7.8.12

Otto per mille: chiedilo anche ai consumatori L'Aduc presenta all'Antitrust una denuncia per pubblicità ingannevole, relativa ai famigerati spot della Cei della campagna per l'otto per mille.

finalmente  qualcuno  che sfida   il potere temporale   della  chiesa  dei mercanti  del tempio  (  cosa  ben diversa da quella  di  Gesu e  di Dio ) 
  questo articolo vuole  anche  essere  una risposta   alla mia  untwente del secondo account (  redbeppeulisse 2  )  di facebook   http://www.facebook.com/gemma.fanni e  alla  discussione con lei ( la  trovate qui  ma  chi  è  iscritta  al mio  2 account fb la trova  qui sotto


tu quale scegli   (  io la prima  )  fra   La chiesa dell'amore e quella  del potere  ?

E se la forza della Chiesa consistesse proprio nel far convivere queste due realtà tra loro palesemente inconciliabili?
Risponde Umberto Galimberti
"La messa è finita". Ma noi non andiamo in pace. È l'incipit di una nostra riflessione sul film di Nanni Moretti Habemus Papam. Moretti aveva letto, con un certo anticipo, l'amarezza e il disorientamento di chi è "prescelto" alla guida di milioni di fedeli, di quanti, malgrado tutto, credono in un dogma e nella funzione propria della Chiesa, per una vereconda speranza che ci sia ancora molto da salvare. Eppure le notizie che giungono dall'altra sponda del Tevere non lasciano molte prospettive: sembra un covo di faccendieri più che di salvatori di anime, di dissipatori di beni storici piuttosto che di pastori di greggi verso la salvezza. 
Sconcerto e disappunto, mentre incombe con precisione mediatica la campagna per l'8 per mille con l'efficace slogan "Chiedilo a loro". Un miliardo e 118 milioni di euro nel 2011 (dati della Cei), mentre solo il 7% (85 milioni) andrà al Terzo Mondo. Cifre che dimenticano chi sta dalla parte dei bisognosi fino al martirio, come il polacco don Jerzy Popieluszko, il gesuita salvadoregno padre Rutilio Grande, ucciso tre anni prima del suo arcivescovo, monsignor Oscar Romero, sacrificato mentre celebrava la messa ai suoi poveri campesinos. Martiri nella difesa dei più poveri, degli sfruttati, o portatori di pace come la guatemalteca Rigoberta Menchù , Premio Nobel nel 1992.
Sui versi di padre Davide Maria Turoldo e del poeta Clemente Rebora, occorre unire le forze verso un progetto comune di speranza e di giustizia: lo fa don Luigi Ciotti, lo fa l'estroverso don Andrea Gallo, lo fanno i martiri come don Diana nei luoghi di Gomorra. Che la messa non finisca, presi in quell'ansia di ricerca che pone l'interrogativo dello scrittore Gesualdo Bufalino: "Se Dio esiste, ma chi è? Se Dio non esiste, noi chi siamo?". Attenderei una sua considerazione, professore.
Armando Lostaglio

La contrapposizione che lei evidenzia tra la Chiesa dell'amore e della carità e la Chiesa del potere è evidente a tutti, ma viene facilmente assorbita, non con l'argomento che la Chiesa è fatta da uomini, che come tutti gli uomini possono sbagliare, ma per due ragioni ben più sostanziose. La prima è che la Chiesa dell'amore e della carità non reggerebbe se non fosse assistita dalla Chiesa del potere, la seconda è che il bisogno di trascendenza e di speranza in una vita ultraterrena è così radicato nell'umano che non si lascia scalfire dalla condotta dei suoi alti interpreti. 
La Chiesa opera su entrambi i registri. E come Chiesa del potere, accreditata dai milioni di fedeli che si professano cattolici, parla con i potenti della terra, e là dove può, impartisce i suoi principi "non negoziabili", che vengono poi sostenuti da quei politici che, per ottenere consenso, hanno bisogno delle sue credenziali, mentre come Chiesa dell'amore e della carità, raccoglie denaro, aduna folle di volontari che si dedicano al prossimo in nome della loro fede cristiana, sentendosi cosi in pace con la loro coscienza e con il messaggio evangelico. 
Se poi la Chiesa dell'amore e della carità soccorre i disperati della terra accusando chi li tiene in questa condizione, come hanno fatto i teologi della liberazione, allora interviene la Chiesa del potere a condannarli, perché la loro denuncia incrinerebbe i rapporti con i potenti della terra. Ne è un esempio la condanna della teologia della liberazione da parte di Giovanni Paolo II, che allontanò dai vertici della gerarchia i suoi esponenti come padre Leonardo Boff, che subì diversi processi ecclesiastici, ma non esitò a benedire la folla dal balcone del Palazzo della Moneda a fianco del dittatore Augusto Pinochet.
Contraddizioni della Chiesa? Ipocrisia? No, doppio registro, per cui si predicano le pratiche d'amore e di carità finché queste non confliggono con l'esercizio del potere, perché in questo caso sono le prime ad essere condannate. Il risultato è che chi si dedica a dette pratiche, in perfetta conformità al dettato evangelico, evita, per poter continuare nella sua opera, di denunciare quanto non va nella Chiesa del potere, e perciò si affida alla testimonianza, oltre la quale non è consentito esporsi.
Sarà forse per questo che figure come quelle da lei citate - Davide Turoldo, Ernesto Balducci e oggi Luigi Ciotti e Andrea Gallo - non hanno avuto, non hanno e non avranno mai alcuna possibilità di diventare papa, se non altro per far coincidere la chiesa dell'amore con la chiesa del potere.
 ·  ·  · Vedi dettagli amicizia




avuta   sulla  risposta  data  Da  Umberto Garimberti  ad  un lettore     nell'ultimo n  di D  di repubblica

da http://cronachelaiche.globalist.it


Otto per mille: chiedilo anche ai consumatori

L'Aduc presenta all'Antitrust una denuncia per pubblicità ingannevole, relativa ai famigerati spot della Cei della campagna per l'otto per mille.

