4.9.24

Mehrzad l'atleta più alto del mondo costretto a dormire per terra durante le Paralimpiadi: non c'è un letto su misura per lui., Impresa alle Paralimpiadi: medaglia d'oro incinta di 7 mesi

Mehrzad l'atleta più alto del mondo costretto a dormire per terra durante le
Paralimpiadi: non c'è un letto su misura per lui «A Tokyo, hanno creato un letto speciale, ma sfortunatamente non qui», ha detto a Olympics.com l'allenatore della squadra, Hadi Rezaeigarkani


La stella della squadra di sitting volley della Repubblica Islamica dell'Iran, nonostante sia costretto a dormire sul pavimento in mancanza di un giaciglio su misura, non ha sollevato alcuna plemica e pensa solo a portare a casa il terzo oro dopo quelli conquistati nel 2016 e 2020.
Il letto su misura
«A Tokyo, hanno creato un letto speciale, ma sfortunatamente non qui», ha detto a Olympics.com l'allenatore della squadra, Hadi Rezaeigarkani. «Non ha un letto speciale, ma ha ben chiaro nella mente l'obiettivo più importante. Non gli importa se dormirà sul pavimento o se non avrà abbastanza da mangiare. In ogni caso, ha la mente per diventare un campione». Mehrzad e i suoi compagni di squadra hanno davvero una grande missione davanti: vincere l'ottavo titolo paralimpico di sitting volley per la nazione. L'Iran ha vinto sette dei nove tornei a cui ha partecipato dal suo primo tentativo a Seul 1988. Un oro a Parigi 2024 rappresenterebbe una tripletta per Mehrzad, che ha fatto il suo debutto paralimpico nel 2016, diventando anche l'atleta più alto ad aver mai gareggiato ai Giochi Paralimpici.

Dopo che sono emerse le notizie sulle difficoltà di Mehrzad, gli organizzatori delle Paralimpiadi hanno dichiarato a CNN Sport che «la questione è stata risolta». «I letti nel Villaggio Paralimpico hanno un design modulare», ha affermato l'IPC. «Il team di Parigi 2024 ha ricevuto una richiesta dall'NPC iraniano e ha risposto fornendo due estensioni al letto standard. L'NPC iraniano non ha inoltrato ulteriori richieste a Parigi 2024, ma le due estensioni non sono state sufficienti. Sono state ora rese disponibili ulteriori estensioni».

Gigante del volley

Morteza Mehrzadselakjani è il settimo uomo più alto della storia, e deve la sua statura alla acromegalia, una malattia cronica legata alla produzione eccessiva di ormone della crescita che gli è stata diagnosticata nell'adolescenza. Proprio in quegli anni un incidente in bici ha stroncato la sua carriera nel basket, sport che praticava da 16enne: una grave lesione al bacino lo ha costretto a più operazioni, lasciandogli la gamba destra più corta della sinistra di 15 centimetri. 

Mehrzad è diventato un campione per caso, dopo aver partecipato 13 anni fa a un reality show in cui raccontava la sua vita in sedia a rotelle. È stato in quella occasione che il suo attuale coach lo ha notato, mentre faceva zapping tra i programmi tv. «Non potevo credere che per la paura di essere deriso e giudicato il ragazzo avesse passato 11 anni nella sua stanza. Dovevo e potevo aiutarlo. Oggi Mehrzad è conosciuto da tutti perché è un grande campione di sitting volley. Era considerato una rarità e spesso sotto i riflettori ma noi lo abbiamo trasformato in un campione». Seduto sul pavimento con le braccia alzate, Mehrzad raggiunge un'altezza di oltre due metri, il che lo rende una risorsa inestimabile sul campo da pallavolo.



Impresa alle Paralimpiadi: medaglia d'oro incinta di 7 mesi. 












Appalusi da tutto il mondo per la super Jodie Grinham ha conquistato la medaglia d'oro nella finale del torneo misto a squadre di tiro con l'arco








Jodie Grinham ha gareggiato con Nathan Macqueen due hanno sconfitto l'Iran 155-151. Avrei tanto voluto saltare e correre, ero troppo contenta" ha detto Jodie ."Essendo però incinta ho pensato fosse meglio qualcosa di più tranquillo




L'emozione è stata enorme, come quando un bambino riceve un regalo a Natale" le parole di Jodie alla BBC. Qualche giorno fa l'atleta ha vinto la medaglia di bronzo nel torneo singolo





3.9.24

Abbas Karimi: dalla fuga dalla guerra alla vittoria dell'argento a Parigi 2024, la stella del Team USA mira a ispirare i rifugiati di tutto il mondo e Nick Mayhugh ed i suoi capelli a scansione per sensibilizzare delle invalidità psichiche

da https://olympics.com/en/news/

 

Abbas Karimi aveva solo 16 anni quando è fuggito dall'Afghanistan per inseguire il suo sogno di diventare una medaglia paralimpica. 🥇
Nel 2013 l'adolescente ha lasciato il suo paese devastato dalla guerra, viaggiando a piedi attraverso l'Iran e i monti Zagros, eludendo la polizia di frontiera, i cani selvatici e sopravvivendo al freddo estremo e alla fame, prima di raggiungere finalmente la salvezza in Turchia.
Il pericoloso viaggio di Karimi dovrebbe darti un'idea della sua forza di volontà, che è stata costruita prima della sua decisione di lasciare la sua casa.

