16.1.12

Quando gli atei sono più rispettosi dei cattolici e dei credenti delle diverse fedi \ confessioni

Questa (  vedere  titolo  ) è l'dea  che mi sono  fatto  da  questo articolo   sull'unione  sarda  del  15\1\2012 

«Destra e sinistra? Identiche» La “via crucis” dei non credenti
Raffaele Carcano, segretario nazionale dell'Unione atei e agnostici razionalisti

di GIORGIO PISANO  pisano@unionesarda.it

Non è vero che anche i bancari hanno un'anima. Ce n'è almeno uno sicuro e felice di non averla. Si chiama Raffaele Carcano (  foto a sioinistra  )  , 45 anni, capufficio in un istituto di credito a Roma ma soprattutto segretario nazionale dell'Unione atei e agnostici razionalisti (Uaar). Padri nobili come l'astrofisica Margherita Hack e il matematico Piergiorgio Odifreddi, l'associazione raccoglie l'esercito dei non credenti. Che sono certamente più dei quattromila iscritti dichiarati. C'è anche una rivista ufficiale (che ovviamente si chiama L'ateo) e un rosario senza fine di iniziative che - a seconda dei punti di vista - stupiscono, scandalizzano, aiutano a sperare.
L'Uaar, che svolge servizi di assistenza morale in tre ospedali di Torino e uno di Milano, è una legione civile, pacifista, agguerrita. Riconosciuta dal ministero come associazione di promozione sociale, viene puntualmente ignorata da giornali e televisioni, scansata dalle organizzazioni clericali, bersagliata da frange dell'estrema destra.
Secondo l'Osservatorio di Pavia, il 99 per cento dell'informazione religiosa che passa in televisione riguarda la Chiesa cattolica. E gli altri? Nella laicissima Italia non hanno diritto di cittadinanza. O meglio, possono starci a patto di stare in silenzio, non esistere o quasi e accettare una discriminazione fatta di piccole miserie quotidiane. L'Uaar non è un partito-contro, non si batte per l'abolizione del Vaticano o di chiunque abbia fede in qualcosa. Rivendica semplicemente il diritto a non essere credenti. Che, detto così, sembra niente. E invece.
Carcano spiega molto bene questo concetto in un libro appena uscito per gli Editori Riuniti. Laureato in Scienze storico-religiose («per conoscere meglio l'avversario»), ignora con olimpica serenità le minacce dei fondamentalisti di Militia Christi, le martellate sul citofono della sede dell'Unione, le telefonate anonime, gli insulti prêt à porter.
Dice d'essersi sentito ateo per la prima volta quando aveva dodici anni. Da lì è cominciato un percorso che l'ha portato nel tempo a condurre una battaglia che, nonostante i silenzi di tanta informazione, fa molto rumore. Basti ricordare la denuncia per far togliere il crocifisso dagli uffici pubblici, il ricorso contro il Concordato Stato-Chiesa (firmato da Benito Mussolini e rivisitato da Bettino Craxi), gli autobus che pubblicizzavano l'ateismo, la campagna per sbattezzarsi e la realizzazione di una Sindone «tecnicamente identica» a quella venerata da milioni di cattolici.
Sulla propria pelle ha verificato fin da subito che un conto è raccontarsi non credente al bar, altro conto è dichiararlo pubblicamente. Il primo incidente risale a quando svolgeva il servizio militare e c'era da compilare il cartellino di riconoscimento da tenere poi sempre in vista, appeso al collo. Nome, cognome, nazionalità e infine religione. Ateo, ha precisato lui. Ma siccome nessuno se la sentiva di scrivere una cosa del genere, sono ricorsi a un escamotage che sarebbe piaciuto ad Andreotti: hanno cancellato la voce religione e scritto semplicemente omessa.

 Omessa, cosa? La risposta è affidata alla fantasia di ciascuno. Carcano, dove volete arrivare?
«In Italia il numero di atei e agnostici è in grande crescita, com'è già accaduto in molte democrazie evolute. L'Uaar è l'unica associazione che si batte per i diritti dei non credenti e per la laicità dello Stato».

Perché, l'Italia non è un Paese laico?
«Dovrebbe, non lo è. In un Paese migliore un gruppo come l'Uaar non avrebbe ragione di esistere. Siamo gli unici in Europa occidentale a non riconoscere le convivenze: vi sembra un caso?»

Lei spara su destra e sinistra: non salva nessuno?
«Non sono un tifoso dell'antipolitica. Fatta questa premessa, prendo atto con rammarico che destra e sinistra, per ragioni diverse, non osano rivendicare i diritti dei non credenti».

Se la prende col compromesso astorico: cos'è?
«Credo sia un'eccezione tutta italiana: è quel fenomeno che sancisce un'unione non dichiarata tra forze cattoliche e forze laiche».

Tutti usano il termine laico. Che significa, in realtà?
«I vescovi o l'ultimo dei materialisti adoperano questa parola perché ha una percezione positiva. Nessuno oggi vuol definirsi radicale. Un tempo si affermava con lo stesso impeto d'essere papisti. Ora non lo direbbe nessuno, nemmeno Benedetto XVI. Tanto è vero che pure lui parla di laicità».

Cioè?

«Fate attenzione a quale contributo sta dando alla legge sul testamento biologico, attualmente in via di definizione. Viene detto e ripetuto che è a favore dei cosiddetti laici. Vero invece esattamente il contrario».

Governo Monti.
«Ne pensiamo abbastanza male. Il fatto che vi fossero tre ministri al convegno di Todi promosso dal cardinal Bagnasco la dice lunga sui legami tra potere esecutivo e Vaticano. Altri segnali: la fretta di andare a salutare il Pontefice in partenza a Fiumicino prima ancora dell'investitura a presidente del Consiglio».

Poi?
«Altri aspetti inequivocabili. Per esempio Avvenire, quotidiano della Cei, contrario alla nomina di Veronesi a ministro della Salute in quanto laicista: perlomeno inquietante. Beh, com'è finita? Veronesi non è diventato ministro, al suo posto c'è il responsabile di un grande movimento ecclesiale».

Dunque, Monti bocciato fin da subito.

«Valuteremo in base a quello che farà. L'esordio, in ogni caso, non è stato esaltante. Siamo di fronte a un governo orientato».

Parlate di ateofobia: che significa?
«Nei Paesi a maggioranza musulmana i cristiani denunciano una forte limitazione nell'esercizio dei diritti civili. In Italia i non credenti hanno meno diritti di qualunque cattolico. Wojtyla e Ratzinger sono ateofobici».

E gli atei devoti?
«Sono pochissimi, e tra l'altro nemmeno atei. Giuliano Ferrara, che li rappresenta, è dichiaratamente un teista. Gli atei devoti non contano comunque nulla perché non incidono sugli atei veri».

Poi ci sono i credenti furbi, esatto?
«Umberto Oppus, sindaco di Mandas ad esempio. Ha emanato un'ordinanza per imporre l'uso del crocifisso negli uffici pubblici ma l'ha ritirata non appena ha saputo che avevamo presentato ricorso alla Corte di Strasburgo. E se n'è pure vantato. Giudicate voi».