Alessandro Baoli

martedì 7 agosto 2012 01:00

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E alla fine ci siamo arrivati, finalmente: l'Aduc, associazione per i diritti degli utenti e consumatori, ha presentato all'Antitrust una segnalazione relativa ai famigerati spot della Cei («Se non ci credi chiedilo a loro»), una denuncia per pubblicità ingannevole in piena regola.

«Gli spot dell'8 per mille alla Chiesa Cattolica, che sono stati diffusi sui canali televisivi nei mesi scorsi e che ancora sono massicciamente presenti sul web, non la raccontano giusta», scrive nel comunicato dell'Aduc Alessandro Gallucci. «Nei messaggi pubblicitari si parla di aiuti ai più bisognosi, di denaro destinato a opere di beneficenza, insomma dell'utile e pia azione della Chiesa cattolica. Sembra che tutti i proventi dell'8 per mille siano destinati a scopi benefici. Non è così!».
Negli spot in questione si vedono pretini di campagna che assistono vecchiette isolate, infermiere devote a curare malati in Africa, parroci impegnati nelle periferie degradate delle città o a recuperare tossicodipendenti, e altre ricostruzioni in stile vagamente neorealista, sicuramente retorici e ingannevoli.

Sappiamo bene, invece, come vanno le cose: «Su circa un miliardo e mezzo di euro solamente il 22% è destinato a "interventi caritativi"», prosegue Gallucci. E il resto? «E' usato per esigenze di culto, sostentamento del clero, Sacra rota, ecc. Tutto lecito, per carità. Ma uno spot realizzato per chiedere il sostegno delle persone non dovrebbe dire la verità? Oppure bisogna far credere che i soldi dei contribuenti vadano in beneficenza quando nemmeno un quarto delle devoluzioni prendono quella strada? Il cittadino non è tenuto a sapere a che cosa viene destinata la sua scelta?». Già, a noi che paghiamo - volenti o nolenti - chi ci interpella mai?

Qui il testo della denuncia; segnaliamo anche l'iniziativa dei Radicali: una petizione per chiedere al governo Monti di dimezzare l'otto per mille appellandosi all'articolo 49 della legge 222/85, che prevede una riduzione automatica del gettito qualora questo subisca un incremento considerevole. Infatti, come è scritto nel comunicato, «nel 1990 la Conferenza Episcopale Italiana incassava 210 milioni di euro dall'8 per mille mentre a partire dal 2002 incassa più di 1 miliardo di euro l'anno. Cioè cinque volte quanto incassava vent'anni fa, mentre nello stesso periodo le spese per il sostentamento del clero sono passate dai 145 milioni di euro del 1990 ai 363 milioni di euro del 2012». Dunque, da almeno dieci anni l'aliquota dovrebbe essere stata ridotta almeno al 4 per mille, ma «la Commissione bilaterale che dovrebbe farlo non ha mai reso pubblici i suoi atti né le sue valutazioni. Proprio nel periodo in cui il Governo sta svolgendo una revisione della spesa pubblica per recuperare fondi utili alla riduzione del debito pubblico [...] si tratterebbe per lo Stato di un risparmio annuo di almeno 500 milioni di euro all'anno!».

Da queste parti, ahinoi, si sospetta che il governo clerical-tecnico di Monti da quest'orecchio non ci senta. Molto meglio aumentare le tasse, più facile e di sicuro effetto. Però ugualmente ci chiediamo: ma alle famiglie cattoliche, devote a santa romana chiesa, sta bene fare tanti sacrifici, faticare così tanto per arrivare alla fine del mese, mettere a rischio persino la procreazione cui la loro cattolica famiglia unita dal sacramento dovrebbe tendere, per pagare la collana d'oro del cardinale piuttosto che per costruire un'altra chiesa in un quartiere dove ce ne sono già una decina, e magari sono tutte semi vuote?
Alessandro Baoli 

5.8.12

Allarme per gli antidolorifici, uccidono più della droga


da  ilgeniodavinciaquaeram - 4 ore fa

La denuncia arriva dal Cdc statunitense che, in un rapporto, rileva come l’overdose di antidolorifici oppiacei abbia ucciso nel solo 2008 quasi 15 mila americani contro i 4 mila del 1999. E 475.000 sono state, nel 2009, le richieste di soccorso di emergenza per abuso di questi farmaci.* È triplicata la vendita di oppioidi e narcotici negli Stati Uniti dal 1999 ad oggi e più che triplicati sono i decessi legati all’overdose da questi farmaci, tanto da arrivare a 40 morti al giorno. Nel solo 2008, infatti, sono decedute 14.800 persone per abuso di antidolorifici, contro i 4.000 del 1... continua sul blog >>

anche nelle sconfitta c'è la vittoria. Maratona alla Gelana, la nostra medaglia a Valeria Straneo splendida ottava

  stavo , poichè la rai a causa del monopolio sky ,fa quello che può , leggendo le cronache della ( non ancora  finita  )  della  giornata  olimpica   ,   da uno dei mie  consueti punti di riferimento   sia  il sito   che  la  pagina di fb  http://olimpiadi.blogosfere.it/ , la cronaca  della maratona   femminile    e misono venuti in menbte    queste  due assonanze  culturali  la prima che   funge (  anche la  2 )  da  colonna sonora  del  post  



la seconda  è dal film momenti di gloria (chariots of fire,1981) la finale dei 400 metri dove lo scozzese Eric Liddell vinse l'oro 






