10.5.24

Lascia il suo lavoro in una multinazionale e apre a Olbia la boutique del commercio sostenibile la storia di sonia ripamonti




Lo  so    sarà un giudizio parziale che  Leggendo l'articolo  sotto     riportato   sembra che la boutique venda prodotti sardi e che promuova artisti e artigiani sardi.
   Credo non abbia a che fare con il commercio equo e solidale  vero  e proprio  .  Ma  mette anche se  in maniera  quasi radical  chic     \  borghese     il motto pensare  globale agire  locale    .  E  non è un  economia  di  rapina    ma  promuove  i prodotti ed  artisti  locali   e si occupa di applivare la sostenibilita ambientale ed il km zero e locale.

N.B
 come  specificato  anche  su   fb  in   risposta  alla  diretta  interessata      ( qui  l'intera  discussione  )   nonostante   essa    continui ad  affermare il contrario nonostante  lo  abbia specificato  


Giuseppe Scano
Sonia Ripamonti ripeto era riferito all'attività non alla persona . in quanto non la cnosco personalmente
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Sonia Ripamonti
Giuseppe Scano l’attività rispecchia la mia persona ma ripeto nuovamente il concetto che forse non è nuovamente chiaro: lei come può sapere se non conosce? Da italiano medio ha giudicato senza sapere scrivendo cazzate. Discorso chiuso.




da https://www.galluraoggi.it/cronaca/  e  6\5\2024



Sonia Ripamonti, milanese di nascita ma isolana nel dna da parte di mamma siciliana, è una giovane imprenditrice trasferita a Olbia con una storia che colpisce dritto al cuore. Una combinazione di coraggio, determinazione e amore per l’arte e l’artigianato locale, che l’hanno portata a scegliere, come casa, la Sardegna.La sua storia parte da Milano. Un lavoro faticoso e logorante, che ha bisogno di continue pause per ricaricarsi. Per Sonia, la Sardegna, non era mai stata una destinazione turistica da prendere in considerazione. Nel suo immaginario, si trattava di un’isola la cui fotografia non era altro che che quello che si leggeva sui giornali di gossip d’estate.Dopo aver lasciato il suo impiego nel settore marketing di una multinazionale a Milano, con la sua Smart carica di bagagli, di determinazione ed energia da vendere, sbarca in Sardegna. La sua voglia di scoprire lo sport del kitesurfing la porta a San Teodoro, dove conosce il suo futuro datore di lavoro, che la porterà a organizzare, nel suo locale in spiaggia, eventi per più stagioni. Il mestiere lo conosce bene: a Milano, aveva combinato il suo lavoro diurno ad un’attività di PR nei locali della provincia.“Una delle esperienze più belle della mia vita – ricorda Sonia – un luogo meraviglioso che non ha nulla da invidiare ai Caraibi”. Negli anni a seguire ha sfruttato la sua esperienza e ha realizzato, proprio nel settore eventi, tante belle iniziative, con grande soddisfazione personale. “Se hai bisogno di un posto che ti riconcili con la vita, la Sardegna è la meta perfetta – ribadisce -. In questo luogo, le persone sono calorose, sorridenti, accoglienti“.Nel 2020 arriva la pandemia, e tutto si ferma. Inizialmente, lo sconforto pare avesse preso il sopravvento. “Cosa mi invento, ora”, pensa Sonia. Mette in ordine le idee e riparte con un progetto imprenditoriale focalizzato sulla sostenibilità ambientale.Nel 2019, con la sua agenzia Special Occasion Services, operativa ancora oggi, Sonia aveva organizzato il Green Christmas Market: “Educavo il cliente negli acquisti natalizi, scegliendo qualcosa creato con le mani di un artigiano, prodotti a chilometro 0, opere d’arte, oppure indirizzarlo nella scelta di un’azienda che mira al rispetto della natura“.Poi, con l’apertura di uno spazio temporaneo, a Olbia, inizia a coinvolgere artisti e artigiani locali che avevano voglia e interesse a mostrare il proprio lavoro. Parte il progetto e apre uno showroom commerciale The Green Life: “Vedevo troppo egoismo, troppo disinteresse verso il destino del pianeta, troppo consumismo e commercio di cose inutili, troppa produzione di sciocchezze o di articoli che fingono di far del bene. Senza etica. Decido di utilizzare gli eventi per fare qualcosa di buono, per lasciare un messaggio positivo, per educare e sensibilizzare. Per dare il mio contributo ad un mondo migliore”, ribadisce Sonia.L’obiettivo di Sonia è chiaro: dare valore a chi crea e sostenere le piccole realtà era la missione principale. Ma anche educare all’acquisto senza polemizzare sul prezzo di un articolo perché dietro c’è la vita, la passione e il lavoro di una persona. L’acquisto fa del bene al produttore, al pianeta e a chi lo riceve.Uno dei principali valori che emerge dalla storia di Sonia è la sua autenticità. Lei stessa vive e respira i principi che promuove attraverso il suo business, dimostrando che è possibile avere successo senza compromettere l’etica e l’impegno verso il bene comune. Attraverso il suo lavoro e le sue iniziative, Sonia promuove anche l’empowerment femminile, donando voce, spazio e visibilità alle talentuose donne artigiane e creative della Sardegna.Lo showroom The Green Life si trova nel cuore di Olbia, in via Cavour angolo Piazza Regina Margherita: un luogo dove potersi rifugiare nel bello, teatro di eventi sociali, laboratori e workshop dedicati, spazio per fare acquisti con il giusto spirito green.

