28.8.17

storie di ragazze . Mia Khalifa giovane minacciata dall'Isis a causa del suo lavoro e Mira Rai da bambina soldato a campionessa sportiva


da  Kikapress.com August 26, 2017, 7:22 pm

                                       La giovane minacciata dall'Isis a causa del suo lavoro



(KIKA) - MILANO - Mia Khalifa è un'ex pornostar e modella libanese ma i video delle sue performance sono tutt'ora visibili sulle principali piattaforme hard in rete. Ha 24 anni e durante un'intervista a The Sport Junkies ha dichiarato di essere stata minacciata di decapitazione dall'Isis.L'episodio risale al 2015, quando su un profilo Twitter è stato pubblicato un fotomontaggio che la ritraeva accanto a un terrorista che la prendeva per il collo: "Coming soon @miakhalifa" era il commento a corredo del post
 chiaramente minaccioso. Da allora la giovane convive con la paura di morire per mano dei terroristi islamici, anche se tenta quotidianamente di nasconderla perché "non puoi mostrarti debole, è esattamente ciò che vogliono".


I profili social di Mia vengono continuamente presi di mira da utenti che non approvano la sua scelta di vita e l'attrice è costretta a subire offese e insulti di chi la ritiene la vergogna del suo popolo
  da  http://www.famigliacristiana.it del 27\4\2017 e  da  repubblica  del 

MIRA RAI, LA BAMBINA SOLDATO CHE DIVENTÒ CAMPIONESSA
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Nata in un villaggio del Nepal, era stata arruolata dai ribelli maoisti. Poi, grazie al suo straordinario talento nella corsa, si è inventata un nuovo destino e ora è la paladina dei diritti delle donne. Al Trento Film Festival verrà presentato un documentario sulla sua storia


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MIRA RAI RISCRIVE IL SUO DESTINO  
Bambina in uno sperduto villaggio del Nepal con il destino segnato: occuparsi della casa della famiglia. Poi ragazzina soldato nelle file dei ribelli maoisti. Successivamente campionessa di corsa, precisamente trail runnei, passione grazie alla quale si salva dalla guerriglia. Infine atleta e paladina dei diritti delle donne del suo Paese, il Nepal. La storia di Mira Rai, diventata un documentario, verròà racocntata al Trento Film Festival.Il Trento Film Festival è felice d’annunciare tra gli ospiti della 65ma edizione (che si terrà dal 27 aprile al 7 maggio) la presenza di Mira Rai, la famosa “trail runner” nepalese che ha stupito e commosso il mondo per la sua incredibile storia; dopo un’infanzia da bambina soldato 

da  http://www.repubblica.it/sport/vari/2015/10/06/news/
si è affermata come atleta da record superando ostacoli sociali e culturali.Mira Rai è stata nominata da National Geographic, Adventurer of the Year 2017, per i suoi straordinari successi in campo sportivo e per il suo impegno a difesa dei diritti delle donne. Il prestigioso riconoscimento, giunto alla dodicesima edizione, viene assegnato a coloro che si sono distinti nel campo dell’esplorazione, della tutela ambientale, della difesa dei diritti umani e negli sport estremi.
Infatti la  sua  storia   è particolare  ecco  come la  riporta  la repubblica  ( ne  trovate  sopra  la  foto  )  del  06 ottobre 2015