"La parte superiore della mia testa sembra un cervello", ha spiegato Nick Mayhugh a Olympics.com del design che ha scelto per tingersi i capelli per i Giochi Paralimpici di Parigi 2024. "Ma poi se guardi più da vicino, puoi vedere il punto morto sul lato destro che colpisce il lato sinistro del mio corpo". Il motivo per cui il velocista paralimpico ha deciso di ritrarre il suo infortunio in modo così convincente è profondo. "Volevo che la gente ne parlasse e che capisse che ci sono disabilità invisibili, e le persone come me esistono e gareggiano alle Paralimpiadi, e solo perché sembro normale, ho ancora una disabilità".
All'americano è stata diagnosticata una paralisi cerebrale a 14 anni dopo aver subito un attacco epilettico. I medici hanno scoperto un punto morto nel suo cervello, causato da un ictus avuto durante un parto difficile, che ha richiesto una trasfusione di sangue completa. "È stata un'esperienza e un giorno molto agrodolce per me, perché da un lato mi ha dato tutte le risposte sul perché la mia infanzia era così com'era e tutto ciò che sentivo sul lato sinistro e perché non potevo fare certe cose che potevo fare con il mio destro. Per me, quella era la mia normalità, e ricevere una risposta mi ha davvero dato un senso di sollievo, ma mi ha anche detto che sei disabile, ora sei un atleta disabile", ha spiegato Mayhugh, un calciatore di talento all'epoca. "Il mio neurologo mi ha guardato negli occhi e mi ha detto che non sarei mai più stato in grado di fare sport. Mi sono alzato e l'ho guardata e le ho detto che si sbagliava e sono uscito da quell'ufficio. Quel giorno ho preso la decisione che potevo sentirmi dispiaciuta per me stessa di avere una disabilità o sapere che posso usarla a mio vantaggio e superarla come ho fatto per tutta la mia vita e usarla per educare e, si spera, ispirare le generazioni a venire". Replicare la sua scansione cerebrale in cima alla sua testa mentre gareggia in due eventi nella più grande vetrina di sport paralimpici di tutti lo fa sicuramente.

Esponente FdI celebra il matrimonio tra un ex missino e una donna transessuale: «Non è uno strappo alla linea di governo, è amore»

 Sonia Ghezzi, consigliera comunale ed esponente di Fratelli d'Italia, ha celebrato il matrimonio tra Marco Guidi, ex missino originario di Forlì, e Manuela Berretti, una donna transessuale, che ha completato la transizione un anno fa. La vicenda è stata additata come paradosso, conoscendo la linea del partito sui diritti Lgbtqi+.
FdI: «Non siamo contro le persone transex, ma contro l'educazione transgender nelle scuole»
Al centro dell'attenzione non c'è la sposa, questa volta, ma chi ha celebrato l'unione: è stata Sonia Ghezzi, consigliera comunale legata a FdI, ad aver sposato Marco e Manuela in Val D'Orcia (provincia di Arezzo).
Come spiega il Corriere della Sera, al neosposa è nata biologicamente uomo e ha intrapreso un percorso per la transizione e, il fatto che a celebrare le nozze sia stata un'esponente della destra, ha stupito il pubblico. «È una donna, non c’è molto da aggiungere», ha detto Ghezzi in difesa dell'amica Manuela.«Credo che il polverone creatosi sia il semplice esito di strumentalizzazioni politiche spesso provenienti da sinistra - ha continuato a spiegare al Corriere della Sera -. Non è uno strappo alla linea di governo o alla linea del partito. Anzi è parte di un percorso che questo partito sta compiendo. Fratelli d’Italia è un partito attento alle varie sensibilità delle persone e agirà nel rispetto degli sviluppi della società civile italiana. Non ci battiamo affinché persone come Manuela non siano definite donne. Noi siamo contro l’utero in affitto -  e contro l’educazione transgender nelle scuole, questo sì. Ma è un’altra questione».In realtà anche gli sposi hanno una "storia particolare": lui sembra essere imparentato alla lontana con Mussolini, mentre lei lavora nel settore dell'intrattenimento per adulti. «Non conosco Marco – ha dichiarato in conclusione Ghezzi – ma conosco Manuela Berretti e la sua famiglia. E certo è una famiglia di destra».

IL MIO This Wandering Day

Non importa  dove  sia  la  tua  casa   e  quale  sia  il  tuo  percorso   ma  tieni presente     che  il  nostro  stato non è  mai certo   è  che  la  fortuna  può  capovolgersi  anche  per  i  più potenti   
  Un sentiero   sicuro  può  franare   ma  ce  n'è  sempre  un altro   che  spesso  può  condurci   in un posto  migliore  \  propizio   da cui  ripartire   \  ricominciare   prima di   riprendere  il  viaggio  o rincominciare  uno nuovo  

Oksana Masters e tutte quelle staordinarie storie di coraggio alle Paralimpiadi

 


Spesso le storie degli atleti paralimpici prendono il sopravvento sulle loro performance agonistiche. Ma è difficile non raccontare anche le vite di queste persone, spesso incredibili: non è pruderie, ma solo la voglia di renderle ispirazione per tutte quelle persone che cercano qualcosa a cui appoggiarsi. Infatti sono  tantissime le storie interessanti e sconvolgenti di queste Paralimpiadi: storie di vite trascorse a lottare per farsi rispettare e per far rispettare diritti naturali, non sempre così scontati. Storie di determinazione, coraggio e forza grazie ai quali gli atleti sono arrivati al livello più alto delle sfide agonistiche, usando lo sport per superare le discriminazioni che le persone con disabilità devono ancora affrontare.

