6.9.17

Colin, che protesta contro Trump: Nessuna squadra mi vuole più

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Colin Kaepernick, il giocatore di football americano che un anno fa rimase seduto durante l’inno nazionale statunitense, ora, a pochi giorni dall’inizio del nuovo campionato di NFL, è senza squadra. Negli Stati Uniti l’inno nazionale è suonato prima di ogni partita (di NFL ma non solo) ed è un momento particolarmente sentito. Quando decise di non alzarsi per onorare l’inno, Kaepernick spiegò: «Non starò in piedi per dimostrare il mio orgoglio per la bandiera di un paese che opprime i neri e le minoranze etniche. Per me è più importante del football, e sarebbe egoista guardare dall’altra parte. Ci sono cadaveri per le strade, e persone che la fanno franca». La cosa fece molto parlare, nello sport ma non solo, e intervenne anche l’allora presidente Barack Obama per sostenere Kaepernick: ma ora che si sono calmate un po’ le acque sembra che nessuna squadra voglia avere a che fare con lui.
49ers Chargers Football

Colin Kaepernick, il giocatore di football americano che un anno fa rimase seduto durante l’inno nazionale statunitense, ora, a pochi giorni dall’inizio del nuovo campionato di NFL, è senza squadra. Negli Stati Uniti l’inno nazionale è suonato prima di ogni partita (di NFL ma non solo) ed è un momento particolarmente sentito. Quando decise di non alzarsi per onorare l’inno, Kaepernick spiegò: «Non starò in piedi per dimostrare il mio orgoglio per la bandiera di un paese che opprime i neri e le minoranze etniche. Per me è più importante del football, e sarebbe egoista guardare dall’altra parte. Ci sono cadaveri per le strade, e persone che la fanno franca». La cosa fece molto parlare, nello sport ma non solo, e intervenne anche l’allora presidente Barack Obama per sostenere Kaepernick: ma ora che si sono calmate un po’ le acque sembra che nessuna squadra voglia avere a che fare con lui.
Dopo Kaepernick, alcuni altri giocatori e giocatrici, di football ma non solo, hanno fatto la stessa cosa: molti per protestare contro il trattamento e la condizione dei neri negli Stati Uniti; qualcuno, come la calciatrice Megan Rapinoe, per i diritti delle persone LGBT. Kaepernick – che qualcuno criticò addirittura perché “non abbastanza nero” e perché troppo ricco per poter davvero parlare dei problemi dei neri – è però rimasto quello a cui si associa quella protesta. Nel marzo del 2017, quando è finita la stagione del football americano, è scaduto anche il suo contratto con la sua precedente squadra, i San Francisco 49ers. La nuova stagione inizierà il 7 settembre e Kaepernick per adesso non ne ha trovata un’altra. Molti ritengono che la cosa abbia a che fare quasi unicamente con la sua protesta, per quello che ha rappresentato, per il simbolo che per qualcuno è diventato.Kaepernick gioca da quarterback e la sua stagione migliore la fece tra il 2012 e il 2013, quando, anche grazie al suo determinante contributo, i 49ers arrivarono al Super Bowl (la finale) in cui furono battuti dai Baltimore Ravens. Gli esperti, i commentatori e i numeri dicono che Kaepernick non ha più giocato ai livelli di quei mesi, ma continua a essere considerato un buon quarterback, e nemmeno troppo vecchio: ha 29 anni, e Peyton Manning, uno dei più forti quarterback di sempre, si è ritirato a 40 anni.

Colin Kaepernick (Mike Ehrmann/Getty Images)

Ken Belson ha scritto sul New York Times che la protesta di Kaepernick sembra essersi ora trasformata in una protesa sul fatto che, per via di quella protesta, nessuna squadra di NFL sembra volerlo. A inizio settimana diverse centinaia di persone hanno per esempio partecipato a una manifestazione a Manhattan, dove c’è la sede della NFL, per chiedere che finisse quello che sembra essere una sorta di boicottaggio.


It's amazing to see the strength, courage, and understanding our youth have! I am energized by their character and hopeful for the future!


Così come successo un anno fa, anche in questo caso c’è chi ha protestato contro le proteste, sostenendo che sia falso che le squadre si stiano rifiutando di far firmare un contratto a Kaepernick per evitarsi eventuali problemi o che sia stata proprio la NFL a suggerire in qualche modo alle squadre di non prendere Kaepernick, come punizione per il polverone dell’anno scorso.
Nell’NFL ci sono 32 squadre e fino a pochi mesi fa Kaepernick giocava in una delle più forti. Come
da https://www.instagram.com/p/BYOj3nMjA3Z/
ha scritto il New York Times è strano che squadre che avevano davvero bisogno di un buon quarterback – per esempio Baltimora o Seattle – abbiano messo sotto contratto «quarterback con poca o nessuna esperienza» a quei livelli e c’è addirittura una squadra, i Miami Dolphins, che hanno preferito prendere Jay Cutler, che ha 34 anni e aveva deciso di ritrarsi, invece di puntare su un giocatore come Kaepernick forte e con ancora diversi anni di carriera davanti.