Essa , secondo  la mia fonte  , è  il  Secondo risultato italiano di sempre in una Maratona olimpica per l'alessandrina Valeria Straneo alla terza gara della vita sulla distanza.
Infatti   dal sito  

Valeria Straneo
Poco più di due anni fa era in sala operatoria per l'asportazione della milza arrivata a pesare quasi due chilogrammi a causa di una sferocitosi, una malattia genetica che provoca la distruzione dei globuli rossi, che l'aveva costretta a ritirarsi dalle competizioni. Oggi, alla sua terza Maratona, gareggiando in mezzo al gotha mondiale dei 42 chilometri, Valeria Straneo, 36 anni di Alessandria, mamma di due figli Leonardo (6 anni) e Arianna (4 anni), ha chiuso all'ottavo posto la prova olimpica, il miglior risultato di sempre per una maratoneta italiana dopo il lontanissimo sesto posto di Laura Fogli nel 1988, quando le donne dell'Altipiano non avevano ancora iniziato a vincere a livello mondiale. Valeria ha corso con coraggio e gioia, la prima mezza Maratona al comando del gruppo dettando il ritmo e salutando amici e tifosi lungo il percorso, poi ha dovuto cedere alla maggiore esperienza e velocità delle sue avversarie senza però mai arrendersi. L'ottavo posto è la sua medaglia olimpica, la più bella.Per la cronaca, la Maratona olimpica, battuta a lungi tratti dalla pioggia, ha visto al termine la vittoria dell'etiope Tiki Gelana con il tempo di 2h23.07; l'etiope ha preceduto di 5 secondi la kenyota Jeptoo e di 22 secondi la russa Petrova. Il tempo di Valeria Straneo è stato di 2h25.27.Anna Incerti e Rosaria Console hanno chiuso al ventinovesimo e al trentesimo tempo, rispettivamente in 2h29.38 e 2h30.09.

IL suo ottavo posto vale 55 medaglie d’oro cinesi, 60 medaglie americane e 40 coreane.Nel mio quotidiano sportivo surrealista  (  il  blog http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/ del  compagnodistrada  ) oggi, caratteri cubitali in prima pagina:



“Valeria Straneo regala all’Italia la sua più bella medaglia, quella di diamante grezzo: arriva ottava alla maratona di Londra dietro le più forti del mondo. A 36 anni d’età, mostra e dimostra ciò che lo sport può fare. Una vittoria che fa bene all’Italia. Grazie”.