Da baby-soldatessa maoista a campionessa di ultramaratona. E’ la storia di Mira Rai, 24 anni, che ha vinto la medaglia d’argento alla Salomon Ultra Pirineu Race 2015 in Catalogna (Spagna): 110 chilometri percorsi in 13 ore, 43 minuti e 49 secondi. Davanti a lei solo la svedese Emelie Tina Forsberg, che ha chiuso in 13 ore, 39 minuti e 33 secondi. E’ la prima volta che il Nepal vince una medaglia in una gara di tale prestigio, considerata una delle cinque più importanti ultramaratone del mondo. Ma la cosa stupefacente è che Mira, guerriera nella corsa come nella vita, è diventata una delle migliori atlete di endurance al mondo in pochissimo tempo. Ha infatti iniziato ad allenarsi seriamente per le gare di fondo e di trail solo tre anni fa. Ma il vero allenamento è stata la sua vita, lo sport l’opportunità di salvarsi dalla miseria e dalla morte.
Nata e cresciuta in un piccolo paesino nepalese era abituata a percorrere a piedi chilometri e chilometri ogni giorno, per portare a casa l’acqua o andare a scuola. “I miei genitori erano poverissimi” dice Mira. A 14 anni ha deciso di dare una svolta al proprio destino, arruolandosi tra i Maoisti ribelli, il movimento armato nato dopo la rivoluzione nepalese del 1996 con l’obiettivo di abolire la monarchia e stabilire una repubblica comunista attraverso la guerra civile.
Ai suoi genitori disse che andava in campeggio per qualche settimana, invece si stava preparando a diventare un soldato: “Volevo fare qualcosa di buono nella mia vita e quella mi sembrava la strada giusta” spiega. Molte ragazze si arruolano per sfuggire ai matrimoni combinati. Fortunatamente Mira si è aggiunta ai ribelli nel 2006, subito dopo la firma dell’accordo tra governo e Maoisti. Questo le ha risparmiato di vedere gli orrori della guerra civile, lasciandole solo la parte “migliore” di questa esperienza, ossia l’addestramento, l’allenamento alla fatica, la disciplina. La forza di affrontare e superare qualsiasi ostacolo, fisico e mentale, senza mai mollare.
“Oltre all’addestramento da soldato facevamo anche tantissimo sport” dice “correvamo almeno un’ora al giorno, giocavamo a calcio e pallavolo, facevamo karate. Ero cintura nera. E’ stato il mio istruttore di karate a scoprire il mio talento per la corsa” dice Mira. “E ho capito che quello era il mio sport: il karate ha molte limitazioni e regole, invece la corsa è libera, aperta, non ha limiti”. Insegnamenti e talento le sono tornati utili quando il camp è stato chiuso e lei non è rientrata tra i soggetti idonei all’arruolamento nell’esercito regolare. “Non volevo tornare a casa, alla vita di prima, così con i soldi che mi hanno dato, circa 10mila rupie (135 euro) sono andata in una città non lontana dal campo, dove avrei potuto trovare lavoro”. Ma è stato il maestro di karate a farle trovare la strada giusta, ancora una volta. “Non ho mai perso i contatti con lui e un giorno mi invitò a Katmandu per allenarmi con un gruppo di altri runner. Ci diede un posto dove vivere e ci allenava. Ma mai avrei immaginato di gareggiare nelle ultramaratone a questi livelli”.
Ora Mira vive a Katmandu, con un suo amico, che le ha fatto conoscere il trail running, la corsa di fondo in montagna, che mette a dura prova corpo e mente degli atleti, dei veri e propri guerrieri che sfidano freddo, pioggia, neve, fango, sassi. Mira capisce che in questa specialità può diventare la migliore. Così è stato: si mette al collo le prime medaglie d’oro all’inizio del 2014, prima nel suo Paese con la Mustang Trail Race e l’Himalayan Outdoor Festival. Poi la prima gara nel Vecchio Continente, nel settembre del 2014, la Sellaronda Trail Race: 57 km coperti in 6 ore e 36. In Italia viene due volte: un anno fa vince in 9 ore e 16 minuti gli 83 chilometri del Trail degli Eroi a Bassano del Grappa e nel luglio di quest’anno si piazza 13esima alla Dolomites Skyrace.

 concludo    la  sua  storia  con    questa   intervista  di  Intervista di Andrea Bianchi, Sara Predelli, Giulia NolloMontaggio di Andrea Monticelli


