1.11.23

oltraggiate le pietre d'inciampo dedicate a Giacomo ed Eugenio Spizzichino, arrestati e deportati nei campi di concentramento

 Dopo  le  stelle  di david  comparse  a  Parigi    , le  maifestazioni d'odio   contro il popolo  ebraico   toiccano il nosro paese  .  

 da  republica del 1\11\2023  



Non è più un caso isolato. Dopo il blitz della notte tra il 30 e 31 ottobre in via Dandolo a Trastevere, a poche centinaia di metri, esattamente in via Mameli 47, la notte successiva sono state sporcate sempre di vernice nera


 

altre due pietre d’inciampo. Le targhe d’ottone vandalizzate ricordano Giacomo e Eugenio Spizzichino, arrestati e deportati nei campi di concentramento. Giacomo Spizzichino nato nel 1920 venne arrestato il primo gennaio del 1944 e deportato a Mauthausen, dove fu assassinato il 18 aprile del 1945. Ed Eugenio Spizzichino, nato nel 1918, fu arrestato il 6 maggio 1944 e deportato ad Auschwitz, dove venne assassinato il 20 gennaio del 1945. In via Dandolo all’altezza del civico 6 erano state imbrattate le pietre d’inciampo in ricordo di Michele Ezio Spizzichino e Aurelio Spagnoletto deportati il 16 maggio del 1944 ad Auschwitz .

 

Per il momento l'unico politico   è stato ,  dai microfoni di Rai Radio 1  , la segretaria del Pd Elly Schlein   che  ha definito “inqualificabili questi gesti, degni veramente di una condanna fermissima da parte di tutti coloro che vogliono la pace, la democrazia, che conoscono l'errore, l'orrore anzi, di quello che è stata la dittatura nazifascista, per cui siamo tutti preoccupati da questo rigurgito di antisemitismo, che dobbiamo davvero contrastare con grande forza”. Oltre   a  lei , semre  secondo repubblica   ,  è anche il Rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, in un intervento pubblicato su La Stampa, sostiene che quando “un passante viene malmenato, una casa viene segnata, persino pietre d’inciampo deturpate, alla base di questi meccanismi perversi e distorti c'è qualcosa di molto più antico e profondo. In un pensiero diffuso che è inconscio per molti e invece consapevole in molti altri, l'ebreo che vive, con la sua diversità, ha una colpa esistenziale da scontare”. Infatti   Capisco  e  comprendo   (  non significa che    giustificare  ed  essere  d'accordo  )  per quelo che  sta  facendo in questo  periodo  . Ma   qui non si tratta   dìodiare uno stato o un istituzione  ma  odiare  un popolo  soprattutto vittime dell'olocausto anzi meglio shoah in questo caso . Alcuni dicono



  1. non abbiamo telecamere in zona per vedere chi è stato?

    è possibile dare un segnale forte, per esempio rintracciando i responsabili e multandoli, in modo che non passi l'idea che si può fare qualsiasi cosa con la scusa della causa palestinese?

    • Risposta di Teodora

      Mai visto vigili o forze ordine !! ! La sera Trastevere è terra di nessuno

    • Risposta di Gabriele_I

      La causa palestinese non è una scusante per queste azioni riprovevoli.

  2. Commento di patrizia2103

    Ohibò, non credevo di essere censurata solo perchè nel mio commento non reputavo quanto sta succedendo ora in Medio Oriente una guerra di religioni o meglio, contro una religione!

    • Commento di Francesco

      Atti ignobili. Punto.

      Ma non condivido il tentativo di metterla in politica, raffazzonato e arbitraria della Schlein. Libera di fare come crede, certo, ma liberi noi di dire che molto probabilmente l'oltraggio bieco e vigliacco puo' venire da fiancheggiatori di Hamas, che probabilmente si collocano nella galassia di sinistra.

      • Risposta di alemicheli2380

        Non condivide ii tentativo di metterla in politica,però tira in ballo la sinistra,perché anche se si parla del campionato del mondo di tamburello,va buttato là il termine sinistra,che per far polemica ci sta sempre bene...

      • Risposta di Antonio

        Questi atti sono tradizionalmente di destra, perché gli odiatori professionali li ritrovi lì. Salvo poi incolpare altri.