Tra i vostri bersagli, la stampa è al primo posto.
«L'informazione italiana sulla religione di Roma non ha eguali nel mondo».

Ma nel mondo nessuno ha il Vaticano vicino di pianerottolo.
«Questo è sicuramente vero. Però non basta a giustificare un atteggiamento generalmente prono».

Ce l'avete perfino col segretario nazionale dei giornalisti, Franco Siddi.
«Non l'ho attaccato. L'ho solo invitato a dire del papa quello che ha detto su Berlusconi. E cioè: non ci abitueremo mai a un presidente del Consiglio che ritiene sia compito della stampa decantare solo le sue gesta e quelle del governo. Provi a dire altrettanto di Benedetto XVI».

Non è che soffrite un po' della sindrome del martire?
«Non ci sentiamo martiri. Però abbiate l'onestà di giudicare dai fatti, verificate se è vero o no che i non credenti sono discriminati».

Ha detto: il papa fa notizia solo quando non fa il papa. Ossia?

«All'udienza generale del mercoledì il pontefice affronta di solito questioni dottrinali piuttosto importanti ma i giornali se ne guardano bene dal parlarne. Preferiscono stare in superficie, strafotografarlo quando s'affaccia per l'Angelus o se sta partendo in viaggio pastorale».

Ovvio, i giornali non sono una palestra teologica.
«Dicono del volontariato della Chiesa: che esiste e fa sicuramente del bene. Ma il volontariato non lo fa solo la Chiesa. Pian piano si è passati da una dimensione spirituale della fede a uno spirito identitario. Nessuno disconosce le radici cristiane dell'Italia ma non sono le uniche. Dunque siamo di fronte a un identitarismo fittizio».

Sostiene che l'incredulità cresce insieme al progresso.
«Due statistiche. La maggioranza degli atei è normalmente istruita. La maggioranza dei laureati è atea. Studiare non fa rima con ateismo, però aiuta».

La Chiesa non è solo Ratzinger. Ci sono anche i don Gallo, i don Ciotti, i Tettamanzi.
«Ed è proprio quella parte della Chiesa con cui combattiamo fianco a fianco per tante battaglie laiche. I meriti di don Gallo o di don Ciotti sono fuori discussione ma mi chiedo quanto siano rappresentativi della gerarchia ecclesiastica. Appena un 20 per cento dei credenti si riconosce in loro. Quanto al cardinal Tettamanzi, penso sia innovativo sotto il profilo pastorale e conservatore su quello dottrinale».

Perché avete promosso gli autobus atei?
«Per riprenderci visibilità. A Genova il gestore della pubblicità ci ha respinto due slogan su tre. Sono usciti solo i cartelli con la scritta la buona notizia è che in Italia vivono milioni di atei, quella ottima è che credono nella libertà di espressione ».

Che dicevano quelli censurati?

«Fondamentale è il primo che abbiamo proposto: la cattiva notizia è che Dio non esiste, quella buona è che non ne hai bisogno».

Secondo lei la religione si fonda su ignoranza e paura?

«Soprattutto paura. Alimenta un elemento di insicurezza che destabilizza la capacità raziocinante dell'individuo».

Campagna per sbattezzarsi: che senso aveva?
«Ci battezzano che non siamo in grado di capire e di volere. Possiamo avere il diritto, da adulti, di cancellare dai registri parrocchiali qualcosa che non abbiamo scelto? Stimiamo che, grazie alla campagna per lo sbattezzo, siano usciti dalla Chiesa cattolica almeno ventimila italiani».

Segue la provocazione dell'occhio per mille.

«È solo una campagna di informazione sul funzionamento dell'otto per mille e che noi abbiamo stravolto in occhio. La Chiesa incamera esclusivamente da questa voce un miliardo di euro l'anno su un totale complessivo di sei miliardi a cui si aggiunge il costo dell'insegnamento della religione cattolica (docenti pagati da noi e scelti dal vescovo). Per finire, c'è l'esenzione Ici, stimata secondo l'Anci (l'associazione nazionale dei Comuni d'Italia) in 500 milioni di euro».

Ma la madre di tutte le guerre è quella contro il crocifisso.
«Senz'altro. Riteniamo che in uno Stato laico non debba essere esposto negli uffici pubblici poiché è un simbolo di parte. La Corte europea per i diritti dell'Uomo ci ha dato ragione in primo grado e bocciato in Appello. A mio parere, è rimasta impressionata dal fatto che ben 14 governi si sono pronunciati contro di noi».

Vivete con una sola certezza: buon appetito ai vermi.
«Pensiamo che la vita sia una splendida opportunità che prima o poi finisce. Vale la pena di utilizzarla bene sapendo che ha una fine».

Non coltivate, come tanti credenti, il dubbio?
«Il dubbio è un'arte che va insegnata. Certo che li abbiamo, i dubbi. Se si coltiva l'abitudine a leggere, qualche dubbio prima o poi salta fuori».

Nessuna invidia verso chi ha il dono della fede?
«Non provo invidia perché i problemi fanno parte della vita. Essere razionali vuol dire affrontarli con la logica e non proiettarli in un dopo di cui non si ha alcuna prova».

Se per caso si sbaglia, l'inferno non glielo leva nessuno.
«Un'inchiesta sociologica americana dice che a mentire di meno sono quelli che credono in un dio punitivo, a seguire ci sono i non credenti mentre i più bugiardi sono quelli che credono in un dio misericordioso. Se tanto mi dà tanto, finirò in Purgatorio».


  e  quindi credo  che  gli attacchi  fatti da  http://www.uccronline.it siano in gran parte  gratuiti e generalizzati ad  iniziare  da  questo  qui ed altri che trovare   qui  sotto

La  tesi espressa   in questo post  è  confermata   dall'esperienza  che  ho avuto  e  ho tutt'ora  con Rosalba  Sgroia -- foto  a  destra -- ex responsabile ma  ancora  iscritta  dell' UAAR( Associazione di atei e agnostici ) trovando  , girando  per  i  siti  di splinder , dei suoi  video   ne  trovate  sotto  uno  , dalla lettura   dei  suoi  scritti  \  interventi su i suoi blog   di splinder  e  non  (  ecco i due   blog  su splinder non  pèiù attivi    : 1) http://rosalbasgroia.splinder.com   ., 2) http://neroassenso.splinder.com e   quello  che  è ,  dopo la  chiusura ormai prossima   di splinder , il  suo  blog  attuale   http://neroassenso.wordpress.com   e  ritrovata  su  facebook )   e  poi   dalla  collaborazione   nel  mio  ex blog  colettivo    cdv.splinder.com

 

 

15.1.12

cosa è la speranza ?




