12.4.11

5 maggio giornata mondiale contro la pedofiliaToghe, tonache e grembiuli Viaggio nella cyberpedofilia


unione  sarda del Martedì 12 aprile 2011

M arco Scarpati, 51 anni, di Reggio Emilia, avvocato, docente di Tutela internazionale dei diritti dei minori all'università di Parma. Al processo contro Marco Dessì, l'ex sacerdote di Villamassargia condannato a 7 anni per pedofilia, ha rappresentato la parte civile: le vittime e le onlus Solidando, di Cagliari, e Rock no War, di Modena. Scarpati ha fondato Ecpat Italia (End child prostitution pornography ad trafficking) associazione internazionale per la lotta contro lo sfruttamento sessuale dei minori.
Avvocato, come nasce il suo impegno? «In maniera strana, 20 anni fa. Mi occupavo già di cooperazione riguardo all'infanzia, quando, un giorno in Thailandia, mi hanno offerto dei bambini per una notte».
Esiste un identikit del pedofilo-tipo? «Intorno ai 30 anni, con soldi da spendere, conosce le lingue. Una persona media, che somiglia a certi nostri vicini di casa. A differenza del pedofilo classico, che giungeva all'atto sessuale in età matura, il pedofilo moderno ci arriva molto presto, intorno ai 20 anni. Questo crea una minore angoscia, un minor travaglio e una minore identificazione nella vittima».
Oggi, rispetto al passato, si parla di più di pedofilia: sono aumentati i casi o c'è più attenzione? «C'è sicuramente più attenzione, ma sono anche aumentati i casi. Internet ha facilitato la ricerca di prede».
Il web ha quindi un ruolo rilevante... «Negli ultimi 15 anni ha modificato l'approccio delle persone alle tematiche della sessualità. Quando noi eravamo bambini, c'erano alcuni coetanei che ci dicevano certe cose, la fantasia faceva tutto il resto. Oggi la fantasia non c'è più, i ragazzini hanno Internet che in pochi minuti spiega tutto. Omettendo però l'aspetto dei sentimenti legati al rapporto sessuale. Internet sta stravolgendo i costumi dei ragazzi creando un ruolo molto complicato per gli adulti del futuro».
Il turismo sessuale è un fenomeno organizzato o individuale? «Oggi è individuale. Questo tipo di turista ha sempre meno necessità delle agenzie di viaggio. Ha bisogno di “prodotti particolari” ma non può dirlo a troppe persone. In Internet riesce a organizzare tutto: perfino prenotare in un video-catalogo i bambini, selezionarli e decidere in quale giorno averli in camera».
Le agenzie sono sempre all'oscuro di tutto? «Molte agenzie e tour operatori hanno firmato il codice di condotta che riguarda questo settore. Gli agenti di viaggio sono padri di famiglia che non amano certi clienti. Proprio loro ci segnalano traffici strani, alberghi particolari o turisti che vanno sempre in certe zone. E sempre da soli».
Le prede più ambite? «I nove decimi dei pedofili sono eterosessuali che cercano bambine. E ognuno ha gusti particolari. La maggior parte non incrudelisce sul corpo dei piccoli. Se ne innamorano, li seducono. Il problema è che fanno loro del male. Perché i bambini non hanno bisogno di quel tipo di rapporto affettivo».
Ha affrontato il problema pedofilia nella Chiesa? «Il campione di pedofili è circa di venti volte più alto nel mondo della Chiesa cattolica, ma anche in quello musulmano e induista. Dove cioè le religioni non permettono una sessualità dei sacerdoti».
È giusto accusare Papa Ratzinger di aver coperto i pedofili? «Questo Papa ci ha dato sempre una corposa mano. Non solo. Spesso la giustizia cattolica è giunta prima dello Stato. Come nella vicenda di Marco Dessì. Credo che il Papa precedente, molto più impegnato sul piano politico, sia stato un po' distratto sul problema».
Pedofilia negli asili: c'è il pericolo di psicosi? «In generale sono guardingo. A quella età la testimonianza è complicatissima. E nella esperienza generale il numero dei pedofili che hanno rapporti con bambini al di sotto degli 8-9 anni è basso. Infine, le donne pedofile sono pochissime. Pensare che si concentrino tutte negli asili mi lascia perplesso».
LUCIO SALIS
 M arco Scarpati, 51 anni, di Reggio Emilia, avvocato, docente di Tutela internazionale dei diritti dei minori all'università di Parma. Al processo contro Marco Dessì, l'ex sacerdote di Villamassargia condannato a 7 anni per pedofilia, ha rappresentato la parte civile: le vittime e le onlus Solidando, di Cagliari, e Rock no War, di Modena. Scarpati ha fondato Ecpat Italia (End child prostitution pornography ad trafficking) associazione internazionale per la lotta contro lo sfruttamento sessuale dei minori.
Avvocato, come nasce il suo impegno? «In maniera strana, 20 anni fa. Mi occupavo già di cooperazione riguardo all'infanzia, quando, un giorno in Thailandia, mi hanno offerto dei bambini per una notte».
Esiste un identikit del pedofilo-tipo? «Intorno ai 30 anni, con soldi da spendere, conosce le lingue. Una persona media, che somiglia a certi nostri vicini di casa. A differenza del pedofilo classico, che giungeva all'atto sessuale in età matura, il pedofilo moderno ci arriva molto presto, intorno ai 20 anni. Questo crea una minore angoscia, un minor travaglio e una minore identificazione nella vittima».
Oggi, rispetto al passato, si parla di più di pedofilia: sono aumentati i casi o c'è più attenzione? «C'è sicuramente più attenzione, ma sono anche aumentati i casi. Internet ha facilitato la ricerca di prede».
Il web ha quindi un ruolo rilevante... «Negli ultimi 15 anni ha modificato l'approccio delle persone alle tematiche della sessualità. Quando noi eravamo bambini, c'erano alcuni coetanei che ci dicevano certe cose, la fantasia faceva tutto il resto. Oggi la fantasia non c'è più, i ragazzini hanno Internet che in pochi minuti spiega tutto. Omettendo però l'aspetto dei sentimenti legati al rapporto sessuale. Internet sta stravolgendo i costumi dei ragazzi creando un ruolo molto complicato per gli adulti del futuro».
Il turismo sessuale è un fenomeno organizzato o individuale? «Oggi è individuale. Questo tipo di turista ha sempre meno necessità delle agenzie di viaggio. Ha bisogno di “prodotti particolari” ma non può dirlo a troppe persone. In Internet riesce a organizzare tutto: perfino prenotare in un video-catalogo i bambini, selezionarli e decidere in quale giorno averli in camera».
Le agenzie sono sempre all'oscuro di tutto? «Molte agenzie e tour operatori hanno firmato il codice di condotta che riguarda questo settore. Gli agenti di viaggio sono padri di famiglia che non amano certi clienti. Proprio loro ci segnalano traffici strani, alberghi particolari o turisti che vanno sempre in certe zone. E sempre da soli».
Le prede più ambite? «I nove decimi dei pedofili sono eterosessuali che cercano bambine. E ognuno ha gusti particolari. La maggior parte non incrudelisce sul corpo dei piccoli. Se ne innamorano, li seducono. Il problema è che fanno loro del male. Perché i bambini non hanno bisogno di quel tipo di rapporto affettivo».
Ha affrontato il problema pedofilia nella Chiesa? «Il campione di pedofili è circa di venti volte più alto nel mondo della Chiesa cattolica, ma anche in quello musulmano e induista. Dove cioè le religioni non permettono una sessualità dei sacerdoti».
È giusto accusare Papa Ratzinger di aver coperto i pedofili? «Questo Papa ci ha dato sempre una corposa mano. Non solo. Spesso la giustizia cattolica è giunta prima dello Stato. Come nella vicenda di Marco Dessì. Credo che il Papa precedente, molto più impegnato sul piano politico, sia stato un po' distratto sul problema».
Pedofilia negli asili: c'è il pericolo di psicosi? «In generale sono guardingo. A quella età la testimonianza è complicatissima. E nella esperienza generale il numero dei pedofili che hanno rapporti con bambini al di sotto degli 8-9 anni è basso. Infine, le donne pedofile sono pochissime. Pensare che si concentrino tutte negli asili mi lascia perplesso».
LUCIO SALIS