    • Questi atti sono tradizionalmente di destra, perché gli odiatori professionali al 90 %li ritrovi lì. Salvo poi incolpare altri. Ma    soprattutto   l'antisemitismo   di sinistra   , pur  esecrabile e becero ,   non ha    mai   che  io sappia  vandalizzato ed insultato  le  vittime   dei campi di concentramento  nazisti  .  

    smettiamola di dire che le feste pagane del 1 e 2 novembre o halloween come .... lo fhanno etoichettato non sono parte della nostra cultura e tradizione

     Lo  so che  anche quest'anno    ho  già detto la mia    nei post    precedenti  , ma  ogni anno    ci sono   le  solite  polemiche  halloween si  halloween si    Ai primi cioè quelli che  dicono che   non è unanostra  trazione  e  che   è demoniaca   Smettiamla  dire  che  Halloween  o meglio i riti pagani    dei morti   non  fanno  parte della nostra  cultura  . Infatti  essa pur   avendo    dal IV  secolo dopo cristo  in particolare    dal  330   connotazione     cristiano  cattolica, ha radici   ben più antiche come di mostra   l'articolo  : <<  Halloween, origine e significato di una festa antica anche in Italia: intervista a Eraldo Baldini  di  elisabetta barberio>>  da  me precedente  citato  qui  👉🏼https://urly.it/3y3br



    E poi  la  festa di ogni  santi è Il giorno di tutti i Santi, noto anche come Ognissanti, è una festa di certe chiese cristiane che celebrano insieme la gloria e l'onore di tutti i santi, compresi quelli non canonizzati
    fu     istituita  da Il 1º novembre venne decretato festa di precetto da parte del re franco Luigi il Pio nell'835. Il decreto fu emesso "su richiesta del papa Gregorio IV e con il consenso di tutti i vescovi". La festa si dotò di ottava solenne durante il pontificato del papa Sisto IV, quando bandì la crociata per la liberazione di Otranto. La solennità di Tutti i Santi sostituì l'antica festa romana dedicata a San Cesario di Terracina (santo tutelare degli imperatori romani), fissata proprio al 1º novembre: in questo giorno una solenne processione partiva dalla Basilica dei Santi Cosma e Damiano e si dirigeva sul Palatino in onore di San Cesario e degli imperatori. Il papa Gregorio IV avrebbe deciso di trarne partito per sradicare questo culto idolatrico; gli imperiali installati sul Palatino gli ricordavano ogni anno, con la festa di San Cesario, lo spettacolo delle loro pratiche semipagane e semicristiane. Inoltre   In Italia per la ricorrenza dei morti c'erano riti particolari in varie parti d'Italia, a parte la visita ai cimiteri, che era tradizione Comune di tutto il Paese. In certe parti della Toscana ai bambini venivano fatti trovare dolcetti o frutta secca che i grandi gli dicevano essere donati dai morti della famiglia. La mia nonna e  mia madre  ancora se lo ricordava. E in effetti era una tradizione che contribuiva a creare un senso di legame positivo con le memorie della famigliae  con la   terra  e  la  società  contadina  . La festa di halloween nella sua versione commerciale internazionale contemporanea pure io faccio fatica a comprenderla  ed non mi piace   perchè solo  moda  e buiness. Quindi  smettetela    di fare  crociate  contro chi  vuole divertirsi  anche  se  forzatamente      conformisticamente   se  proprio volete  non potete  fare  a meno    di dire   che  H   è  demoniaca      fatelo pure  ma   non  attaccate    chi  non è  d'accordo   con voi . Potete    se proprio siete   legati al modello   religioso    creare  un "halloween cristiano" cioè  "sostituire" i mostri ai Santi, come fanno già molti educatori in famiglia e nelle parrocchie e  come  suggerisce qui  questa lettrice  di famiglia  cristiana  
        Ai secondi    dico   non fate   come i primi     e  non giudicate    e deridete  come  sfigato   , ecc   chi  non  vuole  conformarsi    alla moda    dominante   ovvero quello che     da riti tradizionali    sono  diventati    sono   fenomeno  di massa  Ma  soprattutto  non abbassatevi  allo stesso livello   dei primi   . E se  proprio volete  festeggiare in alternativa  al modello  religioso  il 1  e  il  2 novembre    riscoprite  le  vere  tradizioni   in  merito non le  mode  importante  o  come  questo casoritorno perchè le origini  sono europee  .   O se  ostinati volete  festeggiarlo secondo  la cultura pop non rompete  che  non lo vuole   festeggiare  o  festeggia  solo l'aspetto religioso  

    Dalla droga e l'alcol agli altari: la lezione dei "Santi imperfetti"

     

    da  avvenire  14 ore   di Riccardo Maccioni 

    Dalla droga e l'alcol agli altari: la lezione dei "Santi imperfetti"

    © Fornito da Avvenire

    Si celebra oggi, 1° novembre, la solennità di Tutti i santi e, come di consueto nei giorni festivi, papa Francesco pregherà l’Angelus alle 12 in piazza San Pietro. Domani, giorno dedicato alla commemorazione dei defunti, il Pontefice presiederà la celebrazione eucaristica al Rome War Cemetery, il cimitero militare, memoriale di guerra, che custodisce le spoglie dei militari del Commonwealth caduti a Roma durante la seconda guerra mondiale. Il giorno seguente, infine, Bergoglio presiederà in San Pietro alle 11 la Messa in suffragio di Benedetto XVI e dei cardinali e vescovi defunti nel corso dell’anno.

