16.6.24

ATZARA FRANCESCA CARIA RIAPIRE L'EDICOLA CHE LA MADRE ANTONELLA AVEVA DOVUTO CHIUDERE PER PRENDERSI CURA DI LEI

  UNIONE SARDA  16\6\2024 
Nel cuore del piccolo borgo di Atzara, le storie di famiglia toccano profondamente la comunità. Francesca Manca, giovane che vive nel centro del Mandrolisai, ha riaperto l'edicola che vent'anni fa apparteneva a sua madre, portando con sé un gesto di affetto, memoria e resilienza.
Intrecci di esistenze
L'edicola, che per anni era stata un punto di riferimento per la comunità, aveva chiuso i battenti nel 1992 proprio perché la madre, Antonella Caria aveva deciso di dedicarsi completamente alla nuova arrivata in
famiglia. Antonella, molto amata nel paese, aveva gestito l’edicola con passione e dedizione fino al momento in cui la maternità aveva richiesto tutto il suo tempo e le sue energie. Nel corso degli anni, l’edicola è passata di mano in mano, gestita da quattro diversi proprietari, fino ad oggi poiché il destino ha voluto che tornasse nelle mani di Francesca. Purtroppo Antonella non c’è più, stroncata da una grave malattia che l’ha portata via troppo presto. Nonostante il dolore per la perdita, Francesca ha sentito forte il richiamo del destino e del legame con la mamma. Così, un po’ di tempo fa, ha deciso di riaprire l’edicola, riportando in vita un pezzo di storia familiare e comunitaria.
la madre  Antonella 




L’emozione
« Riaprire questa edicola è stato come chiudere un cerchio: continuare un sogno che mia madre, con la mia nascita, ha dovuto interrompere - racconta Francesca con un sorriso misto a emozione - e come se sentissi la sua presenza qui con me, ogni giorno ». Poi aggiunge : « Qui ci sono i ricordi più belli del lavoro di mia madre. Voglio che questo luogo torni ad essere un punto di riferimento per il paese, proprio come lo era una volta ». L’iniziativa di Francesca ha suscitato grande entusiasmo nel paese. I cittadini di Atzara, molti dei quali ricordano con affetto la madre di Francesca e l'edicola, hanno accolto la notizia con gioia e commozione. Non è solo un fatto commerciale, ma una rinascita simbolica, un ritorno alle radici e ai valori della comunità. L’edicola offre ora non solo giornali e riviste, ma anche un punto di incontro per la comunità dove si respira un’aria di famiglia e di appartenenza. «Voglio che questo luogo sia più di un semplice negozio», spiega Francesca. «Deve diventare un luogo di incontro, dove le persone possano condividere idee, storie e momenti di vita ». La determinazione di Francesca nel riprendere in mano l’attività di famiglia dimostra come le tradizioni possano rinascere e adattarsi ai tempi moderni, grazie alla volontà e all’amore delle nuove generazioni. Ad Atzara, l’edicola di Francesca Manca rappresenta una luce di speranza e continuità ma anche un omaggio alla memoria di sua madre.
Un luogo simbolo
La speranza di tutti è che l’edicola possa continuare a essere un punto di riferimento per molti anni. Atzara e la sua famiglia così si stringono attorno a Francesca, orgogliosi e riconoscenti per il suo coraggio e la sua dedizione. «Siamo fieri di Francesca e del coraggio che ha dimostrato riprendendo lei in mano questa attività del paese - dicono la sorella Eleonora, il fratello Marco e il padre Ignazio - ha riportato in vita un pezzo del nostro passato e sappiamo che mamma sarebbe fiera di lei».

15.6.24

Il caso Salis creato dalla Cia per colpire il pacifista Orbàn. L'ultimo delirio del complottismo rossobruno



Tra i militanti spopola la tesi secondo cui la vicenda della neo eurodeputata di Avs è stata montata ad arte dal "partito della guerra" manovrato dagli Usa

