12.6.19

si può avere giiustizia senza scadere nel razzismo ? si è il caso Maria Grazia Carta, mamma di Davide Marasco investito ed ucciso da un Albanese ubriaco



cciso da un albanese al volante, la mamma di Davide: "Voglio giustizia, non avrete il mio odio"
La storia di Maria Grazia Carta , madre di Davide Marasco potrebbe essere a prima vista Un incidente stradale come tanti. Un giovane padre che va al lavoro, in piena notte, come tanti altri panettieri, percorrendo la Casilina su uno scooter.  Come Il caso   il caso  di Andrea  zuddas   titolare  del  distributore carburanti in via dei Carroz arrivava per primo, era la sua creatura e lui doveva controllare che tutto fosse a posto. Così aveva fatto anche quella mattina, alle 6 del 25 marzo di due anni fa. Andrea in sella al suo scooter era quasi arrivato a destinazione quando “il diavolo”, come lo chiamano le sue sorelle, gli è comparso davanti. Aveva assunto le sembianze di una Fiat Punto che sull’asse mediano viaggiava contromano e a fari spenti. Andava avanti così da cinque chilometri, diranno gli accertamenti. [...]  Ecco  come  -----   sempre  secondo  quanto    dice  la  nuova  sardegna  del 14\6\2019  --- Luisa, 47 anni, e Stefania, 51, descrivono il calvario vissuto dalla loro famiglia. 


I mezzi coinvolti nell'incidente...


<< Quella mattina Andrea è stato travolto da un’auto guidata da un ragazzo di 27 anni che aveva bevuto. L’alcoltest – dice Stefania – ha dato esito positivo: 1,02. Ed è stato fatto due ore dopo rispetto all’incidente perché l’auto della polizia non aveva l’etilometro in dotazione. Se l’esame fosse stato eseguito subito sono certa che il valore sarebbe stato superiore». Il ragazzo è stato denunciato e processato per omicidio stradale: «Il pm ha chiesto sette anni, lui ha chiesto e ottenuto di patteggiare e la condanna è stata ridotta a 4 anni e otto mesi».Aggiunge Luisa: «Ma in carcere quella persona non ha trascorso neppure un giorno perché il giudice ha disposto gli arresti domiciliari. A casa sua, nel suo ambiente, con la sua famiglia. Sarebbe questa la giustizia? Ma non è finita qui perché il suo avvocato ha presentato ricorso in Cassazione e lui è stato affidato ai servizi sociali. Ha ucciso mio fratello, ha privato una bambina del padre, una moglie del marito, ha rovinato le nostre vite e la sua condanna è tutta qui. Cosa proviamo? Una sensazione di sconfitta, perché da vittime siamo diventati spettatori di decisioni prese da altri senza avere voce in capitolo nonostante fossimo parte lesa».Aggiunge Stefania: «Ci aspettavamo molto di più dallo Stato. E pensavamo che con la nuova legge sull’omicidio stradale sarebbe cambiato qualcosa, invece la giustizia pensa a recuperare chi ha sbagliato e non a rendere giustizia a chi è morto e alla sua famiglia che va a pezzi». E poi: «Mio fratello era una persona perbene che nella vita ha sempre pensato a lavorare. Sapeva divertirsi, ma era responsabile, aveva la testa attaccata al collo». Non come molti giovani di oggi: «A loro – dicono Luisa
e Stefania – lo Stato dovrebbe insegnare il rispetto delle regole e dovrebbe punirli quando sbagliano, quando rovinano la vita degli altri. Nel caso di Andrea questo non è accaduto. E da quella mattina di marzo per noi è iniziato l’inferno»






