5.5.19

non mi piacciono le sbarbine ma le mature

  in sottofondo  
Pensa - Fabrizio Moro

leggi anche  





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Dovrei mettere   i  consigli alla  fine  ,  ma   visto  la  caratteristica  del post    e  il  titolo sarcastico  ed  ironico che potrebbe    creare  dei fraintendimenti  a  chi   non   riusce  ad  individuare  anche  se  modificata    \  nascosta  ,   la  citazione  musicale  (  vedere   il  primo video  sotto   )   mi  sembra  opportuno  metterli ora  . Ecco  un  inchiesta  (  il  primo  consiglio  )  seria  e  ben  fatta  senza  :  pregiudizi ,  preconcetti ,  tabù  inutili    ed  a  360   grandi ., secondo m consiglio    ed   un libro   fiero  ed  indigesto  per  i ben  pensanti



Consigli 

FQ Millennium Luglio
TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SUL PORNO MA NESSUNO HA MAI OSATO RACCONTARVI

Luglio 2018

Non fate i moralisti! la metà di voi guarda siti porno (donne comprese).
Dalla preistoria in poi il sesso disegnato, dipinto e raccontato eccita gli esseri umani.
Un viaggio nel mondo del proibito al fianco di storici, sociologi, scrittori e pornostar







libro consigliato   ( e  da   recensito  su   questo blog )

Copertina anteriorePorno cultura   viaggio in fondo alla carne  
Mimesis, 2016 - 142 pagine


Selfie maliziosi, Youporn, Grindr, sexting, online dating, scenari politici traboccanti di umori e allusioni sexy, performance oscene e dedali a luci rosse, estetiche morbose a ornamento delle comunicazioni più disparate, live cam, gay-for-pay, gif porno, dickpic, stanze private, dark room, pornhorror, feticismo gotico e barocco, love doli, fucking machine, realcore, lingerie erotica, jockstrap: dissoluto e fastoso, crudo e sovresposto, il porno brulica trionfante dalle maglie del web 2.0 agli scenari urbani, dagli schermi mediatici agli interstizi del quotidiano, invadendo le trame della vita pubblica, surriscaldando le connessioni elettroniche e impregnando di sesso la socialità contemporanea. Benvenuti nella pornocultura. Quali sono le origini, la genealogia e gli effetti di questa scena convulsa? Di quale condizione annuncia la venuta? Cosa sacrificano e battezzano i riti pagani, gli orgasmi multipli e gli scambi di questo teatro dell'osceno senza pareti? Quali nuove frontiere implica la rivelazione degli abissi fino a poco tempo fa inesplorati dai più? Investigando fino alle sue più estreme conseguenze il legame intimo tra l'erotismo e la morte qui in opera, il saggio intravede nell'irruzione della pornocultura, al di là del bene e del male, il declino del soggetto moderno e i primi vagiti di una nuova carne di cui è ormai urgente comprendere la forma, il senso e l'etica.

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datemi pure del : matusa , jurassico , antico , ecc , ma sappiate che molto spesso queste persone sono più avanti ed progressisti degli stessi progressisti .ad ogni età la propria sessualità . Insomma ogni cosa a suo tempo . 


Infatti   condivido tale articolo di https://www.facebook.com/I.have.a.voice1/
 Non bastava l'utilizzo di corpi di donna come oggetto sessuale per la campagne pubblicitarie più disparate, ora si usano anche le bambine. Questa è la campagna pubblicitaria di un'azienda che fa abiti da cerimonia per bambini (comunioni, ecc.), ed ecco come decide di immortalare le piccole modelle: trucco pesante, rossetto rosso fuoco, ciglia finte e matita e ombretto nero per sguardi profondi e ammiccanti, pose seducenti, labbra socchiuse molto sensuali e addirittura i tacchi. Una sola parola: SCHIFO. Già l'uso incessante delle donne adulte nelle pubblicità con atteggiamenti seducenti è fastidioso e sminuente per le donne, ma ora, farlo addirittura per bambine di appena 8 anni o poco più, è davvero troppo. Non un sorriso spensierato, uno sguardo timido o divertito, come dovrebbe essere nell'infanzia, no: bambine sexy.

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 Niente sono valsi i commenti indignati di moltissime utenti che richiedono di rimuovere quelle immagini, sottoponendole anche all'attenzione del Garante Infanzia e Adolescenza e le lettere di denuncia allo IAP (Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria), come segnalato da una utente : "Evidente incoraggiamento alla pedofilia attraverso l'uso di immagini che ritraggono bambine in pose e con sguardi chiaramente ammiccanti, sessualmente provocanti. Gambe aperte, make-up da donna adulta, posa da "porno casting" sono evidentemente una violazione alla Carta dei Diritti del Fanciullo. L'azienda dovrebbe essere duramente sanzionata e le sue pubblicità che ritraggono bambine "oggettificate" come donne adulte e sessualizzate, ritirate. Sarebbero pubblicità sessiste anche con donne adulte, con bambine stiamo parlando di illecito". Molte utenti si sono mosse in massa segnalando questa pubblicità oscena e Ihaveavoice si unisce a loro. Condividete questo post e aiutateci a segnalare allo IAP, scrivendo a questo indirizzo email: iap@iap.it Potete copiare questo testo, per facilità. L'azienda in questione si chiama LesGamins. Facciamo finire questo scempio.