dalla newsletter Hanno tutti ragione  del 14\16\2024                                                                                                 

                                                                 di Stefano Cappellini                         

Un amico e collega che conosce bene la sinistra radicale italiana mi fa: “Ma lo sai che nell’area gira la tesi che il caso Salis sia stato montato ad arte per colpire Orbàn e la sua posizione contro gli aiuti militari all’Ucraina?”. Non ne sapevo nulla. Mi gira dei post Facebook di attivisti della lista di Michele Santoro, Pace terra dignità, scritti prima e dopo il voto per le Europee. Uno di questi, il più articolato, comincia così: “Sono un’elettrice di sinistra e sono molto delusa dall’elezione della signora Ilaria Salis al Parlamento europeo”. Nella prima parte del post vengono poste domande per sollevare forti dubbi sulla credibilità politica, morale e giudiziaria di Salis (qual è la sua reale imputazione? Ai nazisti ha dato un buffetto o li ha pestati? Chi ha pagato la cauzione? È vero che Salis ha occupato illegalmente una casa popolare?). La domanda testuale è: Salis è vittima di una persecuzione politica da parte di una magistratura prona a un governo “fascista” (virgolette dell’autrice) o sconta le conseguenze di un’accusa per fatti gravissimi? Ma il pezzo forte della tesi arriva dopo: “Il caso Salis è vecchio di quasi due anni, ma è arrivato alla ribalta solo quando è servito per aggiungerlo ai rimproveri a Orbàn, reo di mettere i bastoni tra le ruote agli aiuti all’Ucraina. Veramente non siete di capaci di unire i puntini? Questo vuol dire che Avs, per una manciata di voti, si è unita alle forze sistemiche che ci stanno trascinando in guerra, accettando di farne il gioco contro l’orribile nemico Orbàn che però, guarda guarda, è l’unico che cerca di fermare la corsa verso il baratro. Eccezionale veramente!”. A parte la apprezzabile, seppur involontaria, citazione abatantuoniana, non si sa dove cominciare.Comincio da lontano. Un annetto fa, in una manifestazione che seguivo per lavoro, mi è capitato di incontrare Paolo Ferrero, ex segretario di Rifondazione comunista e ministro del secondo governo Prodi, che non vedevo da molti anni. Abbiamo chiacchierato di un po’ di cose e infine, parlando di guerra in Ucraina, la conversazione è caduta sull’alto livello di cospirazionismo che alligna in tutti i canali social di area. Ferrero si è mostrato consapevole del problema e di quanto rischi di portare acqua e consenso a forze politiche molto distanti dalla sua. Diceva in sostanza Ferrero: non è facile per noi, perché bisogna cercare costantemente un confine tra l’analisi geopolitica e il delirio complottista. Gli ho augurato buona fortuna, senza nascondergli che la battaglia mi sembrava già persa.Naomi Klein, che fu tra le letture preferite del movimento No global, è da tempo impegnata a denunciare il cospirazionismo che ha pervaso molti ambienti cosiddetti progressisti e ha acchiappato un filo giusto per cercare di darsene una spiegazione. Klein è infatti convinta che uno dei veicoli principali di penetrazione sia stata la filosofia new age, lo spiritualismo che negli anni Novanta è diventato moda culturale e attraverso una serie di rielaborazioni è arrivato vegeto fino a noi. Klein, praticante di yoga, sostiene peraltro che negli Usa i maestri della disciplina siano tra i principali vettori di teorie complottiste. In pratica, hanno diffuso nel loro mondo la credenza che le energie negative da combattere non siano flussi neutri bensì influssi studiati dal sistema. Il Sistema.Cosa sia il sistema, di solito maiuscolo, chi ne muova i fili, non è facile spiegare a chi resti immune dal morbo. Sistema è ovviamente il gotha capitalistico, suoi soldati sono i media cosiddetti mainstream, oltre che la quasi totalità dei partiti delle democrazie occidentali (“forze sistemiche”, le chiama l’autrice del post su Salis). Diceva uno dei primi studiosi del cospirazionismo, lo storico Richard Hofstadter, che alla sua radice c’è “il passaggio dall’innegabile all’incredibile”. Cioè, c’è sempre un’oncia di verità in ogni teoria cospirazionista, salvo costruire, su quell’oncia, un quadro privo di qualsiasi attendibilità e verificabilità. Klein ha sicuramente ragione nell’identificare nello spiritualismo new age un aspetto originale e cruciale della deriva. Basti dire che il fenomeno no Vax non nasce nelle bettole dell’ultradestra bensì in chat e siti apparentemente rispettabili e progressisti, dove tutte le principali frottole antiscientiste su virus, effetti collaterali e interessi occulti delle multinazionali farmaceutiche hanno trovato legittimazione culturale prima di finire in mano ai peggiori squadristi. C’è anche l’amico etiope da tenere in conto, però.
I cultori di Nanni Moretti conoscono bene la scena di Ecce bombo. Un ragazzo della sinistra extraparlamentare chiama una radio di area e comincia a sragionare spiegando che grazie a un amico etiope ha scoperto che le dimensioni dei tunnel autostradali sono troppo strette per far passare un carro armato. L’amico etiope gli ha aperto gli occhi (“Riuscite a unire i puntini?”, chiede l’autrice del post su Salis). Voglio dire che sarebbe sciocco non vedere – Ferrero, che non è sciocco, lo vedeva bene – che nel cospirazionismo c’è anche la degenerazione di una forma mentis che è tutta già incistata dentro un pezzo di sinistra. Lo chiameremo: il marxismo risciacquato in Dan Brown. Il materialismo storico marxiano, l’idea che dietro a ogni sovrastruttura (cultura, politica, costume) ci sia una struttura economica che ne fornisce identità e missione, si trasforma così nel Grande Complotto Universale, come quello sul quale Umberto Eco aveva costruito il suo secondo strepitoso romanzo, Il pendolo di Foucault. Nel Pendolo i protagonisti si trovano alle prese con un plot che fonde cristianesimo, nazismo, templari, rosacroce come fenomeni di un unico occulto Grande Piano.Torniamo a Salis. Di quel post, non solitario, colpisce ovviamente l’assurda convinzione che, a un certo punto della storia, degli imprecisati burattinai si siano messi a tavolino per lanciare mediaticamente il caso Salis. Ci vuole fantasia, oltre che una discreta ignoranza di come funziona la macchina mediatica, nel bene e nel male, per non capire che le immagini di Salis in ceppi sono state decisive per richiamare l’attenzione sulla vicenda. Ma colpisce ancora di più il giudizio su Orbàn espresso da una persona che ha una solida militanza a sinistra. Un fratello. Un compagno di strada. Un pacifista. Uno che sta cercando di salvare il mondo dalla guerra mondiale. Salis serve a colpire Orbàn in quanto nemico della guerra (c’è un altro che su Facebook scrive: “Ho deciso di cancellare dai miei contatti tutti quelli che hanno contribuito all’operazione della Salis pensata a Washington”). È purtroppo con questo livello di idiozia che occorre confrontarsi da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, con persone che, mentre ti spiegano che l’Ungheria è un baluardo di pace, si lamentano dell’incapacità altrui di vedere e capire le vere e complesse ragioni del conflitto. Non sapete unire i puntini? Non è un caso che gran parte di questi tizi finiscano in braccio al rossobrunismo, e cioè ad appoggiare Orban insieme a gente o partiti che lo sostengono per ben più coerenti ragioni.In un altro post, un appello al voto prima del 9 giugno, una elettrice chiedeva che alle Europee si votasse con l’unico obiettivo di fermare la guerra, perché ovviamente sono Macron, Scholz e Meloni che devono farlo, mica Putin. “Io voterò Pace terra e dignità – spiega – però ci sono anche il M5S e, per chi è di destra, la Lega”. Sono le tre forze filorusse del panorama politico (sì, filorusse, non pacifiste, che è un’altra cosa). Sono anche i tre partiti andati peggio alle Europee, ma è sicuramente un’altra riuscita macchinazione del Sistema.

la vergogna del nostro sistema giudiziario sui processi per femminicidio . il caso del processo a Ciro Grillo

 

se  lo dice   anche   la  destra  , di solito    faziosa     e  vomitevole  su  tematiche  di femminicidi    e  patriarcato   , vuol  dire    che  la misura  è colma   . 






Il Giornale

 Filippo Facci • 5 ora/e 

Il processo al figlio di Beppe Grillo (così viene chiamato in giro: il processo al figlio di Beppe Grillo) è un bignami del cattivo funzionamento della giustizia all'italiana: c'è tutto il peggio, a parte le derive della legislazione antimafia e qualche delirio di pm e giudici, i quali, anzi, sono apparsi tra i più normali di tutto il circo. Seguono esempi.

1) I tempi del processo sono normalmente mostruosi. I fatti sono del luglio 2019 ma il rinvio a giudizio è stato disposto due anni e quattro mesi dopo, mentre ora, dopo sei anni, siamo ancora in primo grado e in alto mare. L'organico, a Tempio Pausania dove ha sede i processo, prevede un fabbisogno di sei sostituti procuratori, ma all'epoca dei fatti erano soltanto due. Una pm ha lasciato nel mezzo delle indagini ed è passata al tribunale dei Minori, a dispetto di 4.133 procedimenti incamerati nello stesso anno.