da www.iodonna.it/attualita/ più   precisamente  : <<  Paralimpiadi, chi sono Valentina Petrillo e Oksana Masters >>

Oksana Masters e le cicatrici per le radiazioni di Chernobyl

Gli atleti paralimpici non amano che le proprie storie facciano più notizia delle loro medaglie: sono

atleti e vogliono essere giustamente riconosciuti per questo. Ma è difficile non raccontare le loro storie: non è pruderie, ma solo la voglia di renderle ispirazione per tutte quelle persone che possono riconoscersi, nonostante non siano sotto i riflettori.E la storia di Oksana Masters è proprio una di quelle che vanno raccontate. Campionessa di canottaggio, fondista, biatleta e paraciclista, nasce nel 1989 in Ucraina con varie malformazioni e diverse malattie congenite indotte dall’avvelenamento da radiazioni, legate all’incidente di Chernobyl.Le gambe sono prive delle ossa portanti, ha un solo rene e uno stomaco non completo. Ma tutto questo non basta, perché la piccola Oksana viene anche abbandonata in un orfanotrofio dove subisce abusi interminabili per sette anni e mezzo. Poi, l’adozione. A voler prendersi cura di lei è Gay Masters, una logopedista americana, che decide di accoglierla e portarla con sé negli Stati Uniti.Qui comincia una nuova vita, ma le malformazioni le danno grossi problemi: camminare le provoca disturbi dolorosissimi, tanto che i medici incoraggiano l’amputazione. Le viene così tagliata la gamba sinistra e cinque anni dopo, a 13 anni, anche la destra. Le protesi diventano i suoi arti inferiori. Restano anche i traumi psicologici che la ragazzina cerca di risolvere tagliandosi. La mamma adottiva, però, riesce a convincerla a remare.Inizia così la passione per il canottaggio, un percorso che alla fine la incoronerà come una delle atlete americane più decorate della storia. Ma non è ancora finita: un infortunio alla schiena interrompe la sua carriera, lasciandola
senza uno sport in cui competere. Ma Oksana è abituata a superare ostacoli e non si lascia abbattere. Cambia solo disciplina: sceglie
 paraciclismo e sci di fondo. I risultati sono altrettanto eccellenti e le medaglie d’oro arrivano una dopo l’altra.A causa delle radiazioni e degli interventi il corpo di Oksana Masters è ricoperto di cicatrici: «Mi piace pensare che il mio corpo sia ricoperto di storie. Le cicatrici sono quasi come tatuaggi, in questo senso – dice l’atleta -. Sono i segni di una sopravvissuta, di cui andare fiera e non da nascondere».

per  saperne di  più  il suo sito  oksanamastersusa.com e  la  pagina   di wipedia   https://it.wikipedia.org/wiki/Oksana_Masters

differenza di spazio mediatico tra olimpiadi e paraolimpiadi , gaffe clamorose, Gli atleti sordi e le Paralimpiadi, manuel bortuzzo cinque anni dopo , Col compasso, altre storie

 Oggi  quinto  giorno  di  paraolimpiadi 
Iniziamo   con una  polemica  \  differenza  di visione    oltre  a  quanto detto    nel  precedente  post : << rai  di tutto di  meno>>  rispondo     qui  ( forse  in maniera  più  dettagliata  )   oltre che su      facebook     ai commenti   di  questo  mio post  pubblicato  ieri    





 

15 h ·
Condiviso con Tutti


Solo io trovo scandaloso che si dia così poca copertura alle paralimpiadi?
La RAI trasmette meno rispetto alle olimpiadi, i notiziari non ne parlano.
Eppure io le trovo interessanti come se non più delle olimpiadi.
È interessante vedere come gli sport siano stati a volte "modificati" per andare incontro alle esigenze degli atleti.
Solo ieri sera un atleta italiano alla sua terza gara nel lancio del disco ha migliorato di oltre 3 metri il record del mondo!
Storie, sacrifici, passione, sport


Vero   Dal punto di vista della copertura mediatica italiana questa edizione delle Paralimpiadi ha già segnato almeno un grosso cambiamento: è la prima volta che un canale in chiaro, Rai 2, trasmette le gare dedicando praticamente tutta la sua programmazione giornaliera all'evento. Nonostante questo, però, in questi primi cinque giorni non è stato semplice seguire le gare, soprattutto per chi durante le Olimpiadi si era abituato alla vastissima copertura di Eurosport, che aveva molti canali disponibili su varie piattaforme di streaming e permetteva di fare una scelta attiva tra le gare da vedere.

