colonna sonora ho preferito dare spazio anzichè alle classiche canzoni a qiuelle di auitori non famosi e ai margini dela disocgrafia
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dopo la storia ( vedere url sopra ) di Bernarda Di Miceli che ottiene il contratto di assunzione a tempo indetterminato sulla soglia dei 70 anni ecco una altra storia , quella di
Elena Stefinlongo, ma conclusasi in modo differente per il gesto di generosità verso i colleghi più giovani . Infatti : << Alla soglia dei 67 anni scorrono le graduatorie e finalmente la convocano per assegnarle un posto di ruolo come insegnante di sostegno alla scuola media. Ma con la pensione ormai alle porte, in arrivo dal prossimo anno, ad aprile, alla proposta del Miur lei ha risposto: «No grazie. Lascio il posto fisso a una collega più giovane». >>
La prof entra in ruolo a 67 anni: «Lascio il posto a un giovane»
Aveva iniziato a insegnare nel 1975: una vita da precaria alle medie, ma ora rinuncia e ad aprile andrà in pensione: «Una situazione assurda, regna il caos»di Alessandra Vendrame
La docente Elena Stefinlongo
TREVISO. Alla soglia dei 67 anni scorrono le graduatorie e finalmente la convocano per assegnarle un posto di ruolo come insegnante di sostegno alla scuola media. Ma con la pensione ormai alle porte, in arrivo dal prossimo anno, ad aprile, alla proposta del Miur lei ha risposto: «No grazie. Lascio il posto fisso a una collega più giovane».
C’è chi dice no. A un contratto a tempo indeterminato nella scuola pubblica che può permettersi il lusso... di far capolino a una manciata di mesi dalla pensione. Protagonista della kafkiana vicenda una professoressa trevigiana di Conegliano, Elena Stefinlongo, una laurea in Lettere, per anni maestra in servizio alla scuola primaria e dal 2007 in cattedra come insegnante di sostegno alla scuola media. Sempre da precaria con contratti a tempo determinato. Sabato scorso, nel giorno della sua convocazione per le nomine in ruolo, “benedette” dal provveditore Barbara Sardella, ha fatto però marcia indietro.
Dando ascolto a quello che le ha suggerito il buonsenso prima di accettare il compromesso uscito dal labirinto della burocrazia della scuola pubblica italiana: «Il posto di ruolo a sette mesi dalla pensione? Sarebbe stato l’assurdo degli assurdi», dice la professoressa trevigiana che ha scelto di restare precaria fino al suo ultimo giorno di lavoro, «A settembre di quest’anno avrò compiuto 67 anni. E in aprile andrò in pensione per limiti di età. Certo, se avessi avuto almeno dieci anni di lavoro davanti a me avrei colto al volo l’occasione del posto di ruolo. Ma così, come stanno le cose, non avrebbe avuto senso. Non ci sarebbe stato nessun vantaggio economico. Perché il ruolo non è retroattivo. In più, dopo il danno, la beffa. Mi aspettava pure l’anno di prova, d’obbligo per tutti gli insegnanti che entrano in ruolo. Fatti due conti, mi son detta: è meglio lasciare la cattedra a qualcun altro più giovane».
Detto fatto. Poco importa se nella sua carriera tutta dedicata alla scuola pubblica la professoressa Stefinlongo ha visto scorrere un bel po’ di riforme. Ha iniziato a insegnare alle elementari nel 1975 quando a capo del ministero dell’Istruzione c’era il ministro Franco Maria Malfatti. E il prossimo aprile, con la pensione, si prepara a salutare la scuola dell’attuale ministra Valeria Fedeli. Lascia la scuola ancora da precaria, per scelta, con due figlie di 38 e 31 anni e due nipotini: «Avevo iniziato a lavorare nella scuola elementare un anno prima della laurea, nel 75», racconta la professoressa, «Ho continuato a insegnare fino al 95. Poi visto che non esisteva la possibilità di chiedere un part-time ho dovuto dare le dimissioni. Per riprendere poi a lavorare nella scuola ancora una volta da precaria di nuovo nel 2005. Per iniziare a insegnare alle medie nel 2007».
Nell’ultimo anno di scuola la professoressa ha insegnato alla Nostra Famiglia di Conegliano. A settembre si prepara a ricevere l’ultimo contratto a tempo determinato, in un istituto a scelta. Ma già sente essere arrivato il tempo del bilancio di una vita di lavoro, sempre in servizio per la scuola: «Mi sento di dire che nella scuola non è cambiato nulla. Il caos c’era prima ed è rimasto ancora oggi. Eppure di riforme della scuola ne ho viste passare davvero tante», conclude la professoressa.
Il caso della docente trevigiana decisa a concludere la sua carriera professionale da precaria non ha lasciato indifferente il
mondo dei sindacati della scuola della Marca: «La scuola pubblica funziona ancora grazie alla buona volontà di tanti docenti», puntualizza Pino Morgante della Uil, «che pur senza nessuna certezza lavorativa continuano a svolgere con impegno e professionalità il loro mestiere».