2) Solo all'undicesima udienza i consulenti informatici delle difese e delle parti civili hanno potuto depositare i loro dati (chat, foto, audio, video, messaggi) e ne è risultata una mole impressionante di 40 terabyte riversati nel fascicolo. Basti, per dare l'idea, che il più aggiornato Iphone contiene al massimo 1 terabyte di archiviazione.Tutta roba che, in buona parte, era già stata riversata nel fascicolo mediatico chiamiamolo visto che giornali e soprattutto tv hanno iniziato e finito il processo prima ancora che effettivamente cominciasse.

3) È il processo a Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia, Vittorio Lauria e ovviamente Ciro Grillo, ma questi ragazzini (tali erano) resteranno marchiati indelebilmente comunque vada a finire: il tempo condizionale e gli aggettivi «presunta» e «presunto» davanti a sostantivi come «vittima» e «stupro» sono mediamente spariti dalla prassi giornalistica. Più fortunate le vittime (presunte) delle quali, per legge, non si possono pubblicare i nomi e le fotografie né altro che le renda riconoscibili: ovviamente quel «fortunate» è retorico, perché la pressione mediatica è divenuta tale (per motivi esterni al processo) che si può anche ipotizzare che tornando indietro le vittime (presunte) non denuncerebbero più.

4) I fatti sono del 16 luglio 2019, la denuncia è del 6 agosto e la notizia è rimasta nascosta per più di un mese: essendoci in ballo, ai tempi, la formazione di un governo, i dietrologi si sono scatenati, ergo colpevolisti e innocentisti si divisero in base ovviamente al tifo politico. Le accuse finali della Procura, sui giornali, sono uscite sei mesi prima che il giudice (gup) decidesse sul rinvio a giudizio. Le oggettive difficoltà nel giudicare un processo per stupro (il consenso di lei non è l'unico punto, c'è anche da valutare l'eventuale alterazione della capacità di lei di difendersi, e l'eventuale alterazione della capacità dei ragazzi di mantenersi equilibrati in una condizione di predominanza fisica e numerica) e ogni legittimo e delicato dubbio, insomma, è stato eradicato in nome della superficialità dell'epoca (questa epoca) come pure è successo o potrebbe succedere con le accuse di stupro rivolte a un altro figliolo di un esponente della maggioranza di governo.



come vendicarsi senza subire denuncie Affitta ogni anno un cartellone stradale di 18 m² per scrivere «Infame»., Aereo Ryanair bloccato, c'è un passeggero di troppo: «250 euro e un viaggio gratis a chi scende, avete 20 minuti o cancelliamo il volo»






Affitta ogni anno un cartellone stradale di 18 m² per scrivere «Infame»: la vendetta (non troppo cara) e il mistero sul litigio
Leggo   17 ora/e 





«Infame». Anche quest'anno, puntuale, il cartellone stradale con la maxi scritta destinata a un ignoto locale è apparso nei pressi di uno dei valichi confinari con la Slovenia a Gorizia. La vicenda, da anni, fa sorridere e interrogare la comunità isontina. Un committente anonimo prenota, solitamente in primavera, l'affissione su un cartellone di 18 metri quadrati in cui campeggia la scritta accompagnata dalla definizione che della parola offensiva ne dà la Treccani.
Una vendetta non troppo cara
Quest'anno, in piccolo, vicino a Infame, si nota anche la scritta «...e pure con stretta di mano». C'è anche una foto d'epoca che i concittadini stanno cercando di decifrare. Una sorta di leggenda metropolitana - che qualche fondamento di verità pare averlo - narra che la zona dell'affissione sia stata scelta oculatamente affinché il destinatario del messaggio, che risiederebbe nel quartiere, vi si possa imbattere nei vari momenti della giornata. Già in passato era stato accertato che non ci sono profili illeciti, visto che il cartellone si limita a declinare il significato di un termine dispregiativo senza che ci siano collegamenti con la persona cui è dedicato. Il costo per questa vendetta è piuttosto contenuto: le tariffe sono attorno ai 200 euro per una quindicina di giorni di affissione.

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stessa  fonte

Aereo Ryanair bloccato, c'è un passeggero di troppo: «250 euro e un viaggio gratis a chi scende, avete 20 minuti o cancelliamo il volo»



 Anthology


Un volo di Ryanair ha seriamente rischiato di non partire all'ultimo momento. Questo perché in fase di prenotazione è stato venduto un biglietto in più, quindi i passeggeri si sono ritrovati a dover decidere se accettare il compenso di 250 euro offerto dalla compagnia per scendere dall'aereo.
Il volo Bergamo - Palma di Maiorca era previsto per mercoledì 12 giugno; i passeggeri erano stati imbarcati tutti e mancava poco al decollo, se non fosse che a un certo punto due di loro hanno iniziato a litigare per il posto a sedere. Nessuno dei due aveva torto: era la compagnia che aveva permesso due volte l'acquisto dello stesso posto nello stesso volo. Essendo il velivolo al completo, hanno esposto la questione al personale di bordo, che ha risposto semplicemente che uno di loro avrebbe dovuto abbandonare l'aereo, ma entrambi si sono prontamente rifiutati.
A questo punto la situazione era più che bloccata. La hostess allora ha fatto una comunicazione ai passeggeri, documentata da un passeggero in un video postato su TikTok: «Come avete capito siamo in overbooking. C'è stato un problema al gate e c'è da prendere una decisione».
La decisione rimessa ai passeggeri stessi è stata quella di trovare un volontario che avrebbe voluto scendere dall'aereo per permettergli di decollare. E non è finita qui, perché il tempo a disposizione per trovarlo era di 20 minuti, oltre i quali il volo sarebbe dovuto essere cancellato.Attimi di comprensibile apprensione hanno subito lasciato spazio alla gratitudine per un ragazzo che si è alzato dal suo sedile e si è avviato verso l'uscita festeggiato come un eroe, poiché ha permesso di far partire l'aereo, salvando il viaggio a tutti gli altri.Il volontario, accettando l'offerta della compagnia aerea, ha ottenuto un rimborso di 250 euro in aggiunta a un volo gratuito.