quale speranza può esserci che ci sia mai un cambiamento se il carattere di un popolo è quello che è , e se il passato ha lasciato su di esso un'impronta quasi " genetioca " ? ( Italianità di Silvana Patriarca laterza 2010 pag 276 )

meglio un giorno da Borsellino che una vita da Cosentino

http://www.facebook.com/popviola

il caso di Milano sioamo all solito sciacallaggio exenofobo da parte dei media

 leggo  sulla   Bacheca  dell'amico  e  compagno di strada  Carlo Gubitosaa  :<< Qualcuno ha chiesto scusa alla comunita' Rom per aver detto che gli assassini del vigile a Milano erano Rom Sinti? Poi si e' scoperto che erano due con passaporto tedesco ma "di origine slava". Da giornalista mi fa ribrezzo il razzismo che si insinua nella cronaca dei delitti, dove si dovrebbe essere piu' rispettosi che in altre occasioni ma spesso si scade nello sciacallaggio xenofobo.>>.  Sempre   sulla  stessa  bacheca    c'è l'ottimo commentoi  di  Lorenzo Lucioni: << Ogni fatto di violenza o illegalita' che, direttamente o indirettamente, si puo' associare a rom, e' puntualmente riportato dalla stampa con chiara impronta razzista. i giornalisti di cronaca non sono quasi mai illuminati, gli approfondimenti a freddo alle volte si ravvedono, spesso parzialmente.non provare ribbrezzo per qualcosa che e' in noi fino al midollo.Infatti  , sempre  lo stesso Gubitosa fa  notare  che L'ondata di bufale dal sapore xenofobo travolge "Il Giornale" (  vedere sotto   al centro lo  Screenshot   )  
(  fin qui  niente  di nuovo  sotto il sole  visto  che    che  è insieme  alla padania veicolo  di coloro che incrementano  l'odio   con le  loro teorie  assurde  e  razzistiche ed  exenofobe  , se non proprio tali , ci si  avvicinano  moltissimo  )    ma anche  ed  è questo   che  fa  paura  e  dovrebbe far  riflettere  Repubblica.it, Corriere.it e "Fatto Quotidiano". Con buona pace di chi dice che per essere giornalisti bisogna vivere di giornalismo dimostrandolo col 740 alla mano, io dico che per essere giornalisti bisogna conoscere le regole di una professione  e  fare  cosi  
da  http://www.giornalismi.info/ del 15 gennaio 2012 - Carlo Gubitosa