Ieri per esempio lo schermo condiviso durante i quarti di finale di tiro con l'arco e le finali di nuoto ha contribuito a rendere tutto più concitato ed emozionante, ma non era semplice seguire bene una delle due cose


A queste Paralimpiadi di fatto l'unica cosa che si può fare è accendere Rai 2 e guardare quello che propone il canale in quel momento. La programmazione dà priorità alle gare degli italiani, con la conseguenza che fin qui per la maggior parte del tempo si sono visti quasi sempre gli stessi sport (quelli in cui l'Italia va meglio, e anche quando non c'erano in gara italiani). Altri come basket e rugby in carrozzina si sono visti poco, e altri ancora per niente, come la boccia e il goalball. In teoria la copertura della Rai prevederebbe anche Rai Sport, ma almeno finora è stato usato poco e quasi solo nei momenti in cui si interrompevano le gare su Rai 2 per il telegiornale: per il resto delle giornate sul canale sono andate in onda competizioni di rilevanza molto minore rispetto alle Paralimpiadi, o addirittura repliche degli Europei di calcio.Anche la copertura sui social network, che era stata ampia durante le Olimpiadi, è ridotta: la Rai non pubblica video delle gare o delle interviste sui propri canali social, e questo limita la circolazione dei contenuti e di conseguenza l'attenzione di chi non vede direttamente le gare. Una buona idea per sopperire a questa mancanza è seguire i profili ufficiali delle Paralimpiadi, che invece sono molto attivi (anche se alcuni contenuti video non si possono vedere, probabilmente proprio per via degli accordi con la Rai). Eurosport non ha spiegato perché non abbia comprato i diritti per trasmettere anche le Paralimpiadi. Inoltre i  giornali (  eccetto quelli sportivi    anche se  più in prima  visto che  è iniziato , sic , il  campionato  di calcio  )   non  ne  parlano  più nelle prime  pagine  ( salvo che  non ci sia  un ottima , cosa  che non manca , prestazione da  parte  dell'italia  )   e televideoi rai    se prinma  aveva  ben  10 pagine    dedicate  alle olimpiadi   adessoi ne    una sola   al massimo  due    e  solo se  c'è medaglia  italiana . 



---- non sempre è buona educazione stringere la mano.
@paralympics Shaking hands on the podium is optional. @armless archer ♬ original sound - zoë bread

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dalla NW pari di ilpost.it



Cinque anni dopo

 

Molti forse ricorderanno il caso di cronaca che coinvolse il nuotatore Manuel Bortuzzo: nel 2019 a Roma due persone gli spararono per errore, scambiandolo per un'altra persona con cui avevano fatto una rissa poco

 

Bortuzzo dopo le batterie di qualificazione di ieri      (Ansa/Cip - Augusto Bizzi)
prima. Bortuzzo, che aveva 19 anni, subì una lesione midollare che gli causò una paralisi alle gambe. All'epoca era già un nuotatore ad alti livelli e dovette interrompere la propria attività agonistica, prima di riprenderla nelle discipline paralimpiche. Sulla sua storia in questi anni sono usciti un docufilm e una fiction televisiva (nel frattempo lui ha acquisito una certa notorietà anche per aver partecipato al Grande Fratello).
Ieri, alla sua prima partecipazione alle Paralimpiadi, ha vinto la medaglia di bronzo nei 100 metri rana SB4, che è stata anche il suo primo podio internazionale: di recente era arrivato quarto agli Europei e quinto ai Mondiali. Oltre alla sua ieri l'Italia ha vinto altre cinque medaglie nel nuoto, tre delle quali d'oro con Federico Bicelli, Giulia Ghiretti e Simone Barlaam, che ha anche stabilito un nuovo record del mondo nei 50 metri stile libero S9: qui trovate un riassunto dell'ennesima giornata di soddisfazioni nel nuoto.


Gli atleti sordi e le Paralimpiadi

 


Alle Paralimpiadi partecipano atleti e atlete con disabilità fisiche, visive e, solo in alcuni sport, intellettive, mentre non ci sono atleti sordi o con disabilità uditive. È una scelta fatta innanzitutto dalle stesse persone sorde che, come scrisse quasi trent’anni fa l’ex storico presidente del Comitato Internazionale degli Sport dei Sordi Jerald Jordan, «non si considerano persone con disabilità, in particolare a livello fisico. Piuttosto, ci consideriamo parte di una minoranza culturale e linguistica». L’unica barriera per un atleta sordo, scriveva sempre Jordan, è quella della comunicazione: gli atleti sordi vedono negli atleti con disabilità prima di tutto delle persone udenti, e poi delle persone con disabilità. Quello che voleva dire era che anche alle Paralimpiadi sarebbe difficile un’inclusione completa per le persone sorde.
Per questo, in occasione delle Olimpiadi di Parigi 1924 (quindi ben prima che fossero inventate le Paralimpiadi), nacquero le cosiddette Deaflympics, che in italiano sono chiamate spesso Giochi olimpici silenziosi e sono aperti alle persone con una capacità uditiva inferiore ai 55 decibel. Si tengono ogni quattro anni, oggi in anni dispari: le ultime furono nel 2021 a Caxias do Sul, in Brasile, e le prossime saranno nel 2025 a Tokyo. Ci sono più o meno gli stessi sport olimpici e paralimpici, con l’aggiunta del bowling, del karate e dell’orienteering. Dal 1949 esistono anche i Giochi invernali: cinque anni fa ci fu un’edizione italiana in Valchiavenna e Valtellina, nella provincia di Sondrio.
C’è anche un motivo più pratico per cui atlete e atleti sordi non partecipano alle Paralimpiadi in una loro categoria: alle Deaflympics del 2021 parteciparono quasi 2.500 atleti, e aggiungerli a quelli che già gareggiano alle Paralimpiadi (circa 4.400 in questa edizione) sarebbe complicato. Si rischierebbe insomma di doverne escludere parecchi, limitando la loro presenza. Alle Deaflympics del 2021 l’Italia vinse 4 medaglie d’oro e 23 totali, arrivando dodicesima in un medagliere dominato dall’Ucraina (64 ori e 145 medaglie totali).



