1.4.11

replica al mio post sulla burocrazia

Ciao
sono  fra quelli che  tu (  ti dò del tu anche  se  ti conosco di vista perchè hai l'età di mio nipote) chiami burocrati , in quanto lavoro all'ufficio delle entrate  .Leggendo il tuo post  sulla  burocrazia e le  foto da te  riportate  in particolare  quella  del fumetto , descrivi benissimo  la situazione .Ma non nonostante  questo , ci sono troppe generalizzazioni ,perché non siamo  tutti \ e cosi' .Siamo anche diversi  , come  hai descritto  anche   se solo accanato.
siamo vittime dei poteri forti della casta  che hanno tutto l'interesse a trattarci e trattarvi cosi   con leggi  e circoli contraddittorie ed assurde  quasi kaffiane  vedi  Asterix e le 12 fatiche: la Casa che rende folli(VIII) 


capisco  il tuo sfogo che  c'è dietro il tuo post  , per  le mille cose  ed impedimenti  burocratici  amministrativi degli uffici in particolare quello tecnico  che state affrontando  per  l'apertura  ancora  da li a venire del nuovo negozio  . Ma non c'è bisogno però di prendersela  con tutta la categoria in quanto : i pigri , gli incapaci ed  incompetenti  ci sono  ovunque  non solo da noi .Cosi facendo  rischi di scendere  al  livello demagogo di Brunetta  e company oltre  che in un discorso  qualunquistico  dell'uomo della strada  .
un impiegata   tua  concittadina 

Grazie  delle osservazioni   ne  terrò conto per  un eventuale prossimo post .Non sò  che  altro aggiungere visto  che  questa lettera parla da  sola  e  non è altro che  la  continuazione  di quel post   precedente

chi lo ?=o ha detto che il baratto è morto ?

 
 dall'unione Sarda  cronaca  della Gallura del 30\3\2011 leggo questo articolo interessante  . che testiminia   come in tempi di crisi sociale  ed  economica  , uno  dei principali  valori  di  non violenza  e  soliarietà   che  è lo scambio   viene  riscoperto 

Il centro  santa teresa  Un negozio per bambini

Demuci una manu:dove si comprasenza usare denaro

Mercoledì 30 marzo 2011
Vedi le foto U na stanza della struttura comunale in località La Funtana, a Santa Teresa Gallura, è stata trasformata in una sorta di negozio, dove è possibile scambiare gratuitamente vestiti, scarpe, giocattoli, accessori per bambini e ragazzi da zero a sedici anni. Mamme e papà in difficoltà economiche, senza un lavoro stabile, si rivolgono sempre più spesso in Comune per chiedere un aiuto. Tra le famiglie che bussano alla porta dell'ufficio Servizi Sociali ci sono anche quelle che non possono permettersi di acquistare neppure gli indumenti per i figli. Il delegato comunale Tiziana Cirotto ha così concretizzato una sua idea, subito appoggiata dalla Giunta del sindaco Stefano Pisciottu: l'attivazione del servizio "Demuci una manu" con il quale è possibile donare e ritirare vestitini, scarpe, giocattoli, passeggini e accessori per i bebè. Tutti usati ma in ottime condizioni. Proprio come un negozio, il servizio comunale, ha giorni e orari di apertura. Il lunedì, venerdì e sabato dalle 9 alle 13 e il mercoledì dalle 15 alle 19. Ad accogliere i "clienti" ci sono due operatrici del servizio civico, che prestano la propria opera lavorativa a part time, sino all'inizio dell'estate, in cambio di un contributo elargito dal comune. Le "commesse" consigliano e cercano di soddisfare tutte le richieste. La scelta è ampia e gli articoli messi in vetrina, divisi per fasce d'età, sono all'ultima moda. Perché chi dona ha afferrato il concetto. Quello cioè di regalare indumenti e oggetti superflui o non più utilizzati come gesto di solidarietà nei confronti delle persone meno fortunate. Il centro di smistamento insomma non è un punto di raccolta per disfarsi di oggetti vecchi e sporchi. I regali che finiscono tra le mani dei piccini e dei ragazzini sono quelli che superano i test di controllo, proprio come nelle fabbriche di produzione. «È una bella e fattiva collaborazione con la cittadinanza - spiega la delegata comunale ai Servizi Sociali Tiziana Cirotto - un gesto semplice per vivere anche la responsabilità verso l'ambiente, recuperando e rimettendo in circolazione indumenti ed oggetti. Una condivisione di valori che con il progetto Demuci una manu dà dignità alle persone». Storie di ordinaria quotidianità, di persone umili, che donano rimanendo nell'anonimato. la struttura è all'entrata del paese, lontana da occhi indiscreti e chi riceve non conosce il nome dell'acquirente originale. Per ulteriori informazioni è possibile contattare il numero telefonico 0789740912.
WALKIRIA BALDINELLI

