21.10.17

cosa è rimasto di : Caporetto , della rivoluzione d'ottobre ( 1917-20017 ) e dei 50 anni della morte di Ernesto chè Guevara ( 1967-2017 )


  • mia  dolce  rivluzionaria  - Modena City Ramblers 
  • destra-sonistra  -   Giorgio Gaber 
  • Stagioni (Tributo a Ernesto ''Che'' Guevara) e  Canzone per il Che -  Francesco Guccini


come promesso precedentemente ecco da figlio della della guerra fredda , in particolare le ultime frasi cioè 1985-1989\1991 ed la sua fine \ crollo [? ] dallle ideologie classiche ( fascismo e comunismo ) del XX secolo ma che ancora caratterizzano questo attuale nalla ricerca di una nuova definizione [ I II ] Cercherò di rispondere ad una delle classiche domande da





e di riportare il mio punto di vista su tre eventi storico \ culturali di cui quest'annoi si celebra o si è celebrato 50 anni per il primo ( la morte di Ernesto Che Guevara ) ., la battaglia di caporetto e la rivoluzione d'ottobre ( il secondo ed il terzo ) .
Da quale incomincisamo ? mumble... mumble .... dagli Ultimi due .



                                                                Caporetto 

La battaglia di Caporetto, o dodicesima battaglia dell'Isonzo (in tedesco Schlacht von Karfreit, o zwölfte Isonzoschlacht), venne combattuta durante la prima guerra mondiale tra il Regio Esercito italiano e le forze austro-ungariche e tedesche.
Lo scontro, che cominciò alle ore 2:00 del 24 ottobre 1917, rappresenta la più grave disfatta nella storia dell'esercito italiano[7], tanto che, non solo nella lingua italiana, ancora oggi il termine Caporetto viene utilizzato come sinonimo di sconfitta disastrosa.    continua    alla  voce   Wikipediana :  la  battaglia  di  Caporetto 
Un  esempio  di  maccelleria  e  disorganizzazione   come  fa  notare  questo  interessante articolo di https://www.bergamonews.it di cui     riporto  l'incipt  



Uno degli episodi della prima guerra mondiale sul fronte italo-austriaco su cui si sono spese più pagine è certamente la sconfitta di Caporetto: eppure, nonostante l’enorme massa di materiali, testimonianze e riflessioni sulla grande battaglia dell’ottobre 1917, permane, tra la gente comune e, talvolta, perfino tra gli esperti di storia militare, una certa confusione circa gli avvenimenti che portarono, in pochi giorni, al quasi collasso di un esercito che, pure, aveva combattuto valorosamente per più di due anni, senza cedere un passo e, anzi, conquistando terreno all’avversario.
Com’è possibile, dunque, che la 2a armata del generale Capello, una grande unità che, soltanto qualche settimana prima, era stata sul punto di infliggere una sconfitta strategica al Leone dell’Isonzo, Boroevič, si sia sfaldata in brevissimo tempo, sotto i colpi di un attacco che non solo non era imprevisto, ma di cui si conoscevano perfino giorno ed ora?A questa domanda, nel corso dei decenni, sono state date numerose risposte, talvolta assai diverse tra loro, a seconda delle finalità di chi le forniva: difesa ad oltranza del proprio operato, intenti politici, semplice scaricabarile, interesse scientifico, manipolazione della storia, protezione dell’onore militare e così via. In molte di queste risposte, ovviamente, risiedeva, in varie percentuali, una parte di verità, tuttavia, questa massa di informazioni e di valutazioni, sovente contrastanti, ha contribuito ad avvolgere Caporetto con una nebbia addirittura più densa di quella che protesse l’avanzata delle truppe d’assalto austro-tedesche, la mattina del 24 ottobre 1917.Forse, questo dipese dal fatto che noi Italiani abbiamo un talento particolare nel dire male di noi stessi, oppure dai moltissimi interessi che stavano dietro ad una vulgata dura a morire: fatto sta che una sconfitta del tutto spiegabile, comprensibile e, in qualche misura, giustificabile, si trasformò, nella narrazione storica, in una catastrofe senza precedenti, rapidamente riscattata da un miracolo altrettanto straordinario, quello del Piave   (  ....  ) 
Infatti  ancora  non  si  è  riuscito a   ricordare   senza  polemizzare   e tentare di sminuire   come dimostrano  le discussiioni    create  da   mio post  provocatorio