    Il primo pensiero va al protagonista del racconto “La leggenda del santo bevitore” la cui vita, sempre sospesa tra miseria e redenzione, si riaccende di nuova speranza per il “debito” da sanare con Teresa di Lisieux. Ma situazioni simili, persino più tragiche e insieme esaltanti, succedono nella vita vera.
    Storie di santità che partono proprio da gravi mancanze, per esempio una dipendenza che rischia di offuscare la mente. Per questo la risalita poi è tanto ammirevole. Come nel caso del venerabile irlandese Matt Talbot (1836-1925) ex alcolista, trasformato dalla partecipazione quotidiana alla Messa e dalla preghiera a orari impossibili. Quasi analfabeta, imparò a “leggere” le cose di Dio studiando la Bibbia, fino ad acquisire una semplicità sapiente, virtù solo dei grandi uomini, che gli farà scrivere: «Il Regno di Dio fu promesso non a chi ha buon senso o è istruito, ma a coloro che sono simili ai bambini».
    Una lezione quanto mai attuale oggi nella solennità di Ognissanti, festa che unisce nello stesso abbraccio del Padre celeste figure celebratissime e personaggi poco noti che magari solo nell’aldilà scopriremo essere stati straordinari. Il 1° novembre è l’occasione per far uscire tanti testimoni della fede da troppe biografie ovattate, con aureole che coronano i bimbi sin dalla culla, restituendoli alla dimensione della vita vera. Perché i santi, compresi quelli famosissimi, non ci guardano dall’alto ma dal gradino più basso dell’umiltà per spingerci, gradino dopo gradino, sulla scala della vita spirituale fino a raggiungere il cielo. Uomini e donne vissuti nella rinuncia di sé e con la consapevolezza delle proprie fragilità da affrontare e superare grazie all’amore di Dio e al servizio dei fratelli. Come santa Monica, decisiva per la conversione del figlio Agostino che nelle Confessioni rivela come da ragazza sua madre si fosse lasciata andare a bere (troppo). Decisivo, per farle cambiare stile di vita, lo choc di sentirsi definire da un servo «bottiglietta sporca di vino puro».
    Tante volte, infatti è proprio la sconfitta, l’umiliazione a determinare una svolta. In altre occasioni il limite diventa una croce da sublimare, da trasformare in dono se la battaglia per vincerlo non si traduce in vittoria definitiva. Il martire cinese san Marco Ji Tian Xian (1834-1900) fu dipendente dall’oppio, assunto inizialmente come antidolorifico, senza riuscire poi a liberarsene. Tanto che il suo confessore arrivò a negargli l’assoluzione e l’accesso all’Eucaristia. Per circa trent’anni dunque, Tian Xiang che era medico e avrebbe pagato con la morte il rifiuto di negare il Vangelo, continuò a vivere la fede senza potersi accostare ai sacramenti. Una perseveranza importante nell’iter per il riconoscimento della sua santità.
    Tra cadute e riprese fino alla “guarigione” totale e la conversione anche il rapporto tra san Camillo de’ Lellis (1550-1614) e il gioco d’azzardo mentre anche Bartolo Longo, fondatore del Santuario di Pompei ebbe a sua volta grossi problemi con le droghe, oltre a frequentare in gioventù gruppi dediti alle pratiche dello spiritismo.
    E l’elenco potrebbe proseguire ancora. Con Maria Egiziaca (344-421) a lungo schiava del piacere sessuale, il coreano Agostino Yi Kwang-hon (1787-1839) che seppe liberarsi dall’alcol, la stessa Pelagia conturbante attrice vissuta nel V secolo. Figure, ovviamente, di cui non si vuole celebrare le debolezze ma la forza nel saperle affrontare, l’umiltà di riconoscere il bisogno d’aiuto, la sapienza di capire come ci sia qualcosa di più grande di sé stessi per cui valga la pena vivere. Non a caso il primo canonizzato “sicuro” della storia, come ha più volte detto papa Francesco, è il buon ladrone che dalla croce chiede a Gesù di portarlo con Lui in Paradiso. “Santi peccatori”, dunque, e non è un paradosso, perché nessuno è esente dalla tentazione del male, dalle sue lusinghe. A fare la differenza è il riconoscerlo e il decidere di combatterlo in nome dell’amore a Cristo e, di conseguenza, all’umanità. Nessuno si salva da solo vuol dire anche questo, che non conosciamo la luce della santità che potrebbe illuminare la vita in apparenza più misera, che l’unico giudizio che conta è quello di Dio, che a volte basta un piccolo appiglio per alimentare la speranza. Come il finale della «Leggenda del santo bevitore» con Joseph Roth che saluta così il protagonista del suo racconto: «Voglia Dio concedere a tutti noi, a noi bevitori, una morte tanto lieve e bella».