eADV

Anche il sito internet è una vera oasi digitale: si possono acquistare prodotti per il benessere, abbigliamento, vintage, accessori moda e anche pezzi di arredamento. Tutto rigorosamente sardo. “Il mondo – scrive Sonia nella sua pagina – è anche tradizioni, mestieri, sapere, arte e cultura. Interpretiamo il futuro e difendiamo il patrimonio del passato. Mondo è anche tradizioni, mestieri, sapere, arte e cultura. Interpretiamo il futuro e difendiamo il patrimonio del passato. Il nostro mondo è anche tradizioni, mestieri, sapere, arte e cultura. Interpretiamo il futuro e difendiamo il patrimonio del passato. Il nostro mondo è anche tradizioni, mestieri, sapere, arte e cultura. Interpretiamo il futuro e difendiamo il patrimonio del passato”.

ostracizzazione del dissenso il caso di varoufakis per Gaza ., cancel culture o non cancel culture sulle : scritte, monumenti, nomi di vie, cittadinanza , ecc del fascismo

di  cosa  stiamo  parlando Yanis Varoufakis fa causa allo Stato tedesco (pressenza.com)

IL  primo  caso  si  può  riassumere oltre  che  per  l'url recedente      in  due  righe   oppure  da questo suo intervento



  Varoufakis ostracizzato  dal governo  di  Berlino  per  non farlo parlare  su Gaza   in una  università , fa  causa  alla  Germani . Eccole  le  famose  "  democrazie  liberali "


il  secondo      riguarda la  cancel   culture     in  questo  caso   la  storia  italiana  

https://www.larena.it   04 maggio 2024


Scritte del Ventennio sui caseggiati: Roverè non è l’unico caso
In Val d’Illasi due citazioni di Mussolini dedicate all’impero d’Africa. Nella Bassa un motto dal suo diario di guerra