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 Un’auto che  va contromano  su quella maledetta consolare con una sola corsia per senso di marcia. Lo schianto, la morte, i rilievi della stradale, l’arresto dell’automobilista sbronzo . Una tragedia che si ripete ogni giorno in ogni angolo del paese e del mondo. Che dovrebbe far riflettere sul modo di vita e di produzione in cui siamo inscatolati, costretti a muoverci correndo, rubando secondi preziosi su percorsi che sarebbero rischiosi anche in condizioni più rilassate.  
 Ma  ha due  caratteristiche  in più  rispetto   al  calvario   , da  cui neppure  lei  è  immune e che deve affrontare    che la rendono speciale   come    sottolineano  siti (che  trovate  a fine post )   segnalatomi  della diretta  interessata    :  1)  quello di rientrare  negli effetti collaterali  d'internet  in particolare    dei social  dove  la  news   hanno una  diffusione   più veloce  della  diarrea   😆😥.  Questo video diventato virale dove un poliziotto tedesco coglie sul fatto un automobilista che si ferma a fare le foto sul luogo di un incidente stradale. Gli dà oltre la multa una lezione che l’uomo non dimenticherà facilmente.


  chiarisce meglio  il  mio concetto  Infatti  apprendo da  questo articolo   di   https://nonelaradio.it/  di  come    essa    ha  saputo  della  morte  del  figlio  


“Ho appreso la notizia dai social network” “Quando ho scoperto la notizia, pensavo fosse uno scherzo. 


Mi trovavo a scuola, mi ha chiamato mia figlia dicendomi che sul profilo Facebook di Davide c’era scritto che era morto. Non sapevo dove andare a cercare mio figlio, ci siamo recati all'ospedale più vicino ed abbiamo scoperto la notizia. Sono stati attimi terribili” prosegue la Professoressa, che insegna in una scuola di Tor Bella Monaca dedicata proprio ad un’altra vittima della strada.”Nessuno ha telefonato alla famiglia per avvertire dell’incidente e della morte di Davide :“Ma lo Stato dov'è? Le istituzioni dove sono? Ci hanno abbandonato. Neanche una telefonata per avvertirci. Ora non devono abbandonarci in questo momento di dolore, devono immediatamente farsi carico del problema a tutti i livelli, da quello di manutenzione delle strade, a pene più severe per questi criminali, anche con il ritiro della patente a vita, e poi processi più rapidi di Voglio GIUSTIZIA per mio figlio. Aiutatemi a non far spegnere la luce !” [...] .


L'immagine può contenere: 2 persone, persone in piedi e spazio all'aperto


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2) IL  fatto che la  vittima  o  le  vittime , il giovane padre  in questo caso  ,  è italiano anche di nascita e cognome, e magari l’automobilista è straniero  (  immigrato  o residente  in italia   d'anni  ) , la “pista” viene percorsa a velocità forsennata, quasi come quelle bianche cui gli avvoltoi sono più abituati. E allora eccoli, gli “eroi” di Casa  Pound e Forza Nuova cercare i famigliari, proporsi come “vendicatori politici” pronti a inscenare una pantomima ad uso e consumo di media e ministro delle interiora.
Ma vanno a sbattere contro una madre   fiera  ed  orgogliosa   che incredibilmente riesce a mantenere il senso di lucidità   e  delle cose anche di fronte alla più immensa tragedia che possa vivere un genitore: la morte di un figlio.Ma  hanno  trovato  pane  per  i  loro denti . Infatti   cosa   rara  ( almeno  questa  è la prima volta che  lo sento  e leggo )    che   un familiare  che  ha  subito un lutto  , da incidente  stradale  in questo caso  ,  in cui   il  colpevole d'esso  è uno straniero   o d'origine straniera   s'indigni  contro  gli odiatori  e  sciacalli ideologici  . << Non voglio speculazioni sulla morte di mio figlio, voglio che tutti i post su Facebook che parlano della nazionalità del criminale che me l’ha ucciso siano eliminati, dobbiamo fare tutti insieme una battaglia culturale e io voglio andare a parlare della mia tragedia proprio nei luoghi della cultura e dove sono i giovani” >> .Tanto di cappello ad una madre che accecata dal dolore avrebbe potuto cedere ad una umana debolezza. Non l’ha fatto e ciò dimostra una sua grandezza.
Un donna forte   che   mostra  il coraggio di opporsi agli sciacalli neri :  « Casa Pound e Forza Nuova non avranno il mio odio, non strumentalizzeranno la morte di mio figlio. La nazionalità di chi lo ha ucciso non fa alcuna differenza, ma ora alcuni militanti dell’estrema destra vogliono organizzare una fiaccolata nel nome di Davide. Non lo posso permettere, non voglio la loro presenza ».  Insomma  un vero esempio. di umiltà nonostante il SUO immenso dolore..... .