    31.10.23

    Halloween, origine e significato di una festa antica anche in Italia: intervista a Eraldo Baldini di elisabetta barberio

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    https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2023/10/una-guida-insuperabile-per-gli-amanti.html





    Halloween è tra le feste più attese. Ogni anno crescono le tendenze, gli eventi e le pubblicazioni che omaggiano la tradizione legata al 31 ottobre e i giorni a seguire. Per molto tempo si è pensato che fosse una festa americana, poi, mano mano che la divulgazione ha preso piede, sono emersi gli antichissimi culti praticati dai Celti e da tutte le popolazioni germaniche che, fino a oggi, ci hanno tramandato leggende, miti e rituali dai molteplici significati, molti dei quali ritroviamo dislocati in tutta Europa. Quello che è sempre mancato in questa affascinante narrazione è il fatto che anche l’Italia è anticamente legata a questa festa, e non è affatto vero che l’abbiamo ereditata dagli Stati Uniti, ma è un retaggio arcaico che attinge dalle nostre radici pagane. Eraldo Baldini, saggista e ricercatore nel campo dell’antropologia culturale, e Giuseppe Bellosi, specializzato in documentazione e nello studio dei dialetti, scrivono a quattro mani un testo articolato ed esaustivo sull’origine, sul significato e sulle tradizioni di Halloween, in un viaggio nel folklore del nostro Paese, regione per regione. Non solo, gli autori ci raccontano come la celebrazione di questa festività (la versione americana) è diventata così celebre, facendo dimenticare agli italiani ciò che un tempo, negli stessi giorni, i propri antenati festeggiavano attraverso cibi specifici, usanze, leggende sovrannaturali, riti propiziatori, e tanto altro. Questo prezioso testo ha l’obiettivo di ripristinare un’antica memoria, persa nei secoli, che solo pochi territori ricordano ancora.


    Una celebrazione neopagana di Samhain (fonte: wikipedia.org)


    Oggi Halloween sconfigge e surclassa Ognissanti?

      
    Sì, è piuttosto evidente. E questo quasi mille e trecento anni dopo che fu introdotta in questa data una festa dedicata a tutti i Santi, e poi un paio di secoli più tardi quella del giorno dei Morti (2 novembre), per cercare di cristianizzare le celebrazioni manistiche (cioè dedicate al culto dei defunti), osservate negli stessi giorni, che appartenevano da tempo immemorabile a religiosità precristiane e poi a culture e tradizionali europee.
    Abbiamo già espresso la nostra opinione: la festa è quasi certamente preceltica, e interessa da tempi immemorabili molte genti europee, con affinità di date, forme e contenuti. Ma in ogni caso, comunque sia andata, la sostanza delle cose non cambierebbe affatto relativamente a ciò che vogliamo sottolineare con questo libro: che la festa di Halloween, cioè, da un po’ di anni in voga pure in Italia, anche se da noi giunta all’attuale successo in virtù di recenti suggestioni provenienti da lontano, ha nel nostro Paese un profondo ed evidente background storico-tradizionale, non solo nelle aree celtiche.
    https://strokestownpark.ie/event/samhain-self-guided-trail/
    Perché l’idea che Halloween abbia radici americane ha attecchito così tanto in Italia?