Va da sé (altrimenti non avrebbe Senso e si tratterebbe di pura piatta retorica),
sempre  secondo il blog di sergiodicorimodiglianji , che la Straneo è pienamente consapevole della sua grande vittoria. I grandi sono sempre consapevoli di ciò che fanno, a dispetto dei tempi e di chi li vuol deprimere per invidia.                                                                                                                         E nelle sue dichiarazioni ha parlato con autentico spirito sportivo “Sono contenta, orgogliosa e davvero soddisfatta. E’ stato davvero bellissimo”.Perché Valeria Straneo è una vera sportiva, e nello Sport ha colto il Senso e  il valore ormai  sempre  più  in via   d'estinzione  in un mondo  in cui  senza   denaro e senza  sponsor  non si canta  nè messa  nè bandiera rossa   .Ha dimostrato che la rivolta esistenziale è possibile. Se uno la cerca.
Ed  è quello  che  ha  fatto  .Ha allevato due figli, Leonardo e Arianna.
Ha trascorso gli ultimi dieci anni della sua vita passando da un tavolo operatorio all’altro per un guaio genetico congenito, “sferocitosi”, una malattia rara e cattiva. Per salvarle la vita le hanno asportato la milza, e poi anche una parte dello stomaco, organi senza i quali è considerato “quasi impossibile” correre lunghe distanze. Un’operazione complessa e dolorosa “è stato il mio parto peggiore, mi hanno tolto della roba che avevo dentro: mi sono detta che stava a me riprendermi e vivere oppure no”. E  oggi lo ha dimostrato  . Lei voleva correre. A 16 anni già mostrava il suo talento. Ma la malattia ha cominciato a manifestarsi in pieno quando di anni ne aveva 22. E lei l’ha affrontata a muso duro, come ogni sportivo vero affronta le sfide dell’esistenza.
Questo è il Senso dello sport.
Socrate l’avrebbe definita “una grande intellettuale”. Così, lui la pensava.Nella V Olimpiade antica, svoltasi 2500 anni fa, quella che ha cambiato la storia del pensiero planetario, dando vita alla fondazione della Cultura da cui noi tutti proveniamo, il grande filosofo greco venne letteralmente ipnotizzato da un ragazzo nato schiavo che vinse tutte le gare a disposizione: corsa, giavellotto, disco, salto in alto, lotta libera. Allora, per tradizione, ai giochi potevano partecipare anche gli schiavi: chi vinceva era considerato “liberto”, cioè liberato. Socrate volle conoscere questo ragazzo, un vero gigante, che –come ogni schiavo- non aveva nome. Lo soprannominò “grandi ampie spalle” che in greco antico si diceva Plato. Disse ai suoi nello spogliatoio “un uomo in grado di avere un’equilibrio fisico perfetto, una capacità di concentrazione psichica totale, e un’armonia di movimenti così sublime e potente allo stesso tempo, un uomo così non può che avere una mente che cambierà la storia degli uomini sul pianeta”. Lo volle con sé nella sua scuola. Il ragazzo era analfabeta, non sapeva ancora che sarebbe diventato il padre fondatore del Libero Pensiero, perché aveva trascorso gli ultimi anni della sua vita a organizzarsi interiormente per conquistarsi la libertà ai giochi. In pochissimi mesi imparò a leggere e scrivere in greco e aramaico. E grazie alle sollecitazioni del suo Maestro, Platone trasferì il suo equilibrio e armonia nella formulazione del pensiero intellettuale: capì che la vita era una illusione dell’ego. L’esperimento di Socrate funzionò.
Valeria Straneo, quindi, è una potente intellettuale. A sua insaputa.
Non soltanto per ciò che ha fatto, ma per come l’ha vissuto. E per ciò che ha dichiarato.A differenza di Tania Cagnotto, pessima anti-sportiva, che piagnucolando per non avere preso la medaglia ha, di fatto, insultato quella che l’ha battuta invece di complimentarsi con lei definendola “una che non mi aveva mai dato fastidio, non capisco come sia potuto accadere”. E’ una frase anti-sportiva che denota scarso equilibrio interiore. Orribile.
Valeria Straneo ai microfoni di una radio locale d’Alessandria ha dichiarato: "sono contentissima, speravo di entrare nelle prime dieci e...voilà! Nei chilometri finali ho avuto qualche problema di dissenteria, sono stata malissimo ed ero sul punto di fermarmi, ma avevo appena superato un'avversaria e non volevo farmi rimontare. Ho stretto i denti e sono andata avanti. Penso di aver fatto una bella gara, per la prima volta ho corso "a sensazioni" senza troppi riferimenti. Il percorso, malgrado le curve, mi è sembrato abbastanza scorrevole. Nella prima parte di gara mi sono messa davanti, perchè non mi piace correre in mezzo al gruppo con il rischio di prendere calci e cadere, e poi sentivo di poter tranquillamente seguire quel ritmo ed ho fatto la mia parte. Sono soddisfatta, sono davvero contenta di ciò che ho fatto".
Davvero bellissimo. E’ stata una bellissima vittoria.Uno  schiaffo morale  , una  vittoria  nella  sconfitta  . chi lo ha detto che  per  vincere  è  necessario prendere  una medaglia  .
L’ansia della medaglia è una idea della finanza legata agli sponsor, figlia di chi ritiene che il mondo si divida in vincenti e perdenti.
Il mondo, invece, si divide tra chi vive la propria esistenza assumendosi la responsabilità della propria totale unicità originale (nella buona e nella cattiva sorte) e chi aderisce a un gregge sociale e finisce per vivere una vita che non è la propria, cioè una illusione.
Ho sempre amato e praticato lo sport e mi piace il suo spirito, perché dà la chiave del Senso dell’esistenza, se uno lo sa e lo vuole cercare.
Una donna malata che a 36 anni riesce a battere le ragazze più forti del mondo (le concorrenti erano 156) e arriva dietro soltanto alle super campionesse africane, è un ottimo esempio per tutte le italiane. Per tutti gli italiani.
Invece di star lì a piagnucolare sperando che arrivi qualcuno a risolvervi la vita, è davvero il caso di apprendere la bella lezione della cittadina Valeria.
Perché se Valeria Straneo è arrivata ottava alla maratona olimpionica, allora vuol dire che davvero tutto è possibile. Basta impegnarsi.
Anche l’idea che gli italiani si sveglino e mandino a casa Mario Monti con appresso tutta la truppa della immonda classe politica che lo sostiene e lo sorregge. Ce lo insegna lo sport.
E’ possibile.
Basta cominciare ad allenare il cervello, la tenacia, l’autodisciplina, ma soprattutto la voglia di farlo per superare il proprio limite. Che sia individuale o collettivo o sociale, poco importa.Questo è anche un modo di leggere le belle storie che ci stanno alle olimpiadi.
Sono tante. Ma si vengono a sapere ascoltando televisioni straniere, leggendo la stampa straniera. In Italia vige il piattume consueto che esalta i vincenti e penalizza i perdenti.
Grazie Valeria. Davvero bravissima.

P.S. Su wikipedia non troverete neppure un’informazione sull’esistenza di Valeria Straneo, soltanto dati sui suoi tempi cronometrici, ça va sans dire.Bravissima . Anche se non hai vinto , hai vinto con te stessa proprio come Micheal Douglas negli ultimni 3\4 minuti di ( vedere il video sotto ) di Running - Il vincitore (Running), regia di Steven H. Stern (1979).   fanculo il medagliere, queste sono imprese che da sole riempiono una giornata olimpica! ( Lorenzo Valese in https://www.facebook.com/Olimpiadi.Blog  ) 

Sul filo


Non  rimpiango quei giorni,
non rivoglio quelle sere.
Sere d'ovatta e d'alcova,
sere annegate e sole,
sere povere, enfiate,
che tralucono un abbraccio.
Ma rivoglio il nostro cuore,
quel momento bianco e terso
dove mi fissavi muto,
e dicevi: sono tuo,
stai con me, anima stinta.