14.6.24

Le parole del 2023 di mario domina

 Lo  so  che  tale  post       è cronologicamente  del  dicembre  2023 ,  purtroppo   essendo  iscritto  a  diverse  cose     l'hoi  trovato    solo  ora  mentre  svuotavo  l'email   ,   però  il  post  contenuto   è  ancora    attuale  perchè il  contesto  delle  parole   è  ancora    valido  .

 dal  blog  https://mariodomina.wordpress.com/   di    Mario  Domina*  

La prima che mi viene in mente, inevitabilmente, è GUERRA.
La guerra non è mai scomparsa dalla scena, è presente e sempre incombente nelle relazioni umane, anche quando non si vede. Ma due guerre di questa portata – la guerra ucraina (dietro cui c’è quella tra Russia e Occidente) incancrenita, e la guerra israeliano-palestinese mai risolta – ci dicono che le relazioni internazionali stanno subendo una regressione pericolosa: non che in passato non fossero i rapporti di forza a dominare, ma per lo meno era stata costruita un’impalcatura ideologica, giuridica e dialogica, un consesso in cui si tentava di ragionare, mediare, venire a patti. Ora sappiamo che era puro teatro. La scena è nuda. Trasimaco impera.

C’è poi CLIMA. Sulla faglia di questa emergenza si sta costruendo un nuovo gioco globale in cui i fanatismi, gli interessi contrapposti e il capitalismo ridipinto di verde si vanno affrontando, spargendo fumo tutt’intorno. Occorre quindi essere chiari: non c’è una transizione ad un sistema sostenibile senza l’uscita dal Capitale – o, per lo meno, senza l’uscita da un sistema che non prevede l’autonomia del politico nei confronti dell’economico, del pubblico rispetto al privato. Senza un Noi che prevalga sull’Io.

MIGRANTI è un’altra parola-chiave. Una parola che rivela sempre di più, a dispetto di quella strana fluidità nominale dovuta alla forma del participio, una ferrea rigidità gerarchica: si spostano i disperati e i senzafuturo, i profughi che fuggono dalle guerre, ma c’è anche chi emigra per calcoli economici o per desiderio, c’è la fuga dei cervelli e quella dei giovani.
C’è l’inferno dei clandestini e il paradiso dei cosmopoliti nei resort esclusivi.

PATRIARCATO ha fatto furore negli ultimi mesi dell’anno. Mi astengo da ogni futile polemica, e mi limito a dire che “patriarcato” non va mai disgiunto dal sistema di potere socio-economico, ideologico e simbolico di cui è parte (resta da stabilire se davvero il capitalismo post-moderno se ne stia liberando, così come il capitalismo delle origini si liberò dei vincoli feudali). Registro però che: esistono ancora religioni diffuse ad impianto patriarcale (compresa la chiesa cattolica, dominata da una casta maschile) – e Dio non è certo femminile; il potere economico e politico globale è per lo più maschile; si dice ancora per lo più uomo, non essere umano; e il fatto che ai vertici bancari o dell’UE o del governo italiano ci siano donne, non significa che domini il matriarcato (che tra l’altro non è certo l’alternativa desiderabile al patriarcato). Insomma, c’è da rifletterci un bel po’.

EUROPA. Che dire di questa parola: un grande sogno (di pace, giustizia, uguaglianza, libertà) ormai tramontato o, fin dall’inizio, un grande equivoco?
Ormai è certo che Europa equivale a una scorza secca e vuota, un imbroglio per favorire un’aristocrazia ributtante e ricolma di privilegi. Ma anche del suo antonimo “sovranismo” – se non si dice qual è il soggetto e qual è il progetto – non ce ne facciamo nulla.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE. È cosa serissima, ma è anche il termine-spauracchio che più che il luddismo evoca il rovesciamento del rapporto con la tecnica: non noi agiamo la tecnica, ma ne siamo super-agiti. Il problema è che si richiede un livello altissimo di coscienza e di conoscenza per poter scegliere. E non ogni novità deve essere passivamente accolta. O lo può essere, ma con tempi e modalità decise consapevolmente, e dunque non subita passivamente. E decisa da chi, se non dalla sfera politica?

Infine un tris concettuale e sfuggente: COMPLESSITÀ, MULTIPOLARITÀ, MOLTITUDINE.
L’ultimo – per quanto poco proficuo – vuol essere un omaggio a Toni Negri, un altro pezzo di Novecento che si stacca nostalgicamente da un soggetto di trasformazione (o dal suo spettro) che non si sa più che faccia o identità abbia. Un soggetto, direi, alla deriva psicologica.
Ma è certo che l’unificazione del mondo – un processo inesorabile, visto che siamo un’unica specie, unificata in un destino unitario – non può essere pensata se non dialetticamente come complessa e multipolare, ed insieme interconnessa ad una moltitudine di enti, viventi, processi, i più disparati. Il soggetto – se proprio deve ancora esistere – non può che essere plurale. Non un Io, ma un Noi che comprenda ben più degli umani.

(Parole-sacco, nelle quali siamo infilati, e tra le cui spire rischiamo di soffocare – come ben lo ha saputo rappresentare Goya)


























































*Laureatosi in Filosofia all’Università Statale di Milano con la tesi "Il selvaggio, il tempo, la storia: antropologia e politica nell’opera di Jean-Jacques Rousseau" (relatore prof. Renato Pettoello; correlatore prof. Luciano Parinetto), svolge successivamente attività di divulgazione e alfabetizzazione filosofica, organizzando corsi, seminari, incontri pubblici. Nel 1999, insieme a Francesco Muraro, Nicoletta Poidimani e Luciano Parinetto, per le edizioni Punto Rosso pubblica il saggio "Corpi in divenire". Nel 2005 contribuisce alla nascita dell’Associazione Filosofica Noesis. Partecipa quindi a un progetto di “filosofia con i bambini” presso la scuola elementare Manzoni di Rescalda, esperimento tuttora in corso. E’ bibliotecario della Biblioteca comunale di Rescaldina.

13.6.24

capire i propri errori da fastidio al sistema . il caso alex Schwazer



Ambulanza a sirene spiegate con influencer e neomelodici a bordo per inaugurare un negozio: così i clan “comandavano” all'ospedale di Napoli

fin quando    le  varie libera  ed  ammazzatecitutti     si limiteranno  a  scendere  in piazza   anzichè agire   con politiche  culturali  contro  tale  incultura      sia    al sud  come  in qiuesto caso    , sia  al  nord   con  i  trapper   ,  ed  in generale  gli influenzer le  mafie  manterrano   il  loro potere  sulla  gente   .