il pranzo della domenica

Dal Piemonte alla Sicilia, i sapori delle pietanze che completavano i pranzi delle feste o facevano da piatto unico.
Vedi le foto  
 L a distinzione tra carni bianche, rosse e nere nasce da un'antica credenza secondo la quale il cibo andava separato secondo il colore per favorire il buon sangue. La dieta veniva stabilita in base alle tonalità cromatiche degli umori del corpo che dovevano essere bilanciati da alimenti di colore opposto. Le carni bianche rientravano nel gruppo degli alimenti candidi e morbidi, come il latte, le uova e il riso, i più adatti - si credeva - per eliminare gli umori neri e ristabilire la salute. La dietetica moderna ha stabilito i valori nutritivi di ciascun alimento e se le carni bianche, più magre e digeribili delle altre, vanno senz'altro preferite, è bene non rinunciare ai minerali e alle proteine di quelle rosse (meglio i tagli magri, come cavallo e vitello).
L'ENCICLOPEDIA È dedicato ai Secondi di carne il volume della collana “La cucina italiana in Sardegna” che l'Unione Sarda propone a chi ama la buona tavola, a chi cerca ricette sfiziose e nuovi spunti. Domani, in edicola, la sesta uscita della collana che - in dieci volumi - accompagna il lettore in un vero e proprio giro d'Italia ai fornelli, alla scoperta della grande tradizione gastronomica nazionale che si nutre delle diversità e della varietà del gusto. Con la guida dello chef Luigi Pomata, i lettori potranno sperimentare le ricette delle diverse regioni utilizzando le materie prime prodotte in Sardegna. Ogni ricetta è poi corredata dalle fotografie di Adriano Mauri, dai trucchi e suggerimenti dello chef, dalla scheda per l'abbinamento dei vini.
La prima sezione del volume è dedicata ai piatti più rappresentativi di ciascun territorio, mentre la seconda parte - “Andar per regioni” - è un invito a tavola davanti a un menu completo. Domani si va in Umbria e nel Lazio, terre di sapori rustici e robusti.
PANCETTA E FAVE Il pranzo umbro comincia con un antipasto di crostini di tartufo alla spoletina e prosegue con un primo di tagliolini al tartufo nero di Norcia, due piatti in cui il tubero profumatissimo - protagonista della gastronomia di questa regione - viene esaltato al massimo. La braciola all'urbinate viene preparata con la polpa di manzo farcita con una frittatina di uova, latte e parmigiano ; un secondo che può essere accompagnato dalla scafata , contorno di favette fresche rosolate con le bietole e il sedano nell'olio e nella pancetta tagliata a dadini e poi stufate nel brodo. Si chiude con la nociata , un dolce natalizio di noci, scorze d'arancia e limoni.
La mozzarella in carrozza apre l'invito a pranzo nel Lazio. Una ricetta classica, ormai conosciuta in tutta Italia: pane in cassetta, mozzarella, uova e farina doppio zero per preparare dei bocconcini che vanno fritti nell'olio ben caldo (secondo tradizione, però, l'ideale è lo strutto). Un composto di semolino e latte, burro, tuorli d'uovo, parmigiano e noce moscata per preparare gli gnocchi alla romana , che il volume della enciclopedia de L'Unione Sarda presenta nella versione classica, più tradizionale.
COSTOLETTE PEPATE Serve meno di mezzora, invece, per portare in tavola un altro piatto della gastronomia laziale: l'abbacchio a scottadito , costolette che vanno salate, pepate e unte con un po' d'olio (anche qui, meglio lo strutto) e poi arrostite per una quindicina di minuti sulla griglia. Da sperimentare assolutamente i carciofi alla giudia - salati, pepati e fritti in abbondante olio bollente - un piatto che la cucina romana ha ereditato dalla tradizione del ghetto ebraico. Come dolce, i maritozzi , deliziose pagnottine che vengono preparate nel periodo di Quaresima.
CODA ALLA VACCINARA Nella prima parte del volume, tantissime ricette per i secondi di carne della tradizione gastronomica italiana, regione per regione. Con i consigli dello chef impareremo a cucinare la coda alla vaccinara , specialità laziale nata nel rione romano di Regola dove abitavano macellai e conciatori. La coda di manzo (che secondo una preparazione casalinga andrebbe prima lessata per ottenere anche un buon brodo), rosolata su un soffritto di pancetta, aglio e cipolla, viene bagnata col vino e poi cucinata per due ore, a fiamma bassa, umettata ogni tanto con il brodo bollente. Sempre con un taglio di manzo, si può preparare un gustoso spezzatino con patate ; mentre un filetto di bue è l'ideale per le scaloppine ai capperi : la carne, leggermente battuta col batticarne, condita con sale, pepe e un velo di noce moscata, viene infarinata e rosolata in padella con una noce di burro. Chi ama il gusto pieno della carne in umido può provare una specialità delle Marche, l'umido alla marchigiana , che va preparata con il sottonoce o la punta di petto del vitello: un piatto con i profumi del prosciutto, dei pomodori e della scorza di limone.
POLPETTE CON L'UVETTA Carne di maiale e polpa di vitello per un piatto della tradizione napoletana: le polpette rosse in agrodolce - fatte con la carne tritata, le uova, la mollica bagnata nel latte e ben strizzata, il pane grattugiato, i pinoli e l'uvetta - vengono fritte e poi adagiate in una casseruola con la salsa di pomodoro, a fiamma dolce per un quarto d'ora. Chi ama il pollo può sperimentare il pollo alla Marengo , specialità della tradizione gastronomica piemontese, servito coi gamberi; ma anche il pollo alla diavola , specialità della Toscana, con abbondante peperoncino. In Puglia, il cosciotto di capretto viene cucinato al forno, su un letto di patate, con un trito di aglio e prezzemolo e un velo di pane grattugiato; e l'agnello è ottimo cucinato come spezzatino con patate e olive profumato al timo. Dalla Valle d'Aosta arriva la ricetta delle bistecche di vitello con la fontina, mentre gli involtini con il prosciutto crudo e i carciofi sono tipici della tradizione siciliana. Non mancano i grandi classici della gastronomia italiana, dalla gallina ripiena (proposta secondo la tradizione più antica) al polpettone con macinato di vitello e parmigiano; dall' arrosto di maiale con le prugne , al rotolo con macinato misto e le uova sode.
PIERA SERUSI