4.8.12

fra animali e animali non sempre prevale la guerra

due   esempi   il primo  è preso   dalla rete 
A Otsego Township, nel Michigan, dove un piccolo pettirosso ha stretto una stupenda amicizia con due beigattoni domestici. Nonostante Peeps (il pettirosso) abbia una gabbia tutta sua dove vivere, preferisce uscire e trascorrere gran parte del suo tempo accovacciato sulla schiena dei gatti come si vede nella  foto riportata  sopra   

la  seconda  è  una  foto scattata  con il mio cellulare   , ed  è un nido  d'uccellini  fatto  da loro  stessi   con ... incredibile  ma  vero  ....   con peli  di   gatto  

Olimpiadi Londra 2012: Jessica Rossi, elogio della perfezione. Oro nella Fossa


Jessica Rossi
Alle Royal Artillery Barracks si è riscritta oggi la storia della Fossa Olimpica femminile, una gara che rimarrà a lungo negli annali non solo olimpici ma della specialità. A 20 anni, l'azzurraJessica Rossi ha battuto tutti i record possibili immaginabili e ha conquistato la medaglia d'Oro                                                                                                                                      Dopo la qualificazione perfetta con 75/75 che ha definito primati mondiali e olimpici che non potranno essere superati in futuro ma solo eguagliati, la ventenne (una età inusuale nel Tiro a Volo dove l'esperienza conta forse più che in altre discipline) di Crevalcore ha mancato un solo piattello nella finale a singola canna (un solo colpo per piattello al contrario del doppio colpo delle qualificazioni) chiudendo con 99/100, imponendosi per dispersione con 4 colpi di vantaggio sulle altre, e stracciando il record olimpico e il record mondiale sulla gara completa.Entrata in finale con due piattelli di vantaggio sulla slovacca Stefecekova, Jessica non ha dato spazio alle speranze delle avversarie allungando il passo sugli errori delle avversarie e costruendo colpo dopo colpo il suo trionfo che fa storia.La lotta è rimasta accesa per le altre due medaglie con Stefecekova, la francese Reau e la sanmarinese Alessandra Perilli allo spareggio dopo un 93/100 finale. La prima a cedere mancando l'occasione di entrare nella storia come la prima sanmarinese sul podio è la Perilli che sbaglia il secondo piattello di spareggio. L'Argento, dopo tre piattelli va alla Stefecekova, Bronzo alla Reau.Esempio di precocità, Jessica Rossi dopo aver vinto i Campionati del Mondo del 2009, le finali di Coppa del Mondo del 2011, i Campionati d'Europa del 2009 si regala, e sicuramente dedicherà ai terremotati della sua regione, il gradino più alto del podio delle Olimpiadi. A 20 anni ha vinto tutto quanto si poteva vincere.

Ora  speriamo  , non per  essere  disfattista o anti italiano  ( come  mi potrebbero definire  molti dopo questi commenti  )  , che arrivino medaglie anche dagli altri sport in particolare : nel volley e nel beach volley e nel'atletica , e nell'ultima del nuoto . altrimenti facciamo  "la figura "d'essere ricordati solo come un paese guerriero ( infatti le medaglie eccetto quella dello judo ) sono arrivate da sport d'armi , nonostante l'articolo 11 della costituzione italiana che dice : << L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.>> Non  basta  come  lo si  è  violato direttamente  o indirettamente  nella storia  della nostra repubblica  

Frank Serpico, il 'whistleblower' d'America

ho scoperto non ricordo come e quando che il film Serpico Un film di Sidney Lumet. Con Al Pacino, John Randolph, Jack Kehoe, Biff McGuire, Barbara Eda-Young. Poliziesco, durata 130' min. - USA 1973. di cui trovate sotto il trailler in italiano


 
  è tratto  da una storia  vera .  Poi passano i mesi  e  casualmente   su da http://www.repubblica.it/    riscopro  con maggiori dettagli  il fatto  in questione  


Nel 1971 mise in ginocchio la polizia di New York denunciando la corruzione dilagante. Due anni dopo Sydney Lumet gli dedicò un film, con Al Pacino nel suo ruolo. Oggi Frank Serpico ha 76 anni e gira le università per raccontare la sua storia di 'whistleblower'


LA STORIA

Il superpoliziotto che faceva lo sciuscià
Serpico, un esempio anche 50 anni dopo

Nel 1971 mise in ginocchio la polizia di New York denunciando la corruzione dilagante. Due anni dopo Sydney Lumet gli dedicò un film, con Al Pacino nel suo ruolo. Oggi Frank Serpico ha 76 anni e gira le università per raccontare la sua storia di 'whistleblower' di RANIERI SALVADORINI
Frank Serpico 