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Ambulanza a sirene spiegate con influencer e neomelodici a bordo per inaugurare un negozio: così i clan “comandavano” all'ospedale di Napoli



l'ambulanza a sirene spiegate strappata ai servizi di soccorso e utilizzata come mezzo per inaugurare un negozio. C'è anche questo episodio allucinante nell'ordinanza firmata dal gip del Tribunale di Napoli, Federica Coluccia, a conferma dell'inserimento del clan di Camorra Contini nelle dinamiche dell'ospedale San Giovanni Bosco di Napoli. Un episodio che risale al 2023 e che già all'epoca aveva suscitato clamore e scandalo. Oggi il blitz al Clan Contini, 11 arresti. Teneva sotto scacco l’ospedale San Giovanni Bosco

 

Un'ambulanza a sirene spiegate con influencer e neomelodici a bordo per inaugurare un negozio:
così i clan “comandavano” all'ospedale di Napoli
© Fornito da Leggo



La vicenda dell'uso decisamente impoprio dell'ambulanza risale a marzo 2023 e all'epoca era stata documentata da quotidiani e siti online, oltre che dal deputato dell'Alleanza Verdi e Sinistra Francesco Emilio Borrelli: con video e immagini si documentava sembra ombra di dubbi l'utilizzo improprio di un'ambulanza che a sirene spiegate percorreva il corso Umberto di Napoli.Le indagini della Procura Le indagini hanno permesso di verificare il coinvolgimento nella vicenda del 45enne Gennaro Manetta, detto "Maradona", ritenuto esponente del clan Contini con il compito di gestire la cassa del clan e di provvedere alla distribuzione degli stipendi agli affiliati, le cosiddette "mesate". Nell'ordinanza vengono ricostruiti i contatti tra Manetta e Raffaele Colella, amministratore unico della "Amk srl". Colella - ricostruisce il giudice - in compagnia del tiktoker Francesco Ciotola, annuncia a Manetta l'inaugurazione del nuovo negozio al corso Umberto, chiedendogli la disponibilità di noleggiare un'ambulanza, specificando il motivo della singolare richiesta. Manetta si attiva quindi per assecondare la richiesta contattando il titolare della ditta di ambulanze private "Croce San Luca". La vicenda denunciata all'epoca da Borrelli «Arriva un' ambulanza a sirene spiegate e la folla fa spazio: non si tratta però di un'emergenza sanitaria perché dal mezzo di soccorso scendono gli ospiti musicali di una festa organizzata per l'inaugurazione di un negozio, a Napoli, a cui ha preso parte anche la nota partenopea Tik-Toker Rita De Crescenzo».


A denunciare l'episodio, nel quale un mezzo di soccorso viene trasformato in un taxi, era stato nel 2023 il deputato dell'Alleanza Verdi- Sinistra Francesco Emilio Borrelli, attraverso una nota nella quale c'era anche il link al video che documentava l'accaduto.
«Le nostre denunce ci sono costate anche attentati alla vita - scrive oggi su Facebook Borrelli -. L'ultima quella dell’ambulanza con i tiktoker. Un tumore, se non viene estratto completamente ricresce.” I carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli, coordinati dalla Dda stamattina, hanno eseguito, nell’ambito di un blitz anticamorra, 11 arresti (8 in carcere e 3 ai domiciliari) e diversi sequestri nei confronti di esponenti dell'organizzazione malavitosa del clan Contini operante nel capoluogo partenopeo, precisamente nei quartieri San Giovanniello, Borgo San Antonio Abate, Ferrovia, Vasto-Arenaccia, Stadera-Poggioreale e Rione Amicizia. Il clan, facente parte dell’Alleanza di Secondigliano, teneva sotto controllo l’ospedale San Giovanni Bosco, alcuni anni fa (2019) finito al centro di un'altra indagine della Procura di Napoli. L’operazione di oggi è frutto di una indagine avviata nel dicembre 2021 che ha consentito di disegnare la struttura verticistica del "clan Contini", a cui era demandata la gestione e le scelte strategiche ed economiche dell'organizzazione malavitosa. L'inchiesta ha restituito l'allarmante quadro già emerso nel 2019 in relazione all'ospedale San Giovanni Bosco dove il clan ancora condizionava la gestione funzionale della struttura ospedaliera che cade nell'area di influenza dell'organizzazione criminale. Uno degli episodi riportati nell'ordinanza firmata dal gip del Tribunale di Napoli Federica Coluccia a testimonianza dell'inserimento del clan camorristico Contini nelle dinamiche dell'ospedale San Giovanni Bosco di Napoli riguarda quello di un'ambulanza utilizzata per la festa di inaugurazione di un negozio di abbigliamento. La vicenda risale a marzo 2023 fu segnalata dal deputato dell'Alleanza Verdi e Sinistra Francesco Emilio Borrelli, che denunciava l'utilizzo improprio di un'ambulanza che a sirene spiegate percorreva il corso Umberto di Napoli fermandosi in corrispondenza di un negozio di nuova apertura. Dal mezzo scendevano alcuni "ospiti", cantanti neomelodici e tiktoker, invitati per l'inaugurazione dell'esercizio commerciale. Le indagini hanno permesso di verificare il coinvolgimento nella vicenda del 45enne Gennaro Manetta, detto "Maradona", ritenuto esponente del clan Contini con il compito di gestire la cassa del clan e di provvedere alla distribuzione degli stipendi agli affiliati. “Una situazione che noi conoscevamo benissimo e che abbiamo denunciato e gridato ai quattro venti chiedendo di non abbassare la guardia. Quelle denunce mi costarono pure una violenta aggressione nel 2020, proprio all’esterno dell’ospedale, in cui tentarono di uccidermi torcendomi il collo. Per inciso i miei aggressori riconosciuti da me e da altri presenti sono ancora sotto processo. Anche grazie alle nostre denunce fu liberato il parcheggio, gestito da uomini legati al clan, così come furono sequestrati il bar e la pizzeria presenti nell'ospedale, attività aperte e gestite dei Contini con società che avevano interdittive antimafia. Senza contare i distributori automatici installati e gestiti da un tal "Gennaro", riconducibile sempre al clan. Le nostre denunce contribuirono a ripulire l'ospedale dal clan. Avevamo chiesto, però, anche di non abbassare la guardia perché se un tumore non lo si estrae interamente con tutta la radice poi ricresce. È quello che è accaduto. La nostra denuncia sull’ambulanza ha evidenziato ancora una volta i legami tra i Contini e comparti della sanità. Ora è davvero finita o c’è dell’altro? Rinnoviamo l’invito a non abbassare la guardia, noi vigileremo. La camorra ha le mani dappertutto e va sempre denunciata” - le parole del deputato dell’alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli.