Il razzismo è una malattia contagiosa, trasmessa attraverso i media.Quando la cronaca diventa "caccia allo straniero".
Dov'è nato il ragazzo che ha ucciso il vigile Savarino a Milano? Nemmeno il capo della Squadra Mobile sa dirlo, ma per le grandi testate italiane non c'è dubbio che sia un Rom. O in alternativa un nomade, slavo, al massimo tedesco.
Due uomini uccidono un vigile urbano travolgendolo con un'auto. Hanno importanza le loro origini per decidere come giudicarli? Il buon senso dice di no, e se qualcuno ti uccide un parente non è consolante pensare che sia stato uno svizzero, un bianchissimo neozelandese o un nobile britannico della camera dei Lord. Non ci interessa da dove viene, ci interessa che cosa ha fatto e che subisca le conseguenze del suo comportamento.
Anche la deontologia del giornalismo dice che la nazionalità di un criminale è irrilevante. Può esserlo quella di una vittima in caso di persecuzioni razziali, ma quella di un criminale non aggiunge nessuna informazione utile al fatto di cronaca, e si presta a indebite inferenze che estendono il suo comportamento anche ai "simili" del criminale. Nella "carta dei doveri" del giornalista, infatti, è scritto a chiare lettere che ogni riferimento a "caratteristiche della sfera privata delle persone è ammesso solo quando sia di rilevante interesse pubblico".
Ciò nonostante, la cronaca dell'omicidio dell'agente di polizia municipale Niccolò Savarino viene arricchita si molti particolari "etnici". Su Repubblica.it alle 9:35 del 13 gennaio si legge che "i due uomini visti dai testimoni sono entrambi nomadi" ma alle 12.31 dello stesso giorno quel testo diventa "I due uomini visti dai testimoni - e descritti come nomadi -".
La distinzione tra la realtà oggettiva e la descrizione fatta da fonti non primarie, per quanto dirette, è già un bel passo avanti. Il passo successivo potrebbe essere l'accensione del cervello per domandarsi che cosa caratterizza un nomade "a prima vista", e quali sono i segni particolari per distinguerlo con un veloce colpo d'occhio da una persona con uno stile di vita stanziale. E sulla homepage non ci sono controlli più stringenti sulle notizie pubblicate, al punto che per diverse ore si parla di "due ragazzi di origine rom sinti di 26 e 28 anni". Ma poi scompaiono.
L'errore di Repubblica probabilmente è ereditato dall'Ansa, che alle 9:15 dello stesso giorno produce un lancio di agenzia viziato da fretta, ignoranza o entrambe le cose, un minestrone dove si afferma che "i due uomini visti dai testimoni sono entrambi nomadi" (senza neppure il doveroso "sarebbero"), che sono stati "compiutamente identificati" dalle forze dell'ordine, e che "uno dei due sarebbe di nazionalità tedesca, l'altro di origini slave". Vai a capire.
Anche il Fatto Quotidiano, che pure ha una redazione locale a Milano e in questo caso avrebbe potuto consumare più scarpe e meno tastiere, rinuncia al dovere di verifica sul campo e al diritto di esercitare l'intelligenza critica, e decide di ripetere pari pari il compitino/minestrone fornito dall'Ansa: "sono due nomadi gli assassini di Niccolò Savarino". Anche in questo caso l'articolo viene corretto, e nel giro di poche ore si passa a "Sarebbero due i sospetti responsabili dell'omicidio". Ottimo lavoro, condizionale dubitativo più eliminazione del dato di nazionalità in quanto irrilevante ai fini della notizia. Ma la prossima volta non è meglio contare fino a dieci e rileggere meglio prima di fare clic sul tasto "pubblica"? Vi assicuro che non ho nessuna fretta di sapere da che paese viene un assassino, su questo tipo di vicende preferisco un articolo che esce per ultimo ma esce bene. E credo che molti lettori del Fatto, amanti del giornalismo rigoroso e accurato, sarebbero d'accordo con me.
A dispetto della "compiuta identificazione" descritta confusamente dall'Ansa e da chi le è andato appresso dovendosi poi correggere, il prestigioso Corriere della Sera non parla di nomadi, tedeschi o slavi, e in via Solferino gli assassini "sarebbero due Rom sinti incastrati dal cellulare". Salvo poi far cadere il condizionale dubitativo e affermare perentoriamente nell'interno dell'articolo che "I due Rom, dell'83 e dell'85 erano in liguria con un'auto a loro intestata". Ma il web ha memoria corta, e a poche ore di distanza anche l'articolo "Vigile ucciso dal suv. Due fermati" viene ammorbidito e stravolto, fino a diventare "Vigile ucciso dal Suv, telecamera Atm filma l'assassino", se non altro perché i due fermati non c'erano. Ma nel frattempo la notizia è stata ripresa su altri siti e commentata in rete, per confermare la teoria degli "zingari assassini". E se lo dice il Corriere della Sera...
Domenica 15 gennaio l'agenzia Agi segnala un avvenuto arresto e annuncia una "conferenza stampa che si terrà questa mattina alle 11:00 in Questura", ma anche dopo l'arresto la nazionalità del sospettato rimane un mistero. Non ho modo di presenziare direttamente alla conferenza stampa, e dopo alcune telefonate riesco a mettermi in contatto con Alessandro Giuliano, il capo della squadra mobile di Milano, che mi spiega come stanno le cose: i sospettati dell'omicidio Savarino non sono due, ma è uno solo, si chiama Goico Jovanovic e non si sa dove sia nato.
A detta di Giuliano, di lui sappiamo soltanto che è di origine serbo-bosniaca, perché i suoi familiari sono noti alle forze di polizia, si sa che ha precedenti per reati contro il patrimonio, che vive a Milano da vari anni e che la sua famiglia vive in Europa da decenni. Sul piano formale, invece, la questura di Milano (per ammissione del Capo della Squadra Mobile) non sa dire quale sia la nazionalità di questo giovane ragazzo. Giuliano mi spiega per telefono che l'urgenza di raccogliere prove e impedire la fuga del sospettato ha messo in secondo piano gli accertamenti su di lui o sui componenti della sua famiglia per verificare se in tasca hanno un passaporto italiano, francese, tedesco o di qualche altro paese.
Ciò nonostante, anche in assenza di dati certi e a vari giorni di distanza dalle rettifiche di Repubblica, Fatto Quotidiano e Corriere, il 15 gennaio "Il Giornale" titola spavaldamente "I Rom finiscono sotto torchio", e l'autrice di questo capolavoro ha anche il coraggio di firmarsi Paola Fucilieri, a differenza di tutti gli altri pezzi citati finora attribuiti genericamente alla redazione della testata. Più la bufala è razzista, più si propaga velocemente: provate a cercare su Google "I Rom finiscono sotto torchio" e potrete toccare con mano con quale rapidità si sono riprodotte su internet menzogne come quelle della Fucilieri.
Su Repubblica.it, invece, lo sport domenicale del 15 gennaio non e' la torchiatura dei rom ma la "caccia agli slavi", e al momento di scrivere questo articolo non ci risulta che sia stato rettificato.
Lo stesso giorno il Corriere della Sera si affretta a spiegare che Jovanovic, classe 1987, sarebbe "nato in Germania, di origine slava". Come se le cause del comportamento criminoso di un Europeo o di un italiano vadano ricercate anche nelle "origini" e non più solo nella nazionalità. E' il razzismo 2.0, che chiede conto anche ai nuovi cittadini italoeuropei della provenienza dei loro bisnonni, per distinguerli da quelli di razza pura. Ma dopo essere stato ricontattato per confermare questo dato, Giuliano mi spiega che la nascita in Germania è solo una delle tante origini dichiarate dal ragazzo, che in altre occasioni ha fornito altre identità affermando di essere nato a Palermo o a Parigi, nel 1990 o addirittura nel 1994. In pratica i giornalisti si sentono autorizzati a dire tutto, tranne che non possono dire ancora nulla perche' non ci sono dati certi.
Il giorno prima della conferenza stampa, invece, Repubblica sostiene che "dei due ricercati gli investigatori sanno ormai tutto, tranne dove si trovano", li descrive come "i due nomadi" e sostiene che "entrambi sono di origine slava, anche se di passaporto tedesco il proprietario del Suv (...) mentre è italiano il suo amico e complice abituale". E il dubbio rimane: nomadi, slavi, tedeschi o italiani? Spiegateci per bene con chi dobbiamo prendercela.
Una volta calmati i bollori della folla assetata di vendetta, l'accertamento di origine, nascita, nazionalità e passaporto di questo ragazzo avrà ancora importanza? E sul piano sostanziale, culturale e umano, non dovremmo dire che un ragazzo "milanese" da anni e una famiglia "europea" da decenni sono un problema nostro e non di altri popoli? Il dato rilevante non dovrebbe essere il fatto ché vivono da anni assieme a noi, anche se in tasca hanno una carta bollata che li associa a qualche altro paese?
In ogni caso, visto che finora non lo ha fatto nessun collega, sarò io a porgere delle scuse.
Chiedo scusa a tutti quelli che hanno letto bufale fidandosi delle testate che le hanno sdoganate e pensando che il mestiere di giornalista preveda l'obbligo di verifica delle notizie o quantomeno la prudenza nel diffondere notizie incongruenti.
Chiedo scusa soprattutto alla famiglia Savarino, che al proprio dolore ha visto aggiungersi la confusione da voci incontrollate, l'istinto di "caccia allo straniero" e la nostra ansia irrazionale di voler appiccicare per forza ad ogni assassino una bandiera che non sia tricolore, perché i cattivi sono sempre "gli altri".
Chiedo scusa ai Rom Sinti, coinvolti in questa vicenda solo perché oggi il nostro pregiudizio più di moda ricade su di loro. Se questo omicidio fosse avvenuto cinque o sei anni fa, probabilmente sarebbe stato più istintivo parlare di "marocchini", e andando più indietro nel tempo i presunti assassini sarebbero stati senz'altro "albanesi".
Chiedo scusa anche a tutti i razzisti dal cervello ottenebrato che appena hanno letto "Rom Sinti", sono scattati come molle con una "caccia allo zingaro" che ha trovato un sfogo visibile in rete e troverà chissa quali sfoghi invisibili nel mondo reale. Mi scuso anche con i razzisti perché se nel loro cervello ha attecchito l'ignoranza, la superficialità, il pregiudizio e la paura del diverso non è soltanto colpa loro. Dietro ogni uomo che legge poco ce n'è un altro che scrive male.
Qui sotto potete ammirare alcune conseguenze di questa storia scritta male e raccontata peggio, sputando su tutte le buone pratiche del giornalismo e sui codici deontologici che restano nei cassetti a prendere polvere. Chi semina vento raccoglie tempesta, e chi semina odio raccoglie razzismo. Qui ne ho distillato una minima parte, che va moltiplicata per milioni di lettori, ascoltatori e telespettatori. Guardate gli effetti di questa bufala sui Rom Sinti e pensateci bene, cari colleghi. Non vi costa nulla rispettare voi stessi e la vostra professione, e l'alternativa può avere un prezzo altissimo per tutti.
 Ora è  profondamente ipocrita indignarsi e dissociarsi dagli atteggiamenti, dalle dichiarazioni, dalle posizioni espresse, senza affrontare con decisione  l'uomo, l'essere umano che quelle idee ormai le ha nel dna
C'è un interessante trattato su questo: "I volenterosi carnefici di Hitler"(  foto  a  destra  ) di  Daniel J. Goldhagen    che spiega molto bene come, anche quando latente, ogni genere di razzismo culturale non si potrà mai spegnere.In pratica, l'autore prende in considerazione il fatto che non furono solo i militari a perseguitare gli ebrei: non avrebbero potuto, senza l'appoggio della popolazione. Così come non sarebbe stato possibile, per il governo, attuare politiche antisemite così pesanti, senza il popolare consenso. E la Germania potè (terzo motivo) fare quello che ha fatto, per la sua posizione di potere che andava facendosi sempre maggiore, negli ultimo periodo degli anni 30.