 Da  ragazzino aiutavo mio padre come lustrascarpe. Ogni giorno dovevo arrampicarmi sulle panchine per prendere un posto. Una volta si sedette una poliziotta. Era bellissima, i capelli rossi, con la divisa sembrava Dio in persona. Feci un lavoro perfetto. Ma lei se ne andò senza pagarmi, senza darmi la mancia o ringraziarmi. Ci rimasi malissimo, come si poteva fare una cosa del genere?". Frank Serpico ha 9 anni quando fa lo "sciuscià" (italianizzazione per shoe shine boy, lustrascarpe) a fianco del padre, originario di Marigliano, Napoli. Ne ha 35 quando mette in ginocchio il New York Police Department (NYPD). 
Serpico è il superpoliziotto che a ogni arresto calpestava l'accordo tra polizia corrotta e crimine: "Vuoi fare quel che vuoi? Basta pagare". Si rivolge ai superiori, denuncia le connivenze. Quelli non ci sentono, alza il tiro. Niente, ogni tentativo va a vuoto. E' il 1971 quando fa nomi e cognomi al New York Times. 
L'effetto è devastante: Serpico da quel momento è un bersaglio. E' solo - come ben racconta Sidney Lumet nel film capolavoro del 1973 interpretato da Al Pacino - a soli due anni dall'inchiesta della "Knapp Commission", istituita dopo che la vicenda era venuta fuori. Un intervento incisivo, quello della commissione, soprattutto dopo il drammatico "incidente" che quasi costò la vita a Serpico: durante un'operazione antidroga uno spacciatore gli sparò un colpo in faccia. 
E' lui stesso a raccontare il seguito: "Dopo lo sparo crollai a terra. I miei colleghi rimasero a guardarmi senza fare niente, l'immagine dei loro sguardi fissi su di me è un ricordo che non passa. Se sono vivo è perché un signore portoricano che aveva assistito alla scena chiamò i soccorsi". Il proiettile entra da una guancia e si ferma a 5 millimetri da una delle arterie principali per il sistema nervoso, lasciandolo sordo da un orecchio. Poco dopo la deposizione lascia la polizia e parte per l'Europa. Per riprendersi. Tornato negli Usa negli anni ottanta oggi gira le università americane raccontando la sua esperienza e aiuta i poliziotti che denunciano la corruzione o metodi violenti. 
A 'lezione' da Serpico. "E' un pezzo di storia americana", dice una ragazza venuta a sentirlo al John Jay College of Criminal Justice, a New York. L'aula magna è colma. Ci sono tre televisioni, una delegazione ufficiale della polizia turca (con equipe televisiva al seguito), studenti, poliziotti e professori. 
La conferenza fa parte dell'American Whistleblower Tour: Essential Voices for Accountability. "Accountability", non la responsabilità individuale comunemente intesa ma "la capacità di rendere conto dell'azione". Quel che è poco noto, oltre al fatto che non si tratta solo di un film, è che Serpico è un "whistleblower". Alla lettera: "colui che soffia nel fischietto". Il "fischiare" rimanda all'arbitro, a qualcuno che si prende la briga di mettere uno stop a una situazione che ha passato il limite. 
Siamo nel cuore della cultura protestante: chi "soffia" si affida alla forza etica della verità per far fronte alle reazioni dell'organizzazione "svergognata". E Serpico, che pure preferisce l'immagine del "lamplighter" ("colui che accende la luce del lampione"), nel senso della "luce della verità", fa fatica a credere che non esista una traduzione italiana del termine. Ma nel suo paese nativo chi "soffia" è solo un infame. Un curioso paradosso.
La platea è ipnotizzata da questo signore di 76 anni in grande forma. Indossa un gessato che contrasta con l'anello con il teschio (ricordo dei travestimenti che utilizzava per infiltrarsi), un paio di sandali e un ciondolo un po' fricchettone di quando abitava al Greenwich Village, incuriosito dal mondo hippie degli anni Sessanta. 
Le prime steccate sono per il dipartimento di polizia di New York: "Vengono a trovarmi le polizie di tutto il mondo, eppure per loro sono ancora nella lista nera! Ho smesso da tempo di andare alle loro manifestazioni, ancora oggi sono dei corrotti". I frammenti di proiettile che Serpico porta in testa non sono la sola ragione della sua rabbia. Chi "fa la soffiata" viene ostracizzato, relegato in un isolamento teso a spezzarne credibilità e resistenza psicologica. Ed è proprio di lì che inizia il racconto, dai tentativi di emarginarlo. 
"Sei un reietto". Racconta Serpico: "Durante il periodo della 'Commissione Knapp', una volta, mentre ero a un talk show, telefonò un poliziotto e avemmo un breve botta e risposta. Mi disse: 'Il giorno che hai testimoniato è stato il più nero nella storia del NYPD. Quella sera non sono riuscito a guardare negli occhi mia moglie e i miei figli' - 'Perché, che avevi fatto?' -  'Niente! Non ero un corrotto'. Chiesi allora: 'E perché non sei venuto anche tu a testimoniare, perché non mi hai aiutato?!'. E lui: 'A che scopo, per diventare un reietto come te?'". 

Ma è solo la prima parte. Lasciata la polizia racconta della "persecuzione" da parte dell'Fbi fino in Europa. "In Svizzera mi crearono più problemi. I federali venivano al mio chalet per ripetermi: 'Te ne devi andare di qui, devi tornare in America'. Era un assillo. Ovunque andassi me li ritrovavo tra i piedi. Andai in Danimarca, dove, tra l'altro, avevo un appuntamento galante, e dovetti fare le acrobazie per evitare i loro controlli. Mi spostai in Germania, stessa storia. Fu un incubo". 
Si può dire che Serpico sia il "padre spirituale" di tutti i "whistleblower" d'America. Per questo è uno degli uomini-simbolo del Government Accountability Project (Gap), l'Ong che ha organizzato il tour e che, oltre a fare pressioni sul Governo per una copertura legislativa più forte per chi "soffia nel fischietto", offre a oltre cinquemila "guardiani" tutela legale e sostegno psicologico. Soprattutto, favorisce i loro rapporti con i media. Perché se il profilo del "whistleblower" non ha sufficiente forza mediatica (o i riflettori di Hollywood, come nel caso di Serpico, in questo fortunato) l'isolamento, l'ostracismo o i tentativi di screditarlo possono diventare insostenibili. 
Le studentesse che si sono volute immortalare con Serpico non sono le sole sedotte da questo settantaseienne che entra ed esce dal proprio mito con scaltrezza tutta napoletana. Ci sono anche giovani poliziotti che lo hanno preso a riferimento ideale. Dalla platea si alza un tizio robusto, è della stradale di New York: "Nei momenti duri, quelli in cui vorrei mollare, penso alla tua storia e alla tua forza. E vado avanti". 
Altri giovani raccontano che la storia di Serpico è il motivo per cui sono entrati in polizia, testimonianze che l'ex superpoliziotto incontra di frequente, senza nascondere che il sostegno è reciproco. 
"Sei il tuo comportamento". Alla fine della conferenza Serpico si dà con generosità. E' molto stanco, ma a ogni minimo cenno del pubblico si ferma e riprende a raccontare, prende in giro i vecchi colleghi, parla del backstage del film, di Al Pacino, fa il galante con le ammiratrici. Insomma non si tiene. E' di eccezionale simpatia, una battuta continua, a sdrammatizzare anche i passaggi più tesi. Nulla a che vedere con l'italoamericano "drammatizzato" da Lumet.  
E poi, l'ultima domanda: "Insomma, come si combatte la corruzione?". Serpico si fa serio: "L'unica cosa che conta è come ti comporti. Nient'altro. Un buon poliziotto deve essere un esempio di rispetto dell'altro, solo a quel punto è credibile per la comunità. Se perdi la fiducia della comunità sei finito". Quel che diceva già 50 anni fa.  
 