Scritte del ventennio
Scritte murarie e motti di propaganda che riconducono al Ventennio fascista campeggiano anche su altri edifici del Veronese. Sono quelli che alcuni chiamano i muri del Duce.
Più di un esempio fa eco alla frase «Credere, obbedire, combattere» che si legge nella piazza di Roverè: esito di un recente restauro conservativo del caseggiato in via Dante Alighieri. Operazione che, tra l’approvazione e lo sdegno, ha fatto discutere. Nel Veronese si osservano varie testimonianze grafiche del Ventennio davanti alle quali passiamo magari distrattamente.
Quando ancora non esisteva la pubblicità, questi strumenti propagandistici erano virali in tutta Italia. Di slogan se ne vedevano dappertutto. Dovevano essere leggibili, catturare l’attenzione. Si trattava di imperativi che dai luoghi chiusi delle adunate erano usciti all’aperto, arrivando nei centri abitati a tappezzare i muri degli immobili più in vista sia pubblici, dal municipio alle scuole, sia privati.
Con il passare dei decenni, molte massime sono finite nell’oblio e non ne esiste un «inventario», conferma Federico Melotto, direttore dell’Istituto veronese per la storia della Resistenza. Altre sono ormai sbiadite, soffocate da tinteggiature, sbriciolate assieme agli intonaci. Altre sono sopravvissute a quasi un secolo di vicissitudini.
Le altre scritte
«La vittoria africana resta nella storia della patria integra e pura come i legionari caduti e superstiti la sognavano e la volevano». 
È l’estratto, suggellato dalla firma con la emme puntata, di un discorso pronunciato da Benito Mussolini, il 9 maggio 1936, dal balcone di Palazzo Venezia a Roma in occasione della proclamazione dell’Impero in Africa Orientale.
Questo estratto è visibile su un edificio all’incrocio tra via Marconi e via Decima di Colognola ai Colli. Nel medesimo comune e riferito allo stesso momento, all’incrocio tra via Cavour e via Santa Maria della Pieve, spicca la scritta: «Il popolo italiano ha creato col suo sangue l’Impero. Lo feconderà col suo lavoro e lo difenderà contro chiunque con le sue armi». Dalla Val d’Illasi a Cerea. Si nota su un muro di mattoni in via San Zeno l’esortazione «Vincerà chi vorrà vincere»: è tratta dal diario di guerra di Mussolini del 7 aprile 1916 e suggellata, pure qui, dalla una emme puntata.
Ora  viene  spontanea la  domanda   : Cancellare queste scritte?  «Sarebbe sbagliato», ha  riposto  sempre   dala stessa  fonte  citata    (  e  con cui  concordo   )    lo storico   Stefano Biguzzi. «Non ha senso rimuovere le tracce del passato», spiega, «che sono invece da recuperare e inquadrare in una cornice storica». Come è stato fatto con il Monumento alla Vittoria di Bolzano, ricorda: « Opera di Marcello Piacentini posta sotto tutela, che è stata mantenuta come è e completata da un museo sui totalitarismi del Novecento e sull’invadenza di un approccio oppressivo alle minoranze ».


Preservare un oggetto e trasformarlo in un monito «su quello che è stato e non bisogna ritornare a essere» con una contestualizzazione critica: questa la chiave di lettura da estendere alle testimonianze che riportano al Ventennio fascista. «Il passato c’è», rimarca Biguzzi, «tutto dipende da come lo si rielabora e incornicia». Sono tracce di storia che continuano a parlarci anche oggi, conclude: «Memoria storica da custodire e su cui continuare a meditare».  Per  l'onomastica  dipende   se  sono vie  nuove o  vie  vecchie  .  Le  vie  nuove     sono  contrario   anzi  ultra   contrario    perchè  la menoria     diventa  esaltazione   di abberanti ideologie  . Per le  vecchie    si possono  sempre  lasciare  ovviamente    scrivendo     un riferimento a chi  era   o  a  quela  battaglia  si  fa riferimento .  Per le  cittadinanze  applicare  la legge   delle  onorificenze  . cioè  decade    quando  uno  muore   .  Pewr gli edifici  restaurarli  e  destinarli  ad  altri  usi  . esempio  nella  mia  città   c'è  un  vecchia  caserma   fascista     ora  ristrutturato ed  usato  come sede  per  l'agenzia delle  entrate  . 


8.5.24

Presentazione tempiese di Patrick Chamoiseau

Presentazione  interessante  quella di Patrick Chamoiseau tenuta stasera 8 maggio al liceo dettori  di

di  tempio  pausania  dove  a differenza  di quella tenuta la mattina con le scuole è mancato il dibattito ed interazione tra il pubblico ed l'autore.
 E questo è  stata ,visto il calibro dell'autore considerato uno dei più grandi scrittori viventi, è stato vincitore nel 1992 del premio Goncourt per il romanzo 𝘛𝘦𝘹𝘢𝘤𝘰, pubblicato in Italia da Einaudi nella traduzione firmata da Sergio Atzeni , è stata un 'occasione mancata . Infatti Chamoiseau è un illustre portavoce di una visione del mondo basata sull’apertura e sul rispetto delle culture, così come sulla tutela dell’immaginario e dell’identità peculiare di ciascun popolo contro la minaccia sempre più incombente dell’omologazione veicolata dalla globalizzazione incontrollata. . Fulvio Accogli di bookolica ( uno degli organizzatori dell'evento ) , uno degli organizzatori avrebbe dovuto leggere prima i capitolo del libri in modo da far capire a gli " analfabeti di letteratura " di cosa si stava parlando . Infatti più di metà del publico se n'è andato a metà del dibattitoe sono rimasti in sala solo lì'assessora alla cultura , gli amici ed i parenti delle presentatrici e curatrici ed pochi coraggiosi sottoscritto compreso . Un vero peccato perché  per gli argomenti trattati le premesse per un ottimo dibattito  c'erano tutte  . Infatti una presentazione meno   salottiera  sarebbe stata piu efficace per  far giungere  al pubblico il messaggio profondo espresso dall'autore . troppo monopolizzata dallo scrittore sardo alberto capitta(il  secondo  da  destra  nella  foto  sotto al centro  )    che interagiva con l'autore  con spunti di notevole interesse.quindi mi chiedo polemicamente che si portano a fare  artsti  importanti se poi non li si fa intereagire con il pubblico ? Infati ragionando poi a freddo e chiaccherando a fine presentazione  con Sara Puggioni (  la  prima    a destra  una delle organizzatrici dell'evento  ) 