Prima di cinque figli, Mira Rai cresce nel piccolo villaggio di Bhojpur tra le montagne in Nepal. Il suo destino sembra segnato: occuparsi della casa e della famiglia. A 14 anni cerca di cambiare vita unendosi ai ribelli maoisti con la speranza di migliorare la sua condizione. Rimane con loro due anni, durante i quali non partecipa a combattimenti ma ha la possibilità di allenarsi nella corsa e nel karate. La svolta arriva nel 2014 quando, per un caso fortuito, viene invitata a partecipare alla sua prima corsa, la Kathmandu West Valley Rim 50.E’ l’unica donna in gara e, contro ogni aspettativa, senza una preparazione specifica né equipaggiamento tecnico, vince la competizione imponendosi su tutti gli uomini. Da quel momento, grazie ad alcuni sostenitori, le viene data la possibilità di partecipare a gare internazionali di trail running in tutto il mondo. Nel 2015 arriva seconda alla Skyrunning World Competition.Un infortunio al legamento crociato anteriore, la costringe nel 2016 a sospendere la sua attività sportiva. Ma Mira non si perde d’animo e sfrutta questa pausa per organizzare la prima gara di trail running nel suo villaggio di origine. In un Paese in cui la disparità tra i sessi è ancora drammaticamente presente, la possibilità di accesso agli studi per le donne è molto limitato, e molte attività sono loro precluse, i successi di Mira Rai in campo internazionale rappresentano per le ragazze nepalesi, un esempio di riscatto. Sono la dimostrazione di come sia possibile, con determinazione e coraggio, rompere gli stereotipi, affermare la propria individualità e superare i limiti imposti dalla società.La storia di Mira è diventata un film, Mira Rai, per la regia di Lloyd Belcher. Il film documentario, finanziato attraverso una campagna di crowdfunding e girato tra Hong Kong, Nepal e Australia, sarà presentato in anteprima al 65. Trento Film Festival

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sarò un illuso ,un bambinbo ma non riesco a smettermi di farmi tali domande .

Lo so  che   sembrerò  un bambiono capriccioso    ( ma  anche  no  )   che piange  quando  viene  punito  e   sbotta  :     a lui si  e  a me  no  . Ma  certe  cose    e certa  disparità di trattamento  oltre  che  le  clasiche  lezioni  d'ipocrisia    sulla legalità da  chi  legale  non è   non le soporto  . Infatti   , a freddo  dopo   i  vergognosi   fatti  di piazza  Armerina  a  Roma   mi chiedo    come  l'amico   ed  utente  du fb

Gianluca Medas
4 hMi chiedevo il motivo per cui ciò che accade nel palazzo del Demanio dello Stato di via Napoleone III n. 8 a Roma, occupato illegalmente da CasaPound dal Dicembre del 2003, e diventato sede nazionale dal movimento, con tanto di bandiera esposta, e abitazione illegale per 23 famiglie da 14 anni, non debba concludersi con le stesse modalità utilizzate per cacciare gli abusivi di piazza Indipendenza. Anzi, vista la attenzione verso la legalità dimostrata dai simpatici volontari di Casa Pound nelle spiegge di Ostia, nei confronti dei venditori abusivi e la richesta di esonero dal ministero sacrdotale richiesta nei confronti di Don Massimiliano penso che forse potrebbero anche autodenunciarsi ed autocacciarsi da quella sede occupata abusivamente. Se la legge è legge per una questione di coerenza dovrebbero andarsene, o essere cacciati via con l'uso di idranti, se invece la legge diventa uno strumento per alimentare attività razziste è sufficiente fare come si sta facendo ultimamente in Italia. Basta dire ricopiando Orwell: "La legge è uguale per tutti, ma per qualcuno è più uguale" Davanti a questo fatto concreto credo che qualcuno debba chiarire le proprie posizioni politiche. Per me la legge è legge. [   sia  quella  del burocrati   sia quella  che  viene  dal basso  ,  aggiunta mia  ]

e  a chi   mi chiede  (  come   penso  faranno  ,  quelli  che leggono  questo post  )     e tu   ..... ?   riporto  sotto    uninteressant e botta  e  riposta  preso    sempre  dal  suo   post  su  fb






