Eccone un piccolo stralcio tratto dalla rete << La luce del futuro non cessa un solo istante di ferirci: è qui, che brucia in ogni nostro atto quotidiano, angoscia anche nella fiducia che ci da vita, nell'impeto gobettiano verso questi operai, che muti innalzano, nel rione dell'altro fronte umano, il loro rosso straccio di speranza. - Pagina 77 >>SPOLLER lancia un forte messaggio di speranza e forza d'animo contro l'inquietudine che permea e ispira tutto il libro ( almeno dalle recensioni e alcuni stralci su books.google.it/ che ho letto e credo da libro che appena ho un po' di soldi andrò a comprare ) e il suo blog
Ma ora basta parlare io lascio parlare l'autrice
1) Come mai ha scelto la poesia e non altri generi letterari come naturale sfogo per porre rimedio a questa inquietudine verso l'esistenza?
Sembrerà paradossale, ma la poesia è la forma letteraria che a me viene più semplice, quella con cui mi esprimo al meglio. Ovviamente questo non basta, ho scelto la poesia perché trovo che sia il linguaggio della coscienza più profonda, del sentimento, delle emozioni. Il verso dice, ma soprattutto non dice, ed in quest'ultimo spazio troviamo una dimensione di riflessione che altri generi non hanno.
2) Le tue poesie sono solo intimistiche o ce n'è anche qualcuna politica?
Non credo che le due sfere possano essere così nettamente separate. Se intendiamo con il termine politica tutta la dimensione di relazioni di un soggetto con gli altri, allora anche nel nostro intimo esiste il politico. Facciamo sempre l'errore di pensare che la politica sia solo partitocrazia, ma la dimensione politica quotidiana è fatta di continui legami con gli altri, della nostra capacità di convivenza e di empatia. Dai miei versi traspare chiaramente la mia visione politica, pur riferendomi a questioni che prescindono da una certa idea del politico, la si capisce dal mio modo di affrontare la malattia, l'idea della diversità come valore, lo slancio empatico verso il prossimo. L'altro è sempre al centro del discorso, in "Attimi d'abisso" questo è molto evidente.
3) Preferisci scrivere con il cuore e con la mente, come si evidenzia nei tuoi post, oppure usando solo uno di essi?
Perché è possibile prescindere da uno di essi? Emotività e razionalità sono inscindibili parti dell'essere umano, in modo particolare l'arte non può fare a meno di queste due parti, si scrive spinti da un impulso interiore che senza la padronanza del linguaggio, della forma, sarebbero soltanto parole morte.
4) Quali sono, oltre te stessa, le tue fonti d'ispirazione?
Mi colpiscono l'umanità, gli atti di solidarietà, la forza interiore, la volontà, gli slanci emotivi e passionali delle persone. L'essere umano è continua fonte d'ispirazione.
5) Quali scrittori e poeti hanno contribuito, o contribuiscono, alla tua formazione letteraria e culturale?
Adoro la poesia italiana del Novecento, in modo particolare Ungaretti e Montale, ma amo anche Neruda e García Lorca. Sono sempre stata molto affascinata dalla letteratura latino-americana. Ma la mia è anche una formazione di carattere filosofico, non posso non citare tutta la saggistica sui temi politici e filosofici, Gramsci, Arendt, Kant, ad esempio.
6) Visto che, oltre che di filosofia e storia, t'interessi, come dimostra questo tuo studio per l'università (http://stefaniacalledda.
Sono due linguaggi differenti, non è possibile individuarne uno più congeniale. Certamente nel primo caso, è possibile dare maggior spazio agli aspetti più materiali, fornire documentazione e analisi statistiche; nel secondo caso, invece, l'aspetto emotivo risalta maggiormente e risulta coinvolgere di più il lettore, cosa che mi dà una certa soddisfazione. Tuttavia, date le mie competenze, non escludo di utilizzare entrambi gli strumenti comunicativi.
7) Fra gli scrittori del 1800 e del 1900 chi ti sarebbe piaciuto essere e quale opera avresti voluto scrivere?
Senza alcun dubbio mi sarebbe piaciuto essere Gabriel García Márquez per scrivere "Cent'anni di solitudine".
8) Di solito chi soffre della tua malattia o si piange addosso o fa un blog monotematico, ma tu sei riuscita a farne un blog "polivalente", come hai fatto?
Non ho tempo di piangermi addosso, sono troppo impegnata a vivere, e vivere con una malattia come questa è molto faticoso. Io ho sempre amato scrivere e l'ho sempre fatto, malattia o non malattia, ho sempre coltivato le mie passioni politiche e letterarie, le mie conoscenze e competenze mi danno la possibilità di avere una comunicazione versatile e multidisciplinare. Ultimamente, per questioni personali, scrivo poco di politica e questo mi urta enormemente, ma tornerò a disquisire dell'argomento. La malattia ti dà delle consapevolezze in più, impari a leggere il mondo con occhi diversi e questa è una grande conquista.
9) Qualcosa d'aggiungere, da rettificare o approfondire?
Direi che per capire quest'intervista, l'unica cosa possibile è quella di leggere il libro.
1 commento:
Tanto per essere autoreferenziali
[..] Normal 0 14 false false false IT X-NONE X-NONE MicrosoftInternetExplorer4 [..]
Posta un commento