  Maria Grazia è un’insegnante precaria, come decine di migliaia di altre. Un cronista attento noterebbe che è diventata nonna, e da diversi anni, senza mai diventare “assunta a tempo indeterminato”, ossia di ruolo. Scherzi fatti da tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi 30 anni, attenti a “tagliare la spesa pubblica” e anche le vite delle persone che lavorano per lo Stato (forze armate e di polizia a parte, ci mancherebbe …).La sua scuola è a Tor Bella Monaca, dove pure qualche mese fa i fascisti avevano provato una sceneggiata analoga, a cavallo di un altro episodio di cronaca locale, letto sui giornali, venendo cacciati a furor di madri che riconoscevano tra loro diversi degli spacciatori responsabili di aver rovinato i propri figli. Sa come funziona il mondo della periferia, ci vive e la vive, sa con chi arrabbiarsi e chi “comprendere”, lottando per «togliere i ragazzi dalla strada».«Basta sciacallaggio, basta con queste guerre tra poveri. Stanno solo cercando di usare le disgrazie altrui. Decidiamo noi come commemorare mio figlio, con i nostri ideali, che non sono di odio ma di giustizia».Conclude la professoressa. Una maestra vera sa come dare lezione, anche di vita.  

Questo carattere   trova   conferma   , nel primo articolo che  ho etto  sulla  vicenda  e  che  qui    riporto integralmente .

 da Roma today   del 5\6\2019

                            Veronica Altimari  


Ucciso da un albanese al volante, la mamma di Davide: "Voglio giustizia, ma non avrete il mio odio"
L’intervista a Maria Grazia Carta, mamma di Davide, che in occasione della fiaccolata organizzata per suo figlio indossò la maglia: “Non avrete il mio odio”











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La telefonata di una delle sue figlie intorno alle 9 del mattino, mentre era a scuola dai suoi alunni. La corsa al Policlinico Tor Vergata. Il riconoscimento del corpo. Le lacrime e la rabbia. Quel drammatico 27 maggio, quando Davide Marasco viene travolto e ucciso da un’auto mentre era bordo del suo scooter, è impresso nella mente di sua madre. Ma per Maria Grazia Carta, 57enne originaria di Nuoro, insegnate precaria a Tor Bella Monaca da più di dieci anni, non finisce qui. La sua battaglia di giustizia si è dovuta accostare a quella contro chi potesse “cavalcare l’onda dell’odio” dal tragico fatto che ha coinvolto la sua famiglia. Al volante dell’auto che ha ucciso suo figlio Davide, 31 anni il prossimo 8 giugno, c’era un 49enne di origini albanesi, tratto in arresto: “A me non interessa la sua nazionalità, è un verme che deve pagare, sputare in faccia alla sua stessa immagine riflessa”, dice con rabbia Maria Grazia. “Io però non sono in vendita, decido io come e quando onorare la memoria di mio figlio - continua - ho saldi i miei valori, insegno ai miei ragazzi la necessità del non essere schiavi, ma liberi nel pensiero. E chi tocca Davide avrà le mani sporche del suo sangue”.
A fare andare su tutte le furie questa madre, già fortemente provata nell’affrontare un dramma tanto grande come quello di perdere un figlio in questo modo, un post pubblicato da Emanuele Licopodio, esponete della Lega in VI municipio, già membro del movimento fascista Azione Frontale, in cui metteva in evidenza la nazionalità albanese dell’uomo che uccise Davide. Il tutto, pubblicando una foto di Davide insieme al figlio (senza nemeno oscurargli il volto), di soli 9 anni e che in quel momento non aveva ancora appreso della morte di suo padre. “Un post rimasto li, malgrado gli avessi chiesto di toglierlo - dice Maria Grazia -. Questi fomentatori d’odio devono stare alla larga da me e dalla mia famiglia. Io so scegliere, e scelgo di lottare per avere giustizia per mio figlio e gli altri ragazzi morti in questo modo, ma non mi faccio strumentalizzare”.
Un dolore tanto forte da non poterlo spiegare. Una forza spinta da quella rabbia che la obbliga a non non abbassare la guarda: "Sono cresciuta con dei valori e sono saldi - conclude Maria Grazia -. Le istituzioni devono prendere posizione contro questi omicidi, troppo facile ridurre tutto ad una questione razziale". E con grinta rimanda al mittente il tentativo inqualificabile, come quello di appropriarsi della vita e dei drammi delle persone, a scopo politico.

se anche i terrapiattisti mi mandano a fncl o m'insultano vorrà dire qualcosa ?