Katia Cianchi Ripeto una domanda che ti feci qualche giorno fa: se ti occuppassero la tua casa (con tutti i mobili e gli oggetti ) Che cosa faresti? E se anche usando tutti i mezzi legali e gentili gli occupanti continuassero ad appropriarsi del tuo nido, cosa consiglieresti?
Mi piace · Rispondi · 1 hGestireGiuseppe Ariu Giustamente ogni occupazione abusiva è illegale e occorre usare tutti i mezzi per liberare gli stabili occupati . Ma in tutti i casi , devono essere applicate le leggi. perciò ha ragione Gian luca se la legge è legge dovrebbero arrivare ad usare anche gli idranti per tutti i locali occupati abusivamente. Compresi quello che occupa abusivamente CasaPound, ed altri partiti, sia di destra, di centro e di sinistra.
Mi piace · Rispondi · 1 · 8 min


Gianluca Medas Parità di trattamento
Mi piace · Rispondi · 2 · 1 hGestireKatia Cianchi Cioe'...dividi la casa a meta'?....potrebbe essere un'idea. Anche perche' sara' quello che accadra' in futuro....volenti o no.
Mi piace · Rispondi · 1 hGestireGianluca Medas No idranti anche a casa pound
Mi piace · Rispondi · 1 hGestireGianluca Medas Oppure nessun idrante per nessuno. Io non discuto la legge ma la sua applicazione. Ovale per tutti o per nessuno. Lascio a voi tutta la retorica su chi ha ragione o chi no. Io chiedo che la,legge sua neutra come dovrebbe essere 


27.8.17

SVAMPA, LO SVA(M)PORATO © Daniela Tuscano





Se non eri milanese, non capivi Svampa. Ma, soprattutto, non potevi capire le vicende di Gavirago al Lambro, e infatti io non c'ho mai capito niente: né dove stesse Gavirago, né cosa diamine fosse "Una bella domenica" (a Gavirago al Lambro: cela va sans dire), andata in onda per diverse puntate fra il '75 e il '76. Parodia? cabaret? sit-com ante litteram? Tutto questo e molto di più, mescolato in uno scassatissimo frullatore e agitato durante l'uso. Risultato: una scoppiettante comicità, una nebbiolina di note così trascinanti da render colorata l'ambientazione di ringhiera, ma ancor di più, lo stesso, grigio schermo televisivo.                      Addio a Nanni Svampa, grande musicista tra cabaret e canzone popolare

 Non ci capivo una mazza, ma ridevo di gusto alle avventure di Nanni il milanese e Lino il calabro e delle rispettive mogli, che poi altre non erano che il Lino e il Nanni agghindati da femmine. E lì, lo scambio risultava fatale. Perché il Lino in parrucca bionda diventava una segaligna beatnik di periferia, mentre Nanni il meneghino, in chignon e gramaglie, perdeva di colpo la sua milanesità per trasformarsi in scura comare del Sud. Di nuovo, astrusi. Ma irresistibili.
Ero troppo giovane per i Gufi, recuperati in altra età, anche quelli un enigma, una Weimar sulle rive del Po (anzi, del Lambro). Ma per "Una bella domenica" c'ero e tutto diventava una favola al sapor di minestrone: dal Tognella stralunato e sfigatissimo, ma sempre pronto a riprovarci perché "se la se gira...", a Otello Profazio a quel profluvio vociericci scintillanti di Franca Mazzola alla lavandaia Katia Svizzero, nella vita compagna di Patruno, e su tutto Milano. In realtà, mescolato anche lui (in dialetto è maschile), perché Milano pervade ma non invade. Milano è anima, circostanza, laicità intesa come buon senso ed empatia (con "XI, non abrogare" Svampa entrava direttamente nel dibattito politico di quegli anni, pronunciandosi per il no all'abolizione del divorzio). 

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Anche Svampa diceva Padania - e Africa: non dimentichiamo infatti che i meridionali di allora sono gli extracomunitari attuali... -. Ma per qualche strana alchimia, nella "sua" Padania si sentivano a casa tutti. Cantava Brassens, e Brassens improvvisamente non poteva esser nato che lì, nella scighera, fra le stufe a cherosene. Nella Padania di Svampa l'unica a rimanere esclusa era l'esclusione. Con Svampa Milano diventava ciò che realmente era: Europa, mondo. Col coeur in man, fattivamente, storicamente. Senza patetismi. Con ironia svizzera (sì, Svampa era in grado di rendere ironica pure la Svizzera). Non potevi capirlo se non eri di qui. Ma anche qui non ti raccapezzavi: dovevi solo farti rapire per entrare nella dimensione del sogno, dell'arte. Cioè l'intelligenza liberata dalla razionalità. Svampa sva(m)porava, come la nebbia. Come una notte futurista.