'intervento di un orfano del Nicaragua al convegno cagliaritano di Solidando

La vittima di don Dessì: lo chiamavo babbo

Martedì 12 aprile 2011
“Non si può tacere” era il titolo di un convegno sugli abusi sessuali sui minori organizzato, sabato scorso, dalla onlus Solidando, a Cagliari. A rompere la cortina di silenzio, dietro la quale si nascondono i colpevoli di questi reati, è stato Juan Carlos Rostran Guido, 29 anni, di Chinandega, Nicaragua. Da ragazzino, è stato una delle vittime di Marco Dessì, l'ex sacerdote di Villamassargia condannato a 7 anni di carcere (e ridotto allo stato laicale da Papa Ratzinger) per le violenze compiute sugli orfani dell'Hogar del nino. Oggi, il giovane vive a Cagliari, perché dopo la testimonianza in tribunale, in Nicaragua non sarebbe al sicuro. Nel silenzio assoluto di una sala gremita, ha raccontato il suo calvario. L'ingresso in istituto a 7 anni, le sofferenze di bambino abbandonato, le violenze di un educatore. Poi la delusione più grande, proprio dal sacerdote, «lo chiamavo babbo», al quale si era rivolto per avere aiuto. Le molestie, la vergogna, «non riuscivo più a guardarlo in faccia», il disorientamento. Sino all'incontro col volontario Gianluca, che lo ha convinto a raccontare tutto a un giudice. «Da allora, mi sono accorto che parlarne è la mia terapia».
Gianluca Calabrese, presidente di Solidando, è un dentista cagliaritano che ha lavorato nella missione di Marco Dessì fin da studente. Senza rendersi conto di nulla: «Quando ho scoperto certe cose, una parte di me è morta. Consideravo don Marco un santo». Subito ha sentito l'imperativo di fare chiarezza. Con tanti dubbi: «Chi crederà a dei ragazzi e a un volontario?». Poi un intero anno di indagini «con le prove di episodi raccapriccianti» e l'inevitabile timore di misurarsi con un personaggio potente in Nicaragua e il Italia. Presto si rese conto che anche quando ci si batte «per far trionfare il bene» si paga un prezzo: «Ho perso degli amici». Alla fine, la soddisfazione di vedere trionfare la giustizia. Al convegno hanno partecipato anche Maria Cristina Deplano (Solidando), Marco Scarpati (avvocato), Anna Cau (pm al Tribunale dei minori), Luciana Fancello (psicologa), Mario Giovanni Carta (docente di Psichiatria) e Gianluigi Ferrero (garante per l'infanzia in Provincia). Ha coordinato Carmina Conte.
L. S.
 

gli operai ed i precari sono soli ma non hanno la compagnia dei media cara marcegaglia

 La signora Marcegaglia dice che le imprese si sentono “sole e abbandonate” dalla politica. Cosa possiamo dire noi, piccoli uomini che lavorano o hanno lavorato nelle fabbriche che lei rappresenta, se non sentirci da sempre soli e male accompagnati? La signora dovrebbe ammettere che la fortuna sua e dei suoi imprenditori non è dovuta alle sue lamentele ma alle nostre lacrime, che non cessano neppure quando viviamo della lauta pensione che ci è stata assegnata dalla Politica!

Infatti  leggo  su metro  
La legge 183 introduce una serie di paletti e cavilli legali che renderà la vita dei lavoratori atipici durissima. Sarà quasi impossibile impugnare in tribunale il proprio contratto di lavoro
Chi ha avuto esperienze professionali precarie sa bene che avere buoni rapporti con i propri principali è fondamentale. Mi rinnoveranno il contratto? Me lo prolungheranno? Mi assumeranno a tempo indeterminato? Prima, poi o mai? Sono alcune delle domande che affliggono quotidianamente il lavoratore atipico. Adesso, però, chi si trova nel limbo temporale tra un contratto scaduto e uno che forse arriverà – co.co.pro, di collaborazione, o tempo determinato – è davanti a un bivio. Entra oggi in vigore la legge 183 del 2010, più nota come “Collegato lavoro”.
COM’ERA. La vecchia normativa garantiva anni di tempo a chi intendeva fare causa al suo ex-datore di lavoro (il caso più classico, per i precari, è quello in cui si viene utilizzati come “collaboratori” anche se si fa un lavoro da dipendenti a tutti gli effetti). Con il Collegato lavoro, l’arco di tempo entro il quale si può impugnare il proprio contratto diventa di 60 giorni: o ci si muove per tempo, o dopo non si può più rivendicare nessun diritto (era una disposizione già prevista per i contratti a tempo determinato ora allargate anche agli altri contratti).
CHI PUO’ FARE CAUSA. Per tutti i rapporti di lavoro terminati prima del novembre 2010 (oggi), quindi, si potrà fare causa entro il 23 gennaio. Per i contratti che scadranno in futuro, si avranno sempre e comunque solo 60 giorni di tempo, e poco importa se, magari, si aspetta un nuovo contratto proprio dal datore di lavoro che si vuole portare in tribunale.
RICATTO CERTIFICATO. “La Legge 183 chiude il cerchio perverso che si era aperto nel 1997 con il Paccheto Treu”. Ne è convinto Massimo Laratro, uno degli avocati del lavoro del pool legale di San Precario, il collettivo che da più di 10 anni si occupa di diritti e precarietà. “Treu aveva introdotto le prime forme di lavoro flessibile e interinale nel 1997; Marco Biagi, con la Legge 30 del 2003 aveva codificato la precarietà con una serie di forme contrattuali atipiche; oggi, con il collegato lavoro, il legislatore va a colpire i precari anche sul piano processuale. Il ricatto cui era sottoposto il lavoratore atipico prima era implicito, oggi è certificato”.
Secondo gli avvocati di San Precario, la nuova legge rende quasi impossibile per i lavoratori fare causa alle aziende quando le condizioni contrattuali sono ritenute non corrette. E’ un vero rosario – di cavilli, eccezioni, tempistica, sproporzione delle forze in campo – quello da sgranare per vedersi riconoscere i propri diritti.
I PERIODI DI NON LAVORO. “Oggi ero in tribunale per due cause di lavoro e, alla luce delle novità legislative, sono state entrambe rinviate”, dice Matteo Paulli, uno dei legali del pool. “Ci vogliono mesi, addirittura anni, per sapere se un contratto di lavoro è impugnabile”. E chiarisce: “I precari fra una collaborazione e l’altra possono avere dei periodi di non lavoro ben superiori a due mesi – continua Paulli – Un datore di lavoro può dire al suo dipendente che gli rinnova il contratto, lascia passare i famosi 60 giorni e al 61esimo non glie lo rinnova. A quel punto per il precario è finita, si trova cornuto e mazziato”.
CONTRATTISTI MULTIPLI. Non solo, c’è una trappola anche per i contrattisti “multipli”: “Se un lavoratore ha avuto con la stessa azienda un numero elevato di collaborazioni, ad esempio cinque contratti nell’ultimo anno, potrà impugnarli sempre che i famosi 60 giorni non siano trascorsi. E’ ovvio che quindi potrà impugnare solo l’ultimo. E avrà molte meno possibilità di vincere”, sottolinea Massimo Laratro. Insomma, è la parola del dipendente contro quella del principale. “Dato che durante l’udienza il datore di lavoro deve dimostrare la ‘temporaneità’ del rapporto di lavoro, se la causa riguarda un solo contratto di due mesi anziché cinque o sei collaborazioni, avrà la strada spianata”.
INSIDIE PRIMA DI FIRMARE. Le insidie non finiscono qua. Le altre due novità particolarmente indigeste ai legali di San Precario sono la “certificazione del rapporto di lavoro” e la “clausola del ricorso all’arbitrato” in caso di impugnazione. Presso le camere del lavoro verranno istituite delle “commissioni certificatrici” che avranno il compito di apporre il loro sigillo sulla validità di un determinato rapporto di lavoro. “Io ti assumo con un contratto a progetto, mi rivolgo alla commissione che timbra il contratto come legittimo e tu non potrai mai fare più causa contro di me – dice Laratro – Così facendo si certifica non solo il rapporto, ma anche la volontà del lavoratore che evidentemente non è nella condizione di rifiutare perché magari sta cercanado un’occupazione da mesi”.
ARBITRATO. L’arbitrato invece dà la possibilità al datore di lavoro di inserire nel contratto una clausola che dice che in caso di problemi il dipendente si rivolgerà a una commissione arbitrale invece che ai giudici. “Con questa norma si vuole azzerare il ricorso all’autorità giudiziaria” dicono gli avvocati.
INDENNITA’ PREGRESSA. Infine c’è la questione dell’indennità. Prima della Legge 183 se un lavoratore vinceva la causa contro il suo datore di lavoro, lui era obbligato a “riconoscergli il mancato guadagno”, e cioè a corrispondergli tutti gli stipendi in cui era rimasto a casa. Ora, nel caso l’azienda perdesse in tribunale sarà tenuta solo a versare un’indennità all’ex dipendente che andrà da un minimo di 2,5 a un massimo di 12 mensilità. “E se il processo va avanti per tre anni e il lavoratore in tutto il periodo rimane a casa?” Chiedono gli avvocati di San Precario.
LICENZIAMENTO ORALE. E ancora, l’ultima gabola. C’è il licenziamento “orale”. Per la legge il licenziamento deve essere comunicato in forma scritta: se comunicato oralmente, non è valido. Ma ora il termine dei 60 giorni varrà anche per i “licenziamenti orali”. Se un datore di lavoro sosterrà che il licenziamento c’è stato prima della data indicata dal lavoratore(e ben prima dei sessanta giorni a disposizione), basterà trovare dei testimoni compiacenti per bloccare il processo.
LA CGIL: ASSISTENZA’ STRAORDINARIA. La Cgil si è attivata in tutti i modi contro il collegato lavoro. Non solo è impegnata da settimana per distribuire materiale informativo, ha lanciato anche ai principali organi di informazione. Assicura, inoltre, che “tutti gli uffici legali della confederaizone, tutti gli sportelli immigrati, tutte le strutture di categoria della Camera del lavoro, saranno impegnate nei prossimi sessanta giorni in un’iniziativa di straordinaria consulenza e tutela”. Un impegno che i militanti dello sportello San Precario giudicano tardivo. “Il provvedimento è in Parlamento da due anni. Dov’era la Cgil in tutto questo periodo?”, chiede Massimo Laratro.
NESSUN DIRITTO. il colpo finale ai precari e alla loro dignità è ormai sferrato. Si parla da anni di “flexsecurity”, di garantire sostegno e stato sociale anche ai lavoratori precari. Alla fine, invece, si è chiuso il ciclo aperto da Treu: neanche i tribunali potranno garantire i diritti violati dei lavoratori atipici.


