7.2.06

Senza titolo 1121



Che cos'è la libertà? A una domanda così chiara e importante credo si debba fornire una risposta altrettanto chiara e importante. Per sapere cosa sia la libertà non abbiamo bisogno di ricorrere né ai filosofi né alla filosofia. Ognuno di noi sa cos’è la libertà: la libertà è non essere in galera. La libertà è essere liberi di muoversi. Se possiamo muoverci siamo liberi, se non possiamo muoverci non siamo liberi. Ma cos’è la libertà da un punto di vista filosofico?


Indagare questo campo può essere utile perché il concetto filosofico di libertà può far comprendere meglio la condizione umana. Croce distingue tra pensiero e azione. Una cosa è pensare, altra cosa è fare. Il pensiero non determina l’azione; semmai svolge una funzione di preparazione o di apertura all’azione. In questa distinzione tra pensiero e azione c’è la nostra libertà: la libertà di individui, la libertà dei singoli uomini.


Se, infatti, noi volessimo unire, come pure è stato fatto o pensato, pensiero e azione, dovremmo presupporre la conoscenza di una metafisica Idea del Bene e in base a tale Idea, volenti o nolenti, dovremmo poi agire. Dunque, la libertà in questo caso altro non sarebbe che la stessa necessità. Ma noi agiamo davvero così? Le nostre azioni e scelte sono dettate da una superiore Idea delBene?


No. Lo sappiamo: gli uomini agiscono in altro modo. Agiscono in base al loro giudizio, alla loro esperienza, ai loro errori, ai loro interessi e, soprattutto,in base alle loro abitudini. Una filosofa di buon senso a me molto cara, mia nonna, dice che le teste sono tante e ognuno fa di testa sua. Non ho mai sentito una definizione più concreta e pregnante della libertà e della condizione umana.


Noi siamo liberi perché siamo molti. La pluralità è la condizione della libertà. Non l’Uomo – dice una nota frase di Hannah Arendt – bensì gli uomini abitano la Terra. Non l’essenza-uomo ma i singoli uomini: Antonio, Giuseppe, Michele, Maria, Sara, Marcella. Le azioni umane nascono tra queste vite concrete. Gli uomini agiscono tra loro. Avete mai visto un uomo agire con gli animali? O con un albero? Gli uomini non possono agire neanche con Dio. L’Uomo, dice Aristotele, è un animale politico o socievole che vive in comunità: dunque, con gli altri o contro gli altri, ma sempre tra gli altri.


Chi non vive nella comunità umana, sostiene Aristotele nella Politica, “o è bestia o è dio”. La condizione dell’azionee della libertà è la pluralità delle persone che parlano, giudicano, agiscono e si relazionano agli altri. In questa pluralità non c’è un Sapere Superiore bensì tanti saperi che si mostrano e dialogano.


Ecco perché se qualcuno vi dice "io ragiono con la testa della Ragione", e già che c’è potrebbe anche dire "con la testa di Giove e di Atena messe insieme", ebbene, sappiate che avete davanti un bugiardo. Ma fino a quando si tratta di un bugiardo comune, un bugiardo come me o come uno qualunque di voi, non c’è da preoccuparsi. Anche se si dovesse trattare di un filosofo bugiardo non ci sarebbero pericoli. In tutti questi casi, infatti, il bugiardo è disarmato e alla sua bugia voi potete opporre un’altra bugia oppure la verità. Ai suoi discorsi potete opporre i vostri discorsi. Per esempio: io adesso sto parlando, ma voi dopo potete parlare a vostra volta e controbattere o, comunque, argomentare.


Così il dialogo continua, ognuno esercita il suo giudizio e nel confronto matura una verità più o meno condivisa (e provvisoria). Invece, il quadro cambia radicalmente quando entra in scena il Bugiardo Metafisico o Ideologico. Questo tipo di bugiardo, infatti, essendo a capo di un Partito o di uno Stato – come spesso è accaduto nel Novecento – è pericoloso perché è armato.


Le sue armi sono le più pericolose perché imprevedibili: sono le più pericolose perché imprevedibili e infiammabili: sono le anime umane. Pensate – per fare un esempio concreto – al fenomeno contemporaneo dei kamikaze. Il Bugiardo Metafisico o Ideologico ritiene di conoscere l’Idea del Bene e, di conseguenza, di sapere come si realizza la Società Perfetta. Tutto il suo pericolo è evidente quando se ne comprende il funzionamento.


Come funziona il Bugiardo Metafisico? Come un cuoco. Il cuoco che vuole fare una frittata sa che deve necessariamente rompere le uova. Il Bugiardo Metafisico che vuole realizzare la frittata della Società Perfetta sa che deve necessariamente rompere le uova. La figura del Bugiardo Metafisico è tipica del XX secolo: Lenin, Hitler, Stalin, Mao, Pol Pot – insieme capi di Stato e di anime – sono stati grandi e feroci Bugiardi Metafisici.


Ma malgrado i milioni e milioni di uova che hanno rotto, ossia, fuor di metafora, malgrado i milioni e milioni di persone che sono state sacrificate, massacrate, uccise, la Società Perfetta non è stata realizzata. E mai lo sarà. Perché? Perché la Società Perfetta è un’espressione che si dice ma non si pensa, dal momento che è auto-contraddittoria, inconcepibile, inesistente. Se diamo uno sguardo più da vicino al sapere necessario che il Bugiardo Metafisico ritiene di avere, ce ne rendiamo conto.


Gettiamo uno sguardo dentro il suo sapere: che cosa il Bugiardo metafisico sa? Che cosa c’è in questo sa? Che cosa ritiene di sapere che noi, invece, poveri mortali, non sappiamo? Alla domanda di Tolstoj “che cos’è il Bene?” o, meglio, “la scienza ci può dire cos’è il Bene?” noi abbiamo l’obbligo morale di rispondere “no”. La scienza ci può essere utile, ci può fornire degli strumenti, può migliorare le nostre condizioni, ma non si può sostituire alla nostra scelta. In questo spazio che c’è tra la scienza – qualunque essa sia, speculativa o strumentale – e la scelta individuale consiste la nostra libertà.