Col compasso

Ieri nei quarti di finale di tiro con l'arco a squadre gli italiani Eleonora Sarti e Matteo Bonacina hanno battuto la Cina in una gara combattutissima, che dopo un pareggio nelle quattro manche regolamentari si è decisa con uno spareggio in cui entrambi gli arcieri delle coppie dovevano tirare una freccia. È finita anche lì 19 pari, e allora i giudici hanno dovuto stabilire chi si fosse avvicinato di più al centro usando un compasso. L'Italia ha vinto perché la Cina aveva tirato un “9” qualche millimetro più in là, ma alla fine è arrivata quarta dopo aver perso la finale per il bronzo contro l'India.


 


Entrambe le coppie avevano tirato una freccia da 10 e una da 9: quelle da 10 sono state giudicate ugualmente vicine al centro.n



Da recuperare








Ieri nell'atletica ha gareggiato nei 400 metri T12 la cinquantenne Valentina Petrillo, la prima atleta trans della storia delle Paralimpiadi: è stata eliminata in semifinale.                                                                      vi eravate appassionati alla storia sportiva del nuotatore brasiliano Gabrielzinho, di cui avevamo parlato qualche giorno fa in Parì, sappiate che ce l'ha fatta: ha vinto le tre medaglie d'oro a cui puntava.

Ieri è stato il giorno con più medaglie per l'Italia fin qui, 10: una di queste è stata l'argento di Maxcel Amo Manu nei 100 metri T64, che però ha ammesso una certa insoddisfazione perché ambiva all'oro (ha avuto un piccolo inciampo nei metri iniziali). Potrà riprovarci nei 200 metri.

2.9.24

Giovanni Arras più forte dell'invalidità ora studia l'intelligenza artificiale Tempiese, 30 anni da compiere, convive con una paralisi cerebrale infantile Dopo aver completato il percorso universitario si è dedicato alla ricerca

Tempio  Pausaniua 
  

Deve ancora compiere trent'anni ma di strada ne ha già fatta tanta. Il percorso accademico del tempiese Giovanni Arras, infatti, gli ha permesso di poter contare su un curriculum di tutto rispetto. I suoi risultati, però, sono il frutto di un quotidiano confronto con la paralisi cerebrale con cui convive da quando è venuto al mondo, e ciò ha significato tanto tempo speso tra ospedali, visite mediche, interventi chirurgici, sedute di fisioterapia e riabilitazione. Un impegno quotidiano spesso estenuante, che non sempre ha portato ai risultati sperati. La caparbietà, allora, e la forza d'animo gli sono stati d'aiuto in più
occasioni. E così anche negli studi, dove Giovanni si è sempre fatto valere. Studente eccellente al "Dettori", dove ha frequentato lo Scientifico, ha studiato Filosofia a Pisa per poi conseguire il titolo magistrale a Sassari. Oggi, ancora una volta a Pisa, dov'è ormai di casa, ha sta affrontando una specializzazione nello studio dell'intelligenza artificiale. Ricercatore promettente, Giovanni è anche uno che ama insegnare. «Dopo il liceo - racconta - ho iniziato il percorso filosofico all'università di Pisa, conseguendo la laurea triennale e, in seguito, quella magistrale a Sassari. Successivamente ho preso una pausa per affrontare un'operazione chirurgica legata alla mia patologia, e, appena tornato in forze, ho iniziato a seguire la strada che porta al mondo dell'insegnamento. Sono stato docente al liceo artistico De André, con cattedra a Olbia, che mi ha permesso di lavorare con colleghi e studenti dei quali conservo un caro ricordo. L'esperienza è stata positiva, la scuola è il punto cardine della nostra crescita. Da alunno son è stato guidato da docenti unici, e da docente ho cercato di esser lo stesso per i miei studenti. Poi ho scleto di cambiare e mi sono dedicato al mondo della ricerca». Nel percorso seguito da Giovanni ci sono coraggio, tenacia, ma anche tanta gratitudine. Quella che dichiara di provare nei confronti di chi dimostra di credere nel suo talento: «Attualmente sono uno studente del corso di dottorato nazionale in Intelligenza Artificiale a Pisa. Sto terminando il primo anno e definendo il mio ambito di ricerca. Collaboro al progetto europeo Aincp (Artificial Intelligence in Cerebral Palsy), un progetto di telemedicina finanziato dall'Ue e guidato dall'Università di Pisa con a capo la dottoressa Giuseppina Sgandurra». Ricercatrice senior Rtd-B di Neuropsichiatria infantile del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, è responsabile dell'Innovate Lab dell'Ircss Fondazione Stella Maris e del progetto Horizon Europe AInCP. «Una donna unica - la definisce Giovanni - che come docente e medico mi guida in questo percorso». Tra il percorso accademico intrapreso e la patologia di cui Giovanni Arras soffre c'è un rapporto stretto. «Sono entrato in contatto con questo mondo per via della paralisi cerebrale infantile, che, oltre alle difficoltà deambulatorie che mi sono costate ore di fisioterapia, operazioni e mesi in ospedale, mi ha offerto l'opportunità di conoscere persone e vedere situazioni che definirei straordinarie, per la forza e l'amore che le circonda». Ed è stato così che, nell'ambito del programma di dottorato, Giovanni ha iniziato a collaborare col progetto Aincp, contribuendo anche con la sua esperienza. Negli anni, oltre alla filosofia, Giovanni ha scoperto un'altra grande passione. «Ho sviluppato un profondo interesse verso la tecnologia, che mi è stata di supporto nei lunghi momenti vissuti lontano da famiglia e amici. Sono entrato in contatto con l'associazione Fight the Stroke, che cerca di garantire un futuro migliore ai sopravvissuti all'ictus e con paralisi cerebrale infantile, e alle loro famiglie. In questo modo ho conosciuto Francesca Fedeli, che con tanta forza e intelligenza riesce a vincere e intraprendere tante battaglie politiche e sociali».