Concludo giocando d'anticipo ad eventuali dubbi/contestazioni del tipo : ma sei gay e non ti piacciono le donne ?! A che età bisognerebbe iniziare allora a truccarsi i a vestirsi " modernamente " ?! Ma ogni uno non è libero di fare quello che vuole ?!

  Certo  che  le  donne     mi piacciono 


  non solo  da   punto  di vista  erotico  \  sentimentale    ma  per  questo dobbiamo  trasformarle  in oggetti   da mercificare fin dalla più  tenera  età  . 


Non  sono   Gay  e   se  poi   lo fossi   


canzoni di ..... ( mio giudizio personale ed opinabile )


 ma che rispecchiano  il mio pensiero . perchè non ha nessuna importanza se uno\a è etero o gay ciascuno viva l'amore come meglio creda


 basta che non imponga la sua sessualità ad altri\e o ne faccia    esibizione gratuita . Quindicome dice     l'articolo del ilfattoquotidiano condiviso in un post precedente  

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 si può avere la libertà per  fare  un esempio   di non voler vedere due uomini o donne donne che si baciano o sì'abbracciano in pubblico o provare   disgusto \   schifo     come  si  può  essere  liberi    d'essere  indifferenti     cioè   di non provare  ne'  caldo ne'  freddo  o  essere   favorevole  ma  ” non puoi togliere la libertà loro   di mostrare  affetto \  amore  baciare una persona del sesso opposto, rendendo con gli insulti la loro vita un inferno togliendo loro la libertà di baciarsi o d'abbracciarsi in somma d'amare .  Quindi   Cosi  come  io  sono libero   di   criticare   e  lottare  ( segnalandola  a chi  di  dovere  ) contro   l'andazzo    tendenza   che  vede  i  bambino\i  come   un oggetto  o  qualcosa  da mercificare  \  sfruttare     economicamente  per  pubblicizzare  un oggetto  facendone  oggetto    d'erotizzazione    e  di  desiderio  sessuale   al limite  della istituzionalizzazione  della pedofilia  .
  come questi  costumi per  bambini  di  7\8  anni  di cui parla  




Laura Ghianda
26 aprile alle ore 17:21


Sessualizzazione delle bambine: TETTE IMBOTTITE A 8 ANNI ?
Oggi trovo con mia figlia questo genere di costumi da bagno. Dai 4 anni in su. Taglio da donna con scollatura ombelicale e, udite udite SENO IMBOTTITO dalla taglia 8anni (che sta come grandezza a mia figlia di 6).
Rapido sguardo e tutti i costumi- interi o due pezzi- erano imbottiti.
Ora. Oltre al chiedermi chi sta dietro la progettazione di una cosa simile che mi sale lo schifo piu assurdo, voglio sperare che non genitori, non parenti, comprino mai per una bambina una cosa del genere.
I costumi per maschietti tutto colori e supereroi. Non ce l hanno il "pacco rinforzato" loro.
Ditemi quale il senso di introdurre seni imbottiti su bambine cosi piccole, con modelli già di taglio discutibile?
Non bastava l abbigliamento, solo rosa e bianco con motivi a cuori per bambine e solo azzurro e bianco con slogan sull azione x i bambini no. Qui siamo a un passo oltre.
Un passo che, come madre di femmine, mi scatena la madre orsa interiore e la voglia di appiccare fuoco e fiamme.
Ditemi ancora che non abbiamo bisogno di femminismo.
Invito a boicottare questi prodotti. No anche all acquisto x poi rimuovere l imbottitura. In spagna x la stessa cosa la protesta della gente ha fatto ritirare il prodotto dal mercato. Non deve passare che "tanto va bene lo stesso". Il messaggio deve essere chiaro.





AGGIORNAMENTO: è ONLINE IL GRUPPO PER AGIRE ASSIEME E RIFLETTERE SUL FENOMENO. https://www.facebook.com/groups/1218973818268227/  



 Tu  sei  libero\a  d'accettarla  .  A che  età  si  deve   truccare o  vestire  come adulta  una bambina  allora  ? Mah  non esiste  un  età fissa   io direi  dai   15\6  anni  non certo  a  8\13