la primavera e la sua bellezza

  dall'unione sarda  del  1\4\2011
Cronaca Regionale

Erbe di campo, miracolo di primaveraDagli asparagi alla cicoria, esplosione di primizie tutte naturali

Venerdì 01 aprile 2011
DAL NOSTRO INVIATO
LELLO CARAVANO ( caravano@unionesarda.it )

La raccolta della cicoria era una festa. Le donne si recavano in campagna con i figli più piccoli. Si cantava, si parlava, si raccontavano storie. I bambini giocavano, le mamme raccoglievano la cicoria con un coltellino, usavano una sola mano, con l'altra tenevano le cocche del grembiule dove veniva depositata l'erba di stagione (Da un racconto sulcitano).

ARBUS C'è un grande prato verde, un orto spontaneo e sterminato che si estende da un capo all'altro dell'Isola. Un mondo di prelibatezze selvatiche e saporite, un universo di borragine, malva, cicoria, asparagi, crescioni, cardi, timo, tarassaco, erba cipollina, aglio, bietole, finocchietti e ravanelli selvatici. Primizie vere, naturali, biologiche (con qualche avvertenza per l'uso), povere e belle. Una gioia per gli occhi e per i palati, condimento per piatti semplici ma irresistibili: zuppe, minestrine, frittate, risotti, carni.
STAGIONE ECCEZIONALE Erbe di campo: da raccogliere, rigogliose grazie a una stagione di pioggia come da tempo non si vedeva. Crescono in terreni ancora gonfi di acqua, riscaldate dal sole primaverile, pronte per finire in padella (l'importante è cuocerle subito, guai a farle deperire e scolorire: sarebbe un vero delitto). Gusti e aromi che si fondono, amaro, dolce, ancora amaro, poi il dolce per chiudere. Un'esplosione di verde a portata di mano. Ma quante tonnellate di asparagi sta regalando questa piovosa e soleggiata primavera sarda? Ce ne sono ovunque, in pianura, in collina, sui monti, lungo le coste. Una produzione smisurata, largamente superiore alla domanda che pure è sempre forte: su sparau piace da matti. Si fanno follie (soprattutto all'inizio della stagione, visti i prezzi) per il re delle campagne che ama vivere ai margini, ai confini di un terreno coltivato, di un oliveto, di una strada, addossato a un muretto a secco. Basta vedere le schiere di appassionati che battono le campagne da fine gennaio. Molti per rivenderlo nei mercati (soprattutto cagliaritani, tra i box di San Benedetto ne entrano ogni settimana da mille a duemila chili), altri per cederli a intermediari che li spediscono direttamente nella Penisola. Altri solo per provare il gusto della raccolta, forse l'ancestrale soddisfazione di procurarsi il cibo da sé.
non riusendoad  usare  i l cattura immagini di Xp  e  non usando il mio pc  dove c'è  installato Ubuntu ,   riporto anzichè la  foto  singola l'intera pagina