Ed è proprio questa libertà che il Bugiardo Metafisico sopprime rispondendo sì alla domanda di Tolstoj. Per il Bugiardo la scienza ci può dare il senso della vita e ci svela la struttura della natura umana. In questo caso la scienza coincide con l’Ideologia o la Metafisica del Bugiardo e ha scoperto o afferrato la vera razionalità della natura degli uomini e della Storia alla quale tutti gli individui, lo vogliano o no, si devono sottomettere e piegare. Non possono non piegarsi perché dal loro inevitabile, necessario e razionale sacrificio dipende la costruzione del Bene e della Società Perfetta: la felicità dell’umanità in eterno e, quindi, la piena realizzazione della natura umana.


Nessun sacrificio è davvero troppo grande per la costruzione di questo nobilissimo scopo. Soprattutto, i sacrifici umani sono calcolati, sono cioè una tappa necessaria per raggiungere l’obiettivo. Le vittime che sono sacrificate devono morire con gioia perché lo fanno per il bene dell’umanità. Il loro destino è determinato dalla verità alla quale non possono sottrarsi perché non ci si può sottrarre alla necessità.


Il Bugiardo Metafisico è colui che mostra la necessità. È la coscienza a cui la necessità si è innalzata. Il Bugiardo Metafisico realizza nella sua testa e nelle sue mani l’unione e l’identità della Verità e del Potere. Una sintesi assoluta, micidiale, che il Novecento – il secolo delle idee assassine secondo la definizione di Robert Conquest – ha messo in pratica, purtroppo.


La particolarità e pericolosità di questo modo di pensare l’azione umana risalta ancor di più se si considera come la filosofia antica –  Socrate, Platone e Aristotele – pensava l’esistenza. Iniziamo, naturalmente da Socrate. Diciamo pure, senza timori reverenziali, la verità: Socrate era un rompiscatole. Lo dice lui stesso nell’Apologia quando si definisce un tafano. Cosa faceva? Nella piazza principale di Atene, nell’ agorà, avvicinava amici e conoscenti e rivolgeva loro domande strane:cos’è il Bello? cos’è il Giusto? cos’è la Verità?


Ma la cosa ancora più strana era un’altra. Quando erano gli altri a fare le domande al filosofo, Socrate non rispondeva o, meglio, diceva: "Non lo so: so solo di non sapere". Per tale motivo l’oracolo di Delfi lo indicò come il più sapiente tra gli uomini. Il più sapiente era, dunque, secondo l’oracolo, un ignorante che sapeva riconoscere la propria ignoranza.


Socrate, prima di morire, non rispose alla fondamentale domanda: che cos’è il Bene? Lasciò aperta la domanda, la lasciò senza risposta. Anzi, una risposta la diede. Disse che la virtù (aretè) è conoscenza (logos), ma la conoscenza per Socrate – si è visto – è sapere di non sapere. Dunque, il filosofo lasciò aperta la domanda. Così, dopo la sua morte, i suoi discepoli e amici diedero risposte diverse alla medesima domanda.


Antistene il Cinico sostenne che il Bene è l’autarchia: il saggio deve bastare a sé e quindi deve limitare la dipendenza dalle cose e dagli altri. Soprattutto dal piacere, tanto che Antistene diceva: "Vorrei piuttosto impazzire che provare piacere". Aristippo di Cirene, invece, non la pensava così. Lui era un gran signore, un raffinato, e riteneva che il Bene fosse il piacere. La scuola cirenaica, dunque, aveva una posizione opposta ad Antistene. A sua volta, Euclide di Megara aveva un’idea diversa. Per lui il Bene era l’Uno parmenideo. E Fedone di Elide? Per quest’altro discepolo di Socrate il Bene era il logos, il ragionamento.


Quale lezione possiamo ricavare da questa storiella socratica? Questa: la libertà, paradossalmente, è frutto più dell’ignoranza che della conoscenza. Dalla dòtta ignoranza socratica deriva una molteplicità di risposte e posizioni. E la pluralità, come si è visto, è la condizione della libertà.


Giancristiano Desiderio

6.2.06

Senza titolo 1120


mentre   cercavo  di posizionarmi  su radio 24 , stazione  che nella mia zona è quasi   sempre  disturbata   da stazioni di  evangelici e  da radio maria  , in attesa  della trasmissione   zombie di diego cugia   , ho ascoltato questa  bellissima  canzone  di De  Gregori


 

 LA  DONNA  CANNONE 

Butterò questo mio
enorme cuore
tra le stelle un giorno
giuro che lo farò
e oltre l'azzurro della tenda
nell'azzurro io volerò
quando la donna cannone
d'oro e d'argento diventerà
senza passare per la stazione
l'ultimo treno prenderà
in faccia ai maligni
e ai superbi
il mio nome scintillerà
dalle porte della notte
il giorno si bloccherà
un applauso del pubblico pagante
lo sottolineerà
dalla bocca del cannone
una canzone esploderà
e con le mani amore
per le mani ti prenderà
e senza dire parole
nel mio cuore ti porterò
e non avrò paura
se non sarò bella come dici tu
e voleremo in cielo
in carne ed ossa
non torneremo più
e senza fame e senza sete
e senza ali e senza rete
voleremo via
così la donna cannone
quell'enorme mistero volò
tutta sola verso un cielo nero
nero s'incamminò
tutti chiusero gli occhi
l'attimo esatto in cui sparì
altri giurarono spergiurarono
che non erano mai stati li
e con le mani amore
per le mani ti prenderò
e senza dire parole
nel mio cuore ti porterò
e non avrò paura
se non sarò bella come vuoi tu
e voleremo in cielo
in carne ed ossa
non torneremo più
e senza fame e senza sete
e senza ali e senza rete
voleremo via


 




 Mi  è  venuta  in mente   questa   storia    di  un campione di  deltaplano a motore Angelo D'Arrigo  che  ha  rinunciato  alla  sua  carriera  di campione per  volare  con i   gli uccelli migratori    . Dato che non sono  bravo a  riassumere  la vicenda  lascio   che  a parlare  sia  il  suo  sito  http://www.angelodarrigo.com/




