16.1.24

il Giapponesimo nella cultura italiana non è solo manga ed anime ma ache le opere delle pittrice Kiyohara Otama (清原 お玉?), Eleonora Ragusa e Otama Ragusa.

O'Tama giovane a Palermo
 A volte  , ed  è questo uno  dei  casi  , il web offre  delle  scoperte   notevoli  . In un post   sulla  home  dei  social  che  frequento   e  sui   trovete anche i miie scritti   ,  ho letto e  visto  alcune    foto  d'oppere    della  pittrice    giapponese    Kiyohara Tama . Incuriosito   volendo  andare  oltre   alla sua  voce   su  wikipedia  ,  da    cui  ho  appreso  che   essa era    conosciuta anche con i nomi di Kiyohara Otama (清原 お玉?), Eleonora Ragusa e Otama Ragusa. Ha vissuto gran parte della sua vita a Palermo,  ho   fatto ele ricerche sul  web   è   ho   trovato   questo bellissima  pagina  https://otamakiyohara.onweb.it/it  ad  essa  dedicata  di Maria Antonietta Spadaro ( e  di  cui per  gentile  concessione  riporto   le  foto  che  trovate    nel  post  )  .Ho scoperto oltre  a  due  pittori la  otamakiyohara e   il  marito  Vincenzo  Ragusa    .  Ho  trovato  conferma  quanto affermavo   in questi due  precedenti  post  sull'oriente  :
1)https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2023/12/diario-di-bordo-n-anno-i-oriente-ed.html  
2)https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2022/11/10-giorni-senza-mondiale-occidente-e.html.
Infatti  la  pittrice  in questione  ,    secondo  Maria Antonietta Spadaro   :  << [...]  il suo mondo vissuto ed elaborato in una pittura tra oriente e occidente  [...] Discreta e riservata, la piccola pittrice dagli occhi a mandorla ebbe il coraggio a soli vent'anni di lasciare il proprio paese e la famiglia per trasferirsi con l'uomo che amava in una città, Palermo, di un paese lontano e sconosciuto. Da poco il Giappone aveva istituito rapporti diplomatici con l'occidente e comunque i viaggi intercontinentali non erano all'epoca
affatto frequenti, soprattutto per le donne. Possiamo solo immaginare l'impatto con la sua nuova città: la famiglia di Vincenzo, gli usi locali, la lingua, ecc., e lo stesso Ragusa spaesato, mancando da Palermo da dieci anni ... e con idee difficili da far accettare in un ambiente abbastanza restio alle novità. >>   Pur  non avendo  fatto    studi  artistici  posso affermare  che  le  opere  di     O'Tama che   collaborò a fondare la Scuola Museo Officina d'arte orientale in qialità di docente e direttrice della sezione femminile,   sono  una   contaminazione  di stili   e  un ponte  tra  Giappone  ed  europa   . Infatti   sempre     semre  secondo  la    Spadaro  : <<   si perfezionava nelle tecniche pittoriche più diverse: dall'olio all'acquerello, dal pastello alla pittura parietale, dai dipinti su stoffa agli oggetti d'arte applicata. >>Bellissimi    i soggetti   ch sono  i più vari: ritratti, nature morte, scene di genere, animali, fiori, temi religiosi, ecc. La sua indole curiosa la portava a studiare con attenzione i capolavori della pittura italiana del passato. Cercò in ogni modo di appropriarsi dei modi di vita locali dall'abbigliamento alla cucina, sempre all'ombra del marito, ma con una sua personalitàe mai passivamente . Insieme hanno dato vita al più importante, se non unico, episodio di Giapponismo nel nostro paese.



 Peccato che tale artista sia ancora poco conosciuta . Visto che la sua la collezione fu poi venduta da V. Ragusa al Museo Etnografico Pigorini di Roma, dove è custodita, ma non visibile al pubblico.Composta da 4172 pezzi, tra cui dipinti, xilografie, lacche, statue bronzee, armi, vasi in bronzo e ceramica, strumenti musicali, maschere, abiti, e oggetti di uso quotidiano, costituisce la più importante raccolta di oggetti giapponesi antichi esistente in Italia. La raccolta ha anche un grande valore di testimonianza della cultura giapponese precedente all'apertura verso l'Occidente[10]. Molti degli oggetti della Collezione Ragusa furono immortalati in tavole ad acquerello dipinte a Tokyo dalla Kiyohara: 31 tavole sono conservate a Palermo presso il Liceo Artistico - Vincenzo Ragusa Otama Kiyohara, mentre altre sono a Tokyo in collezioni pubbliche e private.Purtroppo le  esposizioni  fin  ora  fatte  sono  state   solo due   Due sono state le grandi mostre dedicate a O'Tama Kiyohara a Palermo, città in cui l'artista visse 51 anni, entrambe ideate dalla  Spadaro  , né risulta ne siano state allestite altre in Italia.

- La prima allestita nel 2017, nei saloni di Palazzo Sant'Elia e curata da me, ha messo in risalto un episodio estremamente importante di giapponismo in Italia. Attraverso bel 170 opere di O'Tama, del marito, lo scultore Vincenzo Ragusa, e vari oggetti d'arte, arredi, ecc. di ambito giapponese, il pubblico ha potuto conoscere e apprezzare un momento storico significativo della nostra città, immergendosi nelle suggestive atmosfere del lontano Giappone.

- La seconda, ospitata nel 2019-20 negli appartamenti reali del Palazzo Reale e ideata da me e dalla Fondazione Federico II, ha mostrato uno degli aspetti più interessanti della vicenda della coppia O'Tama e Vincenzo Ragusa quando, ancora a Tokyo collezionavano oggetti d'arte e artigianato del luogo, di un'epoca che presto sarebbe scomparsa. Questa magnifica Collezione composta di 4200 pezzi è oggi al Museo L. Pigorini di Roma. Alla mostra del Palazzo Reale furono esposti alcuni acquerelli di O'Tama che raffigurano in modo quasi fotografico tali preziosi oggetti, esposti in bacheche accanto (v. foto). Un confronto di estremo interesse per il quale si ringrazia il Museo Pigorini per il prestito delle opere della Collezione Ragusa, ancor oggi purtroppo non esposta al pubblico.

