC ZONE Fotografia & Comunicazione

Oggi ha 16 anni e un grande sogno: quello di poter partecipare alle competizioni internazionali.

Il suo talento lo ha dimostrato molte volte, ma per poter accedere a quelle gare c’è bisogno di un pezzo di carta che dica che Eduart è italiano.

Già, perché Eduard, nato e cresciuto in Italia, italiano non è. Figlio di due romeni, da ben due anni attende la cittadinanza.

“La richiesta è stata fatta a dicembre 2016, tutto doveva chiudersi entro il termine massimo di dicembre 2018, ma con il decreto sicurezza i tempi si sono allungati. Speriamo arrivi per i campionati europei”, spiega a TPI il padre di Eduard, Sandro Timbretti Gugiu.

Leggi anche: Come si ottiene la cittadinanza italiana

“Siamo in Italia dal 1993, mio figlio è nato a Cuneo, è cresciuto qui, è totalmente italiano”, racconta il padre. “Abbiamo sperato nello ius soli, non è arrivato. A quel punto, dato che si tende a minimizzare i meriti sportivi nelle discipline considerate di nicchia come i tuffi, abbiamo deciso di procedere da soli”.

La richiesta per la cittadinanza è una procedura che ha un costo, che in alcuni casi e per famiglie con un reddito modesto, può incidere notevolmente. Oltre il contributo unificato di 200 euro, ci sono poi i costi della documentazione da presentare in ambasciata.

“Abbiamo fatto quello che era possibile fare per minimizzare i costi. Speravo nello ius soli, non per me, perché tanto la politica non mi interessa, mi interessa solo la famiglia. Anzi, la politica ha influito un po’ troppo nella nostra vita. Ma mio figlio queste cose qua le ha sofferte un pochino. Ho cercato ovunque un sussidio, un aiuto: in Comune, in Regione, e non dipende dal colore politico, tutti mi hanno chiuso le porte in faccia”.

Come spiega Timbretti a TPI le cose non hanno preso la piega sperata, alle promesse non sono seguiti i fatti.

“A nessuno interessa lo sport, almeno lo sport di nicchia come i tuffi. Se non fosse stato per la società (la Federazione Italiana Nuoto – C.R.Piemonte e Valle d’Aosta), che ci ha dato una mano anche economica, non ce l’avremmo fatta”.


È un peccato perché in comune sono state fatte tante promesse, ma poi non hanno più risposto. Non è facile”, commenta amareggiato papà Timbretti.

La stessa amarezza è condivisa da Eduard, che a TPI confessa: “Sono deluso, ci vuole molto più tempo di quanto pensassi e sono passati più di due anni. Vorrei che la cittadinanza arrivasse il prima possibile. Ci avevano dato come tempo massimo dicembre, nemmeno quello. Speravo di poter fare qualcosa quest’anno come le gare internazionali, per le quali ho fatto anche un buon punteggio, solo che non è arrivaa. Ho perso l’opportunità di gareggiare”.

Eduard vorrebbe rappresentare l’Italia ai campionati europei ma questa cittadinanza sembra non arrivare più.

A 10 anni Eduard è già campione di categoria dai due trampolini: uno e tre metri. Colleziona medaglie su medaglie e prosegue gli intensi allenamenti senza mai abbandonare la scuola e gli studi.

Al mattino la scuola, il panino al volo e poi di corsa a prendere il treno per gli allenamenti. Infine di corsa a casa per studiare fino a tarda notte. La media dei voti infatti non tradisce il suo impegno.

Un ragazzo come tanti con una grande passione e sogni per ora siglillati in un cassetto: la voglia di gareggiare è tanta, nonostante Eduard abbia sempre preso con sportività tutti gli episodi in cui abbia dovuto condividere il podio con chi è arrivato secondo, ma guadagnava posti perché lui da non italiano, era come “un fantasmino”.

“Quando ero più piccolo non la vedevo come una cosa brutta, ho iniziato ad accorgermente 3 anni fa quando c’erano le gare importanti e non potevo gareggiare. Prima quando arrivavo sul podio e vedevo che con me saliva un altro ragazzo, il secondo classificato, mi sembrava una cosa quasi buffa. Poi però ho capito che per me non era una cosa molto conveniente: facendo salire tutti gli altri di un posto, facevo anche guadagnare punti alle altre società”, spiega Eduard.

“Mi sento italiano a tutti gli effetti, se non fosse per lo sport nemmeno ci penserei, i miei amici, le mie compagnie, mi sento italiano al 100 per cento”.

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