bestemmia si bestemia no [ Ibra e berlusconi ]

 
                                            
Io che  intendo  la  religione  in senso laico e spirituale e non dogmatico  ( il famoso oppio dei popoli ) e mail sopporto le bestemmie  , specie quele  dette gratuitamente , in particolare da chi usa la religione o la spiritualità ipocritamente per scopi personali e di potere , ma  tollerò chi lo dice per scarsa cultura ( vedere post  precedente  ) la  bestemmia  del povero la  chiamava \ definiva  padre Ernesto Balducci ( -- foto a desta --  6 agosto 1922 – Cesena, 25 aprile 1992), concordo  quanto dice  su metronews.it  del 12\4\2011 Michele Fusco .
Come diceva per la bestemmia, monsignor Fisichella, tutto va contestualizzato. Per cui, se Maroni dice che ce ne possiamo andare dall’Europa e Berlusconi che i magistrati sono il cancro del Paese, beh allora ti viene subito voglia di abbracciare quel gran bravo ragazzo di Ibra, secondo cui il timido “vaff…, pezzo di m…, bast…” rivolto al guardalinee, in realtà era solo un’imprecazione contro se stesso.

11.4.11

Al pascolo «L'alfabeto? Non so cosa sia» Le guerre di un uomo che non sa leggere e scrivere

dopo aver  letto questa storia  , e  a pochi passi dalla laurea mi vengono in mente  delle  elucubrazioni mentali  del tipo  a che servela laurea  ? ma poi mi dico  ripetendo questo verso di Guccini  << (...) mia madre non aveva poi sbagliato a dir che un laureato conta più d' un cantante: (....mia madre non aveva poi sbagliato a dir che un laureato conta più d' un cantante (....  continua  qui ).
 