Un vero peccato  . 
La   sua  è  anche  una  storia    d'amore    .  infatti   
Dopo ben quasi 51 anni di lontananza dal suo paese, e dopo aver imparato a parlare l’italiano meglio del giapponese, O'Tama Ragusa dovette rientrare in patria nel 1933 richiamata dai discendenti della sua famiglia che inviarono, per sollecitare il suo ritorno in Giappone, una giovanissima pronipote che la condusse da Palermo a Tokyo. Eleonora Ragusa morì a Shiba, nel 1939, dove ancora in vita aprì un atelier. Rispettando i suoi ultimi desideri in punto di morte la sua famiglia divise i suoi resti: la metà delle sue ceneri infatti si trova in Giappone, nel tempio di famiglia Chōgen-ji, mentre l'altra metà è sepolta nella tomba del marito, nel cimitero palermitano dei Rotoli, sulla cui tomba c'è una colonna sormontata da una colomba realizzata dallo stesso Vincenzo Ragusa.

15.1.24

perdite

        


Ci  sono  dei  momenti  nel  tuo cammino  che  in cui  i rapporti   con gli altri  viaggiatrori  non sono  più ottimi   ed  ogni uno   ha  preso strade  diverse   o magari  è rimasto indietro o è andato  avanti  . Ma  quando  ,  soprattutto      se  è  una persona   ch conosci   fin dall' infanzia   ed  è tua  coetanea   ( o  quasi  )  ti  lascia  basito e triste  . infatti  e  me  era   come  il grillo parlante   di  pinocchio  (  vedere la  discussione  avuta   soprattutto   con lei  in questo post  )  . Ed  non  smetto  di pensare  a lei ed  le strada percorsa insieme   ed  alla  sua lontananza  . Te ne sei andata via portandoti via un pezzo del mio cuore e  della mia anima  .Eri  , cara    Rox Galleri , una  combattente una   referente di SARDEGNA Comitato Pazienti Cannabis Medica Una   una persona speciale, nonostante il  suo caratterino  dovuto   alle sue immense sofferenze, eri  sempre pronta ad aiutare gli altri. Un dolore immenso apprendere questa tremenda notizia.Mi   unisco  al dolore del marito Massimiliano, che gli è stato sempre vicino condividendo gioie e dolori donando a lei un amore vero raro e unico. mi  mancherai tanto Rox sei andata via troppo presto, ora sei libera dalle sofferenze .  Non riuscendo  più   a scrivere  per  le lacrime   lascio la  parola  a  https://www.pazienticannabis.it/rossana-solo-la-cannabis/   che  riporta      questa  sua  intervista  





La storia di Rossana Galleri e della sola speranza che della Cannabis terapeutica vengano divulgate informazioni corrette.Rossana Galleri ha 46 anni, combatte da anni una vita sempre più difficile per l’associazione di varie patologie che ne hanno compromesso deambulazione, alimentazione e persino la voce. Accanto a lei Massimiliano Ricciu, 45 anni, operaio sugheriero con cui è sposata dal giugno del 2017. Un amore vero, raro, unico certamente nella totale condivisione di gioie e dolori.«Lui – dice Rossana-  è il mio supereroe», che non è una frase difficile da comprendere quando si vive una totale simbiosi tra chi si ama. Massimiliano è la sua voce, talvolta, non solo le braccia e la testa. Rossana ogni tanto si blocca, fa fatica a ricordare. Bastano lo sguardo e gli occhi di lui che interviene con empatia ed armonia.A volte la malattia le blocca i muscoli di ogni parte del suo corpo, e lui le viene in soccorso, ridandole  l’indispensabile serenità interiore, L’amore consacrato, desiderato dalla maggior parte della gente, in due persone straordinarie per resistenza e abnegazione. Chi vive accanto alle disabilità, sa capire cosa vogliano dire queste parole.Rossana e quella maledetta associazione di malattie.Il problema di Rossana è una maledetta associazione di mali che l’accompagnano da tempo.  Una subdola forma di consociativismo diabolico di patologie che la costringono a notti insonni, difficoltà a parlare e deglutire, dolori atroci e la terribile disperazione di non poter camminare se non per sporadiche camminate con le stampelle.Una vita che si circonda però di affetti e tante amicizie, la sorella e le nipoti, dalla madre  acquisita, la suocera, alle tante amiche ed amici che la vengono a trovare. Ma Rossana è tosta, dura e, come lei stessa dice, non brilla per diplomazia. Rossana si nutre di una determinazione non comune che la spinge a tirare fuori le unghie ed urlare al mondo la sua rabbia per quel farmaco a torto chiamato “droga”.Ogni mese le medesime difficoltà ad avere il farmaco, un preparato galenico derivato dalla Cannabis con una determinata percentuale di THC. Solo questa sostanza, perfettamente legale,  le permette di rilassare la muscolatura e potersi considerare viva e ancora piena di speranze ed aspettative.   




Ma c’è da informare, troppa purtroppo la disinformazione e i preconcetti su qualcosa che non è droga ma farmaco. Troppi i pregiudizi di tanti che considerano un malato come lei, un drogato. Scordano anche l’effetto tossico dei normali farmaci così come non sanno nulla di come agisca la cannabis. Le reticenze appartengono anche alla classe medica, dove sono tanti gli oppositori a questa terapia. Dietro, come al solito, ci stanno interessi pazzeschi di lobbie farmaceutiche, l’uso indiscriminato di oppiodi contenuti nei farmaci tradizionali e quello che, a ragione, Rossana chiama “Mafia” delle multinazionali che speculano anche sull’informazione veritiera sulla cannabis.In questa lunga intervista ci spiega cosa sia la Cannabis Terapeutica. Sentirete, oltre Rossana, anche il marito Massimiliano, la suocera e l’amica Barbara. 

    e con questa  poesia di Daniela Piras dedicata a Rossana Galleri


        Nonostante la Vita


"Un alito sofferto
Si scontra con il vento della vita
Crea vortici irrequieti
Correnti e cascate
Agita emozioni
Affiorano rivalse ineluttabili
Bellezza
Amore
Voglia
Gioia
È un faro che rischiara il buio
La potenza dell’essere vivi
È vita che osteggia la vita
In una lotta impari 
Dall’esito incerto" 

                                  


   sule  note  della canzone    prima  riportata     chiudo il post  d'oggi 




14.1.24

siamo passati da una tv libera anche troppo a una tv di bigotti l'attacco dei meloniani a Biagio Izzo e Francesco Paolantoni per lo sketch comico sulla Natività