 secondo me tali tesi di Federico Gozzi su caporetto , vedi articolo sotto , [   https://goo.gl/1QoDtH tesi sono revisioniste al limite del negazionismo . tesi sche vengono smerntite da testimonianze dai reduci e sopravvisuti di ambole parti in guerra . secondo voi ?


La Grande Guerra assume un ruolo fondamentale nella Storia d'Italia, poiché essa fu la prima vera difficoltà affrontata dall'intera Nazione dopo l'unificazione, contribuendo a saldare la neonata e fragile identità nazionale. Infatti l'ammassamento di uomini…
DIFESAONLINE.IT

sui  i seguenti   gruppi  dui  facebook
1)   grande guerra  1915-1918     qui  la  discussione 
2) La Grande Guerra 1915 - 1918 qui  la discussuione 

Infatti   disfatta   o  sconfitta      che  sia   concordo   con  il  commento  lasciatomi  qui  sul  gruppo facebookiano   Storia moderna e contemporanea, spunti e riflessioni



Ernesto Nieri Non condivido. Le carte, le fonti più accreditate e la storiografia più attenta dimostrano che si trattò di una colossale disfatta,provocata dalla criminale incapacità del generalissimo Cadorna. Miracolosa fu poi invece la successiva resistenza che portò alla Vittoria con Armando Diaz al comando.

e  su ,  che accolgo  con il tentativo  ,  accolto con favore  , di  Paolo  Rumiz 

Per noi fu ed è ancora oggi "la" disfatta. Ma cosa fu quella battaglia per i tedeschi? Cento anni dopo siamo tornati nei luoghi dell'offensiva condotta da Rommel, la futura "Volpe del deserto" nazista. Ecco il racconto, giorno per giorno, dal suo punto di vista.





                          Rivoluzione d'ottobre

La rivoluzione russa del 1917 in particolare " la fase " bolscevica cioè quella d'ottobre è quello che ne seguì : lo scontro tra le fazioni Menscevichi e bolscevichi con la relativa presa del potere fino al 1989/91 ( secondo alcuni 1985  i processi di riforma legati alla perestrojka e alla glasnost', di   Michail Sergeevič Gorbačëv, spesso traslitterato anche come Mikhail Gorbachev o Gorbaciov  ) ha caratterizzato ed ancora caratterizza il dibattito tra storici e non solo . 
Risultati immagini per rivoluzione d'ottobre