 ) 

 e dalla discussione sagace con un mio amico  che ha  commento  le mie  impressioni  sull'incontro rilasciate  su  facebook  

*****Giusè, non tutto il male viene per nuocere... vedila così, non avendo la possibilità di fare interventi magari ti sei evitato l'ennesima querela... 
😜





hai ragione  *****. Ma essendo un dibattito letterario e non ideologico /politico gli avrei fatto domande di tipo letterario tipo lei si sente più seme o radice . Ma credo che l'avrei evitata visto che rispondendo ad una domanda /dubbio del suo interlocutore (  alberto  capitta  )   brilantemente    tradotta ,  da quel poco  che  capisco   di lingue straniere ,    in francese    prima  e poi in italiano    da  parte di Valentina   Balatta  è come se avesse risposto alla mia  domanda  

Il coltellino svizzero in crisi di identità per colpa delle guerre. Victorinox si re-inventa: sarà senza lama ., Ragazzo muore di cancro: quindici minuti dopo la famiglia è oscurata da una nuova tragedia.

 Il conflitto in Ucraina ha chiuso il mercato russo. Ma a questo si aggiunge un problema generalizzato legato al rifiuto delle armi. Così guarda a versioni alternative, a cominciare da golf e ciclismo

LUGANO – Dopo giusto 140 anni di storia e di successi Victorinox, il marchio elvetico che produce il celebre coltellino rosso con la croce bianca, diventato uno degli emblemi della “svizzeritudine”, conosce delle difficoltà ma aguzza l’ingegno per


superarle. Come? Progettando un modello senza lama. Il che, di per sé, parrebbe una contraddizione, visto che, nel mondo, il coltellino è conosciuto come Swiss Army Knife.
In realtà i tecnici di Victorinox stanno pensando ad un oggetto che, in particolare, possa essere utilizzato dai ciclisti. Fatto sta che i problemi dell’azienda svizzera sono iniziati con il Covid e poi proseguiti con l’aggressione russa all’Ucraina.
“Siamo direttamente toccati dal conflitto tra questi due paesi”, ha dichiarato, al quotidiano Blick di Zurigo, dalla sede di Ibach nel Canton Svitto nel cuore della Svizzera alpina, il ceo di Victorinox, Carl Elsener. “La Russia- ha aggiunto -era un mercato molto importante per noi, ma dallo scoppio della guerra non vendiamo più un coltello in quel Paese”.
La perdita del mercato russo, va ricordato, concerne buona parte delle aziende europee, tanto che c’è chi guarda con scarsa simpatia quelle che, come il gigante agroalimentare Nestlè, svizzero come Victorinox, si sono sin qui rifiutate di abbandonarlo._
A sentire Elsener la lista dei problemi che rallentano la vendita di coltellini è, tuttavia, più lunga. “In alcuni mercati- ha ricordato -la lama è associata a un'immagine di arma”. E non a caso, se pensiamo che sul volo United Airlines 93, uno di quelli dirottati dai terroristi di Al Qaida l’11 settembre del 2001, sarebbe stato impiegato, dai pirati dell’aria, un coltellino svizzero. Con il risultato che la loro vendita, nei duty free degli aeroporti, venne proibita e Victorinox si ritrovò con una diminuzione improvvisa del 30% del proprio fatturato. “L’11 settembre- dichiarò a suo tempo Carl Elsener -ci ha dimostrato che non possiamo dipendere da un solo settore di attività”. Non a caso, con quel marchio, oggi troviamo altri prodotti, tra cui borse, zaini, valigie, profumi e orologi.Ora il problema si ripropone, dopo che in certi paesi, come nel caso del Regno Unito, possono circolare con un coltello solo coloro che riescono a dimostrare di averne bisogno per lavoro. Di qui l’idea del coltellino senza lama. “Già ne abbiamo realizzato uno appositamente per i giocatori di golf”, ricorda il Ceo di Victorinox. Anche se questo strumento dispone di lame, una delle quali serve a sistemare il green. Elsener spiega, poi, di avere in mente “un coltellino apposta per i ciclisti, ai quali non servono le lame”. Di più non si è sbottonato. Sul sito di Victorinox, si strizza comunque già l’occhio ai ciclisti, con la foto di un giovane che ripara la sua bici, aiutandosi con l’immancabile Swiss Army Knife.