Ed   proprio m'apprestavo  a  concludere     alla radio  stanno trasmettendo  bambini  







ed il un verso , più precisamente questo : << (....) in una foto \Senza felicità \ Sfogliato e impaginato in questa vita sola \ Che non ti guarirà fa proprio a questo caso >> descrive benissimo , secondo me tale situazione . Concludo sempre in musica   con  una  delle  ultime  canzoni Gaber









quindi : << ma se proprio volete

insegnate soltanto la magia della vita. (...) Non esaltate il talento \ che è sempre più spento \ non li avviate al bel canto, al teatroalla danza \ ma se proprio volete\ raccontategli il sogno di \un'antica speranza.(...) >>




con questo è tutto

4.5.19

A Posada la sfida di Veronica edicolante resistente. riapre da dopo anni l'edicola del paese

da la nuova sardegna del 1\5\2019


 A Posada la sfida di Veronica edicolante resistente Una 33enne riapre la rivendita di giornali nel paese. Una laurea in architettura: «Ma ho la passione della carta stampata nel sangue»

               di Luca Urgu


POSADA. Lunga vita alla stampa e ovviamente anche a Veronica Di Paolo. Non si può che augurare ogni bene alla nuova titolare dell’edicola di Posada, che da una settimana è stata travolta da una marea di auguri dai suoi compaesani. In appena sette giorni, ovvero da quando è iniziata la sua nuova avventura lavorativa, ha già conquistato tutti con il suo modo di fare affabile e professionale. Cinque mesi di stop, dopo che i vecchi gestori sono andati via qui nel cuore del paese ai piedi del castello della Fava, avevano lasciato un vuoto e più di un malumore per un servizio che mancava e aveva disorientato non solo i più abitudinari del giornale da acquistare e leggere di prima mattina. Poi è arrivata Veronica, 33 anni, sposata con Giovanni Contu, con cui ha già vinto qualche battaglia insieme, la più importante contro un male sconfitto dopo sei anni di lotte e paure.Ieri mattina è bastato osservarla per un po’ per capire che l’atteggiamento, l’approccio con il nuovo lavoro è quello giusto. Quello che qualsiasi operatore economico che ha a che fare con il pubblico dovrebbe avere. Lei esibisce senza sforzi un bel sorriso d’ordinanza, poi i modi gentili accorciano le distanze e mettono subito le persone a proprio agio. Martedì il suo nome è anche comparso nell’incipit di un’inchiesta di Repubblica sulle edicole. «Mi ha fatto piacere. Anch’io a mio modo mi sento resistente. L’edicola, i giornali, le riviste, la carta sono sempre state un mondo che mi ha affascinato. La passione per la lettura l’ho respirata in famiglia. Un nonno tipografo linotipista ha probabilmente lasciato l’impronta», dice l’edicolante. «Volevo fortemente questo lavoro anche perché mi consente di stare con la gente per l’intera giornata», racconta Veronica da dietro il banco, «la prima settimana è andata benissimo. Ho ricevuto tante manifestazioni di affetto e stima da parte dei clienti. Tutti attendevano che si ripartisse con il servizio, io inclusa. Infatti appena ho saputo che il Comune aveva istituito un bando per affidare lo spazio ho partecipato con entusiasmo. Era davvero il lavoro che sognavo di fare».Nessun calcolo da parte sua su possibili margini di guadagno risicati e su levatacce all’alba. Condizioni per molti da far gettare la spugna prima di iniziare. «Mi alzo alle 5 del mattino e sono qua alle 6, ma non mi pesa. All’apertura ci sono già i primi clienti». Poi, sulla crisi della carta stampata, non accetta la resa: «È vero, sono notizie che sentiamo anche noi. I giornali tradizionali sono in difficoltà e le vendite in calo. Ma cerchiamo di vedere la questione in maniera più positiva ed ottimistica. Guardiamo all’aspetto del profitto ma non solo a quello. Io vedo un buon movimento e poi con la gente c’è sempre un confronto. Uno scambio di opinioni. Stiamo imparando a conoscerci e sono convinta che andrà sempre meglio. Anche se sono di Posada, ho sempre fatto una vita riservata e l’edicola mi consente di aumentare le mie conoscenze. D’estate arriva tanta gente e anche i nostri prodotti si adattano a soddisfare le esigenze dei vacanzieri. Così anche la nostra edicola diventa internazionale con i quotidiani che arriveranno dalla Francia e Germania».Tutto è un po’ una scoperta in questa prima fase. E, come spesso succede la gentilezza chiama altra gentilezza: «Vorrei ringraziare Annalisa Costaggiu, che gestiva prima l’attività. Mi sta aiutando a capire tante cose». Da Veronica non si vendono solo giornali, ma come succede per tante altre attività simili, l’offerta è più variegata: cancelleria, giochi per bambini e altro ancora. Nel locale che ha personalizzato con cura gusto espone e vende le sue creazioni artistiche. Diplomata in architettura e arredamento e laurea con 110 e lode all’Accademia delle Belle arti di Sassari realizza bigiotteria e gioielli in vetro e ceramica. «Una passione che conservo. Per anni è stato il mio lavoro principale e con le mie creazioni partecipavo ai mercatini serali e ad esposizioni. Anche nell’edicola ho ricavato uno spazio per il laboratorio, così quando non dovrò servire la clientela posso continuare ad alimentare quell’arte che in questi anni mi ha dato tante soddisfazioni». Poi però tutto torna alla carta: «Il mondo dei giornali mi affascina, leggere, sfogliare e capire, mi fa star bene».