Nel corso della sua carriera agonistica ai vertici internazionali del volo sportivo, Angelo d'Arrigo ha avuto modo di volare in giro per il mondo. Durante i suoi viaggi attraverso i vari continenti, Angelo ha sorvolato mari, deserti, vulcani e catene montuose, insieme ad aquile e rapaci di ogni specie.Laureato all'Universita dello Sport di Parigi, ma innamorato della montagna, Angelo d'Arrigo esce dalla sua metropoli per cimentarsi negli sport estremi.Con i suoi titoli di istruttore di volo, di maestro di sci e di guida alpina, riesce a vivere delle sue passioni legate agli sport "Plein Air".Progetta e realizza delle "Prime" sulle Alpi nelle sue tre specialita: Sci Estremo, Volo Libero e Alpinismo.Dal Monte Bianco al Cervino, dall'Aiguille Verte all'Aiguille du Midi, Angelo riesce ad esprimere il suo stile di vita con successo.Realizzando dei documentari amatoriali sulle sue "imprese"che divulga nelle scuole e nei centri culturali della capitale francese, Angelo ha contribuito allo sviluppo e alla popolarizzazione degli sport estremi, dove l'individuo e la natura sono gli assoluti protagonisti.Denominato, allora in Francia, "Le Funambulle de l'Extreme", Angelo progetta di operare anche fuori Europa: l'Himalaya e le Ande.In occasione di un reportage per una rete nazionale francese, Angelo vola per la prima volta dal vulcano piu alto d'Europa in piena eruzione: l'Etna.Attratto dal contrasto degli elementi di questo paesaggio Siciliano, al quale sono legate le sue origini, Angelo decide di istallarsi sulle falde del vulcano e crea una scuola di volo libero: l'ETNA FLY.Ambientato in un quadro unico e spettacolare, dove i quattro elementi ARIA ACQUA TERRA e FUOCO si mescolano, questo centro di addestramento al volo libero si e trasformato, oggi, in un centro turistico basato sulla pratica di sport estremi: il No Limits Etna Center.Dopo anni di agonismo in volo libero e due titoli mondiali con il deltaplano a motore, Angelo decide di allontanarsi dal circuito delle competizioni per potersi dedicare ai voli record ma soprattutto all'emulazione del volo dei rapaci per la ricerca del volo istintivo.




Avvia un progetto intitolalato Metamorphosis" che e uno studio analitico delle tecniche di volo dei piu grandi rapaci dei cinque continenti.Dalleaquile delle Alpi ai rapaci dell'Himalaya e dagli avvoltoi dell'America Latina a quelli Australiani, Angelo impara ad osservarli e convivere con loro, nel loro elemento e con le loro regole gerarchiche.Osservare, studiare ed imitare il volo istintivo dei grandi veleggiatori è stato per lui un percorso naturale che gli ha permesso di perfezionare la sua tecnica di volo. Angelo ha voluto dedicare questo suo bagaglio di esperienze al servizio della scienza. Questa sua ricerca lo ha portato a compiere delle imprese uniche che hanno suscitato un forte interesse mediatico a livello mondiale.
E' stato il primo uomo a percorrere in volo libero, senza ausilio di motore, il Sahara, ad attraversare la Siberia e ultimamente a sorvolare la montagna più alta della terra: l'Everest. Un'incredibile esperienza umana, in luoghi ostili e spesso inesplorati che lo hanno visto protagonista di eventi straordinari dai quali sono stati tratti diversi documentari.Questo misto di sport, avventura, scienza e tecnologia hanno reso possibile il sogno dell'uomo che, dai tempi di Icaro fino a quelli di Leonardo da Vinci, ha sempre sognato di volare come gli uccelli.








 

 

 

 


progetto Metamorphosis




Nel 2000 Angelo avvia il progetto Metamorphosis. Uno studio analitico delle tecniche di volo dei più grandi uccelli migratori dei 5 continenti.
Angelo d'Arrigo, sulle orme del Premio Nobel Konrad Lorenz, continua la ricerca sulle leggi dell'imprinting. "Diventare il genitore" facendosi seguire a terra dagli uccelli dal momento della schiusa dell'uovo è quanto scoperto da Lorenz.



Angelo elabora una estensione al lavoro di Lorenz, e ne dà un seguito. Mette a punto una specifica strategia che porterà i pulcini a spiccare il primo volo insieme lui, seguendolo come un genitore, ma questa volta in volo, nel loro elemento: l'Aria.




Angelo insegna a volare ai giovani uccelli, a procurarsi il cibo e a sfruttare le correnti ascensionali per poi seguirlo lungo la loro rotta migratoria. Grazie a lui molte specie sono state reintrodotte nel loro habitat.
















Quando lo sport è al servizio della scienza

Questo progetto in collaborazione con la Facoltà di Biologia dell'Università di Mosca, ha rappresentato un grande esperimento per la comunità scientifica internazionale.



Per ulteriori approfondimenti giornalistici e non solo  sull'evento in questione   puo  contattare  il diretto  interessato a questa  email    : info@angelodarrigo.com .


P.s
dedico questo  post  agli  amici e compagni di viaggio del gruppo ops  ex  gruppo (  speriamo sia  una  pausa di riflessione  o non , come  sembra  intravedere  nelle  news  del loro sito , una decisone definitiva   ) vinavill e di cui riporto  una delle loro canzoni attinenti a questo post 


COME LE  NUVOLE 






















Guardo i cieli aperti come spazi immensi
li puoi respirare e far quel che ti pare.
Non importa l'aria quanto sia malsana
quanto lo scirocco influenzi il corpo
si respira meglio quando sta per piovere
quando dalla terra tutto viene fuori.
E, voglio vivere come te
per trovarmi in alto e volare libero
disorientato sopra le nuvole.
Se volassi in alto proprio come un falco                                                                                                                              scoprirei che il quadro                                                                                                                                                                è immensamente ampio
e ascoltare il tempo
che a volte passa lento                                                                                                                                                               
e a volte corre svelto  inesorabilmente.                                                                                                                                                                                                Si respira meglio quando sta per piovere
quando dalla terra tutto viene fuori.
E, voglio vivere come te
per trovarmi in alto e volare libero,                                                                                                                                   disorientato come le nuvole.




con questo  è veramente  tutto   


 




Liberare il cuore


Il sonno, la notte, la musica
La luna, il mare
La mia anima sente che
il ritmo viene fuori, è magia
E questa sera c'è una notte di musica
e festa e niente più.