Oristano il burattinaio Antonio Marchi saluta il suo pubblico

Dopo 41 anni l’artista non sarà più dietro le quinte per far muovere i suoi personaggi, «ma non sarà un vero addio, dialogherò col pubblico». Il racconto di una passione che ha fatto la storia artistica recente della città

Oristano
Quello di Antonio Marchi, apprezzato artista 79enne di Oristano, non è un vero e proprio ritiro dalle scene, ma l’annuncio di un cambiamento: «Se mi chiameranno proporrò un altro tipo di spettacolo. Allestirò ancora la mia baracca, ma non andrò dietro le quinte per muovere e far vivere i miei personaggi. Semmai starò sulla scena in piedi, magari con in braccio uno dei burattini che mi aiuterà a

dialogare con il pubblico». Cappuccetto rosso non andrà più nel bosco e il principe non risveglierà più la bella addormentata. Anche Tziu Bachis non racconterà più la storia antica della Sardegna, almeno non nella baracca dei burattini che Marchi ha realizzato con le sue mani: «Ho 78 anni: la mia schiena è talmente malandata da non permettermi più di tenere le braccia in alto per far muovere i miei burattini», spiega l’artista che per quarantun’anni i burattini li ha portati in giro per il mondo. Apprezzato ceramista, pittore e scultore, diploma di maestro ceramista e insegnante in pensione, era poco più che un bambino quando, a undici anni, divenne allievo del pittore Carlo Contini e del maestro ceramista Antonio Manis. La passione per i burattini scoppia nella metà degli anni Settanta, dopo l’incontro con i burattinai Ferrari di Parma. «Restai affascinato dalla possibilità di creare personaggi e raccontare storie e favole nei teatri e per strada – racconta –. Decisi di cimentarmi anche io in quest’arte, però non ho voluto utilizzare il legno come fanno altri burattinai, ma la ceramica che è anche la materia d’arte che contraddistingue Oristano». Con la moglie Teresa, che gli sta accanto per muovere i personaggi ai quali disegna e realizza lei stessa i costumi, Antonio Marchi fonda la Compagnia Baracca e Burattini. Inizia così un’avventura che porterà la famiglia – per lungo tempo anche i figli Francesco e Renata diventano burattinai – lontano, a Madrid ad esempio, dove Antonio tiene un corso di ceramica. A Oristano e non solo, per anni i suoi burattini sono stati spettacolo immancabile per Natale, ma anche soggetti di laboratori nelle scuole. «Ho scritto trentanove racconti per burattini, dedicati ai bambini, ma anche agli adulti – racconta –. Ho riproposto storie celebri, da Pinocchio a Biancaneve, passando per la Bella addormentata nel bosco. I tre porcellini, invece, li ho ambientati in Sardegna e sono diventati “I tre porcellini a Belvì”. Con i burattini ho raccontato la storia antica, immaginando fenici e romani che incontrano e dialogano con i sardi». Non solo favole, ma anche commedie dialettali, nel copione dei burattini di Antonio Marchi che ha proposto una trasposizione di Pibiri sardu, di Antonio Garau il compianto commediografo oristanese al quale ha dedicato un centro documentale con la raccolta di scritti, foto e manifesti. Il centro documentale ha sede nella bottega di via Dritta: locali del Comune dove Marchi realizza ed espone le sue opere. «Il teatro dei burattini e delle marionette è un’arte che va scomparendo: è un lavoro difficile che prevede grande dedizione. Ci possono volere anni per realizzare uno spettacolo. E ai giovani, purtroppo, la nostra arte interessa sempre meno», dice sconsolato il burattinaio. «Mi dispiace di non aver trovato allievi ai quali passare il testimone», racconta amareggiato, ritrovando il sorriso appena un bambino si affaccia alla bottega per salutare: «Buongiorno signor Geppetto, sono venuto a vedere Pinocchio».

RAI, DI TUTTO DI MENO.

 RAI, DI TUTTO DI MENO.

Se uno avesse la sventura di trascorrere il mese di agosto in un luogo dove si può vedere solo la Rai, tornerebbe a casa completamente disintossicato dalla tv. I telegiornali - Raiuno e Raidue, Raitre non si vedeva - sono ancora ostaggio dei pastoni politici, orridi collage che mettono insieme dichiarazioni – lette o registrate – secondo un presunto manuale Cencelli: per un mese puoi vedere tutte (tutte!) le sere

Riccardo Magi, segretario di +Europa, mentre entra alla Camera, nella stessa identica sequenza di chiusura del servizio. Dopo un paio di minuti di conflitto in Medio Oriente, altrettanti di Ucraina e il mitico pastone di cui sopra, elegie di governo a seconda dei canali, il resto del tempo è dedicato ai borghi antichi, ai tormentoni musicali o agli influencer di Tiktok. Non un film, non un programma interessante, solo repliche e Techetechetè (unico momento interessante). Non stupisce che gli ascolti delle Reti Rai siano in picchiata.