    Quello di ritenere che la celebrazione di Halloween (parola che, ricordiamolo, non è altro che la contrazione di All Hallows Eve o All Hallows Even, rispettivamente “Vigilia di Ognissanti” e “Sera di Ognissanti”) sia nata in America, e altrove sia giunta, senza alcun background, solo in virtù di colonizzazione culturale o imitazione, è un errore frutto di disinformazione e di “ignoranza” (nel senso etimologico del termine): gli etnografi e gli antropologi culturali hanno, in larga parte, sempre sostenuto, e a ragione, che la ricorrenza è di ovvia origine europea, forse pan-europea, ed è molto antica. Anche se si è soliti ritenerla di origine celtica, a giudicare dalla sua morfologia e diffusione si può in realtà affermare che si tratti di una forma religioso-culturale arcaica, e dunque pre-celtica. I Celti furono comunque la popolazione che più a lungo ne conservò forme e continuità, attribuendole anche l’importante ruolo di capodanno.
    La ricorrenza e suoi contenuti furono portati nel Nuovo Mondo dagli emigranti europei, e assunsero ampia diffusione soprattutto dalla metà dell’Ottocento in poi, cioè dopo le grandi ondate migratorie di popolazioni celto-cattoliche (irlandesi sopra tutti). In America poi, nel corso del tempo, vennero privilegiate e consolidate alcune forme celebrative fino ad arrivare a quelle oggi a tutti note.
    Per circoscrivere alla realtà italiana: non si può negare che il boom odierno di Halloween sia dovuto anche o soprattutto a suggestioni cine-televisive e letterarie provenienti da oltreoceano, ma è altrettanto vero che nel folklore delle nostre regioni, nei giorni che vanno dalla vigilia di Ognissanti, cioè dal 31 ottobre, a quello di San Martino, 11 novembre, legati in un continuum celebrativo, sono da tempo immemorabile presenti, o lo erano almeno fino a un passato recente, tutti gli elementi costitutivi della festa. E questo da ben prima che la Chiesa, nel medioevo, cristianizzasse tali ricorrenze riservate al culto dei defunti, dedicando il 1° novembre a Tutti i Santi e, più tardi, il 2 novembre ai Morti. Dalle Alpi alla Sicilia troviamo (o trovavamo) in abbondanza in quelle date riti di accoglienza per i morti e gli antenati, questue di bambini o di poveri nelle case, dolci tradizionali dal nome macabro (come ad esempio ossa di morto), zucche intagliate, pratiche divinatorie, racconti terrificanti.


    Foto degli anni ’60, Alamy Foto Stock (fonte: today.com)


    Quale rito regionale ti ha colpito di più durante la tua ricerca? E tra le regioni italiane, quale si distingue per aver mantenute intatte le tradizioni legate al Giorno dei Morti?

    Dovrei fare un elenco lunghissimo, i riti “regionali” (del resto piuttosto simili fra loro) sono numerosissimi. Ciò che mi ha colpito all’inizio delle mie ricerche, quando ancora privilegiavo l’idea che nel nostro Paese fossero esclusivamente o principalmente le zone storicamente celtizzate (quindi soprattutto il Nord della penisola) a mostrare e conservare forme tradizionali considerabili prodromi di Halloween, è che in realtà il Centro, il Sud e le Isole non sono da meno. Pare comunque di potere individuare forme più abbondanti e conservate lungo il versante adriatico: ma ciò può essere solo frutto di una maggiore mole di documentazione disponibile.
    Un’area in ogni caso che mi ha affascinato per la ricchezza e la continuità (senza interruzioni nei secoli o forse nei millenni) delle tradizioni espresse relativamente alla celebrazione di culti manistici tra fine ottobre e inizi di novembre, con eclatanti forme sia individuali sia collettive che, dalle zucche intagliate, alle questue, alle rappresentazioni e a tutto il resto danno vita, diciamo così, ad una riconoscibilissima “Halloween”, è quella che riguarda una parte dell’Abruzzo, la Valle Peligna. Ma, come ho già detto, quasi tutte le regioni hanno conservato la tradizione o la memoria di simili morfologie del “festivo” in quelle date.
    Foto generata con AI (fonte: www.canva.com)


    Secondo la tua esperienza cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? Ci saranno delle nuove interpretazioni di questa festività?

    Credo che in futuro si arriverà soprattutto a considerare la celebrazione di Halloween per quel che è, cioè una tradizione che ha avuto corsi e ricorsi ma appartiene appieno alla realtà europea, dunque anche a quella italiana. Ciò avverrà in primo luogo perché, seppure lentamente, una maggiore e più corretta informazione convincerà di ciò un numero sempre maggiore di persone (perlomeno di quelle libere da pregiudizi, stereotipi e chiusure preconcette). In secondo luogo perché ormai sono molti i “nativi halloweeniani” (permettetemi il neologismo compreso in questa locuzione). In molte aree infatti (ad esempio nella mia Romagna) sono almeno trent’anni che si ri-celebra Halloween, quindi sono tanti i bambini, gli adolescenti, i giovani e persino gli adulti per i quali questa festa “c’è sempre stata” a prescindere da elucubrazioni o sguardi interrogativi rivolti passato. C’è sempre stata perché fin da piccoli l’hanno vista e vi hanno partecipato.