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  fonte  Wamiz

Alloa, Scozia
 Stuart Hutchison aveva 25 anni, da 8 combatteva contro un tumore al cervello, che nonostante l’intervento e le chemio, si era diffuso alle ossa.Stuart aveva tre

cani: Nero, Nala e Amelia – cucciola di Nero e Nala – tutti Bulldog Francesi. Il rapporto tra lui e Nero però era speciale, erano sempre insieme e, durante la malattia, Nero è rimasto vicino al suo padrone.Stuart aveva sposato Danielle e vivevano insieme, prima che il giovane si trasferisse dalla madre, per l’ultimo mese. Voleva morire nella casa in cui era cresciuto.

Una triste coincidenza
La madre di Stuart, Fiona, ha raccontato che la mattina della morte del figlio, scoprirono che anche Nero si era ammalato:«Danielle era stata da noi con Stuart e si era svegliata accorgendosi che i suoi occhiali erano rotti. Suo padre disse che sarebbe andato a prenderne un altro paio presso casa sua e di Stuart, in modo da lasciarle trascorrere altro tempo col marito, che sapevamo sarebbe andato via da un momento all’altro.Quando arrivò lì si rese conto che il cane (che era rimasto nella casa di Stuart e Danielle, ndr) si era ammalato e lo portò dai veterinari d'emergenza: dissero che aveva avuto un problema alla spina dorsale, ma prima di questo non era mai stato male».
L'addio insieme
Stuart è morto verso le 13.15 dell'11 agosto 2019, afferma la madre. Dopo 15 minuti che il suo padrone si era spento, anche Nero decise di abbandonare questo mondo.Una storia che dimostra quanto l’amore di un cane riesca ad andare anche oltre la vita.



6.5.24

che ne dicono i nostri filo israeliani e i sionisti ?“Hamas ha ucciso anche i miei genitori Ora chiedo solo un accordo per la pace” NON AVEVA MAI FATTO POLITICA, OGGI GIRA I PUB E LE SINAGOGHE INGLESI CON UN PALESTINESE

  fonte il  fatto  quotidiano  del  6\5\2024

 

Insieme Magen Inon con la madre Bilha e il padre Yakov,
uccisi da Hamas il 7 ottobre scorso nel villaggio di Netiv Haasara 
“Quando abbiamo cercato di contattarli, i messaggi non venivano più recapitati. Ansiosamente, abbiamo cercato di ottenere informazioni attraverso vari mezzi e, qualche ora dopo, siamo riusciti a metterci in contatto con una vicina che si era nascosta con i suoi figli in un armadio durante l'attacco. Dalla sua finestra poteva vedere che la casa dei miei genitori era completamente bruciata”. Magen Inon ha raccontato così, sul Guardian, il momento in cui ha capito che i suoi genitori Yakov e Bilha erano stati massacrati nell’attacco di Hamas del 7 ottobre.Vive a Londra con la sua compagna e i tre figli piccoli. Insegnante, non è mai stato un attivista per la pace prima di quel giorno. Ma il senso che ha trovato a quella perdita è battersi perché non accada ad altri. “Mi sono unito all’alliance for Middle East Peace, un gruppo di pressione internazionale che lavora con pacifisti israeliani e palestinesi. Vado in scuole, sinagoghe, pub, sempre con un amico e attivista palestinese. Anche il solo fatto che siamo insieme cambia l’approccio, perché con la nostra mera presenza sfatiamo un primo mito, che il dialogo non sia possibile. Lo è anche quando è duro e doloroso: non abbiamo risposte facili, ma rispondiamo a qualsiasi domanda”.