L'ex chitarrista punk e l'ex carabiniere diventano preti: «Ecco perché»

 Barba e capelli lunghi, Giulio Vannucci ha l’aspetto da asceta. Ma anche da “musicista punk”. Una musica che ha segnato la sua vita e che continuerà a seguire anche da prete. Perché stamani l’ex chitarrista e tastierista di un gruppo folk punk della Toscana è diventato sacerdote nella Cattedrale di Prato. «Un periodo nel quale mi sono

L'ex chitarrista punk e l'ex carabiniere
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divertito tantissimo e che non rinnego», dice don Giulio.Con lui, è stato ordinato prete dal vescovo di Prato, Giovanni Nerbini, un ex carabiniere: Michele Di Stefano. Due vocazioni cresciute all’interno della diocesi di Prato. «Il Signore non si è scelto manager o super uomini, ma persone semplici e sempre generose» è stato l’augurio che il vescovo Nerbini ha rivolto ai due sacerdoti.
Don Giulio, 38 anni, è nato a Pistoia, dove ha vissuto fino a otto anni fa, quando ha deciso di entrare a far parte della comunità dei Ricostruttori nella Preghiera di Prato, con sede a Villa del Palco. Prima di maturare la vocazione ha preso due lauree, in lettere e in scienze della formazione, e ha lavorato come insegnante ed educatore. Ma si è anche cimentato nel punk suonando la chitarra e la tastiera nella band “i Quanti”, molto attiva nella zona. Poi l’incontro con i Ricostruttori e con la figura di padre Guidalberto Bormolini. Don Giulio ha una folta capigliatura riccia e una lunga barba, tratto distintivo dei membri maschili dei Ricostruttori, comunità conosciuta a Prato per aver realizzato il progetto del borgo “Tutto è Vita”, un paese abbandonato nel Comune di Cantagallo, rinato dopo essere caduto nell’abbandono. «Negli ultimi tempi ho fatto il muratore e ho accolto le tante persone venute al borgo, una esperienza bellissima. Per me diventare sacerdote – afferma don Giulio – significa mettersi ancora di più a servizio, significa prendersi cura di tutto e di tutti». Tanti scout in Cattedrale. Perché il neo sacerdote è la guida spirituale dei gruppi Agesci di Prato.
Don Michele, 39 anni, è siciliano di Gela. A 19 anni ha scelto di fare il carabiniere di leva ed è stato mandato a Bardonecchia, in alta Val di Susa. Qui ha incontrato don Mario Bonacchi che ha una casa dove accoglie tantissimi ragazzi per le ferie estive. Il canonico Bonacchi, come veniva chiamato, è stato all’origine di molte vocazioni nella Chiesa pratese. Arrivato a Prato nel 2009, due anni dopo la morte del sacerdote pratese, Michele è stato accolto dall’allora vescovo Gastone Simoni per frequentare il Seminario e studiare teologia a Firenze. Presente alla Messa di ordinazione anche una rappresentanza dei carabinieri di Prato, in nome della vecchia appartenenza del prete novello. «Quello di oggi non è un obiettivo raggiunto, ma l’inizio di un nuovo cammino, anche faticoso, ma ho la certezza di non essere solo e di avere l’aiuto di Dio – dice don Michele Di Stefano –. È mia intenzione stare vicino alla gente che soffre, che si sente sola».

chiamiano le cose con il loro nome . quando un deputato prende a pugni un altro deputo non è rissa ma aggresione ., gli attacchi israeliani on sono atti di guerra ma massacri

   di  cosa stiamo parlando


 come  giustamente  invitata  a fare    Lorenzo  Tosa  




Cosi Similmente non si può chiamare "guerra a Gaza" il massacro di civili palestinesi da parte dell'IDF  (  esercito  sisraeliano )   e l'assassinio mirato dei palestinesi nella Cisgiordania da parte dei coloni sionisti. Nemmeno scontri a fuoco i bombardamenti su campi profughi a Gaza. «Nomina sunt consequentia rerum» ossia i nomi conseguono alle cose e non viceversa. Mascherare le cose dietro nomi non corrispondenti alla realtà è propaganda, e anche miserrima.

11.6.24

FEDERER-NADAL Da grandi rivali a grandi amici e il loro spot da favola ., Poliziotto salva la sua ex professoressa che voleva suicidarsi., il circo ti cura

 


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Poliziotto salva la sua ex professoressa che voleva suicidarsi
 Delfina Rebecchi    da   thesocial.post.it   pubblicato: 11/06/2024 10:52



Drammatico tentativo di suicidio a Roma. Ma stavolta la storia termina con un lieto fine. A sventare la tragedia è stata la prontezza e la forza d’animo di un poliziotto. Secondo quanto si apprende, infatti, una volta arrivato fuori dall’abitazione dove una donna minacciava di farla finita, l’agente di polizia ha riconosciuto la voce di quella che era stata una sua ex professoressa di scuola.
Alessandro Olivetti   il poliziotto che ha
salvato la sua prof dal suicidio - la Repubblica
Cosa ha detto il poliziotto alla sua ex professoressaIl poliziotto a quel punto si è fatto coraggio e, per cercare di guadagnare tempo prezioso, ha iniziato a raccontare alla donna alcuni aneddoti degli anni trascorsi insieme a scuola. “Professoressa sono Alessandro! Si ricorda di me? Sono stato suo allievo per tanti anni”, è una delle frasi con cui è riuscito ad instaurare un dialogo con l’aspirante suicida. Intanto erano giunti sul posto anche i vigili del fuoco che hanno quindi provveduto a sfondare la porta dell’abitazione.


“Il poliziotto, intervenuto con il collega per una segnalazione di un possibile tentativo di suicidio, ha sentito la voce della sua ex professoressa attraverso la porta e, dopo essersi fatto riconoscere, ha iniziato a parlare con lei dei vecchi tempi”, si legge in un comunicato della questura che ricostruisce quanto accaduto. A quel punto sono entrati in azione i vigili del fuoco e, si conclude la nota, “una volta aperta la porta, alunno e professoressa si sono abbracciati”.