Quello su cui comunque l'autore insiste, è che l'antisemitismo, in Europa e non solo in Germania, è una questione secolare, nata sulla scia degli insegnamenti del cristianesimo che volevano gli ebrei delle persone orribili (avevano condannato gesù cristo alla croce e lo avevano assassinato). Con il tempo, dato che ai cristiani non era permesso svolgere attività legate agli scambi di denaro, e che agli ebrei non era concesso lo svolgimento di molti tipi di lavoro, si ebbe che gli ebrei si occupavano di commerci e della gestione delle prime banche. Da qui, anche la nascita di quelli che l'autore chiama "complotti economici e finanziari". Ed  è quello   che  negli ultimi 20\25  sta  succedendo in Italia  . Infatti  come giustamente  << La crisi economica esaspera una cultura comunque xenofoba. E non   ----  cone dice  l'articolo  della  rivista  AltraEcomia  che  riporto sotto    interramente   ----    c’è da illudersi: passata l’indignazione per il pogrom di Torino e la strage di Firenze, la logica liberista, la cultura dell’efficienza, torneranno a dominare, causando nuove guerre ai poveri e nuove lotte fra poveri. A meno che non si cominci a ricostruire una cultura dei diritti e della solidarietà. >>
Nel 2007 Mihai Mircea Butcovan scrisse sul settimanale Internazionale una lettera aperta a un immaginario “cronista razzista”: “Sono stanco di inseguire gli articoli che contengono l’equazione rumeno/straniero=delinquente (dove la variabile straniero non è incognita, ma la soluzione di tutti i mali) per poi chiedere rettifiche che non arrivano mai. Allora per una volta protesto prima”. Butcovan, che è romeno e scrive i suoi libri in lingua italiana, chiedeva al suo ipotetico interlocutore di “non scrivere quell’articolo razzista. Così sapremo orientarci e capire se ‘da quindici anni in Italia’ è una grave malattia pregressa o un certificato di buona salute”.
L’articolo torna alla
mente all’indomani del tentato pogrom di Torino, ossia l’incendio di un campo rom, nel quartiere delle Vallette, ad opera di un gruppo di cittadini staccatosi da una manifestazione -ufficialmente una “fiaccolata contro la violenza”- organizzata dopo la denuncia di una ragazzina del quartiere, che aveva detto d’essere stata violentata da due giovani rom. Il maggiore quotidiano locale -La Stampa- aveva riportato con

la censura dettata dall'ignoranza il caso di rimozione e chiusura account su vimeo di nemesianimale.net


Il video di Nemesi Animale  rimosso da  vimeo  , ma  riopotato  su  youtube  e  sotto da me    riportato  non  da  youtube  , ma  copiando  sul  mio desktop  e poi caricato  da li

mostrava uno di questi allevamenti, ma senza volerne puntare col dito uno in particolare (in questo caso della ditta Bruzzese) preferiamo mostrarvi il video dicendo che la situazione è uguale in tutti gli allevamenti intensivi di questo genere. Quando ero bambina, il fine settimana andavo a trovare i miei nonni e lungo la strada, all’altezza di Palmanova (provincia di Udine) circa, c’era un enorme allevamento di polli, da fuori erano dei grandi capannoni grigi in cemento e l’odore che si spargeva per chilometri era insopportabile, ci si accorgeva che ci si stava avvicinando già centinaia di metri prima, all’epoca non realizzavo cosa succedeva lì dentro ma quando chiesi ai miei genitori come potevano vivere i proprietari così vicino (avevano una stupenda villa giusto a fianco) loro mi risposero “Per i soldi”…
Non mi ha meravigliata il fatto che stamattina il link al video non funzionasse più, così ho contattato Genesi Animale, il loro account su Vimeo.com è stato cancellato e con esso anche tutti i video contenuti. Il video in questione è stato ripubblicato su Youtube e qui di seguito presento la dichiarazione di Nemesi Animale ( www.nemesianimale.net  ) al riguardo:

         “OLTREPASSARE LA CENSURA!
Il video della nostra investigazione su Bruzzese è stato rimosso dallo staff di Vimeo.com e ci è stato chiuso l’account, su cui avevamo anche altri video.
Questo perché a loro dire abbiamo pubblicato “immagini di crudeltà e violenza su animali” e quindi violato le condizioni della community. Abbiamo ribattuto dicendo che queste sono immagini che mostrano la realtà, ciò che accade di nascosto dietro alle porte degli allevamenti, e che la loro censura è un’altra spessa porta che impedisce alle persone di vedere cosa accade agli animali negli allevamenti e nei macelli.
Immaginiamo che ci sia stata qualche segnalazione da parte di chi trova il nostro video troppo scomodo e speriamo che sia solo un errore a cui ripareranno, perché Vimeo è una community di persone sensibili ed è utilizzata appositamente da molti gruppi antispecisti di tutto il mondo per pubblicare le loro investigazioni.
 Nel frattempo è urgente che tutti coloro che hanno condiviso e pubblicato il nostro video modifichino il link e utilizzino quello su Youtube, che trovate in fondo a questo messaggio.
 È importante che tutti coloro che hanno visto quelle immagini le condividano, le diffondano, le mostrino a chi ancora non sa cosa si nasconde dietro all’industria delle uova.
Di fronte alla censura e alle menzogne, diventa ancor più necessario diffondere le immagini che documentano la realtà e sentiamo che il lavoro svolto da noi e altri gruppi di attivismo è sempre più importante.
                                        GrazieNemesi Animale 


La  battaglia   di  tale  assocciazione  è  giusta e  sacrosanta  \  condivisibile   perchè serve  a far conoscere cosa si cela dietro all'industria delle uova, alcuni attivisti di Nemesi Animale hanno deciso di documentare le condizioni delle 200.000 galline prigioniere dei capannoni già attivi di questa azienda  (  ,ma  potrebbe essere  anche  di altre  ) 
Quello che emerge è un mondo terribile che tutti dovrebbero vedere in prima persona: file di gabbie di sette piani una sopra l'altra, con decine di migliaia di galline che urlano, si lamentano, cercano inutilmente di aprire le ali, si beccano a vicenda per lo stress, molte sono ferite, prive di piume e penne, muoiono tra le loro compagne o vengono lasciate agonizzanti nei corridoi e finiscono mangiate dai topi. Si tratta di un luogo che rimane impresso per la sua inquietante architettura, in cui gli animali sono prigionieri fino alla morte e vorrebbero poter uscire per vedere il sole, respirare aria fresca e toccare il prato con le zampe.
Gli allevamenti di galline in batteria per la produzione di uova sono

14.1.12

come affrontare la crisi ed essere felici

Gli europei (  ed   tutti i paesi  del Nord   del  mondo  ) avevano perso  salvo alcune comunita  di persone   considerate matte   e\o stravanganti  come : 
                                                 il matto di  Francesco  Guccini 

                                                             un matto di de  andrè
                                                                       i matti di de gregori


il senso dell'essenziale  (  proprio come   questa  l'altra  canzone  de Modena  city Ramblers  )



, ma la crisi ce lo farà riscoprire. Peccato che ci sia bisogno di questo per ritrovare il gusto della semplicità ecco come  fanno  a vivere  conn 1000 € al mese

  da  http://www.presseurop.eu/it/

tendenze e costume  Spagna

Viva la vita low cost

9 gennaio 2012 El País Madrid



Un supermercato Dia a Valencia.
                                         Un supermercato Dia a Valencia.Polycart via Flickr CC
 