4.9.17

VIOLENZA ALLE DONNE, CI STIAMO SBAGLIANDO © Daniela Tuscano

L'immagine può contenere: sMS
- preclusione ad alcune professioni, fra cui quella di giudice (fino al 1963), per tendenza all'emotività e debolezza di pensiero o, per dirla con la descrizione lombrosiana del prof. avv. Orfeo Cecchi dell'Università di Milano: "La donna è a uno stadio intermedio tra il bambino e l’uomo, come si rileva anche dalla fisionomia, dalla mancanza di peli sul viso, dal tono della voce, dalla debolezza organica e dalla psicologia a base istintiva, sentimentale e spesso capricciosa… Ha, soprattutto quando è giovane, scarsissimi scrupoli e freni morali. Ha spiccatissime attitudini per l’intrigo, per la simulazione, per il mendacio e per lo spionaggio… E’ tremenda nell’odio e nella vendetta. E tutto giudica dal lato sessuale… Orbene, è a un essere simile, dominato e sopraffatto della simpatia o antipatia sessuale, che si vuole affidare… anche le difficilissime e delicate funzioni di magistrato?”;
Penso che uno dei primi errori di fronte alla cosiddetta "emergenza stupri" sia, appunto, quello di considerarla un'"emergenza" cioè, come suggerisce il vocabolario, una difficoltà imprevista o, comunque, qualcosa d'eccezionalmente grave; mentre nello stupro, o anche nelle semplici molestie, d'imprevisto o eccezionale non c'è proprio nulla, anzi, si tratta d'una tragica normalità, che da millenni si perpetra sulle donne.
Si è giunti a reputarlo "emergenza" per la sensazione d'un limite ormai intollerabilmente superato. Ma è un altro errore, non meno serio del primo. Nessuno stupro, infatti, è "tollerabile". Non esistono limiti, perché non c'è nulla da moderare; la violenza contro le donne va considerata per quel che è, uno dei più disgustosi crimini contro l'umanità, secondo, e nemmeno sempre, solo all'assassinio.
La domanda vera è: ma ne siamo convinti?
UN ESSERE SIMILE. Davvero ci rendiamo conto della portata d'uno stupro? Se scorriamo la giurisprudenza la risposta non può che essere negativa. Già in passato ho messo in risalto la spaventosa disparità di trattamento della legge italiana verso uomini e donne. Qui la ricordo sommariamente:
- mancato riconoscimento del diritto di voto fino al 1946;
- ius corrigendi (abrogato nel 1968);
- diritto di famiglia con l'uomo capo indiscusso (riformato nel 1975);
- adulterio punito col carcere solo per la donna, mentre riguardo all'uxoricidio la pena prevedeva l'ergastolo per la moglie, ma non sempre per il marito, anche grazie all'attenuante del famigerato "delitto d'onore" (abolito nel 1981);
- ed eccoci alla legge sulla violenza sessuale, annoverata, fino al 1996, fra i reati contro la morale, cioè alla stessa stregua degli spettacoli inverecondi e degli atti osceni in luogo pubblico.
Ovviamente, durante i processi per stupro, la vera imputata risultava la donna, provocatrice per antonomasia. E poiché le leggi riflettono la cultura, sembra possibile che un essere simile fosse sufficientemente tutelato?...
FEMMINISTA SARÀ LEI. Nella programmazione scolastica poco o nessuno spazio viene dato alle donne nelle varie discipline: la letteratura, la storia, le scienze, le religioni si declinano esclusivamente al maschile e le poche figure femminili cui si elargisce un minimo cenno, spesso distratto e lasciato alla discrezione dell’insegnante, non fanno che rafforzare lo stereotipo: eccezioni che confermano la regola. L’appellativo “femminista” viene usato nella stragrande maggioranza dei casi a sproposito e quasi a mo' d'insulto, quando una docente tenta di ristabilire un minimo d'equità dedicando maggiore attenzione all’apporto delle donne negli ambiti del sapere (non va dimenticato, infatti, che il 90% dei professori delle scuole medie di primo e secondo grado sono di sesso femminile; percentuale che si capovolge in ambito universitario, l’unico a godere di prestigio sociale... ed economico).
Il femminismo insomma, l’unica rivoluzione del Novecento riuscita senza degenerazioni dittatoriali o spargimenti di sangue, viene ignorato, deriso o ritenuto espressione di gruppuscoli d’esagitate virago. Sullo sfruttamento del corpo femminile da parte dei mezzi di comunicazione di massa abbiamo già speso fiumi di parole; a esso, di recente, si sono aggiunte nuove forme di reificazione di stampo neoliberista – dalla prostituzione “volontaria” e persino “umanitaria”, come l’assistenza sessuale ai disabili, alla compravendita d’organi, dalla deprivazione della maternità alla coercizione di donne povere - le quali, in nome dell’individualismo più spinto, si presentano sotto l’aspetto di diritti e non sono altro che manifestazioni inedite del vecchio patriarcato.
IPOCRISIA. Il “grido di dolore” s’è levato, all’improvviso, a causa dei recenti episodi di violenza commessi da immigrati. Ma è un grido che somiglia più a una canea, a un farneticare strozzato, a un gorgoglio d’umori ancestrali, sub-umani (o, forse, pre-umani). È un grido, ancora una volta, inutile, un bronzo che risuona di disonestà intellettuale, razzismo, strumentalizzazione. È un ennesimo grido contro le donne, incurante della loro dignità.
Possiamo permetterci di respingerlo, quel grido, perché lo conosciamo bene. In precedenza abbiamo gridato noi, ma nel deserto; senza tuttavia perdere, parafrasando Testori, il nostro proprio latino.
Non occorrevano le sciagurate frasi d’un Abid Jee (il quale, vogliamo sperare sia espulso dall’Italia al più presto) per rendersi conto del violento sessismo di cui sono impregnate molte tradizioni non occidentali; un vero e proprio jihad di genere. Uso il termine non in senso tecnico, ma in quello popolarmente inteso; i seviziatori di Rimini possono infatti essere sia musulmani sia cristiani o altro.