                                      © Daniela Tuscano

26.8.17

come si fa ad amare gli animali ed essere vegano se poi s'insulta e si minaccia per un equivoco un veterinario ?




leggi anche
http://iltirreno.gelocal.it/versilia/cronaca/2017/08/24/news/noi-dormiamo-con-un-maialino-nel-lettone-1.15764258


Post frainteso su Facebook, veterinario minacciato di morteLivorno, il medico insultato dai vegani: nel mirino il commento "Porchetta fa l’aerosol" sopra la foto di una maialina




LIVORNO. «Aerosol per piccole porchette». Bastano quattro parole a scatenare una bufera. Quattro parole a corredo di una foto in cui si vede una maialina in cura, che fa l’aerosol perché affetta da polmonite. Saverio Meini, veterinario livornese di 38 anni, dieci di mestiere alle spalle, non avrebbe mai immaginato che la sua ironia, riversata su Facebook, sul suo profilo pubblico, avrebbe suscitato tanta violenza verbale. Contro di lui si sono scatenati decine di commenti, da parte di utenti in tutta Italia, soprattutto del Nord, alcuni dei quali si sono definiti vegani e animalisti: accuse, insulti, minacce, molestie. Tutto per un fraintendimento: la maialina di appena tre mesi si chiama “Porchetta”. E il medico è finito nell’occhio del ciclone perché quel post da una parte del popolo di Fb è stato ritenuto non rispettoso dell’animale.«C’è chi mi ha paragonato a un “pediatra che violenta i bambini” – racconta Meini – Mi sono ritrovato messaggi privati di gente che mi diceva che mi avrebbe aspettato sotto casa, post in cui sono stato definito coglione. Sono giorni che la mattina mi sveglio con l’incubo di accendere il telefono: una persecuzione». E non è bastato al dottore spiegare, in un altro post, che la maialina si chiama Porchetta e che era stata messa nella scatolina per prassi: ormai il treno degli insulti era partito. E nessuno finora è stato in grado di fermarlo.Ma non è tutto. A rendere tutto più incredibile ci si è messo anche un altro post di Meini, di qualche giorno dopo: il veterinario in vacanza pubblica la foto della sua colazione internazionale a base di formaggio e bacon. Quell’immagine viene “rubata” da alcuni dei commentatori più aggressivi e viene da loro usata per corroborare la tesi del medico che non rispetta i maiali. Ma Meini non ci sta. E per difendersi si è rivolto alla sua avvocata, Daniela Dinice: «Ho messo insieme tutti gli screenshot degli insulti: alcuni me li hanno mandati dei lettori, che hanno preso le mie difese, e che mi hanno avvisato di quanto stava succedendo – dice Meini – C’erano commenti che io non potevo vedere perché ero stato bloccato dagli utenti più accaniti. Ho intenzione di inviare una diffida a questa gente. E se non basta farò querela per diffamazione, stalking e cyberbullismo».
concludo con quanto scrisse  l'amica

Immagine del profilo di Claudia Aru, L'immagine può contenere: 1 persona, con sorriso, primo piano
Claudia Aru3 aprile 2015 carne dei grandi centri commerciali, altra è quella allevata da mani sapienti in una cultura millenaria come la nostra. Io rispetto e a tratti ammiro la vostra scelta (che attualmente non sarei in grado di portare avanti pur ammettendone in parte, le ragioni ) , ma non siate pesanti perché ognuno ha i suoi scheletrini da celare e metterei volentieri in rassegna la vostra integerrima coerenza, così per vedere quante volte anche voi (magari inconsapevolmente) capestate qualche diritto altrui. E credetemi che lo fate, essere nati in questa fetta di mondo ve lo fa fare, di serie. Questa distinzione tra esseri umani "migliori o peggiori" perché mangiano carne o no, non si può proprio sentire. Mettetevi in testa che non esistono "buoni o cattivi ", " etici o immorali" , esistono libere scelte e libero arbitrio, la negazione di ciò si chiama Fascismo. Dentro questo sistema contraddittorio e pieno di squilibri, ci siamo tutti. Anche voi. Buona Pasqua! A prescindere da cosa mangerete, io non vi chiamo "coglioni vegani" , ma non chiamatemi " criminale assassina" Io la vedo così.