dall'unione sarda del 10 aprile 2011
  di GIORGIO PISANO Qualcuno di buon cuore gli darà conto di questa intervista. E lui ascolterà, come ha fatto mille e mille altre volte: Orfeo Cireddu (  foto  a sinistra non sa leggere. E nemmeno scrivere. Non ne fa una tragedia per il semplice motivo che «in paese non ero affatto l'unico». A Las Plassas, trecento anime in tutto, ce n'erano perfino più di quanti si chiamino oggi Orfeo: «Strano nome, vero? Non so perché me l'hanno messo. Eravamo in tre a chiamarci così. Siamo rimasti in due».
Mai aperto un libro, mai sfogliato un giornale «anche perché le cose che contano le ho imparate in famiglia». Dice tra l'altro che l'analfabetismo ha qualche ricaduta positiva: la memoria, per esempio. «Io mi ricordo tutto. Mi ricordo di aver visto Puskas in campo nel 1950, mi ricordo una storica Italia-Argentina che ci avevo portato anche mie figlie piccole. Potrei elencare le formazioni». Nelle ampissime panoramiche sul passato vede ancora molti dettagli della vita di ieri. Uno su tutti: «Sono andato servo a dieci anni».
Cosa vuol dire? «Vuol dire che mio padre, che lavorava in campagna, e mia madre, che andava a servizio, avevano deciso di mandarmi a guardare il bestiame di questi due fratelli».
Alla fine della giornata tornava a casa? «Mai. Però mi capitava di vedere mamma in strada. Babbo no, perché babbo faceva la transumanza a Siliqua».
Come si stava dai due fratelli? «Bene e così così. Eravamo io e un altro ragazzo servo. Con uno dei fratelli mangiavamo a tavola insieme alla sua famiglia. Con l'altro in una stanzetta a parte. Con uno ti passava la fame, con l'altro non tutta. Però una soddisfazione me la sono presa».
Quale? «La casa dove facevo il servo era questa. L'ho comprata quarant'anni fa perché io non ho fatto solo il servo. Anche il padrone».
E perfino il consigliere comunale. «Si poteva. Legislatura del 2004. Eletto con sei preferenze, praticamente i miei familiari».
Sessantaquattro anni, Orfeo Cireddu campa della pensione di reversibilità dell'amatissima moglie, Carmela. «Fanno 460 euro e devo essere onesto: ci vivo senza grandi problemi». Con lui - in un'abitazione che sembra sponsorizzata da un'azienda di alluminio anodizzato - non ci sono più le due figlie: una, ragioniera, lavora in Comune. L'altra, «diplomata maestra», è infermiera in Piemonte. «Sono contento, hanno sposato due bravi ragazzi che fanno i muratori».
Orfeo sarebbe solissimo se non fosse per il cagnolino che vive con lui. Cagnolino che non si chiama, nel senso che «non gli ho messo nome. Tanto, cosa se ne fa?». Astemio, non fumatore, ha allevato pecore da quando era bambino. «E anche con qualche risultato. Le vede quelle coppe sulla credenza? Vinte. A mostre, a sagre, a feste. Avrò venduto, chessò, cinquecento arieti in Toscana, in Umbria, nel Lazio. Non erano tempi di restare con le mani in mano. E io non restavo».
Non si poteva. I fratelli erano sei, lui il quarto: bisognava darsi da fare. «Adesso è tutta un'altra musica». Povertà da vendere all'ingrosso «ma era un mondo migliore. Lo so, lo so che non ci credete. Certe volte è diventato difficile capirsi. Faccio una domanda, per esempio: che gliene importa di uno che non sa scrivere e non sa leggere?, a chi interessa? Ah, perché ho fatto il consigliere comunale, ecco perché. Ma ho fatto anche molte altre cose. Sempre senza sapere leggere e scrivere».
Conosce qualche lettera dell'alfabeto? «No».
Firma con una croce? «No. So fare la mia firma. Mi sono allenato con le cambiali e non ho più dimenticato come si fa».
Quando è andato al pascolo la prima volta? «Avevo quattro anni. Babbo mi ha portato e io mi sono incantato davanti alle pecore».
Che erano più grandi di lei. «Allora sì. Da grande ne ho avuto anche trecento. Le riconoscevo una per una, mica guardavo il cartellino che avevano all'orecchio».
Anche perché non sapeva cosa c'era scritto. «I numeri li so, invece. Li ho dovuti imparare a forza, per sapere quando dovevano pagarmi il latte che portavo al caseificio. Carmela, mia moglie, che se n'è andata a 52 anni d'età lasciandomi solo, restava sbalordita perché io tenevo un libretto con tutte queste cifre».
Errori? «Mai. Quando sai poche cose sbagliare diventa più difficile».
Una scuola l'ha mai vista? «Vista e entrato, ci sono. Due mesi, poi me ne sono andato. Prima elementare. Mi ricordo la maestra, una signorina di Barumini: ci faceva mettere le mani dritte dritte e ferme sul banco e lei ce le pestava con un bacchetta durissima. È rimasta signorina. Io, a scuola, ci andavo per giocare, mica per finire picchiato».
Perciò se n'è andato. E i suoi? «Ho detto a babbo che volevo fare il pastore e lui ha accettato. Anche perché in questo modo era un altro di noi che lavorava».
Altri analfabeti in famiglia? «Mia sorella, la più grande. Ha 72 anni. Ma perché le interessa tanto la storia di un uomo che non ha studiato?»
Per capire come si è difeso. «Benissimo. L'unica cosa che mi manca è Carmela. Era... era, come si dice?, il mio braccio destro. Lei, tra l'altro, c'aveva anche la scuola: ha fatto la quinta. Quando aveva tredici anni è andata a servizio a Cagliari da quell'avvocato che ha il figlio scrittore. Avvocato Abate si chiamava».
Mai preso in giro? «Se è successo non me ne sono accorto. I miei compagni di scuola di allora oggi giocano a pinella con me al bar. Giochiamo anche in sei: punteggio a 1.150 o in quattro: allora a 1.350. Niente soldi, ci scommettiamo la birra. Sa giocare a pinella?»
Come se l'è cavata col Catechismo? «Ho fatto tutto che avevo sette anni. Il catechismo c'era ma non si studiava come succede adesso che devi prendere un libro e imparare e ti interrogano».
Fosse successo? «Mi sarei regolato come sempre. Ascolto gli altri e memorizzo. Con questo voglio dirle che non so leggere e scrivere ma non sono ignorante».
No? «Al pascolo avevo la radietta sopra il bidone della mungitura. E ascoltavo, ascoltavo. Mi è sempre rimasto tutto in testa. Dopo, molto dopo, è arrivata la televisione. E anche dalla televisione ho imparato».
Mai desiderato andare a scuola? «Sarei bugiardo se dico sì. A parte il fatto che non avevo tempo, non mi piaceva, non mi interessava».
Avrebbe potuto recuperare più tardi. «Guardi che io avevo un gregge da badare fino a pochi anni fa. E capi iscritti all'Albo genealogico. Vuol dire che erano di qualità. Della scuola non m'importava niente. E il tempo, se proprio lo dovevo trovare, me lo prendevo per andare a vedere le partite. Solo».
In che senso? «Non mi piace la gente che urla, gli striscioni, non mi piacciono quelli che vanno allo stadio per bisticciare. A me mi piace riflettere su quello che vedo. Ci vuole silenzio. Sono milanista».
È in grado di leggere qualche parola? «Neanche una e non ci ho nemmeno provato».
Scrivere, proprio nulla? «Solo la firma. Non ho neanche la patente. Ma la scuola, in questo caso, non c'entra: la patente te la davano anche da analfabeta».
Mai sfogliato un giornaletto? «Sapendo che potevo guardare soltanto le figure, non ne ho mai avuto la curiosità».
Sta dicendo che non ha mai visto un Tex, un Capitan Miki... «Esatto. Quello che mi doveva servire per vivere me lo hanno dato, senza passare in un'aula, i miei genitori. Le ho detto di quella volta che avevo 22 anni e sono tornato tardi a pranzo?»
No. «Ero al bar per una partitina dopo dodici-tredici ore di lavoro. Arriva mia sorellina: dice mamma che siamo a tavola, torna a casa. Ho aspettato di finire la partita».
Saltato il pasto? «Proprio. Avevano anche già sparecchiato e la chiave dell'armadio del pane la teneva mamma sotto il cuscino. Quindi non c'era più niente da fare. A mia madre non gliene importava nulla che fossi un uomo di 22 anni».

Orfeo Cireddu è bassottino, capelli grigi ben pettinati, pancetta che mette a durissima prova maglione e camicia. Non lo dice mai apertamente ma la sensazione è che viva il suo analfabetismo come un fatto privatissimo e comunque senza conseguenze nella vita di tutti i giorni. Tiene molto, forse per giustificare la fuga dalla scuola, a raccontare la storia della sua famiglia, i sei mesi trascorsi ogni anno a Siliqua durante la transumanza. Sei mesi senza rivedere la famiglia, solo in una capannuccia giorno e notte. Quando una delle due figlie voleva abbandonare la scuola a un passo dal diploma, l'ha folgorata: benissimo, da domani cerchiamo scale da lavare, così porti il pane a casa. «A nessuno è consentito di vivere senza lavorare». Il seguito di questa vicenda lo racconta con gli occhi lucidi: «Il giorno che m'ha portato il diploma a casa, mia figlia era felice. Quando le ho ricordato cosa stava per fare, è rimasta zitta, ma zitta zitta che non le usciva parola per giustificarsi».