2.5.19

L'assurdo caso di Great: nata a Torino, batte il record italiano di salto con l'asta ma forse non vale Nata in Piemonte da genitori nigeriani, non può ancora chiedere la cittadinanza, ma a 14 anni è già una star dell'atletica

una tristezza essere nato\a e cresciuta qui e studiarci ma non avere la cittadinanza .E' vero siamo tutti d'accordo che la cittadinanza uno se la debba guadagnare \ sudare . Ma questa si chiama discriminazione bella e buona . Se una persona è nata e cresciuta qui e sta studiando o facendo attività sportiva come in questo caso , e non ha commesso reati perchè non dargliela o dargli se a ha meno di 18 anni di prendersela ? Hanno forse paura che possa .... surclassare noi italiani anche per meriti sportivi ? ma forse perchè non è calciatore o non gioca a pallone 


ecco  la  sia  storia     tratta  da  https://torino.repubblica.it/cronaca/2019/05/02/








Prima Eduard, poi Alessandra, e adesso Great. I nuovi italiani si mettono in luce nello sport, ma quando si tratta di festeggiare con il tricolore diventano come fantasmi.

Una sensazione amara vissuta da Eduard Cristian Timbretti Gugiu, che è nato a Cuneo sedici anni fa, adora le lasagne al ragù e ha le stigmate del grande tuffatore. Poi era stata la volta di Alessandra Ilic, che di anni ne ha quindici, è un talento nel taekwondo, è di origine serba ma parla un italiano perfetto, con marcata inflessione veneta.

Adesso tocca a Great Nnachi, che è la più piccolina con i suoi quattordici anni eppure è quella che vola più in alto, visto che fa salto con l’asta. È nata a Torino, ospedale Regina Margherita, da genitori nigeriani; la vedi e capisci subito che è italianissima, eppure per i documenti ufficiali dovrà aspettare di compiere i diciotto anni. Solo allora sarà considerata a tutti gli effetti italiana. La Fidal (Federaziine italiana atletica leggera) precisa: “La questione se sia record italiano o meno è controversa, tant’è che il 24 maggio prossimo il consiglio federale della Fidal avrà all’ordine del giorno proprio l’interpretazione della norma dello Ius soli sportivo: il record registrato da un atleta ‘equiparato’ è record italiano o no?”

È una storia in salita, quella di Great, fra la scomparsa del papà quando aveva appena cinque anni e le difficoltà della mamma. In casa cresce, e bene, anche il piccolo Mega che è nato nel 2008 ed è già un talentino della Juve: «Mio padre lavorava alla Fiat e quando è morto io avevo solo cinque anni: mia madre era molto triste e io l’ho aiutata facendo un po’ la mamma per il mio fratellino. Adesso però abbiamo superato le difficoltà, e in casa stiamo tutti bene» dice con un sorriso largo così Great, che beneficia dell’aiuto del Cus Torino, per cui è tessarata (pur non avendo la nazionalità può essere infatti tesserata per società italiane e partecipare a gare nazionali)  e di alcuni amici che supportano il progetto atletica. E la scuola? Dopo il dieci alle medie, adesso la Nnachi frequenta con profitto la prima superiore all’istituto Primo Levi, liceo delle scienze applicate con "curvatura" sportiva.





Sabato la campioncina ha superato i 3,70 metri realizzando un record italiano strepitoso, roba di livello globale. «Il record mondiale categoria Cadette è 3,91, ma al mondo non c’è nessuna ragazza che ha le sue qualità» certifica un esperto assoluto come il suo allenatore Luciano Gemello. Il numero uno fra i personal trainer italiani è tornato ad occuparsi di atletica e di salto con l’asta, il vecchio amore, indossando la casacca del Cus Torino: «Siamo un bel team di allenamento, io lo gestisco con l’ex astista Marco Iannarelli e con Elena Martino che ha fatto i 100 metri e la staffetta alle Olimpiadi di Seul e che ci aiuta nella velocità». Il gruppo cresce, l’eccellente Laura Fornaris ha già valicato quota 3,30, ma la punta di diamante è proprio Great Nnachi. «L’ho scoperta grazie al suo insegnante di ginnastica Cosimo Rapallo, che è il direttore del settore giovanile del Cus Torino.
Quando l’ho vista la prima volta, tre anni fa, era scoordinata, ma il talento era palese: io ho allenato gente fortissima, ma Great ha qualcosa in più.
Tecnicamente è ancora all’inizio ma è una ragazza che ha le potenzialità per diventare un fenomeno; e per le qualità morali che ha si meriterebbe di vincere un’Olimpiade».
Great e quel record nazionale negato perché non ha la cittadinanza:. "Ma io mi sento e sono italiana"
La piccola Nnachi ringrazia così: «Luciano è una persona fantastica, per me è come un secondo padre: mi dà la forza di allenarmi, di far fatica, di crescere. E volare lassù è una sensazione fantastica che in pochi possono provare». Ma quando salta la mamma ha ancora paura: «Sì, è vero, lei chiude gli occhi, teme sempre che mi possa far male» dice Great che, in attesa di ottenere il passaporto italiano, ha già conquistato un titolo tricolore. «È stato lo scorso ottobre a Rieti, e quella è stata la mia più grande soddisfazione» dice la ragazza che ha potuto gareggiare grazie ad un escamotage, visto che — formalmente — si trattava del campionato italiano per regioni. Quella gara le è valsa il titolo assoluto Cadetti. Che però è solo un punto di partenza: «Il mio sogno? Come tutti gli atleti anch’io vorrei partecipare alle Olimpiadi. E poi mi piace vincere e soprattutto non mollare mai: tutti i miei amici mi spingono a dare il massimo e a provare ad andare sempre più su».o mi sento italiana, io sono italiana". 