Da 'Cosa pensano le ragazze' a 'Lievito Madre': a Venezia il docufilm che racconta le madri del Novecento


uciana Castellina: «Il matrimonio? È il cappello con la piuma che indossai il giorno delle nozze, un’unione che cercai perché volevo avere figli». Natalia Aspesi: «Mi sveglio la mattina e sono calma, serena. So di non avere un futuro, ma ho un presente». Adele Cambria: «No, non avrei mai rinunciato a essere intelligente». Piera Degli Esposti: «Avrei voluto che il sogno rimanesse alla porta». Sincere, allegramente appassionate e serenamente consapevoli, le ragazze del secolo scorso si raccontano in Lievito madre, documentario di Concita De Gregorio ed Esmeralda Calabria che nasce da una costola del progetto Cosa pensano le ragazze, quattro anni di interviste a donne di ogni età pubblicate su Repubblica.it. «L’idea è di risalire alla sorgente dei giorni presenti» spiega De Gregorio, «il racconto di speranze, desideri, paure e dell’idea di futuro delle donne italiane, quando il futuro si è compiuto e sono i loro volti a dirci com’è andata».
 



Il film sarà proiettato sabato 2 settembre alla 74ª Mostra del cinema di Venezia. A fondersi con i racconti delle quindici intervistate su temi pubblici e privati (il lavoro, la politica, il sesso, la solitudine, la presa di coscienza) ci sono i filmini di famiglia, un’Italia che scorre dagli anni Venti ai Novanta, ragazzine a giocare in spiaggia in costume, piccole spose nel giorno della comunione, in braccio alle mamme in giardino, riflessioni ingenue sul futuro. Su vite che sarebbero poi state molto diverse l’una dall’altra. Per dire: Benedetta Barzini modella, Emma Bonino politica, Lea Vergine critica d’arte, Dacia Maraini scrittrice, Giulia Maria Crespi imprenditrice, Esterina Respizzi mondina, Giovanna Tedde contadina.

«Ho avuto molte volte la tentazione di tagliarmi le tette per non farmi riconoscere» racconta Luciana Castellina, «avrei voluto mettere in clandestinità il mio essere donna per non avere imbarazzi, problemi…Ci ho messo molto a capire che il problema non era somigliare agli uomini ma far valere la differenza». Giovanna Marini e l’incontro con le femministe: «Mi chiamarono a Bologna. Sono andata, ho cantato le mie ballate, ma loro trovavano che non erano scritte con lingua femminile… Ho detto: io sono un uomo in realtà, avevo i coglioni e me li hanno tagliati. Mi sembrava molto spiritoso ma a loro non piacque per niente».

E ancora. Nada e il rapporto con il corpo: «Mi piaccio, anche perché in fondo non mi sono mai piaciuta, nel senso che non mi sono mai sentita bella, ma nemmeno brutta. La mia sensazione è di non sentirmi e quindi sto bene, sono libera». La regista Cecilia Mangini e il primo amore: «Avevo 7 anni ed ero innamora del Corsaro nero, per me esisteva veramente. Avevo una tendenza a non tenere conto della realtà che poi mi ha accompagnato per sempre». Inge Feltrinelli e l’adorato figlio Carlo: «Non sono stata una buona madre, ma sono stata una donna divertente».