Come passava i momenti morti in campagna? «Non ce n'erano di momenti morti. Per diciotto anni sono andato in transumanza a Siliqua».
Solo? «Spesso. Ma non avevo paura. In campagna non devi averne mai altrimenti non ci puoi vivere. E non è che Siliqua fosse sempre un posto raccomandabile».
Rischi? «Ce ne sono. Bisogna saperli evitare. Non sarà un caso se sono arrivato alla mia età senza aver preso neppure una denuncia. Anche coi delinquenti occorre avere un certo modo».
Cioè? «Ognuno al suo posto. Poi, è chiaro che l'uomo di campagna guarda ma non vede. È la regola».
Si è sentito a disagio in Consiglio comunale? «No, e perché?, sempre per quella storia di leggere e scrivere?»
Le avranno passato una mozione da firmare. «Più di una. Sapevo da prima di cosa si trattava. Oppure ascoltavo quello che dicevano gli altri».
Sta dicendo che non ha mai chiesto a un collega: per favore, puoi leggermela? «Proprio. È come quando andavo al cinema: sentivo il titolo ma non è che poi, quando salivano in quattordici su una Millecento per andare a Barumini, chiedevo di ripetermi un titolo che non avevo letto. Bello, il cinema. Mi ricordo Un dollaro bucato ».
Dunque in politica... «Quando sono stato eletto era la seconda volta che mi candidavo. E, a dire il vero, c'è stata anche una terza ma non abbiamo raggiunto il quorum: la maggioranza per l'elezione valida era 134 ma sono andati al seggio solo 127».
Le piace la politica? «Molto. Penso che ai tempi miei c'erano quelli che si chiamavano con disprezzo politicanti ma poi c'erano anche Berlinguer, Andreotti, Moro, Pajetta. Oggi è peggio: li comprano e li vendono come le pecore».
Peggio che essere analfabeti. «Direi. Nella mia vita mi sono sempre comportato da uomo onesto. Non c'era da divertirsi ma tutto aveva un senso. Carmela mi ha aiutato moltissimo. Io avevo ventisei anni quando ci siamo sposati, lei venti. Siamo stati una famiglia unita».
Ora ammazza il tempo giocando a carte. «Ora sì, ma per due anni ho fatto da baby sitter a due nipotini. Bellissimo vederli crescere. Uno, lo vede?, è nella fotografia a colori su quel muro... una meraviglia».
Una volta, una volta sola nella vita, è diventato rosso? «Per la solita storia, vuol dire? No. Non mi crederà ma se torno indietro rifaccio la vita che ho fatto meno i due mesi alle elementari con la signorina di Barumini».
pisano@unionesarda.it
 

10.4.11

A volte anche il caos può essere una risorsa I \ quando non sai cosa è vuol dire che è jazz


                                                    A volte  anche  il caos  può essere  una  risorsa  I    

Chi  lo ha  detto che nel casino  c'è solo  confusione  e disordine  . io nel  disordine   ho ritrovato alcune cose  che  vi  riprongo , ovviamente   non tutte  in una volta  per  non annoiarvi  ma  poco ala  volta  per  farvi assaporare , specie  a  chi ancora  non mi conosce  ,  qualcosa  di me   e del mio passato  .
Iniziamo da  qui da  una   lettera    di risposta  alla mia  domanda  elucubratoria  ( la  classica  sega mentale  ) del mio ex  compagno di viaggio  nonchè cofondatore  del  blog  Danilo Pilato ( quanto mi manchi  )

                             Cosa è la vita?


Ciao Beppe!!! Mi accingo a rispondere a una domanda tutt’altro che semplice che mi hai fatto: cosa è per me la vita?? Non è facile da spiegare… Hai mai letto “Il cammino di Santiago” di Paulo Coelho? Se no, ti consiglio di leggerlo con attenzione e partecipazione; io l’ho letto da poco, e ti confesso che ha un po’ cambiato la mia visione della vita: se dunque nella mia spiegazione non risulto tanto chiara, è perché non ho ancora interiorizzato e assunto una posizione precisa dopo avere letto una visione della vita tanto differente dalla mia.
Per me la vita ha una dimensione in un certo senso “magica”: io trovo che ci siano forze esterne che in qualche modo influenzano la nostra vita quotidiana e le nostre scelte; queste forze esterne possono essere “dio” o sue manifestazioni, ma anche la forza interiore che ognuno di noi ha ma che solo qualcuno sa manifestare (a questo proposito, documentati su Gustavo Rol). Prima di analizzare il mondo esterno e per riuscire ad affrontarlo, secondo me bisogna analizzare con attenzione e curiosità il nostro vasto mondo interiore e le sue capacità, fornendosi così degli strumenti necessari per combattere rimanendo puri nelle proprie fondamenta. Coelho ipotizza che Dio abbia messo affianco a noi un angelo, che noi possiamo vedere riflesso nel cielo, nell’acqua, negli altri ogniqualvolta guardiamo il mondo con gli occhi del giusto: io sono sostanzialmente d’accordo con questa visione. Ma Coelho ipotizza anche che dentro ognuno di noi ci sia un’entità quasi diabolica, o meglio un “Messaggero” che se risvegliato (o meglio: se riconosciuto)può danneggiarci o aiutarci: sta solo alla nostra sensibilità e capacità costringerlo a fare il nostro bene. Non ho ancora la maturità necessaria per capire la veridicità di questa teoria, ma la cosa mi affascina molto!! Non pensare che io sia spiritista: ritengo però altamente probabile che l’uomo abbia seppellite nella profondità del proprio essere potenzialità enormi che, se giustamente sviluppate, possono sostenerlo nel “Buon Combattimento”, come Coelho lo chiama. Il Buon Combattimento è quello che tutti, ogni giorno, dobbiamo affrontare: piccole e grandi scelte, strenue lotte per mantenere vivi i nostri sogni e la nostra integrità, e cocenti delusioni da cui nonostante tutto non dobbiamo lasciarci sviare. E credo che in fondo la partita della Vita sia proprio questo: essere capaci di sognare anche tra le lacrime delle sferzate che gli altri ti infliggono, avere la forza di non rinunciare mai ai propri sogni anche se sembrano impossibili, arrivare a tarda età e scoprirsi ancora la sensibilità che solo i bambini sanno avere. E’ difficile combattere il Buon Combattimento, perché spesso i nostri peggiori nemici siamo proprio noi stessi; ma solo così possiamo vincere la morte: vivendo la vita e non sprecandola dietro a fini sbagliati.
  Ricollegandomi a  quanto dicevo sul  caos  ho trovato mettendo ordine  fra  i miei cd  , dv  , e  dvd\cd  di becaup   un cd di mp3  creato da mio padre  o mio fratello  con su scritto jazz , ma  in realtà  c'erano anche in numero ridotti pezzi blues  e  d'altri generi  musicali . Ed ecco anche dal titolo  quanto sia valida  la "definizione "  del jazz  espressa  in un famoso film vedete sotto la scena in quetione 



niente di più giusto ed  appropriato

Ecco il mio ( o almeno uno d'essi ) senso della vita


Anche nelle  piccole cose  sia  conosciute   come   quelle  citate  e rielaborate sia  nella musica  jazz d’autore  ignoto ( scaricata   , vedere prima di farmi la solita  domanda  ed  accusa  il  post  precedente , da  me  o da mio padre   \ mio fratello   chi sa’  quando  e  da  dove  )     in sottofondo  proveniente  da un cd  nel mio stereo  si può trovare un punto  di riferimento .
Con la prima citazione  intendo rispondere   ai  miei genitori  specie  a mia madre ,  o  i mie amici \ che  che si mettono a  ridere quando vedendo la mia camera  vendono sulle scrivania porta penne pieni di matite




e nella mia libreria piena di oltre i librri , enciclopedie , fumetti  ,  cd  e  dvd ,sassi  e conchiglie  trovati  \ presi  portati  ,  oggettti ed  s  di riviste  e fumetti ,  ecc )oggettini vari  (  gagedts  editi  da  fumetti  eo riviste  , da  uova  di psqua , ecc  )

Nelle cose  si depositano idee , creazioni industriali e ,anche se  sempre più  rare ,artiginali, affetti e simboli  di cui  a volte non comprendiamo il senso  .Più siamo  in grado  di  recuperarlo e   e  d'integrarlo nel  nostro orizzonte mentale ed  emotivo  ,più il mondo s'allarga e  acquista profondità. la  filosofia e l'arte  c'ina  ddicano la vita .  domande  provocatorie  come  quella  che faccevo  alle medie  ai prof  di matematica  o  di musica :<< cos sarebbe  il mondo senza  la maatematicam ., cosa sarebbe il mondo senza  la musica  >> vengono meno .