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DIARIO DI BORDO N 56 ANNO II dopo aver attraversato la tempesta e ritornata la paura ma sono riuscito ad affrontarla con consapevolezza


questo numero della rubrica diario di bordo parlo . Inizio con ( chi l'avesse già letta in un mio precedente post o

la conoscesse già o non gli piacciono le poesie la può saltare ) questa bella poesia della poetessa libanese Joumana Haddad


Quando i tuoi occhi incontrano la mia solitudine

Quando i tuoi occhi incontrano la mia solitudine
il silenzio diventa frutto
e il sonno tempesta
si socchiudono porte proibite
e l’acqua impara a soffrire.
Quando la mia solitudine incontra i tuoi occhi
il desiderio sale e si spande
a volte marea insolente
onda che corre senza fine
nettare che cola goccia a goccia
nettare più ardente che un tormento
inizio che non si compie mai.
Quando i tuoi occhi e la mia solitudine si incontrano
mi arrendo nuda come la pioggia
e nuda come un seno sognato
tenera come la vite che matura il sole
molteplice mi arrendo
finché nasca l’albero del tuo amore
Tanto alto e ribelle
Tanto alto e tanto mio
Freccia che ritorna all’arco
Palma azzurra piantata nelle mie nuvole
Cielo crescente che niente fermerà.

In quanto anche se abbiamo chi ci è vicino   e civiltà ( familiari, amicinintimi, psicologici o psichiatri ) siamo noi che dobbiamo decidere se : conviverci, cioè accettarle passivamente oppure dopo averle accettate compiere il viaggio interiore / affrontarle  per a trasformarle ed eliminarle 
Ma adesso bado  alle ciancie e veniamo al post vero e proprio   

Illustrazione della paura,
da 
L'espressione delle emozioni nell'uomo
 e negli animali
 di Charles Darwin.
Dopo aver atttraversato \ cavalcato la tempesta e le burrasche* è ritornata la paura .La paura appartiene a tutti: anche i più grandi eroi dell'antichità avevano una paura folle, come Paride di fronte a Menelao. Ci può salvare e va attraversata. Ma quando diventa una condizione esistenziale e soprattutto quando non è detta, allora ci fa male.
Infatti   anche  il tempo sa essere paziente  forse più  della  paura  .  sembra   assopita  , vinta  . ma evidentemente   è  risvegliata .  Essa  avanza un secondo per  volta   ma non si ferma mai   fin a  fomare  minuti , ore  , giorni , mesi   e anni .  non   distinguendo le  stagioni  con  il bello o  il  cattivo  tempo  . Infatti la mia storia  essa prosegue  mesi  dopo in  un giorno  di sole  . Ed li tempo  continuò a passare   un giorno alla volta fino a  che    i mesi formano un anno  approdando   di  nuovo   ad  una  notte  di nebbia   Ma poi  mi  sono  detto   che :  qualsiasi  cosa  si tratti   ciò  che  bisogna  fare  è  affrontarla di  nuovo   . Il problema  è  che   spesso quando ci aviviciniamo alle  paure  si scopre  che neanche esistono   . 
 Infati  non  si può scappare in eterno  .  Ecco   che   mentre stavo  riflettendo  su  d'essa e   facendomi coraggio ed  affrontarla  nuovamente    La mia  paura  \ il mio mostro   s'inabisso  salutandomi \  osservandomi    in sienzio  e l'osservai sparire    speriamo per  sempre  . 
 Rimasi    sbigottito  e mi  misi a ridere   e    per    per  un po  Mi fermai  a  riflettere   sull'insegnamento  che quell'epilogo sembrava  suggermi  . Infatti la lezione  è che  ciò che  temiamo   non sempre  è pericoloso   , anzi ..... può essere il migliore   degli alleati se   :  si  trova  la forza   d'affrontarlo   , di cavalcarlo , e  di capire  da  cosa  è generata    .

 *

10.6.24

Gli eroi dell’atletica sono i ragazzi europei che molti dei nostri politici non vorrebbero affatto e gli usa come cartina tornasole

DI COSA STIAMO PARLANDO

Sventurata la terra che ha bisogno di eroi. 
 diceva  Bertol Brecket   ( 1898-1956 ) in Vita di Galileo .  Infatti   fin quando   un fascista   , exenofobo , ecc  un malpancista  insomma   prende  alle   elezioni 500  mila  voti   alle  elezioni europpe   e     ci sono suoi  fans   che   sui  social    replicano  sghignazzano con faccine sorridenti , con domande idiote   del  tipo << E quindi?>> o quando  fanno  un ntervento  decente    si giustificano  riprendendo le teorie di Nicefaro ed Lombroso   condannate  dalla storia   davanti a  tali meme  



per   un  fatto  che     dovrebbe  essere  normale   per  tutti\e  e non solo   normale   per  gente    speciale    speciale   per  gente  normale (  cit musicale  )   tali  esaltazioni   è  tali meme   saranno sempre  più necessari   anche   spesso risultano  ipocriti  ed  caramellosi    vedi  il fatto del mancato ius  solis   o  cittadinanza  speciale i figli  d'immigrati   che    studiano ed  lavorano   qui  . 
Infatti  secondo  : <<    La Nazionale di atletica leggera, cartina tornasole di un’Italia nuova che fa errori vecchi - di Francesco Caremani La Nazionale di atletica leggera, cartina tornasole di un’Italia nuova che fa errori vecchi - di Francesco Caremani >>  editoriale di gariwo.net

Dai cittadini italiani alle seconde generazioni resta il tema della difficoltà di ottenere la cittadinanza per i minori stranieri, a prescindere che pratichino o meno uno sport.C’è un Italia che corre, che salta, che esulta, in questi giorni, ed è quella dell’atletica leggera che sta letteralmente dominando l’Europeo di Roma. Ragazze e ragazzi italiani che secondo qualcuno non avrebbero le caratteristiche somatiche per definirsi tali.La globalizzazione ha posto tutti noi di fronte a nuove sfide, culturali prim’ancora che sociali, economiche e politiche. E il mondo si è spaccato in fazioni, che non sono certo una novità. C’è chi pensa che questo fenomeno vada contrastato erigendo muri e sottolineando differenze e chi invece ritiene che l’unico modo sia abbattere confini e identità nazionali, con varie zone di grigio, più o meno scuro e oscuro.La storia dell’umanità è costellata di fenomeni storici che ne hanno cambiato il corso, sin dalla preistoria, fenomeni che sono stati spesso, inutilmente contrastati, perché la storia non si ferma davanti a un portone (cit musicale.).