Tutte le persone che ballano e che
liberano i propri cuori escono fuori
per vivere una nuova passione.


Tu sei il mare però io sono la luna
e vivo qui nel cielo.
Aspetto la tua tenerezza.
Tu sei il mare
però io sono la luna
e vivo qui nel cielo e aspetto...
è magica la notte perchè ti posso amare.


(Testo tradotto di "Magica la notte" Francesca St.Martin)


Dedicata a tutte le persone che
"danzano fra mille emozioni alla ricerca del proprio il cuore",
con un abbraccio affettuoso.


 A voi, ora, chiedo di leggere questo importantissimo messaggio: Thamara

Contro la vivisezione

Ieri, finalmente, Beppe Grillo sul suo blog www.beppegrillo.it ha espresso il suo parere contro la vivisezione!
Inviate anche voi i vostri commenti ricordando la campagna degli Animalisti Italiani a sostegno del progetto di legge abolizionista dell'On Zanella e vi inviterei a ringraziarlo per l'attenzione data all'argomento. 
Abbiamo anche bisogno di invadere la casella di posta dell'On. Luana Zanella  (email:zanella_l@camera.it) perché è la promotrice del progetto di legge abolizionista della vivisezione.
In questi giorni sta subendo, come noi del resto, numerosi ed ingiustificati  attacchi perché è l'unica che con coraggio sta sostenendo la TOTALE ABOLIZIONE DELLA SPERIMENTAZIONE. Ringraziamola tutti per il suo coraggio, la sua coerenza e l'attenzione che sempre dimostra per le tematiche animaliste. Ha bisogno del nostro sostegno !!
Noi non crediamo di doverci affidare ancora ad una logica riduzionista, perché ripetere l'errore concettuale di considerre il modello animale applicabile all'uomo non ci porterà MAI alla'abolizione della vivisezione.
Noi, e per fortuna non siamo i soli, anzi siamo in compagnia di ricercatori internazionali e di numerose associazioni, riteniamo che la tossicogenomica, la ricerca su stamnali umane, su tessuti umani ed in vitro NON RAPPRESENTANO L'ALTERNATIVA ALLA SPERIMENTAZIONE ANIMALE, MA SONO LE UNICHE VALIDE FUTURE  STRADE DA PERCORRERE PER IL REALE POGRESSO DELLA SCIENZA MEDICA E PER LA  TUTELA DELLA SALUTE UMANA, oltre a quella degli animali !
Chiudo questo lungo post con una frase di Albert Einstein riportata anche nel blog di Beppe Grillo:
Vivisezione. Nessuno scopo è così alto da giustificare metodi così indegni”.

4.2.06

Senza titolo 1119

un 'analisi del mio io attraverso le  opere  di una pittrice   della mia cittadina  Giusi  Zichina ( foto a  sinistra  ) ecco  il  suo sito http://www. giusizichina.com ne trovate  altre  .  se nel caso volete contattare l'artista  ecco  come  e  dove  Giusi Zichina Cell :+393924912132 mail: giusizichina@tiscali.it oppure il suo  Gallerista: Francesco Fadda Cell : 3495014080 sede legale Via Firenze snc ValledoriaPunti vendita:Galleria Marasma (Sassari)L'arte e la cornice (Sassari) Galleria ARS (Olbia)



sto risalendo la china 



e mi sto dirigendo  verso la luce 


e  ho deciso  di  guardarmi allo specchio  stavolta  a differenza  di come  ho  fatto altre  volte   che  poi  sono caduto  è ripetuto  gli  stessi errori   ho dovuto ricominciare 

 e di liberarmi dalle mie  catene 




devo uscire  dala gabbia in cui  mi trovo  proprio come  questa poesia  di chiara  cleopatra e il suo  blog  poetico  http://www.paroledicarta.blogspot.com/




In gabbia


In gabbia.
Voglio uscire.
Il tempo.
                                                                                                                                                                                    Non passa mai                                                                                                                                                                        Non passa mai.
Voglio uscire.
Stringerti.
Respirarti.
Baciarti.




In gabbia.


Ancora ore al nostro incontro.
Ancora attesa per i nostri cuori.
Poco spazio per la mia volontà.
Poco spazio per i miei respiri.
Corti.
Affannati.
Voglio uscire.
Stringerti.
In gabbia.
La nostra gabbia quotidiana.
I nostri freni.
Noi stesse.
Voglio uscire.
Il tempo.
Non passa mai.
Non passi mai.
In gabbia.



Senza titolo 1118

  ricevo questa  bellissima  lettera 






































   
da oriana@inventati.org                                  Inviato il:31/01/2006 21:05      
A:<educazione@peacelink.it>  
Cc:  
Oggetto: Poesia rom sulla pace  














Stasera a Roma ho avuto la fortuna di conoscere
l'associazione il riciclone (riusare@yahoo.it).
Il programma prevedeva un film sulla comunità rom
in Macedonia, un corto girato in una giornata a
Roma nel quartiere della Garbatella, esposizione
e vendita di oggetti riciclati con stoffa,
plastica, legno, vetro, carta e e metallo. A
seguire vino bruschetta danze e...una bellissima
poesia recitata da un bambino rom di undici anni, ve la invio.
Doriana


Rifletti fratello
loro ti dicono
ladro e pezzente
loro ti dicono
sporco e lebbroso
ma pochi sanno che la mia gente dispersa
su tutta la terra
non ha mai fatto
la guerra.

Senza titolo 1117

Perchè proprio a me?