    Cosa succedeva a Samhain? (fonte: milleunadonna.it)


    Quali sono i tuoi progetti futuri?

    Io scrivo sia saggistica, essendo per formazione un antropologo culturale, sia narrativa. Mi è sempre piaciuto, quindi, lavorare su due tavoli distinti ma non distanti. Al momento sto scrivendo un romanzo che sarà pubblicato da Rizzoli nella primavera prossima, ma finito quello tornerò certamente a occuparmi di tradizioni e culture popolari, campo affascinante nel quale c’è ancora molto da indagare.

    RIFERIMENTI DI ERALDO BALDINI

    Facebook: https://www.facebook.com/eraldo.baldini.autore
    Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Eraldo_Baldini

    Basnewende di Talatou Clementine Pacmogda

     Qualche  tempo      fa  durante  una  discussione     sull'immigrazione     mi  suggerirono Basnewende   di  Pacmogda  Clementine  . Appena  rovo  un po'  di tempo   me  lo  leggerò  .
    Lo so  che   per  evitare   di scrivere  sproloqui    dovrei  aspettare  a leggere il libro  . Ma   seguendola  su  Facebook   e  avendo letto  quest  articolo    : << Talatou Clementine Pacmogda:biografia scrittrice >> su    RecensioneLibro.it   la  sua  storia   ho  deciso  di   intervistarla  . Ecco   la  nostra  discussione 

    1. Poichè  molti  vengono in italia  di passaggio   per  andare da parenti  o gente  della  loro  comunità  in altre nazioni europee   ti chiedo   se non avessi    trovato l'amore   saresti rimasta  lo stesso  in italia ? 

    Non sarei rimasta in Italia. Come sai sono venuta in Italia con un’opportunità. Ho vinto una borsa di studio per il dottorato alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Spesso si pensa che tutti arrivano in Italia per scappare da qualcosa. Immigrare è una parola colma di significati perché racchiude in sé persone e motivi vari. Tutti immigrano anche gli europei e tutti i giorni ci sono delle persone che se ne vanno da vari parti del mondo. Immigrano i poveri ma immigrano anche i ricchi. L’umano si dice sia un essere parlante, un essere pensante ma è anche un nomado per definizione. Da quando c’è mondo ci siamo sempre mossi da una parte all’altra fino a popolare tutta la terra. I motivi dello spostamento cambia da persona a persona, cambia secondo il momento storico, i numeri cambiano e il posto dove si trova più partenze cambia anche ma l’immigrazione è sempre esistito. Per tornare alla tua domanda, direi che sarei tornata indietro. Avevo conseguito un dottorato che avrei portato in tasca a casa e che mi avrebbe aperto molte opportunità nel mio paese di origine. Anche dopo il mio fidanzamento con quello che è mio marito ora, avevo deciso di tornare a casa a cominciare di lavorare aspettando che lui riesca a sistemarsi poi avremo pensato a come ricongiungerci. Anche lui come me aveva finito gli studi nel 2012 e quindi eravamo tutti alla ricerca di lavoro che per me si sapeva sarebbe stato molto difficile trovare, visto le mie origini e l’origine dei miei titoli di studi. 

    1. In italia  c'è  razzismo  ?

    Sì, in Italia c’è razzismo come altrove. Il razzismo esiste dappertutto perché in ogni paese e in ogni epoca si trova sempre un gruppo di persone che prende di mira un altro gruppo per sentirsi superiore. Prima di questa immigrazione di massa, in Italia erano i meridionali a essere considerati inferiori e non si affittava casa in alcuni regioni del nord “ai meridionali”. Ora sono i neri, gli africani, gli stranieri, quelli considerati diversi, a essere presi di mira. Il razzismo è molto pronunciato ora perché la situazione economica mondiale e soprattutto italiana offre poche opportunità e quando la gente sta male dentro e socialmente è difficile e faticoso e così si cerca un capro espiatorio. È sempre colpa di qualcuno se noi stiamo male. La storia ci racconta che gli ebrei per esempio hanno pagato carissimo negli anni 30  il disagio del mondo dopo la crisi economica del 1929. In Italia, e in quasi tutta l’Occidente , attualmente il razzismo è al suo culmine proprio perché in tempo di difficoltà economiche l’umano tende a diventare egoista. “Ci rubano” il lavoro perché il lavoro si fatica a trovare e quindi per molti questo è dovuto a chi arriva da noi. “Non vogliono fare nulla e stanno in giro con telefonini” perché la vita è talemente dura che bisogna trovare a chi dire :”io me la sto sudando mentre tu non fai nulla”. Non importa se è vero o falso. È importante soltanto sapere che qualcuno è la causa della mia sofferenza. Certo i politici usano questo per garantirsi la poltrona. Più un problema sociale viene politicizzato più si rinforza e arriva a volte a essere incontrollabile e qua nascono i danni sempre per qualcuno, perché si tende a negare diritti e a umiliare.