Dalla Trexenta alla Marmilla, dal Sarrabus al Sarcidano, dall'Ogliastra alla Gallura, c'è un universo di primizie. Che esplode sulle colline dell'Arburese che guardano il mare, da Scivu a Piscinas fino a Porto Palma, nella Costa Verde delle lunghe spiagge e delle vecchie miniere. «Nel territorio di Arbus c'è una grande ricchezza di erbe spontanee, figlia della mancanza di agricoltura e allevamento intensivi. Qui l'ambiente si caratterizza per una biodiversità naturale ricca di specie endemiche, come l'astragalo, una piccola borracinacea e la ginestra arburensis», spiega Mauro Pusceddu, agrotecnico e apicoltore, profondo conoscitore delle erbe spontanee, sia quelle utilizzate in cucina sia quelle legate alle tradizioni popolari.
SA GICOIA Chi se ne intende dice che la stagione sarà ancora lunga. Per esempio, la cicoria. Sa Gicoia burda , sinonimo di semplicità, è la madre di tanti ortaggi diventati nobili: da un suo ceppo sono nate le scarole, le indivie, i radicchi. È la povera dei campi ma se raccolta nel periodo giusto, regala un gusto delicatissimo (grazie ai terreni umidi per le piogge, il dolce prevale sull'amaro). Spiega Pusceddu, che è un uomo di campagna (presta la sua opera professionale anche nella colonia penale-agricola di Is Arenas): «Quando va in fioritura, la cicoria ha una maggior quantità di tannino, risulta più amara e fibrosa. E molto spesso la confondiamo con il tarassaco, una piantina che ha lo stesso gusto. Si differenziano solo per i fiori: gialli il tarassaco, azzurri la cicoria. Stesso discorso vale per l'asparago, più è vecchio più è amaro».
FESTA A BORONEDDU E che dire del finocchietto selvatico, su fenugu ? Aroma inconfondibile, è ingrediente in una miriade di piatti della tradizione popolare, dalle zuppe all'agnello, alla favata. Giovane è più delicato e tenero. Un piccolo paese dell'Oristanese, Boroneddu, 200 abitanti, sul lago Omodeo, lo celebra - insieme con gli asparagi - da ben 24 anni. «Lo infiliamo dappertutto», osserva Bona Masala, presidente della Pro loco che organizza la sagra in programma domenica. Ci saranno asparagi e ovviamente su fenugu , rosolato con olio e gerda e poi spalmato sul pane fresa, la spianata.
S'ERBUZZU A GAVOI Erbe che danno sapore a piatti poveri, di una volta, diventati preziosi perché difficili da trovare e assaporare. Ma in tempi di pasti veloci e di forni a microonde, sono questi i sapori di cui si sente la mancanza e che spesso si ricercano sulle tavole dei ristoranti. Per fortuna, ristoratori meritevoli dedicano uno spazio sempre più importante nei menu alle erbe dei campi, da Nuxis a Siddi, da Villamar a Oliena, da Turri a Cuglieri fino a Gavoi, dove non manca mai s'erbuzzu , la zuppa a base di primizie spontanee. «L'abbiamo preparato proprio ieri - dicono Rossano e Paolo Soru della Osteria Borello - Quante erbe mettiamo nell'erbuzzu? Diciassette, quando ci sono».
I FIORI DELLA BORRAGINE Le erbe di stagione ci riportano in campagna. Sono una scusa per una passeggiata e magari per conoscere i segreti delle verdure che un tempo arricchivano i piatti dei nonni. Prendiamo la borragine. Bellissima da vedere, alcuni chef la usano come ripieno dei ravioli, ma la vera bontà sta nell'assaggiare quei meravigliosi fiori viola: un nettare, non a caso chiamati succiameli . O il carciofino selvatico (sa cuguzzua, buono sott'olio) o la salvia moscatella che aromatizza le bevande. Bisognerebbe saperne di più, conoscerle, aprire piccole università del sapere contadino in ogni paese e accompagnare turisti e appassionati per i campi. Nell'Arburese alcuni agriturismo e fattorie didattiche si stanno muovendo e propongono mostre, iniziative e assaggi. Sarebbe anche un modo per avvicinarsi alle tradizioni dei campi, quando le erbe si usavano, oltre che per nutrirsi, anche per curarsi e per risolvere problemi domestici o di lavoro. «Pensiamo a quando la pianta dell'asparago, raggomitolata, veniva usata all'imboccatura del tino per filtrare il mosto fiore delle uve bianche - racconta ancora Pusceddu - o al profumato elicriso, l'erba di santamaria, utilizzata come giaciglio per i capretti o anche per affumicare la cotenna dei maialetti».
Le verdure naturali ci raccontano di un tempo andato, oggi ci fanno riscoprire una cucina semplice, saporita, casereccia. Sapori antichi e perduti da tempo che ci appaiono nuovi. Frutti di stagione, uno-due mesi per coglierli e poi se ne vanno. Sono le erbe di campo, il miracolo di primavera.

l custode di tesori della terra

Salvatore Murtas e la sua “patata 'e moru”

Venerdì 01 aprile 2011

 
DAL NOSTRO INVIATO
CATERINA PINNA SCANO MONTIFERRO Custode di tesori. Ci vuole una vita lunga 83 anni e mille mestieri alle spalle per godersi il privilegio di vedere ogni primavera fiorire sa patata 'e moru o guardare i tralci carichi di grappoli di Pascale Nieddu e Biancu . Salvatore Murtas è un uomo speciale, ironico e a dispetto degli anni molto appassionato. Ha attraversato la sua vita, e lo fa ancora adesso, con la leggerezza di chi sa sempre trovare interesse nelle cose. 