In tempi di crisi, quando si è costretti a sbarcare il lunario con 1.000 euro lordi al mese e non si vuole rinunciare del tutto al proprio stile di vita, ridurre le spese è una scelta obbligata. Una tendenza che sta stravolgendo le abitudini dei consumatori.  
Secondo le cifre del Sindicato de Técnicos del Ministerio de Hacienda (Gestha), in Spagna 17,1 milioni di persone guadagnano appena mille euro lordi al mese. Parliamo del 63 per cento della popolazione attiva. Con questa cifra arrivare alla fine del mese è una fatica degna di Ercole, e fare la spesa diventa un'avventura complessa. Oggi, per migliaia di spagnoli, acquistare un prodotto è un atto di rinuncia.
In questo scenario di sofferenze e privazioni, il fenomeno del low cost è in grande crescita e con ogni probabilità nell'immediato futuro è destinato a svilupparsi ulteriormente, occupando uno spazio sempre più rilevante nel tessuto sociale ed economico.
Ristoranti, viaggi, automobili, assicurazioni, elettronica, immobili, tempo libero, abbigliamento, alimentari: nulla sembra sfuggire al fascino del basso costo. Resta da capire se il fenomeno sopravviverà una volta superata la crisi. Si tratta di una strategia strutturale o congiunturale? In che modo cambierà l'atteggiamento del consumatore dopo la fine della crisi? Sarà più razionale e meno impulsivo? La ricerca del prezzo più basso è ormai diventata un nuovo stile di vita?
"Spendere molto denaro in maniera compulsiva è una patologia che incontriamo spesso, mentre al contrario il risparmio estremo non ha un'accezione clinica", spiega Guillermo Fouce, psicologo e professore dell'Università Carlos III di Madrid. Secondo Fouce, insomma, non esistono "malati di risparmio". Non è una precisazione irrilevante, perché se portati all'estremo tutti i comportamenti legati all'acquisto possono creare complicazioni.
Non c'è dubbio che il consumatore del dopo-crisi sarà molto diverso da quello attuale. Innanzitutto avrà imparato da questi tempi difficili. "Il consumatore sta scoprendo grazie al low cost che può acquistare prodotti simili a quelli a cui è abituato a prezzi di gran lunga inferiori", sottolinea Javier Vello, responsabile del settore distribuzione e consumo della società di consulenza PriceWaterhouseCoopers. In secondo luogo "dopo la crisi, il cliente farà più attenzione alle spese, e sarà più cosciente delle alternative a ciascun articolo".
L'attuale periodo di estrema difficoltà economica lascerà strascichi profondi, e con il tempo sarà sempre più difficile tracciare un profilo del consumatore. Questo aspetto influenzerà non poco le strategie commerciali delle aziende, e di conseguenza il concetto di occasioni di consumo diventerà dominante. Per esempio è probabile che individui con un certo potere d'acquisto sceglieranno il low cost per alcuni prodotti e privilegeranno le marche più costose per altri. Ma in ogni caso tutto ciò riguarda il futuro, e oggi il concetto di low cost spadroneggia nei settori più disparati.
"Il consumatore è passato da quella che chiamo una 'funzionalità superiore' a una 'funzionalità sufficiente', che è la più economica. In altre parole, perché acquistare un'automobile dotata di tutti gli optional quando in realtà non ne ho bisogno?", spiega Javier Rovira, professore della business school Esic.
Juan Carlos Esteban, un giovane disegnatore sposato con figli, è l'esempio di come lo stile di vita low cost si sia insinuato in gran parte del tessuto sociale spagnolo. La sua "strategia del risparmio" ha cominciato a prendere forma nel 2007, "quando le spese hanno iniziato a mangiarsi lo stipendio". Il piano di Esteban abbraccia le telecomunicazioni ("in poco tempo ho cambiato tre volte operatore di telefonia mobile, e oggi anziché 50 euro al mese ne spendo 18"), le assicurazioni ("per il mio monovolume ho stipulato una polizza con un franchising globale che mi permette di risparmiare 350 euro rispetto alla precedente") e l'alimentazione ("compro soprattutto prodotti sottomarca". In totale, oggi Esteban spende il 25 per cento in meno rispetto a prima.  
"L'essenza del low cost non si limita all'abbassamento dei prezzi in sé, ma comprende il taglio dei costi superflui per ottenere un prezzo inferiore", sottolinea Jorge Riopérez, responsabile de settore consumo e industria di Kpmg. "Oggi si fa molta confusione tra [prodotti] low cost  e low price. Naturalmente anche il low cost mira a ridurre i prezzi, ma in altri casi la concorrenza può portare a un taglio basato non sulla riduzione dei costi ma su un minore margine di profitto".

L'unione fa il risparmio

Il fenomeno del low cost testimonia una situazione di emergenza, ma paradossalmente anche la volontà di non rinunciare al proprio tenore di vita e di continuare a godere di prodotti accessori o addirittura di lusso. "Le famiglie sono

ecco come viaggiare senza droghe

  foto tratta  da http://gobilumusic.wordpress.com/2009/09/09/dylan-dog-e-la-musica/

Afghanistan, marine Usa urinano su cadaveri, il video

se  criticare  queste  cose   vuol  dire  essere  anti americano  lo  sono  .
Va bene  direte erano terroristi  e criminali  ,  ok  ,  ma  che  c... un minimo di rispetto  nèdella  pèersona nè dei morti




da Notti notturne: 13 anni fa, moriva Fabrizio De Andrè

da  http://mattax-mattax.blogspot.com/2012/01/13-anni-fa-moriva-fabrizio-de-andre.html?spref=bl


L'11 gennaio 1999, Fabrizio De Andrè ci lasciò da questo assemblaggio naif, dimostrando, ancora una volta, di fare la cosa giusta.

13.1.12

libero pensiero


Libero pensiero

Tra “Grande fratello”
gossip
e sesso a volontà
ormai il disegno è evidente
non il libero pensiero vi preme
ma una società libera
dal pensiero

Pietro Atzeni

12.1.12

Feste finite si ritorna alla normalità II [ come rimettere in circolo i regali che non piacciono o doppi ]



Lo so  che ormai  le feste  sono giàpassate   ed  i regali venduti o riciclati  . Ma   c'è anche  chi  agisce  con lentezza  ed  aspetta    per  rimettewre  in circolo  in regalo   che  ha  ricevuto .