A stupire e indignare, semmai, dovrebbe essere la miopia della sinistra liberal, la sua frusta retorica terzomondista, il senso di colpa infantile, e capriccioso, verso i popoli ex-coloniali che in nulla ricorda la vera solidarietà. Quell'idealizzazione regressiva del politicorretto, ipocrita e priva di basi filosofiche, artistiche, religiose.
ALLE RADICI. Questa miopia, anzi, cecità, ha impedito un dialogo maturo e paritario coi rappresentanti di culture diverse (ma non sempre, e non necessariamente, opposte). L'edonismo neolaico preconizzato da Pasolini - "ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane" - di cui la nuova sinistra s'è ammantata, non è in grado di produrre una cultura che non sia meramente tecnologica e pragmatica, e impedisce all'uomo autentico di svilupparsi; ne consegue, conclude il poeta, "una specie di rattrappimento delle facoltà intellettuali e morali".
E una confusione in primo luogo linguistica. In tal senso, la democrazia viene svuotata di significato per coincidere esclusivamente col benessere materiale, la soddisfazione immediata dei piaceri dei singoli - o dei solitari - che fanno massa ma non società; e i diritti, da comuni e condivisi, diventano pretese individuali. E siccome ognuno ha le proprie, il neolaico le accoglie all'ingrosso, in nome d'un malinteso rispetto dell'altro che cela goffamente un altezzoso e irritante paternalismo - o, per dir meglio, indifferenza -. Essendo privo di cultura e avendo rinnegato in primis la propria (questi liberal sono tutti profondamente anticristiani), non è in grado di comprendere quella altrui e non sa distinguerne i momenti umanisti dalle degenerazioni fondamentaliste e intolleranti. La democrazia così intesa si presenta quindi come il non-luogo dell'edonismo amorale, dove tutto è lecito perché nulla ha senso.
Soprattutto i maschi provenienti da esperienze estreme recepiscono tale devastante messaggio. E l'apparente libertà di cui qui gode la donna, da essi disprezzata, viene facilmente interpretata come spudoratezza perché, l'abbiamo visto, nemmeno il neoliberismo le riconosce una vera dignità. La "libertà" femminile nelle nostre contrade è strumentale al consumo e non intacca quindi i pregiudizi profondi. Non combatte, in particolare, il maschilismo, causa prima d'ogni violenza. Come acutamente annota Wael Farouq, "esclude la persona a vantaggio della forma".
Sorvoliamo poi, per amor di patria o meglio di matria, sulle vetero-laiciste secondo cui la causa d'ogni sfascio è sempre e solo delle religioni e l'ateismo militante la necessaria palingenesi; teoria, questa, ampiamente smentita dai fatti ancor prima che dalla storia (gli uomini dei paesi ex-comunisti non brillano per galanteria).
NON SOLO ABID JEE. Chi accusa gl'immigrati di particolare efferatezza mente sapendo di mentire. È stato forse meno truculento il femminicidio perpetrato da Vincenzo Paduano, l'assassino non pentito (non si pente nessuno) di Sara Di Pietrantonio? O quello di Raimondo Caputo, aguzzino della piccola Fortuna? O di Saverio Nolfo, che trucidò la moglie Marianna malgrado quest'ultima l'avesse denunciato (invano) ben 12 volte? O di Francesco Mezzega, cui sono stati subito concessi i domiciliari? O dello stupratore pedofilo e incestuoso di Manfredonia? E ci limitiamo agli ultimissimi casi poiché, da inizio anno, sono morte o brutalizzate da maschi italiani più di cinquanta donne; la narrazione dei mass-media, sempre indulgenti coi criminali, le ha poi uccise due volte.
Non risulta che la politica se ne sia preoccupata. La destra, che adesso riesuma una pubblicistica da Ventennio e invoca stermini, vendette sommarie e deportazioni ad Auschwitz, è la stessa che un paio di mesi fa ha bloccato il ddl sugli aiuti agli orfani di femminicidio, sdoganato le Olgettine e incitato a sua volta a violare le parlamentari avversarie. Ciò che le importa davvero non sono le vittime, ma la legge della tribù (gli "stranieri" non devono permettersi di toccare le "nostre" donne: sono nostra esclusiva proprietà). Quanto ai Cinque Stelle... risultato non pervenuto. Evidentemente, hanno altre priorità.
Raffrontare il numero di delitti commessi da extracomunitari con quelli italiani è dunque un'operazione, se non peregrina, certo insoddisfacente. Non per giustificare i primi a scapito dei secondi. Al contrario. Non si tratta di giustificare, si tratta di giustizia. Si tratta di capire che, fin quando il patriarcato non verrà sconfitto a ogni latitudine, episodi come quelli di Rimini sono destinati ad aumentare.
QUALE PROGRESSO? Una democrazia vera non può tollerare al suo interno il proliferare di idee antidemocratiche. Fra i suoi capisaldi c'è l'uguaglianza tra i sessi; chi non la rispetta perde il diritto di cittadinanza e va perseguito con la massima severità.
Ma è un principio che deve valere per tutti. E lo si instilla con l'educazione sistematica, ontologica, fattiva, con gli esempi concreti, dai primi anni alla vecchiaia. Perché, per un Abid Jee che si è esposto, ci sono dieci Mario Rossi che sotto sotto, ma non sempre, ne condividono l'impostazione mentale. Perché troppe volte i tribunali italiani hanno scarcerato gli stalker, condonato gli uccisori, stabilito che i jeans sono un alibi per lo stupro. Perché nelle scuole italiane il genio femminile non trova accoglienza. Perché le religioni devono essere purificate dalle incrostazioni patriarcali. Perché la stessa laicità viene vanificata se sconfina nel laicismo, dove qualsiasi persona - e, quindi, ogni donna - è ridotta a oggetto. Perché proprio le donne possono e devono essere il terreno d'incontro di tradizioni diverse. Perché dove le donne stanno meglio, non sono gli uomini a perdere, ma l'umanità a progredire.
© Daniela Tuscano