Qui    si  sta passando   da  un ecesso  (   tette   e  culi ,   volgarità , insulti  , litigi  , dialoghi urlati  ,  insulti  ecc   )    a   una tv  di  bachettoni      come  era  prima  dello  svecchiamento  dei   programmi e del varietà   , perchè ebbene  si   mediaset  ha  avuto    almeno  all'inizio  . I fatti sono questi. Biagio Izzo e Francesco Paolantoni portano su Rai 2 uno sketch comico sulla Natività, con protagonisti San Giuseppe e la Vergine Maria.Un pezzo a mio avviso innocuo, innocente, anni luce dall’ironia dissacrante a cui sono abituati gli stand up comedian ad altre latitudini.Eppure tanto è bastato per scatenare la rabbia dei talebani di casa nostra, con Maurizio Gasparri che arriva addirittura a portare il caso in commissione di vigilanza Rai (la stessa dove si era presentato contro Ranucci con una carota in mano) gridando alla blasfemia, seguito a ruota dai Pro Vita e da Giovanardi.Il motivo di tanta indignazione? San Giuseppe operato alla prostata, Maria rappresentata “come una madre svampita” e - apriti cielo - interpretata da un uomo . Ora capisco che si possa aver offeso . Ma che Nella nuova Telemeloni si finisce sotto inchiesta parlamentare anche solo per aver osato scherzare sulla Natività. Siamo a un livello di censura e bigottismo da far invidia alla polizia morale iraniana. A me spaventa e indigna non uno sketch ironico ( anche se poco rispettoso verso chei crede . ma la satira vera d'essere disturbante ed indigesta altrimenti non è vera satira ma uno spettacolo al servizio del potere ) e all’acqua di rose ma questi cristiani a targhe alterne che si sentono offesi da una Maria maschile, difendono l’onore violato del Bambin Gesù, ma non hanno nessuna pietà per le decine di migliaia di donne e bambini morti ammazzati a Gaza nel loro BLASFEMO silenzio o per i migranti che muoiono in quel cimitero senza croci che è il Mediterraneo. Questo sì, fa veramente orrore.



diario di bordo n 29 anno II . pseudo garantismo che protegge i colpevoli il caso di martina rossi ., cairo si candida o minaccia la destra ? ., quando la perfezione è ostentazione ., le fiabe sono sessiste ed altre riflessioni



 Martina  rossi
  morta  a  Maiorca   per  sfuggire  ad  uno  stupro   .  I legali dei due   agressori  condannati : <<     fu  anche  colpa  sua  >>  .  IL  garantismo   all'italiana  che  tutela  i  copevoli 


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Cairo minaccia di candidarsi sindaco di Milano e chiede al governo di aiutare il calcio e di non toccare i tetti pubblicitari in tv . candidatura o pizzino alle destre ?







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essere sempre perfetti è un inganno, la vera autenticità si trova nelle imperfezioni  Bisogna mostrarsi per quello che si è, solo l'iperfezione ci rende veri😊

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dopo    il mio precedente   post     (  Certo il patriarcato esiste ma la cortellesi esagera nel vederlo dove non c'è e mette in mezzo i cartoni della Disney per l’ennesima polemica sterile su patriarcato e sessismo)    Riprendiamo     il  discorso   sull'intervento della  cortellesi e  sulle  fiabe    . con   due   interessanti  articoli    in merito .
 il primo è  quelo    di   Giulia Blasi ( @Giulia_B) per  https://www.valigiablu.it/  del   13\1\2024