Capita a tutti, specie sotto le feste natalizie, di ricevere in regalo qualcosa di cui si sarebbe fatto volentieri a meno. Questo perchè non sempre i doni rispecchiano i gusti o i desideri di chi li riceve. Solitamente in queste circostanze si ringrazia comunque, mentre già si pensa a cosa fare di quel regalo non gradito.
Se si riceve qualcosa in regalo che non è stato di proprio gradimento o peggio ancora si tratta di qualcosa che non verrà mai utilizzata  (  o  che non ci  piace  )   occorre pensare a cosa farne, per evitare di tenere inutili ingombri in casa .
Oltre  alla  soluzione  più ovvia  e  sbrigativa  che sarebbe  quella  del cassonetto con relativo  spreco di materie  prime   esistono altre  soluzioni migliori 
1) Se proprio pensiamo di non aver bisogno di quel determinato oggetto ricevuto in regalo, la cosa più bella che si potrebbe fare è senza dubbio darlo in beneficenza  ad enti benefici,caritatevoli, organizzazioni no profit impegnate nella cura dei più deboli, o direttamente a persone bisognose sia un gesto di sobrietà e di attenzione necessario nelle festività natalizie prossime venture, o direttamente a persone bisognose
2) rimettere in vendita i regali non graditi e col ricavato comprare qualcosa che rispecchi i nostri gusti o desideri
3)  barattare un determinato oggetto con un altro, sempre ricorrendo ad internet (  vedere  link sotto ) o ai mercatini dell'usato  .
4) il riciclo dei regali.
Riciclare i regali di Natale sarà anche un gesto poco elegante o se preferite decisamente cafone, ma sempre meglio che buttarli via, non vi pare?
L’idea del riciclo è entrata infatti oramai nella normale routine della vita, considerando che  soprattutto il tempo di crisi in cui ormai si è entrati da tempo, ove risparmiare e riciclare, sono una vera e propria regola.

Oltre  a  rimandare  alla  guida  dell'amnno scorso ( qui l'url )  ecco alcuini con sigli su come  farlo  .presi da http://donna.tuttogratis.it/casa/come-riciclare-i-regali-di-natale-qualche-idea/P283661/


1. Un primo modo potrebbe essere quello di cambiarli, sostituendoli con qualcosa che più si accorda al vostro gusto personale. Se il regalo sgradito proviene da una persona con la quale potete permettervi un certo grado di franchezza, allora non vi resta che chiedere alla persona in questione se è possibile sostituire il dono. Questa pratica, ahimè, non dipende solo dalla disponibilità della persona che ve ne ha fatto dono, ma anche dall’oggetto di per sé: se si tratta di un capo d abbigliamento, un libro, un elettrodomestico o simili non avrete nessuna difficoltà a trovare un degno sostituto. Molti negozi, in presenza di etichette o imballaggi integri non fanno richiesta nemmeno dello scontrino. Il problema si pone quando il regalo che avete ricevuto è stato a sua volta riciclato dalla persona che ve ne ha fatto dono e chiederglielo vuol dire metterla con le spalle al muro di fronte all’imbarazzante confessione oppure è stato acquistato in occasione di un viaggio o sul web pertanto rispedirlo al mittente diventa un’operazione veramente complicata.
2. In questi casi un modo ottimo per riciclare i regali di Natale è venderli o barattarli on line. Ricordate che quello che è considerato orrido da uno può rappresentare l’oggetto del desiderio lungamente ricercato da qualcun’altro. Si tratta semplicemente di fare incontrare la voglia di disfarsi di un oggetto di uno con il desiderio di appropriarsene dell’altro. Di solito siti come Ebay o ZeroRelativo sono un ottimo terreno di incontro.
3. Americani docet! Altro ottimo sistema per riciclare i regali di Natale, molto in voga negli Stati Uniti, è quello di organizzare uno swap party, una festa in cui tutti portano qualcosa da scambiare. Oltre a rappresentare un utile mezzo per sbarazzarsi di oggetti poco graditi, è un ottimo modo per ridere tra amici delle fregature ricevute.
Se poi vogliamo mettere fine alla spirale dei regali non graditi, cosa che accade molto di frequente, cominciamo ad essere noi (  se mai  ci riusciremo  )i primi a scegliere con criterio quando ci apprestiamo a regalare qualcosa.

a queste regole   ne  aggiungo alcune mie  :
1) evitate  di riusare  se  regalate  cd  o libnri che  ci sia  il vostro nome o  una dedica  di chi  ve lo ha regalato 
da www.smemoranda.it    archivio 2007
2)  se   vi capita  come il punto  1 strappate la  pagina  o incollate  sopra  un altra  o  se la scrittura  e " pesante "  un pezzo di cartone dele stesse dimensioni .Nel xcaso del cd potete  o  togliere il libricino testi ( ma  si fà se lòo  avete uguale ) o fotocopia scanerizzata  a colori   da  incollare  sopra  l'originale  o d'attaccare  al libretto  se avete  strappato la pagina per  non lasciare  l'ultima   rotta  .
3) sia  che lo  dobbiate regalare   o vendere su  ebay , segnatevi su  un foglio o un'agendina  il nome di chi  velo  ha regalato e controllate se  frequenta  ebay  o simili ( siti di scambio  o di baratto  ) . eviterete  errori









Per  approfondire   troivate  sotto siti  di baratto e  di scambio 





mancato arresto di cosentino e bocciatura referendum come andare avanti ?

  dopo  gli avvenimenti  d'oggi  , vedi  titolo  , mi chiedo   se  fare o  :
1) come  il finale

completo di Goodbye Lenin (manca solo la parte in cui la mamma comincia a stare male, ma diventava ---  secondo   http://www.youtube.com/user/Zukhov1945 autore  del video ---- molto lungo e mi servivano più vids, forse magari farò l'upload di tutto il film stiamo a vedere), uno dei film che mi sta più a cuore in assoluto. Questo film racconta la travagliata storia di una famiglia della DDR ma nache un po' la storia di una nazione che ha creduto e lavorato per il comunismo. Nonostante la DDR non sia sicuramente stato un paese che potesse veramente contrapporsi alla Germania Ovest, merita anch'essa un addio, o meglio un arrivederci.
Gli ideali di socialismo ed uguaglianza non hanno fallito. Il motivo del crollo della DDR stanno in vari punti, come per esempio l'enorme debito di guerra con L'Unione Sovietica, mentre alla Germania Ovest andavano i miliardi del piano Marshall... O la cattiva burocrazia etc. La mancanza di libertà (che è uno degli obbiettivi del comunismo!) ha causato la fine di questo paese.
La Germania Est aveva però qualcosa di positivo: tutti avevano una casa, un lavoro, la criminalità era bassissima e alcune mode perverse occidentali non esistevano.
Purtroppo i politici fin dall'inizio non hanno saputo sostenere il confronto con l'ovest, ma non a causa dell'ideale comunista.
Una cosa però la DDR la vince: Bandiera e inno nazionale sono semplicemente magnifici, battono assolutamente quelli dell'ovest.
   Per  chi  volesse  il film  purtroppo non più reperibile  ( perchè  il mondo  è  uno strano paese  , se  ha  successo di  critica  non   ti ristampano  , se  hai successo al botteghino ---  anche  se  il film  fa  cagare  -- si  )  lo  trova  uTorrent (italiano con sottotitoli, qualità molto buona) ecco l'url http://tinyurl.com/7bs5o7z e   news  sul  film   http://it.wikipedia.org/wiki/Good_Bye_Lenin!  e  i  link finali  per  chi volesse  saperne  di più  su quel periodo  storico e  culturale

2)  oppure  era meglio


11.1.12

dedicato a paolo villaggio chi di pecora colpisce di pecora ferisce

 Il popolare attore genovese Paolo Villaggio durante la trasmissione Brontolo condotta da Oliviero Beha su Rai 3 fa una battutaccia sulle abitudini sessuali dei sardi:" Nascono pochi figli in quella regione perché si accoppiano con le pecore

ed ecco alcune  risposte  satiriche   prese  dal gruppo di fb  sardipersempre







infine  nonnricordo il sito  perchème  l'ahnno mandata  via  email 

vieni villaggio vieni !!!!!!!! i sardi ti aspettano !!!!!!!!