Scandisce le parole con il sorriso sulle labbra Great Nnachi"I; eppure le sue sono parole forti, proprio come i concetti che esprime. Great ha nei muscoli un talento purissimo, quello di fare atletica e di volare ad alta quota; ma oltre al salto con l'asta, Great ha nel cuore la voglia fortissima di urlare al mondo la cosa più banale eppure nel suo caso più complicata, quella di essere italiana. Il caso della 14enne Nnachi non è che l'ultimo esempio di giovane atleta che indossa idealmente la maglia azzurra, che vince ma che - formalmente - non può fregiarsi della nazionalità italiana.  Una battaglia fondata sul filo della ragione, portata allo scoperto dai nuovi italiani millennials che si mettono in luce nello sport e che lottano anche per tutti i loro coetanei che non hanno la possibilità di raccontare al mondo la propria storia.

Il Cus Torino è la società sportiva per cui Great è tesserata. "Io credo che a volte saper copiare non sia sbagliato: a proposito di integrazione, di ius soli per gli atleti, guardiamo cosa fanno all'estero, dalla Francia all'Inghilterra - indica la strada il presidente del Cus Torino Riccardo D'Elicio -. E in questo senso lo sport rappresenta una grande opportunità per l'integrazione, partendo dal concetto che questi ragazzi che hanno avuto esperienze complicate sono spesso un passo avanti rispetto ai nostri figli che talvolta educhiamo sotto una campana di vetro".

Nei giorni scorsi Nnachi ha scavalcato i 3,70 realizzando uno splendido record italiano che la proietta a livello mondiale. Sulla scia della classe 2000 Roberta Gherca che oggi da maggiorenne è diventata italiana ma che, quando aveva 15 anni, superò quota 3,91 da cittadina romena. Adesso, però, davanti a Great l'asticella sale ancora: da superare c'è "la legge", che le impedisce di urlare la mondo la sua appartenenza al nostro Paese. E a tutti noi di andar fieri di una connazionale che è più italiana di noi. Ma l'indicazione la fornisce proprio Great: "Il mio allenatore Luciano Gemello mi ha insegnato a non mollare mai - dice Nnachi - e sono i miei compagni di allenamento che mi danno la forza per dare il massimo e per andare sempre più su. Questo vale per la pedana del salto con l'asta, ma vale anche per la vita". Quella vita che certamente per Great non è stata in discesa: "Mio padre lavorava in Fiat ma è mancato quando io avevo appena cinque anni - racconta commossa la ragazza -. Sono stati momenti difficili, mia madre era molto triste e io ho cercato di aiutarla facendo anche un po' la mamma per il mio fratellino Mega che adesso gioca nella Juve". "Il mio sogno? Come tutti gli atleti anch'io vorrei partecipare alle Olimpiadi. E poi mi piace vincere e soprattutto non mollare mai: tutti i miei amici mi spingono a dare il massimo e a provare ad andare sempre più su".

Che Great sia italiana, italianissima, lo dicono i fatti, a partire dal suo parlare perfettamente la nostra lingua. Great è figlia di genitori nigeriani ma è nata nel cuore di Torino, all'ospedale Regina Margherita; non parla la lingua dei genitori anche perché ha seguito tutto il percorso scolastico italiano. A scuola, poi, va benissimo, come dimostra quella media del 10 con cui è uscita dalle Secondarie; un rendimento eccellente che non è cambiato neppure adesso che l'asticella si è alzata, frequentando la prima superiore all'istituto Primo Levi, Liceo Scientifico di scienze applicate con curvatura sportiva. "Great studia con grande facilità, la stessa con cui valica misure rilevanti con l'asta" spiega il suo allenatore Gemello. Lui, il numero uno fra i personal trainer italiani, è tornato al primo amore dell'atletica per creare nel Cus Torino una grande scuola di salto con l'asta. E per proiettare l'italianissima Great Nnachi nell'elite mondiale del salto con l'asta.