     

    1. Ne  sei stata  vittima ? 

    Quando si parla di razzismo non si parla solo di aggressioni verbali o fisiche ma di un atteggiamento generale che si vive. In questo si e spesso è anche istituzionale. Per esempio quando sono in aeroporto con mio marito bianco, lui va tranquillo mentre io sono controllata. A volte ho come l’impressione che io acquiesco valore solo per la sua presenza di fianco a me. Quando siamo tutti e due con nostra figlia, lei è salutata, le fanno i complimenti, siamo persone. Però quando sono sola io con lei, o non ci guarda nessuno o dicono:”come parla bene italiano!” Perché di fatto viene considerata straniera anche lei. Quando cerchiamo una casa in affitto devo citare mio marito per farmi ascoltare altrimenti a volte non mi guarda nemmeno il proprietario della casa. Per fortuna ora abbiamo comprato casa e questo è risolto 😂. Quando vado a firmare un contratto nessuno mi guarda perché nessuno pensa che una nera può fare l’insegnante. Poi dopo si scusano quando vengono a sapere che sono lì per firmare un contratto di docenza. Quando prendo il treno in prima classe, mi guardano come fossi un extraterrestre perché convinti che abbia sbagliato vagone. Quando da sola vado fuori dalla zona dove sono conosciuta, e voglio chiedere la mia strada e prima mi avvicino e saluto prima di chiedere, molti si allontano prima di sentirmi parlare, etc. È proprio nella testa di molti ancora in Italia che il nero è un essere inferiore, per forza povero e mendicante, incapace di raggiungere certi livelli perché di norma analfabeta. Nel 2023 si continua in Italia a pensare che l’italiano è per forza bianco. Invece l’italiano ormai è multiculturale e composto da vari colori. Dire ancora oggi a un bambino che forse è nato e/o sta crescendo in Italia, o forse ha uno dei genitori italiani perché nato di una coppia mista o adottato, che parla bene l’italiano, è completamente infelice. Da adolescenti questi nostri figli rischiano di sentirsi discriminati e persi perché loro sono italiani di fatto, le loro origini sono qua in Italia e non bisogna confonderli con i loro genitori che possono avere un’origine diversa.

     

    1. Come giudichi   la frase   aiutiamoli a casa loro  è  giusta o razzista  ?

    È un'affermazione ipocrita. Come dicevo prima, l’immigrazione ha vari motivi e si tratta di un diritto che va garantito ad ogni individuo. La gente si sposta anche se sta bene allora non hanno sempre bisogno di aiuto. Una volta si immigrava quando mancava l’erba per il pascolo, quando bisogna avvicinarsi a un’altra sorgente di acqua perché quella di prima si era prosciugata, quando il posto dove si viveva era infestato da virus o batteri che creavano epidemie, ma anche quando le condizioni climatiche erano favorevoli e quindi la demografia cresceva e alcuni gruppi decidevano di andare a trovare altri posti, forse perché aumenta la competizione e nascevano conflitti. Casa loro dove? Il mondo è di tutti e l’abbiamo popolato viaggiando. Tutto questo “casa nostra” o “casa loro” è nato quando gli occidentali hanno deciso di tracciare i confini non solo da “loro”e per “loro” ma addirittura per gli altri senza chiedere il loro permesso e nemmeno informarli. I confini creano un “dentro” e un “fuori” e concedono o negano diritti impunemente. Nessuno di quelli che partono chiedono un “aiuto”. Vogliono partire altrove per combattere da soli per le loro vite e per quelle delle loro famiglie. Sono convinti che possono costruire qualcosa di meglio lasciando il posto dove sono nati che non deve essere una prigione per loro. Mentre con il mio passaporto burkinabé potevo viaggiare in massimo una ventina di paesi in tutto il mondo è stranamente tutto all’interno dell’Africa, ora con il mio passaporto italiano posso viaggiare in più di 170 paesi nel mondo. Questo perché a secondo delle tue origine hai un passaporto debole o un passaporto forte che ti offre possibilità di muoverti o meno. È un’ingiustizia che se non sanata crea sempre clandestinità.Poi è facile sedersi comodi e dire “aiutiamoli a casa loro”. Come vuoi aiutarli? Con cosa e per quanto tempo? Su che campo li aiuti? Riesci ad aiutare milioni di persone in Asia, America e Africa? È soltanto la manifestazione di un rifiuto di vedere delle persone che sono diverse da noi. Sarebbe bello prima dire : “ridiamogli casa loro” perché prendiamo tutto da “loro” sfruttandoli e impoverendoli da secoli. Semmai dovessimo aiutare dobbiamo fare di tutto perché non abbiano più bisogno del nostro aiuto e quindi che non siano più considerati mendicanti. A parte che chi dice “aiutiamoli a casa loro” non fa mai nulla per nessuno nemmeno dov’è vive.