Ho imparato a leggere su I Quindici, enciclopedia per l’infanzia in quindici volumi tematici, quando ero molto piccola. Il volume 2, Racconti e fiabe, è uno di quelli che ho letto di più. Da bambina possedevo un’antologia di Hans Christian Andersen che ho quasi imparato a memoria, come anche – più tardi – i due volumi delle Fiabe italiane raccolte da Italo Calvino e
un bellissimo libro illustrato con miti e leggende di tutto il mondo. Come tutti i nati negli anni ’70, inoltre, ho ascoltato e riascoltato i proto-audiolibri delle Fiabe sonore dei Fratelli Fabbri, la cui sigla è capace di sciogliere in lacrime il più grezzo dei cinquantenni (fatela partire a tradimento durante una discussione per vedere zii e nonni struggersi di nostalgia e deporre all’istante le armi). Non credo, quindi, di poter essere tacciata di revisionismo, se dico che Paola Cortellesi, nel suo discorso di apertura dell’anno accademico alla Luiss Guido Carli, non aveva tutti i torti.
Le fiabe sono sessiste? Se prese alla lettera e trasposte nella modernità, certo che sì. Biancaneve sta a casa a fare la domestica per i nani che vanno in miniera: una divisione dei ruoli molto tradizionale. Cenerentola accetta remissiva la schiavitù della matrigna e viene salvata dalla fata madrina (che le dona abiti e scarpette e la porta al ballo), per poi essere scelta dal principe che la sposerà. La bella che si addormenta all’inizio della fiaba rimane fuori combattimento per buona parte della vicenda narrativa, che è – di fatto – uno scontro fra maghe con un principe che potrebbe quasi non esserci ed è poco più di uno strumento utile a spezzare un incantesimo. Potrei continuare, ma il punto mi sembra chiaro: nella versione delle fiabe a cui siamo più avvezzi, quella Disney, le ragazze sono belle, miti, dolci, modeste e remissive. L’emblema della virtù, presentato alle bambine fino dalla più tenera età come modello di femminilità degna di ricompensa e d’amore, contrapposte alle donne anziane e malvage e a sorellastre brutte e stupide. Sii bella, sii docile, fatti scegliere.
Del discorso di Cortellesi ci sono due cose da dire: la prima è che si trattava del monologo di un’attrice. E i monologhi, prima di ogni cosa, hanno il dovere di essere divertenti. Di esagerare, provocare, far ridere, ribaltare una realtà che crediamo immutabile fornendone una lettura opposta a quella a cui siamo abituati. Da Biancaneve che fa la colf ai nani al principe che riconosce Cenerentola dai piedi e non dalla faccia, tutto sembra pensato per essere buffo, oltre che paradossale. Cortellesi usa le fiabe per mostrare come ogni elemento culturale possa essere messo in discussione e non debba necessariamente essere preso a valore facciale. La seconda cosa è che un discorso del genere viene pronunciato nella consapevolezza – no: nella certezza assoluta – che i conservatori abboccheranno all’istante, facendo partire una polemica che non farà che aumentare la circolazione del messaggio.
Non sono però solo i conservatori a essere partiti a spada tratta per difendere l’onorabilità delle fiabe. Altrettanto, ma con tutt’altri strumenti, hanno fatto gli intellettuali: sul suo profilo Facebook Simona Vinci (autrice di Mai più sola nel bosco. Dentro le fiabe dei fratelli Grimm) sostiene che “Biancaneve, per esempio, non è quella che fa ‘da serva’ ai nani, ma è quella che ha il coraggio di scappare da sola nell'ignoto del bosco per sfuggire a un destino di morte. Cenerentola […] è quella che sfida le regole per partecipare, come tutte le altre ragazze, a una festa da ballo. E ci sono pure quelle che sfidano i padri padroni e scendono nell'oltremondo per andare ogni notte a consumare le scarpe ballando”. Una lettura che può essere discutibile, ma che se non altro è più strutturata delle urla scomposte ai rischi del “politicamente corretto” e della “cancel culture”, qualunque cosa significhi, e di riflesso anche di certe messe in discussione pedestri di un testo originale che non si sa bene nemmeno quale sia.
In un suo articolo uscito su Repubblica nel 2021, Nadia Terranova ricorda, infatti, che le fiabe che conosciamo sono solo una versione – spesso edulcorata, tagliata, privata degli aspetti horror o di un finale tragico – di una storia che viene da stratificazioni di altre storie. Torniamo, per esempio, alla storia di Cenerentola. L’abbiamo conosciuta, come dicevamo prima, come biondina graziosa e inerme, quasi priva di iniziativa personale e rassegnata al suo destino di sguattera per una donna prevaricante e le sue figlie insulse e malevole. Nella versione dei fratelli Grimm, le sorellastre sono belle, ma “nere di cuore” e Cenerentola, pur essendo ridotta a far loro da ancella, è una strega potentissima che si procura da sola il necessario per andare al ballo. Il finale della fiaba è un bagno di sangue, fra piedi amputati per entrare nelle scarpette e colombine al servizio di Cenerentola che accecano le sorellastre per punirle del loro cattivo comportamento. Nella versione di Charles Perrault (pubblicata nel 1697), le sorellastre, ricche e vestite a festa, risultano più brutte di Cenerentola nei suoi stracci: è questa versione ad aver costituito la base per la versione animata del 1950, ma qui non è il principe a non riconoscerla, sono le stesse sorelle che la vedono al ballo vestita a festa e non hanno idea di chi sia quella bella signora che balla con il figlio del re tutta la notte.
Se esistono più versioni della stessa fiaba è perché nessuna fiaba è davvero originale, e tutte derivano da più versioni della stessa storia o leggenda e affondano le loro radici in narrazioni antichissime. Tra le versioni dei Grimm e quella di Perrault c’è anche La Gatta Cenerentola contenuta in Lu cunto de li cunti di Giambattista Basile, in cui Cenerentola ha il nome di Zezolla e ha l’unica ambizione di uscire da sola ogni tanto senza essere vista.
Che dire della Sirenetta protagonista della fiaba di Andersen? La versione proposta dalla Disney nel 1989 ha un lieto fine: Ariel sconfigge la strega Ursula, si rivela al principe, si riprende la sua voce e ci guadagna pure un paio di gambe funzionanti. Anche nella versione di Andersen la Sirenetta rinuncia alla sua voce per potersi avvicinare al principe, ma camminare le provoca dolori lancinanti, e il suo mutismo è un ostacolo che impedisce la creazione di un vero legame d’amore con l’uomo che ama, che finisce per sposare un’altra. La Sirenetta, che sta per disciogliersi nella spuma del mare, viene salvata dalle figlie dell’aria. Se proprio dovessimo trovare una morale per le bambine, la versione originale sarebbe più educativa di quella Disney: rinunciare alla propria voce e individualità per un uomo è un pessimo investimento che non può che finire in tragedia.
Ogni fiaba ha più letture: quella oscura e psicanalitica, che scompone tutto in simboli riconducibili agli abissi dell’inconscio, quella tradizionale di riscatto di una protagonista troppo buona e gentile perché le sue virtù non siano ricompensate, quella femminista che a volte ne chiede il rovesciamento. Ne Il silenzio dell’acqua, Louise O’Neill (apprezzata autrice irlandese di romanzi young adult di grande impatto come Solo per sempre tua e Te la sei cercata, oltre che di titoli per adulti non ancora tradotti in Italia) rispetta il testo originale di Andersen ma ne cambia il finale, restituendo alla protagonista una forma di controllo e autodeterminazione anche nella trasformazione. In Fiabe d’altro genere (pubblicato in Italia da Rizzoli nel 2021), Karrie Fransman e Jonathan Plackett prendono tutte le fiabe tradizionali e invertono i generi dei personaggi: l’effetto è paradossale e risulta a tratti quasi grottesco, ma è utile per capire quanto sia radicata in noi la percezione di quello che è possibile e appropriato per maschi e femmine. 
Nell’antologia di Andersen che leggevo da bambina c’erano due fiabe che sopra tutte mi porto nel cuore, per motivi diversi. La prima è Le scarpette rosse, la storia di Karen (Carola nella mia traduzione), ragazzina povera il cui sogno è quello di possedere e indossare un paio di scarpette rosse che la sua comunità considera troppo impudiche per essere portate in chiesa. Karen lo fa lo stesso, e per questo piccolo peccato di vanità viene punita fino alla morte. È una fiaba macabra, in cui la protagonista è costretta a danzare suo malgrado finché non le vengono amputati i piedi, e anche così le scarpette continuano a perseguitarla fino al pentimento e alla morte. Anche da piccola non potevo che provare compassione per Karen, che non aveva fatto altro che desiderare qualcosa di bello per sé: se dovessi darne una lettura psicanalitica, alla luce di quello che sappiamo di Andersen e della sua omosessualità repressa, quelle scarpe di pelle rossa luccicante possono rappresentare il desiderio proibito per gli uomini oppure la maturazione sessuale delle fanciulle. Per me, piccola, erano una storia avvincente e terrificante con un finale triste. L’altra fiaba che ricordo con affetto è molto meno nota, e si intitola I cigni selvatici. Come molte altre, anche questa fiaba ha un precedente nell’opera dei fratelli Grimm, una fiaba popolare tedesca intitolata I sei cigni. La protagonista, la giovane e bellissima Elisa, è l’unica femmina di dodici figli di un re che – come da tradizione – si risposa con una donna malvagia. La matrigna getta un sortilegio sugli undici maschi, tramutandoli in cigni, e fa cacciare Elisa, camuffandone la bellezza fino a renderla irriconoscibile al suo stesso padre. Anche Elisa, come la Sirenetta, baratta la sua voce con una possibilità: quella di restituire ai fratelli le sembianze umane. Per anni, muta, pesta ortiche con i piedi nudi per ricavarne le fibre e tessere undici tuniche. La missione di salvataggio è la sua priorità, nient’altro conta: anche l’intervento di un re, che la preleva dal bosco in cui vive, è per lei fonte di angoscia. La storia di Elisa, insomma, cos’è? Una storia di oppressione femminile, o una storia di sacrificio e perseveranza? Entrambe le letture sono possibili, ma prima di tutto I cigni selvatici è una grande storia, onirica e surreale. Ed è forse alle storie, prima che alla loro lettura, che possiamo tornare.