25.8.17

ed io che credevo che i cantautori fossero tutti disinistra e di estrema sinistra il caso de il Guccini cattolico Claudio Chieffo



  dicono  di lui   :

« Nelle canzoni di Claudio c'è un'onestà, una pulizia, un amore naïf che fa pensare. Siamo profondamente diversi, non solo per le sicurezze che lui ha e che io non ho, ma soprattutto perché nelle sue canzoni lui non fa mistero delle sue certezze. »
(Giorgio Gaber[)

Sentendo  questo video  sotto   ,  sonmo rimasto  sorpreso credevo che  i cantautori     fossero   tutti  , eccetto (  anche s e poi  è risultra  una legenda metroèpolitana  I II  ) Lucio Battisti  di  destra   e  fascista



10 anni fa moriva Claudio Chieffo uno dei più celebri cantautori cattolici, punto di riferimento umano e musicale per il popolo di Cl. Per ricordarlo è stata allestita una mostra nell'ambito del Meeting di Rimini, curata dal figlio, Benedetto. Chieffo, ideologicamente lontanissimo da Francesco Guccini, ne era però amico. Avevano suonato insieme in concerto, si frequentavano, in qualche modo erano espressione della stessa generazione impegnata. "Non so se davvero mio padre sia stato il Guccini dei credenti - afferma Benedetto Chieffo - certo i punti di contatto sono evidenti".
di Francesco Gilioli

23.8.17

prima prendono le catonate e dicono fesserie e \ o discorsi malpancisti e poi si lamentano se su di loro raccontano barzelette



ma ai corsi d'addestramento e di formazione gli l'hanno spiegata la differenza o oltre per il post succesivo a leggere i testi di legge che loro dovrebbero far rispettare ?




POLIZIOTTI PESTATI, UNO PERDE LA MILZA. “QUESTA NON E’ TORTURA? FATE DOMANDA PER I SERVIZI INTERNI”
22 agosto 2017



Risultati immagini per tonelli  giuseppe sap
Ogni anno 6000 poliziotti finiscono in ospedale, durante l’espletamento del proprio servizio. Su 40.000 poliziotti dunque, oltre il 15% degli operativi in divisa su strada.
«Questo è indice di un sistema che non funziona e che ci ha portato ad essere carne da macello» sostiene Gianni Tonelli, Segretario Generale del Sindacato Autonomo di Polizia (Sap).
«Quanto successo a Sanremo è molto grave – continua – due colleghi sono rimasti feriti ed uno in maniera molto grave. Ha addirittura subito l’asportazione della milza, spappolata a causa dei violenti colpi ricevuti. Questa non è tortura?»
A tal proposito, Gianni Tonelli, ha inviato una lettera al Senatore Luigi Manconi ( http://www.sap-nazionale.org/2016/wp-content/uploads/Lettera-TONELLI-al-Sen.-MANCONI.pdf  ) in qualità di presidente della commissione per la tutela e promozione dei diritti umani, e a tutti i membri della commissione stessa.
«Anche lavorare in condizioni di sicurezza è un diritto umano – incalza Tonelli, e poi il consiglio ai colleghi – Reparti Mobili, Stradale, Ferroviaria, Volante, Reparto Prevenzione Crimine: sono i colleghi più esposti e sempre più a rischio. Non sono tutelati, rischiano la vita ogni santo giorno. Non solo la politica, anche l’Amministrazione non spende parole più di tanto. Ai miei colleghi dico,
telatevi da soli: fate domanda per i servizi interni».

l'altra     cosa  è questa  . 
Mohamed Rmaily
Questo soggetto non è il classico fomentatore di odio del web. Ma il segretario di un sindacato di Polizia che va alle manifestazioni a gridare ruspa con Salvini, che fece una manifestazione sotto il Comune di Ferrara dove lavora la mamma del povero Federico Aldrovandi ucciso da dei poliziotti indegni di portare quella difesa. Ora capisco che ci sono le elezioni e questo tizio deve trovarsi un seggio (e per com'è messa la politica italiana sicuro lo troverà), ma sciacallare su dei bambini e su una riforma civile come quello dello ius soli temperato è alquanto squallido. Ministro Minniti se ci sei batti un colpo.


