3.8.12

il cacciatore di messaggi in bottiglia

le  due  storie  che trovate nel post  d'oggi  ( uno di  un americano  e  un altra  di un italiano  mi riportano a questa canzone della mia infanzia    che  mi sembra  adeguata  alle storiue  di cui  vado a parlare  



 Al mondo esistono gli hobby più disparati. Uno dei più strani è senza dubbio quello che si è inventato  ( ma   mica  tanto perchè  chi di noi da bambino  non ha imitato   la storie  dei  romanzi  \ racconti per  raqazzi  ripresi poi  dalla  tv o dai fumetti  è il caso di topolino  ,  non ricordo nè il numero  nè  l'anno   e  dai  fumetti ) Clint Buffington, ventiseienne insegnante di inglese di Lexintgon: Clint è un ‘cacciatore di messaggi in bottiglia’, quelle che il mare restituisce alle spiagge con i messaggi dentro. Dopo averne trovata una per caso nel 2007, ed essere riuscito a consegnarla alla figlia di colui che l’aveva ‘spedita’, Clint ha deciso di continuare questo suo bizzarro hobby.
il sito   http://it.paperblog.com     segnala  questo  articolo  (  vedere sotto  ) che in America c'è un tizio di nome Clint (nella foto) che ha l'hobby di andare a cercare nelle spiagge bottiglie contenenti messaggi per poterli recapitare. Per quanto incredibile , sempre  da  sito   di paperblog , possa sembrare sembra che finora abbia avuto un discreto successo. Tutte le sue storie le racconta in un blog Ci sono molti motivi per cui una persona affida al mare un messaggio chiuso in bottiglia: a volte solo per gioco, a volte per disperazione, a volte per comunicare qualcosa di personale e profondo. Quello che è sicuro è che c'è qualcosa di molto romantico in un gesto del genere. Non sa quante persone che lanciano questi messaggi poi si aspettano che vengano trovati, certo nel profondo lo sperano e quando ciò accade è un vero miracolo...Il cacciatore di messaggi in bottiglia 

























 da la stampa   COSTUME04/08/2011 - LA STORIA
"Sono Clint, il cacciatore dei misteri in bottiglia Clint Buffington insegna lingua inglese all'Università del Kentucky  ha  recapitato il messaggio di un padre alla figlia, vecchio di 50 anni