2.9.17

Dalla radice al mondo, una riflessione di Eleonora Casula · Digital PR presso Freelance

http://www.radice.ce.it/dalla-radice-al-mondo-riflessione/#7s8d6f87
Un ottimo  articolo  di Eleonora Casula, professionalità e trasporto, un mix perfetto che fa giungere la tua riflessione al nostro animo.


Radice: root, punto iniziale di un file system, declinazione, soluzione, parte invisibile, chackra. Il chackra della radice, il primo, quello capace di governare i nostri impulsi, i nostri istinti. Radicato nel corpo, quasi prossimo alla terra, secondo gli esperti rappresenta la famiglia.
Ognuno di noi ha una radice, la sua radice, quella profonda ed interiore che nonostante tutto si porta a presso nella vita tra una e mille vicende.
E’ la vita contemporanea, è questo “mondo grande e terribile” che trasforma le radici, quelle vere e forti, in virtuali, algoritmiche e quasi inesistenti.
Donne, uomini e bambini, in fuga dalle guerre, alla ricerca di un presente migliore e di un futuro degno di essere sognato attraversano deserti, langhe desolate, fiumi, mari e borders privandosi delle proprie radici nella speranza di vivere in un mondo migliore, non consapevoli di quello che qui, in questa civile Europa gli attende.
Uomini e donne senza radici si preparano ad affrontare il presente e nel frattempo, come già scriveva Antonio Gramsci “Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri.” Mostri che nascono grazie al triste contributo di chi quotidianamente genera fake news, notizie false, bufale e messaggi virali, mostri senza coscienza e dignità civile, soggetti sprezzanti della democrazia e della civiltà umana. Razzismo e coscienza non civile sono unite da un sottile filo rosso, lo stesso filo rosso che permette agli abitanti del web di passare il tempo a commentare fatti inesistenti o che, come una antica gabbia, rende tutti gladiatori.
Alla radice dell’insofferenza verso l’altro c’è la paura, il terrore del diverso, nessun essere umano nasce disprezzando il prossimo ma come nel corso della vita si impara ad amare, purtroppo si impara ad odiare infatti come diceva Nelson Mandela “Nessuno nasce odiando qualcun altro per il colore della pelle, il suo ambiente sociale o la sua religione. Le persone odiano perché hanno imparato a odiare, e se possono imparare a odiare possono anche imparare ad amare, perché l’amore arriva in modo più naturale nel cuore umano che il suo opposto”. E’ imparare ad amare, imparare a vivere con il sorriso e con la positività che restituisce all’uomo quelle radici forti e profonde di quella famiglia che, se non c’è, si può trovare altrove.
Perché ci fa paura il diverso? La domanda non è mai di facile risposta, si può persino sbagliare a rispondere, da sempre l’essere umano teme l’ignoto ed oggi come un tempo, il diverso è quel qualcosa di sconosciuto. A pochi interessa che quelli uomini e quelle donne siano senza radici e che per cercare un luogo dove ricostruire la vita siano stati picchiati, violentati e lasciati a morir di sete per giorni e giorni.

uso ipocrita dell'indignazione si per una pubblicità d merendine no per i manifesti xenofobici ispirati alla Rsi di Mussolini dei fascisti di Forza Nuova

clonna  sonora
quelli che benpensano - Frankie Hi Nrg
Vaffanculo  - Marco Masini  

la gente ha mandato , salvo i pochi che ancora resistono , il cervello all'ammasso \ in OFF e s'indigna per un semplice humor nero .Segnalando alla http://www.aiart.org ( l’associazione dei telespettatori e dei cittadini mediali )