1.5.19

riflessioni sul primo maggio di Viviana Fabia Pizzi

  dalla  bacheca  di  daniela   tuscano

Viviana Fabia Pizzi
Non aggiungo altra retorica alla retorica. Il lavoro dovrebbe essere costituzionalmente garantito ma sta diventando un privilegio non un diritto. Il lavoro oggi non va più per merito ma per raccomandazione e lecchinaggio. Il lavoro, quando lo raggiungi, spesso è frutto di un compromesso con sé stessi che ti porta ad accettare cose non adeguate alla tua formazione professionale o istruzione.
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Il lavoro è più difficoltà se sei una donna. Un lavoro dove in base al sesso un uomo guadagna di più non è un lavoro dignitoso. Il lavoro dove un capo può molestare o addirittura stuprare una propria dipendente non è lavoro. Il lavoro dei mancati metoo per paura di licenziamenti non è un lavoro. Il lavoro che ha bisogno di uno psicologo per permetterti di poter affrontare l'ambiente lavorativo non è un lavoro.Un lavoro in nero non è considerato lavoro dallo stato. Un lavoro a partita IVA che ti porta alla paura costante di non farcela non è un lavoro sereno.Per tutti questi motivi gli italiani hanno visto una speranza nel reddito di cittadinanza. Negarlo significa non voler capire i tempi in cui viviamo.
Buon 1 maggio resistente a tutti. Soprattutto a chi vede il lavoro dignitoso come un miraggio.

FESTA DEL LAVORO O DEL REDDITTO DI CITTADINANZA ?

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la femminista ebrea e la teologa islamica nel giornale del papa

Un esempio di #condivisione e di #dialogoreligioso un antidoto si fondamentalisti e alle violenzenelnome di Dio o della sua diversa interpretazione che ciascuna confessione /religione tende a dare. Da Repubblica del 2.5.2019

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30.4.19

La storia di Milena Zambon, internata in Germania per aver provato a salvare ebrei e perseguitati. Ma è proprio nell'inferno che è cambiata (per sempre) la sua vit

dalla resistenza    molti uscirono cambiati  \  trasformati  ed è il caso    che  voglio raccontare  oggi  ,  un po' distante  dalla melassa ( la maggior  parte  ) retorica    \  strumentale  ormai diventato  solo derby   fascisti  - comunisti    quando    come potete  leggere  nel  post e  nei link riportati in esso    qui sotto   tale   periodo (  1943-1945  )    di guerra  civile   \ lotta  di liberazione non   fu solo quello .


Partigiana a 20 anni, sopravvissuta al temuto lager di Ravensbrück, sperimentando la vicinanza di Dio, poi monaca benedettina di clausura. «Mi sono salvata solo grazie al Rosario», diceva Milena Zambon (1922-2005), poi diventata per tutti Suor Rosaria (Avvenire, 27 aprile).
Nata a Malo (Vicenza) nel 1922 e ultima di otto fratelli, nel 1944 viene arrestata a Padova per aver favorito l’espatrio di ex prigionieri alleati e perseguitati politici e destinata ai campi di Ravensbrùck e Wittenberg.

Perché fu arrestata

Quando le amiche sorelle Martini (oggi nomi noti della Resistenza) le chiedono aiuto per la rete clandestina di padre Placido Cortese, la “Catena di salvezza”, Milena dice sì: «la proposta mi entusiasmò oltre ogni dire», scrive nelle sue “Memorie”. Scorta in treno al confine di Como ex prigionieri alleati, ebrei e perseguitati politici «nonostante la caccia delle Ss tedesche. Mi ero messa in quell’impresa pericolosa per carità cristiana. Mi affidavo alla Madonna, ricorrendo a lei con cieca fiducia in ogni mio bisogno», chiedendo salvezza non per sé ma per i profughi.
Arrestata, torturata nelle carceri di Venezia e Bolzano, non rivelerà i nomi della rete. Fa lo stesso anche padre Cortese, che verrà trucidato. Nel giardino dei Giusti di Padova sono ricordati entrambi con i giovani della Catena. La condanna alla fucilazione verrà commutata in lager a Ravensbrück (123mila prigioniere da 20 nazioni), poi a Wittemberg, a 100 chilometri da Berlino.

La liberazione dal lager

Nel 1944 le truppe dell’Armata rossa liberano il campo e anche lei fugge, curandosi nelle infermerie militari. A Wittemberg, durante il saccheggio della città, prenderà per sé pane nero e un Rosario. Nel 1945 torna in Italia gravemente malata; trascorre due anni in case di cura.
E’ fidanzata, ma le cose vanno male. Il 12 maggio 1948 avverte che la sua vita deve volgersi in un’altra direzione: entra nel monastero benedettine di Sant’Antonio in Polesine a Ferrara dove, col nome di suor Rosaria, ha vissuto la sua vita di monaca di clausura.