da , eccetto  i corsivi  che  sono miei , La  vita delle cose  di Remo Bodei  .( qui approfondimenti )

--------

La seconda viene da www.paroledivita.org ed 2011

E vedendo un fico sulla strada ,gli si accostò ma  vi trovo  altro che  foglie :, e gli disse << mai più nasca frutto da te ,in eterno . >> E subito la pianta si secco' . ( Matteo 21:19 )

Ora il fico produce  i primi frutti in primavera, prima delle foglie ,sui imrami cresciuti  l'anno precedente  i  cosidetti ficucci .IL primo  raccolto di frutti maturi  avvienen a  giugno e , nei luoghi favoreli anche prima  .Se l'albero  non porta  ficucci quando appaiono le foglie  , con molta  probabilità , non vi saranno  fichi  . La stessa , se ci pensiamo bene  si può dire anche di certe persone ,le foglie rappresenano le nostre parole ., i frutti le nostre opere .

--------
 L'ultima senza  commento \  rielaborazione   in quanto  rappresenta  il mio camminare  e  mio lottare per  costruire la mia opera  d'arte   viene dal film ( non svelo dove , in quale  punto  per non rovinarne  la  visione anche  se è uscito  6 mesi  fa  ), Noi credevamo  bellissimo film (  qui maggiori dettagli e   sotto il promo  )
 


troppo lungo in effetti , ma utile da far studiare nelle scuole  in quanto non retorico  ma  fiero ed indigesto  come  certi periodi della nostra storia nazionale  che  ancora  sono ferite aperte  e  qualche  stupido  revisionista rovate sotto il promo  
lo rimette indiscussione per  potare  acqua  al  suo mulino ormai anacronistico  del separatismo spacciandolo per  federalismo ed autonomia  .
Quando  anche le vostre speranze  fossero state deluse  non sette  volte  ma  settanta volte sette non rinnegate mai la speranza  . Quando  un tentativo si è fatto  e non è riuscito  bisogna  guardarsi  attorno e guardarsi   dentro per  riflettere attentamente  e   scoprire   e confessarsi gli errori commessi e vedere  dove  vengono  e cercare  le vie  che  potrebbero ripararli . Poi rincominciare  da capo .E una terza  e una  quarta  volta  finché  non ci  si riesca  .La nostra è  una guerra  che si combatte  segretamente  d'anni e  da  secoli 

Con le mani in pasta (e nelle patate) Pillu e culurgionis ollu 'e seu, il lavoro rinasce dalle ricette ritrovate

Unione Sarda Venerdì 08 aprile 2011
DAL NOSTRO INVIATO
LELLO CARAVANO

SADALI Su pillu ha il sapore di un lavoro perso dopo sedici anni e di uno inventato pescando nella tradizione. Donida Serpi 




ha recuperato il pane dei pastori, lo ha leggermente trasformato (meglio: assottigliato) e perfino aromatizzato: al rosmarino, al timo, all'origano, all'elicriso, al mirto, agli agrumi. Una piccola rivoluzione. Sfoglie fragranti che convivono con quelle tradizionali, a base di semola e lievito madre. Un pane per ogni piatto, per ogni gusto. Per dire: al sapore di sesamo piace ai giovani, l'elicriso rende il pane piccante. «Quello che va di più? Al timo e al rosmarino. Ma anche al mirto, ideale per accompagnare il maialetto». Donida ha fatto rinascere su pillu, una specie di pistoccu figlio della tradizione soprattutto tra Sadali e Seulo. L'ha reso più sottile («Non è necessario bagnarlo per consumarlo»), ma per il resto non ha cambiato niente, soprattutto non ha modificato gli ingredienti: farine di grano duro biologico, acqua, sale, patate e su framentu , il lievito naturale. Ha acquistato un forno, moderno, ma rigorosamente a legna. Giusto un anno fa ha messo in piedi la sua bottega artigianale. L'ha chiamata “Antichi gesti”, nel depliant ci ha messo la foto delle mani belle e rugose di nonna Zelinda («Spero che mi porti fortuna») ed è partita.
IL LAVORO SVANITO Era una vita che Donida andava su e giù tra Sadali, Seulo, Villanovatulo, Esterzili, Ussassai, Seui - paesi di confine tra province, terre di tacchi, laghi, trenini e fiumi - a portare giornali e riviste con la sua auto (Sì, ero una padroncina»). Poi il lavoro è svanito. Lei non ce l'ha fatta a restare senza far niente. «Ho sempre lavorato, fatto tanti sacrifici quando i figli erano piccoli. Ho pensato: e ora che cosa faccio, resto a casa? Non mi andava. Sapevo fare una cosa: impastare. Come hanno sempre fatto yaya (nonna) Zelinda e mamma Armida, specializzata in ravioli e culurgionis. Aveva un negozio di generi alimentari, poi con l'arrivo dell'euro si è spaventata e ha chiuso bottega».
UN NUOVO PRODOTTO Donida non si è spaventata, ha guardato avanti. Ha puntato sul pillu, la sfoglia della tradizione, convinta che poteva conquistare palati e clienti soprattutto nei ristoranti e nei negozi di Cagliari e dintorni. Tutto naturale, secondo la migliore tradizione delle artigiane attente a non sacrificare la qualità. Ha allargato gli orizzonti e inventato un prodotto nuovo: su pillu aromatizzato. «Utilizzo gli oli essenziali prodotti da “Fragus e saboris de Sardigna”, l'azienda di Salvatore Mura che lavora le erbe del nostro territorio. È stato lui a darmi l'idea». Il risultato è un prodotto eccellente. «Spesso è necessario sacrificare la notte, preparare su pillu è lungo e laborioso - spiega Donida Serpi - e dire che ero una dormigliona. Ma ora, dopo un anno, posso dire di essere soddisfatta».
LE DONNE CHE FANNO Poi è passata al pane di patate, altra specialità del paese dell'acqua e dei mulini, dove le donne si danno da fare, dall'artigianato all'agroalimentare al turismo, e dove da nove mesi in Comune siede un giovane sindaco, Romina Mura. «Si può dire che Sadali sia un paese-donna», dice Romina, senza offesa per i maschi. Il sindaco è a capo di una giunta con due assessori al femminile su quattro (la lista che si presentò alle elezioni era divisa esattamente tra uomini e donne). Nel paese della Barbagia di Seulo, diventato famoso per la sua ospitalità, le donne trainano due settori chiave: il commercio e il turismo. Tra hotel, agriturismo e B&B, da segnalare un accogliente albergo diffuso (Monte Granatico), due vecchie case recuperate con cura e passione. Si punta su un centro storico pulito e integro. E su una natura prodiga di gioielli: la cascata, le grotte di Is Janas, Su Stampu 'e su turrunu, i boschi attraversati dalla ferrovia del trenino verde. «L'obiettivo dell'amministrazione comunale è anche quello di recuperare tante case vuote per trasformarle in luoghi dove ospitare i turisti», aggiunge Romina Mura.
LA PASTA DELLE PATATE Il lavoro rinasce con le mani in pasta. Anche nella pasta delle patate. Che qui prendono la forma dei culurgionis, i celebri fagottini ripieni di patate, formaggio, aglio e menta, con la spighetta all'interno, da ricamare con pollice e indice. Donida Serpi ha inventato un'attività dopo aver perso un lavoro, Cristiana Loi ci ha puntato da subito, senza esitazioni. Ha acquistata una macchina per pastorizzare, così da garantire al prodotto una conservazione più lunga. «Da bambina più che spolverare e rifare i letti, preferivo stare in cucina. Mia madre Liliana mi ha fatto friggere le zeppole per la prima volta a dieci anni. Era la mia vocazione. Lavorare in cucina è diventato il mio lavoro da dodici anni, non lo lascerei per nessuna ragione al mondo».
OLLU 'E SEU Ha aperto “La Bottega barbaricina” in via Grazia Deledda, a venti metri da Antichi gesti, dopo aver appreso l'arte dei culurgionis dalla nonna paterna sadalese, Giulia, e dei dolci tipicamente sardi (con interessanti variazioni sul tema) da quella materna di Barumini, Rosina. Ma anche lei è andata a fondo nella tradizione barbaricina, riscoprendo una variante dei fagottini di patate, oggi difficile da trovare. Si chiamano culurgionis ollu 'e seu. Il segreto? Insaporire le patate schiacciate («provengono dagli orti di mia mamma o dei vicinati, e sono tutte biologiche») con il grasso - su seu, il sego della pecora - bianchissimo, sciolto a caldo. Pochissime gocce di seu, ovviamente, altrimenti il gusto risulterebbe troppo forte e sarebbero dolori (per il colesterolo). Il risultato? Un autentico piatto della tradizione. «È una particolarità nostra, tutta sadalese. Il sapore è quello di un culurgionis cotto nel brodo di pecora. Un'avvertenza: va servito caldissmo e condito soltanto con pecorino grattugiato».
A CAGLIARI E QUARTU Donida e Cristiana sono sbarcate, con altri artigiani del gusto sadalesi, a Cagliari nel dicembre scorso: stand alla Fiera dei produttori della provincia, accanto a maestre delle paste artigianali come Tonia Laconi di Orroli. Si sono fatte conoscere, in tanti hanno apprezzato pillu, focaccine di patate, culurgionis e dolci. Donida ha portato il suo eccellente pillu a Cagliari, lo vende in alcuni negozi specializzati in via Tuveri e via Giudice Chiano. «Un ristoratore di Quartu, attento alla qualità dei prodotti, lo ha apprezzato particolarmente. E così i suoi clienti». Cristiana preferisce vendere nel suo laboratorio e rifornire un giro di clienti privati. «Spesso mi contattano i negozi, i market. Ma mi chiedono un eccessivo ribasso di prezzo. Magari mettete meno formaggio , dicono. Non posso, sotto i culurgionis c'è la mia firma, ci tengo alla qualità».
Il lavoro si inventa, si salva anche così. Con le mani in pasta. E nelle patate.
caravano@unionesarda.it