Posso capire   l'ndignazione  del cattivo  gusto  , il cinismo e ...  bla  ... bla   .Ma  quello  che  mi fa  incazzare  è : 1)  la mancanza  di una educazione   all'ironia  , al  sarcasmo  ,  all'humor  nero  ., 2) l'indignazione  facile  per le  minchiate   ma  non per  cose  serie  e  l'invocazione  alla censura  .  e  le polemiche  inutili  Infatti in spagna    è stato fatto   uno spot  simile  , senza  arrivare  alla morte   
ma  nessuno  si è indignito ed  ha  protestato  cosi tanto  per esso  .
Ma  soprattutto   la  stranezza    dell'associazione suddetta    che si batte  (  o almeno cosi  dovrebbe  )  contro  il lato oscuro dei social media / o contro il cyber  bullismo  mentre  andando  a leggere  il loro sioto    non ho visto    nessun  intervento   contro le pagine  social  e d  internet    oltre  che  canali   video   ed  manifesti  nelle  vie  cittadine  del  gruppo (  denunciatemi  esponenti  o simpatyizzanti   di FN  che  leggete  i miie  scritti    tanto ci sono dben  due sentenze  di cassazione    che  lo afermano  )  neofascista  di  Forza Nuova   che   usa  
Vecchie immagini della propaganda fascista e xenofoba per una campagna anti-migranti. Nel post di Forza Nuova del 29 agosto si vede una donna bianca aggredita da un uomo di colore con vestiti coloniali: “Difendila, dai nuovi invasori. Potrebbe essere tua madre, tua moglie, tua sorella, tua figlia” recita la scritta sottostante. Nell’immagine, che ha suscitato non poche polemiche sul web, l’associazione di estrema destra ha ripreso un manifesto utilizzato dalla Repubblica di Salò nel 1944 contro le truppe alleate L’operazione di restauro e riadattamento delle immagini del Ventennio di Gino Boccasile, propagandista del ministero della Guerra, viene accompagnata da un post in cui viene specificato che gli “stupri si sa, sono il barbaro e infame corollario di ogni guerra di conquista”. Secondo il movimento neofascista “le violenze contro le donne dell’epoca” sono da contestualizzare “all’interno della sconfitta che chiamarono ‘liberazione'”, dove nelle file francesi marciavano anche militari coloniali provenienti dal Marocco. Le violenze vengono affiancate strumentalmente a “quelle di questi anni e di questi giorni”. L’invettiva è contro quelli che “le occultano spudoratamente, tacendo il fatto che sono attuate da nuovi invasori a cui paghiamo vitto, alloggio, bollette, schede telefoniche, cellulari e sigarette”. Il riferimento è ai fatti di cronaca di questi giorni, come gli stupri di Rimini. Il post si conclude affermando che “i nuovi barbari sono peggiori di quelli del ’43/’45, oggi come allora fiancheggiati dai traditori della Patria”. Il messaggio, all’interno della retorica xenofoba di Forza Nuova, è dunque questo: i migranti sono degli invasori e dei barbari che vengono a rubare il lavoro e a violentare le donne. Quindi bisogna “difenderle dai nuovi invasori”.
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Il post in pochi giorni ha ottenuto oltre 9mila like, 11mila condivisioni e un flusso senza fine di commenti, molti di natura razzista. Ma non solo, un ragazzo scrive “per prima cosa, fare di tutta un’erba un fascio è non solo da ignoranti in piena regola, ma che messaggio volete trasmettere? Cos’ è sta locandina?”. Se un utente specifiche che “lo stupro è un atto becero da chiunque sia compiuto”, non manca chi dà “la responsabilità anche a molte donne che accettano amicizia e legami con questi stupratori”. Sul post è intervenuto anche l’Osservatorio democratico per le nuove destre che ha denunciato una la palese istigazione all’odio razziale chiedendo l’intervento di magistratura e istituzioni “di fronte a una notizia di reato così evidente”. In una nota Claudia Bastianelli coordinatrice nazionale socialdem sottolinea come ormai è “una moda quella di ricorrere all’istigazione all’odio razziale messa in campo da alcune forze politiche. Peccato che si tratti di un reato, esattamente come è reato l’apologia del fascismo in ogni sua forma”.
Ma il partito di estrema destra non è nuovo a questo tipo di comunicazione. Già per una manifestazione milanese Già per una manifestazione milanese avevano fatto ricorso ad alcune immagini delle camicie nere dipinte

 da Gerardo Dottori nel Polittico della rivoluzione fascista. E ancora, 
contro le unioni gay, avevano resuscitato una madre del Ventennio con la scritta: “L’Italia ha bisogno di figli non di unioni gay e migranti”.

qui   svegliatevi   

1.9.17

Lezioni di vita che certamente nn si possono apprendere sfogliando nessuna enciclopedia..Resterei delle ore ad ascoltare in ossequioso silenzio....
Questa  è la storia    di Marina  Cocco 

la centenaria che ha fatto nascere i figli dei banditi barbaricini  
da  www.unionesarda.it   Oggi alle 14:15 - ultimo aggiornamento alle 16:49
La centenaria Marina Cocco