“Come fossimo in due…”

Nel silenzio di un ex deportata solo Dio può guardare: «nei continui terrori avevo sentito sempre il Signore accanto come fossimo in due», annota, «come un aiuto soprannaturale a non spegnere la voce della coscienza e a non perdermi».
Prenderà il nome di suor Rosaria e per obbedienza scriverà le sue Memorie. E andata in cielo il 23 ottobre 2005 (eventa.it, 2017).

taranto Suona il violino mentre i chirurghi la operano per un tumore al cervello



Leggo su https://notizie.tiscali.it/ e su https://video.lanuovasardegna.it/ da cui ho tratto il video questa bellissima notizia anche se non nuova ( l'unica cosa nuova è che uno dei pochi interventi simili fatti in italia con tale tecnica sia stato fatto nel bistrattato Sud del paese ) in quanto Nel 2014 fece scalpore un altro intervento di questo tipo, a cui fu sottoposto Roger Fritsch, un violinista della Minnesota Orchestra, affetto da tremori alle mani di origine neurologica. I chirurghi della Mayo Clinic di Rochester nel Minnesota decisero di impiantare degli elettrodi in una particolare zona del cervello e di collegarli ad una specie di pacemaker cerebrale. Ma per essere sicuri che l'operazione fosse realmente efficace fu necessario che gli elettrodi venissero impiantati con estrema precisione. I chirurghi d'accordo con il paziente, decisero che il paziente non solo doveva restare sveglio durante l'operazione, ma anche suonare il violino. Dopo un mese dall'operazione, Frisch tornò a suonare con la Minnesota Orchestra.

 ecco  il  video    del suo intervento










Una violinista di 23 anni, affetta da un tumore al cervello, è stata operata mentre suonava il violino. E' accaduto nell'ospedale SS.Annunziata di Taranto per curare una neoplasia cerebrale frontale sinistra a basso grado di malignità. E' il primo intervento del genere nel Sud Italia e "pochissimi altri - spiega l'Asl - ne sono stati effettuati nel Paese". La Neurochirurgia è già punto di riferimento nazionale per la tecnica dell''awake surgery L'intervento, di oltre 5 ore, è stato effettuato dal direttore dell'Unità Operativa Complessa, dottor Giovanni Battista Costella, e dal dottor Nicola Zelletta, con la fondamentale collaborazione dell'anestesista, dottor Angelo Ciccarese", equipe completata dai dottori Gounaris e Cantone.Ed è proprio lui a spiegare l'efficacia dell'awake surgery: "Al paziente è richiesta collaborazione, e la procedura nel complesso non è un'esperienza semplice, ma in sala operatoria c'è un'equipe altamente preparata e un team multidisciplinare composto da anestesisti, neuropsicologi e neurofisiologi. Sembra surreale, ma si fa conversazione con il paziente, spiegando cosa si sta facendo in modo da tranquillizzarlo il più possibile e monitorare la situazione in maniera più attenta"Ed una novità im qiuanto è la prima volta che accade al Sud: l'intervento è durato cinque ore, e consentendo alla ragazza di suonare e parlare è stato possibile agire con precisione, evitando di toccare le aree del cervello deputate al linguaggio e alla coordinazione dei gesti e azzerando i danni neurologici.














"Sembra surreale, ma si fa conversazione con il paziente - spiega Costella - spiegando cosa si sta facendo in modo da tranquillizzarlo il più possibile e monitorare la situazione in maniera più attenta". La metodica chirurgica adottata dall'equipe, implementata dall'ausilio di dispositivi di ultima generazione come il neuronavigatore e il monitoraggio neurofisiologico di cui dispone il reparto, ha permesso di rimuovere il tumore evitando danni neurologici, soprattutto disturbi della parola e cognitivi ed evitare difficoltà nella coordinazione dei gesti.Il paziente è cosciente e collabora
Stimolando nella fase operatoria specifiche zone cerebrali, sono stati evocati disturbi sensitivi complessi. "Questa tecnica - conclude Costella su tiscali notizie - è particolarmente indicata nei casi in cui è necessario rimuovere lesioni localizzate in zone critiche. Certo, al paziente è richiesta collaborazione e la procedura nel complesso non è una esperienza semplice".

il problema è che una donna è stata stuprata (non CasaPound) fatto strumentalizzato per bassi fini politici, invece che usato per riflettere sul ruolo del maschio nella società

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N.b  
non pensate     che  stia  sminuendo   i fatti   , anzi  . Ecco   un dibattito fra me  e l'amica  Tina 




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La cultura dello stupro? Dal Circeo a Franca Rame è una storia fascista

Si esorcizza la xenofobia con un moto bipolare delle notizie: da un lato l’estraneo affetto da priapismo violento, dall’altro i pellegrini in fuga dalla disperazione
Si esorcizza la xenofobia con un moto bipolare delle notizie: da un lato l’estraneo affetto da priapismo violento, dall’altro i pellegrini in fuga dalla disperazione