11.6.19

ma come fai a dire non sono razzista Una serie di frasi dal tono razzista e omofobo su Twitter. Carlo Gallarati è presidente di commissione allo scientifico di Pavia

 Qui non è  questione  di  destra  o di sinistra ( perchè il razzismo e , l'odio e la  discriminazione non hanno colore  politico ed  ideologico )   , di pubblico o di privato  che   con le  nuove  tecnologie   ormai   no esiste  o se  esiste   è  difficili  da tenere  \ mantenere  .  Infatti come     fa     a  dire  : << Questi sono soltanto post privati  >>    se  poi   sono stati trovati   ( e   vi  hanno potuto fare lo Screenshot \   la  copia    )  dagli stessi  ragazzi   ?     se  fossi un  il giornalista   ,   con cui  si  è giustificato    a mo'  d'arrampicata  sugli specchi  , gli avrei chiesto  : <<  se     sono come dice  lei ost  privati  , come   mai     sono stati leggibili  anche   da tutti\e  e   solo dopo  che  è scopiato lo scandalo   gli  ha resi visibili solo  ai suoi  contatti  >>


https://laprovinciapavese.gelocal.it/pavia/cronaca/2019/06/11/

                          Anna Ghezzi     11 GIUGNO 2019

Commissario-choc alla maturità del liceo Copernico: «Spero abbiano travolto quel negro in bici»


Una serie di frasi dal tono razzista e omofobo su Twitter. Carlo Gallarati è presidente di commissione allo scientifico di Pavia






I segreti delle onde della Sardegna svelati da Andrea Bianchi fotografo surfista

  da  La nuova  sardegna  del 10\6\2019

I segreti delle onde della Sardegna svelati dal fotografo surfista Gli scatti di un 35enne di Oristano selezionati dalle riviste sportive più prestigiose. È il professionista con il maggior numero di pubblicazioni nel Mediterraneo


                                         di Claudio Zoccheddu


 

SASSARI. L’obiettivo di un surfista è trovare l’onda perfetta per poi domarla sopra una tavola. Non è facile, ovviamente, ma loro ci provano comunque. Poi c’è qualcuno che alza l’asticella e che al sogno di gettarsi dentro al tubo - il tunnel formato dalla cresta che si chiude sull’onda - aggiunge un difficoltà: fotografarlo. Ma non per confezionare uno scatto qualsiasi, uno di quelli buoni al massimo per Instagram, piuttosto per ricavare un’immagine destinata a fare il giro del mondo.Andrea Bianchi, oristanese 35enne, ha scelto di mixare le sue due passioni, surf e fotografia, riuscendo anche a inventarsi un lavoro. Adesso è un fotografo professionista, le sue foto hanno già fatto il giro del mondo e sono state pubblicate da prestigiose riviste specializzate: «Il 28 giugno uscirà l’annuario del surf europeo – spiega Andrea – che includerà alcune delle mie foto di surf nel Mediterraneo. A dicembre dello scorso anno sono stato inserito nelle 20 session memorabili del 2018 da “Wavelenght”. Sempre a dicembre sono diventato collaboratore per The Inertia, uno dei network di surf più importanti del mondo. Prime Surfing, nell’edizione di agosto pubblicherà un mio portfolio e una bella intervista. Poi c’è un altro portfolio che riguarda le mie foto a pellicola e uscirà a breve su Damp la rivista italiana».


