13.10.08

In mezzo a noi

Bibbia in tv. Sembra un controsenso, un ossimoro mediatico, eppure è accaduto. Per una settimana, senza soste. Solo un assaggio per il grande pubblico, domenica scorsa, alle 19 su Raiuno, poi la prosecuzione su Rai Educational. Dunque, Bibbia in tv. Ininterrotta, fluida, senza soste, che non fossero quelle del respiro e del raccoglimento. Sostanza, natura, anzi, creazione. Soprattutto, senza commento. L'unico commento era affidato, dico, agli sguardi, ai toni, agli accenti e, ancora una volta, ai fiati. Ai sorrisi e alle vibrazioni di voce.



"In principio" è proferito come un barbaglio di voce. La voce del Papa ha un biancore inatteso. Tremola come lo scintillio dei primi passi, è vuota come lo sguardo di Adamo nel Giudizio Universale: fidente, inerme, un uomo-bambino. L'intera vita di Adamo fu di 930 anni; poi morì. E' toccato a Roberto Benigni il lungo e faticoso elenco delle interminabili vite dei primi uomini, l'elenco quasi contabile di patriarcati impossibili, per poi giungere, comunque, a quel "morì", pronunciato a mezzo d'un respiro, trinciando l'aria lieve e immota. E Benigni è riuscito a dar significazione, con la sua stessa presenza libera, senza cravatta, con lo sguardo vivido e arguto, a quel lungo stillicidio di nomi. "Morì" è una solennità. Una pausa, una croma. Morì, e in un attimo Benigni ha fatto ritrovare, nella parabola dell'esistenza umana, il gesto ricapitolatore e il ritrovato abbraccio, proprio lì, all'ultimo, nel mezzo d'un mondo già caotico e decaduto, la naturalità composta e quasi rigenerante della morte, resa transito e svelamento. E, al tempo stesso, la sua estrema contraddizione e violenza: l'uomo era destinato all'eternità, la fine è il frutto della corruzione, dall'estremo marchio di Caino all'atrocità di Lamech di fronte alle atterrite mogli.
Bibbia senza commento, Bibbia, direi, senza psicoanalisi, senza razionalizzazione alcuna, se non la storia scolpita nelle laringi, nei secoli deportati e saggi del rabbino Cohen, nell'alabastro iconico del giovane patriarca ortodosso, nella ferialità d'una comune famiglia. "Il libro che viene dopo tutti i libri", la definiva Testori, perché capace di riassumerli tutti, in un pugno, in una manciata. Bibbia silenzio vivo, auscultato e reso vibrante una domenica d'ottobre, forza antica nel clangore delle nostre esistenze sovrappensiero, colorate e scintillanti. Stupore solido, come quello che deve aver provato Edith Stein, molti anni addietro; di quelli che fa chiudere il volume, per suggerire, all'anima più che al cuore, "questa è la Verità"; e lo è sul serio.

 

                  Daniela Tuscano

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