Come in un immaginario cerchio che si chiude, Salvatore è tornato a fare ciò che faceva da ragazzino insieme a suo padre: coltivare la terra, la ricca e lussureggiante campagna del Montiferru. In mezzo ci sono gli anni del Venezuela, quelli trascorsi in Svizzera, il lavoro come estrattore di sughero nell'Isola, perfino un extra come tassista, al bisogno.
EDEN L'oggi è qui, in cima a un'altura, nel suo giardino-vigna-orto-frutteto, un piccolo Eden che si affaccia sulle dolcissime colline di Scano Montiferro. Qui, a sa matta 'e su erittu , Salvatore insieme al fratello Francesco di 85 anni, coltiva ancora sa patata 'e moru , un tubero scuro, non bello a vedersi, con un'incredibile pasta viola. È la patata tipica di questo paese ed è sconosciuta o quasi al resto della Sardegna, anche se c'è chi ha già sperimentato la pasta viola per farne dei gustosi gnocchi.
«Io invece me la ricordo fin da bambino», racconta Salvatore. «Allora andavo in campagna con mio padre e questa qualità di patata che non dà una gran resa, veniva seminata per delimitare le proprietà. Da noi, si è sempre mangiata, anche se il modo per cucinarla è sempre lo stesso, unico: arrosto». 

VENEZUELA Salvatore racconta nella cucina della sua casa di Scano Montiferro. L'ha costruita lui, pezzo dopo pezzo, sul terreno acquistato nel 1964 per 715 mila lire. «Era una bella somma. I soldi li avevo messi da parte durante gli anni trascorsi in Venezuela». Otto per essere precisi. Salvatore parte come tanti sardi a cercare un lavoro là, dove c'è. «In Sardegna non c'era nulla. Anzi c'era solo fame». Va a fare l'aiutante di macchine per la perforazione dei pozzi petroliferi. Lui, pastore-contadino impara presto, fino a diventare per la ditta che lo ha assunto un uomo di fiducia. «Guadagnavo bene - ricorda con soddisfazione - ero diventato un bravo operaio specializzato». Era la fine degli anni Cinquanta.
Salvatore Murtas corre veloce sulle onde dei ricordi. Caracas, l'isla de Margarita, Curacao, Maracaibo. Dettagli, commenti arguti, memorie divertenti. Una vita vissuta intensamente, come se ci fosse sempre un lato buono da scoprire. In Venezuela prende la patente, lavora sulle piattaforme nell'Oceano. «Quando smontavamo portavamo il pesce appena pescato in un trattoria dove lo arrostivano».
PATATA 'E MORU Forse Salvatore ha mangiato anche le patate a pasta viola della sua infanzia che ora coltiva in vecchiaia. Già, perché queste patate diventate rare, una cultivar unica che identifica con esattezza un territorio, sono arrivate in Sardegna almeno un secolo fa, al termine di un lungo viaggio cominciato proprio dall'America del Sud.
Tracce di ricordi preziosi che Salvatore Murtas cercherà di ricomporre quando torna definitivamente nella sua Scano, a casa, dopo altri anni da emigrante trascorsi nella Svizzera tedesca. «Allora lavoravo in una fonderia. Non mi piaceva tanto». Nel frattempo, in uno dei rientri a Scano Montiferro, una giovane donna, Maria, colpisce il suo cuore. Lui le scrive una lettera dalla Svizzera, parla di sé e la conquista. Si frequentano per un mese, l'anno seguente si sposano. Stanno insieme da oltre 40 anni.
E sono nonni felici. «Tutti i soldi che ho guadagnato li ho investiti nei quattro figli». È una delle regole di vita di Salvatore Murtas, un uomo semplice, ricchissimo di principi. Oggi il suo tempo è dedicato alla lavorazione del sughero, un hobby figlio del lavoro di estrattore della corteccia della quercia fatto al rientro dalla Svizzera. Ha trasformato il garage della sua casa in un laboratorio-bottega di souvenir.
VITIGNI Ogni mattina poi con il fratello Francesco va a sa matta 'e su erittu . Un bel sole ancora tenue illumina i filari e le margheritine già fiorite. «Questo è Pascale Nieddu e Pascale Biancu - dice indicando tralci ancora nudi - sono vitigni antichi, che nessuno più coltiva». Proprio come le patate 'e moru . «Moru perché sono scure, nere. Una volta le avevano tutti. Quando nel 1971 sono tornato per restare, ho chiesto a mia comare di darmene un pochettino . Così ho cominciato a seminarle di nuovo anch'io».
Un po' per nostalgia, un po' per amore Salvatore Murtas, si è ritrovato inconsapevole custode di un piccolo tesoro della tradizione alimentare sarda. Patata 'e moru , patata portata dai mori. «L'aggettivo demoru - spiega Alessandra Guigoni, etnoantropologa dell'Università di Cagliari, autrice di un libro sui vegetali americani in Sardegna - sta a indicare un prodotto importato nell'Isola. Erronaeamente si è creduto fossero stati gli arabi, i mori, a farlo, mentre certamente sono stati gli spagnoli che nelle lontane Americhe avevano stabilito le loro colonie. Tuberi come la patata 'e moru sono ancora diffuse e comuni in paesi come la Bolovia, il Perù, meno ma anche in Venezuela».
PASTA VIOLA La curiosità di questa patata così insolita per un gusto europeo è che sia riuscita ad arrivare a noi, dopo un'evidente selezione fatta nel tempo. Verosilmente la coltivazione di questa qualità doveva andare oltre i confini di Scano Montiferro, eppure oggi la si trova solo in questo bel paese, a due passi dalle sorgenti di Sant'Antioco e dal Parco degli Uccelli. C'è ancora un aspetto interessante: un alimento viola difficilmente incontrava il gusto delle persone. Destino toccato in sorte, per lungo tempo, anche alla melanzana (termine di origine araba ma nel linguaggio popolare era invece mela insana). Di certo la gente di Scano non si è fatta intimidire e ha scoperto che il sapore meritava. «Quando si è laureato il primo figlio- ricorda Salvatore - allo spuntino in suo onore, c'era anche una gran teglia di patata 'e moru arrosto». In campagna l'aria è frizzante. «Bisogna aspettare il momento giusto per la semina». Salvatore attenderà che i segni della primavera siano più robusti. Solo allora preparerà la terra per un nuovo raccolto di patata'e moru..