Gli impegni, insomma, non mancano. E nemmeno il lavoro. Quello che manca, perlomeno a chi non conosce Andrea, è il pregresso. Perché non ci si improvvisa fotografi, nonostante chi abita i social network possa anche essere indotto a credere il contrario: «La mia passione per la fotografia si è accesa quando mio padre mi ha regalato una macchina fotografica. Ero piccolo ma ne subivo il fascino». L’approccio, però, non era stato semplice: «La mia prima macchina fotografica scattava su pellicola, con le difficoltà che ne derivano».Per fortuna Andrea non si è arreso e quando la rivoluzione digitale ha messo in saccoccia anche i 100 e passa anni di fotografia “chimica”, la sua passione si è riaccesa: «Per un neofita il digitale è di gran lunga più semplice, sia da imparare sia da gestire – spiega – e allora ho iniziato con i ritratti». Ma c’era qualcos’altro che stava per travolgere Andrea. Qualcosa che ha il gusto salmastro dell’acqua di mare e la forza indomabile della natura. In una parola: surf. «Ho scoperto questo fantastico sport e ci ho trasferito la mia passione per la fotografia». Una scelta azzeccata che ha permesso ad Andrea di affinare la tecnica allegando ai suoi portfolio non solo i ritratti ma anche gli scatti realizzati in mare. Le occasioni di immortalare onde e surfisti, poi, non gli sono mai mancate: «Faccio surf sempre, ogni volta che posso. È questo il collante che tiene unita la baracca– spiega il fotografo –, e chi frequenta Capo Mannu e la Penisola del Sinis sa benissimo che le onde di queste parti sono particolarmente belle e puntuali».


La missione di far conoscere gli “spot” alternativi con le sue foto, sposata da riviste e appassionati sempre alla ricerca di nuovi scenari, ha permesso ad Andrea Bianchi di spiegare con l’arte della fotografia che anche il Mediterraneo è una grande e bellissima “surf area” tutta da scoprire per i cacciatori di onde non residenti. A dargli una mano ci potrebbe pensare il suo primo libro fotografico, “1096 giorni a Capo Mannu”, praticamente un piccolo cult che mette in fila i migliori spot della Sardegna, dal cagliaritano al sassarese, partendo proprio dalla Mecca del surf dei quattro mori, il Sinis. «E dimostra – aggiunge Andrea – come soprattutto la costa ovest della Sardegna possa contare su condizioni oceaniche per quanto riguarda la frequenza delle onde surfabili e la loro qualità. Da queste parti si può fare surf su ottime onde per 200 giorni all’anno. Un’enormità se si considera che alle Hawaii si sesce in mare al massimo 250 giorni all’anno».
Ma non è solo costa Ovest, anzi: «Capita poi di trovare mareggiate che impressionano anche i professionisti. Poco tempo fa una sciroccata che ha investito il sud Sardegna ha formato onde che hanno sorpreso anche alcuni surfisti professionisti portoghesi». Gente che magari entra in acqua a Nazarè, un paesino dell’Estremadura portoghese famoso in tutto il mondo per le grandi onde che si infrangono sulla costa. Per fortuna a documentare questi e altri momenti ci ha pensato proprio Andrea Bianchi che ora è pronto a pubblicare il suo secondo libro “Luxury clochard” che uscirà entro la prossima estate e racconterà i protagonisti del surf nel Mediterraneo e la loro vita, spesso bella e invidiabile ma sempre molto poco agiata.




Tra i progetti futuri, invece, prende sempre più quota un viaggio alla scoperta delle mete europee del surf, ovviamente quelle poco conosciute o tutte da scoprire: «Sarebbe noioso parlare di quello che conoscono tutti, come le solite Hawaii, Bali o l’Australia. Mi affascina la Galizia, quasi sconosciuta a livello internazionale ma molto frequentata dagli spagnoli. E magari l’Islanda». Per rendere più coinvolgenti i suoi scatti, poi, il fotografo di Oristano ha deciso di ritornare alle origini alternando il digitale alla pellicola e ottenendo scatti che sembrano arrivare dal passato. Un po’ come il surf, una disciplina antica praticata dai polinesiani già quattro secoli fa (ma forse molto prima) che ancora affascina migliaia di sportivi sparsi in tutto il mondo.

10.6.19

si può essere duri senza insultare e senza odio . Niente e nessuno ci potrà più separare ! di Mariella de Angelis




. Niente e nessuno ci potrà più separare ! 