 


 Prima o poi succede a tutti...Fino a ieri andava tutto bene..poi invece..


Allora iniziano tutta una serie di interrogativi


Perchè a me? perchè la sofferenza? ma che ho fatto???


Allora si ha bisogno di trovare un po' di luce che dia conforto.


Voglio dirti...non dobbiamo avere pauta di queste domande..non sono scandalose e nemmeno  il nostro cervello è fuori posto.  Ma c'è un salmo che riflettel'angoscia dell'uomo che soffre.


E' il salmo 21, la preghiera stessa che Gesù ha recitato sulla croce nel momento della sua massima sofferenza.


Dio mio, Dio mio..perchè mi hai abbandonato? Dio mio, ti invoco di giorno e non rispondi..grido di notte e non trovo risposta..


Nei vangeli troviamo le risposte più vere al problema della sofferenza......Essi sono il giornale, il telegiornale della gente comune, degli episodi che nessun grande giornale di questo mondo ci avrebbe mai raccontato.


Ora è a questa gente che Gesù si rivolge...      a noi!


Anche quando noi ci allontaniamo da Dio, Lui non ci abbandona mai, Dio è vicino nella mia sofferenza e adesso qualcuno che mi ama mi è vicino!!


Noi non possiamo cambiare la realtà ma possiamo cambiare i nostri occhi per vedere a fondo...


Certo non tutti arrivano a questa conclusione ma credo sia possibile arrivare per tutti a dire queste semplici parole..


Signore io continuo a non capire ma tu abbi pietà di me!


Vieni incontro alla mia sofferenza!!!!


Benedettaj

Senza titolo 1116


by Roberto Pallini


Il vento impetuoso colpì i miei pensieri


Adagiai il mio corpo accanto al tuo


Non turbine aggressivo,


ne cristalli di sale


ma...perle d’amore. 


Brezza leggera sfiora e m’incanta


rasserena e rinfranca.


Carezze leggere e limpide


morbida luce


riaffiora e distende



by Roberto Pallini


Nelle tue braccia


mi è dolce riposare.


Silvana

3.2.06

Senza titolo 1115




Scivolano le emozioni sulla pelle umida.

Gocce di cera colate sull’anima sfiorita

 di un angelo smarrito tra le rose della sua nudità.

S’insinuano in quello sguardo premuroso

risvegliato dall’umile commozione

delle più coraggiose fragilità.

 

Illumina e sorreggi il mio cielo infinito,

conteso tra gli incanti di mille luci eterne.

Catturando l’essenza di un volto

sfiorato dalle carezze della sua vulnerabilità.

 

Un battito d’ali vibrato

tra le poesie di una fiera sognatrice.

Insinua candidi sorrisi privati di ogni pudore

tra quei brividi incatenati ad ogni fibra del cuore.

Regalando ad ogni lacrima abbandonata

alla fiducia di una cieca speranza,

la promessa della vita eterna.