Quando aveva pochi mesi di vita è scampata al bombardamento del piroscafo sul quel viaggiava.
Nel periodo della Seconda guerra mondiale ha salvato il marito, ufficiale della Repubblica di Salò, dal plotone di esecuzione partigiano, e ha cenato più volte con Mussolini: durante la sua lunga carriera di ostetrica in Barbagia, poi, ha fatto nascere i figli di diversi banditi alla macchia.
La vita di Marina Cocco, cento anni appena compiuti, sembra essere uscita dalle pagine di un romanzo avvincente: l'infanzia e la giovinezza a cavallo delle due guerre mondiali, la passione per il lavoro di ostetrica, che le ha permesso di far venire al mondo centinaia di bambini.
Per festeggiare il suo speciale compleanno, la scorsa sera, oltre ai parenti, è arrivato anche il sindaco, Francesco Dessì, che le ha consegnato una targa a nome di tutta la cittadinanza.
Nella casa di Maddalena spiaggia dove la nuova centenaria di Capoterra vive in compagnia della sua unica figlia Giuliana Teresi e del genero Paolo Ena, nonna Marina ci mette un secondo a riavvolgere il nastro dei ricordi: con la sua memoria in un attimo si torna indietro di un secolo, in mare aperto, dove una nave, appena silurata, sta colando a picco.
"Avevo pochi mesi allora - racconta Marina Cocco - ma quando fui un po' più grande capii di essere una miracolata. Mio padre lavorava in una fabbrica a Terni, e dalla Penisola stavamo rientrando in Sardegna, quando il nostro piroscafo venne silurato: ebbi la fortuna di essere adagiata su una scialuppa di salvataggio, e così scampai alla morte".
I ricordi, poi, inevitabilmente si soffermano sul periodo della Seconda guerra mondiale, in cui Marina Cocco viveva a Lucca. "Mio marito era un ufficiale, rimasto fedele a Mussolini anche nelle fasi finali del conflitto - dice - a volte mi nascondevo nel seno dei dispacci urgenti e attraversavo le linee partigiane: ho conosciuto il Duce personalmente, e insieme abbiamo cenato in più occasioni".
In guerra si verificano tanti piccoli episodi che non finiscono sui libri di Storia, ma quello che fece Marina Cocco andrebbe raccontato nelle scuole.
"Mio marito era fascista, e io gli davo una mano come potevo - dice - ma un giorno nel bosco sentii delle urla che provenivano da un capanno. Quando mi avvicinai dei ragazzi mi dissero di essere partigiani, catturati dai tedeschi: non esitai un attimo ad aprire la porta e a liberarli. Quando fai del bene prima o poi ti torna indietro: forse fu per questo che quando mio marito venne catturato dai partigiani nei pressi di Venezia e messo al muro accadde qualcosa di miracoloso. I fucili stavano per fare fuoco, io mi misi a piangere e a pregare in sardo: all'improvviso il capo plotone fece cenno ai tiratori di fermarsi. Era di Sassari, mi disse di far togliere la divisa a mio marito e di allontanarci subito. Non l'ho mai dimenticato. Finita la guerra mio marito rimase in carcere a San Gimignano per quattro anni".
La scuola di specializzazione a Roma, e poi il diploma di ostetrica: le altre avventure di Marina Cocco hanno luogo nell'Isola.
"Cominciai a lavorare tra Neoneli e Ardauli - racconta - capitava che bussassero alla mia porta, mi bendassero e, a cavallo, mi portassero in qualche grotta nascosta tra i monti: ho fatto nascere anche i figli dei banditi. Un segreto per arrivare a cento anni? Mangio di tutto, ma odio brodini e minestrine".






Un bacione, se mi si consente..a questa splendido esempio di virtu` e saggezza !

31.8.17

E ADESSO PROTEGGETELA © Daniela Tuscano

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                     disegno di  Tiziano Riverso

La chiamerò Luz, in omaggio a una mia cara amica, la peruviana che ha riconosciuto gli aguzzini di Rimini. Quelli che l'hanno presa, percossa, umiliata e stuprata. Vittima anch'essa d'una furia bestiale. Eppure, tendiamo a dimenticarla. Peggio: la mettiamo fra parentesi, come la sua vita precaria, scheggiata e oscura. Luz è una trans, una donna "di vita" - e qui, il vocabolo impiccolisce, si fa misero, quasi una fessura. Sarà. Noi non conosciamo i suoi attimi di gioia segreta, non sappiamo se lì, nel folto delle notti, abbia coltivato un sogno di variopinta pace, magari dei fiori in veranda, un languido occaso. Mi piace chiamarla Luz, luce, perché l'hanno relegata nel buio, ma senza lei, senza la sua sfrangiata sofferenza, gli assassini non avrebbero un volto. Ricorda ogni sguardo, ogni colpo, qualsiasi graffio, la volgarità dell'indifferenza, quel sentirsi reificata; e reclama giustizia. Sta collaborando con la giustizia. "Li voglio in cella a costo della vita", ripete, ad attestare che la sua non è un'esistenza approssimativa. Esige dignità. Proteggetela adesso, non restituitela alla strada, che non ha mai salvato nessuno. Malgrado gli annunci, infatti, i criminali sono ancora a piede libero. Proteggetela non solo perché vi è utile. Ma perché è una persona integra. Vende il corpo, forse; ma non si spreca. Forse, ha imparato pure ad amarsi. E nessuno ha il diritto di negare in modo così assoluto l'umanità altrui. Proteggete Luz, lo merita. E fermate, assolutamente fermate, chi con la sua efferatezza ha perduto il diritto a esser definito uomo.