8.4.11

il declino del copy right [ ecco perchè scarico dalla rete ]


Una società che pretende d’assicurare  a gli uomini la libertà,dee incominciare con il garantire loro l’esistenza
                                ( L.Blum )


Molti di voi mi chiedono come  mi scarico  film dalla rete   in particolare  quelli appena  nelle sale . In realtà , poco il  download  vado  al cinema (Tempio , olbia 45  km   e  a volte Sassari a 80km  ) li noleggio ed  a volte  se  ci sono degli extra  notevoli li compro in videoteca  o  nelle edicole  . Ora  essendo il mio paese piccolo ( circa  15\16 mila ) i  film belli ed importanti  arrivano tardi oppure  alcuni sono di nicchia   non arrivano nei cinem a se non in alcune rassegne ad olbia  o a Sassari  ricorro al download  anche  se in realtà ne  avrò visto  solo uno  o  due  di quelli uscite  nelle sale  ,in quanto considero  questo si  che  è un furto  . Quindi Scarico solo quelli usciti da mesi o d’anni o non più reperibili né nelle videoteche ( noleggio \  vendita  )  in vendita  in vendita ma  essa  con giornali o sfusi  nelle edicole .  Lo stesso discorso val   per la musica   stessa cosa per la musica . La risposta viene dall’ottimo articolo da me citato solo in  parte (  Il resto lo trovate  su cartaceo in edicola  essendo  ancora il sito internet  in fase  dall’allestimento)  di Arturo di Corinto  intitolato  appunto  il declino del copy right dal il mensile di Emergency di  Gino Strada http://www.emergency.it e\o  http://www.e-ilmensile.it .
In questi ultimi  20\5  anni  << l’impalcatura  a  difesa del diritto  d’autore non regge più >> tant’è vero  che  time  jazz (  vedere url e  foto  sotto ) 
 
di Berchidda  uno dei festival italiani  ed  internazionali più importanti  ha  dichiarato guerra  persa o quasi  a youtube  e face book , tanto  che  gli artisti  non dicono più di non mettere  i loro pezzi online  ma te ne concedono  uno \  due  . << I motivi  >> come dice l’articolo <<  sono diversi  le  tecnologie  che consentono  alle industrie  di trovare nuovi talenti  ( i social network ),l’ubiquità che permette   di una rete  che permette  di vendere  file  commerciali anche dove  non ci  sono negozi ,   digitalizzazione  che  riduce i costi di duplicazione e  di distribuzione . >> Tutti questi sono fattori che permettono  di scambiare   film e musica  in rete   aggirando nella maggior parte dei casi le leggi ormai inadeguate  e vetuste  del  diritti d’autore .
Ora  c’è un industria  in mano alle mafie  e  alla criminalità che sfrutta  gli extra comunitari ( e non ) per la vendita ambulante  .Criminalità illegale o quantomeno sul filo del rasoio che  s’approfitta  di chi : scarica da siti più o meno legali  visti gli altri prezzi ( salvo qualche  promozioni  o qualche artista  di nicchia  la maggior parte che accettano di venderlo a prezzi accettabili \ abbordabili ) ,lo scarso mercato di certe opere  musicali  o cinematografiche  , l’ottusità delle major a non ristampare ( salvo eccezioni  ) .,ma  anche  di chi attratto da tutto ciò che si può ottenere senza pagare  o chi per ideologia \ cultura vuole tutto subito e gratis comprese le ultime  novità .
La  risposta delle istituzioni è solo repressione e proibizionismo , sconfinando anche  loro  che dovrebbero dare l’esempio di legalità nell’illegalità  e nell’abuso  delle loro funzioni pur  di sostenere ed  aiutare  i  gruppi di pressioni  quelli che  oggi si  chiamano caste ( cambia  il termine ma non la  sostanza  ed  il concetto ) ma la  sostanza  non cambia  ). Infatti è il dell’Italia  che  : << (…) per  questo motivo con la delibera  del Agcom n°668 del 2010 >> sempre  secondo A. di Corinto <<  si  è pensato  di trovare una soluzione  al dilemma  chiudendo d’autorità  i siti web  segnalati per presunta violazione di copy right.>> Decisione che  sempre secondo l’articolo in questione  << disattende sia la costituzione sia il diritto  Comunitario   che  consentono interventi  del genere  solo dietro  disposizioni  della magistratura e con l’intervento del ministro dell’interno >> .Giustamente tal iniziativa liberticida ed illegale  ha  trovato l’opposizione di consumatori e di provider ( questa  posizione è,parere  personale, un po’ ambigua ed opportunistica  visto che :  per  alcuni utenti lanciato l’iniziativa  sitononraggiungibile.it  per denunciare  la logica e l’impianto di una proposta   troppo simile   alla legge proposta  dal congresso Americano del settembre  2010  su tale  argomento . << Forse  non ci  voleva Wikileaks >> come sostiene l’articolo citato in questo post  << per  dimostrare  che major  e  governo Statunitense brigano d tempo per influenzare il quadro regolatorio Europeo ed Italiano , basta fare due più due >> .
Come rimediare in << attesa  che l’industria individui >>  continua l’articolo << nuovi modelli di business  capaci di garantire  i  ritorni  necessari  a pagare il lavoro degli addetti (…) >> La risposta  è quanto semplice  e banale   le major e le 