9.1.12

la vita


Il mondo fa schifo. Ma non sempre. Le persone vanno e vengono, e a volte non tornano. Il dolore viene ad onde, come la felicità e l'acqua agli occhi. Così bisogna tenersi in allenamento, restare giovani nuotatori per apprezzare lo sforzo di ogni bracciata o spinta della corrente, e godere il regalo di ogni boccata d'ossigeno quando il mare è più gonfio. I porti ce li scegliamo noi. Le sirene no, ma siamo fortunati quando sappiamo riconoscerle

8.1.12

Feste finite si ritorna alla normalità I [ come ritornare in forma ]


da http://www.lerika.net/index.php/son-cose-di-inizio-anno/

Seguendo il consiglio d'amici\che  che  mi chiedevano : << viste le   buon  guide natalizie perchè non n  fai una post  feste  ? >>  .                                                                     Faccio due puntate . La  prima è  riguarda come recuperare  la linea  dopo le feste ., 2) l'altra  sui regali  

.Ma veniamo  all'argomento in questione 

E' innegabile: dopo il periodo festivo moltissimi di noi avranno acquistato qualche chilo. I dolci, i vari brindisi,  i piatti molto sostanziosi e calorici, la scarsa attività fisica e sessuale  ,  il non saper dir  di no  ,  oppure tanto  è festa , ecc  non hanno di certo giovato alla linea, per cui occorre, una volta concluso il periodo di bagordi, smaltire quanto accumulato. Il buon senso  che  trova  d'accordo pensare comune   e  il pare d'esperti ( o pseudo  tali   )chiamati  dai media  (  tv ,portali internet  ,  e  giornali seri o meno  seri  ) suggeriscono di iniziare prima possibile affinché sia più semplice ritrovare in fretta un equilibrio dietetico visto che, sempre secondo gli specialisti del settore, per recuperare possono servire addirittura tre mesi. Se i chili accumulati sono davvero un po' troppi, potrebbe essere utile consultare un medico nutrizionista e farsi suggerire una dieta adatta e personalizzata. In ogni caso i suggerimenti generali più utili del momento sono i seguenti (  che  andrebbero seguiti tutti l'anno ) 


1. muoversi di più, camminare e passeggiare a lungo da  soli  o in compagnia a passo  svlto per  20  \40 al giorno inn particolare in salita  ( salvo ch  non siate troppo avanti  con l'età  o non abbiate problemi di respirazione  o  di cuore  ) 
2. mangiare con lentezza  per facilitare il lavoro del sistema digerente. 
3 Cercate di sostituire i cibi con molti grassi, con alimenti che ne contengono pochi 
4  Evitate pasti abbondanti, cercate di mangiare poco e spesso 
3. ridurre le porzioni  evitate i bis 
5 ridurre  all'osso  o cercare di eliminare gli alimenti grassi e zuccherati
6. mangiare più frutta e verdura. Per assicurare il giusto apporto di vitamine, minerali, oligoelementi e fibre al vostro organismo, mangiate ogni giorno almeno cinque porzioni di frutta e verdura 
7 Per una dieta equilibrata e ricca di nutrienti essenziali, aiutatevi con gli integratori alimentari [  dietro consiglio medico ]
8 Bevete almeno per  due  settimane Oltre ala razione  giornaliera  di 1.5  \ 2  litri al giorno  è  consigliabile  quasi ovvio .Infatti Bere abbondanti liquidi, o introdurli sotto forma di cibi molto acquosi come frutta e verdura, aiuta ad eliminare le tossine e a purificare l’organismo appesantito da troppi bagordi. Infusi e tisane costituiscono un ottimo supporto, piacevolissimo d’inverno.
Anche l’uva è assai utile, sia perché ricchissima d’acqua, sia perché contiene flavoinoidi, antocianine, polifenoli e antiossidanti preziosi che aiutano a combattere i radicali liberi. Un’azione simile l’hanno i carciofi, grazie all’azione che favorisce il funzionamento intestinale. Ottimo l’aiuto del tè verde con potere diuretico e disintossicante e ricco di antiossidanti. Agisce anche riattivando il metabolismo.
Zuppe e minestre, preparate con ricche verdure, sono perfette per reidratare l’organismo favorendo nel contempo la sua depurazione progressiva. Scegliete però quelle da preparare in casa anziché quelle già pronte da scaldare. Favorite tra le verdure spinaci e bietole, ricchissimi di fibre, acqua, vitamina C. Per la stessa ragione dovreste aumentare il consumo di agrumi, specialmente arance e pompelmi, che contengono anche altre vitamine, minerali e antiossidanti e hanno la capacità di rafforzare il sistema immunitario.


Infine, chiedete aiuto alle erbe fresche  come  questa il tè Rooibos, meglio conosciuto come tè rosso  (foto a  destra tratta  da  / http://www.yourself.it/te-rosso-smaltire-abbuffate-natale-capodanno/ )

Gli ultimi a dimostrare le proprietà benefiche del tè rosso sono stati alcuni ricercatori dell’Universitat Rovira i Virgili di Reus, in Spagna, in uno studio pubblicato sulla rivista Phytomedicine. Le sue proprietà benefiche si devono ai più di 25 polifenoli in esso contenuti, che come hanno dimostrato diversi studi scientifici, sono in grado di migliorare il processo digestivo e depurare l’organismo dalle tossine.Questa bevanda, un infuso a base di un arbusto che cresce in Sudafrica, è infatti un toccasana per migliorare la digestione, proteggere il fegato e aiutare a migliorare i disturbi del metabolismo.Infatti  non contiene caffeina) riduceva il colesterolo e gli acidi grassi liberi nel sangue, migliorando la funzione epatica.
I polifenoli in esso contenuti aiutano anche a ritardare l’invecchiamento, perchè combattono i radicali liberi, oltre a stimolare un particolare enzima che riduce il senso d’appetitoe favorisce il senso di sazietà, rendendolo di fatto l’ideale rimedio alle abbuffate post natalizie.
7)  fate l'amore ( sia con il vostro partnr  o  amante  )  prfrendo  le posizioni del kamasutra particolarmente impegnative, così da associare al godimento un dispendio di energie, paragonabile a un’attività sportiva in piena regola e, quindi, in grado, come tale, di bruciare calorie. Assolutamente da bocciare il missionario, sì invece a posizioni da “prestazione”.(  ecco  due  links  utili  I II nell'ultimo  l'ultimo potete cliccare  sulle  singole immagini in alto  per  ripassare  o  conoscere  nuove posizioni


io  qualche idea l'avrei ;-)


in tempo di crisi e di fame busa e non si vuole emigrare meglio addattarsi a tutti i tipi di lavoro anche queli per cui non abbiamo studiato la storia di La scommessa di Paolo Ladu, noto “Cipolla”: lava vewtri da 40 anni

  dala nuova  sardegna   9\1\2025  di Valeria Gianoglio Nuoro La bottega di Paolo Ladu, noto “Cipolla  "è un furgone vissuto, un ampio...