Giuseppe Scano non completamente vero succede anche a sinistra purtroppo cara Tina Galante
  • Tina Galante Giuseppe Scano un conto è che succeda, altro è avercelo come idea fondante.
    Ma sai come considerano le donne i fascisti?
    Per loro non sono delle persone, ma solo delle cose da usare all'occorrenza per trastullarsi o per dare "bambini confezionati" alla patria.
Giuseppe Scano Tina Galante sono d'accordo con te

Sono  d'accordo con quanto dice  l'articolista  che  Il problema non è chi commette lo stupro, il problema, semmai, è che si commetta lo stupro. Ed è avvilente vedere un caso di cronaca come quello di Vallerano strumentalizzato per bassi fini politici, invece che usato per riflettere sul ruolo del maschio nella società  e  sul suo potere   violento
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Povera quella nazione nella quale l'antifascismo e la sinistra ed anche  la  destra   vedere  url   gli url sopra   [ corsivo mio   ] hanno bisogno di uno stupro per accrescere il proprio peso politico. La politica si sta mangiando tutto, dignità, decoro, istituzioni, tutto. Sembra ieri che si applaudiva alle parole di Simone rivolte agli esponenti di CasaPound durante gli scontri a Torre Maura. «Il problema mio non è chi mi svaligia casa, il problema mio è che mi svaligiano casa», aveva detto, e per un attimo era sembrato che la limpidezza di pensiero fosse tornata a valere qualcosa in questo Paese.
Invece, in presenza di una donna di 36 anni colpita a pugni in pieno volto fino a perdere conoscenza e abusata sessualmente da due uomini poi incastrati dal video che loro stessi hanno girato durante l’aggressione, tocca riprendere la metafora di un «pischello» e ribadire l’ovvio: il problema mio non è chi mi svaligia il corpo, il problema mio è che mi si svaligi il corpo. Gli stupratori si chiamano Francesco Chiricozzi, diciannovenne consigliere comunale di CasaPound, e Marco Licci, 21 anni, altro militante di estrema destra, ma i loro nomi non hanno alcuna importanza rispetto alla brutalità dell’aggressione, anche se è accaduta a Vallerano, dove i «fascisti del terzo millennio» hanno ottenuto oltre il 21% alle ultime amministrative di giugno 2018, anche se i due erano soliti diffondere messaggi razziali legati al tema delle «donne da proteggere» dagli immigrati. In un Paese civile questi aspetti finiscono nei fascicoli dei giudici in fase processuale, non nei tweet di politici, intellettuali e chef in fase rivendicativa.
Tutto diventa avanspettacolo politico, anche per la sinistra, improvvisamente ringalluzzita all’idea di farsi largo e riguadagnare qualche punto elettorale nello scenario politico, e invocare – ora sì, con voce piena - lo sgombero di Casapound
Un Paese che ama definirsi «progressista» ora si metterebbe di buona lena e approfondirebbe la crisi del maschio italico, sempre più sprovvisto di strumenti e codici per comprendere che il modello della tradizione arcaico-patriarcale è ormai superato, e proverebbe a dare strumenti di riflessione condivisa. Invece tutto diventa avanspettacolo politico, anche per la sinistra, improvvisamente ringalluzzita all’idea di farsi largo e riguadagnare qualche punto elettorale nello scenario politico, e invocare – ora sì, con voce piena - lo sgombero di Casapound.
Casapound non deve essere sgomberata perché due bestie all’interno dei suoi militanti hanno stuprato una donna, ma perché abusiva e in contrasto con la Costituzione italiana.
Così come la sinistra non dovrebbe proprio pensare di contrastare l’egemonia della destra prendendo in prestito la sua bile e i suoi umori, e tuttavia lo sta facendo, perché avverte il morso alle calcagna di un popolo ormai estraneo. Avremmo volentieri fatto a meno dello spettacolo, invece eccola, la sinistra, insignita dell’odioso mestiere di esattore fiscale, china a fare i conti in tasca all’ideologia degli aggressori anziché riflettere sul fenomeno delle violenze e cercare di fare quadrato con quante più forze politiche in merito alla Commissione d'inchiesta monocamerale sul femminicidio e alle proposte di legge volte a rafforzare le tutele processuali delle vittime di reati violenti.
Legiferare e operare a sostegno delle donne è del resto complicato in un Paese ancora incapace di discutere della violenza di genere (che va dagli stupri ai femminicidi, dalla restrizione della libertà di aborto alla difesa della famiglia tradizionale, dalle aggressioni omofobe alla guerra contro l'ingresso della questione di genere nelle scuole) senza connotarla etnicamente e politicamente. Una miseria spirituale prima ancora che dialettica quella in corso, che a furia di inscenare il gioco «loro ce ne hanno date, noi gliele abbiamo dette» finisce per strizzare l’occhio alla categoria estetica del «grottesco triste» dove ogni sentimento del tragico nei confronti delle vittime è assente.


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