il   secondo  del  
La Cantastorie 16 h

FIABE E SESSISMO

Alcuni fraintendimenti circolano intorno al mondo delle fiabe, creando a volte dei veri e propri pasticci.
1) Le fiabe sono SCRITTE.
In realtà sono TRAscritte. Le fiabe sono storie raccontate a voce, sono nate dall'oralità, dall'analfabetismo, dalla spontaneità, e per questo contengono la saggezza popolare. In varie epoche, studiosi e studiose di ogni nazione le hanno infine trascritte.
Sono state diffuse di più le raccolte realizzate da uomini che quelle redatte da donne. Questo è un dato di fatto.
2) Le fiabe sono VECCHIE.
Tramandandosi oralmente, le fiabe vengono continuamente aggiornate secondo la sensibilità dell'epoca in cui vive chi le racconta.
Per loro definizione, per fiabe sono sempre attuali.
Non è un problema aggiornarle: è stato fatto per secoli.
Censurarle è un altro discorso.
3) Le fiabe sono SESSISTE.
La maggior parte delle fiabe più diffuse oggi è conosciuta grazie agli adattamenti cinematografici, pieni della cultura dell'epoca, ma anche straordinariamente progressisti in alcuni aspetti (la Disney ha iniziato a introdurre figure femminili forti molto prima che si parlasse di girl power).
Le fiabe popolari, invece, quelle stampate nelle raccolte citate sopra, possono contenere rimandi storici che saltano subito all'occhio. Ad esempio, sono gli uomini ad andare in guerra, non le donne. Si parla di ragazze "in età da marito". Eccetera.
Sono dettagli: nulla vieta aggiornarli, come si fa da sempre quando si raccontano le fiabe.
Invece è proprio sbagliato credere che le figure femminili siano tutte passive mentre quelle maschili attive.Quindi ecco un elenco di figure femminili attive, positive, volitive, protagoniste assolute, nelle fiabe popolari. Sono solo le prime che mi vengono in mente, ce ne sono tante altre.
- FANTAGHIRO', nell'omonima fiaba toscana.
- Lucetta, la figlia minore della lavandaia in NASO D'ARGENTO, fiaba piemontese.
- PREZZEMOLINA, nell'omonima fiaba italiana.
- La protagonista di SIGNOR SIMIGDALI, fiaba greca (e nella variante dell'Italia meridionale SIGNOR SEMOLINO.)
- La protagonista di A ORIENTE DEL SOLE, A OCCIDENTE DELLA LUNA, fiaba norvegese.
- La protagonista de IL PRINCIPE PERDUTO, fiaba islandese (tra l'altro, divertentissima)
- Vasilisa, in VASILISA LA BELLA, fiaba russa.
- Masha in MASHA E L'ORSO, fiaba russa.
- Kate in KATE SCHIACCIANOCI, fiaba scozzese.
- Janet nella ballata celtica di TAMLIN (qui entriamo in un mondo limitrofo alla fiaba)
Ci sono anche fiabe completamente femminili, di tipo iniziatico, come Il pranzo dei gatti, fiaba italiana con tutta una serie di varianti.Qualche giorno fa ho scritto un post a caldo in reazione agli articoli che parlavano del discorso di Paola Cortellesi alla Luiss. Paola Cortellesi avrebbe fatto ironia sulle fiabe popolari portandole come esempio di contenuto sessista da superare nella narrazione quotidiana.L'ho scritto perché sono un'educatrice teatrale specializzata in narrazione per l'infanzia e lavoro quotidianamente con le fiabe, e porto avanti da molti anni il progetto per il quale è nata questa pagina, La Cantastorie, ovvero performance di narrazione proprio sulla fiaba popolare. Ho anche pubblicato di recente un libro, l'Almanacco delle Stagioni, dove, per trascrivere dodici fiabe, ne ho cercate e studiate un'infinità.L'argomento mi sta un tantino a cuore, per così dire.Dopo il mio commento ne è uscito un altro, molto bello, di Alberto Pellai, dal suo punto di vista di psicoterapeuta.
Non mi metto al suo stesso livello, perché anche solo per questioni anagrafiche Pellai ha più esperienza, più lucidità di me.
Però, guarda a caso, sotto al mio post sono stata apostrofata come "saccente" e con altri giri di parole simili, mi è stato detto di essere più "umile" e di essere solo a caccia di like.
A Pellai, uomo maturo, il cui succo del discorso non è poi così differente, nessuno si è permesso di dire niente del genere. Si parlava di sessismo, giusto?Fantaghirò ha dovuto indossare l'armatura del padre per guidare il suo esercito: una fiaba antica come la sua, purtroppo ancora non superata.
che confermano quando afferma



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  concludo con   una mia   riflessione    sulla  libertà   :  solo chi  è  capace di vicere   il momento....  ha  compreso  i  vero senso  della libertà  . 

 

  

Morto e cremato, si ripresenta in carne ossa pochi giorni dopo: l'incredibile storia del 23enne senzatetto

Non si sà mai quando si è morti .   Apro   www.msn.com/it-it/notizie/mondo/   ed  da  


Morto e cremato, si ripresenta in carne ossa pochi giorni dopo: l'incredibile storia del 23enne senzatetto
Storia di Redazione web • 1 ora/e

Apprendo   La storia di Chase Tyler ha fatto il giro del mondo ed è diventata virale proprio perché ha dell'incredibile. Il 23enne dell'Oregon, negli Stati Uniti, era stato dichiarato morto dal medico legale della contea di Multnomah e addirittura cremato, salvo poi ripresentarsi vivo e vegeto, qualche mese dopo, alla polizia. L'incredibile scambio di identità è avvenuto per un errore nei rilevamenti di un cadavere: Chase, infatti, era un senzatetto e viveva a contatto con persone poco raccomandabili che gli hanno rubato il portafoglio.