Infatti   come    notare   lo  stesso   articolo   La globalizzazione poteva essere (  ed  ancora  può esserlo    se  s'interviene  seriamente  )  un’opportunità, così come la rivoluzione digitale, fenomeni che andavano studiati, capiti, interpretati e non osteggiati a prescindere a difesa del particolare che in questo mondo può avere un valore solo se capace di stare in una prospettiva globale  e non  chiudendosi   in  se  stesso . Le forze reazionarie, il voto europeo è sotto gli occhi di tutti, hanno fatto leva in questi decenni sulle differenze, sui muri da erigere, sul niente da difendere di fronte alla storia che avanza, riuscendo a convincere molto persone, con la paura, che questa sia la strada da seguire.Di fronte a queste considerazioni, è sotto gli occhi di tutti la multietnicità della Nazionale italiana di atletica leggera, che però non deve trarre in inganno. Queste ragazze e questi ragazzi, infatti, sono cittadini italiani, per adozione o per uno dei due genitori che  sono  riusciti   ad  ottenere   la  famigerata  cittadinanza  . Sono l’espressione di un’Italia multietnica nei fatti ma non nelle leggi e tantomeno in quella per ottenere la cittadinanza italiana, cioè non sono espressione delle seconde generazioni di migranti nel nostro Paese.
Infatti ,  tanto per essere chiari, in Italia la cittadinanza si ottiene per ius sanguinis, cioè se si nasce o si è adottati da genitori italiani. Altrimenti si può acquisire o richiedere. Si acquisisce se si nasce sul territorio italiano da genitori apolidi, da genitori ignoti o che non possono trasmettere la propria cittadinanza, secondo la legge dello Stato di provenienza. Si richiede per matrimonio o residenza, nel secondo caso rispettando tutta una serie di requisiti. La legge del 20 gennaio 2016 riconosce il principio dello ius soli sportivo, il quale permette ai minori stranieri di essere tesserati dalle federazioni sportive italiane; concedendo loro di fare sport ma non di essere inseriti nelle selezioni nazionali, per le quali, ancora oggi, è necessario avere la cittadinanza italiana.
Secondo la norma attuale i minori stranieri, regolarmente residenti in Italia, almeno dal compimento del decimo anno di età, possono essere tesserati per fare sport, con le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani. Il limite dei dieci anni, secondo l’Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione), “determina l’esclusione di molti minori il cui diritto alla parità di trattamento con quelli italiani è garantito dalla Convezione ONU sui diritti del fanciullo”. Poiché il Testo unico sull’immigrazione prevede che il minore non possa mai essere considerato giuridicamente irregolare, indipendentemente dalla posizione giuridica dei genitori, sempre secondo l’Asgi: “il concetto di ‘regolarmente residenti’ deve essere interpretato guardando alla dimora abituale e quindi alla semplice presenza del minore sul territorio, indipendentemente dalla condizione di regolarità o meno del soggiorno dei genitori”.Il limite dei dieci anni è imputabile al calcio e al rischio che il minore possa essere vittima di football trafficking, parola inglese che racchiude sia la tratta che il traffico di minori; pratica illecita che, purtroppo, investe anche altre discipline sportive. L’articolo 19 dell’RSTP (Regulations on the Status and Transfer of Players) della Fifa regola in maniera restrittiva il trasferimento dei minori e pure nei casi previsti questi vengono ammessi solamente dopo avere ricevuto parere favorevole da una sottocommissione della Fifa. Da quando, però, lo ius soli sportivo è diventato legge questa procedura non è più compatibile con l’ordinamento italiano perché più gravosa. Attualmente, tutti quei minori che oggi, grazie allo ius soli sportivo, praticano una disciplina, potranno chiedere la cittadinanza – procedura complicata e irta di ostacoli – solamente una volta diventati maggiorenni; senza la quale la Nazionale resta un sogno.E tutto ciò porta a un’ulteriore considerazione.È giusto che si ottenga la cittadinanza italiana solo per meriti sportivi? È giusto che tutti gli altri minori siano esclusi? È dignitoso che un Paese che si ritiene civile sia ancora qui a chiederselo?Secondo l’ISTAT: «La popolazione residente di cittadinanza straniera al 1° gennaio 2024 è di 5 milioni e 308mila unità, in aumento di 166mila individui (+3,2%) sull’anno precedente. L’incidenza sulla popolazione totale tocca il 9%. Il 58,6% degli stranieri, pari a 3 milioni 109mila unità, risiede al Nord, per un’incidenza dell’11,3%. Altrettanto attrattivo per gli stranieri è il Centro, dove risiedono un milione 301mila individui (24,5% del totale) con un’incidenza dell’11,1%. Più contenuta la presenza di residenti stranieri nel Mezzogiorno, 897mila unità (16,9%), che raggiunge un’incidenza appena del 4,5%. Le iscrizioni per trasferimento di residenza dall’estero nel 2023 sono pari a 416mila, in lieve aumento (+1,1%) rispetto al 2022, ma in decisa crescita rispetto alla media dell’ultimo decennio (circa 314mila l’anno)».E ci pare evidente, guardando per esempio alla Nazionale italiana di calcio, che oriundi a parte – una costante del nostro movimento sin dagli anni Trenta del secolo scorso –, le seconde generazioni siano sottorappresentate. Michael Folorunsho al momento è l’unico, quando considerando la percentuale degli stranieri in Italia dovrebbero essere almeno due o tre. Perché? Perché è difficile per loro ottenere la cittadinanza italiana E se questo ha i suoi risvolti sportivi, immaginatevi, a cascata, i risvolti sociali ed economici di questo gap, di questo impedimento all’accesso alla nazionalità italiana. Un tema che una parte politica affronta digrignando i denti e un’altra con troppa timidezza.Se, quindi, le medaglie multietniche dell’atletica leggera hanno un senso, al di là dello sport, è di farci riflettere su chi la cittadinanza non ce l’ha, in un Paese che ti strizza l’occhio con lo ius soli sportivo solo quando sei già un’eccellenza – e magari spinge per fartela avere comunque –, ma ti ‘impedisce’ di diventarlo da cittadino e cittadina italiana.





in tempo di crisi e di fame busa e non si vuole emigrare meglio addattarsi a tutti i tipi di lavoro anche queli per cui non abbiamo studiato la storia di La scommessa di Paolo Ladu, noto “Cipolla”: lava vewtri da 40 anni

  dala nuova  sardegna   9\1\2025  di Valeria Gianoglio Nuoro La bottega di Paolo Ladu, noto “Cipolla  "è un furgone vissuto, un ampio...