L’ALTRO LATO AD AGRIGENTO NON SOLO IL CONCERTO DI NATALE IN PIENA ESTATE ma anche la “Stangata a chi vende souvenir mafiosi”

 


Ma che gli ha fatto Agrigento al potere politico per meritarne castighi senza fine? Ero adolescente quando una parte della città se ne venne giù scivolando sulla collina. La speculazione edilizia. Prodigi storici e architettonici violentati, o sottratti all’occhio umano. Una mafia più impunita di quella di Palermo, denunciata non per caso da Giovanni Paolo II proprio nella Valle dei Templi. Ora anche il ridicolo planetario del concerto “di Natale” che le arriva addosso dalla Regione (una vera istigazione all’autonomia differenziata…). Il Fatto Quotidiano le sta dedicando un sacrosanto lavoro di inchiesta.Eppure, come per dirci che un barlume di speranza può accendersi anche dentro il tunnel più tetro, ecco una notizia che vorrei catturare al volo. Ascoltate qui. Siccome l’intelligenza è materia rara soprattutto d’estate, un po’ di commercianti agrigentini hanno pensato che potesse fare trendy o quanto meno sembrare simpatico riempire i loro negozi o i loro banchi vendita di un prodotto originale, originalissimo: la statuina di un bel mafioso, immagine conosciuta in tutto il mondo e per i turisti perfetta rappresentazione dell’italiano, non parliamo poi del siciliano tipo. La mafia va sempre forte, giusto? Venghino signori, venghino a deliziarsi con questa massa di imbecilli indigeni che smaniano dal fare un po’ di quattrini realizzando alla perfezione le regole dell’economia politica. L’incontro tra la domanda di imbecillità e l’offerta di imbecillità, fino a trovare il puntodi equilibrio. D’altronde con chi ce la vogliamo prendere visto che proprio sotto il Duomo di Milano un disgraziato chiede l’elemosina suonando ogni giorno con flauto o tromba Il Padrino? Con chi ce la vogliamo prendere se, mentre dilaga la zona grigia, c’è una straordinaria carestia di materia grigia?Ma attenzione, qui c’è qualcosa in più. Questi commercianti agrigentini non si sono accontentati di vendere il mafioso, ma hanno messo in vendita pure automobiline con dentro la classica famiglia italiana, tutta mafiosa e colorata di verde bianco e rosso. Ecco, darei chissà cosa per sapere il nome del cretino che l’ha ideata. Più altre domande: chi porta in giro la mercanzia offrendola, con chissà quali ammiccamenti o pressioni? Chi la acquista per poi offrirla al turista francese (pare che i francesi ne vadano matti)? Davvero credevate che fossimo quelli di Falcone e Borsellino? Senti, senti Vincenzo cosa chiede questo “babbo” di francese, vuol sapere se è stata tutto uno scherzo, quella storia di Falcone. Seguono risate, che simpatici questi commercianti. E chissà quanto sarebbe andata avanti, che moda si sarebbe scatenata, “prendimene due per favore”, “portane qualcuna per Natale”. Finché è arrivato, pensate un po’, proprio Francesco Micciché. Sì, lui, il sindaco di Agrigento. Che non si è limitato a deplorare che la Sicilia possa essere confusa con questi signori. Ha vietato che chi pratica il commercio utilizzi nei suoi negozi o banchi di vendita oggetti, insegne e quant’altro evochi o strizzi l’occhiolino al fenomeno mafioso. Disponendo che scattino multe severe.Ah, che bello. Che meraviglia potersi sentire civili. Agrigento all’avanguardia? Mah, certo ci volle una prefetta agrigentina, Antonella De Miro, per colpire la ‘ndrangheta a Reggio Emilia. Vede, sindaco, che non abbiamo pregiudizi? Ora però sia coerente e scelga tra le cose serie e le baggianate, come le chiamiamo a Milano, seppur luccicanti. E soprattutto ricordi: le cose si fanno sul serio, non si torna indietro, perché di gride manzoniane in questa materia di vita e di morte siamo stufi. E anzi per incoraggiarla a insistere la propongo da subito come esempio alle centinaia di sindaci che davanti a questo tipo di indecenza lasciano correre. Non solo in Sicilia ma in ogni regione d’italia. E chiedo loro: davvero non vi sentite di fare quello che annuncia di fare il sindaco di Agrigento?

Sara Morganti campionessa di Paradressage: “Praticare sport ha un valore immenso, ti permette di sentirti vivo”


 L’amore smisurato per l’equitazione e una voglia di gareggiare ad altissimi livelli. Quattro volte Campionessa del Mondo di Paradressage del Grado (titolo che detiene fino al 2026), ha conquistato la bellezza di 33 medaglie d’Oro ai Campionati italiani assoluti e due medaglie di bronzo ai Giochi Paralimpici Estivi di Tokyo 2020. Una vita a macinare trofei e medaglie internazionali, insignita per l’impegno e il prestigio che ha arrecato all’Italia del Collare d’Oro al merito sportivo dal Comitato italiano paralimpico (Cip) per due volte nel 2018 e 2022 e ha ricevuto anche il titolo di Cavaliere della Repubblica italiana dal presidente Sergio Mattarella. Si tratta di Sara Morganti, classe ’76, nata a Castelnuovo di Garfagnana (Lucca). Fa parte della numerosissima delegazione azzurra che parteciperà alle prossime Paralimpiadi di Parigi (28 agosto – 8 settembre).