22.8.17

cazz boh adesso condividere criticamente sui social le cazzate di Salvini & company per denunciare e smontare le idiozie di salvini e company è essere sciaccalli o essere dalla loro parte ?

Nei  giorni scorsi  ho condiviso in maniera  critica questo post   vittimistico

Giuseppe Scano ha condiviso il post di Matteo Salvini.
16 h
che ne pensate ?
edia.
Questa non deve essere pubblicata: vogliono negare la realtà per controllare l’opinione pubblica.
Ipocriti e complici.
#iononmiarrendo #apriamogliocchi #stopterrorismo


Dunque riepiloghiamo: la Cia aveva avvertito i servizi spagnoli sul rischio di un attentato proprio alla Rambla. L'Isis già in febbraio aveva minacciato azioni…
BLOG.ILGIORNALE.IT

qui volevo mettere  in evidenza   come notare   sempre  da  un botta  e risposta  sulla mia bacheca





Tommaso Spartaco Ma non condivide sta monezza
Mi piace· Rispondi · 15 h



Giuseppe Scano Hai ragione . era una condivisione attiva cioè critica per discutere di come una foto ha ampia diffusione ed un altra viene ignorata . non volevo dare spazio alla cloaca salvinista
Mi piaceRispondi · 2· 9 h


insomma volevo   affrontare uan discussione sul problema e sull'uso dell'immagini e su quale sarebbe il confine fra speculazione \ sciacallaggio ed infornazione \ documentazione.
Fncl ( scusate ma quando ci vuole ci vuole ) a chi continua ad accussarmi senza conoscermi e : << ***** penso che fate schifo tutti e due >> non  sapendo  ( o peggio non  volendo )  distinguere   quando una  lo fa in maniera  attiva  /  critica   per provocare  un dibattito  o per  vedere  cosa  ne pensano   gli altri \ e   e  vedere  se  tutti (  cosa  che in rete e  non solo  , succede spesso )  hanno mandato il cervello all'ammasso  cioè hanno messo il tasto OFF  a pensieri diversi  da  quelli del mainstream  salv inista  \  malpancista  .
Concludendo   cosa  ne penso io  del post  di Salvini  ?
Chhe   sfa facendo prpaganda  ,  vittimismo  , in quanto  quella foto  è stata  diffusa  ampiamente  in rete  indipendentemente  dai siti  ufficiali  . Ma soprattuto  ha  ragione

Marco Puddu Contrapporre disgrazia a disgrazia per raccattare 4 voti dà l'idea della microstatura morale dell'elemento .

21.8.17

la differenza fra uno xenofobo razzista che piomba sulla folla con la sua auto in Virginia e l'Integralista che con un furgone fa la stessa cosa sulla Rambla a Barcellona.?

da Matteo Brugnoli 
L'immagine può contenere: auto e spazio all'apertoOra "i Trump" , sia quello originale che quelli sparsi per il mondo, dovrebbero spiegarci
Ve la dico io: NESSUNA.
Entrambe le azioni sono mosse dall'odio verso il prossimo, odio che viene alimentato da ideologie fanatiche estremiste promosse da chi protegge interessi economici e geopolitici.
Non abbiate paura del diverso ma temete chi vuole essere conforme a modelli imposti da altri, perchè è nella diversità che sta la bellezza.











Infatti    ha  ragione l'amica  re mio  contatto fb  




Rosa Alba Se continuiamo a seguire chi ci istiga all' odio generalizzato e strumentale saremo complici di chi vuole COMANDARE attraverso la divisione e la disumanizzazione. Dividi et impera. Io preferisco restare umana e ponderare ogni mia valutazione. Uso la mente e non le viscere, altrimenti produco solo...bip bip ERGO NON ASCOLTO SALVINI
Sono contro TUTTI I TERRORISMI, ANCHE QUELLI NAZIFASCISTI CHE HANNO COLPITO IN VIRGINIA E ALTROVE


Quando il make-up diventa uno strumento di empowerment femminile, la storia di Beatrice Gherardini

 Fin ora   credevo che il  trucco cioè il make  up femminile  (  ovviamente  non  sto  vietando  niente  ogni donna   è libera  di  fare  qu...