I pacifisti come lei rischiano di essere odiati da entrambe le parti: Lei come è visto da alcune frange della comunità ebraica britannica? 
Beh, diciamo che quelli a cui non piaccio non mi invitano.
Come valuta i dati che parlano di un enorme aumento dell’antisemitismo?Antisemitismo e islamofobia sono fenomeni gravi e reali. Ma i media enfatizzano anche episodi minori: un manifestante che indossa la kefiah e grida ‘Palestina libera’ non sta necessariamente invocando la distruzione di Israele. Magari sta solo esprimendo la sua solidarietà per la sofferenza dei palestinesi.
Un mese fa lei ha rivolto un appello ai Paesi del G7, e in particolare alla presidenza italiana.Sì, e lo scorso mese una nostra delegazione ha avuto un incontro al ministero degli Esteri a Roma. Chiediamo al G7 di fare pressione per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi, che sono la priorità. E poi la creazione di un soggetto multinazionale che lavori ad una soluzione politica a lungo termine, e il coinvolgimento della società civile nella creazione di una volontà politica di pace. Non siamo un partito, ma un movimento in crescita: il 1° luglio lanceremo la nostra piattaforma nel maggiore stadio israeliano.Ma come pensate di convincere il governo Netanyahu e Hamas?
Non faccio politica, ma è evidente che la via militare non sta funzionando, e che Israele è ancora meno sicuro. Quando mi accusano di essere naïf, sorrido: tutti i conflitti della storia alla fine si sono conclusi. Ma gli interlocutori, da entrambe le parti, non possono essere ’’ quelli al potere ora: bisogna aprire a una coalizione che includa anche i Paesi arabi. Nel 1977 il presidente egiziano Sadat e il primo ministro israeliano Begin illustrarono insieme alla Knesset i loro piani per gli accordi di Camp David. Begin disse: “La storia ci insegna che la guerra è evitabile, la pace inevitabile”.
Però il moderno stato di Israele basa molto della sua economia sull’industria della sorveglianza e delle armi, entrambe sviluppate e testate grazie all’occupazione. Ha davvero interesse alla pace? È verissimo, in gran parte è così. Ma mio padre era una agronomo, e ha selezionato una variante di sesamo, una di anguria, una di grano, che ora portano il suo nome, e che possono crescere praticamente ovunque, rivoluzionando la produzione. La ricerca israeliana è anche questo.
Cosa le hanno lasciato i suoi genitori?Per tutta la sua vita adulta mio padre ha coltivato il deserto. Mi ha insegnato la quieta fiducia che, se fai tutto bene, se concimi nel modo giusto, e pianti i semi al momento opportuno, anche il deserto porta frutti. E questo dipende da te. Poi devi sperare che piova. Sperare malgrado la siccità. Fiducia nel lavoro, e speranza. Mia madre era una insegnante di arte alla scuola materna. Da lei ho imparato che la Bellezza si crea anche dagli scarti.

Problema di matematica impossibile per 2.000 anni, lo risolvono due liceali: «Motivate dal premio in denaro»

  Senza  soldi chissà se  ci sarem arrivati  .  basta davvero poco a stimolare  l.a  gente 


Non si finisce mai di imparare, e anche dopo duemila anni di studio, riflessioni e

sperimentazioni si può sempre scoprire una nuova prospettiva, finora rimasta nascosta. La rivelazione può arrivare in maniera inaspettata e, anziché provenire dalle mani esperte di un anziano scienziato, sbocciare dal genio di due liceali della St. Mary's Academy, una scuola cattolica di New OrleansCalcea Johnson e Ne'Kiya Jackson hanno deciso di partecipare a una competizione di matematica e hanno lasciato tutti a bocca aperta: le due ragazze sono riuscite a elaborare una risoluzione per un problema matematico che per 2.000 anni è stato considerato impossibile, relativo al teorema di Pitagora