All'ombra della Lanterna e sotto il Matitone
è stato a causa di una banale collisione
tra il mio motorino, guidato da nu’ malu guaglione
e la portiera di un Fiorino, bianco furgone
è stato solo il caso a riportarti tra le mie braccia
chè cercarti sarebbe stata una faticaccia
eri lì, sempre nello stesso quartiere, 
ma forse era troppo impegnato il brigadiere.
A ogni modo, mi chiama il vigile, sosia di Paolo Insinna
quando io già ero pronta per andare a ninna
-Signorina, c'è stato un sinistro in via Pietro Chiesa
venga presto, è arrivata l'ora della resa!
Mi precipito incredula in via di Francia
correndo veloce con le farfalle nella pancia
senza denuncia, trovando la moto un po’ malconcia:
ti avrà forse colto in pieno la mia invettiva
o il parabrezza l’hai rotto per la tua idiozia oggettiva?
Sai cosa ti dico? Non importa che hai danneggiato la scocca
Io sono qui sul mio mezzo che scrivo un’altra filastrocca
per dire a tutti che la fortuna gira a fasi alternate 
e dopo l’inverno arriva sempre l’estate!
Ma non voglio essere troppo buonista 
per cui scompari dalla mia vista o la prossima volta
altro che carabinieri, vado dritta da un camorrista!:)

Sama', la prima Dj donna palestinese: "Abbatto muri e stereotipi a colpi di techno" e Ezio Bosso “Che storia è la musica

di cosa  stiamo parlando 

che come dimostra la replica ( ne ho parlato qui  ) di  Stefano Massini è al suo  monologo    in cui  aveva parlato  quando ha parlato delle offese razziste verso un bambino che giocava a calcio su un campetto di periferia   che    si può fare politica anche senza essere ideologici e che gli artisti sono anch'essi politici senza essere politiki ( la k è voluta per differenziare la politica che viene dal basso e politica dei partiti e delle ideologie )


premetto che  non mi  piace  il genere  musicale  , lo  giudico  " ciocchi di stagnali  " , forse perchè   jurassico  o legato ad un musica   armonica \  ritmica     e non dozzinale  , di qualità , indipendentemente  dal genere . Ma     sono  concorde  con l'intervista  rilasciata   dala  giovane    e    con la sua storia  

"Non parlo di politica, io sono già un messaggio: sono una donna palestinese che fa la Dj". Sama' Abdulhadi è la prima Dj donna della Palestina. Undici anni fa ha introdotto in Cisgiordania la techno, un genere musicale figlio della musica elettronica, ed è riuscita a emergere nonostante le difficoltà create da muri e checkpoint. Ribelle sin da piccola, la sua è stata una sfida continua al patriarcato e agli stereotipi.

                     di Valentina Ruggiu





e il bellissimo concerto di Ezio Bosso “Che storia è la musica “ andato in onda ieri su rai 3 che è riuscito a far emozionare persino Enrico Mentana che ha detto: “Un giornalista, soprattutto televisivo, non dovrebbe mai commuoversi nè restare senza parole” ma è capitato.  Esso ha  






Ezio Bosso ha vinto la sfida di portare la musica classica in prima serata. Una sfida che intimorisce i più navigati esperti di indici di ascolto ma lui non ha avuto alcun timore di proporre Ludwig van Beethoven. Su Raitre, in prima e seconda serata a Che storia è la musica, Bosso si è messo in gioco dirigendo l’orchestra dell’Europa Filarmonica, da lui fondata due anni fa, nell’esecuzione della Quinta e della Settima sinfonia del compositore tedesco. Un amore per Beethoven che risale a quando da bambino ascoltò per la prima volta la Sonata al Chiaro di luna. Tre ore e mezza di musica e spettacolo nel Teatro Verdi di Busseto, in provincia di Parma che hanno appassionato i telespettatori. E i risultati sono andati al di là di ogni più ottimistica previsione. Bosso ha manifestato grandi doti da intrattenitore. È riuscito a spiegare la musica classica e a stregare il pubblico raccogliendo, infatti, davanti al video 1.010.000 spettatori pari ad uno share del 5.3% (presentazione dalle 20.27 alle 20.35: 720.000 – 4%). Un dato sorprendente, considerato che la musica di Beethoven non è mai stata proposta in una prima serata televisiva. Una scelta importante quella di Bosso: «Il fatto che sia una musica non parlata fa sì che ognuno, sulla base di ricordi, pensieri e sogni, possa costruirci sopra la sua storia per poi confrontarla con quella degli altri». [ .... continua qui]

9.6.19

allenando di più l'arte di ascoltare l'altro impareremo ad ascoltare meglio noi

Risultati immagini per l'arte di saper ascoltare
Parlare è una necessità. Ascoltare è un'arte”. Quante volte abbiamo letto o ascoltato   in qualche lezione  o programma questa  frase  di Johann Wolfgang von Goethe ( 1749 – 1832 ) ?