grandi etichette à uscito potrebbero  visto che molti, sarebbero  disponibili  a pagare , in particolare  quelli  che ( sottoscritto compreso ) scaricano dalla rete  un film o  un cd o più oli o renderli a  gqualche mese  massimo uno  \  due  anni   onde  evitare di commettere  un furto totale  , potrebbero  rendere  online  o nei negozi disponibili vecchie opere ormai  fuori produzione o abbassare i prezzi., vendere o dare  a gratis  e  quindi  far  scaricare  legalmente  (  visto che molti  piace ad esempio solo una canzone  e poi  se  gli piace  l’intera  opera si comprano tutto il   cd   ) , se ovviamente  con accordi con gli autori , pezzi singoli   Ed inoltre  gli stati potrebbero : 1  )  rendere meno farraginose e con meno balzelli  le imposte  dei diritto d’autore (  vedere  la  puntata trasmissione  di rai tre Report IL SOTTOFONDO DELLA SIAE )  , l’iva  e   le spese di distribuzione  e promozione ., Gratis opere i  cui diritti  agli  autori  sono scaduti  ., oppure  licenze flessibili  come  quella di creative  commos . Cosi s'eviterò  pardie come queste  
o comea  vignetta ( in alto a  sinistra ) di staiano al limite  fra   cinismo e sarcasmo 
Con  questo  è   tutto

7.4.11

benvenuti al sud



Domenica a casa  di un mio amico , abbiamo visto  ( stavolta dvd  originale e non scaricata piratamente dalla rete )  l’edizione per la vendita cioè con gli extra  del film benvenuti al sud che mi hanno regalato per il mio compleanno
Esso è  come potete vedere dai promo il remarque \ fotocopia  del film Francese Giù al nord .
Film francese
Film italiano

All'ottimo successo di pubblico si associa anche un buon successo per quanto riguarda la critica, che in ogni caso risulta spaccata tra chi lo considera un film molto divertente, a tratti esilarante, che cerca di superare in chiave comica gli stereotipi esistenti in Italia fra settentrionali e meridionali e chi, invece, considera Benvenuti al Sud un film un po' troppo incentrato sullo stile cabarettistico, buonista o una rappresentazione troppo fedele del film francese di cui è il remake. Un plauso al film viene dal regista Sergio Staino che lo ha definito come il più grande film ( anche se io di politico nel film di Bisio non ci ho visto niente  , se non un a sfacettatura  culturale  ed antropologica , come quella  presente  nel film una bella giornata  di checco Zalone   i comuni \ stereotipi  tipici  degliabitanti del Nord  dnei confronti del Sud   esaltati dalla lega  ) dopo La corazzata Potemkin
Ottimo il cast ...Bello il film anche se forse perché ho visto l’originale un po’ fiacco in certe scene . ma  d’altronde  è meglio cosi altrimenti sarebbe stato  un plagio o una  copia  troppo esatta  dell’’originale .
Tutto sommato , gioioso e guardabile  per  passare qualche ora  in allegria   davanti ad  una tv (  eccetto per  chi ha  sky  o la parabola )  sempre più piatta  e monotona . E pensare  che  la rai  ha  un enorme  archivio perché se deve  dare repliche  ,  non propone  qualcosa  di diverso o anche  vecchio ignoto ai giovani  che d’anni non si danno più invece  delle solite o  programmi  spazzatura   fatti dai soliti trombati , riciclati,  raccomandati  e  lottizzati .
Una bella risposta agli stereotipi ( specie  quelli leghisti ) che  ancora hanno i cittadini del Nord  sul sud  fin dall’unità  d’Italia e  che oggi ( più che mai   )  vengono fatti propri anche da figli o nipoti  di chi  fea  quei mione  di persone  dal Sud -- anche  dalla mia sardegna  -- emigrò al Nord  dal 2  dopo guerra  fino a  gli anni '70  contribuendo alla rinascita   del paese  ( qui maggiori news  ) subendo sulla  propria pelle pregiudizi e razzismo  oltre i disagi  dovuti all'emigrazione 
Speriamo ora che  visto il grande su ccesso di questo film, è stato annunciato il sequel dal titolo Benvenuti al Nord. Sarà scritto da l bravissimo Luca Miniero e da Massimo Gaudioso e avrà come protagonista principale  bravo  e ottimo Alessandro Siani,che dovrà ripercorrere questa volta l'Autostrada del Sole al contrario, lasciare quindi il "calor oso" Sud per trasferirsi nel "gelido" Nord, dove troverà sicuramente ad attenderlo il settentrionale Claudio Bisio , non si tratti di un rifacimento di "Totò, Peppino e la malafammina" 1956 di Camillo Mastrocinque ( foto a  sinistra e qui maggIor  news )

6.4.11

non sono vegano ma .....

Musica di sottofondo
Notturno n 2 in mi bemolle maggiore opera 9 n 2 di Chopin


Come sempre appena accendo la connessione controllo le tre mie email e il mio facebook . Ed proprio nell'aprire la corrispondenza che ho trovato queste email utili a sostenere un dibattito sui mie post

da***,
titolo NON CAPISCO

Ti ho visto ieri che divoravi con piacere un kebab . E poi leggo sul tuo blog un predicozzo pro Vegan sul non mangiare carne . predichi bene ma razzoli male .
Un amica

Da *****


Predichi contro il fondamentalismo e poi diventi fondamentalista cioè Vegano ma che ti succede ? ti sei convertito sulla via di damasco o hai dato retta alla prima gallina che canta ?
Andrea [ nome di fantasia ]

Non sto passando al veganesimo\ vegetarianismo totale uno stile di vita troppo duro per me ,che soffro di colite ed aerofagia ed reflusso gastro esofageo e quindi non posso mangiare troppe verdure .E poi non riesco a dire di no , senza di colpa , quando te la fanno o in famiglia o se t’invitano Diciamo che sto cercando, ma non sempre ci riesco e all’amica della prima email replico cosi : è vero ho mangiato il kebab incuriosito dal piatto e in preda ad un attacco di fame nervosa \ compulsiva ,di mangiarne il meno possibile specie dopo aver visto video come quelli proposti precedente .Ma soprattutto dopo aver sentito la testimonianza della figlia di amici di famiglia che ha smesso di mangiare carne dopo che ha dovuto fare il tirocinio pre laurea in veterinaria in un mattatoio ..
Replico ora , alla seconda email .In tutti i movimenti politici \ politiki e culturali \ antropologici ( ed è questo il nostro caso ) ci sono dei fanatici e degli intolleranti che denigrano gli altri ( e il caso dei “carnivori”ed onnivori come i miei familiari che mi prendono in giro quando vado a pranzo d’amici vegetariani e vegani ) .Ma io non me la sento di generalizzare perché dalla mia esperienza fatta , ho scoperto che non sono tutti\e cosi fanatici ed intolleranti o almeno completamente .Concludo questo post risposta con un riferimento ad un film dozzinale e rozzo nella maggior parte della durata , come natale in India soprattutto al confronto fra i due ragazzi vegetariano figlio del carnivoro e del truffatore il primo , carnivoro figlio dell’avvocato vegetariano il secondo .
Vi sembrerà strano che consigli quella che io ( e quei pochi che non hanno mandato il cervello all’ammasso o in standby perenne ) definisco della spazzatura ma spesso essa è utile per spiegare alla massa certi concetti .Con questo è tutto a presto bella gente

Tigri romantiche, trapianti suini, bestemmiatori fatali, smemorati fedeli, babbi Natale atletici, docenti truffaldini e omicidi su Google

Il prof di Economia si laurea in Fisica sfruttando un errore e gli esami di un omonimo L’accademico dell’anno è il prof. Sergio Barile, doce...