La scoperta

Il successo delle due adolescenti ha suscitato l'attenzione di tutto il mondo della matematica e 60 minutes ha deciso di intervistare le studentesse della St. Mary's Academy, dove tutti sono incoraggiati ad andare oltre i propri limiti e a credere di avere infinite possibilità. «Qui è lo standard - dichiara Christina Blazio, alunna della scuola -, il nostro obiettivo è l'eccellenza per chiunque frequenti l'istituto». Nel dicembre del 2022, Ne'Kiya Jackson e Calcea Johnson hanno partecipato a un concorso di matematica aperto a tutta la scuola e che prometteva un premio in denaro, un incentivo che ha interessato entrambe: «I soldi mi hanno motivata», dice la prima, «Certo, ho pensato "500 dollari sono un sacco di soldi. Vorrei almeno provare", aggiunge la seconda».Ma qual era la consegna del concorso? «Bisognava creare una nuova dimostrazione del Teorema di Pitagora. Venivano fornite alcune informazioni su come iniziare», risponde Calcea. Per chi avesse dimenticato gli insegnamenti del liceo o abbia deciso volontariamente (o meno) di rimuovere quei dati dalla mente, il Teorema di Pitagora è quello che afferma che in un triangolo rettangolo, il quadrato costruito sull'ipotenusa è equivalente alla somma dei quadrati costruiti sui cateti. Per riassumere: a² + b² = c². Entrambe le studentesse avevano studiato geometria e un po' di trigonometria. Nonostante ci siamo più di 300 diverse dimostrazioni del Teorema di Pitagora attraverso l'algebra e la geometria, per circa 2.000 anni si è pensato che fosse impossibile dimostrarlo con la trigonometria. Eppure, le due non si sono tirate indietro e per due mesi hanno passato quasi tutto il loro tempo libero a provare, fare ipotesi e calcolare.La mamma di Calcea ha dichiarato: «Ho provato a vedere quello che stava facendo e c'erano pagine e pagine e pagine di roba, più di 20, 30 pagine per questo problema». È stata la prof di matematica della scuola a dare il via alla competizione, ma non credeva che qualcuno avrebbe effettivamente raggiunto una risoluzione: «Cercavo solo di spronare un po' l'ingegno».L'unica altra prova documentata è di Jason Zimba nel 2009. Le due studentesse, senza dubbio brillanti, hanno avuto la possibilità di presentare il proprio lavoro alla conferenza della American Mathematical Society e la notizia ha fatto subito il giro del mondo. Presto, le ragazze sono state invitate in Corea del Sud, elogiate da Michelle Obama e hanno ricevuto le chiavi della città di New Orleans.

Tinder a Bumble, le multinazionali del rimorchio in crisi: la Generazione Z è stufa degli incontri virtuali

   finalmente    una buona  notizia     si ritorna  all'antica  .   che  è  meglio . 

  da   Leggo


L'amore, l'ultimo mistero del mondo, non è mai stato tanto commercializzato come in questo decennio. I veri guadagni però non si fanno più con cioccolatini e cuscini a forma di cuore ma con le app di incontri come Tinder, Bumble, Hinge, Happn, Grindr fino al più elitario Raya.
Queste multinazionali del rimorchio sono cresciute enormemente, speculando proprio sull'ancestrale bisogno di incontrarsi di milioni di persone nel mondo. La dura legge che "niente dura per sempre" si sta però abbattendo anche su questo settore e infatti dal 2021 la società Match Group (Tinder) ha visto diminuire dell'80% il proprio valore di mercato, passando da 50 a 10 miliardi. Idem per la concorrente Bumble, il cui valore è passato da 15 a 3 miliardi. Il vento sta cambiando e i responsabili sono i più giovani, la famosa Generazione Z che non viene sedotta da queste piattaforme. Che stiano stufando questi incontri virtuali catalogati e indirizzati dall'algoritmo? Che lo swipe appaia sempre più superficiale e frustrante? Che la giungla di abbonamenti, piani boot e boost siano sempre meno interessanti rispetto ai messaggi in DM gratuiti? Le domande sono tante ma la certezza una: "l'amore liquido" descritto da Zygmunt Bauman, per cui "la relazione tascabile è l'incarnazione dell'istantaneità e della smaltibilità" è sempre più popolare per gli adulti in chat - e non. Solo i ragazzi e le ragazze, con la loro freschezza, stanno dimostrando che probabilmente è vero il contrario

Addio a Mauro Morandi, «Robinson Crusoe contemporaneo»,ed ex custode dell'isola di Budelli .

da msn.it  Addio a Mauro Morandi, «Robinson Crusoe contemporaneo», originario di Modena, che per 32 anni ha vissuto da solo nella piccola is...