Infatti


Da circa 60 anni si è affermato un curioso modo di fare storia per anniversari: si parla di un determinato argomento nell’anno un cui cade il ventennale, trentennale, cinquantenario o secolo da un certo avvenimento (meno osservate sono le altre decine: quarantesimo, sessantesimo, settantesimo, ottantesimo e novantesimo) ed allora gli editori sfornano in quantità titoli su fenomeno o il personaggio celebrato, gli autori di predispongono da due o tre anni prima alla scadenza, giornali e tv propongono speciali eccetera. Dopo di che, di quell’argomento non si parla più sino al successivo anniversario.
Questa è la regola generale. Poi ci sono le eccezioni: gli anniversari che passano sotto silenzio o in tono minore; questo talvolta dipende da una qualche distrazione o dalla scarsa notorietà del personaggio di cui cade l’anniversario. Ad esempio, in nessuna scadenza si è dedicata attenzione (e lo stesso sarà nel centenario che cade nel 2025) alla ricorrenza della morte di Alexander Helfand (detto Parvus), personaggio storico tutt’altro che marginale, ma conosciuto solo dagli specialisti. Ma ci sono anche altre ragioni che possono indurre al sottotono di una determinata ricorrenza, sono gli “anniversari imbarazzanti” che sono quelli che interessano di più, perché l’imbarazzo dipende dal fatto che essi sono “disturbanti” il che dice che la sua eredità è ancora attuale. Sono i personaggi e gli avvenimenti che “non disturbano” quelli che ricevono la maggior attenzione, perché parlando di qualcosa che è definitivamente assimilato dal presente, omologato e risolto senza strascichi.
E’ accaduto con il centocinquantesimo dell’Unità Nazionale che è stato celebrato decisamente in tono minore: pochi libri (e pochissime opere di valore come il Cavour di Viarengo), un diluvio di noiosissime e vuote celebrazioni istituzionali, un po’ di speciali dei giornali (ma senza esagerare), distratte trasmissioni televisive, ma non un solo vero dibattito storiografico capace di fare un bilancio di 150 anni di vita unitaria.
A dire del livello della discussione sul perché l’unità sia stata un bene, ricordo una frase per la quale “Il Regno di Sardegna o quello delle Due Sicilie non avrebbero vinto il campionato mondiale del calcio”.
Ma come “maneggiare” un argomento così ingombrante mentre la retorica europeista e globalizzante celebra (o auspica) la fine dello stato nazionale ? Si può esaltare l’unità nazionale, a rischio di rafforzare il senso di appartenenza nazionale mentre si celebra la “cittadinanza europea” che quelle identità nazionali vuol sostituire? Molto meglio affogare tutto nelle trombonate del grande oratore di turno e nelle curiosità storiografiche e nel colore (il sito della Presidenza del Consiglio sul tema fu una importante vetrina della gastronomia nazionale).Questo sta accadendo, almeno sinora, anche per il centenario della rivoluzione russa: pochi libri, almeno sinora, e prevalentemente ripubblicazioni di testi di mezzo secolo fa, come le memorie di Victor Serge, qualche serie di articoli giornalistici (forse solo Repubblica), rare trasmissioni televisive e, soprattutto, nessun vero dibattito storiografico. Dopo la “volgare vulgata” dei vari Conquest, Courtois, Whert ecc., sono comparse opere un po’ più meditate, meno faziose, ma i tentativi di trovare un punto di equilibrio fra riconoscimento e condanna non superano, nella maggior parte dei casi, la riproposizione di vecchi argomenti precedenti la caduta dell’Urss, o semplici constatazione di buon senso che restano ancora decisamente al di sotto della portata del tema che richiede una visione di insieme e di lungo periodo capace di indagare in pieghe sin qui poco osservate, tanto più che abbiamo a disposizione una massa documentaria importante.
Questo accade non tanto perché manchino, a livello mondiale, storici della capacità metodologica o delle conoscenze necessarie, ma perché questo problema storiografico si interseca fatalmente con il dibattito politico attuale, creando non pochi nodi assai ardui da districare. La schiera degli storico comunisti, o comunque, simpatizzanti dell’ottobre russo, si è grandemente assottigliata ed è ormai uno sparuto gruppo residuale, più impegnato nello sforzo di difendere tutto, o quasi, di quella esperienza che di tentare una interpretazione nuova di essa. (... continua su http://www.aldogiannuli.it/rivoluzione-ottobre/