Senza titolo 1114






L'ANTICIPAZIONE. "A passo di gambero" è il titolo del nuovo libro di Umberto Eco che uscirà l'8 febbraio Se la storia va all'indietro L'antisemitismo torna trionfante, i calciatori fanno il saluto romano, le guerre di religione: è il mondo alla rovescia di UMBERTO ECO Se la storia va all'indietro< Anticipiamo la prefazione di Umberto Eco al suo nuovo libro in uscita l'8 febbraio da Bompiani (pagg. 364, euro 17,50). Il titolo è "A passo di gambero - Guerre calde e populismo mediatico". Questo libro raccoglie una serie di articoli e interventi scritti tra il 2000 e il 2005. Il periodo è fatidico, si apre con le ansie per il nuovo millennio, esordisce con l'11 settembre, seguito dalle due guerre in Afghanistan e in Iraq, e in Italia vede l'ascesa al potere di Silvio Berlusconi. Pertanto, lasciando cadere tanti altri contributi su svariati argomenti, ho voluto raccogliere solo gli scritti che si riferivano agli eventi politici e mediatici di questi sei anni. Il criterio di selezione mi è stato suggerito da uno degli ultimi pezzi della mia precedente raccolta di articoli (La bustina di Minerva), che s'intitolava Il trionfo della tecnologia leggera. Sotto forma di falsa recensione di un libro attribuito a tale Crabe Backwards, osservavo che negli ultimi tempi si erano verificati degli sviluppi tecnologici che rappresentavano dei veri e propri passi all'indietro. Osservavo che la comunicazione pesante era entrata in crisi verso la fine degli anni settanta. Sino ad allora lo strumento principe della comunicazione era il televisore a colori, una scatola enorme che troneggiava in modo ingombrante, emetteva nel buio bagliori sinistri e suoni capaci di disturbare il vicinato. Un primo passo verso la comunicazione leggera era stato fatto con l'invenzione del telecomando: con esso non solo lo spettatore poteva abbassare o addirittura azzerare l'audio ma anche eliminare i colori e lavorare di zapping. Saltellando tra decine e decine di dibattiti, di fronte a uno schermo in bianco e nero senz'audio, lo spettatore era già entrato in una fase di libertà creativa, detta "fase di Blob". Inoltre la vecchia tv, trasmettendo avvenimenti in diretta, ci rendeva dipendenti dalla linearità stessa dell'evento. La liberazione dalla diretta si è avuta col videoregistratore, con cui non solo si è realizzata l'evoluzione dalla Televisione al Cinematografo, ma lo spettatore è stato in grado di mandare le cassette all'indietro, sfuggendo così del tutto al rapporto passivo e repressivo con la vicenda raccontata. A questo punto si sarebbe potuto persino eliminare completamente l'audio e commentare la successione scoordinata delle immagini con colonne musicali di pianola, sintetizzata al computer; e - visto che le stesse emittenti, col pretesto di venire in aiuto ai non udenti, avevano preso l'abitudine di inserire didascalie scritte a commento dell'azione - si sarebbe pervenuti ben presto a programmi in cui, mentre due si baciano in silenzio, si sarebbe visto un riquadro con la scritta "Ti amo". In tal modo la tecnologia leggera avrebbe inventato il film muto dei Lumière. Ma il passo successivo era stato raggiunto con l'eliminazione del movimento dalle immagini. Con Internet il fruitore poteva ricevere, con risparmio neurale, solo immagini immobili a bassa definizione, sovente monocolori, e senza alcun bisogno del suono, dato che le informazioni apparivano in caratteri alfabetici sullo schermo. Uno stadio ulteriore di questo ritorno trionfale alla Galassia Gutenberg sarebbe stato - dicevo allora - l'eliminazione radicale dell'immagine. Si sarebbe inventata una sorta di scatola, pochissimo ingombrante, che emetteva solo suoni, e che non richiedeva neppure il telecomando, dato che si sarebbe potuto eseguire lo zapping direttamente ruotando una manopola. Pensavo di aver inventato la radio e invece stavo vaticinando l'avvento dell'I-Pod. Rilevavo infine che l'ultimo stadio era già stato raggiunto quando alle trasmissioni via etere, con tutti i disturbi fisici che ne conseguivano, con le pay-tv e con Internet si era dato inizio alla nuova era della trasmissione via filo telefonico, passando dalla telegrafia senza fili alla telefonia con i fili, superando Marconi e tornando a Meucci. Scherzose o meno che fossero, queste osservazioni non erano del tutto azzardate. D'altra parte che si stesse procedendo a ritroso era già parso chiaro dopo la caduta del muro di Berlino, quando la geografia politica dell'Europa e dell'Asia era radicalmente cambiata. Gli editori d'atlanti avevano dovuto mandare al macero tutte le loro scorte (rese obsolete dalla presenza di Unione Sovietica, Jugoslavia, Germania Est e altre mostruosità del genere) e avevano dovuto ispirarsi agli atlanti pubblicati prima del 1914, con la loro Serbia, il loro Montenegro, i loro stati baltici e così via. Ma la storia dei passi all'indietro non si arresta qui, e questo inizio del terzo millennio è stato prodigo di passi del gambero. Tanto per fare qualche esempio, dopo il cinquantennio di Guerra Fredda, abbiamo avuto con l'Afghanistan e l'Iraq il ritorno trionfale della guerra guerreggiata o guerra calda, addirittura riesumando i memorabili attacchi degli "astuti afghani" ottocenteschi al Kyber Pass, una nuova stagione delle Crociate con lo scontro tra Islam e cristianità, compresi gli Assassini suicidi del Veglio della Montagna, tornando ai fasti di Lepanto (e alcuni fortunati libelli degli ultimi anni potrebbero essere riassunti col grido di "mamma li turchi!"). Sono riapparsi i fondamentalismi cristiani che sembravano appartenere alla cronaca del XIX secolo, con la ripresa della polemica antidarwiniana, ed è risorto (sia pure in forma demografica ed economica) il fantasma del Pericolo Giallo. Da tempo le nostre famiglie ospitano di nuovo servi di colore, come nel Sud di Via col vento, sono riprese le grandi migrazioni di popoli barbari, come nei primi secoli dopo Cristo, e (come osserva uno dei pezzi qui pubblicati) rivivono almeno nel nostro paese riti e costumi da Basso Impero. È tornato trionfante l'antisemitismo con i suoi Protocolli, e abbiamo i fascisti (per quanto molto post, ma alcuni sono ancora gli stessi) al governo. D'altra parte, mentre correggo le bozze, un atleta allo stadio ha salutato romanamente la folla plaudente. Esattamente ciò che facevo io quasi settant'anni fa da balilla - salvo che io ero obbligato. Per non dire della Devoluzione, che ci riporta a un'Italia pre-garibaldina. Si è riaperto il contenzioso post-cavouriano tra Chiesa e Stato e, per registrare anche ritorni quasi a giro di posta, sta tornando, in varie forme, la DC. Sembra quasi che la storia, affannata per i balzi fatti nei due millenni precedenti, si riavvoltoli su se stessa, tornando ai fasti confortevoli della Tradizione. Molti altri fenomeni di passo retrogrado emergeranno dagli articoli di questo libro, abbastanza insomma per giustificarne il titolo. Ma indubbiamente qualcosa di nuovo, almeno nel nostro paese, è avvenuto - qualcosa che non era ancora avvenuto prima: l'instaurazione di una forma di governo basata sull'appello populistico via media, perpetrato da un'impresa privata intesa al proprio privato interesse - esperimento certamente nuovo, almeno sulla scena europea, e molto più avveduto e tecnologicamente agguerrito dei populismi del Terzo Mondo. A questo tema sono dedicati molti di questi scritti, nati dalla preoccupazione e dall'indignazione di questo Nuovo che Avanza e che (almeno mentre mando in stampa queste righe) non è ancora detto si possa arrestare La seconda sezione del libro si intitola al fenomeno del regime di populismo mediatico, e non ho alcuna esitazione a parlare di "regime", almeno nel senso in cui i medievali (che non erano comunisti) parlavano de regimine principum. A questo proposito, e di proposito, apro la seconda sezione con un appello che avevo scritto prima delle elezioni del 2001 e che è stato molto vituperato. Già allora un corsivista di destra, che evidentemente mi vuole però qualche bene, si stupiva addolorato che un uomo "buono" come me potesse trattare con tanto disprezzo una metà dei cittadini italiani che non votavano come lui. E ancora recentemente, e non da destra, è stata rivolta a questo genere d'impegno l'accusa di arroganza - rovinosa attitudine che renderebbe antipatica gran parte della cultura di opposizione. Ho sofferto molte volte nel vedermi accusato di voler riuscire simpatico a tutti i costi, così che lo scoprirmi antipatico mi riempie d'orgoglio e di virtuosa soddisfazione. Ma curiosa è questa accusa, come se ai loro tempi si fosse imputato (si parva licet componere magnis) ai Rosselli, ai Gobetti, ai Salvemini, ai Gramsci, per non dire dei Matteotti, di non essere abbastanza comprensivi e rispettosi nei confronti del loro avversario. Se qualcuno si batte per una scelta politica (e nel caso in questione, civile e morale), fatto salvo il diritto-dovere di essere pronti a ricredersi un giorno, in quel momento deve ritenere di essere nel giusto e denunciare energicamente l'errore di coloro che tendono a comportarsi diversamente. Non vedo dibattito elettorale che possa svolgersi all'insegna dell'"avete ragione voi, ma votate per chi ha torto". E nel dibattito elettorale le critiche all'avversario devono essere severe, spietate, per potere convincere almeno l'incerto. Inoltre molte delle critiche giudicate antipatiche sono critiche di costume. E il critico di costume (che sovente nel vizio altrui fustiga anche il proprio, o le proprie tentazioni) deve essere sferzante. Ovvero, e sempre per rifarsi ai grandi esempi, se vuoi essere critico di costume, ti devi comportare come Orazio; se ti comporti come Virgilio, allora scrivi un poema, magari bellissimo, in lode del Divo regnante. Ma i tempi sono oscuri, i costumi corrotti, e anche il diritto alla critica viene, quando non soffocato con provvedimenti di censura, indicato al furor popolare. Pubblico pertanto questi scritti all'insegna di quella antipatia positiva che rivendico.