La vicenda
Stando a quanto riporta il programma televisivo KPTV di FoxChase Tyler si sarebbe allontanato dalla sua famiglia poco dopo avere compiuto 20 anni. Il giovane aveva problemi di tossicodipendenza e, purtroppo, frequentando brutte compagnie, era finito in un tunnel senza via di uscita. I suoi genitori non avevano notizie di lui da anni, ormai, fino a quando a casa non gli è stata recapitata un'urna con all'interno delle ceneri che le forze dell'ordine avevano spiegato fossero del figlio. Nel frattempo, il giovane si era recato, come aveva fatto già diverse volte in passato, in un centro di assistenza a chiedere dei sussidi ma il personale gli ha risposto che non potevano erogarglieli perché risultava morto. Il Dipartimento dei Servizi Umani ha subito allertato le forze dell'ordine che si sono presentate al centro e, dopo un lungo interrogatorio, sono riusciti a venire a capo del caso: i documenti di Chase erano stati rubati da un altro tossicodipendente senzatetto e tutti avevano dato per certo si trattasse di lui, dato che, l'uomo non era stato riconosciuto da nessuno. Un portavoce della contea di Multnomah ha detto a KPTV: «Siamo profondamente dispiaciuti che sia avvenuta l'errata identificazione. È successo perché la persona deceduta aveva con sé il portafoglio del signor Tyler Chase e la sua patente di guida ufficiale temporanea dell'Oregon».




Il comunicato del medico legale

L'ufficio del medico legale della contea di Multnomah ha scritto un comunicato stampa dopo la vicenda di Chase Tyler: «L'ufficio del medico legale ha inoltre avviato una revisione globale per identificare eventuali lacune nelle pratiche attuali e sta lavorando per attuare un cambiamento istituzionale. D'ora in poi, tutte le persone trovate con un'identificazione temporanea rilasciata dallo stato, dovranno anche avere le impronte digitali presentate per l'identificazione positiva, per garantire che ciò che è successo, non accada mai più». 

13.1.24

La Ciurma”, due libraie aprono un nuovo negozio di quartiere a Como

 lo so che  è vecchia  dal  punto  di  vista  cronlogico . Ma  in tempim in cui la mediocrità  , la  cancel  culture   ,  spopolano  are  iuna  libreria  o  come  dicevo in  : << ALLA PAURA DEL CLASSICI NON SI RISPONDE CON LA CANCEL CULTURE MA LEGGENDOLI >>    l'apertura   ., soprattutot  da parte  di giovani  di librerie   è  simbolo  di resistenza   o  meglio  quella  che  io  chiamo   con il  tag  querriglia  contro cultrale   . 

  da  https://www.illibraio.it/news/librerie  del  22.11.2023 e da quicomo.it

 “Abbiamo chiamato la nostra libreria la Ciurma perché ogni libro per noi è un viaggio”: Laura Aspa e Laura Seveso hanno aperto un nuovo negozio indipendente 

 
da  (quicomo.it)



Una bella notizia che arriva da Como, dove Laura Aspa e Laura Seveso hanno da poco aperto una nuova libreria indipendente.Come ha raccontato Quicomo.it, le due libraie, due amiche che lavoravano in negozi di catena, hanno deciso di mettersi in proprio e realizzare un sogno. È nata così (in viale Lecco 83) La Ciurma, libreria di quartiere che punta molto sia su narrativa, saggistica e manualistica, sia sui libri per bambini e ragazzi.A ilLibraio.it le due libraie spiegano: “La nostra è una piccola libreria indipendente di quartiere, adatta sia ad adulti sia ai più piccoli, in modo che ogni lettore possa sentirsi accolto e scovare il libro perfetto. È un centro culturale attivo e partecipe in città, un posto dove scambiarsi consigli e idee, dove perdersi per poi ritrovarsi”.



Dall’inaugurazione, lo scorso 13 ottobre, sono già stati organizzati alcuni eventi e laboratori: “Abbiamo chiamato la nostra libreria la Ciurma perché ogni libro per noi è un viaggio“, hanno spiegato le libraie.



Laura Aspa e Laura Seveso sono due donne coraggiose che dopo aver lavorato per anni nelle così dette librerie di catena, dei grandi marchi per intenderci, hanno deciso di mettersi in proprio e realizzare il loro sogno. A Como in viale Lecco 83 ha aperto La Ciurma, una libreria di quartiere, indipendente, uno di quegli spazi dove conta ancora il rapporto con i lettori e la cura nelle scelte da proporre. Laddove prima c'era il Cafè Mirage, il bar gestito con amore da Lele per ben 17 anni, arrivano con altrettanto entusiasmo e voglia di fare le due Laure con la loro "libreria aperta per resistenza".
"Ci sembrava - ci spiega Laura Aspa - che a Como mancasse uno spazio del genere. Noi abbiamo sfogliato centinaia di cataloghi e tramite le varie fiere del libro siamo entrate in contatto direttamente anche con i piccoli editori. Vorremmo dare risalto a queste realtà, alle piccole chicche editoriali. Ovviamente terremo anche i titoli più in auge e chiunque potrà ordinare il proprio libro e averlo in pochi giorni: tutti i lettori troveranno un libro giusto per loro".
La Libreria la Ciurma ha aperto la sua porta per la prima volta venerdì 13 ottobre, in barba alla data scaramanticamente poco promettente: "Abbiamo avuto talmente tanti inghippi burocratici che non volevamo più posticipare: venerdì 13 è stato perfetto".
L' inaugurazione ufficiale, ci spiegano, sarà il prossimo 11 novembre a partire dal primo pomeriggio con laboratori che coinvolgeranno i bambini e poi a seguire gli incontri con alcuni autori fino all'aperitivo.
"Abbiamo chiamato la nostra libreria la Ciurma perché ogni libro per noi è un viaggio". Un'idea romantica che si affianca all'era del digitale e che cerca di avvicinare le persone alla lettura tradizionale. Libri curati per tutti le età, a partire dai bambini: libri in stoffa, incartonati, quelli che suonano e quelli che si trasformano.
Se dovessero consigliarne uno oggi sceglierebbero Vedere il giorno di Emma Giuliani (Edizioni Timpetill): "Un libro per qualunque età. È fatto a fisarmonica ed è illustrato: ogni pagina è interattiva e in maniera molto poetica racconta la forza e fragilità del ciclo della vita".
La libreria vuole essere un centro culturale attivo in città e quindi si concentrerà molto sulle presentazioni degli autori e su laboratori e attività.