                                                    GLAUCO MAGGI

NEW YORK
Misteri in bottiglia spa, Clint Buffington amministratore unico. Non è il lavoro della sua vita, non ancora almeno, ma trovare bottiglie sulle spiagge, quelle chiuse che contengono messaggi, è diventata una passione, anzi una missione per Clint. Il giovanotto ha 26 anni e insegna lingua inglese alla Università del Kentucky a Lexington, ma dal 2007 ha un suo blog dedicato a studiare che cosa muova le persone al gesto irrazionale, tra speranza e disperazione, tra sogno e romanticismo, di affidare alle onde capricciose del mare la consegna di un qualcosa di personalissimo. Segreto ma non proprio, visto che qualcuno lo riceverà e lo leggerà, forse.
E’ quello che è successo, ultimo caso dell’archivio di Buffington, a Paula Pierce. Due decenni dopo la morte di suo padre, la signora ha ricevuto una sua lettera, miracolosamente preservata in una bottiglietta di vetro della Coca Cola. Mezzo secolo è durato il viaggio da Hampton Beach, nel New Hampshire nel nord est degli Stati Uniti, dove il padre aveva aperto un motel nel 1960 e dove Paula vive e lavora ancora avendo rilevato l’attività di famiglia, alle meravigliose dune di sabbia delle isole caraibiche Turks & Caicos.
E’ lì che un turista in vacanza dal Kentucky (avete indovinato: Clint Buffington), ha raccolto la bottiglia nella sabbia, incrostata di alghe, sigillata e con un pezzo di carta al suo interno. Ammaestrato dalla sua esperienza di «bottles scout», di cacciatore di bottiglie, Clint ha subito impacchettato il reperto per proteggere dalla luce e dall’aria il contenuto. L’avesse aperto subito, le condizioni del foglio si sarebbero deteriorate a tempo di record, rendendo con tutta probabilità illeggibile il messaggio. Una volta a Lexington, ha portato la bottiglietta a una stazione televisiva locale, perché voleva che il ritrovamento, trattandosi della bottiglietta visibilmente più antica della sua carriera, venisse certificato da testimoni affidabili. Dallo scritto, Clint è risalito alla famiglia Pierce, ed è riuscito, postino del destino, a mettersi in contatto con Paula e a recapitare il messaggio. «È impressionante che la bottiglia fosse ancora intatta e che io sia ancora in questo posto», ha commentato la signora parlando con un giornalista del Boston Globe dopo che si era diffusa la notizia della eccezionale consegna. La donna si ricordava che, per gioco, non appena aperto l’alberghetto, il babbo scrisse una filastrocca dedicata a sua moglie e per scherzo mise il testo in una bottiglia e la gettò nell’Atlantico. «È come sentirsi in sincronia con l’universo, come se fosse scritto che tutto ciò che capitò allora alla mia famiglia dovesse alla fine ritornare da me», ha detto Paula.
Per Clint è solo uno dei tanti successi. «Quello dei Pierce è stato un gesto romantico e burlesco, e io provo grande gioia ad essere chi riceve messaggi come questo», ha spiegato raccontando che ha già ritrovato una quarantina di bottiglie con mistero annesso. A spingerlo non appena può sulle spiagge davantial mare aperto è proprio il desiderio di scoprire la forza e la debolezza umane che stanno dietro alla decisione degli «imbottigliatori» di fidarsi della regia magica e imperscrutabile delle correnti, dei venti e delle maree.
Tutto iniziò nel maggio del 2007, quando Clint decise di camminare lungo l’Oceano, in un tratto selvaggio di rocce e spiagge non frequentate. Una, per un gioco di correnti, era letteralmente ricoperta di bottiglie. Tutte vuote meno una, che non solo era chiusa ma faceva intravedere che c’era qualcosa di scritto al suo interno, un paio di nomi. Scattata la curiosità di scoprire chi fossero, mandanti o destinatari, Clint trovò così la missione. Impiegò un anno a risalire alle persone citate della prima bottiglia, e ci riuscì coinvolgendo i giornalisti locali della città riportata nel messaggio. Da allora ha affinato tecniche e contatti, soprattutto i seguaci del suo blog che lo aiutano con segnalazioni e consigli. Misteri in bottiglia spa, insomma, sta trasformandosi in «servizio postale» sempre più efficiente. Ma una volta scoperti, che fascino avranno i misteri?

dal blog   della seconda  storia   http://www.messaggidalmare.com
Sempre dello stesso tenore  è  un italiano  Il medico Roberto Regnoli, 59 anni, setaccia le spiagge in cerca di biglietti affidati al mare. Ora farà una mostra




2.8.12

Rom bastardo: indagine sul nuovo razzismo

Mentre mi pongo   vedendo  sia  il  video  fatto su  un discorso di  de  Andrè   sui i Rom  e leggendo  e  vedendo  ( lo trovate  sotto )  questo  documentaario di focus  storia mi  chiedo ,  oltre alle  domande  sotto riportate , ma quante sono le menti umane capaci di resistere alla lenta, feroce, incessante, impercettibile forza di penetrazione dei luoghi comuni [ e della retorica  aggiunta  mia  ] ? ( Primo Levi 1919 –  1987 ) . Sporchi, ladri, farabutti, scansafatiche e contrari a ogni integrazione? Oppure cittadini normali con una loro cultura, usanze e stili di vita? Chi sono i rom?Da queste domande parte un documentario realizzato dai giornalisti e collaboratori di Focus Carolina Borella, Franco Capone e Andrea Minoglio che cerca di analizzare e smontare alcuni dei luoghi comuni sui rom, oggi oggetto di una campagna discriminatoria e razzista.





Il titolo è volutamente provocatorio “Rom bastardo”. Perché lo si è scelto? "Romeni bastardi” è la scritta che campeggia su un muro di fianco a un gruppo di case a Pavia, dove vivono alcune famiglie di rom. Segno evidente di un doppio luogo comune e, soprattutto, del un nuovo clima di razzismo dilagante, oggi, in Italia. Quello che vuole tutti i romeni inevitabilmente rom. E quello che vuole tutti i rom inevitabilmente “bastardi”. Non a caso “ve ne dovete andare bastardi” era anche la frase più urlata dalla gente a Napoli mentre venivano bruciate le baracche di un campo rom.Imparare dalla storia?
“Stirpe di Caino” avrebbero invece detto i notabili dei governi autoritari europei di quattro secoli fa, quando iniziarono a porre quel marchio razziale che indusse i nazisti a sterminare, assieme agli ebrei, mezzo milione di rom. Ma i rom sono davvero “sporchi, nomadi, ladri”? Sono loro a produrre “sporcizia” o alcuni italiani, invece, li usano come alibi per le proprie discariche esistenti proprio vicino ai loro campi? È vero che rifiutano l’integrazione, la scuola, il lavoro, la casa? E perché se un italiano ruba è un ladro, ma se un rom ruba tutti i rom sono ladri o, ancora peggio, assassini? 

a  voi   la parola  ,  poi vi dico  la mia  , anche se  credo che  si  sappia leggere quello che scrivo  o mi conosce   sappia  già la mia risposta  . 


Tigri romantiche, trapianti suini, bestemmiatori fatali, smemorati fedeli, babbi Natale atletici, docenti truffaldini e omicidi su Google

Il prof di Economia si laurea in Fisica sfruttando un errore e gli esami di un omonimo L’accademico dell’anno è il prof. Sergio Barile, doce...