E quante volte parliamo senza  ascoltare  e  dare minimamente retta  alle parole dell'altro, soprattutto a quelle non dette, a quelle nascoste dietro le parole pronunciate, che rivelano la vera natura dell'anima di chi ci è di fronte ?
Siamo sempre di corsa,o  distratti dagli smartphone    ed ipod , dai social   lo so: il lavoro  ( ed  non solo ) non ci dà tregua, in modo particolare quando lo amiamo e ci assorbe in ogni istante della nostra vita. Così spesso ci capita che, mentre stiamo con qualcuno, pensiamo a come pianificare il dopo-chiacchiera, con chi dobbiamo incontrarci, quali pratiche burocratiche dobbiamo svolgere, che cosa cucinare, oppure rispondiamo alle mail o disegniamo su un foglio di carta ...  .Lo faccio anche   d'anni   molte volte  senza  neppure  rendeme  conto   ormai è diventato abitudine  . Ma provando poi un senso di colpa per questo .
 Perché stare con qualcuno senza ascoltarlo davvero mi dava la sensazione di rimanere in superficie nel dialogo e nel rapporto . Comprendere solo parti di discorsi, sentire che la mia testaovolava da un'altra parte, non mi lasciava soddisfatto, ma come 'spezzettato' e anche inutile. Sì inutile, perché se, mentre qualcuno apre un dialogo con te, tu sei altrove, cosa potrai rimandargli   , cosa  gli rimarrà di te  ? Quale contributo gli darai ? Quale relazione avrai instaurato, anche silenziosa ? Ci ho fatto caso spesso sia su di me che sugli altri. Allora sto iniziando    con  alterni risultati   a fare attenzione ai miei gesti:

 ho cominciato a non portarmi il cellulare o  a ,metterlo silenzio  \  con vibrazione  , a non sentire la necessità di rispondere ad una telefonata, ad  una  notifica  e  se sto parlando con qualcuno, a dire “no, ora non posso, perché sto facendo un'altra cosa”, insomma a non scappare dall'ora, a ritagliarmi uno spazio vero … . Insomma anche  se è per  poco   almeno  ci  sto provando   ,  devo solo allenarmi  a  farlo più a lungo e  più spesso    non  solo per i momenti da condividere con gli altri, ma anche con me stessa, arrivando per esempio a disconnettermi (  già non portarmi il cellulare    aletto   prima di dormire    è il primo passo  )  anche se  per  poco   e  cercare  di   dedicare tutta me stesso ad un libro, ad ad   lettura  di un giornale  o  vedere  qualcosa  in tv o in rete  senza   fare  due  cose  insieme  ,  alla stesura di pensieri per  il mio archivio cartaceo  ed  eventualmente  al del blog    e dei social   all'ascolto di un brano    o di un cd  , o a me ed  ale persone care … . La stessa cosa  dovrei fare o meglio iniziare    a farla anche  con il  pc  . 
Ora

 come suggerisce la  bravissima  Angela Iantosca nel suo  ultimo editoriale  di  IO Acqua & sapone  mensile   omaggio   della  grande catena della bellezza e dell'igiene omonima   qui maggiori dettagli  
  infatti   mi abbioccavo  o  a volte  mi sono addormentato  rilassandomi talmente  tanto  nel  provarci  a  volte  a casa  ,  ma  a  volte  anche  in una  sala d'attesa    del dentista 

Tigri romantiche, trapianti suini, bestemmiatori fatali, smemorati fedeli, babbi Natale atletici, docenti truffaldini e omicidi su Google

Il prof di Economia si laurea in Fisica sfruttando un errore e gli esami di un omonimo L’accademico dell’anno è il prof. Sergio Barile, doce...