© Daniela Tuscano

29.8.17

LO STUPRO SIA CHE sia COMMESSO DA STRANIERI CHE DA ITALIANI SEMPRE MERDA E'


Rispondo qui     a molti che  su  fb e  non mi chiedono  , essendo abituati a mirei post  puntuali  e agggiornati   una  mia presa di posizione  su  questo  è  avvenuto    a  Rimini  . 
 Visto  che  A  caldo    avei  parlato di pancia    usando  espressioni del  tipo   :  castrazione    chimica  , legge del contrtappasso  , ecc  .    ho preferito   il silenzio  , credendo che la  gente  (  compreso i miie contatti o  chi  mi segue  sui  social  e non  )  sapesse  già    come la penso visto  che   ho  ne  avevo  già espresso il mio pensiero   in due     post precedent   (  vedi url sopra  )  condiso  il pensiero  dell'amica  Tina Galante
Ci vuole fortuna pure nella violenza: una donna violentata da un italiano è una puttana; violentata da uno straniero è una vittima

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Ma  poi  la  dichiarazione   sia del mediatore  culturale  di Bologna   sia   dell'esponente   leghista pugliese
 
Redazione ANSA BARI  28 agosto 2017 15:44 
























ANSA) - BARI, 28 AGO - Saverio Siorini "da oggi non è più un nostro iscritto". Lo afferma il coordinatore pugliese di Noi con Salvini (NcS), Rossano Sasso, dopo il post pubblicato su Fb da Siorini, coordinatore cittadino di NcS a San Giovanni Rotondo (Foggia), che si chiedeva quando sarebbe successo un episodio come gli stupri di Rimini "alla Boldrini e alle donne del PD".
    Il movimento politico Noi con Salvini - dice Sasso - "si dissocia da quanto dichiarato da Siorini, non condividendone nella maniera più assoluta termini e contenuti. Già nella giornata di ieri i nostri dirigenti provinciali di Foggia avevano provveduto ad espellere Siorini, le cui parole non rispecchiano nella maniera più assoluta il pensiero del movimento". "La battaglia contro l'invasione e contro le politiche scellerate in materia di immigrazione volute dal Pd la conduciamo da sempre con fermezza, ma a nessuno dei nostri iscritti è consentito eccedere come ha fatto Siorini, il quale da oggi, lo ribadisco, non è più un nostro iscritto".


   sono stato  costretto  a prendere   subito posizione  .  Cosa ne  penso    io  . il mio pensierto  dovrebbe essere  già noto   a lettori   e non  delle mie pagine social  e  web  , ma  lo ribadisco    codndividendo il  post   delll'amico Ugo Maria Tassinari
Tutto il disprezzo per il mediatore culturale di Bologna e l'esponente salviniano pugliese. Lo stupro resta una montagna di merda



Aggiungendo  che  per  me  sono  uguale e   non esiste    , come invece    sottolineano  alcuni   suoi utenti in  questa  discusssione  la differenza   tra le  dichiarazioni  di    un militante  politivo   e   un mediatore  culturale  , Posso capire     lo  sfogo  per  il silenzio istituzionale  della Boldrini  e  della  sinistra istituzionale  che mi  fanno  chiedere    ma come mai a esprimere orrore per il misfatto sono solo i malpancisti, populisti, razzisti e naturalmente i fascisti, mentre l'intellighenzia di sinistra, sempre con il colpo in canna, tace, tace, tace ! .   Ma   c'è modoi e modo  di  dirlo  .
Concludo  che  la  cultura maschilista   e sessiusta   è  dura  da  sradicare   e  da  cui neppure    la  sinistra   sic extraparlamentare   ne  è immune  coem riportano     qui  nella discussione prima citata  

Angelo Federico ...Tassinarilo stupro, chiunque lo commetta, rimane sempre merda... ...ma non mi sento di dare torto al salviniano: il silenzio della Presidente della Camera è assordante e il dubbio che questo sia legato alla nazionalità degli stupratori diviene più che legittimo... ...mettendo da parte la solita logora retorica sui "fascisti e salviniani seminatori di odio", invito tutti a fare un giro di lettura dei commenti allo stupro sulla bacheca di qualche esponente a caso della riva sinistra d'Italia... ...ne posto qualcuno che ho già verificato e di cui sono sicuro che non si tratti di trollate... ...altro che cialtroneria salviniana: c'è da rabbrividire...