     

    1. Vista la tua esperienza  ti senti  più  seme  o radice  ?

    Senti! Le radici sono importanti per gli esseri umani perché come si dice: “anche se non sai dove vai, almeno sappi da dove vieni”. Però bisogna capire che le nostre radici sono diversi di quelle degli altri. Gli alberi vivono con le radici ben fissati al suolo e se le radici vengono danneggiati cadono o muoiono. Per gli umani è diverso perché gli umani Hanoi i piedi che servono per muoversi anche lontano dai radici. Le radici servono all’umano solo per orientarsi. Quello che è importante per noi umani è il movimento. Perché è quello che ci nutre. Andiamo in giro per dare e ricevere. Andiamo da un posto all’altro per lavoro, per turismo, per necessità. Scopriamo nuovi orizzonti, ampliamo le nostre tete di conoscenze, facciamo nuove iniziative, cerchiamo partenariato, impariamo e insegnano. Quindi preferisco essere seme e infatti mi sento come tale. Butto semi ovunque vado alcuni germogliano altri no ma è la vita e va bene così.


    Prato, la prof incinta dell'alunno 14enne condannata a 6 anni, il marito: «Quel bambino lo crescerò come fosse mio. Mia moglie? L'ho perdonata»

     


    riordinando  i  giornali per  la  diferenziata     ho trovato  che    nei giorni  scorsi    c'è  stata   la  conclusione della  vicenda  processuale  della  professoressa di Prato che ha avuto un figlio da un suo alunno 14enne. La vicenda ha suscitato molto scalpore in Italia e ha avuto una vasta copertura mediatica. La  donna è stata condannata a sei anni di carcere per atti sessuali e violenza sessuale per induzione su minore


    Qui  un sunto  della  vicenda 


    I  giornali  ed  i media    parlano  anche della  reazione del marito per  le reazioni    " non violente   " nei  confronti  ella  moglie   e  del ragazzo  minorenne  . Il marito della donna, come riportato da Internapoli.it e Fanpage.it, ha dichiarato di voler crescere il bambino come se fosse suo .  Infatti    a Vanityfarair  ha  dichiarato :  «Non mi piace passare per quello che non ha colpe, in passato avevo commesso errori anche io. Abbiamo parlato dopo lo scandalo, come si fa fra persone civili. Tutto si può salvare se si analizza. Stiamo insieme sin da giovani, ne abbiamo passate tante».Uno di quei pochi uomini che  , non a  parole  ,  a saputo mettere in pratica  il perdono  ed  la  comprensione  , è riuscito  lucidamente  senza  farsi trasportare  dall'odio  ed  dal rancore  la  situazione   anche analizzandosi   senza  scaricare  tutto  su  di lei  ed  a mettere   da parte   la  sua mascolinità     e il suo orgoglio ferito    .Un altro   l'avrebbe lasciati al  loro  destino  ( nei  migliori  dei  casi )  oppure  insultata   ed stalkerizzata   se non addirittura  uccisa\i (  nel peggiore  dei casi  )  .  Un  uomo  cosa  , rara  parlo per  esperienza  personale ,  che mette    da parte  il suo  orgoglio  ferito  da  un  tradimento .Molto saggia la  ecisoe  :    « Molti pensavano che avrei lasciato mia moglie, ma il nostro rapporto, invece, si è rafforzato. Tutto si può salvare se si analizza. Stiamo insieme sin da giovani, ne abbiamo passate tante», spiega il marito della donna pratese al Corriere della Sera. Egli  dovrà badare da solo a due bambini, il quindicenne di cui è padre biologico e il bambino di 5 anni di cui ha rivendicato la paternità. «Ma per me non esiste differenza, sono i miei figli», precisa immediatamente.

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