una lettera anonima potrebbe risolvere il caso di yara Gambiraso

Lo so che odio  anche se  certe  volte , vedere  post  precedenti  , ho  saputo fare eccezioni  e capire  il perchè dell'anonimatoe ono firmatao  e delle classiche lettere  che non vengono  (  c'è la  richiesta )   firmate    Ebbene  questo  è il caso  . A  volte  possono essere  preziose  ed utili .Speriamo visto che oggi  è  il  1 aprile   giornata  di scherzi   non  sia uno scherzo

1:13 01 APR 2011
(AGI) - Bergamo, 1 apr. - Il 26 novembre scorso, a meno di un'ora dalla scomparsa di Yara Gambirasio, tre ragazzi si trovavano in mezzo al campo di Chignolo d'Isola dove, tre mesi dopo, sarebbe stato ritrovato il cadavere della ragazzina tre mesi dopo. Lo sostiene un uomo che ha scritto una letra anonima all'Eco di Bergamo che e' stata esaminata dalla squadra mobile. Nella missiva sostiene di essere un commesso viaggiatore e di abitare a circa una quarantina di chilometri da Chignolo. La sera della scomparsa di Yara - dice - si era appartato con una prostituta di colore, incontrata e fatta salire sulla sua auto a circa 500 metri dal campo. Per questo non ha voluto firmare la lettera. "Visto poi come trattano i testimoni - scrive - il mio racconto distruggerebbe una vita di sacrifici, nonostante cio' che faccio ogni tanto nel tempo libero, ho famiglia e ci tengo". Arrivato con la donna ai margini del prato, l'uomo dice di avere illuminato coi fari dell'auto due scooter parcheggiati di traverso. "Non mi sembrano scooter grandi, da patente, anche se non me ne intendo di moto, ma scooterini da ragazzi - dice -. Non ricordo il colore, penso fossero neri, al massimo blu scuro o grigio scuro. C'era un casco a terra e uno sulla sella". "Con i fari, per pochi secondi - prosegue -, ho fatto luce nel campo dove ho visto, anzi abbiamo visto, delle figure che si allontanavano o meglio si addentravano nel campo. Sembravano litigare, o forse scherzavano, e avevano fretta. Ho solo due certezze: che erano tre e che erano le 19 in punto del 26 novembre". Per evitare testimoni la prostituta (di cui viene fornito anche il nome) lo invita a cambiare posto. Soltanto il 26 febbraio, giorno del ritrovamento di Yara, l'uomo ripensa a quella sera. Anche se se scrive la lettera solo dopo circa un mese. "Volevo e dovevo scrivere o parlare dal giorno del ritrovamento - dice -. Ho riconosciuto subito in tv il posto, anche se l'avevo visto al buio, ma per conferma con punti di riferimento come il capannone e la discoteca ci sono tornato di giorno e vi assicuro che quel 26 novembre ero li': esattamente li' e i miei fari facevano luce su quelle persone che andavano in quella direzione. Spero lo prendano, non importa l'eta': deve pagare.
  Ho un figlio di 15 anni e non esiterei a fargli fare l'esame del Dna, se non vivesse a 40 chilometri".

la burocrazia uccide più delle armi

Esiste fra le varie  entità che  governano  ( e  ci oppimono ) le nostre  esistenze ,sia  come utenti  sia  chi ci lavora , una che lo è  oltre  ogni logica razionale  con le  sue  richieste molto spesso inutili ed ottuse
assillanti  e ripetitive , le sue lentezze , stranezze  , cambiamenti continui , errori ,  richieste  doppie  . Essa  si chiama o  almeno l'hanno chiamato burocrazia . Un termine con cui  << si intende l'organizzazione di persone e risorse destinate alla realizzazione di un fine collettivo secondo criteri di razionalità, imparzialità, impersonalità. Il termine, definito in maniera sistematica da Max Weber indica il "potere degli uffici" (dal francese bureau): un potere (o, più correttamente, una forma di esercizio del potere) che si struttura intorno a regole impersonali ed astratte, procedimenti, ruoli definiti una volta per tutti e immodificabili dall'individuo che ricopre temporaneamente una funzione. L'etimologia ibrida del termine, dal francese bureaukrátos ("potere") ne rivela l'origine tarda e la derivazione di chiara matrice francofona >>(.... continua  qui )-
Ora Leggendo  la  storia di  Dylan dog  contenuta in Almanacco  della paura  2011 ( foto  sotto almcentro da  me  scattata  di una pagina  )