da  repuubblica online del 31\1\2006

2.2.06

Senza titolo 1113


CANTO DEL SENZA PACE 

 



 

 



Ancora una volta


Ancora una volta ho dovuto piangere:
 

 



Non sono


Davvero


Non sono normale


Ragazzo


Uomo


Giovane


Amante;


Non sono portato a vivere:


 

 



C’è chi ha talento in questo


E leggero leggero


Tralascia il tempo


Vivendo e basta


Lontano lontano


Da quel loto in fiamme:


Di se stesso non ha paura.


 

 



Di me stesso ho paura:


Voglio nulla


Vi prego, lo voglio


Nulla


Se non quella pace


Quella tanto sognata pace.


 

 



Perché ti allontani


Fragore tranquillo?


Perché mi ignori?


Perché mi ignori?


Perché mi ignori?




Senza titolo 1112


by Patrizia Savarese


Abbracciai con lo sguardo il mare


Fluttui di piacere inabissarono il mio infinito.


 


Tu! by Patrizia Savarese


 


 


Sei quel mare che fluttua e sommerge


accarezza e s’increspa, dilaga e si abbatte


sulla scogliera dei desideri.


Infrangermi in questo mar mi è dolce.


Silvana



by Patrizia Savarese

31.1.06

Senza titolo 1111

 Ho superato la fase del lutto e del cordoglio.

Mi tengo disponibile, se il caso, per il pianto rituale.

28.1.06

Se cominciamo a sparare...

 



 


 E se tutti cominciamo a sparare...che fine faremo?Dov'è finito il nostro senso civile? E' prevalso il nostro lato peggiore in quest'epoca di pazzi o cosa? Tutti chiedono giustizia e pregano Iddio che la faccia! Ma poi si armano (non solo di buone maniere) e si trasformano in Charles Bronson de noiantri! Ecco il racconto di Michelangelo Rizzi, stupito di NON essere stato arrestato, dopo aver scaricato tutto il caricatore della sua pistola addosso ad un giovane albanese che aveva appena tentato il furto in casa sua!

Senza titolo 1110

 «Ormai è impossibile evitare la faccia sorridente, fiduciosa e chirurgicamente liscia di Silvio Berlusconi. Sia egli lucido o folle, vista la sua passione per Erasmo da Rotterdam, Berlusconi si è gettato con energia in un blitz sui media molto insolito, un’asta televisiva 24 ore su 24 rivolta agli elettori italiani che, dimostrano i sondaggi, sono sempre più stanchi di lui dopo averlo avuto per cinque anni».

Ian Fischer, New York Times, 27 gennaio

27.1.06

Senza titolo 1109




Auschwitz ( La canzone del bambino nel vento )
Lunero - Vandelli


da Folk Beat n. 1 [1967]


Son morto con altri cento, son morto ch' ero bambino,                                                                                                             passato per il camino e adesso sono nel vento e adesso sono nel vento....
Ad Auschwitz c'era la neve, il fumo saliva lento
nel freddo giorno d' inverno e adesso sono nel vento, adesso sono nel vento...
Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio:
è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento, a sorridere qui nel vento...
Io chiedo come può un uomo uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento, in polvere qui nel vento...
Ancora tuona il cannone, ancora non è contento
di sangue la belva umana e ancora ci porta il vento e ancora ci porta il vento...
Io chiedo quando sarà che l' uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà...
Io chiedo quando sarà che l' uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà e il vento si poserà...


 tratta  dalla sezione  testi del  sito http://www.skuola.net/libri/annafrank.asp




per evitare di cadere nella già abbondante retorica e ampollossità scrivero un post semplice visto che generalmente quelli brevi sono ii più incissivi sula giornata del 27 gennaio la prima citazione è questa “È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte il rombo l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità. Intanto debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui forse saranno ancora attuabili.” Anna Frank, 15 luglio 1944 la seconda è questa Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per un pezzo di pane Che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi. (Primo Levi, Se questo è un uomo) e sempre dalla stessa fonte è anche quest'altra “A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico». Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, [...], allora, al termine della catena, sta il Lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo” PRIMO LEVI, Se questo è un uomo - La tregua, ed. Einaudi Tascabili, 1989, p. 9.
Concludo  questo  post   con un'altra citazione  presa dal blog
http://celestez.splinder.com/   di un mio cdv fin dalla fondazione  del  yahoo  groups dell'omonimo sito  ( www.testedatagliare.it )  di  un  cdv  .
<<