Gli incontri di novembre
Già per novembre sono previsti 3 eventi.
Il 3/11 in collaborazione con Fuorifuoco si parte alle 18 con la presentazione di Francesca Bubba "Preparati a spingere", un libro sull’essere madri oggi in Italia (Rizzoli).
Secondo appuntamento il 7/11. Alle 18 Anna Vera Viva presenterà il giallo che ha scritto per Garzanti "L’artiglio del tempo", ambientato tra gli oscuri vicoli di Napoli.
Infine il 25/11 in occasione della giornata contro la violenza sulle donne sarà ospite dalle 16 Ferri Spandri, una donna vittima di violenze, che, affiancata dalla psicologa Melissa Rigoli, racconterà la sua testimonianza nel libro "Il cuore non ha le rughe”. La sua intenzione è di trasmettere il messaggio che è possibile uscire da questo genere di situazioni.


Per ordinare i vostri libri e per informazioni 351 569 8461








12.1.24

Chi è Gypsy Rose Blanchard: uccise la madre che la teneva segregata (facendole credere di essere malata), ora è una star di TikTok



da  il messaggero del 9  gennaio  tramite   https://www.msn.com/it-it/notizie/



Storia di Alessio Esposito 






Chi è Gypsy Rose Blanchard e perché è una star di TikTok: ha ucciso sua madre, che la teneva segregata facendole credere di essere malata© Social (Facebook etc)

Gypsy Rose Blanchard è libera e negli Stati Uniti tutti parlano di lei. La 32enne della Louisiana era in carcere per l'omicidio della madre Dee Dee. Una volta uscita di prigione, Gypsy ha aperto un profilo TikTok che nel giro di un mese ha già raccolto 9.3 milioni di follower. Ma cosa ha di tanto speciale questa donna? La sua storia sembra tratta da un film dell'orrore: fino all'omicidio della madre, Gypsy aveva vissuto tutta la vita da segregata in casa. Le era stato fatto credere di essere gravemente malata: distrofia muscolare, leucemia, apnee notturne e ritardo mentale sono solo alcune delle patologie che la madre, la sua aguzzina, le aveva arbitrariamente attribuito.
Gypsy Rose Blanchard, la storia: dalla finta malattia all'omicidio
Dee Dee utilizzava Facebook per condividere la storia della figlia, raccogliendo donazioni e dimostrazioni di solidarietà in giro per il mondo. Per rendere il tutto più credibile, la donna sottoponeva Gypsy a pericolosissime cure non necessarie, rasandole i capelli e somministrandole farmaci che le hanno fatto perdere i denti. La ragazza per anni ha vissuto in sedia a rotelle e ha utilizzato un respiratore di notte, pur essendo perfettamente sana. La madre - si è poi appreso - soffriva della sindrome di Münchausen per procura: un disturbo mentale in cui il soggetto finge che un figlio (o una persona di cui si prende cura) sia malata per attirare attenzione e compassione.
Tutto questo fino al 2015, quando Gypsy conosce in un gruppo di incontri per cristiani su Facebook un ragazzo di nome Nicholas Godejohn e decide con lui di uccidere Dee Dee. Insieme, la sera del 14 giugno, commettono l'omicidio e spariscono dopo aver preso 4.000 dollari. La coppia viene arrestata poco dopo, poiché Gypsy scrive su Facebook «That bitch is dead (quella pu**ana è morta, ndr)» e la polizia riesce a rintracciarla attraverso l'indirizzo Ip. Nicholas, affetto da schizofrenia e autismo, viene condannato all'ergastolo mentre lei se la cava con 10 anni, poi ridotti a 8.


 
L'incredibile successo social
Veniamo così a dicembre 2023. Gypsy esce dal carcere, attesa da una folla di persone festanti. Le chiedono di aprire un profilo TikTok e lei dopo pochi giorni appare sul social cinese. La ragazza pubblica dei semplici video che mostrano attimi di vita quotidiana, ma gli utenti reagiscono con un'ondata d'affetto incontenibile. Il suo video più visto, in cui passeggia semplicemente per le vie di New York, ha totalizzato più di 50 milioni di visualizzazioni. E i commenti sono per la stragrande maggioranza a suo favore. Gypsy ha annunciato l'uscita di un documentario e di un e-book sulla sua storia che, a giudicare dai numeri raggiunti nell'ultimo mese, si preannunciano come un grande successo commerciale.

Certo il patriarcato esiste ma la cortellesi esagera nel vederlo dove non c'è e mette in mezzo i cartoni della Disney per l’ennesima polemica sterile su patriarcato e sessismo

 Paola Cortellesi ha fatto un bellissimo film. Però mettere in mezzo i cartoni della Disney per l’ennesima polemica sterile su patriarcato e sessismo è davvero troppo anche per lei. Infatti per  i  puristi   della tradizone     che non capiscono che  le  tradizioni    non sono  qualcosa  di fisso  ed  immutabili ma  soggette   soprattutto     se  orali    a  rimaneggiamenti  e    cambiamenti   
 Primo: Biancaneve  come  tutti  i  protagonisti  delle  fiabe   gli eroi son tutti giovani e belli,è bella e non una cozza non perché il principe sia maschilista, ma per lo stesso motivo per cui le attrici e le modelle (e lo stesso dicasi per i maschietti) vengono scelti di bella presenza: perché purtroppo  "vendono" meglio. Secondo: il principe riconosce Cenerentola dalla scarpetta e non dalla faccia, non perché sia un puzzone sessista, ma perché altrimenti sarebbe stato un film poliziesco e non una fiaba. E terzo: Biancaneve non è “la colf” dei sette nani, ma solo una persona disperata e senza una casa a cui i nani danno ospitalità e lei, per ricambiare, li aiuta nelle faccende domestiche.  Vi rendete conto, oppure no, che non c’è nulla di patriarcale, cattivo e stereotipato in banalissime fiabe con cui siamo  cresciuti  tutti    ?

I  primi  due  punti      sono  da ignoranti e dimostrano   come  la destra italiana è ossessionata dalle fiabe perchè   nell'arte  niente  rimane  fisso ed  immutabile  ma  si  trasforma  o deforma   ma  soprattutto  esiste    anche la  parodia   . Per  il terzo   punto  non gli biasimo perchè  si  può anche   essere  anche   letto    come  un  sterotipo  sessisita  e   culturale  e  come  tale  trasformato  combattutto    non   con  (  vedere  ; << ALLA PAURA DEL CLASSICI NON SI RISPONDE CON LA CANCEL CULTURE MA LEGGENDOLI  >>  )    con la  cancel  culture  \ in nome  del politicamente  corretto  ma   istruendo   gli uomini   a dar e una  mano in casa  per  esempio .  