 mi  è ritornato  alla  mente  gli incubi che  faccio  ogni  volta  che devo andare  in qualche ufficio o per  lavoro o  per   studio  m'immagino  schiere  d'impiegati curvi  sui tavoli come  gli  schiavi-rematori delle antiche navi galere  , sotto  la  sferza  di crudeli capo ufficio  Pronti , chi non ricorda  il mitico ragioniere Fantozzi




pronti ( ovviamente  non tutti )  a prostrarsi  pur di soddisfare le  velleità del capo .la situazione  purtroppo non è solo comica . Pensate  a cose succede quotidianamente  impiegati  frustrati e sottopagati su cui noi tutti ( sottoscritto compreso ) riversano , molto spesso a torto perché in mezzo  a tanti ci sono anche  i tipi umani  e cortesi   , maledizioni   ed improperi se una  cosa  va male o non funziona .In quanto  in questi ambienti vige le la legge non scritta della scrivania  molto più feroce  di quella  della giungla  dove inseguendo il miraggio  della carriera  o del  posto  fisso  contratto a tempo  determinato , ci sì accoltella  alle spalle  gli uni  con gli altri ….. . IL  compito  del  loro “ sporco lavoro  “  sarebbe  quello di non commettere errori e  di non angustiare -- con le  loro pignolerie,le loro lentezze,poca voglia di lavorare e  scaricare il lavoro  ad  altri,rifiutarsi  di sacrificarsi facendo per  una volta  cose  non loro ,facendo errori che non si dovrebbero fare e non correggerli ma preferendoli lasciare e  seppellirli \ nasconderli , ecc. . ---   il povero utente .
Pensate a Sam Lowry ( interpretato da Jonathan Price ) di Brazil 1985 di Terry Gilliam  Il film è ambientato in un futuro in cui la burocrazia ha preso il sopravvento in ogni attività dell'uomo e combinata al cinismo spietato dei potenti uccide i pochi che ancora riescono a sogna (  qui  ulteriori dettagli ) o a Severance - tagli al personale  diretto da Cristopher Smith  dove   i protagonisti oltre  a perdere  il lavoro perdono anche la testa (  qui ulteriori news )       e …. L’elenco potrebbe  continuare ma preferisco  fermarmi qui ,  a voi decidere  se continuare  con  altri  titoli . Concludo suggerendo la lettura  dellla  già  citata   “ la  convocazione “ Dylan Dog ( foto  soopra  destra ) in almanacco della paura  2011 

Che riassume  quanto detto nel post d’oggi . 
Alla prossima   bella gente

30.3.11

L'alieno


...e di nuovo arriva il buio, lo sgomento, il tedio di giornate sfatte, ceree, anguste. Giornate irrisolte, così pesantemente vuote, in cui ci si sente inani, come un orologio sbilenco.

Giornate in cui constati che non può migliorar nulla. Giornate disgustate, dove ti lasci travolgere dall'ubbia. Perché ingiustizia e prepotenza ti assediano oltre ogni tollerabilità.

Poi ti càpita di sfogliare un giornale e d'incrociare lo sguardo di lui: un musetto rincagnato, una curiosità inespressiva d'uccello, spumeggiato dai primordi della terra. E d'incerte acque.

Nato su una zattera della disperazione, tra Italia e Africa, tra Eritrea ed Etiopia, fuggite a loro volta dalla Libia dilaniata e dilaniante verso gli ospiti neri. L'hanno chiamato Yeabsera, dono di Dio. Internazionale, di tutti, come di tutti è il dolore, ma anche la gioia. Ci spiazza, quel bambino, perché davanti ai suoi occhi si crea un immediato vuoto; non lo spleen, ma un calore sospeso, un fiato, un silenzio d'ovatta.

E sappiamo tutto. Non viviamo in tiepide case. Intorno querimonie, lagnanze, dolore e, ancora, voci naturali di giustizia. Su cui menti rapaci sono pronte a speculare. Ma un bambino è sempre un miracolo imprevisto. Un atto contro natura (Ungaretti) nel momento in cui pretende, prim'ancora del pensiero, il suo diritto al mondo. Al resto, attorno, per un istante almeno, non vogliamo pensare. Lasciateci ancora di fronte a quel fiat. A quell'"io sono" così disarmante e severo nella sua totale, sgombra innocenza.

Morning has broken di Cat Stevens (Youssef Islam)





29.3.11

dopo l'ennesimo due di picche ho deciso smetto di cercare l'amore se viene viene se non viene pazienza

Perché tante persone si sentono sole? Perché è in loro stesse, è nella loro mente e nel loro cuore che hanno creato quella solitudine.
In realtà non si è mai soli. Lamentarsi di essere soli significa dichiarare che si manca di amore; ma si manca di amore perché non si ama.
Quanti uomini e donne si accontentano di sognare l’amore! Attendono il principe o la principessa delle Mille e Una Notte, ed è per questo che si sentono soli: perché aspettano l’amore, e non lo cercano in loro stessi. L’amore che aspettate non verrà mai.
L’amore, non lo dovete mai aspettare: è dentro di voi. Lasciatelo uscire, lasciate che si manifesti e che s’irradi: è il solo modo per incontrarlo veramente.