Miei cari genitori,


se il cielo fosse carta e tutti i mari del mondo inchiostro, non potrei descrivervi le mie sofferenze e tutto ciò che vedo intorno a me.
Il campo si trova in una radura. Sin dal mattino ci cacciano al lavoro nella foresta. I miei piedi sanguinano perché ci hanno portato via le scarpe… Tutto il giorno lavoriamo quasi senza mangiare e la notte dormiamo sulla terra (ci hanno portato via anche i nostri mantelli).
Ogni notte soldati ubriachi vengono a picchiarci con bastoni di legno e il mio corpo è pieno di lividi come un pezzo di legno bruciacchiato. Alle volte ci gettano qualche carota cruda, una barbabietola, ed è una vergogna: ci si batte per averne un pezzetto e persino qualche foglia.
L’altro giorno due ragazzi sono scappati, allora ci hanno messo in fila e ogni quinto della fila veniva fucilato… Io non ero il quinto, ma so che non uscirò vivo di qui. Dico addio a tutti, cara mamma, caro papà, mie sorelle e miei fratelli, e piango…


(lettera scritta in yiddish da un ragazzo di 14 anni nel campo di  concentramento di Pustkow)



E   con le  lacrime  agli occhi  che    PER NON DIMENTICARE MAI  Vorrei condividere le mie emozioni anche in un altro modo, che sento più mioe  come  con le casse  dellostereo   a palla che  ha in canna  la  stupenda    canzone di Guccini di cui  ho riportato il testo all'inizio inizio  di questo  post   e   facendo vedere a mio cugino di 2  grado che ha  11 ( quasi 12 )  anni   che mi chiede cosa  è  la Shoah  ,  facendogli vedere  queste immaginforse  un po' dure ed  aghiccianti  \ terribili  per un  bambino  raagazzo  della  sua  età anche  se  abituato  a  vedere di peggio  in tv    ma  necessarie  perchè non si dimentichi   tale   crimine 


  LINK 


http://www.majorana.org/progetti/shoah/sommario.htm
http://www.gndesign.it/shoahnet/


Senza titolo 1108


Primavera di innocenza


Sul filo della vita


Offre al destino


Un viso angelico.


 


Sguardo di cristallo


Posato sull’infinito,


Piccola farfalla


Vola libera.


 


Capelli di seta


Riflessi brillanti


Sono lieve carezza


Per gli occhi.


 


Piccola fata


Piena di magia


Non crescere in fretta


Il tempo ci sarà.


 


Sonia

26.1.06

Il segno della Croce

Quando fai il segno della croce, fallo bene. Non così affrettato, rattrappito, tale che nessuno capisce , cosa debba significare. No, un segno della croce giu­sto, cioè lento, ampia, dalla fronte al petto, da una  spalla all'altra. Senti come esso ti abbraccia tutto? ! Raccogliti dunque bene; raccogli in questo segno tutti  i pensieri e tutto l'animo tuo, mentre esso si dispie­ga dalla fronte al petto, da una spalla all'altra. Allora tu lo senti: ti avvolge tutto, corpo e anima, ti racco­glie, ti consacra, ti santifica.

 



Perché? Perché è il segno della totalità ed è í1 segno della redenzione. Sulla croce nostro Signore ci ha redenti tutti. Mediante la croce Egli santifica l'uomo nella sua totalità, fin nelle ultime fibre del suo essere.

 



Perciò lo facciamo prima della preghiera, affinché esso ci raccolga e ci metta spiritualmente in ordine; concentri in Dio pensieri, cuore e volere; dopo la pre­ghiera affinché rimanga qui in noi quello che Dio ci ha donato. Nella tentazione, perché ci irrobustisca. Nel pericolo, perché ci protegga. Nell'atto della bene­dizione, perché la pienezza della vita divina penetri nell'anima e vi renda feconda e consacri ogni cosa.

 



Pensa quanto spesso fai il segno della croce. È il segno più santo che ci sia. Fallo bene: lento, ampio, con­sapevole. Allora esso abbraccia tutto l'essere tuo, corpo e anima, pensieri e volontà, senso e sentimento,  agire e patire, e tutto diviene irrobustito, segnato, ! consacrato nella forza di Cristo, nel nome del Dio  uno e trino.

 




 


25.1.06

Senza titolo 1107


Perché il cielo piange


sotto il peso delle nuvole 


dopo aver  esultato


del suo azzurro più bello ? 


 


Perché i fiumi sanguinano


sotto le piogge torrenziali 


dopo aver donato 


la loro purezza più grande ? 


 


Perché i fiori appassiscono


sotto la rugosità del clima 


dopo aver mostrato 


i loro volti più belli ? 


 


Perché il fuoco muore 


sotto il peso delle ceneri 


dopo aver  divampato 


il suo calore più grande? 


 


Sonia

23.1.06

Senza titolo 1106


C’era un paese che si reggeva sull’illecito. Non che mancassero le leggi, né che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati che si potevano avere solo illecitamente…


Di tanto in tanto,quando meno ce lo si aspettava, un tribunale decideva di applicare le leggi,provocando piccoli terremoti in qualche centro di potere e anche arresti di persone che fino ad allora aveva avuto le loro ragioni per considerarsi impunibili. In questi casi il sentimento dominante, anziché, di soddisfazione per la rivincita giudiziaria, era il sospetto che si trattasse di un regolamento di conti di un centro di potere contro un altro.


Così era difficile stabilire se le leggi fossero usabili ormai solo come armi tattiche nelle guerre intestine tra interessi illeciti oppure se i tribunali, per legittimare i loro compiti, dovessero accreditare l’idea che anche loro erano dei centri di potere…


Così tutte le forme di illecito si saldavano in un sistema compatto e coerente nel quale moltissime persone trovavano il loro
vantaggio pratico senza perdere il vantaggio morale di sentirsi con la coscienza a posto. Avrebbero potuto dunque dirsi
unanimemente felici gli abitanti di quel paese, non fosse stato per una categoria di cittadini cui non si sapeva quale
ruolo attribuire: gli onesti.


Erano costoro, onesti non per qualche speciale ragione, per abitudine mentale, condizionamento caratteriale o tic nervoso, ma
non potevano farci niente se erano così e se la loro testa funzionava in base a quei vieti meccanismi che collegavano il guadagno al lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria a quella delle altre persone…


Italo Calvino


L’AQUILA E LA BAMBINA CIECA

da  Claudia Pasquariello 18 dicembre alle ore 15:10 · Il vento sussurrava tra i pini della montagna, portando con sé gli echi di un mondo ...