ALLA PAURA DEL CLASSICI NON SI RISPONDE CON LA CANCEL CULTURE MA LEGGENDOLI




in sottofondo   

 Ad  attirami   alla lettura     prima  di  La  canzone  di  Achille   di M.Miller  ( ne   ho  parlato    nei post  precedenti  ( qui  e qui   per  saperne  di più o non avete  letto i post    in questione ) !)     ed  a  rileggermi    in particolare  la  vicenda  di  Achille    l'Illiade    è  appunto   la  cancel  culture   ed  il  divieto   in una  scuola  Usa  di parlare  e far  studiare  Omero  .  Ora  Non ho fatto il classico ma lo scientifico ma ricordo ancora per    averlo studiato   con perifrasi alle  scuole  medie ( voi non so   ) questi versi: « Cantami, o diva, del Pelide Achille l’ira funesta?» ovvero Il verso iniziale  dell'Iliade di Omero⁕ .

Si tratta di un invito alla musa Calliope a cantare l'ira funesta di Achille, figlio di Peleo, che causò molti lutti agli Achei Achille trascinò molte anime di eroi morti prematuramente nell'Oltretomba e abbandonò i loro corpi perché diventassero pasto di cani e di uccelli


Ecco, a quanto pare Omero secondo il politicamente corretto e il neo femminismo è il capostipite della «mascolinità tossica» e un esempio di «patriarcato» a detta dei   progressisti della cancel culture , in realtà  i nuovi  censori    va bandito dalle scuole. « Sono molto orgogliosa di dire che quest’anno abbiamo rimosso l’Iliade e l’Odissea dai nostri programmi », dichiara Heather Levine, che insegna alla Lawrence High School. Negli Stati Uniti non hanno gradito che gli eroi omerici siano guerrieri «forti e dai capelli biondi», e hanno pensato bene di impedire ai ragazzi di leggerlo in classe. Ma di cosa parla l’Iliade? Dell’onore, di gelosia, amicizia, tradimenti, di uomini assetati di potere che vorrebbero dominare il mondo e di innocenti che muoiono in modo tragico a causa di una guerra voluta dai potenti.
Vi suona familiare ? Ma soprattutto parla dell’amore: dell’amore verso la propria patria, l’amore fraterno e dell’amore di un padre nei confronti del figlio. Vi ricordate di quando il vecchio Priamo supplica Achille di restituirgli il corpo di Ettore ? Io mi ricordo che quando lo lessi non scolasticamente per la prima volta mi commossi del dolore di questo padre che avanza nella notte vestito come un mendicante e si mette in ginocchio davanti all’assassinio di suo figlio. E vi ricordate la scena in cui Ettore dice addio alla moglie e al figlioletto? Ecco, in quei momento la guerra non è più gloriosa, non è più eroica, ed Omero ve lo mostra ! Secondo voi è tossico tutto questo? E sì l’Iliade parla di uno scontro tra due civiltà, esattamente come le guerre di oggi, ed esattamente come le guerre di oggi nasce da un pretesto, il tradimento di Elena nei confronti del marito Menelao che un uomo assetato di
potere, Agamennone, fratello di Menelao, sfrutta per dare inizio alla guerra. Per distruggere i suoi nemici. E alla gente «racconta» la favoletta del tradimento di Elena. Perché forse il vero motivo per bandire i classici non è perché , o almeno  non solo  ,  sono politicamente scorretti e non stanno al passo con i tempi ma perché lo sono fin troppo   vedere il sucesso dei romanzi ispirati ad Omero di M.Miller    che lo sviluppano e lo ripropongono da un altra prospettiva ad  iniziare    da " la canzone di Achillle di da me recensita   precedentemente  
 Non sia mai che i ragazzi leggendoli, incomincino a fare una cosa pericolosissima per tutti i governi, i politici e gli Agamennone di oggi: pensare con la propria testa  e  a  fare    collegamenti con l'oggi   !  Infatti  come  fa  notare    : <<  Perché leggere l’Iliade ora che non siamo più a scuola e non ci costringe nessuno |   >>  di Cristiana Chiumenti   su www.medium.it
[.... ]
È una finestra su un mondo lontano
L’Iliade è un caposaldo della letteratura greca e quindi un classico per eccellenza. E il problema dei classici è che a nessuno va di fare qualcosa quando gli viene imposto: a scuola ci obbligano a leggerli, parafrasarli, analizzarli soltanto per preparaci a un’interrogazione. Una volta finita quella, ecco che dimentichiamo tutto. Eppure la loro importanza sta nella loro testimonianza, nel loro potere di rievocare mondi tanto concreti quanto lontani e di farli rivivere ogni volta. Nel suo libro Io Agamennone (Einaudi), il grecista Giulio Guidorizzi celebra la forza della parola quando scrive che, se oggi conosciamo i nomi e le gesta di questi grandi eroi è “perché esistono i versi del poeta che li celebrò, e perché la parola è l’unica cosa davvero immortale, mentre le altre periscono”.
Sta soltanto a noi, con la lettura, dare a questi versi la possibilità di trasportarci indietro nel tempo e farci rivivere questi mondi lontani: quelle dell’Iliade sono davvero “parole capaci di scavalcare il tempo, perché sanno scorgere i legami segreti delle cose”.                 [...] 
se foste interessati ad approfondire un po’ i fatti dell’Iliade e  d'Omero  , potete dare un’occhiata a questa lectio tenuta da Massimo Cacciari qualche anno fa al Palazzo Ducale di Genova, in cui riflette proprio sulla Guerra di Troia :


Se ancora mi chiedete a che serve leggere o conoscere i classici ? Un esempio non Omerico , ma che cade
penello sul discorso i cui abbiamo parlato prima è La poesia


“Days” di philp  Larkin è una riflessione sulla natura del tempo e sulla sua relazione con la felicità. Ecco la poesia in lingua originale  e   con  sotto   la  traduzione  proposta   dal sito   
OPIFICIO ROSSELLI /// laboratorio di poesia e conoscenze :
What are days for?
Days are where we live.
They come, they wake us
Time and time over.
They are to be happy in:
Where can we live but days?
Ah, solving that question
Brings the priest and the doctor
In their long coats
Running over the fields.




Essa mi  ha  fornito  la  risposta   a  questa mia   domanda  elucubratoria    a  che  servono i   giorni ? e  a  voi ?






LE ANIME BELLE ESISTONO E RESISTONO ... Lei si chiama Chiara Trevisan, ha 46 anni e di mestiere legge libri agli sconosciuti.

  da   Mauro Domenico Bufi    21 dicembre alle ore 11:05   il suo carretto carico di libri, frasi, parole, storie. In testa un buffo cappell...