È arrivata quarta alle Paralimpiadi di Londra 2012 e si è qualificata per le Paralimpiadi di Rio 2016. Ma non solo. Ha vinto due medaglie d’argento ai Mondialiuna medaglia d’oro, due d’argento e quattro di bronzo ai Campionati Europei. Oscilla da mesi tra il primo e il terzo posto nella Ranking List Mondiale del Paradressage, l’unico sport equestre a rientrare nelle discipline paralimpiche (da Atlanta 1996). Lo sport ha sempre avuto un ruolo centrale nella sua vita, rappresentando non solo una passione ma un vero e proprio strumento di realizzazione personale. “Ho iniziato a praticare equitazione a tredici anni e fin da subito ho capito che questa attività mi avrebbe accompagnato per sempre. Quando a diciannove anni mi è stata diagnosticata la sclerosi multipla, una delle mie paure più grandi era quella di dover abbandonare i cavalli. Tuttavia ho deciso di affrontare questa sfida con determinazione e caparbietà”, racconta Morganti a ilfattoquotidiano.it. “Lo sport mi ha insegnato a superare i miei limiti e a vivere una vita piena e felice, nonostante le difficoltà. La mia passione per l’equitazione mi ha dato la forza di andare oltre la malattia, permettendomi di fare scelte consapevoli e di impegnarmi costantemente per raggiungere i miei obiettivi. Praticare sport, soprattutto per una persona con disabilità, ha un valore immenso: ti permette di sentirti vivo, di progettare il futuro e di mantenere una prospettiva positiva sulla vita”. Oltre alle vittorie sportive, Morganti vuole comunicare un messaggio in particolare rivolto ai più giovani. “Voglio trasmettere ai ragazzi e alle ragazze un messaggio di speranza, incoraggiandoli a non arrendersi e a sfruttare tutte le opportunità che la vita offre”.Secondo le stime riportate dall’Associazione italiana sclerosi multipla (Aism), di cui Morganti fa parte come associata e negli anni ne è diventata anche sua testimonial, nel mondo ogni 5 minuti viene diagnosticato un caso di Sclerosi multipla (Sm). Ci sono 2,8 milioni di persone che vivono con questa patologia. Se si traducono i numeri in un dato medio mondiale una persona su 3mila circa convive con la malattia. In Italia si stimano quasi 130mila persone con Sm. Morganti spiega al Fatto.it le sue sensazioni pre Giochi Paralimpici Estivi: “Partecipare a questo evento rappresenta il culmine di anni di duro lavoro e dedizione. Il mio obiettivo principale è quello di dare il massimo e di vivere ogni momento con intensità e passione. Gareggiare a Parigi, e in particolare nella reggia di Versailles, è per me qualcosa di magico”. L’atleta che ama i cavalli racconta di sentirsi travolta da mille emozioni tra eccitazione, ansia, gioia e gratitudine. Poter gareggiare all’interno di uno dei luoghi più visitati al mondo “rende tutto ancora più speciale. E’ come realizzare due sogni contemporaneamente, partecipare alle Paralimpiadi e visitare un posto che ho sempre considerato affascinante. Questa opportunità è unica e voglio coglierla appieno, godendomi ogni istante e portando con me le emozioni di un’esperienza indimenticabile”. L’atleta di Paradressage è entrata in contatto con Aism dopo i Giochi Paralimpici di Londra (2012). “Volevano incontrarmi e conoscere la mia storia, che magari poteva essere d’ispirazione per tante persone. Avevano bisogno della mia testimonianza e, nel frattempo, conoscendo l’associazione, ho trovato supporto e informazioni cruciali per affrontare la mia malattia” afferma. Aism si è rivelata una risorsa fondamentale. “Negli anni ho visto come questa associazione ha migliorato significativamente le opzioni di trattamento e gestione della sclerosi multipla. Sostenere Aism come testimonial è per me un modo per restituire ciò che ho ricevuto e aiutare altre persone nella mia situazione” sottolinea.Morganti è una campionessa nello sport e spera di essere un riferimento positivo per altri nelle sue condizioni. “Raccontare la mia storia – sono sposata, laureata, ho partecipato alle Paralimpiadi e vinto tante medaglie – può essere di grande aiuto, soprattutto per un giovane che riceve una diagnosi di sclerosi multipla. Sento una forte responsabilità nel comunicare che, nonostante le difficoltà, è possibile vivere una vita felice e realizzare i propri sogni”. Un messaggio sostenuto anche da Francesco Vacca, presidente Aism: “Lo sport è un potente strumento di inclusione sociale, capace di sviluppare le abilità e migliorare la qualità della vita delle persone, anche di chi convive con la sclerosi multipla”, dice a ilfattoquotidiano.it. “È un antidoto contro la discriminazione, che ci permette di superare stereotipi e pregiudizi, affermando il diritto di ognuno a vivere appieno i propri sogni, oltre la malattia”.

Quando il make-up diventa uno strumento di empowerment femminile, la storia di Beatrice Gherardini

 Fin ora   credevo che il  trucco cioè il make  up femminile  (  ovviamente  non  sto  vietando  niente  ogni donna   è libera  di  fare  qu...