Ecco quindi che ecco dunque che : [....] Tutti noi ce la prendiamo con la storia \ ma io dico che la colpa é nostra \ é evidente che la gente é poco seria \ quando parla di sinistra o destra. [ .... Destra \
sinistra - Giorgio Gaber ] . Per gente intendo sia l'opinione pubblica non acculturata e gli pseudo storici giornalisti ( ovviamente senza generalizzare perchè ci sono anche quelli serio semi seri come lo speciale di ezio Mauro qui gli articoli e qui i video sullo speciale 1917-2017 ) come esempio l'articolo de “Il Sole-24 Ore”, quotidiano della Confindustria, lo “celebra” pubblicando un articolo - dall’ambizioso titolo “La verità sulla Rivoluzione d’ottobre” che, in poche righe, riesce ad accumulare  (     cosa     di tutt'altra pasta, uno dei  più interessanti  , almeno per  il momenti  ,   fin'ìorta letti  di   come la  destra  specialmente    quell  neofascista  ,  veda  la rivoluzione d'ottobre  se pur    in ambito neofascista  e  d'estrema  destra    è quest'articolo di  https://www.ilprimatonazionale.it )  talmente tanti falsi storici da poter essere inserito nel Guiness dei primati. Articolo smentito da questo sito di parte e magari un po’ rétro ma meritevole di essere letto fino alla fine li analizza e li svela, uno per uno
Cosa ha significato e cosa significa oggi dunque ? , fun Fu una Grande Rivoluzione o un colpo di Stato criminale ? mi rifaccio e prendo spunto da questo articolo de ilfattoquotidiano del 16 settembre 2017 di Giulietto Chiesa





[..... ]  <<   Il fatto che la Rivoluzione d’Ottobre sia stato un enorme evento della storia mondiale mi sembra di una evidenza palmare. Essa ha impresso un segno decisivo sulla storia del XX secolo, influenzando tutti i successivi sviluppi della storia del mondo. E un tale influsso continua a segnare la storia del mondo, fino ai giorni nostri. Io credo che la Russia di oggi non sarebbe esistita, e la sua forza e influenza mondiale non esisterebbe, con le sue attuali caratteristiche, se la Russia non avesse prodotto la Rivoluzione d’Ottobre. Ciò, nonostante il fatto che nel 1991 l’Unione Sovietica sia stata cancellata e in Russia sia tornato il capitalismo.Prendere in esame l’intero periodo sovietico come un mostruoso errore, o addirittura come un evento delittuoso >>   e   soprattutto  unire in unico  giudizio    due  eventi  collaterali   (  la  rivoluzione  socialista  ,  succcessivament  diventata   bolscevica   - comunista    con la relativa  guerra  civile  e la presa  del potere dei comunisti  ,  e  e  la  dittatura   durante     con tutte  e  due  i rovescui della medagia  fiuno al 1991  ) << significa ignorare la partecipazione di larghe masse del popolo russo a quella vicenda. Che fu, certo, contrassegnata da grandi violenze e lutti, ma che fu, al contempo un punto di riferimento e di speranza per tutti i popoli oppressi del mondo. Non si può giudicare l’esperienza sovietica né sulla base delle idee dell’intelligencija russa, né sulla propaganda antisovietica e russofobica che accompagnarono e contrastarono tutta quella esperienza, durante la guerra civile e durante l’intera Guerra Fredda. La storia della Rivoluzione Sovietica e della sua fine deve ancora essere scritta. Quella che conosciamo è la storia dei vincitori che, com’è noto, non è mai vera. [....]  Lei vede qualche analogia tra l’attuale situazione della Russia (2017) e quella di allora (1917) ?


 Forse qualche lontana analogia è possibile tracciarla. Nel 1917 appariva sulla scena del mondo una forza nuova. L’Occidente comprese che sarebbe diventata pericolosa per il suo dominio, fino ad allora incontrastato. E attivamente la contrastò, senza successo. Aveva inuito giustamente. Il «contagio» dell’Ottobre produsse la rivoluzione cinese. E oggi vediamo che un altro gigante si contrappone all’Impero d’Occidente. Oggi la Russia è risorta come potenza politica e militare (non economica). E rappresenta un ostacolo insormontabile ai piani di dominio dell’Impero. Questa è l’unica analogia che vedo. Penso che l’Occidente non sia in grado di capire e di accettare l’esistenza
Infatti concordo , di solito lontano anni luce dal mio modo di pensare , con quanto dice MassimoCacciarti sull'espresso online del 16\10\2017 
   