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3
21 hModificato
Gestire
Alberto Benzone Più che altro sono straordinari i contorsionismi dei cultori del progresso e dell'amore universale 😄😄



non ho nient'alro d'aggiungere perchgè continuare ad enfatizzare 'ste minchiate concettuali non ha senso. e e come dice ( non condivisibilke compoletamernte Maurizio Murelli << Credo che pirlate del genere sono sempre state dette, ora però se ne fa un cinema mediatico come se fossero una novità. Sono pirlate utili a distrarre dall'essenziale.>>

L'ESTATE STA FINENDO

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28.8.17

L’agenzia di moda Iulia Barton porta in passerella persone con disabilità. «Così trasformiamo davvero la percezione su chi è costretto in carrozzina»

da
http://laprovinciapavese.gelocal.it/pavia/cronaca/2017/08/27/

Sara, modella a rotelle per cambiare il mondo

L’agenzia di moda Iulia Barton porta in passerella persone con disabilità. «Così trasformiamo davvero la percezione su chi è costretto in carrozzina»


PAVIA. La bellezza non si trova solo nella perfezione. È la visione di Iulia Barton srl, prima agenzia di moda inclusiva che vuol fare la rivoluzione nel mondo delle modelle taglia 38 che sfilano per le grandi firme. Come? Portando sulle passerelle modelle e modelli in carrozzina, amputati, con cicatrici, persone con disabilità e non solo. Tra le modelle c’è anche Sara Riccobono, studentessa pavese che pochi giorni fa è stata ospite a La vita in Diretta con il collega Umberto D’Anchise per parlare del caso del cartello di insulti al disabile «colpevole» di aver chiamato i vigili di fronte a un’auto in sosta nel parcheggio disabili.


Sara Riccobono ha fatto il giro d'Italia in handbike e giocato a hockey, scrive, viaggia e lavora

Sara, 23 anni, è sulla sedia a rotelle a causa di una esplosa il 30 dicembre 2007 quando aveva 13 anni. Vuol fare la giornalista ed è iscritta a Scienze della comunicazione all’università di Pavia, collabora con la Uildm, l’Unione italiana per la lotta alla distrofia muscolare dove svolge il servizio civile, ha giocato a hockey e fatto il Giro d’Italia in handbike, è stata in collegio e da pochi giorni è andata a vivere da sola. «È il mio settimo trasloco - racconta - ho vissuto a Giussago, Milano, Bornasco, Siziano e Pavia».

Aspirante giornalista, attivista, modella. Cosa lega queste cose?


«Giulia Bartoccioni, la fondatrice, è la sorella di Fabrizio, che ha avuto un incidente in motorino ed è in carrozzina. Lui è il presidente dell’associazione Vertical che raccoglie fondi per la ricerca sulle lesioni midollari. Io ho partecipato a una sfilata di Modelle&Rotelle, evento di beneficenza per la ricerca. Quando Giulia ha deciso di creare quest’agenzia di moda inclusiva, con un obiettivo come quello di portare modelle professionali in sedia a rotelle o con amputazioni sulle principali passerelle internazionali, ho pensato fosse importante: spesso le persone con disabilità sono viste come “sfigate”, poverine, con una vita triste, senza legami affettivi, amici o fidanzati. Vederli sfilare e con abiti d’alta moda può davvero modificare la percezione: bisogna usare tutti i canali per veicolare questi messaggi».

Che come dimostra il caso dell’automobilista che insulta gli “handicappati” non sono ancora abbastanza diffusi.


«Questa persona oltre alla multa per avere occupato un posto per disabili, ora si è preso anche una bella sanzione morale da tanta gente. In tv mi hanno detto che ero pacata, ma agli insulti preferisco rispondere con messaggi costruttivi. Di barriere ce ne sono tante, architettoniche e culturali, come non darmi una mano per salire sul bus o entrare in un negozio per esempio. Ma anche le parole sono importanti: io preferisco “persone con disabilità” a “disabili”, perché così si mette davanti il fatto che siamo persone. Ovvio che se la signora ottantenne mi chiama handicappata non mi offendo, e ho amici che mi chiamano “rotellina” e mi prendono in giro. L’ironia aiuta un sacco».

Bisognerebbe iniziare a parlare ai piccoli?

«Io vado nelle scuole con la Uildm ed è bellissimo, i bimbi ci vedono arrivare in carrozzina e pensano: “Che bello, un passeggino gigante!”. Con quelli più grandi facciamo giochi per far capire che anche noi facciamo sport, cuciniamo, abbiamo fratelli e sorelle, passioni. L’ultima volta abbiamo chiesto: “Secondo voi una persona in carrozzina può andare in discoteca? Come balla?”. E loro hanno guardato Fabio e hanno detto: “Lui balla con le dita!”. Aiuta a vedere le cose da un’altra prospettiva».

Ora è andata a vivere da sola. Ma... come fa?


«Ho messo tutto al mio livello, occupando ogni spazio basso, ho riempito tutto di scatole e cassetti a rotelle. Ho amici tetraplegici che vivono soli, mi sono detta: io sono solo paraplegica, ce la posso fare. Difficile trovare una casa accessibile, senza gradini all’ingresso o per salire sull’ascensore.
Mia madre era preoccupata, il primo giorno abbiamo conosciuto i vicini di casa, parlavamo con due ed è uscita tutta la via. Mi hanno lasciato tutti i numeri di telefono, per qualsiasi evenienza, c’è praticamente tutta la via su Whatsapp. È difficile, ma sono fiduciosa».


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