Omraam Mikhaël Aïvanhov

martedì, 29 marzo 2011 Addesso è la francia che ci rimanda a ventimiglia i tusini la repubblica biorghese che offende le sue tradizioni di libertè fraternitè legalitè





Addesso è la  francia   che  ci rimanda  a  ventimiglia i tusini  la  repubblica biorghese   che  offende le  sue tradizioni  di libertè  fraternitè legalitè




Era prevedibile, alla faccia dei miei  che mi dicono  che ho troppa fantasia , che saremo arrivati alla caccia  all’uomo . Gli abitanti di lampedusa e dintorni  stanno passando dalla  ragione  al  torto  , e lo stato che  fa  ? pensa  alla legge sulla giustizia pur  di rimanere attaccato alla poltrona ed evitare che il  suo leader( e nelle maglie della legge anche loro ) processati  . i cavilli e i garbugli già creati non bastano  più ? . Ora lancio una provocazione , chi se ne  frega  se  gli amici e gli utenti di una determinata formazione culturale e politica\politika mi scambieranno per  voltagabbana o banderuola ., e  quelli dell’altra  come la pecorella smarrita o  il  figlio prodigo che  torna  a casa . La provocazione  è  questa in attesa  che il governo italiano si decida  a fare un testo unico sull’immigrazione e sul diritto d’asilo  piu’ umano .
Fare accordi  non abbandonato con la Tunisia per bloccare il traffico ma con le altre nazioni della Ue perché se ne prendano  loro anche  un po’ visto che molti  scappano dicendo  di voler  andare in Francia  dove hanno  parenti 
Snellire la procedura troppo farraginosa e ingarbugliata per ottenere l’irregolare a regolare


28.3.11

MUSICA

 


mi chiedono perché violo il copy right guardando e scaricando  dalla rete film o cd appena usciti .Ecco la risposta . Perché la musica dev’essere libera  non in mano  alle major  e allo stato  . Se fosse a poco prezzo  ed la legislazione sui diritti d’autore non farraginosa come dimostra  questa  inchiesta  di report va poco a gli autori il resto va  ad  ingrassare  lo stato e le major  . Infatti un mio amico  era  nel comitato della festa patronale di qualche anno fa è volevano portare  alex britti e bennato ma  volevano  60 mila € ,  hanno ripiegato su Marco Masini e il suo gruppo di 3\4 elementi che ne  ha chiesto 20 mila € . Chiacchierando con loro ha detto che la maggior parte se ne va  in tasse, Siae  ( che sono esagerate )  e commercialista e prendono  a testa   si e no  1000 \1200 € . E poi , cosi rispondo anche a chi mi chiede perché cito continuamente  canzoni  e uso “ colonne sonore  “ , la musica non importa il genere purché abbia una melodia e un ritmo   cioè non sia  solo  rumore  come lo sono ( ovviamente è soggettivo ma questa è l’esperienza  che  mi  sono fatto ascoltandola . Infatti è  questione di  gusti ma soprattutto  dipende dal tipo d’educazione musicale  e all’ascolto ricevuta o scuola ed in famiglia . Oltre  che  dall’ascolto senza essere prevenuti o con pregiudizi ed giudizi aprioristici ) certe musiche  della discoteca : << a  quei tempi la musica era cosi brutta  che bisognava  drogarsi o  ubriacarsi (  corsivo mio  )  per poterla sopportare .per  ballare  s’intendeva  agitare il proprio centro nervoso finché a  cervello non arrivava una sensazione di felicità  di cui all’esterno non si vedeva traccia   (…) >> ( introduzione  a la  discoteca  di Sabrina Guzzanti  da REPERT R(a)IOT colonna sonora ).La musica  qualcosa d’intoccabile ,che  dev’essere libera  e per tutti  non solo per pochi  per chi può permetterselo e che nessuno  dovrebbe  né incatenare né rubare ( con plagi più o meno diretti o facendo pagare  per  poterla fruire prezzi troppo alti  ) . Una forza invisibile  capace d’unire  e di creare  storie  come  questa  storia di Pippo - reporter  in  il pianista suonato  
 una  Foto da me scattata  con la digitale  e  tratta da Topolino  n °2887  più precisamente  I-2887-2 (  testi di Teresa Radice- disegni di Stefano Turconi ) 

e unire  \ legare  fra loro storie  che  aprioristicamente  ed a prima lettura sembrano  lontane    e  banali  come  gli articoli che trovo nel web e che  riporto qui  sui  due  blog  Di farci vedere  con le nostre orecchie  e di viaggiare  con la mente  cioè  sognare  e e fantasticare
Di resistere e trovare pace ( infatti m’addormento con la radio accesa ) , tranquillità \  calma (  nella maggior parte dei casi ).









Un antico rimedio  fato di  ritmo e melodia , spontaneità  infatti  e con questo video concludo





a presto Gente

L’AQUILA E LA BAMBINA CIECA

da  Claudia Pasquariello 18 dicembre alle ore 15:10 · Il vento sussurrava tra i pini della montagna, portando con sé gli echi di un mondo ...