Rivoluzione e Riforma: due parole oggi scomparse che potrebbero tornare
Un secolo da quando i bolscevichi prendevano il Palazzo degli Zar. E 500 anni da Lutero. Due forme per creare un ordine nuovo, per far svoltare la Storia. Che oggi, nel grande caos globale, sembrano in esilio. Ma nessuno può affermare che la loro assenza ne significhi la morte definitiva
Che cosa unisce e che cosa separa questi due termini fatali del destino dell’Occidente, Riforma e Rivoluzione, il cui significato letterale sembrerebbe, peraltro, quasi coincidere? Ri-volgendo il divenire, passando quasi a contropelo la storia, dovremmo poter riattingere a una forma, a un Ordine, forse dimenticati, forse traditi, forse mal compresi o custodenti in sé valori ancora inascoltati, capaci di rinnovare la nostra vita, di ri-fondarla su principi finalmente stabili e giusti.
È sempre dal fondo dell’angoscia che suscitano le epoche di irreversibile crisi, che questa voce si leva. Grande Riforma e Rivoluzione parlano perciò sempre un linguaggio profetico, in cui la critica più radicale per lo stato e le potenze del presente si collega a un’estrema tensione per la fondazione di un ordine nuovo. La differenza cade sul modo in cui tale ordine è inteso e può essere raggiunto. In quella Riforma, di cui ricorre l’anniversario, è il timbro religioso-teologico a dominare (paradossale, si noti tra parentesi, che oggi il termine si usi per indicare proprio quei movimenti politici, i vari “riformismi”, che meno con quel timbro hanno a che fare - paradossale e rivelatore della perdita di ogni spirito profetico e utopico nel linguaggio politico dell’Occidente). 
quindi     secondo me  bisogna     ripartire  da quanto dice  Cacciari  e     riadattare    l'utopia  oggi   in quanto : << [....]  l'utopia è rimasta la gente è cambiata,\la risposta ora è più complicata! [ ...]  >> ( mia  dolce  rivoluzionaria -   Modena  city Ramblers  )



                                 Ernesto che  Guevara

Su tale  fatto  , cioè i  50 anni della sia  morte  , eviterò  uno  spiegone     come  i due  fatti  precedenti  , perchè   si  èà già detto  tutto  e il  contrario di tutto    durante le celebrazioni in pompa magna rispetto ai due eventi prima citate . Quindio passerò a rispondere , almeno a provorcarci , in quanto sono di una generazione ( sono degli anni 70 più ptrecisamente del 1976 ) successiva alla suia morte , cosa è riomasto di Lui ? Un  eroe romantico e repressore. Uomo d’azione e intellettuale. Persona schiva diventata icona globale. Mito e realtà di un emblema del Novecento  questo   è queloche  ho  scorto  nei  suoi scritti  ,   quelli politici ,  ma  soprattutto   quello "non  politico \   ideologico  "  (  e dal film da esso  tratto  i diari  della motocicoletta  ) Notas de viaje, conosciuto anche come Latinoamericana .  Ma  soprattuto    nei link  che  leggevo    e trovo  in rete   per  aiutare  un mia  amica   ( https://www.facebook.com/betty.pinna ) che  ha  fatto   una  tesi di laurea  su chde  guevara  ,  le  canzoni di  Guccini sopra  citaste    e  il  disco    terra e libertà   dei  Mcr   in  particolare   questa  



  1. tesi confermata :  dal racconto del suo maggiore biografo
  2. da questa presentazione




 di Giulio Girardi (1926-2012) è stato un presbitero, teologo, filosofo e docente universitario italiano.In questo video, Giulio presenta un suo libro "Che Guevara visto da un cristiano" presso la Comunità di San Benedetto al Porto di Genova (8 ottobre 2005).

 con questo  è tutto


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